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Giovanni Ullu. Di lui dirò fra poco.<br />
Monica Miguel. Ottima attrice e cantante sudamericana, un bellissimo tipo<br />
andino, l’unica che avrebbe seguito lo spettacolo nella sua trasmutazione cinematografica<br />
e televisiva (cose che al momento nessuno poteva neppur lontanamente<br />
immaginare). Aveva già il suo ruolo, quello della Chiromante.<br />
Paola De’ Sanctis Ricciardone (mi raccomando, con l’apostrofo!). Ragazza di<br />
buona famiglia dei quartieri alti romani. Volle cimentarsi con questa esperienza e<br />
fece benissimo: non solo funzionava, ma rendeva il gruppo ancora più multietnico...<br />
Philip Von Reutter. Un attore tedesco proveniente dal cast della Caduta degli<br />
Dei di Visconti. Nobile, ariano purosangue. Praticamente (all’apparenza, non certo<br />
nella sostanza) una giovane SS esule in nazione hippy.<br />
Patrick Goldsztejn. Uno spiritello francese dai capelli lunghissimi e i movimenti<br />
da fauno, flauto solista alla Jethro Tull, ubiquo, instancabile, perno di tutti i momenti<br />
di improvvisazione (ne avevo previsti molti nel corso dello spettacolo, seguendo<br />
l’onda free music del momento; ancora non sapevo fino a che punto di<br />
libertà sarebbero arrivati...).<br />
Virginie. Si era presentata da noi come ragazza di Patrick, il flautista. Finì per<br />
essere scelta come prima Euridice. Aveva tutto per essere perfetta. La volevo<br />
muta? Non credo di averle sentito dire tre parole in due mesi. La volevo ipnotica?<br />
Con quella sua aria “spaced out”, persa in profondità – o vaghezze – che nessuno<br />
poteva sondare, a guardarla ti stordiva. La volevo trasparente? Questa incantevole<br />
fatina celtica dai lunghi capelli frisé lo era talmente che il suo nome finì per non<br />
restare impresso nemmeno sul manifesto! Del resto neanche.<br />
Giovanna Nicolai. Nemmeno lei arrivò in tempo nel gruppo per vedere il suo<br />
nome stampato. Veniva dal quartiere di San Giovanni, era una ragazzona dall’humour<br />
irresistibile, una simpatia, grande amante della musica e ottima cantante. Trovammo<br />
in lei il sostegno definitivo che mancava al coro. Ora lavora per l’assessorato<br />
alla cultura del comune di Roma.<br />
Bernard Ioan Siegel. Musicista e scrittore belga dall’aria molto radicale di beat<br />
prima maniera, multitalentato. Fu scritturato come Santone, ma il ruolo si era<br />
ridotto a mera presenza scenica e a un paio di battute. In realtà il suo contributo<br />
essenziale fu l’essersi costruito un monocordo, strumento di origine greca, arcaica.<br />
Davvero splendido e imponente: una trave enorme con un’unica corda d’acciaio<br />
tesa lungo tutta la superficie, una specie di altare sonoro che sarebbe diventato<br />
il perno, oltre che dei nostri momenti sacrali, anche della scenografia.<br />
Come chi sono L’Arma Più Forte!? Ma il complesso lo conoscete già! Ah beh,<br />
sì, certo, hanno cambiato nome! Ricordate la vastità del pensiero anarchico e<br />
libertario di Romeo? Quando fummo a pochi giorni dall’andare in scena ribattezzò<br />
il gruppo con quella frase, presa pari pari dalla più nota terminologia mussoliniana.<br />
Sul momento non ebbi molto tempo per rifletterci, ma di simili buffi risvolti del<br />
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