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Marginalità e appartenenza: la funzione dell'intellettuale tra sfera ...

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366 VINCENZO BINETTI<br />

di Pavese, proprio perché, come sottolinea Gian Carlo Ferretti, "egli<br />

porta nel suo <strong>la</strong>voro un'audace ricerca del nuovo, una dirompente<br />

carica di perturbazione problematica e polemica, una infaticabile e<br />

feconda insoddisfazione" (L'editore Vittorini 309-10).<br />

Riterrei, perciò, partico<strong>la</strong>rmente informativo in questa sede un sia<br />

pur breve confronto fra en<strong>tra</strong>mbi gli autori soprattutto at<strong>tra</strong>verso il<br />

canale specifico del<strong>la</strong> scrittura giornalistica; scrittura che più si presta<br />

ad evidenziare i motivi polemici ed innovatori di una ricerca comune.<br />

Ecco cosa scrive, ad esempio, Vittorini in un articolo pubblicato su<br />

Il Politecnico nel 1947:<br />

Non voglio dire che politica e cultura siano perfettamente distinte. ...<br />

Ma certo sono due attività, non un'attività so<strong>la</strong>; e quando l'una di esse<br />

è ridotta (per ragioni interne o esterne) a non avere il dinamismo suo<br />

proprio, e a svolgersi, a divenire, nel senso dell'al<strong>tra</strong>, sul terreno<br />

dell'al<strong>tra</strong>, come sussidiaria o componente dell'al<strong>tra</strong>, non si può non<br />

dire che <strong>la</strong>scia un vuoto nel<strong>la</strong> storia. (ora in Diario in pubblico 297)<br />

E ancora:<br />

Non ho mai inteso dire che l'uomo politico non debba "interferire" in<br />

questioni di cultura. Ho inteso dire ch'egli deve guardarsi<br />

dall'interferirvi per finalità di contingenza politica . . . at<strong>tra</strong>verso argo-<br />

menti o mezzi politici, e pressione politica, e intimidazione politica.<br />

(Diario in pubblico 299)<br />

E non è un caso se le motivazioni che caratterizzano <strong>la</strong> polemica di<br />

Vittorini nei confronti di una politica partitica che sembrava porsi in<br />

maniera sempre più in<strong>tra</strong>nsigente rispetto alle velleità di autonomia<br />

intellettuale di certi scrittori, rispecchino le stesse controversie che<br />

at<strong>tra</strong>versano sia <strong>la</strong> produzione pavesiana che quel<strong>la</strong> di altri intellet-<br />

tuali direttamente coinvolti in questo acceso dibattito.<br />

Se da un <strong>la</strong>to, infatti, Pavese non esita ad affermare che "chi vuole<br />

far l'arte del suo tempo "per necessità storica," farà tutt'al piu una po-<br />

etica, un manifesto" (La letteratura americana e altri saggi 2441, o più<br />

categoricamente che "unico mio disinteresse-ab aeterno e parlo col<strong>la</strong><br />

mano sul cuore-<strong>la</strong> letteratura politica" (Lettere 1: 293), Vittorini,<br />

dall'altro, riesce a sintetizzare, in poche righe, e con un linguaggio<br />

lucido ed esplicito, su cosa si basava in effetti <strong>la</strong> diatriba che coinvol-<br />

geva a quei tempi intellettuali e uomini politici: "<strong>la</strong> linea che divide,<br />

nel campo del<strong>la</strong> cultura, il progresso dal<strong>la</strong> reazione, non si identifica<br />

esattamente con <strong>la</strong> linea che li divide in politica" (Diario in pubblico<br />

300).<br />

L'atteggiamento polemico di Vittorini rispetto a questo dibattito,<br />

che determinò come sappiamo <strong>la</strong> lunga querelle con Togliatti e che<br />

portò lo scrittore all'uscita dal P.C.I., è <strong>tra</strong> l'altro segnato anch'esso,

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