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Capitolo XII – Situazione morale e religiosa della Slavia cividalese

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<strong>XII</strong> <strong>–</strong> SITUAZIONE MORALE E RELIGIOSA DELLA SLAVIA CIVIDALESE - 299<br />

Là dove ci sono gli alpini c’è pure pre Toni Di Vâl che fa discorsi “orsi”. Anche la natura<br />

si commuove: Nubifragio nella Valle del Iudrio, «a memoria d’uomo non si vide tanta<br />

pioggia; lo Iudrio ha inondato diversi tratti di campagna portando danni enormi (3-10-’34)».<br />

Anno 1934: nati 19, morti 17. Il 28 ottobre si fanno regolarmente le esequie per i caduti<br />

fascisti nella marcia su Roma! Il solito dono “spontaneo” delle fedi d’oro in cambio di quelle<br />

d’acciaio (15-12-1935). Nati 29, morti 11. «Il nuovo anno (1936) incomincia non senza<br />

ansiosa trepidazione per noi italiani. I nemici <strong>della</strong> nostra Patria costringeranno l’Italia a<br />

rivendicare in più vasto urto di armi, in un più tremendo conflitto di popoli, il suo sacrosanto<br />

diritto alla vita e all’onore? Dobbiamo inorridire al pensiero di questa eventualità?». La<br />

Provvidenza “provvederà”. «I motivi? Prima di tutto va contata la giustizia <strong>della</strong> nostra causa,<br />

poi la virtù del nostro popolo in quest’ora veramente storica». C’è la restaurazione del<br />

sentimento religioso, fervore di apostolati, Missioni, Ac. «Questo concerto di opere, di<br />

suppliche, di sacrifici eroici, di abnegazioni oscure, questa austera disciplina patriottica di un<br />

popolo alieno dai soprusi, ma deciso di tutto sacrificare per la giustizia <strong>della</strong> causa, faranno<br />

breccia al cuore di Dio e ci daranno la pace giusta a cui i popoli aspirano».<br />

Questo scriveva così perché predicava così ed intendeva passare alla storia per questi<br />

orrorosi sproloqui, che non sono solo suoi, ma li legge su Vita e Pensiero rivista di Padre<br />

Gemelli per la cristianizzazione del fascismo o la fascistizzazione <strong>della</strong> chiesa cattolica. Così<br />

parla Pio XI, così strologa Nogara, così tutti gli altri preti più o meno vergognosamente<br />

starnazzano dai pulpiti e sulle piazze, dilacerando il «cuore di Dio» che, per fortuna sua, non<br />

ce l’ha. Questo è davvero l’ “intellettuale” migliore del momento, capace di competere con le<br />

innocue analisi <strong>della</strong> Fuci e dei suoi assistenti spirituali. Ma non basta: «In Chiesa presenti<br />

tutte le autorità civili e militari si canta un solenne Te Deum di ringraziamento al Signore per<br />

la vittoria delle armi italiane in Abissinia e per la costituzione dell’Impero. Il Parroco tiene un<br />

infuocato discorso (9-5-1936)».<br />

L’effetto non si è fatto attendere: «Un fulmine sul campanile e sagrestia di Prepotto (4-6-<br />

’36)». «Altro fulmine sulla Chiesa di Fragiellis (17-6-’36). «Disastrosa grandinata (12-6-<br />

’37)». Fatelo tacere questo flagello di Dio!<br />

Mons. Liva nel questionario del 1936 annota: «La domestica di 43 anni; il parroco è<br />

zelante, studioso»; con l’autorità «è abile»; tenore di vita «modesto», vita «ordinata». «La<br />

cura è vastissima. Il parroco, giovane, lavora. Ma occorre assegnargli un cappellano» 96 .<br />

Anche Liva si è accorto che il parroco è studioso! Per l’anno 1936: nati 20, morti 10; per il<br />

1937: nati 24, morti 16; 1938, nati 24, morti 10; 1939: nati 30, morti 12 «ufficiatura per il<br />

primo caduto in Africa Orientale di Fragellis (30-1-1939)»; per il 1940: nati 30, morti 15;<br />

1941: nati 23, morti 7 «sul fronte greco-albanese muore, primo <strong>della</strong> parrocchia di Prepotto,<br />

Macorig Fiorino, poi altri 2; prigionieri in Africa altri 3».<br />

Il parroco ha un cappellano come aiuto, così come aveva suggerito mons. Liva, ma dal<br />

1936 al 1940 ne ha cambiati già tre ed ora è in partenza don Romolo D’Agostini. Questa volta<br />

la popolazione sembra perdere la pazienza: «Faceva bene e tutti gli volevano bene. In poco<br />

tempo ha cambiato tre cappellani; noi vorremmo invece che ci cambiassero il parroco: questo<br />

sì nessuno lo rimpiangerebbe». Non può fare nulla di bene, «tutti lo odiano.. tutti ricordano<br />

quante ne ha fatte» contro i cappellani, «dicerie le più infamanti sul suo conto». Ha la<br />

macchina, va in città «per tornare a casa di notte a qualunque ora». É stato visto in borghese<br />

«con una signorina»; fermo con macchina presso la casa di prostituzione a Fornalis. «Dicono<br />

che egli venendo di notte noi non sappiamo dove va e con chi va». Tutti conoscono «il suo<br />

spietato carattere di avaro e che tutti i mezzi gli sono leciti per far soldi». Vero o falso sono<br />

voci che fanno male. Non lo ascoltano più, ridono. Il cappellano parte anche per colpa del<br />

parroco 97 .<br />

Mons. Petricig can. di Cividale, risponde offrendo notizie a Nogara. É troppo attaccato agli<br />

interessi materiali e spassi, meno a quelli morali <strong>della</strong> popolazione; così si dica del<br />

cappellano. «Non gode tanta stima presso i suoi fedeli, la maggioranza dei quali amerebbe<br />

96 ACAU Sac. def., don Pietro Della Schiava, 1936.<br />

97 ACAU Sac. def., don Pietro Della Schiava, 30-1-1940.

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