e - Cesavo
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il volontariato è anChe parte del nostro futuro<br />
Quando si incontrano due generazioni<br />
Q<br />
uale può essere la ragione per la quale la gente<br />
decide di fare volontariato?<br />
Immagino che ciò sia dovuto ad un sentimento<br />
altruistico interiore che spinge alcuni singoli a<br />
donare qualcosa di se stessi al prossimo.<br />
Provo ad esprimere alcune considerazioni maturate nel tempo.<br />
Il numero di coloro che praticano il volontariato oggi è abbastanza<br />
elevato e una prima osservazione da fare è che le donne<br />
sono di gran lunga le più presenti. Una seconda osservazione<br />
invece mi suggerisce di mettere a confronto due concezioni<br />
non propriamente collimanti fra loro. La prima riguarda la disponibilità<br />
di mettere il proprio tempo a disposizione di chi ha<br />
bisogno. La seconda ha un profilo più sottile, invisibile, spesso<br />
non identificabile; si tratta della necessità di auto gratificarsi<br />
dedicandosi comunque al prossimo, così da sentirsi utili alla<br />
società, ma dedicando inconsciamente quel dono, più a se<br />
stessi che agli altri.<br />
Succede che nell’arco della vita si debba subire mal volentieri<br />
qualcosa o qualcuno, peggio ancora è quando si deve anche<br />
tacere. Questo può avvenire nell’ambito del proprio lavoro,<br />
in famiglia e in altre circostanze. Quelle frequenti situazioni<br />
le possiamo sicuramente considerare deleterie ai fini di una<br />
meritata serenità. Un bel giorno tuttavia, con la complicità<br />
dell’età, qualche volta malvolentieri ma molto più spesso con<br />
un senso di liberazione, si va in pensione. A questo traguardo<br />
non sempre si giunge come si sarebbe voluto; durante il lungo<br />
percorso appena concluso si può giungere soli, con dei figli<br />
grandi a volte distaccati se non lontani, oppure decisamente<br />
soli, questo vale soprattutto per le donne. Il proprio “salvataggio”,<br />
a questo punto, si può trasformare nel bisogno di aiutare<br />
qualcun altro.<br />
Ma vediamo come ci si può avvicinare praticamente al volontariato<br />
al termine del ciclo lavorativo..<br />
L’interessamento di un’amica, un incontro occasionale o qualsiasi<br />
altra motivazione, possono rappresentare l’attimo che fa<br />
scattare la molla per rimettersi in gioco. Per far rivivere, magari,<br />
quelle specificità che in passato si sono dovute nascondere<br />
e che fino ad ora giacevano nell’oblio. Tutto ad un tratto<br />
sbocciano come un fiore. Ritorna la voglia di dare il meglio di<br />
se stessi. Il passo per entrare a far parte del volontariato è<br />
breve.<br />
L’ingresso può avvenire timidamente ma non passa mai troppo<br />
tempo per assaporare l’atmosfera della collaborazione che si<br />
trasforma velocemente in solidarietà. Ben presto ci si sente<br />
responsabilizzati avvalorando la propria autostima e da quel<br />
momento è più facile sentirsi coinvolti nella fase successiva,<br />
quella progettuale. Un modo semplice ma efficace per mettere<br />
in campo la propria personalità, il proprio Io. Possiamo proseguire<br />
il nostro cammino con modestia e questo potrà consolidare<br />
il piacere di aver intrapreso la strada giusta. Non riterrei<br />
secondario quest’ultimo aspetto, perché sinceramente non<br />
Marita Zanella, auser<br />
mi sembra possibile praticare l’immodestia senza provocare<br />
lacerazioni alla solidarietà comune. Un tale atteggiamento è<br />
inaccettabile e non porterebbe da nessuna parte chi lo adottasse.<br />
Dico queste cose, che possono turbare chi legge, perché<br />
dopo tanti anni passati nel mondo del volontariato ho assistito<br />
anche a forme diverse di partecipazione. Sarebbe opportuno,<br />
a questo proposito, istituire corsi di formazione e di indirizzo<br />
per nuovi volontari affinché il seme della solidarietà cresca e<br />
si sviluppi. Bene! Ora che ho espresso questa mia personale<br />
opinione, mi sembra giusto esaltare il positivo dell’attività di<br />
volontariato. Posso testimoniare che vi sono persone le quali<br />
con umiltà e passione dedicano buona parte del loro tempo libero<br />
alla vita di un Centro, di un servizio, di un progetto senza<br />
lamentarsi. Questo vale per la quasi totalità dei nostri soci<br />
volontari e a questi sento il dovere e l’onore di esprimere una<br />
profonda gratitudine. Senza questo esercito “silenzioso” di<br />
persone, le associazioni di volontariato non potrebbero esistere.<br />
Attenzione però, le nuove generazioni che aderiscono al volontariato,<br />
ossia quelli che si affacciamo ora nel settore, sono<br />
portatori di nuove mentalità e aspirano ad attività e strutture<br />
diverse da quelle alle quali siamo abituati. Mi sembra di ravvisare<br />
un comportamento di accettazione diverso, emerge la<br />
tendenza, per esempio, a passare il tempo giocando a canasta<br />
o frequentando l’UniTre. Di conseguenza si fa strada, per noi,<br />
la necessità di esprimere una politica del volontariato diversa,<br />
più competente e più adeguata. Esistono sicuramente leggi che<br />
regolano tutto questo, a noi l’impegno di trovare gli spazi per<br />
valutare attentamente il fenomeno e affrontare il nuovo che<br />
avanza senza pregiudizi.<br />
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