pubblicazione - Agenzia Regionale di Sanità della Toscana
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Il secondo criterio, denominato ‘sensibilità riflessiva’, richiede che la documentazione<br />
empirica sia accompagnata dalla descrizione del contesto <strong>di</strong> osservazione. Nel caso<br />
<strong>della</strong> ricerca con interviste in profon<strong>di</strong>tà (v. oltre) questo criterio è in parte sod<strong>di</strong>sfatto<br />
me<strong>di</strong>ante la compilazione delle relazioni post-intervista redatte dall’intervistatore, che<br />
contengono una descrizione <strong>di</strong> tutto ciò che il nastro registrato non è in grado <strong>di</strong><br />
restituire. Più in generale, il ricercatore può re<strong>di</strong>gere relazioni riflessive <strong>di</strong> altro genere<br />
(30), come resoconti ‘confessionali’, resoconti ‘impressionistici’ (31), oppure<br />
‘autoetnografie’ 15 (32).<br />
Il terzo criterio denominato coerenza interna riguarda da una parte il rapporto tra gli<br />
enunciati descrittivi <strong>di</strong> base (ad esempio, dati statistici descrittivi generali, caratteristiche<br />
socio-demografiche dei soggetti, caratteristiche dei luoghi, e così via) e gli enunciati<br />
interpretativi; dall’altra la coerenza dell’insieme degli enunciati interpretativi.<br />
La coerenza esterna riguarda, infine, il rapporto tra le conclusioni cui perviene lo stu<strong>di</strong>o<br />
e le conoscenze consolidate nella comunità scientifica. Nel caso <strong>di</strong> incongruenza,<br />
l’autore dovrà argomentare e <strong>di</strong>fendere adeguatamente le sue posizioni.<br />
Dalle caratteristiche delle tecniche <strong>di</strong> rilevazione, del materiale raccolto e delle tecniche<br />
<strong>di</strong> analisi deriva anche una peculiare modalità <strong>di</strong> presentazione dei risultati che non<br />
vengono espressi in grafici e tabelle, ma in una ‘narrazione <strong>di</strong> narrazioni’. In generale, il<br />
rapporto <strong>di</strong> ricerca dovrebbe conformarsi ai seguenti criteri (33):<br />
a) semplicità: il resoconto dell’indagine deve essere scritto nella forma più chiara e<br />
semplice possibile, compatibilmente con le caratteristiche dell’oggetto indagato;<br />
b) <strong>di</strong>stinzione: il lettore del rapporto <strong>di</strong> ricerca deve essere messo in grado <strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>stinguere la voce del ricercatore da quella dei soggetti che ha intervistato;<br />
c) concretezza: le affermazioni del ricercatore che contribuiscono a delineare l’oggetto<br />
<strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o in maniera rilevante devono essere accompagnate da esempi tratti dalle<br />
interviste.<br />
15 Resoconti confessionali, resoconti riflessivi e autoetnografie sono strumenti che permettono<br />
l’emersione <strong>di</strong> aspetti dell’attività <strong>di</strong> indagine che normalmente non trovano spazio nei rapporti <strong>di</strong><br />
ricerca, ma che giocano un ruolo rilevante, sia nella costruzione del percorso, sia nelle conclusioni cui<br />
si perviene. Dovendo caratterizzarli, <strong>di</strong>remmo che i primi hanno la funzione <strong>di</strong> rappresentare i<br />
retroscena <strong>della</strong> ricerca, esplicitando l’orientamento teorico e metodologico del ricercatore ed i suoi<br />
rapporti valoriali con l’oggetto <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o; i secon<strong>di</strong> illustrano il setting <strong>di</strong> indagine come inseparabile<br />
dalle circostanze e dalla biografia (personale e intellettuale) del ricercatore e raccontano l’esperienza<br />
<strong>di</strong> ricerca integralmente, compresi gli aspetti più sgradevoli; infine le autoetnografie, strumenti più<br />
ra<strong>di</strong>cali, descrivono la ricerca me<strong>di</strong>ante racconti autobiografici in cui si rintraccia una fusione<br />
pressoché totale tra la vita del ricercatore e il campo <strong>di</strong> indagine.<br />
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