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ORFEO 9. - Zona Editrice

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uscirà della voce. Ma mi sorprendo ascoltando me stesso in distanza, riflesso dal<br />

fondo della platea:<br />

34<br />

Adesso che il giorno<br />

anche il giorno è venuto<br />

Orfeo, cos’altro non va?<br />

È chiaro che sto parlando a me stesso. Oh, l’ho scritto io, dovrei saperlo! E<br />

invece me ne accorgo solo ora. Eccolo, l’applauso! Che carini, mi fanno un timido<br />

applauso d’entrata. Ma è solo cortesia. Non è quel suono.<br />

Non ricordo altro per un quarto d’ora. Nient’altro fino alla comparsa di Euridice.<br />

Virginie è bella come il sole. Mi viene incontro leggera, volando silenziosa su<br />

quei piedini nudi. E questo che mi riporta alla coscienza, un dettaglio stupido:<br />

Tullio ha pregato e implorato che nessuno vada scalzo per il palcoscenico. Pericolo<br />

di schegge, o chiodi. Lei ha detto di sì per tutte le prove e ora mi si muove<br />

intorno come una libellula, ma niente sandali, perché sa che a me piace così.<br />

È il primo, solo il primo di un’infinita serie di momenti in cui mi volterò verso<br />

il palcoscenico e, per tutto lo spettacolo, vedrò accadere cose che non ho mai<br />

sognato di chiedere espressamente, ma che i ragazzi devono avere intuito o sviluppato<br />

con una loro percezione misteriosa. Sarà che quei pazzi di Garinei e Giovannini<br />

a un cast affamato e stressato non hanno saputo trovar di meglio da regalare<br />

per il debutto che tre casse di whisky, ma ora il palcoscenico monta pian piano<br />

verso una sorta di delirio organizzato che cambierà ogni sera, e io non vedrò mai<br />

due volte accadere intorno a me lo stesso spettacolo, pur restando tutto magicamente<br />

nella traccia precisa che ho costruito. E questo di Virginie che mi fluttua<br />

attorno come un colibrì infinitamente sexy è solo il primo di tanti eventi imperscrutabili.<br />

Come fa a sembrare così trasparente? Per tutte le prove abbiamo sentito,<br />

tra lei e me, un feeling preciso, ma io avevo ben altro da pensare. Ora, mentre<br />

la chitarra di Marco inizia ad arpeggiare la base del tema d’amore, Virginie mi si<br />

adagia vicino. Si sdraia dolcemente a proscenio, mentre uno specchio all’altezza<br />

della sua testa sale a riflettere in lei l’immagine degli spettatori. Io mi chino<br />

lentissimamente verso il suo viso e il bacio finto di tutte le prove si tramuta – per<br />

questa volta soltanto – in un bacio profondo in cui mi sembra di svenire. La<br />

chitarra elettrica di Romeo si distende a cantare la ripresa in grande del tema<br />

d’amore, ampio, totale, (“Pensa a Because the world is round”, gli avevo detto) e<br />

finalmente la platea si scioglie in un lungo applauso liberatorio, una sorta di orgasmo<br />

infinito che ci fonde e confonde tutti, hippy teatranti, impresari chiaroveggenti<br />

e spettatori tramortiti, in un momento che (avevate qualche sospetto?) non<br />

potrò mai dimenticare.

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