Marginalità e appartenenza: la funzione dell'intellettuale tra sfera ...
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come nel caso di Pavese, dal<strong>la</strong> necessità di definire <strong>la</strong> propria<br />
<strong>funzione</strong> di intellettuale di sinis<strong>tra</strong>, pur polemizzando nei confronti<br />
del<strong>la</strong> sottomissione ideologica imposta dal partito:<br />
Rivoluzionario è lo scrittore che riesce a porre at<strong>tra</strong>verso <strong>la</strong> sua opera<br />
esigenze rivoluzionarie, (ma) "diverse" da quelle che <strong>la</strong> politica pone:<br />
esigenze .. . deli'uomo ch'egli soltanto sa scorgere neli'uomo, che è<br />
proprio di lui scrittore scorgere, e che è proprio di lui scrittore<br />
rivoluzionario porre, e porre "accanto" alle esigenze che pone <strong>la</strong> poli-<br />
tica, porre "in piu" delle esigenze che pone <strong>la</strong> politica. (Diario in pub-<br />
blico 304)<br />
Lo stesso Vittorini puntualizza, più avanti, l'importanza di questo<br />
concetto definendolo un "ritornello che si ripeteva spesso in Politec-<br />
nico" (Diario in pubblico 305) e aggiunge:<br />
Ho sempre negato che possa essere compito del<strong>la</strong> letteratura di dare a<br />
vedere, o <strong>tra</strong>durre in letteratura, le ragioni politiche di una rivoluzione.<br />
Nego che possa essere compito di uno scrittore educare politicamente<br />
at<strong>tra</strong>verso un bel gioco letterario. Ma vi sono ragioni umane di una<br />
rivoluzione che soltanto lo scrittore, il poeta, può dare a vedere. E' lui<br />
soltanto che può conoscerle e porle in rilievo. (Diario in pubblico 305-06)<br />
Ecco quindi che per Vittorini, come in modo più con<strong>tra</strong>stato per<br />
Pavese, il comunismo, in quanto riferimento ideologico comune ai<br />
due autori, diventa soprattutto "un mezzo piuttosto che un fine; una<br />
via piuttosto che una meta" (Diario in pubblico 307).<br />
Se da un <strong>la</strong>to, infatti, Pavese scrive:<br />
La storia anche italiana di questi ultimi anni dimos<strong>tra</strong> a chi vuol vedere<br />
che gli intellettuali posson trovare nel comunismo il piu efficace stru-<br />
mento per realizzare una concreta libertà intellettuale. (Letteratura<br />
americana 232)<br />
Dall'altro, lo scrittore siciliano afferma:<br />
Perciò è inutile che si parli di "via democratica" al comunismo, di "via<br />
democratica" al socialismo. A noi (agli uomini) interessa che il comu-<br />
nismo stesso e il socialismo stesso siano "democratici." Questo inten-<br />
diamo dire dicendo che li pensiamo come '"vie." Noi non vogliamo<br />
nul<strong>la</strong> che non resti aperto al<strong>la</strong> possibilità di <strong>tra</strong>sformarsi, di mutare, di<br />
diventare "altro," nul<strong>la</strong> che non si ponga su un piano ancora di<br />
"passaggio," e di movimento, di storia. (Vittorini, Diario in pubblico 307)<br />
Una posizione critica, questa di Vittorini, che sottende, pur coi suoi<br />
limiti e le sue con<strong>tra</strong>ddittorietà di fondo,5 anche <strong>la</strong> denuncia<br />
pavesiana nei confronti di una cultura "umanistica" portatrice dei va-<br />
lori e degli ideali borghesi ed incapace, perciò, di rappresentare le esi-<br />
genze del "popolo":