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Capitolo XII – Situazione morale e religiosa della Slavia cividalese

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<strong>XII</strong> <strong>–</strong> SITUAZIONE MORALE E RELIGIOSA DELLA SLAVIA CIVIDALESE - 281<br />

si appellano ai “valori”, prodotto esclusivo delle loro inadeguatezze ed irrresponsabilità: sono<br />

i patrioti!! i riciclatori del loro fare e disfare; vermi che si nutrono di terra producendo humus<br />

patrio; vera discarica ecologica. Il fascismo non è stato un raffreddore, ma la malattia di una<br />

società immatura, sotto la tutela non richiesta <strong>della</strong> dittatura <strong>religiosa</strong> e civile.<br />

Ritornano gli «uomini dell’ordine»; i partigiani depongono le armi in giugno, gli slavi si<br />

“ritirano” oltre confine 1915; «viene riorganizzato il corpo dei Carabinieri che si stabiliscono<br />

anche a Faedis: cose tutte che fanno contenta la popolazione». Gran voglia di divertirsi:<br />

ballomania. Il cappellano organizza la recita, Don Bosco fanciullo ed altre scenette con canti.<br />

«Il paese di fronte a questa dimostrazione data dai suoi figli, artisti in erba, resta commosso e<br />

meravigliato. Tanti capiscono come ci si possa veramente divertire senza peccato (Ivi, p.<br />

106)».<br />

Anch’io ho fatto le stesse cose, ho coltivato gli stessi obiettivi, mi sono compiaciuto delle<br />

stesse “semplicità”. Ma chi ci aveva predisposti a questa pastorale che faceva tanto “asilo”?<br />

Chi ci ha mantenuti nello stessa salamoia fino almeno al Concilio Vaticano II? E visto che<br />

neppure dopo si è inteso cambiare, nonostante Proposta, le Esperienze pastorali ed il 1968 (!)<br />

(ognuno collabora come può), si deve concludere che noi i nostri limiti li abbiamo superati,<br />

mentre i nostri “superiori” sono ancora intenti al depuratore. «Lo spirito di libertà ha portato i<br />

suoi tossici frutti anche nel nostro paese. Con le elezioni politiche ed amministrative anche la<br />

nostra gente ha dovuto pensare alla vita politica; le nuove idee, più o meno pulite e<br />

disinteressate, hanno conquistato l’animo di diversi; da qui rivalità personali portate nel<br />

campo politico e viceversa. In questo modo i rancori e le invidie si acuiscono e portano nuovi<br />

mali ai già tanti esistenti... Questi giovani che seppero resistere alle insinuazioni dei partigiani<br />

ed alle loro minacce, mentre questi tentavano di tirarli nelle loro file (non certo desiderabili:<br />

questo lo dimostrano le interminabili imprecazioni <strong>della</strong> popolazione contro specialmente i<br />

Garibaldini che furono causa di tutti i mali <strong>della</strong> guerra nei nostri paesi, e che si mostrarono<br />

prepotenti tante volte con la gente e talvolta criminali nel loro agire verso la patria ed il<br />

prossimo), ora hanno dimenticato tutto e si sono messi a seguire (in buon numero) le<br />

massime dei partigiani stessi (Ivi, p. 108)».<br />

C’è solo da compiacersi <strong>della</strong> labilità di memoria <strong>della</strong> gente se è capace di tanta elasticità.<br />

Trattato di pace: «Canebola ha qualche momento di paura, nessuno avrebbe desiderato di<br />

andare a provare la nuova civiltà totalitaria jugoslava.. Nella Venezia Giulia moltissimi<br />

fuggono in Italia: anche nei paesi goriziani a noi confinanti la maggior parte del popolo si<br />

prepara ad abbandonare tutto per venire in Italia in caso che arrivi il nuovo duce (Ivi)».<br />

Dalle espressioni quali «fuggono» «abbandonare», «venire» ecc. sembra che si tratti al<br />

fondo di un’opzione più che una cacciata violenta, sgradevole quanto si vuole ma non<br />

fisicamente obbligata. Sta di fatto che la Jugoslavia di Tito non si è comportata meglio del<br />

fascismo nei confronti degli sloveni né italiani né jugoslavi, e che non c’è nulla da preferire<br />

nelle metodologie, leggere o pesanti, da parte dei due protagonisti. Il problema vero di tutte<br />

queste tragedie è sempre quello: cioè di indicare la responsabilità e non solo constatare i dati<br />

di fatto a scompartimenti stagni. Tito ha fatto, quando è giunto il suo turno, quello che<br />

abbiamo fatto noi prima, solo perché eravamo vittoriosi o almeno lo credevamo. Abbiamo<br />

trasformato in virtù il delitto, quando lo potevamo impunemente commettere e poi ci siamo<br />

lamentati di averle prese, quando non eravamo più in grado “eroicamente” di darle. Medice<br />

cura te ipsum che il male altrui non è rimedio al tuo, nonostante il dimidium.<br />

Il capp. don Vittorio dovrebbe cambiare, ma le proposte che gli giungono sono deludenti.<br />

Mons. Ubaldo Picco di Campeglio scrive che a Valle si vorrebbe don Londero «perché costui<br />

conosce la lingua slava... A Valle si parla in slavo, italiano e friulano. Confidiamo in Dio che<br />

anche questa crisi sia superata»; meglio don Vittorio Sione 45 . Interviene pure mons. Comand<br />

di Cividale, proponendo don Vittorio Sione per Valle «dopo tanti anni di quasi totale<br />

abbandono» 46 . Nogara però non riesce a convincere don Sione e gli propone Cave del Predil,<br />

45 ACAU Sac. def., don Vittorio Sione, 1950.<br />

46 ACAU Sac. def., don Vittorio Sione, 26-11-1950.

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