02.06.2013 Views

ORFEO 9. - Zona Editrice

ORFEO 9. - Zona Editrice

ORFEO 9. - Zona Editrice

SHOW MORE
SHOW LESS

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

6<br />

prosecuzione di un progetto che non poteva, non doveva esaurirsi nelle cinque<br />

recite programmate al Piper quando, soltanto una settimana prima, ancora nemmeno<br />

ci sognavamo un risultato del genere. Giancarlo Bornigia del resto era stato<br />

chiaro: “Io possiedo una sala da ballo, mica un Music Hall”, e aveva rifiutato<br />

qualsiasi proroga, infischiandosene coerentemente delle richieste di biglietti che<br />

arrivavano da tutta Italia.<br />

Attratto dal rumore dell’evento si era però presentato un impresario teatrale di<br />

una certa fama, offrendosi di organizzare una tournée. E a me tutto questo pareva<br />

naturale! Anni dopo avrei capito quanto quell’offrirsi spontaneo da parte di un<br />

pescecane dello show business fosse stato il segno della completa straordinarietà.<br />

Sul momento, invece, recensioni magnifiche, applausi, lodi e proposte non mi<br />

sorprendevano. Avevo fatto una cosa buona, come mi aspettavo era andata bene e<br />

adesso si poteva sfruttarla al meglio. Che c’era di strano?<br />

In realtà, ora lo so, avrei dovuto andare da Fabrizio Bogiankino, che dirigeva il<br />

Piper (lui aveva intuito immediatamente le potenzialità del progetto quando il suo<br />

sovreccitato presentatore – come detto, era il mio lavoro al Piper – glielo aveva<br />

descritto nel suo ufficio fumosissimo in una pausa fra un annuncio e l’altro), avrei<br />

dovuto buttargli le braccia al collo, e dirgli cento, mille volte grazie per avermi<br />

prodotto e sostenuto. Lo stesso valeva per Enrico Lucherini, un mago assoluto<br />

delle pubbliche relazioni che praticamente ci regalò il suo preziosissimo lavoro. Ma<br />

a vent’anni questo tipo di attenzioni non le hai ancora imparate e rischi di passar<br />

subito – giustamente – per uno che non è grato.<br />

“Dividiamoci la torta” avevo detto a Penny prendendo carta e matita per buttar<br />

giù qualche preventivo sulla ripresa dello show. Io ero ingenuo, lei era americana.<br />

Anche per lei un successo era qualcosa che doveva naturalmente trasformarsi in<br />

ricchezza e possibilità di lavoro ulteriore. Sbagliato. Non eravamo in America. Non<br />

fuori di noi.<br />

Venne un preventivo di cinquanta milioni di lire. Cinquanta milioni del 1967 da<br />

chiedere a un impresario disponibilissimo sbucato dal nulla. Fino a una settimana<br />

prima la mia paga di secondo assistente alla regia nel cinema era stata di trentamila<br />

lire a settimana, e da presentatore ne prendevo duemila ad annuncio. Ma ribadisco,<br />

mi pareva normale! Anche l’impresario fece finta di considerarlo normale, non<br />

voleva precludersi nessuna strada, hai visto mai. Disse che sì, come no, certamente,<br />

e disse anche che sarebbe tornato a giorni. Mi consigliò di mettere sotto<br />

contratto tutti gli elementi del cast. Così mi dannai l’anima per ottenere dalle madri<br />

di alcune ragazze sedicenni l’autorizzazione a portarle in tournée fra musicisti,<br />

cantanti e ballerini assatanati. Sulla base di un pezzo di carta dell’impresario – una<br />

lettera d’intenti tutta di suo pugno che è fra i miei poster preferiti – mi esposi<br />

personalmente e riuscii a chiudere tutti i contratti. A mio nome! Cercai il famoso<br />

impresario al telefono. Mai più visto o sentito.<br />

Non lo biasimo, d’altronde. A mente fredda, trascorso il furore mediatico scatenatosi<br />

sull’evento, si sarà chiesto come fare a vendere nella provincia italiana,

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!