Wealth Planet rivista 2 2012 - Wealthplanet.it
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Quando volgo all’indietro il mio sguardo e focalizzo nel<br />
ricordo alcune scene della mia v<strong>it</strong>a non so se pensare<br />
alla Provvidenza che con paterna saggezza progetta<br />
e programma la nostra v<strong>it</strong>a, oppure al caso che, con<br />
infin<strong>it</strong>a velle<strong>it</strong>à, combina il nostro DNA esistenziale da cui<br />
scaturiranno poi azioni e circostanze non pensate e mai<br />
volute. Preferisco la prima ipotesi.<br />
Erano gli anni a cavallo tra il 1935-45, anni sereni,<br />
prosperi, tranquilli, nell’ingenu<strong>it</strong>à delle cose ovvie, senza<br />
traumi, dove tutto aveva un perché, una logica, una final<strong>it</strong>à<br />
a noi sconosciuta. Ora quasi mi viene da pensare di avere<br />
vissuto nell’Ottocento.<br />
Un limpido mattino di estate un uomo suona il campanello<br />
della nostra ab<strong>it</strong>azione. Curioso come sempre mi lancio<br />
verso la porta di ingresso, a malapena riesco ad aprirla<br />
e mi trovo davanti un uomo per me molto anziano, molto<br />
mal messo, molto trascurato, molto triste che mi dice: “dì<br />
a mamma se ha qualcosa da mangiare, son passati tre<br />
giorni dal mio ultimo pasto”. Ai miei quattro anni una simile<br />
richiesta mi sembrò un’enorm<strong>it</strong>à: non mangiare per tre<br />
giorni? non avere un piatto caldo come io lo trovavo ogni<br />
giorno?. Niente di più facile da rimediare. Corro in cucina<br />
e senza dire una parola colgo dalla madia un pane fresco<br />
e senza dare spiegazioni a mia madre lì presente, r<strong>it</strong>orno<br />
con le ali ai piedi dall’insol<strong>it</strong>o personaggio.<br />
Mia madre mi guarda senza dir parola e a veloci passi ci<br />
raggiunge sull’uscio della porta. Fa entrare la trista figura,<br />
lo porta dentro casa dicendo: “tenga pure il pane, prenda<br />
42 <strong>Wealth</strong> <strong>Planet</strong> magazine<br />
Storie di v<strong>it</strong>a<br />
Un pezzo di pane<br />
a cura di Juan Carlos Gallici - Nato in Argentina, 1936 laurea a Còrdoba e Roma,<br />
specializzazione V<strong>it</strong>erbo, docente e giornalista<br />
una sedia al tavolo intanto io le preparo qualcosa di caldo”.<br />
L’uomo se ne andò con una sporta di altre vettovaglie e io<br />
mi aspettavo una reprimenda. Ma non fu così. Mia madre<br />
loda il mio gesto dicendomi “tu sei piccolino e non aprire la<br />
porta al primo che suona il campanello. Ma hai fatto bene.<br />
Chi sa se lo farai quando sarai più grande!”.<br />
Questa scena mi ha accompagnato per tutta la mia v<strong>it</strong>a e<br />
ovunque mi abbia portato il lavoro.<br />
Da studente, con altri amici univers<strong>it</strong>ari, ogni giovedì<br />
percorrevo le sponde del fiume per portare qualcosa a<br />
sollievo di quelle famiglie diseredate. Da professionista non<br />
mi ricordo di essermi dimenticato degli studenti poveri, delle<br />
famiglie con bambini, degli ammalati, dei disoccupati.<br />
Ora pensionato ho il tempo impegnato full-time tra chi<br />
ha bisogno. Debbo dire che trovo in altre persone molta<br />
solidarietà e aiuto, associazioni e organismi che prestano<br />
tempo, denaro e strutture. Insomma, se ci fosse ancora<br />
mia madre forse non mi direbbe nulla, ma sorriderebbe<br />
compiaciuta.<br />
Oggi quei tempi “ottocenteschi” sono ormai lontani e la<br />
nostra società pullula di egoismo, avarizia e banal<strong>it</strong>à, ma<br />
anche di eroismo, condivisione e car<strong>it</strong>à. Ancora c’è spazio<br />
per altruismo e solidarietà.<br />
Non avrei mai pensato che una intera v<strong>it</strong>a potesse essere<br />
segnata, indirizzata e pilotata da un episodio, senz’altro<br />
banale, che tuttora mi interroga ogni giorno. E la risposta e<br />
sì. La Provvidenza ha sentieri insospettabili. Tutto, piccole e<br />
grande storie, possono avere inizio da un pezzo di pane.