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Marginalità e appartenenza: la funzione dell'intellettuale tra sfera ...

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tanza decisiva, e a non considerare <strong>la</strong> vita civile qualcosa di indipen-<br />

dente dal<strong>la</strong> specu<strong>la</strong>zione filosofica, o dal<strong>la</strong> cultura in senso <strong>la</strong>to. (81)<br />

Intellettuali come Pavese e Vittorini si iscrivono nel dopoguerra al<br />

PCI operando una scelta che se in un certo senso rien<strong>tra</strong> appunto<br />

nell'indirizzo comune del momento, non implica però automatica-<br />

mente una sottomissione passiva al<strong>la</strong> politica culturale del partito, sia<br />

per il non facile adattamento di questi scrittori ad una normativa<br />

spesso soffocante e tautologica, sia per l'atteggiamento stesso di<br />

"apertura" del PCI verso persone di diversa provenienza ideologica e<br />

religi~sa.~<br />

Le difficoltà di fondo di un appiattimento riduttivo del discorso di<br />

certi intellettuali nell'ambito di una programmaticità strettamente<br />

ideologica, trovano quindi una loro sistemazione temporanea grazie<br />

ad un atteggiamento accondiscendente del PCI che assume una<br />

posizione<br />

di maggior favore verso <strong>la</strong> figura del simpatizzante che non dell'intel-<br />

lettuale militante, al quale comunque veniva assegnata una <strong>funzione</strong>-<br />

strettamente culturale e non politica-che come tale era meglio svolta<br />

da uomini pubblicamente conosciuti e stimati per il loro ruolo specia-<br />

listico più che per <strong>la</strong> loro connessione col partito. (50)<br />

Si <strong>tra</strong>tta dunque, per l'intellettuale di sinis<strong>tra</strong>, di accettare <strong>la</strong> pro-<br />

pria <strong>funzione</strong> di operatore culturale in un clima storico-politico nel<br />

quale il significato di engagement non implicava necessariamente<br />

un'identificazione ideologica o dialetticamente motivata con il mar-<br />

xismo, ma significava piuttosto, in termini più ampi, l'esercizio del<br />

proprio ruolo demiurgico di "funzionario" culturale al servizio del<strong>la</strong><br />

collettività.<br />

In questo periodo <strong>la</strong> politica culturale del PCI propende inoltre<br />

verso una diffusione del<strong>la</strong> dottrina marxiana meno ortodossa ed è<br />

favorevole perciò-nel<strong>la</strong> prospettiva di un pluralismo ideologico che<br />

assimili ai fini del programma partitico del<strong>la</strong> sinis<strong>tra</strong> il maggior nu-<br />

mero di aspiranti iscritti o simpatizzanti-ad un più generico ed ap-<br />

prossimato "marxismo universale" che accomuni un po' tutta<br />

l'eterogeneità dell"'intel1ighenzia" italiana.<br />

Pavese, ad esempio, vede forse nel PCI, inteso appunto come unità<br />

catalizzante e disciplinante, una possibilità non tanto ideologica<br />

quanto sociale ed umana, di superare le proprie tendenze individua-<br />

listiche ed esistenziali at<strong>tra</strong>verso una rivisitazione reale e storico-<br />

conoscitiva del suo discorso artistico:<br />

in ogni caso è certo che l'atteggiamento di Pavese non corrispose a una<br />

conoscenza approfondita dei testi e del pensiero marxista, né coincise<br />

con una ortodossa coliocazione nei quadri del partito o con il formarsi<br />

di una coscienza di c<strong>la</strong>sse . ..il marxismo gli servì, tutt'al più, a raffor-

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