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(Fondazione Università di Mantova, 27.4.2007) Massimiliano Nastri ...

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1.2. Gli elementi <strong>di</strong> chiusura cromogenici<br />

La <strong>di</strong>samina degli elementi <strong>di</strong> chiusura per l’applicazione ai sistemi <strong>di</strong> facciata considera la<br />

spiegazione relativa ai proce<strong>di</strong>menti produttivi, ai caratteri funzionali e morfologici dei <strong>di</strong>spositivi<br />

cromogenici, in grado <strong>di</strong> mo<strong>di</strong>ficare le proprietà ottiche in funzione degli stimoli esterni.<br />

Questa tipologia <strong>di</strong> elementi <strong>di</strong> chiusura (in generale, ancora riferita a impieghi <strong>di</strong> carattere sperimentale)<br />

è definita dalla capacità <strong>di</strong> trasformazione delle qualità ottiche secondo le variazioni<br />

termiche o luminose, quale adattamento <strong>di</strong>namico alle con<strong>di</strong>zioni ambientali esterne o quale<br />

processo <strong>di</strong> attivazione in base alle esigenze ergonomiche negli spazi costruiti (15). A tale proposito,<br />

lo stu<strong>di</strong>o esamina i <strong>di</strong>spositivi cromogenici:<br />

• a controllo passivo e autoregolante, <strong>di</strong> tipo adattivo, nella forma <strong>di</strong> <strong>di</strong>spositivi fotocromici<br />

(1.2.1) e <strong>di</strong> <strong>di</strong>spositivi termocromici e termotropici (1.2.2);<br />

• a controllo attivo, o <strong>di</strong> tipo “attivabile” (switchable), nella forma <strong>di</strong> <strong>di</strong>spositivi a cristalli liqui<strong>di</strong><br />

(1.2.3) e <strong>di</strong> vetri elettrocromici (1.2.4).<br />

1.2.1. I <strong>di</strong>spositivi fotocromici<br />

Gli elementi <strong>di</strong> chiusura trasparenti integrati dai <strong>di</strong>spositivi fotocromici sono espressi dalla capacità<br />

<strong>di</strong> cambiare le proprietà ottiche (alterando lo stato iniziale <strong>di</strong> trasparenza e <strong>di</strong> colore) durante<br />

l’esposizione alla ra<strong>di</strong>azione solare (soprattutto nel campo spettrale ultravioletto), in cui<br />

assorbono energia, e ritornano alle con<strong>di</strong>zioni originali al termine dell’esposizione. Questi <strong>di</strong>spositivi<br />

si basano sul cambiamento cromatico reversibile <strong>di</strong> materiali intesi quali “sensibilizzatori<br />

ottici” che, quando sollecitati dalla ra<strong>di</strong>azione ultravioletta, <strong>di</strong>ventano “agenti riducenti”<br />

(ovvero <strong>di</strong>minuiscono la valenza positiva o la presenza <strong>di</strong> ossigeno nei composti dell’idrogeno<br />

tramite l’aggiunta <strong>di</strong> elettroni): a esempio, nelle lastre <strong>di</strong> vetro che contengono rame e argento,<br />

la presenza <strong>di</strong> “agenti riducenti” comporta che i metalli <strong>di</strong>vengano “colloidali”, assorbendo alcuni<br />

campi spettrali della ra<strong>di</strong>azione luminosa incidente (16).<br />

I <strong>di</strong>spositivi fotocromici, sud<strong>di</strong>visi in organici (quali idrocarburi aromatici) e inorganici, necessitano<br />

della presenza <strong>di</strong> tracce <strong>di</strong> metalli pesanti per attivare il fenomeno <strong>di</strong> fotocromismo, in cui<br />

si impiegano le proprietà <strong>di</strong> particolari composti (come gli ali<strong>di</strong> <strong>di</strong> argento, che contengono fluoro,<br />

cloro, bromo e io<strong>di</strong>o). La produzione degli elementi <strong>di</strong> chiusura (che osserva <strong>di</strong>fficoltà realizzative<br />

a causa delle reazioni chimiche) e le conseguenze funzionali prevedono:<br />

• l’aggiunta <strong>di</strong> sali <strong>di</strong> argento (alogenuri d’argento) e <strong>di</strong> composti metallici <strong>di</strong> fluoro, cloro,<br />

bromo e io<strong>di</strong>o nella miscela vetrosa (in generale, una lastra a base <strong>di</strong> boro-silicio), tramite la<br />

fusione (a temperatura T = 1.250÷1.450 °C) in cui avviene la formazione <strong>di</strong> cristalli (∅ = 15<br />

nm) e il successivo trattamento termico. A livello funzionale, le basse forze <strong>di</strong> legame tra<br />

l’argento e il cloro permettono la rottura dei cristalli, sfruttando l’energia contenuta nelle ra<strong>di</strong>azioni<br />

luminose (con lunghezza d’onda λ = 300÷400 nm): questo fenomeno determina<br />

l’oscuramento del vetro, mentre, una volta cessata l’esposizione alla ra<strong>di</strong>azione ultravioletta,<br />

la ricombinazione molecolare inverte la reazione e permette la trasparenza del vetro alla luce;<br />

• l’applicazione a substrati plastici, me<strong>di</strong>ante trattamenti superficiali svolti da sostanze organiche,<br />

che includono stereoisomeri e idrocarboni aromatici polinucleari. In questi composti, il<br />

fenomeno <strong>di</strong> fotocromismo è associato a <strong>di</strong>visioni eterolitiche e omolitiche, o a processi <strong>di</strong><br />

isomerizzazione, per cui si verificano delle scissioni nei legami molecolari (in seguito<br />

all’esposizione alla ra<strong>di</strong>azione ultravioletta e visibile), con la conseguente formazione <strong>di</strong> microfori<br />

nel campo spettrale del visibile: la riformazione delle catene molecolari avviene<br />

quando termina l’esposizione alla ra<strong>di</strong>azione luminosa, garantendo nuovamente la trasparenza<br />

dei composti;<br />

• il processo <strong>di</strong> “imbibizione” (imbibe), in cui i composti cromatici non fanno parte<br />

dell’impasto del substrato, ma sono depositati me<strong>di</strong>ante un trattamento superficiale <strong>di</strong> immersione<br />

in un bagno chimico che produce le plastiche fotocromiche.<br />

L’applicazione dei <strong>di</strong>spositivi fotocromici ai sistemi <strong>di</strong> facciata osserva:<br />

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