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Marginalità e appartenenza: la funzione dell'intellettuale tra sfera ...

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MARGINALITAE APPARTENENZA 369<br />

per cui <strong>la</strong> speciale e raffinata ma<strong>la</strong>ttia che il fascismo c'iniettava, si<br />

risolvesse finalmente nell'umile e pratica salute di tutti. Qualcosa come<br />

andare verso i1 popolo, pensavamo talvolta. Ma beninteso «andare<br />

verso il popolo* faceva parte del<strong>la</strong> va<strong>la</strong>nga. E poi non eravamo anche<br />

noi popolo? Non è <strong>la</strong> cosa piu nevrotica sentire il bisogno di uscire da<br />

se stessi? Hanno mai di queste ubbie i popo<strong>la</strong>ni veri? (Pavese, Letteratura<br />

americana 226)<br />

La soluzione proposta da Pavese in conclusione dell'articolo, se<br />

risente tuttavia di una certa infondatezza ideologica, testimonia<br />

d'altro canto <strong>la</strong> sua determinazione nel voler superare il privilegio<br />

inutile del<strong>la</strong> "solitudine" e cercare invece nell'impegno verso gli altri<br />

<strong>la</strong> propria motivazione intellettuale:<br />

Di fatto, adesso che è finita, ci par chiaro che soltanto at<strong>tra</strong>verso <strong>la</strong><br />

strettoia di sangue e di dolore ci si poteva liberare dall'ansia. Lo<br />

s<strong>tra</strong>ppo, <strong>la</strong> crisi è avvenuta. Bisognava e bisogna vincere <strong>la</strong> paura.<br />

Anche e soprattutto quel<strong>la</strong> di sentirsi esclusi, privilegiati, soli. Se <strong>la</strong><br />

nos<strong>tra</strong> è davvero una realtà proletaria e contadina, non dovremo<br />

ostentar<strong>la</strong> come un problema o una distinzione. Basterà viver<strong>la</strong>.<br />

(Pavese,htteratura americana 226-27)<br />

La polemica di scrittori come Vittorini e Pavese si fonda perciò su<br />

di una maturata consapevolezza dal<strong>la</strong> necessità di intervenire, in<br />

quanto intellettuali ed artisti, nel vivo del dibattito culturale che ani-<br />

mava quegli anni. Scrive ancora Pavese:<br />

Se ora in buon numero gli intellettuali-e dei migliori-vengono al<br />

comunismo, quasi a sciogliere un voto formu<strong>la</strong>to nel<strong>la</strong> stretta di questi<br />

anni terribili, ciò significa che molti <strong>tra</strong> loro ci trovano soprattutto una<br />

condizione di libertà, un avvio a esperienze e creazioni che gli altri<br />

sistemi non consentono o non promettono altrettanto ricche. Sia <strong>la</strong><br />

promessa unicamente una diversa e piu efficace vita collettiva su cui<br />

innestare <strong>la</strong> propria vita interiore, sia una fede o, come si dice,<br />

un'ideologia vera e propria per cui <strong>la</strong>vorare e spendersi-fatto sta che<br />

in tutt'Europa, e in America e nel mondo, uomini di pensiero, di fanta-<br />

sia, di coscienza, illustri e oscuri, scelgono di celebrare <strong>la</strong> loro libertà in<br />

una prassi comunista. Ciò significa qualcosa. Anzitutto significa che<br />

per questi uomini una maggior libertà intellettuale non era sinora esi-<br />

stita. (Letteratura americana 229-30)<br />

Ed anche Vittorini esprime, pur con l'immediatezza e <strong>la</strong> sponta-<br />

neità del fervore polemico che caratterizzò quel periodo, <strong>la</strong> sua<br />

posizione critica a proposito del rapporto dialettico <strong>tra</strong> cultura e so-<br />

cietà:

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