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Marginalità e appartenenza: la funzione dell'intellettuale tra sfera ...

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MARGINALITÀE APPARTENENZA 371<br />

fatti Lucio Lombardo Radice su Rinascita a proposito di scrittori come<br />

Pavese e Moravia: "non vi è [in essi] il tono di chi denuncia . .. ma<br />

l'amarezza di chi si confessa, l'angoscia e il disgusto di chi, pur confessandosi,<br />

non riesce a liberarsi di una "decadenza" in cui continua a<br />

rimanere radicato" (166).<br />

Al di là comunque di queste osservazioni critiche, provenienti da<br />

un clima partico<strong>la</strong>re in cui <strong>la</strong> tensione fra intellettuali e potere6 si<br />

svolgeva secondo alcune dinamiche ideologiche oggi inaccettabili,<br />

non bisogna dimenticare che <strong>la</strong> parabo<strong>la</strong> esistenziale di questi scrittori<br />

si evolve at<strong>tra</strong>verso una con<strong>tra</strong>ddittoria e sofferta militanza politica,<br />

senza diventare però mai accettazione incondizionata di un programma<br />

ideologico.<br />

Tale atteggiamento comporta necessariamente <strong>la</strong> messa in discussione<br />

di quel<strong>la</strong> <strong>funzione</strong> "catartica" che l'immaginario collettivo, al<strong>la</strong><br />

ricerca costante del suo mito risolutorio, voleva attribuir loro. Sebastiano<br />

Vassalli osserva acutamente come in effetti Pavese, e con lui<br />

Pasolini, siano "gli unici scrittori del Novecento ad avere <strong>la</strong><br />

consapevolezza che chi scrive non appartiene ad un'ideologia, ma ad<br />

una lingua, ad una comunità di par<strong>la</strong>nti" (Riccobono 17).<br />

Ecco quindi il valore enorme del<strong>la</strong> <strong>funzione</strong> culturale svolta da<br />

questi scrittori che se da un <strong>la</strong>to erano consapevoli, come nel caso di<br />

Pavese, del<strong>la</strong> "frattura" esistente <strong>tra</strong> <strong>la</strong> loro "<strong>appartenenza</strong> al<strong>la</strong> comunità<br />

politica degli antifascisti e <strong>la</strong> comunità globale . . . [dell'l intero<br />

Paese" (Riccobono 17), non per questo erano meno inclini a rendere<br />

gli altri partecipi e coscienti di tale conflittualità <strong>tra</strong> "passione e<br />

ideologia," at<strong>tra</strong>verso <strong>la</strong> costanza del proprio impegno e <strong>la</strong> tenacia del<br />

proprio <strong>la</strong>voro intellettuale.<br />

Ed ecco perché, infine, <strong>la</strong> problematica intrinseca nel<strong>la</strong> ridefinizione<br />

di una dinamica <strong>tra</strong> ruolo pubblico e <strong>sfera</strong> privata quale si<br />

evolve nel periodo in questione, testimonia in maniera esemp<strong>la</strong>re il<br />

significato profondo di un messaggio politico-culturale e letterario<br />

certamente capace di offrire nuove indicazioni epistemologiche ai fini<br />

di una chiarificazione non solo del<strong>la</strong> loro produzione artistica e culturale<br />

e del controverso momento storico in cui questi intellettuali<br />

vissero ed operarono, ma anche di quello che oggi potremmo<br />

chiamare lo "spettro"7 <strong>dell'intellettuale</strong> postmoderno.<br />

Del resto se l'intellettuale deve pur essere "una coscienza inquieta"<br />

(Sartre 158)~ allora il suo ruolo rimane-anche se "constata, in definitiva,<br />

di essere sostituibile" (Maldonado 19)-di fondamentale importanza<br />

all'interno del<strong>la</strong> società globale in cui viviamo; nel<strong>la</strong> misura in<br />

cui però esso non diventi nè un "chierico" pronto a dichiarare che il<br />

suo "regno non è di questo mondo" (Benda 95)? nè uno "stregone"lo<br />

capace di manipo<strong>la</strong>re per un certo fine il pubblico a cui si rivolge e<br />

quindi di fissare "in qualche modo una ma<strong>la</strong>ttia necessaria

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