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FAMIGLIE PATRIARCALI<br />

DELL' OTTOCENTO<br />

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Il principe Alessandro Torlonia, quando nel 1842 inaugurò<br />

gli obelischinella sua villa- trasportati per via d'acqua<br />

fino al ponte Nomentano - volle dare grandiose feste:<br />

fatto un calcolo dei componenti l'aristocrazia e la Corte si avvide<br />

che gl'invitati non avrebbero oltrepassato il numero di<br />

duemila; troppo esiguo. Volle estendere l'invito a quella parte<br />

della borghesia che allora si chiamava ,1 generone: famiglie<br />

che vivevano in agiatezza, che ricoprivano uffici quasi ereditari<br />

nei dicasteri pontifici, che possedevano una vigna, che tenevano<br />

carrozza secondo la frase abituale nel popolo per designare il<br />

62<br />

più alto grado di signorilità per la borghesia. Estendendo poco<br />

alla volta i criteri di scelta il principe giunse a mettere insieme<br />

circa settemila invitati.<br />

Nel 1870 la forte immigrazione di funzionari e di ufficiali<br />

di altre regioni d'Italia, la corte ed un grande numero di commercianti<br />

che si stabilivano nella nuova capitale produssero un<br />

profondo mutamento nei rapporti numerici tra le varie classi<br />

sociali e condussero in un ventennio appena al raddoppiarsi<br />

della popolazione: dai duecento ai quattrocentomila abitanti.<br />

In questa Roma di cinquanta anni fa sussistevano ancora<br />

gruppi di famiglie collegate tra loro da affinità - oltre che da<br />

amicizia - in modo da costituire una specie di catena che da<br />

un anello all'altro finiva per abbracciare quasi tutta la categoria:<br />

famiglie patriarcali, ciascuna delle quali contava ottodieci<br />

figli, prive di preoccupazioni finanziarie, desiderose di<br />

divertirsi onestamente il più possibile specialmente con frequenti<br />

feste campestri talvolta con serate familiari, escludendo<br />

- nei primissimi tempi dopo il settanta - il teatro in omaggio<br />

a quella specie di lutto che la società nera iniziò dopo l'occu-<br />

pazione di Roma. Anche i matrimoni si concludevano quasi<br />

sempre nella stessa cerchia e di qui la catena. Poco a poco<br />

anche queste famiglie slittarono verso l'adattamento ai fatti<br />

compiuti, varcarono le soglie dei teatri e si unirono in parentela<br />

con i bianchi, cioè i cospiratori di ieri; si videro le<br />

nozze di una Sterbini con un Tittoni, di una Salustri-Galli con<br />

un Baccelli e tante altre unioni del genere che contribuirono<br />

a fondere le due borghesie. L'aristocrazia aveva già dato<br />

l'esempio: non di questa parlo, però, poichè questa appartiene<br />

alla storia nota a tutti. Ricordo soltanto alcune di queste fa-<br />

miglie collegate come una tribù che sopravvive ancora nella<br />

popolosa capitale di quasi un milione e mezzo di abitanti.<br />

Il gruppo Bellotti - Guerrieri - Pediconi - Rotti - Gigliesi-<br />

Pericoli - Cartoni - Benucci - Guidi - Forani - Grandjaquet,<br />

romanissima famiglia dal nome francese che tutti chiamavano<br />

63<br />

I<br />

III!

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