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Capitolo XII – Situazione morale e religiosa della Slavia cividalese

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<strong>XII</strong> <strong>–</strong> SITUAZIONE MORALE E RELIGIOSA DELLA SLAVIA CIVIDALESE - 305<br />

posti di blocco. Lasciano un cattivo ricordo per bestemmie, ubriachezze (19-8-1947). La<br />

Madonna Missionaria a Croaretto: processione di Km. 9½. Passa lungo lo Iudrio presso il<br />

confine di fronte a Bodigoi. Gli slavi guardano nascosti nei cespugli, circospetti nella evidente<br />

tema di essere sorpresi in quell’attitudine di devozione. Anche la sentinella jugoslava si<br />

irrigidisce sull'attenti al passaggio <strong>della</strong> statua (22-3-1949)».<br />

Quasi nulla fosse successo e senza neppure rileggersi negli sproloqui del passato, il parroco<br />

ci saluta con due interventi divergenti, ma ugualmente delusi del presente. «L’umanità sta<br />

passando un pericolo di trasformazione tra i più complessi, più profondi e più rapidi. C’è un<br />

mondo che si sfascia e contemporaneamente un mondo che si prepara. Il mondo che si sfascia<br />

è quello costruito senza Dio, mentre quello che nasce è lo spirito evangelico in forma<br />

sociale... Lavoriamo per l’avvento di un mondo migliore..(1956)».<br />

«...Troviamo del resto un continuo regresso nella vita spirituale <strong>della</strong> Parrocchia. Quali le<br />

cause? I facili spostamenti <strong>della</strong> popolazione per motivi svariatissimi (lavoro, gite, sport,<br />

motorizzazione, cinema, balli) in modo che la vita <strong>della</strong> Chiesa non è più il richiamo<br />

domenicale. Poi il problema economico con la relativa preoccupazione, disoccupazione,<br />

incertezza del lavoro, l’ansia e l’esigenza del divertimento che agita tutti giovani e vecchi. Un<br />

senso di inquietudine, di incertezza e di stanchezza nei confronti del passato col vago<br />

desiderio di qualcosa di nuovo non ben definito, ma allergico ad ogni forma tradizionale. La<br />

negazione di Dio e del soprannaturale; la confusione creatasi tra la politica e la religione.<br />

Rimedi: fronteggiare le nuove realtà, senza nulla disperdere <strong>della</strong> essenza sana <strong>della</strong><br />

Parrocchia: sacramenti liturgia predicazione adatta (1957)» 117 .<br />

Davvero la vita continua!<br />

Cialla ♣ É una comunità dispersa tra i vigneti e nascosta in una valle solitaria, quasi<br />

fossimo tra le dolci colline toscane. Il suo vicario è don Pietro Cernoia sul posto dal 1923. Le<br />

disavventure di alcuni preti slavi subito dopo la prima guerra le conosciamo dalla relazione<br />

del Visitatore apostolico mons. Longhin. Mons Rossi aveva chiesto l’esonero dei Reggenti<br />

don Pio Collino (S. Lorenzo di Nebola), don Pietro Cernoia (Dolegna), don Antonio Cuffolo<br />

(Mernicco) e di don Antonio Vidimar (Medana), ma la domanda andava fatta al Ministero<br />

<strong>della</strong> Guerra, perché erano militari e non cappellani 118 . Invece il Rossi sospetta che i sacerdoti<br />

sloveni non vogliano rientrare. Interviene don A. Cuffolo: «Ma oltre a ciò ci arrecava<br />

grandissimo dolore pel fatto che in una prima lettera prima di conoscere direttamente e non<br />

per vie seconde il nostro pensiero, si esprima una minaccia». Non si sono mai rifiutati di<br />

rientrare; nel 1917-18 sono rimasti al loro posto per compiere il loro dovere. Allora non ci<br />

hanno fatti rientrare. E ciò neppure in gennaio. «Ed oggi dunque, dopo tutto questo<br />

l’ingiunzione con la minaccia di seri provvedimenti ci arreca meraviglia e il massimo dei<br />

dispiaceri». In tempo di guerra hanno ricevuto diversi encomi e diplomi, medaglie e forse<br />

anche la croce di guerra. Si sono rivolti alla Superiore Autorità perché disponga 119 .<br />

Interviene pure il Commissario Civile Roberti, che scrive al vic. gen. Quargnassi per<br />

conservare al Collio i sacerdoti sloveni nelle rispettive cure, almeno fino alle elezioni, perché<br />

la popolazione del Collio slovena non ha sentimenti d’italianità (o è appena in embrione). «La<br />

sola mente italiana che vive presso quelle popolazioni è il sacerdote dipendente da codesta<br />

Curia Arcivescovile». La gente li ama. Verrebbero sacerdoti sloveni «sui cui sentimenti di<br />

italianità non potrei fare troppa fede» 120 .<br />

Queste le premesse per don Cernoia che, nella sua cura di Cialla, sembra riposare<br />

meritatamente delle vicissitudini precedenti. Ma Cialla ha un passato altrettanto burrascoso<br />

del suo curato. Nel 1914 mons. Rossi decretava tra l’altro «2° la Chiesa del Santuario<br />

conserverà il suo carattere di Chiesa Parrocchiale. Tuttavia per comodità <strong>della</strong> popolazione le<br />

funzioni parrocchiali si celebreranno tutte d’ora innanzi nella Chiesa di Cialla così i<br />

117 LS Prepotto, ad annum.<br />

118 ACAU Sac. def., don Pietro Cernoia, 7-5-1919.<br />

119 ACAU Sac. def., don Pietro Cernoia, al Rossi, 6-8-1919.<br />

120 ACAU Sac. def., don Antonio Vidimar, 30-12-1919.

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