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DEGLI STUDI DI MILANO - FACOLTA - SIGI-EUROPE

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1. INTRODUZIONE<br />

Powell et al., 2002); alti valori invece sono caratteristici della maggior parte dei<br />

cereali per la prima colazione (es. riso soffiato=123), del riso brillato (117) delle<br />

patate (al forno=121) (www.glycemicindex.com).<br />

Evidenze sperimentali hanno messo in luce che diete a basso IG hanno un<br />

potenziale effetto preventivo e terapeutico non soltanto nei soggetti diabetici, in cui<br />

determinano prevalentemente un miglioramento della sensibilità all’insulina, con<br />

significative riduzioni dei valori di glicemia basale e di emoglobina glicosilata (Brand<br />

et al., 1991; Jarvi et al., 1999), ma anche nei soggetti con dislipidemia, e addirittura<br />

in quelli sani (Jenkins et al., 1987), riducendo i livelli di colesterolo e trigliceridi ed<br />

aumentando la sensibilità all’insulina.<br />

Inoltre recenti studi hanno evidenziato che i livelli insulinemici sono direttamente e<br />

significativamente correlati ai livelli plasmatici di proteina C-reattiva, marker dei<br />

processi infiammatori alla base dello sviluppo delle malattie cardiovascolari (Mather<br />

et al., 2001).<br />

Diete a basso indice glicemico si propongono dunque come un ottimo strumento nel<br />

combattere le malattie correlate alla sindrome metabolica, tanto che, recentemente,<br />

la FAO/WHO ha raccomandato di incentivare il consumo di alimenti a basso indice<br />

glicemico (FAO/WHO, 1998). È da sottolineare comunque che il significato principale<br />

di IG rimane quello di essere un indice di classificazione degli alimenti che permette<br />

la scelta di quelli in grado di migliorare il controllo glicemico, parametro quindi che<br />

sarebbe utile poter inserire nelle comuni tavole di composizione degli alimenti<br />

(Ludwig, 2002).<br />

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