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stato vedovile - famigliaviva

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26<br />

persona, è un camminare nella pienezza dell’amore umano verso la<br />

scoperta dell’Amore divino, rendendo la vita giorno dopo giorno,<br />

momento dopo momento, in ogni atto, trasparenza di tale Amore,<br />

che così si radica nel “noi” della coppia, la illumina, la trasfigura, la<br />

riempie di pace e di gioia, pur tra le inevitabili vicissitudini della<br />

nostra esistenza storica. Ed ora, forse improvvisamente, questo vortice<br />

di vita la trova nella solitudine e sembra essersi spezzato.<br />

C’è qui una precisazione importante da fare, senza la quale<br />

credo sia impossibile accedere alla pienezza di un cammino spirituale<br />

nello <strong>stato</strong> <strong>vedovile</strong>. L’amore nuziale, come sacramento, è per l’eternità.<br />

E non intendo dire solo che esso è eterno, non finisce, ma soprattutto<br />

che l’eternità è il suo destino. E qui sta una difficoltà, perché si<br />

pensa troppo l’amore umano come un dato dell’individuo e non della<br />

persona e lo si pensa come esperienza transitoria di un qualche cosa<br />

che dovrà finire, affinché l’uomo sfoci, come individuo e al di là dell’esperienza<br />

di relazione dell’amore storico, nell’orizzonte infinito<br />

dell’Amore trinitario. Credo che una simile interpretazione della<br />

parola di Gesù “alla risurrezione infatti non si prende né moglie né<br />

marito, ma si è come angeli nel cielo (Mt 22, 30), non esprima tutta<br />

la pienezza della novità cristiana insita nel suo contenuto.<br />

È certamente vero che l’amore umano ha il suo sbocco<br />

nell’Amore divino e che una differenza importante segna questi due<br />

livelli: tale differenza costituisce appunto il mistero della vedovanza<br />

cristiana. Ma l’amore storico vissuto come sacramento è forma di<br />

Cristo ed attinge, sfociando nella risurrezione, la sua pienezza. Esso<br />

non scompare come un elemento transitorio, ma trova quella forma<br />

definitiva e misterica che partecipa alla pienezza di Cristo Risorto.<br />

Possiamo guardare all’amore glorioso di Cristo oltre ogni divisione<br />

e articolazione pensabile nella nostra esperienza. Come dice<br />

Paolo in lui “non vi è più né uomo né donna” (Gal 3, 28) e particolarmente<br />

non vi è più moglie e marito, nel senso della differenziazione<br />

che qui sperimentiamo. Come dire che nella gloria - per quanto<br />

è possibile intuire il mistero - l’unità che si compie in Cristo risorto<br />

di ogni relazione di amore (Egli infatti è la relazione cosmica dell’amore<br />

e lo Spirito Santo che ci viene partecipato l’abbondanza stessa<br />

dell’Amore) è una unità di tale qualità e pienezza che rende possibile<br />

l’amore per il coniuge nella totalità dell’amore di Cristo. La qualità<br />

dell’amore sponsale umano è elevata alla pienezza, non<br />

distrutta. L’amore sponsale sacramentale e storico non è negato nella<br />

gloria, ma attinge la pienezza della propria sponsalità: partecipando<br />

in pienezza dell’amore di Cristo Risorto e dell’intimità dell’Amore trinitario<br />

partecipa anche della qualità divina della nuzialità trinitaria,<br />

dove distinzione ed unità vengono a superare ogni distinzione.<br />

L’amore è interamente assorbito dalla relazione di amore<br />

cosmico tra Cristo e l’umanità. In Cristo risorto amiamo ogni uomo<br />

e donna di totalità eucaristica di amore. Un amore non sarà né sem-<br />

STATO VEDOVILE: TRA PERDITA E RISORSA

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