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dalla teoria dello Sviluppo Umano alla pratica - Laboratorio Arco

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funzionamenti; nonché il suo generico menzionare le interazioni tra risorse<br />

interne al soggetto, risorse acquisite dall’esterno e contesto. Secondo Mitra, una<br />

grave menomazione mentale o sica conduce inevitabilmente ad una riduzione<br />

delle opportunità pratiche dell’individuo, e quindi del suo set delle capability,<br />

ma ciò non vuol dire che egli abbia una disabilità. Un individuo, infatti, ha una<br />

disabilità se non è in grado di fare o di essere ciò che ritiene importante, fondante<br />

del suo essere: tale valutazione è assolutamente soggettiva, ritrovando in<br />

parte le stesse posizioni di Lorella Terzi. Ci sembra che la riessione di Mitra<br />

sia particolarmente importante proprio per l’enfasi che pone sulla dicoltà<br />

di aermare l’esistenza di una disabilità in termini generali e sulla necessità di<br />

valutazioni e di interventi politici strettamente individualizzati e personali.<br />

Tuttavia, neanche Mitra si sottrae dal constatare che, anché la disabilità possa<br />

essere misurata, sia necessario comporre una lista di capability rilevanti che<br />

può essere dierente da paese a paese e che deve essere costruita tramite un<br />

processo democratico. In questo senso, l’autrice vede l’approccio ICF come<br />

una specica applicazione dell’approccio delle capability: l’approccio ICF<br />

include infatti un capacity qualier per misurare le capability e un performance<br />

qualier per misurare i funzionamenti. I due approcci hanno quindi in comune<br />

la distinzione tra ciò che l’individuo fa eettivamente e ciò che potrebbe fare,<br />

tra disabilità ‘attuale’ e disabilità ‘potenziale’. L’approccio ICF però si limita a<br />

considerare le circostanze che sono legate <strong>alla</strong> salute delle persone, e pur<br />

prendendo in considerazione i fattori socio-economici li trascura nella relazione<br />

con la persona. Ciò che l’approccio delle capability ore, invece, è il tentativo di<br />

includere fattori di tipo economico tra le determinanti della disabilità. Infatti,<br />

secondo Mitra, malgrado il fatto che la deprivazione economica associata<br />

<strong>alla</strong> disabilità sia stata spesso discussa, nessuno ha mai posto la questione<br />

in questi termini: “in che modo l’ambiente economico e le risorse disponibili<br />

possono inuenzare direttamente l’essere o meno disabile di una persona?”. A<br />

noi sembra che Mitra sia forse un po’ troppo severa con le teorie sociali della<br />

disabilità che certo si sono chieste in passato in che modo la deprivazione<br />

economica imposta <strong>d<strong>alla</strong></strong> società inuisca sulla percezione stessa dell’individuo<br />

come disabile (Samaha 2007).<br />

Il pensiero di Martha Nussbaum si caratterizza invece per la coerenza con cui<br />

ha arontato il delicato tema della determinazione delle capability rilevanti.<br />

Diversamente dalle autrici citate - le quali, pur sostenendo la necessità della<br />

denizione individuale del capability set, invocano la necessità di individuare<br />

delle capability minime uguali per tutti, anche se solo all’interno di un<br />

certo gruppo - Nussbaum ha deciso di superare la vaghezza che è propria<br />

dell’approccio seniano ed ha stilato una lista di capability fondamentali, che<br />

30 L’approccio delle capability applicato <strong>alla</strong> disabilità

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