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Copertina 4 - Retriever Magazine

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mi ero appoggiato ad un amico che possedeva un setter<br />

e con il quale uscivo cercando di coordinarmi con la<br />

sua maniera di cacciare. Presto mi resi conto che nella<br />

caccia vagante esistono ausiliari più consoni di un retriever<br />

(qual sono le razze predisposte a questa) e passavo più<br />

tempo a cercare di sfumare gli eccessi del mio cane che<br />

in vera attenzione a quanto si prospettava intorno a me.<br />

Condizionato dal diverso passo del setter mi sprecavo<br />

in fischi e richiami per tenere a bada Ducker, creando<br />

grande confusione nella sua testa e ben poco affiatamento<br />

tra me e lui.<br />

Alla fine di una stagione frustrante, scoraggiante e scevra<br />

di passi avanti nella comprensione della divisione dei<br />

compiti tra “fucile” e cane, decisi di rischiare e uscii<br />

senza accompagnatore, cioè senza il condizionamento<br />

di persone o cani (eccetto Ducker) con cui adeguarsi e<br />

misurarsi. L’ultimo giorno di<br />

apertura della caccia montai<br />

in macchina e mi avventurai<br />

solitario verso un fiume sulle<br />

cui sponde sono presenti<br />

grandi estensioni di canneti<br />

e cespugli di tamerici con<br />

pozze riparate e nascoste allo<br />

sguardo e dove di solito le<br />

anatre si posano e soggiornano<br />

in tutta tranquillità al sicuro<br />

dai predatorin sollevandosi in volo solo<br />

se stimolate dall’arrivo di questi ultimi sufficientemente<br />

vicino da rappresentare<br />

un reale pericolo per la loro incolumità.<br />

Arrivato sul posto feci scendere dall’auto<br />

Ducker, questi una volta libero corse subito<br />

tra i cespugli del fiume e, cogliendomi<br />

impreparato, sollevò immediatamente<br />

una coppia di germani già sicuramente<br />

sul chi vive dal rumore del motore e dallo<br />

sbattere degli sportelli dell’automobile<br />

parcheggiata a cinquanta metri dal<br />

fiume. Imprecazioni e tentativo di caricare le cartucce<br />

velocemente nel fucile.<br />

il mio retriever<br />

Ho mirato senza sparare a degli uccelli oramai sufficientemente<br />

lontani perché non corressero rischio alcuno da<br />

chi voleva attentare alla loro vita.<br />

Capii in quel momento cosa mancasse in comprensione<br />

tra me ed il mio cane: il coordinamento dei diversi<br />

ruoli. Ovvero a cosa servisse il fucile e il cosa dovesse<br />

fare il cane. Quest’ultimo doveva usare i suoi sensi per<br />

individuare, raggiungere e far levare in volo (o stanare) i<br />

selvatici, da parte mia dovevo seguire i suoi movimenti e<br />

cercare di posizionarmi nel luogo più idoneo per facilitare<br />

l’abbattimento con conseguente immediato riporto. Se<br />

questa operazione fosse riuscita sarebbe stato un gran<br />

passo avanti per ambedue.<br />

Ripresi a percorrere il fiume cercando di usare le gambe<br />

per controbattere l’irruenza e la foga di Ducker che lo<br />

portava ad allontanarsi dalla zona di tiro utile, lanciandogli<br />

di tanto in tanto il fischio di ferma almeno<br />

per rallentarlo, operazione che a volte<br />

riusciva. Finalmente, forse dovuto al mio<br />

andar celere cercando di tenermi a tiro di<br />

un eventuale sollevamento di selvatici, la<br />

combinazione sperata si avverò: Ducker<br />

riuscì ad involare un germano al limite<br />

di un canneto, quest’ultimo con volo<br />

radente sull’acqua cercò di conquistare<br />

il cielo, sollevai il fucile e sparai. Cadde<br />

ferito dentro lo specchio d’acqua agitando<br />

le ali sulla superficie. Il cane, distante<br />

circa cinquanta metri dall’anatra, nuotò<br />

alla volta di questa, arrivato a portata di<br />

zanne, lo prese in bocca e dopo aver<br />

guadagnato la sponda si apprestò verso<br />

me e con sguardo fiero e sprizzante gioia<br />

me lo depose in mano.<br />

Da quel momento capii il significato<br />

di affiatamento e gioco di squadra,<br />

mi riproposi di prestare la massima<br />

attenzione nel cernire le eventuali<br />

possibilità che si presentassero in<br />

giornata: sparare solo a colpo sicuro,<br />

stare attento che il cane seguisse<br />

tutto il susseguirsi degli avvenimenti,<br />

dal prendere il volo del selvatico,<br />

allo sparo e l’eventuale caduta con<br />

conseguente cura nel richiedere<br />

il riporto. Mi si presentarono altre<br />

quattro occasioni possibili di cui<br />

due andarono a buon fine, una con<br />

caduta in acqua e marcata dal cane,<br />

la seconda con abbattimento su di<br />

un campo nella sponda del fiume<br />

opposta ed al di fuori del campo<br />

visivo di Ducker.<br />

La prima era un “marking” puro dai risultati certi e<br />

Nous, dopo aver stanato<br />

e recuperato il<br />

germano dal canneto,<br />

esegue il riporto.<br />

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