DEGLI STUDI DI MILANO - FACOLTA - SIGI-EUROPE
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3. MATERIALI E METO<strong>DI</strong><br />
esso collegato, che traccia la resistenza dell’impasto alla sollecitazione. L’olio, il<br />
cilindro e l’impastatrice sono termoregolati da un termostato (8), attraverso un<br />
sistema a circolazione d’acqua (9).<br />
Fig. 3.4 Rappresentazione schematica di un farinografo tradizionale<br />
Il test tradizionale viene condotto su una massa di campione pari a 300 g di farina al<br />
14% di umidità; la temperatura dell’impastatrice e dell’acqua distillata deve essere di<br />
30° C; la velocità di rotazione della pala più lent a deve essere di 63 giri/min e quella<br />
della pala più veloce di 92 giri/min; il tempo di smorzamento, misurato nel campo da<br />
1000 a 100 Unità Brabender (UB) e con il dinamometro in funzione, deve essere di un<br />
secondo.<br />
Il test farinografico Standard consiste di due prove: la prova di assorbimento (o<br />
“titolazione” della farina) e la registrazione del farinogramma vero e proprio.<br />
Per la prima prova (Figura 3.5 A), si portano 300 g di farina nell’impastatrice. Si avvia<br />
lo strumento e, mediante un’apposita buretta (11) si aggiunge acqua (velocemente<br />
fino al 45% e poi goccia a goccia) fino a che si ottiene un impasto con consistenza<br />
ottimale, pari a 500 Unità Brabender (UB). La quantità di acqua utilizzata si esprime in<br />
percentuale e rappresenta il primo risultato del test: la capacità di assorbimento<br />
d’acqua (%) della farina, proprietà correlata positivamente alla quantità di proteine e<br />
negativamente all’amido danneggiato in essa presenti. Tale parametro è in grado di<br />
fornire indicazioni sulla “resa in impasto” della farina: la maggiore percentuale d’acqua<br />
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