Giovanni Paolo II, beato Mondo arabo in rivolta ... - Aracne editrice
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copert<strong>in</strong>a aprile 2011.qxp 06/04/2011 16.36 Pag<strong>in</strong>a 1<br />
Poste Italiane Spa Spedizione <strong>in</strong> a.p. D.L. 353/2003 (conv. <strong>in</strong> L. 27/2/2004 n. 46) art. 1, comma 2, DCB Perugia<br />
602<br />
Aprile<br />
2011<br />
<strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong> <strong>II</strong>, <strong>beato</strong><br />
Mons. Javier Echevarría <strong>in</strong>tervistato<br />
da Michele Dolz; Joaquín Navarro-<br />
Valls <strong>in</strong>tervistato da Aldo Maria<br />
Valli; uno studio di Antonio Spadaro<br />
sulla poesia di Karol Wojtyla<br />
Pasqua con i tuoi<br />
di Michelangelo Peláez<br />
<strong>Mondo</strong> <strong>arabo</strong> <strong>in</strong> <strong>rivolta</strong><br />
«La rivoluzione dei gelsom<strong>in</strong>i», di <strong>Giovanni</strong> Livi;<br />
Magdi Cristiano Allam <strong>in</strong>tervistato da Cesare Cavalleri;<br />
mons. William Shomali <strong>in</strong>tervistato da Nicola Scopelliti;<br />
«Da Cheope a Mubarak», di Alessandro Roccati<br />
Dalla Croce<br />
il Paradiso<br />
di padre Livio Fanzaga<br />
Eugenio Corti,<br />
Shakespeare d’Italia<br />
di Peter Milward<br />
Dovuto a Nilla Pizzi<br />
di Ernesto Terrasi<br />
20131 Milano - Via Stradivari, 7
Editoriale aprile 2011.qxp 07/04/2011 15.48 Pag<strong>in</strong>a 241<br />
Il record della santità<br />
Alle 1.166 Udienze generali del mercoledì,<br />
durante i 27 anni di pontificato di<br />
<strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong> <strong>II</strong>, hanno partecipato più di 17 milioni<br />
e 600 mila pellegr<strong>in</strong>i, senza contare le udienze speciali<br />
e le cerimonie religiose (più di 8 milioni di pellegr<strong>in</strong>i<br />
durante il Grande Giubileo del 2000); 19 edizioni della<br />
Giornata mondiale della gioventù; 147 cerimonie di<br />
beatificazione nelle quali sono stati proclamati 1.338<br />
nuovi beati; 51 canonizzazioni per 482 santi; <strong>Giovanni</strong><br />
<strong>Paolo</strong> <strong>II</strong> ha creato 231 card<strong>in</strong>ali, più 1 rimasto <strong>in</strong> pectore;<br />
15 assemblee del S<strong>in</strong>odo dei vescovi: 6 ord<strong>in</strong>arie,<br />
8 speciali, una straord<strong>in</strong>aria; 14 encicliche, 15 esortazioni<br />
apostoliche, 11 costituzioni apostoliche, 45 lettere<br />
apostoliche; nei 104 viaggi apostolici <strong>in</strong>ternazionali ha<br />
percorso <strong>in</strong> aereo 1.163.865 chilometri, pari a tre volte<br />
la distanza della Luna dalla Terra; 146 visite pastorali<br />
<strong>in</strong> Italia; come vescovo di Roma ha visitato 317 parrocchie<br />
(su un totale di 333); ha ricevuto 738 capi di<br />
Stato, eccetera eccetera.<br />
<strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong> <strong>II</strong> è il Papa dei record: altri se ne potrebbero<br />
aggiungere a quelli sopra elencati. Ma il segreto<br />
che spiega la straord<strong>in</strong>aria e feconda <strong>in</strong>tensità del<br />
suo pontificato è stato proclamato dal sensus fidei dei<br />
fedeli durante i funerali, l’8 aprile 2005: sì, il Papa<br />
aveva eccezionali qualità umane di filosofo, di teologo,<br />
di poeta; aveva il dono di essere grande comunicatore;<br />
aveva l’esperienza del lavoro <strong>in</strong> fabbrica e della dittatura<br />
nazista; non aveva mai perso il contatto con i giovani,<br />
universitari e non; ha capito a fondo, da pastore,<br />
l’amore coniugale; ha amato la sua Polonia di un amore<br />
universale... sì, era e aveva tutto questo e altro ancora,<br />
ma il segreto che il popolo di Dio ha <strong>in</strong>tuito f<strong>in</strong><br />
dall’<strong>in</strong>izio e che ha espresso con <strong>in</strong>appellabile semplicità<br />
davanti alla bara di legno <strong>in</strong> piazza San Pietro sulla<br />
quale era stato deposto un Vangelo sfogliato dal vento,<br />
è racchiuso <strong>in</strong> due parole: «Santo subito».<br />
Ecco, <strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong> <strong>II</strong> ha fatto tutto ciò che ha fatto<br />
perché non ha mai smesso di tendere alla santità,<br />
perché era santo. È la forza della sua santità ad aver<br />
scosso dalle fondamenta l’impero comunista; è la sua<br />
unione con Dio attraverso la mediazione della Verg<strong>in</strong>e<br />
ad avergli consentito di sopravvivere all’attentato<br />
del 13 maggio 1981; una santità dapprima espressa<br />
nel vigore dell’energia fisica e poi nel dolore della<br />
malattia e dell’anzianità. «Santo subito»: proprio così.<br />
E Benedetto XVI non poteva far altro che consentire<br />
l’apertura del processo di beatificazione a soli 26<br />
giorni dal dies natalis del suo predecessore.<br />
Nell’enciclica Novo Millennio <strong>in</strong>eunte, a conclusione<br />
Editoriale<br />
del Grande Giubileo del 2000, <strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong> <strong>II</strong> ha<br />
tracciato il programma per la Chiesa nel terzo Millennio.<br />
Al primo punto del piano pastorale si legge: «In<br />
primo luogo non esito a dire che la prospettiva <strong>in</strong> cui<br />
deve porsi tutto il camm<strong>in</strong>o pastorale è quella della<br />
santità. Non era forse questo il senso ultimo dell’<strong>in</strong>dulgenza<br />
giubilare, quale grazia speciale offerta da Cristo<br />
perché la vita di ciascun battezzato potesse purificarsi<br />
e r<strong>in</strong>novarsi profondamente? F<strong>in</strong>ito il Giubileo, ricom<strong>in</strong>cia<br />
il camm<strong>in</strong>o ord<strong>in</strong>ario, ma additare la santità resta<br />
più che mai un’urgenza della pastorale.<br />
«Occorre allora riscoprire, <strong>in</strong> tutto il suo valore programmatico,<br />
il capitolo V della Costituzione dogmatica<br />
sulla Chiesa Lumen gentium, dedicato alla “vocazione<br />
universale alla santità”. Se i Padri conciliari<br />
diedero a questa tematica tanto risalto, non fu per<br />
conferire una sorta di tocco spirituale all’ecclesiologia,<br />
ma piuttosto per farne emergere una d<strong>in</strong>amica <strong>in</strong>tr<strong>in</strong>seca<br />
e qualificante. La riscoperta della Chiesa come<br />
“mistero”, ossia come popolo “adunato dall’unità<br />
del Padre, del Figlio e dello Spirito”, non poteva<br />
non comportare anche la riscoperta della sua “santità”,<br />
<strong>in</strong>tesa nel senso fondamentale dell’appartenenza<br />
a Colui che è per antonomasia il Santo, il “tre volte<br />
Santo” (cfr Is 6,3). Professare la Chiesa come santa<br />
significa additare il suo volto di Sposa di Cristo, per<br />
la quale egli si è donato, proprio al f<strong>in</strong>e di santificarla<br />
(cfr Ef 5,25-26). Questo dono di santità, per così dire,<br />
oggettiva, è offerto a ciascun battezzato».<br />
Il record dei record di <strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong> <strong>II</strong> è la sua santità,<br />
riconosciuta dai fedeli e che con la beatificazione<br />
del 1° maggio avrà il primo riconoscimento solenne.<br />
Da santo, il Papa ha <strong>in</strong>tuìto che la ragion d’essere<br />
della stessa Chiesa è la santità; e che il significato<br />
ultimo dell’esistenza dell’uomo sulla Terra è la ricerca<br />
della santità: «È ora di riproporre a tutti con conv<strong>in</strong>zione<br />
questa “misura alta” della vita cristiana ord<strong>in</strong>aria:<br />
tutta la vita della comunità ecclesiale e delle<br />
famiglie cristiane deve portare <strong>in</strong> questa direzione»<br />
(Novo Millennio <strong>in</strong>eunte, n. 31).<br />
Il 1° maggio saremo tutti, almeno idealmente, <strong>in</strong><br />
piazza San Pietro: grande festa per il nuovo <strong>beato</strong>,<br />
ma anche impegno di coerenza con il suo esempio e<br />
con la sua <strong>in</strong>tercessione. Davvero questa beatificazione<br />
deve costituire, per tutta la Chiesa e per ciascuno<br />
di noi, un r<strong>in</strong>novato slancio di risposta alla<br />
«chiamata alla santità» che il Concilio Vaticano <strong>II</strong><br />
ha proclamato «universale».<br />
C.C.<br />
241
sommario 602.qxp 11/04/2011 11.17 Pag<strong>in</strong>a 242<br />
N° 602<br />
Editoriale<br />
241 Il record della santità<br />
Michelangelo Tábet<br />
244 La Parola di Dio nella Chiesa & per il mondo<br />
<br />
<strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong> <strong>II</strong>, <strong>beato</strong><br />
Michele Dolz<br />
251 <strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong> <strong>II</strong> & l’Opus Dei. Colloquio con mons. Javier Echevarría<br />
Aldo Maria Valli<br />
259 «Quasi si vedeva l’oggetto della fede». Colloquio con Joaquín Navarro-Valls<br />
Antonio Spadaro<br />
263 Nella melodia della terra<br />
<br />
Nicola Lecca<br />
268 Lettera da Innsbruck. Un’oasi di benessere irreale tra le Alpi<br />
Michelangelo Peláez<br />
271 Spiritualità. Pasqua con i tuoi<br />
Livio Fanzaga<br />
274 Catechesi. Dalla Croce il Paradiso<br />
Luigi Negri<br />
278 «Opportune et importune». Le responsabilità dei cristiani<br />
<br />
<strong>Mondo</strong> <strong>arabo</strong> <strong>in</strong> <strong>rivolta</strong><br />
<strong>Giovanni</strong> Livi<br />
279 Osservatorio d’Europa. La rivoluzione dei gelsom<strong>in</strong>i<br />
Cesare Cavalleri<br />
282 Islàm. L’Egitto cambia la «sharia» resta. Colloquio con Magdi Cristiano Allam<br />
Nicola Scopelliti<br />
284 Chiesa. Medioriente: la speranza dei cristiani. Colloquio con mons. W. Shomali<br />
Alessandro Roccati<br />
288 Dest<strong>in</strong>i. Da Cheope a Mubarak<br />
<br />
D<strong>in</strong>o Basili<br />
291 Piazza Quadrata. Notizia, gossip, maldicenza<br />
Antonio Cirillo<br />
292 Anniversari. Mons. Carlo Colombo, un maestro<br />
Guido Clericetti<br />
295 Inquietovivere<br />
Gianfranco Morra<br />
296 Risorgimento. Quale unità d’Italia?<br />
Armanda Capeder<br />
298 Storia. Per i v<strong>in</strong>ti la memoria è di sangue<br />
Pier Francesco Paol<strong>in</strong>i<br />
300 Cruciverba d’autore<br />
Peter Milward<br />
302 Letteratura. Eugenio Corti, Shakespeare d’Italia<br />
Vittorio Mathieu<br />
306 Bioetica. Nobel senza «positive ricadute»<br />
Claudio Mereghetti<br />
307 Invito alla lettura. Dante & Beatrice, progetto d’amore<br />
Claudio Pollastri<br />
309 Interviste. Patty Pravo, <strong>in</strong> dovere di trasgressione<br />
Ernesto Terrasi<br />
312 Storia della canzone. Dovuto a Nilla Pizzi<br />
Raffaele Chiarulli<br />
314 C<strong>in</strong>ema. Più forte della morte è l’amore<br />
Massimo Venuti<br />
316 Musica. Il pellegr<strong>in</strong>o Liszt<br />
Carlo Alessandro Land<strong>in</strong>i<br />
317 Concerti. Lucca capitale<br />
François Livi<br />
319 Arti visive. De Nittis, Gérôme & il sogno parig<strong>in</strong>o<br />
Fabio Ferrar<strong>in</strong>i<br />
322 Ares news. L’Italia fa 150<br />
Carlo Alessandro Land<strong>in</strong>i<br />
324 Riviste & riviste. Casabella & chiese brutte<br />
*<br />
326 Libri & libri<br />
Mauro Manfred<strong>in</strong>i<br />
332 Doppia classifica. Libri venduti & libri consigliati<br />
Franco Palmieri<br />
334 Fax & Disfax<br />
*<br />
336 Libri ricevuti<br />
<br />
Un numero per sostenere il Suo e il nostro impegno culturale:<br />
00980910582<br />
È il codice fiscale dell’Ares, Associazione Ricerche e Studi, <strong>editrice</strong> di «Studi cattolici», da utilizzare<br />
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m<br />
li<br />
<br />
<br />
<br />
sommario 602.qxp 11/04/2011 11.40 Pag<strong>in</strong>a 243<br />
<strong>in</strong> questo numero:<br />
«<strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong> <strong>II</strong>, <strong>beato</strong>» è il titolo del quaderno<br />
dedicato all’<strong>in</strong>dimenticabile figura del Papa «venuto<br />
da una Paese lontano»; Michele Dolz ha <strong>in</strong>contrato mons.<br />
Javier Echevarría, Prelato dell’Opus Dei, per rievocare il<br />
rapporto <strong>in</strong>tenso e famigliare di <strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong> <strong>II</strong> con l’istituzione<br />
fondata da san Josemaría Escrivá il 2 ottobre<br />
1928 (p. 251); Aldo Maria Valli, vaticanista del Tg1, ha<br />
riletto i momenti salienti del pontificato di Wojtyla <strong>in</strong>sieme<br />
a Joaquín Navarro-Valls, per più di vent’anni al suo<br />
fianco come direttore della Sala Stampa vaticana (p. 259);<br />
padre Antonio Spadaro, redattore della Civiltà cattolica,<br />
ha abbracciato il corpus lirico del Papa polacco <strong>in</strong>dividuando<br />
i card<strong>in</strong>i del suo «pensiero poetante» (p. 263).<br />
Nello studio d’apertura Michelangelo Tábet, ord<strong>in</strong>ario<br />
nella Pontificia Università della Santa Croce, rilegge<br />
magistralmente l’esortazione posts<strong>in</strong>odale Verbum<br />
dom<strong>in</strong>i d Benedetto XVI (p. 244). Dalla Croce il Paradiso<br />
è il titolo dell’anticipazione del nuovo libro di padre<br />
Livio Fanzaga (foto), edito dall’Ares (p. 274).<br />
Un bilancio delle <strong>in</strong>quietud<strong>in</strong>i nel Mediterraneo è<br />
raccolto nello speciale «<strong>Mondo</strong> <strong>arabo</strong> <strong>in</strong> <strong>rivolta</strong>»: <strong>Giovanni</strong><br />
Livi ha ripercorso cronologia e protagonisti della «Rivoluzione<br />
dei gelsom<strong>in</strong>i» (p. 279); Cesare Cavalleri ha chiesto a<br />
Magdi Cristiano Allam (foto) un’<strong>in</strong>terpretazione controcorrente<br />
delle <strong>in</strong>cognite islamiche (p. 282); Nicola Scopelliti<br />
ha dialogato con mons. William Shomali (foto), vescovo<br />
ausiliare di Gerusalemme, sulle speranze dei cristiani <strong>in</strong><br />
Medioriente (p. 284); Alessandro Roccati ha confrontato le<br />
cadute dei signori d’Egitto da Cheope a Mubarak (p. 288).<br />
In «piazza quadrata», D<strong>in</strong>o Basili costata quanto<br />
sia debole il polso della stampa italiana, redigendo il suo<br />
pezzo sul retro della lettera dell’Ord<strong>in</strong>e dei giornalisti che<br />
gli assegna il premio per il c<strong>in</strong>quantesimo anno di attività<br />
professionale (p. 291). Nel ventennale della morte di<br />
mons. Carlo Colombo, Antonio Cirillo ne ricorda il magistero<br />
teologico (p. 292).<br />
Il filosofo Gianfranco Morra recensisce L’unità<br />
d’Italia del card. Giacomo Biffi (foto), def<strong>in</strong>endolo come<br />
un «utile elisir depurativo» per la memoria del Risorgimento<br />
(p. 296), mentre Armanda Capeder affronta le sangu<strong>in</strong>ose<br />
spirali del passato facendo i conti con il doloroso<br />
I v<strong>in</strong>ti non dimenticano di Giampaolo Pansa (p. 298). Il<br />
critico britannico Peter Milward si è tuffato nella lettura<br />
del Cavallo rosso di Eugenio Corti, trovando sorprendenti<br />
analogie con l’opera di William Shakespeare (p. 302).<br />
A p. 309 Claudio Pollastri ha stretto <strong>in</strong> una morsa<br />
di domande Patty Pravo (foto). Per le «arti visive»<br />
François Livi ha apprezzato le mostre parig<strong>in</strong>e su Giuseppe<br />
De Nittis e Jean Léon Gérôme (p. 319).<br />
APRILE 2011<br />
ANNO 55°<br />
Mensile di studi e attualità<br />
20131 Milano - Via A. Stradivari, 7<br />
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Registrazione Tribunale di Milano<br />
24-10-1966 - n. 384<br />
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ISSN 0039-2901<br />
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Tabet.qxp 05/04/2011 12.06 Pag<strong>in</strong>a 244<br />
244<br />
Michelangelo<br />
Tábet<br />
Una lettura della<br />
Verbum Dom<strong>in</strong>i<br />
A<br />
circa 45 anni da quando l’assemblea<br />
conciliare convocata da <strong>Giovanni</strong> XX<strong>II</strong>I<br />
pubblicava uno dei suoi documenti più significativi,<br />
la cost. dogm. Dei Verbum sulla div<strong>in</strong>a Rivelazione<br />
(= DV), un altro documento sulla Parola di Dio, l’Esortazione<br />
apostolica posts<strong>in</strong>odale Verbum Dom<strong>in</strong>i<br />
(= VD) 1 , è venuto a illum<strong>in</strong>are questa realtà. Benché<br />
fosse stata presentata l’11 novembre 2010, porta come<br />
data ufficiale il 30 settembre, memoria di san Girolamo;<br />
data sicuramente scelta <strong>in</strong> riconoscenza al<br />
Doctor Maximus <strong>in</strong> exponendis Sacrae Scripturae, titolo<br />
con cui il santo dalmata è celebrato e venerato.<br />
Il contesto storico<br />
È opportuno osservare che dopo la Dei Verbum non<br />
erano mancate ampie e importanti riflessioni eccle-<br />
La Parola<br />
di Dio<br />
nella Chiesa<br />
& per il mondo<br />
È trascorso quasi mezzo secolo da quando il Concilio Vaticano <strong>II</strong> promulgò<br />
la costituzione dogmatica Dei Verbum, sulla div<strong>in</strong>a Rivelazione. Da allora<br />
abbiamo assistito a un utilizzo molto maggiore della Sacra Scrittura,<br />
sia nella liturgia, sia nella predicazione, sia negli studi. Ma il tempo è passato<br />
lasciando cambiamenti sociali di enorme <strong>in</strong>cidenza, e i vescovi di tutta<br />
la Chiesa hanno sentito l’urgenza di ripensare e attualizzare il rapporto<br />
tra pastorale e Parola di Dio. Ciò è stato fatto nella X<strong>II</strong> Assemblea generale<br />
ord<strong>in</strong>aria del S<strong>in</strong>odo dei vescovi (5-26 ottobre 2008), i cui lavori hanno<br />
dato luogo all’esortazione posts<strong>in</strong>odale Verbum Dom<strong>in</strong>i di Benedetto<br />
XVI (30 settembre 2010). Il Papa stesso ha def<strong>in</strong>ito questo documento<br />
una «s<strong>in</strong>fonia della Parola». Di questa «s<strong>in</strong>fonia», il professor Michelangelo<br />
Tábet, ord<strong>in</strong>ario di Esegesi dell’Antico Testamento e di Ermeneutica biblica<br />
nella Pontificia Università della Santa Croce, offre una magistrale<br />
«esecuzione» <strong>in</strong>terpretativa.<br />
siali sulla Parola di Dio e <strong>in</strong> particolare sulla sacra<br />
Scrittura. In àmbito magisteriale c’erano stati <strong>in</strong>terventi<br />
di grande rilievo, quali il celebre discorso pronunciato<br />
da <strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong> <strong>II</strong>, De tout coeur (23<br />
aprile 1993), <strong>in</strong> occasione del centenario dell’enciclica<br />
Providentissimus Deus e il c<strong>in</strong>quantenario della<br />
Div<strong>in</strong>o afflante Spiritu, le due più importanti encicliche<br />
bibliche f<strong>in</strong>ora pubblicate 2 , così come i diversi<br />
<strong>in</strong>terventi di Benedetto XVI f<strong>in</strong> dall’<strong>in</strong>izio del suo<br />
pontificato, <strong>in</strong> particolare quelli pronunciati durante<br />
il S<strong>in</strong>odo dei vescovi del 2008 3 . Si potrebbe aggiungere<br />
la sua opera <strong>in</strong> tre volumi Gesù di Nazaret, due<br />
dei quali già apparsi, la cui rilevanza programmatica<br />
è <strong>in</strong>dicata con precisione nel prologo del primo volume.<br />
In àmbito teologico-biblico esistevano anche,<br />
nel contesto <strong>in</strong> cui parliamo, alcuni importanti documenti<br />
della Pontificia Commissione Biblica, quali<br />
soprattutto L’<strong>in</strong>terpretazione della Bibbia nella<br />
Chiesa (1993) e Il popolo ebraico e le sue Sacre
Tabet.qxp 05/04/2011 12.06 Pag<strong>in</strong>a 245<br />
Scritture nella Bibbia cristiana (2001). Nonostante<br />
ciò, è necessario riconoscere che l’esortazione apostolica<br />
posts<strong>in</strong>odale Verbum Dom<strong>in</strong>i è venuta a riempire<br />
un vuoto che si percepiva da diversi anni. Si avvertiva,<br />
<strong>in</strong>fatti, l’esigenza di un <strong>in</strong>tervento magisteriale<br />
ampio e articolato che approfondisse il tema<br />
della Parola di Dio «per affrontare le nuove sfide che<br />
il tempo presente pone ai credenti <strong>in</strong> Cristo» (n. 3).<br />
L’esortazione Verbum Dom<strong>in</strong>i brilla perciò come una<br />
gemma f<strong>in</strong>emente <strong>in</strong>castonata nella costituzione<br />
dogmatica Dei Verbum, che era e cont<strong>in</strong>uerà a essere<br />
una «pietra miliare nel camm<strong>in</strong>o ecclesiale», come<br />
ha espresso Benedetto XVI (ibidem).<br />
L’esortazione apostolica Verbum Dom<strong>in</strong>i riprende<br />
sostanzialmente quanto era stato elaborato nel S<strong>in</strong>odo<br />
dei vescovi celebrato a Roma nel 2008 su La Parola<br />
di Dio nella vita e nella missione della Chiesa 4 ,<br />
tenendo presenti i documenti e gli <strong>in</strong>terventi che lo<br />
avevano contestualizzato nonché quelli che furono<br />
pubblicati come risultato f<strong>in</strong>ale dell’assemblea s<strong>in</strong>odale,<br />
cioè, il «Messaggio f<strong>in</strong>ale al Popolo di Dio» e<br />
le 55 Propositiones che i Padri s<strong>in</strong>odali formularono<br />
ritenendole questioni di speciale rilievo. Sulla base di<br />
questa attestazione Benedetto XVI ha voluto rivolgersi<br />
alla Chiesa universale per «<strong>in</strong>dicare alcune l<strong>in</strong>ee<br />
fondamentali per una riscoperta, nella vita della<br />
Chiesa, della div<strong>in</strong>a Parola, sorgente di costante r<strong>in</strong>novamento,<br />
auspicando al contempo che essa diventi<br />
sempre più il cuore di ogni attività ecclesiale» (n.<br />
1). L’<strong>in</strong>tenzione programmatica della Verbum Dom<strong>in</strong>i<br />
è stata, qu<strong>in</strong>di, quella di riscoprire la «bellezza della<br />
Parola div<strong>in</strong>a» (n. 70) all’<strong>in</strong>terno della Chiesa per<br />
poterla poi trasmettere più efficacemente nella missione<br />
evangelizzatrice a tutte le genti, <strong>in</strong> consonanza<br />
con quanto viene ricordato <strong>in</strong> 1 Gv 1, 2-3, brano citato<br />
dal Pontefice: «Vi annunciamo la vita eterna, che<br />
era presso il Padre e che si manifestò a noi, quello<br />
che abbiamo veduto e udito, noi lo annunciamo anche<br />
a voi, perché anche voi siate <strong>in</strong> comunione con<br />
noi. E la nostra comunione è con il Padre e con il Figlio<br />
suo, Gesù Cristo» (n. 2).<br />
Nelle parole della lettera giovannea appena citate e<br />
più ancora nel Prologo del Quarto Vangelo si avverte<br />
una tonalità di l<strong>in</strong>guaggio che costituisce lo<br />
sfondo delle considerazioni che si svolgeranno lungo<br />
tutta l’esortazione apostolica. Benedetto XVI ha<br />
<strong>in</strong>teso, <strong>in</strong>fatti, «presentare e approfondire i risultati<br />
del S<strong>in</strong>odo facendo riferimento costante al Prologo<br />
del Vangelo di <strong>Giovanni</strong> (Gv 1, 1-18)» (n. 5), nel<br />
quale, come egli commenta, «ci è comunicato il<br />
fondamento della nostra vita: il Verbo, che dal pr<strong>in</strong>cipio<br />
è presso Dio, si è fatto carne e ha posto la sua<br />
dimora <strong>in</strong> mezzo a noi (cfr Gv 1, 14)». Il Pontefice<br />
è conv<strong>in</strong>to, <strong>in</strong>fatti, che solo sotto questa prospettiva,<br />
cioè alla luce del mistero del Verbo <strong>in</strong>carnato prospettato<br />
dal Prologo giovanneo, le acquisizioni del<br />
S<strong>in</strong>odo potranno <strong>in</strong>fluire più «efficacemente sulla<br />
vita della Chiesa: sul personale rapporto con le sa-<br />
cre Scritture, sulla loro <strong>in</strong>terpretazione nella liturgia<br />
e nella catechesi come anche nella ricerca scientifica,<br />
aff<strong>in</strong>ché la Bibbia non rimanga una Parola del<br />
passato, ma una Parola viva e attuale» (n. 5).<br />
Un’opera musicale<br />
<strong>in</strong> tre atti<br />
F<strong>in</strong> da una prima lettura dell’esortazione ci si accorge<br />
che si è voluto riflettere sul concetto di «Parola di<br />
Dio» tanto nella sua realtà <strong>in</strong>tr<strong>in</strong>seca come nella sua<br />
dimensione ecclesiale e universale. Infatti, dopo<br />
un’<strong>in</strong>troduzione (nn. 1-5) e prima della conclusione<br />
(nn. 121-124), le tre parti di cui si compone il documento<br />
vengono designate, traducendo le espressioni<br />
lat<strong>in</strong>e: la «Parola di Dio» (nn. 6-49), la «Parola nella<br />
Chiesa» (nn. 50-89), la «Parola <strong>rivolta</strong> al mondo»<br />
(nn. 90-120). La triplice ripartizione è stata paragonata<br />
a un’opera musicale <strong>in</strong> tre atti, il cui motivo dom<strong>in</strong>ante<br />
è rappresentato dalla «teologia della Parola»,<br />
di una «Parola unica » (n. 7) che si esprime <strong>in</strong> diversi<br />
modi e che viene s<strong>in</strong>fonicamente rielaborata<br />
nell’<strong>in</strong>treccio dei temi e delle variazioni, secondo<br />
uno sviluppo armonico e progressivo che parte da<br />
Dio e si irraggia nell’<strong>in</strong>tera creazione 5 .<br />
Nelle pag<strong>in</strong>e che seguono cercheremo di tratteggiare<br />
alcune delle idee pr<strong>in</strong>cipali del documento, non senza<br />
prima avvertire che il contenuto di un’esortazione<br />
apostolica di tale ampiezza e ricchezza di prospettive<br />
come la Verbum Dom<strong>in</strong>i non si può ridurre ad alcuni<br />
pochi aspetti. La sua comprensione più compiuta richiede<br />
una lettura personale cont<strong>in</strong>ua e meditata.<br />
Comunicazione<br />
& risposta<br />
La trattazione <strong>in</strong> tre sezioni che compongono la Prima<br />
Parte – Il Dio che parla (nn. 6-21); La risposta<br />
dell’uomo al Dio che parla (nn. 22-28); L’ermeneutica<br />
della sacra Scrittura nella Chiesa (nn. 29-49) –<br />
presenta come tema teologico dom<strong>in</strong>ante l’autocomunicazione<br />
div<strong>in</strong>a, <strong>in</strong>tesa come volontà di dialogo<br />
del Dio Unico con tutta la creazione, con il cosmo e<br />
con l’uomo. Precisamente <strong>in</strong> ciò consiste la «novità<br />
della rivelazione biblica», nel fatto che Dio «si fa conoscere<br />
nel dialogo che desidera avere con noi» (n.<br />
6). In questo contesto si è voluto <strong>in</strong>sistere f<strong>in</strong> dall’<strong>in</strong>izio<br />
sul concetto di «analogia della Parola di Dio»<br />
(n. 7). La Parola di Dio non è, <strong>in</strong>fatti, da identificare<br />
tout court con la sacra Scrittura, benché essa, <strong>in</strong><br />
quanto ispirata 6 , sia veramente «Parola di Dio» e la<br />
contenga (DV 25). Parlando con proprietà, esiste una<br />
triplice valenza della Parola di Dio: la valenza cosmico-antropologica<br />
(nn. 8-10), la valenza cristocentrico-escatologica<br />
(nn. 11-14) e la valenza tr<strong>in</strong>itariapneumatologica<br />
(nn. 15-16). In altri term<strong>in</strong>i, l’e-<br />
245
Tabet.qxp 05/04/2011 12.06 Pag<strong>in</strong>a 246<br />
246<br />
spressione «Parola di Dio» si riferisce a diverse realtà<br />
che si trovano <strong>in</strong> perfetta armonia e appaiono articolate<br />
come <strong>in</strong> una scala discendente.<br />
Essa si riferisce <strong>in</strong>nanzitutto al Figlio Unigenito di<br />
Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli, Verbo (Parola)<br />
del Padre fatto carne (cfr Gv 1, 14). La Parola<br />
div<strong>in</strong>a si trova poi presente nella creazione dell’universo,<br />
«opera delle sue mani», che proclama a viva<br />
voce l’esistenza di quel Dio che lo creò – «i cieli<br />
narrano la gloria di Dio e l’opera delle sue mani annunzia<br />
il firmamento» (Sal 19, 2) –, e <strong>in</strong> modo particolare<br />
nella creazione dell’uomo, fatto a immag<strong>in</strong>e<br />
e somiglianza di Dio (Gn 1, 26-27). Rivelata e attuata<br />
successivamente lungo la storia della salvezza,<br />
la Parola di Dio è attestata per iscritto nell’Antico e<br />
nel Nuovo Testamento, che la contengono <strong>in</strong> modo<br />
del tutto s<strong>in</strong>golare per il fatto dell’«ispirazione div<strong>in</strong>a».<br />
Sotto la guida dello Spirito (cfr Gv 14, 26; 16,<br />
12-15), la Chiesa, <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e, la custodisce e la conserva<br />
nella sua Tradizione viva (cfr n. 10), offrendola all’umanità<br />
attraverso la predicazione, i sacramenti e<br />
la testimonianza di vita, anch’essi espressioni della<br />
Parola di Dio 7 . Si comprende perciò che, per una sua<br />
corretta comprensione, è necessario cogliere i diversi<br />
significati dell’espressione «Parola di Dio» congiungendoli<br />
<strong>in</strong> perfetta armonia. In questo contesto<br />
si colloca la fondamentale e <strong>in</strong>separabile relazione<br />
tra Tradizione e Scrittura, e si comprende che il cristianesimo,<br />
nonostante abbia <strong>in</strong> massima considerazione<br />
la Scrittura, non si può ritenere una «religione<br />
del Libro»: esso, <strong>in</strong>fatti, «è la “religione della Parola<br />
di Dio”, non di “una parola scritta e muta, ma del<br />
Verbo <strong>in</strong>carnato e vivente”. Pertanto la Scrittura va<br />
proclamata, ascoltata, letta, accolta e vissuta come<br />
Parola di Dio, nel solco della Tradizione apostolica<br />
dalla quale è <strong>in</strong>separabile» (n. 7). Il documento segnala<br />
<strong>in</strong> conseguenza la necessità che «il Popolo di<br />
Dio sia educato e formato <strong>in</strong> modo chiaro ad accostarsi<br />
alle sacre Scritture <strong>in</strong> relazione alla viva Tradizione<br />
della Chiesa, riconoscendo <strong>in</strong> esse la Parola<br />
stessa di Dio» (n. 18).<br />
Illustrata <strong>in</strong> questo modo l’<strong>in</strong>iziativa del «Dio vivente»<br />
(Mt 16, 16) che si rivolge all’uomo per manifestargli<br />
il mistero che la Parola <strong>in</strong>staura, il documento<br />
ricorda che la creatura umana, resa <strong>in</strong>telligente <strong>in</strong><br />
quanto creata «a sua immag<strong>in</strong>e» (Gn 1, 27), non ha<br />
un ruolo di spettatrice passiva, ma le è richiesto l’ascolto<br />
<strong>in</strong>telligente e attivo della Parola (nn. 22-28). Il<br />
prototipo di questo atteggiamento è Abramo, la cui<br />
fede gli consentì di accogliere la Parola di Dio con libertà,<br />
ricevendo il premio che Dio è sempre disposto<br />
a donare oltre ogni speranza (cfr Gn 22, 16-18). Ci<br />
troviamo davanti alla d<strong>in</strong>amica della fede. Per mezzo<br />
della fede e grazie alla condiscendenza div<strong>in</strong>a,<br />
Dio «ci rende veramente suoi “partner”, così da realizzare<br />
il mistero nuziale dell’amore tra Cristo e la<br />
Chiesa [...]. Ciascuno di noi è reso così da Dio capace<br />
di ascoltare e rispondere alla div<strong>in</strong>a Parola» (n.<br />
22). Con rapida s<strong>in</strong>tesi, Benedetto XVI segnala che<br />
tutta la nostra vita esiste e ha senso solo nella corrispondenza<br />
alla Parola di Dio, che ci fa essere e ci rivela<br />
la verità su noi stessi mettendoci <strong>in</strong> condizione<br />
di dialogare con Lui f<strong>in</strong>o a giungere a identificarci<br />
con la sua Parola def<strong>in</strong>itiva e piena, che è Cristo:<br />
«L’uomo è creato nella Parola e vive <strong>in</strong> essa; egli non<br />
può capire sé stesso se non si apre a questo dialogo.<br />
La Parola di Dio rivela la natura filiale e relazionale<br />
della nostra vita. Siamo davvero chiamati per grazia<br />
a conformarci a Cristo, il Figlio del Padre, ed essere<br />
trasformati <strong>in</strong> Lui» (ibidem).<br />
L’<strong>in</strong>terpretazione<br />
della Scrittura<br />
Fissando lo sguardo su quella Parola di Dio che è la<br />
sacra Scrittura, nell’ultima sezione della prima parte<br />
(nn. 29-49) il documento si sofferma sulla sua<br />
giusta <strong>in</strong>terpretazione, sul modo cioè <strong>in</strong> cui il cristiano<br />
deve avvic<strong>in</strong>arsi al testo sacro <strong>in</strong> quanto Parola<br />
di Dio donata alla sua Chiesa. L’importanza riservata<br />
a questa tematica è messa <strong>in</strong> rilievo, già a un<br />
primo sguardo, dal fatto che la sezione a essa dedicata<br />
è la più lunga seguìta solo da vic<strong>in</strong>o dalla Liturgia,<br />
luogo privilegiato della parola di Dio (nn.<br />
52-71). La sezione è divisa <strong>in</strong>oltre <strong>in</strong> 17 sottotitoli,<br />
armonicamente collegati. La considerazione che illum<strong>in</strong>a<br />
l’<strong>in</strong>sieme è che «la Chiesa [è il] luogo orig<strong>in</strong>ario<br />
dell’ermeneutica della Bibbia» (nn. 29-30),<br />
e ciò proprio per il legame <strong>in</strong>tr<strong>in</strong>seco esistente tra<br />
«[Parola e] fede ecclesiale, che ha nel sì di Maria il<br />
suo paradigma», affermazione, quest’ultima, splendidamente<br />
approfondita nei numeri immediatamente<br />
precedenti (nn. 27-28). Riflettendo sull’odierna<br />
ermeneutica biblica, il Pontefice nota l’esistenza di<br />
un grave divario fra fede e ragione, studio razionale<br />
e prospettiva sapienziale, esegesi accademica e<br />
approfondimento teologico dei testi biblici, con le<br />
pesanti ripercussioni che tali contrasti comportano<br />
nella formazione <strong>in</strong>tellettuale e spirituale dei credenti<br />
e, di conseguenza, nell’azione pastorale di tutta<br />
la comunità ecclesiale. Il documento esorta perciò<br />
a evitare il pericolo del dualismo e di un’ermeneutica<br />
biblica secolarizzata, che f<strong>in</strong>iscono per perdere<br />
il significato della Scrittura. Fede e ragione, <strong>in</strong>fatti,<br />
procedendo l’una e l’altra dallo stesso Dio, si<br />
richiedono mutuamente, dovendo dialogare <strong>in</strong> perfetta<br />
armonia secondo i sapienziali motti patristicomedievali<br />
fides quaerens <strong>in</strong>tellectum (la fede cerca<br />
la comprensione <strong>in</strong>tellettuale della verità) e <strong>in</strong>tellectus<br />
quaerens fidem (la ragione trova nella fede la<br />
comprensione ultima della realtà). È necessario,<br />
qu<strong>in</strong>di, unire armonicamente lo studio razionale dei<br />
testi biblici alla lettura nello Spirito, l’analisi storico-critica<br />
alla lettura attuata nell’«unità della Bibbia,<br />
la Tradizione viva della Chiesa e l’analogia del-
Tabet.qxp 05/04/2011 12.06 Pag<strong>in</strong>a 247<br />
la fede» (cfr DV 12). Rifiutando poi conseguentemente<br />
ogni forma di lettura fondamentalista, il Pontefice<br />
ribadisce la necessità di un dialogo costante<br />
tra pastori, teologi ed esegeti per contribuire alla<br />
comune ricerca della verità, che si tradurrà anche <strong>in</strong><br />
uno sforzo di dialogo con il mondo ebraico e <strong>in</strong> prospettiva<br />
ecumenica. Con l’<strong>in</strong>vito imperioso a leggere<br />
nella vita dei santi l’autentica <strong>in</strong>terpretazione della<br />
Bibbia («viva lectio est vita bonorum»), si conclude<br />
la prima parte dell’esortazione.<br />
Accogliere<br />
il Verbo<br />
Come centro nevralgico della seconda parte dell’esortazione<br />
(nn. 50-89) emergono le parole del Prologo<br />
di san <strong>Giovanni</strong> 1, 11-12: «Venne fra la sua<br />
gente, ma i suoi non l’hanno accolto. A quanti però<br />
l’hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di<br />
Dio». Il commento di Benedetto XVI è molto espressivo:<br />
«Accogliere il Verbo vuol dire lasciarsi plasmare<br />
da Lui, così da essere, per la potenza dello Spirito<br />
Santo, resi conformi a Cristo [...]. È l’<strong>in</strong>izio di<br />
una nuova creazione, nasce la creatura nuova, un popolo<br />
nuovo» (n. 50). La Chiesa, e <strong>in</strong> Lei tutti i fedeli,<br />
è chiamata a ospitare gioiosamente il Verbo di<br />
Dio, per essere la sua dimora. La comunità ecclesiale<br />
è la dest<strong>in</strong>ataria della «Parola che si fa carne» (Gv<br />
1, 14), luogo di accoglienza e di riflessione, comunità<br />
di amore che si apre al dono della presenza def<strong>in</strong>itiva<br />
del Verbo di Dio «<strong>in</strong> mezzo a noi». Esiste, qu<strong>in</strong>di,<br />
una contemporaneità di Cristo nella vita della<br />
Chiesa; una presenza che deve co<strong>in</strong>volgere la vita di<br />
ogni cristiano, che è chiamato personalmente a entrare<br />
nella relazione vitale, sempre attuale, «tra Cristo,<br />
Parola del Padre, e la Chiesa» (n. 51).<br />
Centralità<br />
della liturgia<br />
Il documento ha voluto del<strong>in</strong>eare due àmbiti specifici<br />
attraverso i quali l’<strong>in</strong>contro della Chiesa e di<br />
ogni cristiano con la Parola si compie nella sua<br />
massima efficacia vitale: la liturgia (nn. 52-71) e<br />
la vita ecclesiale (nn. 72-89). Sul primo aspetto,<br />
partendo da una magnifica immag<strong>in</strong>e che vede la<br />
Chiesa come «casa della Parola», Benedetto XVI<br />
<strong>in</strong>vita a penetrare nel senso profondo della sacra<br />
liturgia e nel ruolo della Parola di Dio <strong>in</strong> essa, resa<br />
operante dall’azione dello Spirito Santo. La sua<br />
riflessione poggia sull’affermazione centrale secondo<br />
la quale «l’ermeneutica della fede riguardo<br />
alla sacra Scrittura deve sempre avere come punto<br />
di riferimento la liturgia, dove la Parola di Dio è<br />
celebrata come parola attuale e vivente: “La Chiesa<br />
segue fedelmente nella liturgia quel modo di<br />
leggere e di <strong>in</strong>terpretare le sacre Scritture, a cui ricorse<br />
Cristo stesso, che a partire dall’‘oggi’ del<br />
suo evento esorta a scrutare tutte le Scritture”» (n.<br />
52). L’idea <strong>in</strong>sita <strong>in</strong> queste parole è di grande efficacia,<br />
poiché la liturgia è «l’àmbito privilegiato <strong>in</strong><br />
cui Dio parla a noi nel presente della nostra vita»<br />
(ibidem), e di fatto viene applicata successivamente<br />
ai dist<strong>in</strong>ti àmbiti liturgici <strong>in</strong> cui si fa presente la<br />
Parola di Dio, specialmente l’anno liturgico, il mistero<br />
eucaristico, la celebrazione dei sacramenti e<br />
la Liturgia delle Ore. Il Pontefice esorta perciò tutti<br />
coloro che hanno una specifica responsabilità<br />
pastorale «a fare <strong>in</strong> modo che tutti i fedeli siano<br />
educati a gustare il senso profondo della Parola di<br />
Dio che si dispiega nella liturgia durante l’anno,<br />
mostrando i misteri fondamentali della nostra fede.<br />
Da ciò dipende anche il giusto approccio alla<br />
sacra Scrittura» (ibidem) 8 . In riferimento alle diverse<br />
mediazioni concrete che esistono nell’àmbito<br />
liturgico, quali il Lezionario, il Benedizionale,<br />
il m<strong>in</strong>istero del lettorato e altri ancora, il documento<br />
offre <strong>in</strong>dicazioni precise per un rapporto<br />
più giusto fra Parola di Dio e liturgia. Spazio speciale<br />
viene concesso all’omelia, di cui si afferma<br />
che deve essere «un’attualizzazione del messaggio<br />
scritturistico, <strong>in</strong> modo tale che i fedeli siano <strong>in</strong>dotti<br />
a scoprire la presenza e l’efficacia della Parola<br />
di Dio nell’oggi della propria vita. Essa deve condurre<br />
alla comprensione del mistero che si celebra,<br />
<strong>in</strong>vitare alla missione, disponendo l’assemblea alla<br />
professione di fede, alla preghiera universale e<br />
alla liturgia eucaristica» (n. 59). Vengono date poi<br />
<strong>in</strong>dicazioni specifiche sulle varie forme di animazione<br />
liturgica della Parola di Dio, concretamente,<br />
sulle diverse celebrazioni della Parola, sul ruolo del<br />
tempio cristiano, sul canto liturgico e sull’attenzione<br />
ai non vedenti e ai non udenti (nn. 64-71).<br />
La Parola di Dio<br />
nella vita ecclesiale<br />
Per quanto riguarda la Parola di Dio nella vita ecclesiale,<br />
l’esortazione apostolica <strong>in</strong>troduce un concetto<br />
basilare, quello di passare da una concezione settoriale<br />
di «pastorale biblica» a un modo di concepire<br />
l’evangelizzazione come «animazione biblica dell’<strong>in</strong>tera<br />
pastorale della Chiesa» (n. 73), nel senso che<br />
<strong>in</strong> tutta l’attività pastorale «si abbia realmente a cuore<br />
l’<strong>in</strong>contro personale con Cristo che si comunica a<br />
noi nella sua Parola» (ibidem). Il documento, ricordando<br />
a questo proposito la magnifica espressione di<br />
san Girolamo, l’«ignoranza della Scrittura è ignoranza<br />
di Cristo», aggiunge che compito di tutta la pastorale<br />
è quello di portare a una «maggiore conoscenza<br />
della persona di Cristo, rivelatore del Padre e pienezza<br />
della Rivelazione div<strong>in</strong>a» (ibidem).<br />
Partendo da questa istanza, ciascun membro della<br />
247
Tabet.qxp 05/04/2011 12.06 Pag<strong>in</strong>a 248<br />
248<br />
comunità ecclesiale, <strong>in</strong> relazione alle sue specifiche<br />
competenze e responsabilità, è chiamato a riconsiderare<br />
il proprio rapporto con la Parola di Dio e la<br />
sua proposta evangelizzatrice. Il documento entra<br />
così successivamente <strong>in</strong> alcune considerazioni specifiche<br />
riguardo all’utilizzazione della sacra Scrittura<br />
nella catechesi (n. 74), nella formazione biblica<br />
dei cristiani (nn. 75-76), nel contesto della pastorale<br />
vocazionale (n. 77), e dei diversi àmbiti a esso<br />
collegato (nn. 78-85). Una speciale attenzione<br />
merita il n. 85, dove si auspica che ogni famiglia<br />
possegga <strong>in</strong> modo dignitoso, come punto chiaro di<br />
riferimento, il testo biblico, <strong>in</strong> quanto la fedeltà alla<br />
Parola di Dio porta a rilevare il vero senso dell’istituzione<br />
famigliare. I numeri seguenti sono poi<br />
consacrati alla lectio div<strong>in</strong>a, aspetto ribadito e raccomandato<br />
più volte dal Pontefice (nn. 86-87), alla<br />
preghiera mariana, aiuto impresc<strong>in</strong>dibile nella meditazione<br />
dei misteri narrati nella Scrittura (n. 88), e<br />
al rapporto fra Parola di Dio e Terra Santa, poiché<br />
«più volgiamo lo sguardo e il cuore alla Gerusalemme<br />
terrena, più si <strong>in</strong>fiammano <strong>in</strong> noi il desiderio<br />
della Gerusalemme celeste, vera meta di ogni<br />
pellegr<strong>in</strong>aggio, e la passione perché il nome di Gesù,<br />
nel quale solo c’è salvezza, sia riconosciuto da<br />
tutti (cfr At 4, 12)» (n. 89).<br />
La Parola di Dio<br />
<strong>rivolta</strong> al mondo<br />
La terza parte dell’esortazione apostolica (nn. 90-<br />
120) mette <strong>in</strong>nanzitutto <strong>in</strong> evidenza che la Chiesa,<br />
seguendo l’esempio di Cristo, perfetto realizzatore<br />
nel mondo della volontà salvifica del Padre, ha come<br />
compito assegnato dal suo div<strong>in</strong>o fondatore<br />
l’annunciare al mondo il «Logos della speranza (cfr<br />
1 Pt 3, 15)» (n. 91). Tale missione «non può essere<br />
considerata come realtà facoltativa o aggiuntiva<br />
della vita ecclesiale»; è un compito <strong>in</strong>eluttabile,<br />
poiché la Chiesa è chiamata a «riscoprire sempre<br />
più l’urgenza e la bellezza di annunciare la Parola,<br />
per l’avvento del Regno di Dio, predicato da Cristo<br />
stesso» (n. 93). Si tratta di un dovere urgente, poiché<br />
«tutti avvertiamo quanto sia necessario che la<br />
luce di Cristo illum<strong>in</strong>i ogni àmbito dell’umanità: la<br />
famiglia, la scuola, la cultura, il lavoro, il tempo libero<br />
e gli altri settori della vita sociale». Si tratta<br />
anche di annunciare, non «una parola consolatoria,<br />
ma dirompente, che chiama a conversione, che rende<br />
accessibile l’<strong>in</strong>contro con Lui [Cristo], attraverso<br />
il quale fiorisce un’umanità nuova» (ibidem): di<br />
annunziare, <strong>in</strong> def<strong>in</strong>itiva, il Regno di Dio così come<br />
fu «predicato da Cristo stesso» (ibidem).<br />
Il documento sviluppa <strong>in</strong> seguito alcune idee basilari<br />
della missione apostolica della Chiesa (nn. 94-98). Innanzitutto,<br />
tale compito è una responsabilità primaria<br />
che compete a tutti i cristiani, «a tutti i discepoli di Ge-<br />
sù Cristo come conseguenza del loro battesimo» (n.<br />
94), e ciò <strong>in</strong> modo che «nessun credente <strong>in</strong> Cristo può<br />
sentirsi estraneo a questa responsabilità che proviene<br />
dall’appartenenza sacramentale al Corpo di Cristo». Ci<br />
troviamo qu<strong>in</strong>di davanti a un obbligo ecclesiale, urgente,<br />
non trascurabile, che deve essere ridestato «<strong>in</strong><br />
ogni famiglia, parrocchia, comunità, associazione e<br />
movimento ecclesiale» (ibidem). Un compito che, nel<br />
massimo rispetto della libertà personale, deve raggiungere<br />
tutti gli uom<strong>in</strong>i senza eccezione, perché tutti hanno<br />
bisogno della verità salvifica, trasmessa con chiarezza<br />
e <strong>in</strong> modo esplicito (n. 95). Esso deve <strong>in</strong> conseguenza<br />
rivolgersi anche a coloro che non conoscono<br />
Cristo (missio ad gentes), con un annunzio che deve<br />
saper trasmettere con fedeltà, esplicitamente, e talvolta<br />
anche a costo della propria vita, la verità rivelata<br />
(ibidem). Il documento ricorda, tuttavia, che anche all’<strong>in</strong>terno<br />
de la Chiesa è oggi più che mai necessaria<br />
«una nuova evangelizzazione» (n. 96), perché «tanti<br />
cristiani hanno bisogno che sia loro riannunciata <strong>in</strong><br />
modo persuasivo la Parola di Dio, così da poter sperimentare<br />
concretamente la forza del Vangelo» (ibidem).<br />
Parola di Dio<br />
& impegno nel mondo<br />
La terza parte del documento si sofferma <strong>in</strong> particolare<br />
sull’impegno della Chiesa a servizio dell’umanità<br />
<strong>in</strong> tutte le componenti sociali, <strong>in</strong> primo luogo <strong>in</strong> difesa<br />
degli ultimi e dei poveri e lavorando per la riconciliazione<br />
e la pace tra i popoli (nn. 99-108). Questi<br />
numeri, scritti all’<strong>in</strong>segna del «valore prezioso di<br />
fronte a Dio di tutte le fatiche dell’uomo per rendere<br />
il mondo più giusto e più abitabile» (n. 100), mostrano<br />
che la dimensione terrena e sociale è così basilare<br />
per la vita del cristiano e di qualsiasi uomo che<br />
non è possibile che esista un orientamento verso Dio<br />
che dimentichi i v<strong>in</strong>coli che uniscono ogni persona<br />
con i suoi fratelli, gli uom<strong>in</strong>i, e con tutto il creato (n.<br />
99). Si raccomanda, perciò, «di promuovere un’adeguata<br />
formazione secondo i pr<strong>in</strong>cìpi della Dottr<strong>in</strong>a<br />
sociale della Chiesa» (n. 100).<br />
Menzionando poi i diversi settori <strong>in</strong> cui è specialmente<br />
necessario adempiere tali <strong>in</strong>combenze, il documento<br />
fa un riferimento preciso «alle nuove generazioni»<br />
(n. 104), le quali costituiscono il futuro della<br />
Chiesa, della società e del mondo. Ai giovani devono<br />
essere date risposte chiare e precise perché acquist<strong>in</strong>o<br />
confidenza e familiarità con la Parola di<br />
Dio, tale da orientare le loro scelte di vita, anche verso<br />
la donazione totale. Si parla poi dei migranti (n.<br />
105), a cui deve essere assicurata un’adeguata accoglienza.<br />
Inoltre, poiché esiste un chiaro rapporto tra<br />
migrazione ed evangelizzazione, si segnala che «i<br />
migranti hanno il diritto di ascoltare il kerygma, che<br />
viene loro proposto, non imposto» (ibidem). Se poi<br />
sono cristiani, hanno un dovere di farsi «essi stessi
Tabet.qxp 05/04/2011 12.06 Pag<strong>in</strong>a 249<br />
annunciatori della Parola di Dio e testimoni di Gesù<br />
Risorto, speranza del mondo» (ibidem). Si menzionano<br />
ancora i sofferenti (n. 106), per i quali la Parola<br />
di Dio deve essere accolta come un dono che aiuta<br />
a «scoprire che proprio nella loro condizione possono<br />
partecipare <strong>in</strong> modo particolare alla sofferenza<br />
redentrice di Cristo per la salvezza del mondo»; nonché<br />
i «poveri e bisognosi» (n. 107), spesso vittime di<br />
<strong>in</strong>giustizie e di egoismi. Si segnala <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e che anche<br />
grazie alla Parola di Dio nell’uomo si genera «un<br />
modo nuovo di vedere le cose, promuovendo un’ecologia<br />
autentica»: solo essa può aiutare veramente<br />
l’uomo a riscoprire con stupore la bellezza autentica<br />
che si cela <strong>in</strong> tutte le creature (n. 108).<br />
Parola di Dio<br />
& culture<br />
I numeri dedicati al rapporto fra la Parola di Dio e<br />
le culture, recentemente sviluppato nel dibattito<br />
contemporaneo e ripreso più volte <strong>in</strong> alcuni <strong>in</strong>terventi<br />
magisteriali 9 , riflettono sul valore della cultura<br />
per la vita dell’uomo e sul suo rapporto con l’evangelizzazione,<br />
e ciò <strong>in</strong> un doppio aspetto: <strong>in</strong><br />
quanto la Parola di Dio ha ispirato lungo i secoli diverse<br />
culture e stili di vita, «generando valori morali<br />
fondamentali, espressioni artistiche eccellenti e<br />
stili di vita esemplari»; e osservando che ogni cultura,<br />
se autentica, non può non rimanere aperta alla<br />
trascendenza e ultimamente a Dio (n. 109). Per questo<br />
motivo, il documento esorta specialmente gli<br />
«operatori culturali» a recuperare il ruolo della sacra<br />
Scrittura come «grande codice» per tutte le<br />
espressioni umane artistiche e spirituali, mostrando<br />
a tutti, credenti e non credenti, i «valori antropologici<br />
e filosofici che hanno <strong>in</strong>fluito positivamente su<br />
tutta l’umanità» (n. 110). In questa prospettiva, il<br />
documento ribadisce il dovere di favorire la conoscenza<br />
della Parola di Dio nelle scuole e nelle università,<br />
con un esplicito riferimento all’<strong>in</strong>segnamento<br />
della religione cattolica (n. 111), ed esorta aff<strong>in</strong>ché<br />
si promuova nella Chiesa una solida formazione<br />
degli artisti (n. 112), i quali, lungo i secoli,<br />
hanno contribuito efficacemente (nella letteratura,<br />
nella musica, nell’arte, nella decorazione delle chiese<br />
ecc.) a rendere percepibile nel tempo e nello spazio<br />
le realtà <strong>in</strong>visibili ed eterne. Collegato con questo<br />
àmbito è il tema della «massmedialità», <strong>in</strong> quanto<br />
il processo di <strong>in</strong>culturazione della Parola passa<br />
sempre di più attraverso i mezzi di comunicazione<br />
sociale: è un’esigenza sempre più rilevante far risuonare<br />
la Parola div<strong>in</strong>a f<strong>in</strong>o ai conf<strong>in</strong>i dei mezzi di<br />
comunicazione, con la consapevolezza però che il<br />
mondo virtuale non potrà mai sostituire il mondo<br />
reale della comunicazione personale (n. 113).<br />
Alla Chiesa urge qu<strong>in</strong>di il delicato compito dell’<strong>in</strong>culturazione,<br />
cioè dell’«evangelizzazione della cul-<br />
tura», il cui paradigma è rappresentato dal «pr<strong>in</strong>cipio<br />
dell’<strong>in</strong>carnazione» (n. 114). Così come Dio si è<br />
comunicato agli uom<strong>in</strong>i «<strong>in</strong> una storia concreta, assumendo<br />
i codici culturali iscritti <strong>in</strong> essa», anche la<br />
Parola div<strong>in</strong>a, che supera i limiti della cultura (n.<br />
116), è chiamata a trasformare le culture dal di dentro:<br />
«La Chiesa è fermamente persuasa dall’<strong>in</strong>tr<strong>in</strong>seca<br />
capacità della Parola di Dio di raggiungere tutte<br />
le persone umane nel contesto culturale <strong>in</strong> cui vivono»<br />
(n. 114). Certamente, l’<strong>in</strong>culturazione «non<br />
va scambiata con processi di adattamento superficiale<br />
e nemmeno con la confusione s<strong>in</strong>cretista che<br />
diluisce l’orig<strong>in</strong>alità del Vangelo per renderlo più<br />
facilmente accettabile» (ibidem). Questo processo<br />
si attua anzitutto nella consegna e nella presentazione<br />
della Parola di Dio e particolarmente del «Libro<br />
sacro» <strong>in</strong> tutta la sua ricchezza, a partire dal delicato<br />
lavoro di traduzione dei testi e dal conseguente<br />
impegno di diffusione presso quei popoli<br />
che non possono ancora accedere alla ricchezza della<br />
Sacra Scrittura e alle sue mediazioni (n. 115).<br />
Parola di Dio & dialogo<br />
<strong>in</strong>terreligioso<br />
Inf<strong>in</strong>e, il documento tratta del rapporto tra Parola di<br />
Dio e dialogo <strong>in</strong>terreligioso (nn. 117-120), il cui alto<br />
significato deriva dal fatto che «la Chiesa riconosce<br />
come parte essenziale dell’annuncio della Parola<br />
l’<strong>in</strong>contro, il dialogo e la collaborazione con<br />
tutti gli uom<strong>in</strong>i di buona volontà», evitando sempre,<br />
certamente, per la fedeltà alla stessa Parola div<strong>in</strong>a,<br />
«forme di s<strong>in</strong>cretismo e di relativismo» (ibidem).<br />
Questo dialogo ha conosciuto <strong>in</strong> tempi più recenti<br />
un grande sviluppo dovuto soprattutto al rapido<br />
processo di globalizzazione <strong>in</strong> atto. Poiché dell’ebraismo<br />
si è trattato nella prima parte dell’esortazione<br />
(n. 43), nel nostro contesto si fa riferimento al<br />
dialogo tra cristiani e musulmani (n. 118) nonché al<br />
confronto con religioni quali il buddismo, l’<strong>in</strong>duismo<br />
e il confucianesimo (n. 119). Il Pontefice esorta<br />
al rispettoso e costruttivo confronto con tutte le<br />
realtà religiose, consapevole che anche <strong>in</strong> esse si <strong>in</strong>contrano<br />
«testimonianze dell’<strong>in</strong>timo legame esistente<br />
tra il rapporto con Dio e l’etica dell’amore<br />
per ogni uomo» (n. 117). La breve trattazione si<br />
conclude segnalando che il dialogo potrà essere fecondo<br />
solo nella misura <strong>in</strong> cui si realizza «un autentico<br />
rispetto per ogni persona, perché possa aderire<br />
liberamente alla propria religione» (n. 120).<br />
Quattro impegni<br />
conclusivi<br />
Nella conclusione emergono come s<strong>in</strong>tesi quattro<br />
raccomandazioni:<br />
249
Tabet.qxp 05/04/2011 12.06 Pag<strong>in</strong>a 250<br />
250<br />
L’esortazione apostolica posts<strong>in</strong>odale Verbum<br />
Dom<strong>in</strong>i di Benedetto XVI (30 settembre 2010)<br />
ci <strong>in</strong>vita a riflettere ancora sulla Parola di Dio<br />
e il suo uso nella Chiesa, a riscoprire la grandezza,<br />
la straord<strong>in</strong>arietà del fatto che Dio si riveli<br />
agli uom<strong>in</strong>i. «La novità della rivelazione<br />
biblica consiste nel fatto che Dio si fa conoscere<br />
nel dialogo che desidera avere con noi [...].<br />
Il Verbo, che dal pr<strong>in</strong>cipio è presso Dio ed è<br />
Dio, ci rivela Dio stesso nel dialogo di amore<br />
tra le Persone div<strong>in</strong>e e ci <strong>in</strong>vita a partecipare a<br />
esso». La conversazione dell’uomo con Dio si<br />
realizza anche attraverso le pag<strong>in</strong>e della Sacra<br />
Scrittura.<br />
F<strong>in</strong>alità pr<strong>in</strong>cipale del libro di Umberto De<br />
Mart<strong>in</strong>o Invito alla lettura della Bibbia (Edizioni<br />
Ares, Milano 2011, pp. 248, € 14) è <strong>in</strong>vogliare<br />
alla lettura della sacra pag<strong>in</strong>a e fornire<br />
elementi storici e dottr<strong>in</strong>ali per una più efficace<br />
comprensione del testo. Gli studiosi della<br />
Bibbia frequentemente utilizzano un libro prezioso<br />
ma ermetico. Umberto De Mart<strong>in</strong>o offre<br />
pag<strong>in</strong>e semplici, che possano facilitare una let-<br />
l’impegno perché la Parola di Dio diventi sempre<br />
più famigliare, tenendo presente che «a fondamento<br />
di ogni autentica e viva spiritualità cristiana sta la<br />
Parola di Dio annunciata, accolta, celebrata e meditata»<br />
(n. 121);<br />
l’esigenza di una nuova evangelizzazione, «soprattutto<br />
<strong>in</strong> quelle nazioni dove il Vangelo è stato<br />
dimenticato o soffre <strong>in</strong>differenza dei più a causa di<br />
un diffuso secolarismo» (n. 122);<br />
il rapporto esistente fra Parola e gioia, <strong>in</strong> quanto<br />
«l’annuncio della Parola crea comunione e realizza<br />
la gioia [piena]» (n. 123);<br />
<strong>in</strong>f<strong>in</strong>e, guardare come modello di vita la figura di<br />
Maria, «Madre del Verbo» e «Madre della letizia»<br />
(n. 124), nella quale appare specialmente evidenziata<br />
l’<strong>in</strong>tima relazione tra la Parola di Dio e la gioia.<br />
«Il Vangelo di Luca ci presenta <strong>in</strong> due testi questo<br />
mistero di ascolto e di gaudio. Gesù afferma: “Mia<br />
madre e miei fratelli sono questi: coloro che ascoltano<br />
la parola di Dio e la mettono <strong>in</strong> pratica” (8, 21).<br />
E davanti all’esclamazione di una donna dalla folla<br />
che <strong>in</strong>tende esaltare il grembo che lo ha portato e il<br />
seno che lo ha allattato, Gesù rivela il segreto della<br />
vera gioia: “Beati piuttosto coloro che ascoltano la<br />
parola di Dio e la osservano” (11, 28)». Gesù mostra<br />
la vera grandezza di Maria, aprendo così anche a<br />
ciascuno di noi la possibilità di quella beatitud<strong>in</strong>e<br />
che nasce dalla Parola accolta e messa <strong>in</strong> pratica. Per<br />
questo, «a tutti i cristiani ricordo che il nostro per-<br />
Leggere la Bibbia<br />
tura <strong>in</strong>tellegibile<br />
della Scrittura.<br />
Qui non conta tanto<br />
l’analisi dei s<strong>in</strong>golo<br />
testi biblici<br />
quanto il metodo<br />
che emerge per affrontarepositivamente<br />
la Bibbia.<br />
Umberto De Mart<strong>in</strong>o<br />
(Napoli, 1938)<br />
è laureato <strong>in</strong> Sacra<br />
Teologia all’Università<br />
Lateranese.<br />
Vive da trent’anni<br />
a Milano, dove<br />
svolge il suo lavoro<br />
pastorale. È autore<br />
di Andrei a<br />
messa ma... Le risposte della dottr<strong>in</strong>a cattolica<br />
alle più comuni obiezioni (Mondadori 2002).<br />
Per le Edizioni Ares ha pubblicato, nella collana<br />
«Catechesi», Il maestro spirituale (2008).<br />
sonale e comunitario rapporto con Dio dipende dall’<strong>in</strong>cremento<br />
della nostra famigliarità con la div<strong>in</strong>a<br />
Parola» (n. 124).<br />
Michelangelo Tábet<br />
1 Citeremo di solito <strong>in</strong>dicando solo il numero del documento.<br />
2 Cfr Enchiridion Biblicum (= EB) 1239-1258.<br />
3 L’esortazione apostolica, nella nota 8, fa una lunga citazione<br />
dei documenti pontifici a <strong>in</strong>com<strong>in</strong>ciare dagli <strong>in</strong>terventi di <strong>Paolo</strong><br />
VI. Per quanto riguarda l’<strong>in</strong>segnamento di Benedetto XVI, cfr<br />
<strong>in</strong> particolare, L. LeuzzI, La Parola nelle parole. Dal biblicismo<br />
al realismo della fede. I discorsi di Benedetto XVI al S<strong>in</strong>odo dei<br />
Vescovi, Lev, Città del Vaticano 2009; e N. Eteroviæ. La parola<br />
di Dio, Riflessione sulla X<strong>II</strong> Assemblea Generale Ord<strong>in</strong>aria del<br />
S<strong>in</strong>odo dei Vescovi. Papa Benedetto XVI e il S<strong>in</strong>odo, Lev, Città<br />
del Vaticano 2010.<br />
4 Era la X<strong>II</strong> Assemblea Generale Ord<strong>in</strong>aria del S<strong>in</strong>odo dei vescovi,<br />
svoltasi <strong>in</strong> Vaticano dal 5 al 26 ottobre 2008.<br />
5 L’espressione «s<strong>in</strong>fonia della Parola» ritorna significativamente<br />
nell’esortazione apostolica nei nn. 7 e 8.<br />
6 Assumiamo qui il term<strong>in</strong>e ispirazione nel senso che ha ricevuto<br />
nella tradizione cristiana e che la DV 11 formula con le seguenti<br />
parole: «Per la composizione dei libri sacri, Dio scelse degli<br />
uom<strong>in</strong>i di cui si servì nel possesso delle loro facoltà e capacità,<br />
aff<strong>in</strong>ché, agendo Egli <strong>in</strong> essi e per loro mezzo, scrivessero<br />
come veri autori tutte e soltanto quelle cose che Egli voleva».<br />
7 Cfr Propositiones 3, VD 7.<br />
8 Emerge l’importanza della formazione del popolo di Dio al<br />
senso teologico della liturgia e all’importanza della Parola di<br />
Dio proclamata, spiegata e testimoniata; cfr Sacrosanctum Concilium<br />
7; 24.<br />
9 Cfr <strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong> <strong>II</strong>, Fides et ratio, 80.
Intervista Dolz.qxp 05/04/2011 15.33 Pag<strong>in</strong>a 251<br />
Michele Dolz<br />
Intervista<br />
con mons. Javier<br />
Echevarría<br />
L<br />
ei ha vissuto molto da vic<strong>in</strong>o tutto il<br />
pontificato di <strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong> <strong>II</strong>. Potrebbe<br />
riassumerlo <strong>in</strong> qualche modo?<br />
L’attività di <strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong> <strong>II</strong> fu così ampia e la<br />
sua figura così significativa, che supera ogni possibile<br />
s<strong>in</strong>tesi o riassunto. Rappresenta qualcosa di<br />
unico <strong>in</strong> questi decenni di storia. Ha mostrato di<br />
nuovo con i fatti che il Papa è il «servo dei servi<br />
di Dio», l’<strong>in</strong>faticabile difensore della verità, l’avvocato<br />
di tutti gli uom<strong>in</strong>i e di tutte le donne, nella<br />
cui dignità crede con tutte le sue forze. Ha reso<br />
presente Cristo nel nostro tempo, ha portato l’umanità<br />
a cercare <strong>in</strong> Gesù la risposta alle domande<br />
ultime sull’esistenza.<br />
E della sua persona, che cosa le è rimasto più<br />
impresso?<br />
<strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong> <strong>II</strong> <strong>in</strong>sistette spesso sul fatto che<br />
ogni uomo, ogni donna, raggiunge la sua pienezza<br />
<strong>Giovanni</strong><br />
& <strong>Paolo</strong> <strong>II</strong><br />
l’Opus Dei<br />
Tutti abbiamo ancora negli occhi l’immag<strong>in</strong>e delle <strong>in</strong>term<strong>in</strong>abili code per<br />
onorare le spoglie di <strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong> <strong>II</strong> e la richiesta – Santo subito! – che si<br />
levò dalla piazza già l’8 aprile 2005, giorno del funerale. Trascorsi sei anni<br />
e d<strong>in</strong>nanzi all’imm<strong>in</strong>ente beatificazione, è naturale ricordare e riflettere su<br />
una così imponente figura. Molti lo hanno fatto e lo faranno. Mons. Javier<br />
Echevarría, prelato dell’Opus Dei, ha avuto il privilegio di essere molto vic<strong>in</strong>o<br />
a <strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong> <strong>II</strong> durante tutto il suo pontificato. Michele Dolz gli ha<br />
chiesto di rievocare i tratti salienti della personalità del nuovo <strong>beato</strong>, soffermandosi,<br />
com’è logico, sul rapporto di <strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong> <strong>II</strong> con l’Opus Dei.<br />
<strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong> <strong>II</strong>, <strong>beato</strong><br />
nella donazione, nel dono di sé stesso a Dio e agli<br />
altri. Ed egli personalmente si donò al Signore e alla<br />
Chiesa con costante generosità e autentico sacrificio.<br />
La differenza tra il Papa pieno di forza fisica<br />
che prese il timone della Chiesa nel 1978 e il <strong>Giovanni</strong><br />
<strong>Paolo</strong> <strong>II</strong> degli ultimi anni, ch<strong>in</strong>ato sotto il peso<br />
della fatica e della malattia, non <strong>in</strong>dica soltanto<br />
il passare del tempo: rivela anche la misura totale<br />
della sua donazione.<br />
In un’occasione accompagnai mons. Álvaro del<br />
Portillo nell’appartamento pontificio <strong>in</strong> un’ora<br />
avanzata della sera. Mentre attendevamo l’arrivo<br />
del Papa, sentimmo i passi di qualcuno che avanzava<br />
lungo un corridoio come trasc<strong>in</strong>ando i piedi.<br />
Era il Santo Padre, molto affaticato. Don Álvaro<br />
esclamò: «Santità, com’è stanco!». Il Papa lo<br />
guardò e con voce ferma e amabile rispose: «Se a<br />
quest’ora non fossi stanco, sarebbe segno che non<br />
avrei compiuto il mio dovere».<br />
251
Intervista Dolz.qxp 05/04/2011 15.33 Pag<strong>in</strong>a 252<br />
252<br />
Il primo libro di <strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong> <strong>II</strong> <strong>in</strong> Italia<br />
fu pubblicato dalle Edizioni Ares nell’ottobre<br />
del 1978. Ne La fede della Chiesa (pp.<br />
100, £ 2.000) si raccolsero tre <strong>in</strong>terventi<br />
del card. Wojtyla: un’<strong>in</strong>tervista apparsa su<br />
Studi cattolici, una conferenza tenuta nel<br />
1974 a Roma per il Centro romano di <strong>in</strong>contri<br />
sacerdotali, e quattro discorsi pronunciati<br />
per la festa del Corpus Dom<strong>in</strong>i a<br />
Cracovia (1976). Il volume, che andò subito<br />
esaurito, fu molto apprezzato dal Santo<br />
Padre che lo regalò per Natale ai dipendenti<br />
vaticani <strong>in</strong>sieme a un panettone.<br />
Cercando comunque di fare questi «riassunti impossibili»,<br />
che cosa ha lasciato alla Chiesa <strong>Giovanni</strong><br />
<strong>Paolo</strong> <strong>II</strong>?<br />
Ci la lasciato uno splendido tesoro di dottr<strong>in</strong>a e di<br />
esempio di carità pastorale. Del suo pontificato metterei<br />
<strong>in</strong> rilievo la sp<strong>in</strong>ta verso una nuova evangelizzazione<br />
attraverso la vita ord<strong>in</strong>aria, attraverso le persone<br />
attivamente presenti <strong>in</strong> tutti i campi dell’impegno<br />
umano, con un comportamento coerente con la fede.<br />
Forse per questo s’<strong>in</strong>tese molto bene con l’Opus<br />
Dei, il cui spirito è la santificazione e l’apostolato<br />
nella vita ord<strong>in</strong>aria...<br />
Devo chiarire che la venerazione e la gratitud<strong>in</strong>e dei<br />
fedeli dell’Opus Dei si estendono a tutti i Papi, per il<br />
<strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong> <strong>II</strong>, <strong>beato</strong><br />
lavoro che hanno svolto per il bene della Chiesa universale<br />
e perché tutti, da Pio X<strong>II</strong> a oggi, sono stati<br />
provvidenziali per lo sviluppo degli apostolati dell’Opus<br />
Dei. Con <strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong> <strong>II</strong> c’è un particolare debito<br />
di gratitud<strong>in</strong>e, perché durante il suo pontificato ci<br />
sono stati eventi di speciale importanza per la storia<br />
dell’Opera, come l’erezione di questa parte della<br />
Chiesa <strong>in</strong> Prelatura personale, la beatificazione e la<br />
canonizzazione di san Josemaría o la creazione della<br />
Pontificia Università della Santa Croce. Senz’altro il<br />
Papa vedeva nell’Opera uno strumento efficace nella<br />
l<strong>in</strong>ea dell’evangelizzazione attraverso la vita ord<strong>in</strong>aria.<br />
Ma al tempo stesso direi che non ebbe una predilezione<br />
speciale per l’Opus Dei: <strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong> <strong>II</strong> fu<br />
veramente il Papa di tutti, un padre sensibile ai carismi<br />
che lo Spirito Santo suscita. Penso che, con lui,<br />
milioni di persone si sono sentite «figli prediletti»; e<br />
con questa gioia e gratitud<strong>in</strong>e quotidiana hanno vissuto<br />
i fedeli dell’Opus Dei.<br />
<strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong> <strong>II</strong> conosceva l’Opus Dei da molto<br />
tempo?<br />
Durante il Concilio Vaticano <strong>II</strong> gli presentarono,<br />
nell’aula conciliare, don Álvaro del Portillo, ma dopo<br />
non ci furono altri contatti f<strong>in</strong>o a che nel 1971 il<br />
giovane card<strong>in</strong>ale di Cracovia, Karol Wojtyla, durante<br />
un S<strong>in</strong>odo dei vescovi a Roma, partecipò a<br />
una conferenza del card<strong>in</strong>al Höffner organizzata dal<br />
CRIS, Centro romano d’iIncontri sacerdotali, promosso<br />
da alcuni sacerdoti dell’Opus Dei. In quell’occasione<br />
gli chiesero un’<strong>in</strong>tervista sul sacerdozio<br />
per una pubblicazione del CRIS, perché era <strong>in</strong>teressante<br />
ascoltare la voce di un vescovo che subiva la<br />
tirannia comunista. Prese nota delle domande e, dopo<br />
alcune settimane, <strong>in</strong>viò trentun cartelle scritte a<br />
mano <strong>in</strong> polacco. All’<strong>in</strong>izio di ogni pag<strong>in</strong>a – era una<br />
carta di pessima qualità – aveva vergato una giaculatoria,<br />
Totus tuus, e alcuni versetti dalla sequenza<br />
dello Spirito Santo: Veni Sancte Spiritus… Dulce<br />
refrigerium… In labore requies… O lux beatissima…<br />
Reple cordis <strong>in</strong>tima…<br />
Di nuovo, nel 1974, il CRIS lo <strong>in</strong>vitò come relatore<br />
a un ciclo d’<strong>in</strong>contri su Esaltazione dell’uomo e sapienza<br />
cristiana. Il tema trattato dal card<strong>in</strong>al Wojtyla<br />
fu L’evangelizzazione e l’uomo <strong>in</strong>teriore. Fu un<br />
discorso di grande profondità con un riferimento f<strong>in</strong>ale<br />
all’espressione con cui mons. Escrivá <strong>in</strong>dicava<br />
la via per plasmare sulla terra la pace di Cristo:<br />
«Santificare il lavoro, santificarsi nel lavoro e santificare<br />
con il lavoro». Il testo venne poi pubblicato<br />
<strong>in</strong> un libro <strong>in</strong>sieme ad altri <strong>in</strong>terventi di Wojtyla 1 .<br />
Nei primi tempi del suo pontificato, <strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong><br />
<strong>II</strong> era solito regalare quel libro ai suoi visitatori.<br />
Quattro anni più tardi il card<strong>in</strong>al Wojtyla venne a<br />
Villa Tevere, sede centrale dell’Opus Dei, a pranzo<br />
con don Álvaro. Fu un momento molto amichevole.<br />
Dopo, quando andammo a fare la visita al Santissimo<br />
Sacramento, il card<strong>in</strong>ale s’<strong>in</strong>g<strong>in</strong>occhiò su un <strong>in</strong>-
Intervista Dolz.qxp 05/04/2011 15.33 Pag<strong>in</strong>a 253<br />
g<strong>in</strong>occhiatoio di legno che è lì conservato come una<br />
reliquia perché fu utilizzato da Pio V<strong>II</strong> e da san Pio<br />
X. E da san Josemaría, certo, al quale lo avevano regalato<br />
i nipoti di san Pio X. Quando don Álvaro gli<br />
spiegò questi particolari, il card<strong>in</strong>al Wojtyla scese<br />
immediatamente dall’<strong>in</strong>g<strong>in</strong>occhiatoio e s’<strong>in</strong>g<strong>in</strong>occhiò<br />
sul pavimento dopo aver baciato la reliquia. Fu<br />
un gesto spontaneo di umiltà che non ho dimenticato.<br />
Si affezionò molto a don Álvaro, soprattutto dopo<br />
la sua elezione alla Cattedra di Pietro. Le persone<br />
sante si capiscono molto bene fra di loro.<br />
Il Papa & don Alvaro<br />
da mons. Deskur<br />
Potrebbe raccontare qualche ricordo dei suoi<br />
primi <strong>in</strong>contri col nuovo Papa?<br />
Inaspettatamente il primo <strong>in</strong>contro ebbe luogo il<br />
giorno dopo l’elezione, il 17 ottobre 1978. Mons.<br />
Andrea Deskur, il vescovo polacco che era allora<br />
presidente del Pontificio Consiglio per le Comunicazioni<br />
sociali, ed era amico fraterno di don Álvaro<br />
e ancor più amico di Karol Wojtyla, f<strong>in</strong> dalla giov<strong>in</strong>ezza,<br />
era ricoverato al Policl<strong>in</strong>ico Gemelli a causa<br />
di un ictus sopravvenuto qualche giorno prima. Il<br />
giorno dell’elezione del Papa, don Álvaro telefonò<br />
a Deskur. Non voleva dargli direttamente la buona<br />
notizia per non provocargli un’emozione forse dannosa.<br />
Si limitò a domandargli: «Andrea, sai chi hanno<br />
eletto Papa?». Deskur rispose: «Non potevano<br />
fare elezione migliore». E aggiunse: «Se vieni domani<br />
lo <strong>in</strong>contrerai». Don Álvaro pensò che il malato<br />
delirasse: come faceva a uscire dal Vaticano un<br />
Papa appena eletto? Il giorno dopo don Álvaro andò<br />
comunque a visitare il suo amico. Io lo accompagnai.<br />
E quale sorpresa quando uscendo dalla<br />
stanza del malato ci dissero che dovevamo attendere<br />
<strong>in</strong> un angolo con altre persone perché era arrivato<br />
il Papa e avevano bloccato l’uscita del piano.<br />
Maggior sorpresa ancora quando, nell’abbandonare<br />
la stanza del paziente, <strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong> <strong>II</strong> si rivolse<br />
verso don Álvaro e lo abbracciò. Don Álvaro si<br />
commosse filialmente e nel baciare l’anello al nuovo<br />
Pontefice notò che aveva il rosario <strong>in</strong> mano.<br />
Furono giorni molto <strong>in</strong>tensi, quelli dell’<strong>in</strong>izio del<br />
pontificato. Potemmo vedere il Papa con una frequenza<br />
che non avremmo immag<strong>in</strong>ato. Per esempio,<br />
poco dopo l’episodio che ho raccontato, don<br />
Álvaro volle andare a pregare al santuario della<br />
Mentorella, vic<strong>in</strong>o a Roma, per raccomandare il<br />
nuovo Papa all’<strong>in</strong>tercessione della santissima Verg<strong>in</strong>e.<br />
E lì, appoggiato al cofano dell’automobile,<br />
scrisse una cartol<strong>in</strong>a a <strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong> <strong>II</strong> nella quale<br />
manifestava il suo desiderio di aiutarlo con la<br />
preghiera; metteva <strong>in</strong>oltre a sua disposizione le più<br />
<strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong> <strong>II</strong>, <strong>beato</strong><br />
<strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong> <strong>II</strong> il 17 settembre 1984 <strong>in</strong><br />
viaggio verso il Canada. Tra i libri al suo<br />
fianco si riconosce Nell’orto degli ulivi di<br />
Tommaso Moro, pubblicato settimane prima<br />
dalle Edizioni Ares.<br />
di sessantamila messe che quotidianamente i fedeli<br />
dell’Opus Dei offrivano per colui che era a capo<br />
dell’Opera: era, precisava <strong>in</strong> quelle righe, il miglior<br />
aiuto che poteva offrirgli. Dopo pochi giorni ricevette<br />
una telefonata dello stesso Papa: voleva r<strong>in</strong>graziarlo<br />
di quel gesto; dal tono di voce si percepiva<br />
che era commosso dal tesoro che era stato messo<br />
nelle sue mani, e si può dire che si toccava il<br />
grande amore del Pontefice all’Eucaristia.<br />
Pochi giorni dopo, il 28 ottobre, <strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong> <strong>II</strong><br />
ricevette per la prima volta don Álvaro <strong>in</strong> un’udienza<br />
<strong>in</strong>formale. Eravamo presenti anche don Joaquín<br />
Alonso e io, e potemmo vedere come il Papa ascoltava<br />
con molta attenzione e affetto quanto don Álvaro<br />
gli riferiva. Ricordo che affermò con sicurez-<br />
253
Intervista Dolz.qxp 11/04/2011 12.04 Pag<strong>in</strong>a 254<br />
254<br />
za, dando un significativo e affettuoso colpo di pugno<br />
sul tavolo, che la Chiesa avrebbe superato tutte<br />
le difficoltà con l’aiuto della Madonna, il primo<br />
opus Dei, la più importante opera di Dio. Don Álvaro<br />
rispose che condivideva pienamente quella<br />
speranza. In quell’<strong>in</strong>contro don Álvaro commentò<br />
che, a motivo della sede vacante per l’improvviso<br />
decesso del venerato <strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong> I, non era stato<br />
possibile ricevere la lettera che il Papa aveva voluto<br />
<strong>in</strong>viare per il 50° anniversario della fondazione<br />
dell’Opus Dei. Mons. Del Portillo aggiunse che<br />
<strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong> I aveva capito molto bene che l’Opus<br />
Dei, di fatto, non era un istituto secolare e che<br />
bisognava pensare alla soluzione giuridica opportuna.<br />
E, riferendosi a quella lettera, <strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong> <strong>II</strong><br />
disse: «La facciamo!».<br />
Il 5 dicembre di quell’anno, don Álvaro gli fece sapere<br />
che aveva pronte le arance che i polacchi sono<br />
soliti regalarsi il giorno di san Nicola, il 6 dicembre.<br />
Il Papa rimase sorpreso del fatto che conoscesse<br />
questo particolare e gli diede appuntamento per il<br />
giorno seguente. Insieme alle arance gli portammo<br />
diversi libri di san Josemaría, che il Papa fece collocare<br />
nell’ufficio dove lavoravano alcuni dei suoi<br />
collaboratori nella preparazione dei discorsi.<br />
Quando bisognava<br />
riempire San Pietro...<br />
Questi <strong>in</strong>contri «fuori programma» sembrano<br />
molto caratteristici di <strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong> <strong>II</strong>, il quale,<br />
soprattutto all’<strong>in</strong>izio, destò sorpresa col suo modo<br />
diretto di rapportarsi alla gente. Ma ci furono anche<br />
udienze ufficiali?<br />
Certamente, tra l’altro perché si desiderava chiedere<br />
al Santo Padre – come ho già ricordato – la conclusione<br />
del camm<strong>in</strong>o giuridico dell’Opus Dei, già<br />
propiziato da <strong>Paolo</strong> VI nella prima udienza concessa<br />
a don Álvaro del Portillo. E, <strong>in</strong> effetti, il Papa<br />
mosse i passi necessari per giungere a questa meta.<br />
Al tempo stesso, di quei primi mesi serbo un ricordo<br />
particolarmente gradito. Per l’Epifania 1979 era programmata<br />
l’ord<strong>in</strong>azione, nella Basilica di San Pietro,<br />
del successore del Papa nell’arcidiocesi di Cracovia,<br />
mons. Macharski. Il Santo Padre voleva celebrarla<br />
sull’altare della Confessione, ma gli suggerirono di<br />
utilizzare l’altare della Cattedra, poiché sarebbe stato<br />
molto difficile riempiere di gente la basilica e poteva<br />
risultare poco solenne. Non so chi propose al Papa di<br />
rivolgersi a mons. del Portillo per chiedergli di <strong>in</strong>coraggiare<br />
molte persone a partecipare all’ord<strong>in</strong>azione.<br />
In quel momento ci trovavamo <strong>in</strong> un viaggio pastorale<br />
per diversi Paesi europei. In Svizzera ricevemmo la<br />
comunicazione da Roma. Di fronte alla richiesta del<br />
Papa, come sarebbe successo <strong>in</strong> altri momenti, don<br />
<strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong> <strong>II</strong>, <strong>beato</strong><br />
Álvaro ci mise tutto lo sforzo per mobilitare le persone<br />
dell’Opera, e queste i loro amici, allo scopo di riempire<br />
la basilica. E si riempì. Personalmente, don<br />
Álvaro non partecipò alla cerimonia perché desiderava<br />
che l’affetto dei partecipanti fosse tutto rivolto a<br />
<strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong> <strong>II</strong> e al nuovo arcivescovo. Alla f<strong>in</strong>e<br />
della celebrazione il Papa r<strong>in</strong>graziò l’Opus Dei. Era la<br />
prima volta che un Papa faceva un riferimento pubblico<br />
all’Opera nella Basilica di San Pietro.<br />
In varie occasioni il Papa contò sull’aiuto dei fedeli<br />
dell’Opus Dei per mobilitare molte persone...<br />
In quei primi momenti, soprattutto. In seguito il<br />
Santo Padre poté contare anche sul sostegno di molti<br />
altri figli fedeli. Ricordo che <strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong> <strong>II</strong><br />
volle, f<strong>in</strong> dall’<strong>in</strong>izio, celebrare <strong>in</strong> San Pietro le Messe<br />
per gli studenti universitari, come faceva a Cracovia.<br />
Facemmo del nostro meglio per aiutarlo a <strong>in</strong>staurare<br />
questa tradizione. Don Álvaro suggerì che<br />
si stampassero degli <strong>in</strong>viti personali nei quali si <strong>in</strong>dicasse,<br />
oltre ai dati sulla Messa, un ampio orario di<br />
confessioni nella Basilica: egli s’impegnava a chiamare<br />
dec<strong>in</strong>e di confessori. Così fece, e fu una cosa<br />
molto <strong>in</strong>dov<strong>in</strong>ata. In uno degli <strong>in</strong>viti che ricevemmo<br />
dal Papa per pranzare nell’appartamento pontificio,<br />
don Álvaro parlò della necessità di promuovere<br />
le confessioni per facilitare alla gente l’<strong>in</strong>contro<br />
con il Signore, sensibilizzando i sacerdoti e i laici<br />
a svolgere questo apostolato. Per illustrare quanto<br />
diceva, raccontò alcuni aneddoti sui buoni risultati<br />
ottenuti <strong>in</strong> tutto il mondo con questo modo di<br />
aiutare le anime. <strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong> <strong>II</strong>, con un sorriso<br />
d’assenso, commentò: «Lei mi ricorda i buoni parroci<br />
zelanti dei miei tempi, che consumavano la vita<br />
<strong>in</strong> questo modo di accudire le anime, perché le<br />
amavano con tutte le loro forze». Altre volte, <strong>in</strong><br />
conversazioni simili, il Papa diceva, riferendosi ai<br />
fedeli dell’Opus Dei, laici e sacerdoti: «Voi avete il<br />
carisma della Confessione». So che lo diceva anche<br />
ad altre persone, parlando dell’Opus Dei, perché ce<br />
l’hanno riferito.<br />
Immag<strong>in</strong>o che situazioni simili si saranno ripetute<br />
nei viaggi di <strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong> <strong>II</strong> per il mondo, dovunque<br />
ci fossero membri dell’Opus Dei.<br />
Dappertutto i fedeli della Prelatura, come gli altri<br />
cattolici, gli hanno dimostrato affetto e sostegno,<br />
naturalmente. Il Papa seppe conquistare il cuore di<br />
tutti e nei c<strong>in</strong>que cont<strong>in</strong>enti ha raccolto l’affetto e<br />
l’entusiasmo della gente.<br />
Nei primi anni del pontificato si svolsero i tramiti<br />
f<strong>in</strong>ali per l’erezione dell’Opus Dei <strong>in</strong> Prelatura personale.<br />
Potrebbe raccontare qualcosa al riguardo?<br />
Già <strong>Paolo</strong> VI e <strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong> I avevano manifestato<br />
l’<strong>in</strong>tenzione di concludere l’iter giuridico dell’Opera,<br />
ma il Signore li chiamò prima che potessero<br />
affrontare la questione. <strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong> <strong>II</strong> volle
Intervista Dolz.qxp 05/04/2011 15.33 Pag<strong>in</strong>a 255<br />
L’ord<strong>in</strong>azione episcopale di mons. Alvaro del Portillo <strong>in</strong> San Pietro il 6 gennaio 1991.<br />
<strong>in</strong>teressarsene f<strong>in</strong> dall’<strong>in</strong>izio. Mise lo studio nelle<br />
mani del card<strong>in</strong>al Sebastiano Baggio, prefetto della<br />
Congregazione per i Vescovi, e fu nom<strong>in</strong>ata una<br />
commissione paritetica composta da esperti di Diritto<br />
canonico della Santa Sede e dell’Opus Dei. Il<br />
Papa seguì con attenzione tutti i passi, conosceva<br />
molto bene i particolari. I dettagli tecnico-giuridici<br />
sono ben noti. Qui mi piacerebbe mettere <strong>in</strong> rilievo<br />
l’<strong>in</strong>teresse paterno del Santo Padre <strong>in</strong> quel processo,<br />
pur lasciando ai canonisti <strong>in</strong>tera libertà per studiare<br />
le questioni. Fu anche molto paterno – non solo<br />
prudente – nell’affrontare le difficoltà provocate<br />
dalle obiezioni di alcuni vescovi, del resto comprensibili<br />
trattandosi di una figura canonica nuova.<br />
Egli stesso cercò di farsene carico, disponendo che<br />
si considerassero quelle obiezioni e che si risolvessero<br />
<strong>in</strong> modo adatto.<br />
In che misura <strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong> <strong>II</strong> <strong>in</strong>tervenne nel<br />
governo dell’Opus Dei? Diede <strong>in</strong>dicazioni?<br />
La cosa più importante, com’è ovvio, fu l’erezione<br />
dell’Opus Dei <strong>in</strong> Prelatura personale, atto con il<br />
quale si metteva questa parte della Chiesa, composta<br />
da laici e sacerdoti, uom<strong>in</strong>i e donne di ogni classe<br />
e condizione sociale, sotto la giurisdizione di un<br />
prelato perché – anche con il suo presbiterio – servisse<br />
meglio la Chiesa universale, <strong>in</strong> comunione<br />
<strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong> <strong>II</strong>, <strong>beato</strong><br />
con le Chiese particolari. Per il resto, suggeriva al<br />
Prelato delle <strong>in</strong>iziative apostoliche, poiché era molto<br />
conv<strong>in</strong>to dell’efficacia dell’apostolato personale<br />
di ogni fedele dell’Opus Dei e di coloro – persone<br />
di tutti gli ambienti sociali – che si accostano al lavoro<br />
apostolico dell’Opera.<br />
Una richiesta esplicita del Papa, per esempio, fu l’erezione<br />
del sem<strong>in</strong>ario <strong>in</strong>ternazionale Sedes Sapientiae,<br />
<strong>in</strong> Roma, con l’obiettivo di formare sacerdoti<br />
che potessero essere dopo formatori nei sem<strong>in</strong>ari dei<br />
diversi Paesi, anche di quelli che avevano appena raggiunto<br />
la libertà dopo il periodo di dom<strong>in</strong>io sovietico.<br />
A suggerire queste <strong>in</strong>iziative di apostolato lo <strong>in</strong>coraggiava<br />
la risposta di don Álvaro, sempre pronta e fedele.<br />
<strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong> <strong>II</strong> andava parlando della nuova<br />
evangelizzazione almeno dal 1981, ma nel 1985 diede<br />
un forte impulso a questa priorità pastorale, soprattutto<br />
nei Paesi dell’Europa occidentale e dell’America<br />
del Nord, dove i s<strong>in</strong>tomi del secolarismo crescevano<br />
<strong>in</strong> modo allarmante. Una data simbolica è<br />
l’11 ottobre 1985, giorno <strong>in</strong> cui il Santo Padre concluse<br />
un S<strong>in</strong>odo straord<strong>in</strong>ario di vescovi celebrato a<br />
Roma, <strong>in</strong>vitando la Chiesa a un r<strong>in</strong>novato impulso<br />
missionario, desiderio che confidò al prelato <strong>in</strong> un<br />
colloquio. Don Álvaro si fece eco immediatamente di<br />
questo programma e già <strong>in</strong> data 25 dicembre dello<br />
stesso anno scrisse una lettera pastorale ai fedeli del-<br />
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Intervista Dolz.qxp 05/04/2011 15.33 Pag<strong>in</strong>a 256<br />
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la prelatura, sp<strong>in</strong>gendoli a collaborare con tutte le forze<br />
<strong>in</strong> questo compito, che era particolarmente necessario<br />
soprattutto nei Paesi della Vecchia Europa, degli<br />
Stati Uniti e del Canada. Da quel momento <strong>in</strong> poi don<br />
Álvaro raddoppiò il suo sforzo pastorale <strong>in</strong> questo<br />
settore, con viaggi frequenti nei Paesi europei. Gli anni<br />
dal 1987 al 1990 sono caratterizzati dall’estensione<br />
di questo impegno <strong>in</strong> altri cont<strong>in</strong>enti: Asia e Oceania,<br />
America settentrionale e Africa. Il Papa <strong>in</strong>vitò don<br />
Álvaro a <strong>in</strong>iziare il lavoro dell’Opera nei Paesi scand<strong>in</strong>avi.<br />
E, naturalmente, <strong>in</strong> Polonia. Puntualizzava<br />
che era molto importante diffondere tra il popolo di<br />
Dio <strong>in</strong> Polonia la coscienza della necessità di una direzione<br />
spirituale, e sapeva come questa viene praticata<br />
assiduamente nell’Opus Dei. Questo <strong>in</strong>coraggiamento<br />
a cont<strong>in</strong>uare nella missione evangelizzatrice<br />
con lo spirito proprio dell’Opus Dei, il Papa cont<strong>in</strong>uò<br />
a darlo a don Álvaro – come poi fece con me – f<strong>in</strong>o<br />
al term<strong>in</strong>e della sua vita. Il 13 gennaio 1994 gli concesse<br />
un’udienza nella quale il Prelato lo <strong>in</strong>formò sullo<br />
sviluppo dell’apostolato dei fedeli dell’Opus Dei e<br />
di altre <strong>in</strong>iziative che aveva <strong>in</strong> progetto; il Papa <strong>in</strong>sistette<br />
sulla necessità di cont<strong>in</strong>uare a impegnarsi nella<br />
nuova evangelizzazione della società. Don Álvaro<br />
usciva da quelle udienze molto confortato, con la r<strong>in</strong>novata<br />
consapevolezza del bisogno di fare sempre<br />
l’Opus Dei – come aveva visto <strong>in</strong> san Josemaría – vivendo<br />
<strong>in</strong> piena unione col successore di Pietro e con<br />
tutti i vescovi. In quelle udienze il Papa diede diverse<br />
<strong>in</strong>dicazioni, <strong>in</strong>sieme alla sp<strong>in</strong>ta per cont<strong>in</strong>uare nei lavori<br />
apostolici che già si svolgevano: per esempio, la<br />
raccomandazione che si lavorasse molto <strong>in</strong> profondità<br />
con gli <strong>in</strong>tellettuali, specialmente attraverso coloro<br />
che già si trovavano <strong>in</strong> quell’ambiente, cercando di<br />
sostenerli nel loro compito e mostrando loro che la fede<br />
e la ragione non vanno per vie separate né tantomeno<br />
opposte. <strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong> <strong>II</strong> pensava che gli <strong>in</strong>tellettuali<br />
avevano un ruolo chiave per la nuova evangelizzazione,<br />
e si <strong>in</strong>teressava aff<strong>in</strong>ché venisse offerta<br />
loro una cura pastorale particolare. Allo stesso modo<br />
considerava prioritaria l’evangelizzazione di coloro<br />
che occupano cariche di responsabilità nell’àmbito<br />
politico ed economico, perché è il modo più efficace<br />
di migliorare la situazione di tutti, <strong>in</strong> primo luogo dei<br />
più bisognosi. In questo senso, stimolava i fedeli della<br />
prelatura e molte altre persone che lavoravano <strong>in</strong><br />
bus<strong>in</strong>ess schools, dicendo: «Se coloro che studiano<br />
queste materie diventano cristiani, si convertono, sarà<br />
più facile sradicare la povertà».<br />
E don Álvaro dava suggerimenti al Papa sulla<br />
Chiesa?<br />
In certe occasioni ne chiedeva il Santo Padre. Già alla<br />
f<strong>in</strong>e del 1978, quando si <strong>in</strong>terrogava sull’opportunità<br />
d’<strong>in</strong>traprendere il viaggio <strong>in</strong> Messico per la riunione<br />
del CELAM – era una situazione assai delicata<br />
– il Papa disse a don Álvaro, davanti ad altre persone,<br />
che aveva sentito diverse op<strong>in</strong>ioni <strong>in</strong> proposito. Chia-<br />
ramente gli stava chiedendo la sua. Con semplicità,<br />
don Álvaro gli suggerì di fare il viaggio, perché<br />
avrebbe comportato un gran bene per la Chiesa <strong>in</strong><br />
Messico, <strong>in</strong> America Lat<strong>in</strong>a e <strong>in</strong> tutto il mondo. Il tono<br />
di voce di don Álvaro era misurato: faceva capire<br />
che qualunque decisione prendesse il Papa, a lui andava<br />
bene. Il viaggio si fece coi risultati che tutti conosciamo.<br />
Naturalmente, il Papa si sarà consultato<br />
con altre persone e con gli organismi della Curia romana.<br />
Dopo il viaggio <strong>in</strong> Messico, ci <strong>in</strong>vitò a pranzo<br />
e raccontò con gioia molti particolari della sua visita<br />
a quel Paese. Non parlava del suo lavoro, ma della fede<br />
e della risposta del popolo messicano alla presenza<br />
del successore di san Pietro. Varie volte don Álvaro<br />
suggerì a <strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong> <strong>II</strong> di scrivere una lettera<br />
o un’esortazione su san Giuseppe, per favorire la devozione<br />
dei fedeli e per chiedergli di proteggere la<br />
Chiesa. Per questo fu straord<strong>in</strong>aria la sua gioia quando<br />
venne pubblicata l’esortazione apostolica Redemptoris<br />
Custos, del 15 agosto 1989. Ricordo un altro<br />
suggerimento sulla vita di pietà. Avevamo <strong>in</strong>vitato<br />
a pranzo a Villa Tevere un canonico spagnolo del<br />
Capitolo di San Pietro, mons. Pedro Altabella. Venne<br />
fuori il discorso sul bene che faceva alle anime l’esposizione<br />
permanente del Santissimo Sacramento <strong>in</strong><br />
alcune chiese. Don Joaquín Alonso commentò che sarebbe<br />
un bene molto grande seguire questa consuetud<strong>in</strong>e<br />
<strong>in</strong> San Pietro e don Álvaro lo appoggiò vivamente.<br />
Il canonico prese al volo il suggerimento e disse<br />
che si sarebbe mosso per farlo arrivare <strong>in</strong> altissimis.<br />
Poco tempo dopo <strong>in</strong>iziava nella basilica vaticana<br />
questo culto all’Eucaristia, che ha prodotto tanti buoni<br />
frutti. Era l’anno 1981.<br />
La storia<br />
di un mosaico<br />
<strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong> <strong>II</strong>, <strong>beato</strong><br />
A proposito di questi suggerimenti, ho sentito dire<br />
che qualche membro dell’Opus Dei ebbe a che<br />
fare col mosaico della Madonna Mater Ecclesiae,<br />
ben visibile <strong>in</strong> Piazza San Pietro.<br />
Ogni anno vengono a celebrare la Pasqua a Roma alcune<br />
migliaia di studenti che frequentano i centri dell’Opus<br />
Dei <strong>in</strong> tutto il mondo. Nel 1980, nel corso di<br />
un <strong>in</strong>contro con <strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong> <strong>II</strong>, uno studente universitario<br />
gli disse che, osservando la Piazza San Pietro,<br />
aveva notato che era coronata da statue di santi<br />
ma non c’era alcuna immag<strong>in</strong>e della Madonna. «Forse<br />
se ne potrebbe mettere una, Santo Padre», suggerì.<br />
Al che il Papa rispose subito: «Molto bene, molto bene!».<br />
Quando gli raccontarono questo aneddoto, don<br />
Álvaro chiese all’architetto Javier Cotelo di pensare<br />
<strong>in</strong> che punto della piazza si potrebbe mettere un’immag<strong>in</strong>e<br />
che attirasse gli sguardi. Javier fece subito un<br />
progetto che prevedeva un mosaico <strong>in</strong> un angolo del
Intervista Dolz.qxp 05/04/2011 15.33 Pag<strong>in</strong>a 257<br />
Palazzo Apostolico. Al Papa l’idea piacque molto e<br />
ord<strong>in</strong>ò che venisse eseguita. L’8 dicembre 1981, solennità<br />
dell’Immacolata Concezione, il Santo Padre<br />
benedisse l’immag<strong>in</strong>e e disse: «Oggi, recitiamo la nostra<br />
preghiera dell’Angelus, per la prima volta, davanti<br />
all’icona e sotto gli occhi della Verg<strong>in</strong>e santissima,<br />
Madre della Chiesa, che s’affaccia su Piazza San<br />
Pietro dal mosaico, collocato su di un lato di questo<br />
Palazzo Apostolico. Nella cornice di questa piazza<br />
stupenda mancava un’immag<strong>in</strong>e… Benedirò ora<br />
l’immag<strong>in</strong>e della Madonna Madre della Chiesa,<br />
esprimendo l’auspicio che quanti verranno <strong>in</strong> questa<br />
Piazza di san Pietro lev<strong>in</strong>o verso di Lei lo sguardo,<br />
per rivolgerle, con sentimento di filiale confidenza, il<br />
proprio saluto e la propria preghiera». Due giorni dopo,<br />
il Papa <strong>in</strong>vitò don Álvaro a concelebrare la Santa<br />
Messa nella sua cappella privata e a fare colazione<br />
con lui: voleva esprimergli la sua soddisfazione per<br />
aver collocato l’immag<strong>in</strong>e della Madonna <strong>in</strong> quel luogo.<br />
Più tardi il Papa ci fece arrivare come ricordo il<br />
cartone utilizzato per l’elaborazione del mosaico.<br />
In tutti questi ricordi si nota un tratto davvero affettuoso<br />
da parte del Papa.<br />
I particolari di affetto paterno di <strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong> <strong>II</strong><br />
furono tanti e sarebbe prolisso ricordarli. Mi viene<br />
alla memoria il 70° compleanno di don Álvaro, l’11<br />
marzo 1984. Ricevette <strong>in</strong> casa un quadro della Madonna<br />
di Czestochowa con alcune righe autografe<br />
del Papa, piene di affetto verso la sua persona. Ma<br />
don Álvaro non si riteneva personalmente meritevole<br />
di quelle prove di affezione. Al tempo stesso<br />
penso che tutte le persone che frequentarono <strong>Giovanni</strong><br />
<strong>Paolo</strong> <strong>II</strong> percepivano che «sapeva amare».<br />
Il Papa ha visitato qualche centro dell’Opus Dei?<br />
Nel piano delle visite pastorali alle parrocchie di<br />
Roma, fu presente anche nelle tre affidate all’Opus<br />
Dei e si trattenne nei centri annessi. Forse il fatto<br />
più s<strong>in</strong>golare a questo riguardo è che, quando era <strong>in</strong><br />
buona salute, passò varie volte da una casa per ritiri<br />
dell’Opera <strong>in</strong> Abruzzo, chiamata Tor d’Aveia. La<br />
tenuta è situata sulle pendici di un monte e da lì si<br />
possono fare delle belle gite oppure, d’<strong>in</strong>verno, andare<br />
a sciare. Com’è noto, il Papa aveva bisogno di<br />
prendersi un po’ di riposo ogni tanto e lì poteva farlo<br />
<strong>in</strong> modo discreto. Usciva dal Vaticano <strong>in</strong> privato,<br />
seguìto dalla macch<strong>in</strong>a della scorta, e arrivava a Tor<br />
d’Aveia – a poco più di un’ora da Roma – senza che<br />
nessuno lo notasse. Era un bel riposo per il Papa. Le<br />
donne dell’Opera <strong>in</strong>caricate della casa poterono<br />
avere delle chiacchierate con lui e con il suo segretario,<br />
ma serbarono il silenzio aff<strong>in</strong>ché nessuno disturbasse<br />
il Papa. Perf<strong>in</strong>o don Álvaro ci andò solo<br />
una volta per dargli il benvenuto. In maniera analoga,<br />
<strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong> <strong>II</strong> soggiornò una volta <strong>in</strong> un altra<br />
casa che utilizziamo a Ov<strong>in</strong>doli, non lontano da<br />
lì, dove c’è una stazione sciistica.<br />
<strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong> <strong>II</strong>, <strong>beato</strong><br />
<strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong> <strong>II</strong> e mons. Javier Echevarría,<br />
prelato dell’Opus Dei, nell’Aula Nervi.<br />
Lei è stata molte volte nella residenza del Papa,<br />
<strong>in</strong>vitato a pranzo. Di che cosa si parlava <strong>in</strong> quegli<br />
<strong>in</strong>contri?<br />
Di molti argomenti, <strong>in</strong> un contesto famigliare: la situazione<br />
della Chiesa, l’apostolato dei fedeli dell’Opus<br />
Dei <strong>in</strong> diversi Paesi ecc. Una di quelle volte<br />
regalò a don Álvaro un’edizione piccola del Nuovo<br />
Testamento, che egli utilizzò <strong>in</strong> seguito durante i<br />
viaggi per ricordare espressamente il Romano Pontefice.<br />
Non la usava nelle altre occasioni perché era<br />
scritto <strong>in</strong> caratteri molto m<strong>in</strong>uti.<br />
Qualche ricordo sull’attentato del 1981?<br />
In quei momenti eravamo riuniti con il Consiglio del<br />
Prelato per gli apostolati femm<strong>in</strong>ili. Appena ricevuta<br />
la notizia, don Álvaro <strong>in</strong>terruppe la riunione e ci recammo<br />
al Policl<strong>in</strong>ico Gemelli. Don Álvaro poté passare,<br />
su <strong>in</strong>vito di mons. Angel<strong>in</strong>i, nel locale dov’erano<br />
alcuni membri della Curia, mentre i medici operavano<br />
il Santo Padre. Don Álvaro chiese immediatamente<br />
a tutta l’Opera di pregare per il Papa. Andavamo<br />
con frequenza al Gemelli, pur sapendo che non<br />
potevamo entrare a fargli visita: ci bastava pregare<br />
per la sua persona <strong>in</strong> quella maggiore vic<strong>in</strong>anza fisica.<br />
All’epoca del viaggio <strong>in</strong> Messico, don Álvaro aveva<br />
regalato al Papa una cassetta con canzoni messicane;<br />
sono canzoni d’amore che il popolo canta anche<br />
alla Madonna di Guadalupe. Ebbene, un giorno <strong>in</strong> cui<br />
ci permisero di visitare il Santo Padre al policl<strong>in</strong>ico,<br />
lo trovammo <strong>in</strong> ascolto di quelle canzoni su un registratore.<br />
«Mi aiutano a pregare», commentò. Nulla faceva<br />
presagire quell’<strong>in</strong>contro, ma fu lo stesso Papa a<br />
chiedere che ci facessero passare nella sua stanza.<br />
Don Álvaro mise filialmente una mano sul braccio<br />
del Santo Padre e comprovò che la febbre era molto<br />
alta. L’<strong>in</strong>contro durò poco, com’è logico. Ma si nota-<br />
257
Intervista Dolz.qxp 05/04/2011 15.33 Pag<strong>in</strong>a 258<br />
258<br />
va che la Chiesa pregava per Pietro, come a Gerusalemme,<br />
e che Pietro offriva tutto per la Chiesa di Gesù<br />
Cristo.<br />
Non abbiamo ancora parlato della beatificazione<br />
e canonizzazione di san Josemaría, proclamate<br />
da <strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong> <strong>II</strong>.<br />
Il Papa era molto contento di elevare agli altari il<br />
fondatore dell’Opera. Come si ricorderà, prima del<br />
1992 ci furono alcune <strong>in</strong>comprensioni che produssero<br />
un certo chiasso. Erano i colpi di coda del demonio<br />
per impedire ciò che, come disse <strong>Giovanni</strong><br />
<strong>Paolo</strong> <strong>II</strong> subito dopo la beatificazione, fu «una grande<br />
manifestazione di fede». Term<strong>in</strong>ata la celebrazione,<br />
<strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong> <strong>II</strong> manifestò la sua gioia nel<br />
vedere quella moltitud<strong>in</strong>e <strong>in</strong> raccoglimento e preghiera,<br />
e disse a don Álvaro, che lo accompagnava<br />
verso la basilica di San Pietro: «Adesso capisco<br />
perché certi settari non volevano che ci fosse questa<br />
manifestazione di fede». E aggiunse che r<strong>in</strong>graziava<br />
il Signore per quella cerimonia nella quale aveva<br />
beatificato anche Madre Bakhita, canossiana,<br />
che gli aveva permesso di far conoscere a tutto il<br />
mondo la situazione tragica della Chiesa <strong>in</strong> Sudan.<br />
Insomma, quel che è rimasto per la storia è il bene<br />
che la devozione a san Josemaría sta facendo <strong>in</strong> tutta<br />
la Chiesa. E il Papa di questo era cosciente.<br />
Nella canonizzazione il Papa def<strong>in</strong>ì san Josemaría «il<br />
santo dell’ord<strong>in</strong>ario», molto <strong>in</strong> s<strong>in</strong>tonia con quella sua<br />
idea di evangelizzare la società attraverso la vita ord<strong>in</strong>aria:<br />
nella chiesa domestica che è ogni famiglia, nel<br />
lavoro, nello sport, nei rapporti sociali.<br />
Ha parlato delle critiche, che non risparmiarono<br />
neanche <strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong> <strong>II</strong>. Con quale spirito affrontava<br />
il Papa queste contrarietà?<br />
Era molto soprannaturale e sapeva caricarsi la croce.<br />
Inoltre era molto determ<strong>in</strong>ato e andava avanti cercando<br />
il bene della Chiesa. Una volta don Álvaro<br />
partecipò alla recita del Rosario con il Papa. Ci andava<br />
solitamente un gruppo di persone e <strong>in</strong> quell’occasione<br />
era presente madre Teresa di Calcutta. Alla<br />
f<strong>in</strong>e della preghiera, il Papa presentò don Álvaro a<br />
madre Teresa, la quale lo r<strong>in</strong>graziò perché dei sacerdoti<br />
dell’Opera avevano accudito molto bene le sue<br />
suore <strong>in</strong> varie parti del mondo. Allora il Papa le domandò,<br />
tra il serio e il faceto: «Madre, perché criticano<br />
il Papa e l’Opus Dei mentre tutti parlano bene<br />
di madre Teresa?». E lei rispose con grande s<strong>in</strong>cerità:<br />
«Pregh<strong>in</strong>o per me perché sia umile».<br />
<strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong> <strong>II</strong> volle pregare davanti alle spoglie<br />
di don Álvaro il giorno della sua morte. Potrebbe<br />
riferire qualche cosa di quei momenti?<br />
L’11 marzo 1994, a motivo del suo 80° compleanno,<br />
don Álvaro ricevette un chirografo di <strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong><br />
<strong>II</strong>, scritto su una fotografia: «Al venerato e amato<br />
fratello Álvaro del Portillo, che con l’anima grata al<br />
<strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong> <strong>II</strong>, <strong>beato</strong><br />
Signore, celebra il suo ottantesimo compleanno,<br />
esprimendogli il mio vivo apprezzamento per il suo<br />
fedele lavoro a servizio della Chiesa e implorando abbondanti<br />
grazie celesti per un m<strong>in</strong>istero ancora prolungato<br />
e ricco di frutti, impartisco di cuore una speciale<br />
benedizione apostolica, facendola estensiva con<br />
affetto a tutti i sacerdoti e laici della Prelatura».<br />
La sera del 22 marzo 1994 eravamo tornati da un pellegr<strong>in</strong>aggio<br />
<strong>in</strong> Terra Santa, e poche ore dopo, all’alba<br />
del 23, il Signore chiamò a Sé il prelato dell’Opus<br />
Dei. Comunicai la notizia a mons. Stanislaw Dziwisz,<br />
segretario di <strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong> <strong>II</strong>, verso le sei e<br />
mezza del matt<strong>in</strong>o. Don Stanislaw mi disse che lo<br />
avrebbe comunicato al Santo Padre e che avrebbero<br />
raccomandato a Dio nella Messa l’eterno riposo del<br />
Prelato. Verso le dieci del matt<strong>in</strong>o ci giunse l’amabile<br />
sorpresa di una chiamata telefonica del prefetto<br />
della Casa Pontificia, mons. Monduzzi, per <strong>in</strong>formare<br />
che il Santo Padre desiderava venire nel pomeriggio<br />
nella sede della Curia prelatizia per pregare d<strong>in</strong>anzi<br />
alla salma. Non mi soffermo sui particolari di<br />
questa visita, ma voglio segnalare l’<strong>in</strong>teresse manifestato<br />
da <strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong> <strong>II</strong>. Mi domandò a che ora e<br />
dove don Álvaro aveva celebrato la sua ultima Messa,<br />
perché sapeva che era ritornato a Roma il giorno<br />
prima. Quando gli risposi che aveva celebrato alle<br />
undici del matt<strong>in</strong>o nella chiesa del Cenacolo, mi sorprese<br />
che il Papa facesse rapidamente il calcolo tra<br />
l’ora della Santa Messa e quella della sua dipartita<br />
verso il Cielo. Alla f<strong>in</strong>e lo r<strong>in</strong>graziai per la visita, così<br />
<strong>in</strong>solita, ma il Papa tagliò corto dicendo: «Era un<br />
dovere, era un dovere!».<br />
E Lei, dopo la sua nom<strong>in</strong>a a prelato nel 1994, ebbe<br />
occasioni simili di rapporto con <strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong> <strong>II</strong>?<br />
Il Papa cont<strong>in</strong>uò a essere ugualmente paterno e affettuoso.<br />
Per esempio, mi telefonò personalmente per<br />
annunciarmi la nom<strong>in</strong>a a Prelato. Io, <strong>in</strong> diverse occasioni,<br />
gli diedi <strong>in</strong>formazioni sullo sviluppo degli apostolati<br />
dell’Opera e ho potuto comprovare la sua<br />
gioia. Pochi mesi dopo la nom<strong>in</strong>a, volle conferirmi<br />
l’ord<strong>in</strong>azione episcopale. A partire dal 2000 il Papa<br />
era già molto malato, ma cont<strong>in</strong>uò ad avere la delicatezza<br />
di ricevermi <strong>in</strong> udienza con una certa frequenza,<br />
per avere notizie delle attività apostoliche dell’Opera<br />
<strong>in</strong> tutto il mondo. Tre giorni dopo la morte del Papa<br />
andai con don Joaquín Alonso a pregare davanti alle<br />
sue spoglie nella basilica di San Pietro e a salutare<br />
don Stanislaw, il quale ci <strong>in</strong>vitò a pregare nella cappella<br />
privata e dopo ci <strong>in</strong>coraggiò a salire sul terrazzo<br />
del Palazzo Apostolico. Voleva mostrarci il fiume di<br />
gente che si recava a rendere l’ultimo omaggio al Papa<br />
e la quantità di televisioni di tutto il mondo che si<br />
erano <strong>in</strong>stallate nei pressi di Piazza San Pietro. Poco<br />
dopo mi fece dono di una tonaca di <strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong> <strong>II</strong><br />
aff<strong>in</strong>ché la conservassimo come una reliquia.<br />
A cura di Michele Dolz
Valli Navarro GP<strong>II</strong>.qxp 05/04/2011 15.38 Pag<strong>in</strong>a 259<br />
Aldo Maria<br />
Valli<br />
Intervista<br />
con Joaquín<br />
Navarro-Valls<br />
Q<br />
ual è stato, a tuo giudizio, il pr<strong>in</strong>cipale<br />
<strong>in</strong>segnamento di <strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong> <strong>II</strong> a<br />
tutti i fedeli? Che cosa ha <strong>in</strong>segnato veramente<br />
ai cattolici nel corso del suo lungo pontificato?<br />
In che modo ha <strong>in</strong>ciso sulla fede dei battezzati?<br />
Ai cristiani ha <strong>in</strong>segnato che non si può vivere di<br />
fronte a Dio come si vive di fronte al nulla. Ha <strong>in</strong>segnato<br />
che la religione non è soltanto un codice morale:<br />
una fede che non porta conseguenze nell’esistenza<br />
quotidiana si riduce a op<strong>in</strong>ione. Ha mostrato<br />
a tutta una generazione umana l’<strong>in</strong>evitabilità del «tema»<br />
Dio. Ha conv<strong>in</strong>to l’epoca postmoderna che non<br />
si può capire l’essere umano se si accantona Dio. E<br />
che senza Dio l’essere umano è soltanto un animale<br />
<strong>in</strong>gegnoso; anzi un triste animale <strong>in</strong>gegnoso.<br />
Che cosa ha detto <strong>in</strong>vece alle persone appartenenti<br />
ad altre fedi religiose? E ai non credenti?<br />
Che Dio non può essere multiplo; che nel Dio uni-<br />
«ln lui, con lui<br />
quasi si vedeva<br />
l’oggetto<br />
della fede»<br />
Joaquín Navarro Valls (nella foto accanto con <strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong> <strong>II</strong>) è nato a Cartagena<br />
(Spagna) nel 1936. Dopo gli studi presso le Università di Granada e<br />
Barcellona e la laurea <strong>in</strong> Medic<strong>in</strong>a e Chirurgia nel 1961, ha orientato il suo orizzonte<br />
professionale verso la comunicazione, laureandosi presso la Facoltà di<br />
Scienze della Comunicazione dell’Università di Navarra. È stato qu<strong>in</strong>di corrispondente<br />
all’estero per la rivista Nuestro Tiempo; dal 1977 al 1984 è stato<br />
corrispondente per l’Italia e il Mediterraneo Orientale del quotidiano ABC e <strong>in</strong>viato<br />
speciale <strong>in</strong> Africa Equatoriale, Giappone e Filipp<strong>in</strong>e. Membro del Consiglio<br />
Direttivo della Stampa Estera <strong>in</strong> Italia (1979) è stato poi eletto Presidente dell’Associazione<br />
della Stampa Estera <strong>in</strong> Italia nel 1983 e nel 1984. In quest’ultimo<br />
anno è stato chiamato da Papa Wojtyla a dirigere la Sala Stampa della<br />
Santa Sede e ha ricoperto tale <strong>in</strong>carico s<strong>in</strong>o al 2006. Attualmente è Presidente<br />
dell’Advisory Board dell’Università Campus Bio-Medico di Roma e Presidente<br />
della Fondazione Telecom Italia. Il suo libro più recente è A passo d’uomo.<br />
Ricordi, <strong>in</strong>contri e riflessioni tra storia e attualità (Mondadori, Milano 2009, pp.<br />
250, euro 19,50). Aldo Maria Valli, vaticanista del Tg1, lo ha <strong>in</strong>contrato per<br />
tracciare un bilancio dello stupefacente pontificato di <strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong> <strong>II</strong>, con<br />
particolare riferimento ai temi della ricerca della santità nella vita quotidiana,<br />
dei lunghi viaggi all’estero, dei suoi rapporti con i media e con i giovani.<br />
<strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong> <strong>II</strong>, <strong>beato</strong><br />
co e vero ci possiamo <strong>in</strong>contrare tutti anche attraverso<br />
strade diverse. Anzi, che o l’umanità si <strong>in</strong>contra<br />
alla f<strong>in</strong>e nel Dio misericordioso oppure siamo<br />
condannati a essere prima estranei e pieni di sospetti<br />
l’uno verso l’altro e poi, alla f<strong>in</strong>e, nemici.<br />
Un contributo di verità<br />
Come ha <strong>in</strong>ciso il pontificato di <strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong><br />
<strong>II</strong> sulla vita della Chiesa? Quale parola pensi di poter<br />
accostare a questo contributo? Coraggio? Fedeltà?<br />
Unità? Santità?<br />
Verità: questa mi pare potrebbe essere la parola da accostare<br />
al suo contributo. Senza la verità che lui tante<br />
volte ha <strong>in</strong>segnato le stesse virtù impazziscono: il misericordioso<br />
confonde la pietà con pietismo e debolezza,<br />
scambia l’<strong>in</strong>transigenza con la rigidità <strong>in</strong>umana;<br />
259
Valli Navarro GP<strong>II</strong>.qxp 05/04/2011 15.38 Pag<strong>in</strong>a 260<br />
260<br />
confonde l’unità con l’ammucchiata, e così via. Senza<br />
la verità – verità su Dio, verità sull’uomo e verità sulle<br />
cose – le virtù cristiane impazziscono e si fanno vettori<br />
settoriali <strong>in</strong> lotta tra di loro. È questo amore alla<br />
verità che sta alla base di tanti <strong>in</strong>segnamenti del suo<br />
pontificato: dalla giornata del perdono ai grandi appuntamenti<br />
come le due visite alle Nazioni Unite oppure<br />
nel lavoro quotidiano <strong>in</strong> Vaticano. E direi che non<br />
poteva essere altrimenti poiché per lui l’uomo è l’essere<br />
– l’unico <strong>in</strong> tutto il cosmo – che ha la capacità di<br />
conoscere il vero. Forse per lui stava proprio qui la somiglianza<br />
dell’uomo con Dio di cui ci parla la Genesi.<br />
Perché ha voluto proclamare un così alto numero<br />
di beati e di santi?<br />
Perché i santi sono moltissimi di più di quei sei o settemila<br />
del santorale cristiano. Molte volte, dopo che<br />
aveva <strong>in</strong>contrato persone comuni con cui aveva parlato<br />
<strong>in</strong> uno qualsiasi dei Paesi da lui visitati, lo sentivo<br />
dire: «Ma questa persona è santa!». E lo diceva<br />
conv<strong>in</strong>to. Poiché la forza della Chiesa sta nella testimonianza<br />
dei santi, ha voluto che queste testimonianze<br />
fossero conosciute e proclamate. Se su miliardi<br />
e miliardi di essere umani di tutta la storia soltanto<br />
qualche migliaio sono «riusciti» a guadagnarsi<br />
il paradiso, allora bisognerebbe domandarsi se la<br />
passione e morte di Gesù sia stata del tutto efficace.<br />
Il dovere di andare da tutti<br />
Perché ha voluto viaggiare così tanto? Qual era<br />
l’esigenza profonda all’orig<strong>in</strong>e del suo andare per<br />
le vie del mondo?<br />
Nella visita a una parrocchia romana, quasi all’<strong>in</strong>izio<br />
del pontificato, un bamb<strong>in</strong>o di dieci o dodici anni gli<br />
ha fatto la stessa domanda: «E tu, perché viaggi così<br />
tanto?». La risposta del Papa è stata altrettanto<br />
concisa: «Perché non tutto il mondo è qui». Sentiva<br />
di dovere andare da tutti. «Una volta – diceva – la<br />
gente andava <strong>in</strong> chiesa dal prete. Oggi, è il prete che<br />
deve andare dalla gente». Mi ricordo uno dei suoi ultimi<br />
viaggi, <strong>in</strong> Azerbaijan. Lo sforzo per lui era enorme:<br />
non camm<strong>in</strong>ava più; parlare era una grande fatica;<br />
sembrava uno spirito generoso <strong>in</strong> un corpo che<br />
già non rispondeva agli impulsi e agli ord<strong>in</strong>i. Eppure<br />
quel viaggio si fece, per andare a trovare i cattolici<br />
di quel Paese che erano, <strong>in</strong> tutto, meno di duecento!<br />
Ma anche quel pugno di fedeli aveva il diritto di<br />
stare con il Papa, di pregare e gioire con lui.<br />
Con te ha mai parlato della sua visione della<br />
Chiesa? Ti ha mai detto che cosa pensava del presente<br />
e del futuro della Chiesa cattolica?<br />
Non entrava nell’esercizio <strong>in</strong>utile di immag<strong>in</strong>are il futuro.<br />
Lavorava nel presente per fare il futuro, per dare<br />
forma al domani. Ma lasciava il domani al disegno di<br />
<strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong> <strong>II</strong>, <strong>beato</strong><br />
Dio. Naturalmente analizzava il presente per identificare<br />
bene dove Dio voleva che lui lavorasse, anche se<br />
alle volte, <strong>in</strong> certe situazioni concrete, diceva: «Non è<br />
sempre facile capire Dio». Ma questo non lo riportava<br />
all’<strong>in</strong>attività, tutto il contrario. Perché sapeva che<br />
l’apice della vita cristiana non è capire, ma amare.<br />
I mass media si sono occupati moltissimo di lui, e<br />
tu sei stato per tanti anni il tramite fra lui e il mondo<br />
dell’<strong>in</strong>formazione. Come viveva questo rapporto?<br />
Che cosa pensava della stampa e dei giornalisti?<br />
La sua figura affasc<strong>in</strong>ava il mondo della comunicazione.<br />
Di qualsiasi orientamento fosse. Inizialmente i<br />
media si <strong>in</strong>teressavano a lui per le sue orig<strong>in</strong>i: il Papa<br />
giovane che veniva dall’Est e che amava sciare. Ma<br />
presto questa attenzione settoriale e tutto sommato<br />
marg<strong>in</strong>ale fu sostituita dall’<strong>in</strong>teresse verso il suo messaggio.<br />
Quello che diceva era il punto focale dell’<strong>in</strong>teresse<br />
mediatico; i temi che lui sollevava e proponeva<br />
alla modernità. Non è che i media fossero tutti<br />
d’accordo con l’universo di valori che lui proponeva,<br />
ma l’<strong>in</strong>teresse per le sue parole era enorme. Non seguiva<br />
le tendenze create dai media: era lui, con l’universo<br />
di valori umani e cristiani che presentava, a sorprendere<br />
e a creare aspettative nuove. Non dipendeva<br />
dai media, era l’<strong>in</strong>teresse pubblico a dipendere da lui.<br />
Non leggeva molto i giornali: preferiva di solito essere<br />
<strong>in</strong>formato <strong>in</strong> conversazioni che bisognava preparare<br />
bene perché non si accontentava con delle banalità<br />
generali. E dei giornalisti si <strong>in</strong>teressava come persone<br />
e non come ped<strong>in</strong>e anonime di un gioco sociale.<br />
Poi credeva nella professionalità: chiedeva suggerimenti,<br />
mi faceva conoscere le sue idee aggiungendo<br />
però che io avrei potuto fare come meglio credevo.<br />
«Umanità», non geopolitica<br />
Nell’ultima fase della sua vita ha lanciato ripetuti<br />
appelli per la pace. Che cosa temeva? Qual era la<br />
sua più grande preoccupazione? E qual è stato il suo<br />
<strong>in</strong>segnamento sul piano dei rapporti <strong>in</strong>ternazionali?<br />
Il tema era sempre lo stesso: la dignità umana, il valore<br />
trascendente della persona umana. Le sue non<br />
erano considerazioni geopolitiche, ma piuttosto<br />
umane. Non è proprio della natura umana – secondo<br />
lui – dirimere le differenze con la violenza, come<br />
succede nel regno animale. Tutte le volte che l’ho<br />
visto arrabbiato è sempre stato per circostanze <strong>in</strong><br />
cui la dignità umana soffriva a causa della violenza<br />
fisica o morale, o quando si prevedevano violenze a<br />
causa di guerre annunciate o possibili. Questo spiega<br />
il suo atteggiamento nelle due guerre <strong>in</strong> Iraq, oppure<br />
nei Balcani, oppure <strong>in</strong> Libano. Fece di tutto<br />
per prevenirle e poi per fermarle. Ma ancora si domandava,<br />
e ci domandava: «Che altro può ancora<br />
fare il Papa?». Proprio perché il suo approccio ai te-
Valli Navarro GP<strong>II</strong>.qxp 11/04/2011 12.05 Pag<strong>in</strong>a 261<br />
Navarro-Valls <strong>in</strong>troduce Valli a <strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong> <strong>II</strong>, sull’aereo che riporta<br />
il Papa <strong>in</strong> Italia dal viaggio apostolico <strong>in</strong> Bulgaria. Alle spalle<br />
del Pontefice il card<strong>in</strong>ale Sodano. La foto è del maggio 2002.<br />
mi <strong>in</strong>ternazionali partiva sempre dall’attenzione alla<br />
persona era molto ascoltato e consultato da chi<br />
aveva responsabilità politiche.<br />
Fra tutti i personaggi che egli ha <strong>in</strong>contrato quali<br />
sono, secondo te, quelli che ha stimato di più? Madre<br />
Teresa? Gorbaciov? Sacharov? Reagan? Pert<strong>in</strong>i? E<br />
quali, <strong>in</strong>vece, quelli che più lo hanno <strong>in</strong>quietato?<br />
Non vorrei adesso fare una classifica delle sue preferenze.<br />
Di Madre Teresa disse: «Questa piccola<br />
donna ha aperto al Papa le porte dell’India». Di Gorbaciov,<br />
la sera stessa del loro storico <strong>in</strong>contro <strong>in</strong> Vaticano,<br />
mi disse: «È un uomo di pr<strong>in</strong>cìpi». Con Pert<strong>in</strong>i,<br />
che era Presidente quando lui fu eletto Papa,<br />
volle avere un gesto di cortesia chiamandolo telefonicamente<br />
poco dopo il 16 ottobre 1978, il giorno<br />
della sua elezione a Papa, e questo gesto <strong>in</strong>iziale diede<br />
poi luogo a un’amicizia s<strong>in</strong>golare che maturò <strong>in</strong><br />
molti momenti non ufficiali. Purtroppo quando Pert<strong>in</strong>i<br />
fu <strong>in</strong> punto di morte, <strong>in</strong> ospedale non lasciarono<br />
entrare il Papa nella sua stanza. Allora <strong>Giovanni</strong><br />
<strong>Paolo</strong> chiese una sedia, si mise accanto alla porta<br />
della stanza e lì, seduto <strong>in</strong> corridoio, pregò a lungo<br />
per il suo amico. Solgenits<strong>in</strong>, da molti anni esule negli<br />
Stati Uniti, prima del suo storico rientro <strong>in</strong> Russia<br />
dopo i cambiamenti, venne dal Papa per un <strong>in</strong>contro<br />
lungo e privato <strong>in</strong> cui lui apprezzò la consi-<br />
<strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong> <strong>II</strong>, <strong>beato</strong><br />
stenza morale dello scrittore. Lo <strong>in</strong>quietavano<br />
i personaggi che costruivano<br />
la loro identità a partire<br />
dall’immag<strong>in</strong>e che volevano creare di sé, personaggi<br />
senza <strong>in</strong>teriorità. Ma anche <strong>in</strong> questi casi cercava<br />
di capirli per poterli aiutare a uscire delle loro ambiguità.<br />
Una volta, ricordo, ricevette un capo di Stato<br />
autocrate e violento. Dopo il colloquio, nel quale il<br />
Papa fece serie considerazioni etiche, commentò<br />
sorridente: «Vede, sembra quasi un agnell<strong>in</strong>o».<br />
Preghiera di <strong>in</strong>tercessione<br />
Hai potuto capire che tipo di rapporto aveva con<br />
Dio? Come pregava, e quanto? La sua era più una<br />
preghiera di <strong>in</strong>tercessione o di r<strong>in</strong>graziamento?<br />
Per lui pregare era non soltanto un bisogno, ma anche<br />
la cosa più naturale al mondo. Nutriva la sua<br />
preghiera dei bisogni degli altri. Erano migliaia le<br />
lettere che arrivavano da tutto il mondo chiedendo<br />
una preghiera del Papa per un figlio, un marito, un<br />
amico. E lui voleva tenere nella sua cappella <strong>in</strong> Vaticano<br />
tutti questi messaggi, uno per uno: «Raccontavano»<br />
a Dio tutti questi bisogni umani che non f<strong>in</strong>ivano<br />
mai. Ma, simultaneamente, r<strong>in</strong>graziava Dio<br />
per tutto il bene che sapeva esserci nelle persone e<br />
nel mondo. Il suo ottimismo si nutriva delle parole<br />
della Genesi: «E Dio vide che tutto era buono».<br />
261
Valli Navarro GP<strong>II</strong>.qxp 05/04/2011 15.38 Pag<strong>in</strong>a 262<br />
262<br />
Come visse l’attentato del 1981? In che modo quel<br />
fatto ha segnato la sua visione della vita e del mondo?<br />
È stata una percezione brutale e <strong>in</strong>aspettata del male.<br />
Però subito dopo, quando <strong>in</strong> ospedale si è reso<br />
conto che l’attentato aveva avuto luogo nel giorno<br />
della Madonna di Fatima, ha colto la co<strong>in</strong>cidenza<br />
anche con la percezione del bene. Io penso che non<br />
sia mai stato particolarmente curioso di conoscere<br />
la trama nascosta dietro l’attentato, ma piuttosto di<br />
sapere che senso avesse, che cosa Dio volesse dire<br />
a lui e al mondo. Certamente non era la prima volta<br />
che la sofferenza si faceva protagonista nella sua<br />
esistenza, ma era la prima volta che sofferenza e,<br />
<strong>in</strong>sieme, dolore fisico lo visitavano. Come il presagio,<br />
perlomeno un annuncio di quello che sarebbe<br />
stata la sua vita anni dopo.<br />
Lo «scippo» di Yalta & l’89<br />
Qual è stato, secondo te, il suo reale contributo<br />
alla caduta del sistema sovietico?<br />
Penso <strong>in</strong> due modi, che sono poi come due facce<br />
della stessa realtà. In primo luogo, non accettava<br />
l’idea – allora molto diffusa nelle cancellerie <strong>in</strong> Europa<br />
e <strong>in</strong> America – che la spartizione di Yalta ci garantiva<br />
la pace, pur nella guerra fredda. Per lui l’<strong>in</strong>giustizia<br />
di quella spartizione, che rubava l’identità<br />
culturale a cent<strong>in</strong>aia di milioni di persone, non era<br />
accettabile. E non soltanto per ragioni geopolitiche,<br />
ma soprattutto per ragioni antropologiche, umane.<br />
Nel suo primo viaggio <strong>in</strong> Polonia pronunciò quella<br />
frase che fu la chiave di tutto quanto successe dopo:<br />
«L’esclusione di Cristo dalla storia dell’uomo è un<br />
atto contro l’uomo». Questo ha restituito ai polacchi<br />
la coscienza della loro usurpazione.<br />
In secondo luogo, f<strong>in</strong> da quando <strong>in</strong>segnava etica filosofica<br />
nell’Università di Lubl<strong>in</strong>o, lui pensava che<br />
non si poteva resistere all’avversario utilizzando i<br />
suoi stessi metodi violenti. Questo ha dato modo ai<br />
polacchi di capire che la sollevazione popolare<br />
avrebbe dato ai sovietici la scusa per una repressione<br />
militare. Con una saggezza straord<strong>in</strong>aria seppe <strong>in</strong><br />
quei dieci anni – dal 1979 al 1989 – stimolare l’autocoscienza<br />
nazionale e, <strong>in</strong>sieme, placare gli animi.<br />
Un capolavoro che oggi gli riconoscono tutti.<br />
Quali limiti vedeva nei sistemi democratici dell’Occidente?<br />
La propensione a trattare la persona umana come<br />
cosa, l’appiattimento dell’essere umano a primate<br />
evoluto. La riduzione della verità a mera conv<strong>in</strong>zione<br />
personale senza reali v<strong>in</strong>coli con la realtà. La<br />
tendenza a slegare il v<strong>in</strong>colo stretto – per lui <strong>in</strong>sc<strong>in</strong>dibile<br />
– tra libertà e verità. Il confondere la coscienza<br />
con la s<strong>in</strong>cerità. Tutto questo, naturalmente,<br />
non si deduce direttamente dalla democrazia politi-<br />
<strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong> <strong>II</strong>, <strong>beato</strong><br />
ca, ma era, ed è, qualcosa di ben presente nel paesaggio<br />
culturale dell’Occidente postmoderno.<br />
<strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong> <strong>II</strong> è riuscito ad avere un rapporto<br />
speciale con i giovani. Ma perché? Che cosa c’era<br />
alla base di questo rapporto così <strong>in</strong>tenso?<br />
Nessuno, né la famiglia, né la cultura, né la scuola,<br />
diceva ai giovani quello che lui diceva loro. Cosi almeno<br />
dicevano gli stessi giovani. Forse, da Rousseau<br />
<strong>in</strong> poi, la modernità ha dedicato quasi tutti i<br />
suoi sforzi educativi a coccolare i giovani. E questo<br />
è terribile, perché una persona coccolata è una persona<br />
che non conosce i suoi limiti. Lui diceva loro<br />
che erano molto superiori alle ipotesi che la cultura<br />
moderna offriva su loro stessi. Sapeva aprire loro<br />
orizzonti antropologici e religiosi che nessuno osava<br />
proporre ai giovani.<br />
Fede che si tocca con mano<br />
Per te è giusto beatificare un Papa a pochi anni<br />
dalla morte? Non c’è il rischio che la prospettiva<br />
storica sia ancora <strong>in</strong>sufficiente?<br />
Il tema qui, di fondo, non è di natura storica; è di<br />
virtù e di percezione di queste virtù. Durante molti<br />
secoli i santi sono stati proclamati dal popolo poco<br />
dopo la loro morte: era il senso della fede e la conoscenza<br />
di una persona che portavano il popolo a<br />
proclamare i santi. Qualcosa di simile è successo <strong>in</strong><br />
piazza San Pietro nel giorno del funerale. Il processo<br />
di beatificazione si è fatto con un tale rigore che<br />
la figura e l’opera di <strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong> <strong>II</strong> appaiono<br />
per quello che sono state, con tutta la loro ricchezza.<br />
Sono state <strong>in</strong>terrogate più di un cent<strong>in</strong>aio di persone<br />
che l’hanno conosciuto, che hanno vissuto con<br />
lui, lavorato con lui durante gli anni del pontificato<br />
e anche negli anni precedenti a partire della sua<br />
adolescenza. Si è voluto anche ascoltare testimonianze<br />
di persone le cui critiche erano note. E hanno<br />
voluto anche testimoniare agnostici e non cattolici.<br />
È un vero peccato – anche se capisco le ragioni<br />
contrarie – che i c<strong>in</strong>que volumi di queste testimonianze<br />
e studi non siano pubblici. Si tratta di<br />
qualcosa di magnifico dal punto di vista storico e<br />
metodologico. Ma, ovviamente, è santo soprattutto<br />
perché, nonostante le malattie, le difficoltà, i sacrifici<br />
e il dolore, ha saputo dire sempre di sì a quello<br />
che Dio gli chiedeva.<br />
Quanto ha <strong>in</strong>ciso sulla tua vita spirituale la frequentazione<br />
di <strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong> <strong>II</strong>? E <strong>in</strong> che modo?<br />
In questa dimensione personale preferisco essere<br />
molto breve. Non devo a lui la mia fede. Ma l’arricchimento<br />
di essa, sì. In lui, e con lui, l’oggetto della<br />
fede quasi si «vedeva».<br />
Aldo Maria Valli
spadaro poesia5.qxp 05/04/2011 15.41 Pag<strong>in</strong>a 263<br />
Antonio<br />
Spadaro<br />
La poesia<br />
di Karol Wojtyla<br />
N<br />
el 1980 il poeta polacco Czeslaw Milosz<br />
ricevette il premio Nobel per la<br />
letteratura. Nel 1996 fu la volta di Wislawa<br />
Szymborska, che tanto successo riscuote anche nel<br />
nostro Paese. Ciò che accomuna questi due poeti, come<br />
anche Tadeusz Rózewicz e Zbigniew Herbert,<br />
che com<strong>in</strong>ciano a essere tradotti nella nostra l<strong>in</strong>gua,<br />
è la data di nascita: sono i poeti nati agli <strong>in</strong>izi degli<br />
anni Venti, anni ai quali appartiene anche Karol<br />
Wojtyla. Sono dunque i poeti che hanno dovuto fare<br />
i conti prima con l’<strong>in</strong>vasione tedesca e poi con l’occupazione<br />
sovietica. Wojtyla, a differenza di Milosz,<br />
di Rózewicz, di Herbert e della Szymborska, ha vissuto<br />
la sua poesia quasi <strong>in</strong> silenzio. Pubblicò le sue<br />
opere con riluttanza e sotto pseudonimo, che rimase<br />
segreto f<strong>in</strong>o alla sua elezione al pontificato nel 1978.<br />
La prima pubblicazione <strong>in</strong> volume delle raccolte<br />
poetiche di Wojtyla risale solo al 1979.<br />
Più volte si è detto che il pontificato di <strong>Giovanni</strong> Pao-<br />
Nella melodia<br />
della terra<br />
Antonio Spadaro, gesuita, è nato a Mess<strong>in</strong>a nel 1966 ed è redattore de<br />
La Civiltà Cattolica, rivista per la quale si occupa <strong>in</strong> prevalenza di critica<br />
letteraria; tra le sue più recenti monografie si ricordano: Nell’ombra accesa.<br />
Breviario poetico di Natale (Ancora, Milano 2010), Svolta di respiro.<br />
Spiritualità della vita contemporanea (Vita & Pensiero, Milano 2010),<br />
Abitare nella possibilità. L’esperienza della letteratura (Jaca Book, Milano<br />
2008), Nella melodia della terra. La poesia di Karol Wojtyla, (Jaca Book,<br />
Milano 2007). È di recente uscito a sua cura l’importante volume di Flannery<br />
O’Connor Il volto <strong>in</strong>compiuto. Saggi e lettere sul mestiere di scrivere<br />
(Rizzoli, Milano 2011, pp. 180, euro 9,50). Nel seguente saggio Spadaro<br />
propone un’ampia ricognizione sul «pensiero poetante» di Karol Wojtyla,<br />
dagli esordi al tempo del gruppo Studio 39 s<strong>in</strong>o al Trittico romano, la sua<br />
estrema meditazione, un <strong>in</strong>no alla bellezza della creazione che ha l’<strong>in</strong>tensità<br />
di un grande testamento lirico.<br />
<strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong> <strong>II</strong>, <strong>beato</strong><br />
lo <strong>II</strong> è stato caratterizzato dai suoi gesti e dai suoi movimenti<br />
precisi, ampi, sicuri. Molti hanno così ricordato<br />
che Karol Wojtyla ha avuto un passato teatrale. I<br />
suoi scritti teorici ci fanno comprendere come per lui<br />
e per il genere di teatro che egli praticava a contare<br />
veramente non era <strong>in</strong> primo luogo il gesto, ma la parola.<br />
Per Wojtyla «la parola stessa matura f<strong>in</strong>o al gesto,<br />
gesto parco, semplice, ritmico, e il ritmo del gesto<br />
è att<strong>in</strong>to dal ritmo delle parole». La sua opera letteraria<br />
è composta da varie raccolte poetiche e c<strong>in</strong>que<br />
drammi. Leggere i versi wojtyliani <strong>in</strong> ord<strong>in</strong>e cronologico<br />
di composizione significa compiere un percorso<br />
che co<strong>in</strong>volge pienamente l’esistenza a livello estetico<br />
ed emozionale f<strong>in</strong>o a toccare le corde più profonde<br />
del significato dell’esperienza umana. Il paesaggio<br />
<strong>in</strong>fatti comprende ballate epiche, <strong>in</strong>tuizioni liriche,<br />
prose poetiche; appassionati canti alla patria polacca,<br />
assorte meditazioni religiose, sguardi fulm<strong>in</strong>ei e affilati<br />
sulla creazione, il lavoro, l’animo umano.<br />
263
spadaro poesia5.qxp 05/04/2011 15.41 Pag<strong>in</strong>a 264<br />
264<br />
Il poeta giovane<br />
& ardente<br />
L’<strong>in</strong>teresse di Wojtyla per la poesia risale alla sua<br />
prima giov<strong>in</strong>ezza. Nel 1934, all’età di 14 anni, egli<br />
v<strong>in</strong>ce il secondo premio nella gara di lettura di un<br />
poema filosofico di Cyprian Norwid, autore polacco<br />
tra i suoi più amati. Proseguirà con letture di altri<br />
classici polacchi, ma anche dell’Antigone di Sofocle<br />
e della Div<strong>in</strong>a Commedia. Fondamentale fu<br />
l’<strong>in</strong>contro con M. Kotlarczyk, professore di l<strong>in</strong>gua<br />
polacca nel g<strong>in</strong>nasio di Wadowice, con il quale <strong>in</strong><br />
seguito avrebbe dato vita al teatro rapsodico.<br />
Wojtyla ne era entusiasta e lo considerava un pioniere,<br />
capace di esprimere con il suo teatro il cuore<br />
delle tradizioni letterarie nazionali. Nel 1938<br />
Wojtyla scelse il corso di laurea <strong>in</strong> Filologia polacca<br />
presso l’Università Jagellonica di Cracovia. Qui<br />
si confermò la sua «chiara predisposizione verso la<br />
letteratura», grazie alla frequentazione del corso di<br />
recitazione offerto dall’Università, ma soprattutto<br />
grazie al contatto <strong>in</strong><strong>in</strong>terrotto con Kotlarczyk, che<br />
<strong>in</strong> quella città animava <strong>in</strong>contri di giovani appassionati<br />
di poesia e teatro. Durante questi <strong>in</strong>contri i partecipanti<br />
condividevano l’idea che l’arte non sia<br />
«soltanto verità realistica, o solo gioco ma sia soprattutto<br />
un’elevazione architettonica, sia uno<br />
sguardo <strong>in</strong> avanti e <strong>in</strong> alto, sia una compagna della<br />
religione e la guida sulla via verso Dio; abbia la dimensione<br />
dell’arcobaleno romantico: dalla terra e<br />
dal cuore umano f<strong>in</strong>o all’Inf<strong>in</strong>ito».<br />
Ballate dei Beschidi, la prima raccolta poetica composta<br />
da Wojtyla, non è mai stata pubblicata ed è<br />
andata perduta. I versi erano ballate popolari. Egli<br />
coltivava <strong>in</strong>tanto il teatro unendosi al gruppo teatrale<br />
semiprofessionale Studio 39. Cont<strong>in</strong>uava a trovarsi<br />
con amici per appassionanti <strong>in</strong>contri di lettura<br />
e scrittura poetica. In questi contesti avverranno le<br />
uniche letture pubbliche delle sue poesie. Tra la primavera<br />
e l’estate del 1939 Wojtyla scrive una raccolta<br />
nota con due nomi diversi: Salterio r<strong>in</strong>ascimentale<br />
e Libro slavo. Essa comprende 17 sonetti e<br />
altre 7 composizioni. Poco dopo, il 1° settembre,<br />
Hitler <strong>in</strong>vade la Polonia. Wojtyla avverte le contraddizioni<br />
del momento. Nella figura del gigante<br />
Golia si concentra simbolicamente tutto il male dei<br />
suoi tempi, l’ombra del nazismo che avanza. La sua<br />
vocazione tuttavia non è alla spada, ma alla parola,<br />
densa di dolore, presentimenti, responsabilità, <strong>in</strong>vocazioni.<br />
La fonte biblica è cont<strong>in</strong>uamente richiamata,<br />
dai Salmi all’Apocalisse. La parola poetica è anch’essa<br />
salvaguardia della patria: l’amore per la l<strong>in</strong>gua,<br />
il culto per la storia e la tradizione polacca<br />
emergono con forza e decisione.<br />
Il 1939 è un anno di <strong>in</strong>tensa ispirazione. Nella primavera<br />
di quell’anno Wojtyla compone una raccolta<br />
di sonetti. Qui il compito del poeta è quello di costruire<br />
ponti, vie di salvezza per «chi ha ali legate»<br />
(Sonetto <strong>II</strong>). Così si <strong>in</strong>seguono tra i sonetti immag<strong>in</strong>i<br />
di albe, di cascate, di zolle fresche, di fiori e pascoli,<br />
di «liberazioni primaverili» (Sonetto VI), che<br />
si uniscono a quelle della storia della civiltà occidentale<br />
per generare una visione d<strong>in</strong>amica e cosmica<br />
di risurrezione. Wojtyla ha appena compiuto 19<br />
anni. È il tempo della giov<strong>in</strong>ezza ardente e passionale<br />
nella quale il compito e la vocazione del poeta<br />
si chiarifica maggiormente. Nel poema Parola–Logos<br />
la poesia è un offertorio <strong>in</strong>fuocato, come un forno<br />
che cuoce mattoni; l’anima dell’artista è una pietra<br />
<strong>in</strong>fuocata. L’anima dell’artista è:<br />
carbone degli arroventamenti,<br />
sasso al rosso <strong>in</strong>fuocato.<br />
<strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong> <strong>II</strong>, <strong>beato</strong><br />
Le figure del sacerdote, del saggio, del poeta e dell’attore<br />
sembrano fondersi proprio nella potenza<br />
della parola/Logos: «Nelle parole sono le potenze».<br />
Il crescendo di attenzione e co<strong>in</strong>volgimento nella<br />
potenza della parola ha una sua tappa importante <strong>in</strong><br />
Magnificat, uno splendido <strong>in</strong>no nel quale Wojtyla si<br />
identifica <strong>in</strong> Maria che, cantando il suo <strong>in</strong>no al «Padre<br />
d’immensa Poesia», preannuncia il compimento<br />
della Parola. Maria così diviene figura del poeta<br />
e del sacerdote, entrambi servitori della parola/Logos.<br />
È così un canto gioioso, segnato dall’ispirazione<br />
poetica, a giungere quando «Dio si ch<strong>in</strong>a sull’arpa».<br />
Le immag<strong>in</strong>i idilliche delle composizioni<br />
precedenti ritornano <strong>in</strong> questa, creando un’atmosfera<br />
solenne e prorompente, un salmo al Dio «Intagliatore<br />
di querce» denso di esultanza primordiale,<br />
robusta e colorata:<br />
Egli ha c<strong>in</strong>to la mia giov<strong>in</strong>ezza di un ritmo stupendo,<br />
ha forgiato il mio canto sopra un’<strong>in</strong>cud<strong>in</strong>e di quercia.<br />
Nell’autunno, dopo quel tragico 1° settembre, giorno<br />
dell’<strong>in</strong>vasione della Polonia, Wojtyla compone il<br />
salmo <strong>in</strong> tre stanze dal titolo … E quando Davide<br />
giunse alla sua terra madre. Ormai è il buio. Wojtyla<br />
è costretto dal vento ostile e freddo che spira a litigare<br />
con il proprio verso, con la propria ispirazione,<br />
con il senso stesso della poesia:<br />
Il vento d’autunno tagliò i miei desideri,<br />
come con uno slancio, <strong>in</strong> un colpo di spada,<br />
abbattè le statue, spezzò le visioni, –<br />
e mi ord<strong>in</strong>ò di litigare col mio canto.<br />
Da questo momento Wojtyla com<strong>in</strong>cerà ad allontanarsi<br />
dalla struttura della ballata, e si sp<strong>in</strong>gerà al<br />
verso libero, aff<strong>in</strong>ando anche un certo ermetismo<br />
che lo conduce a una poesia analogica, simbolica e<br />
visionaria. Le poesie degli anni tra il 1938 e il 1940
spadaro poesia5.qxp 05/04/2011 15.41 Pag<strong>in</strong>a 265<br />
sono come un grumo liquido che ha bisogno di consolidarsi.<br />
Alcuni versi sono folgoranti, premonitori,<br />
densi di capacità visiva, epica e sonora; altri sono<br />
chiaramente acerbi o, come affermò lo stesso<br />
Wojtyla, «artisticamente immaturi».<br />
In una lettera del 1940 a Kotlarczyk scrive: «Per quel<br />
che riguarda la fiamma, che dentro di me si è accesa,<br />
penso che essa dipenda strettamente dall’agire di una<br />
Forza suprema. Non è, come mi pare, elaborazione<br />
artigianale, ma un certo impulso. Non vorrei dire addirittura:<br />
azione della Grazia, tutto può essere azione<br />
della Grazia, bisogna soltanto sapere e soprattutto<br />
volere collaborare con essa, come ci <strong>in</strong>segna la p<strong>arabo</strong>la<br />
dei talenti. Allora, penso che alla Grazia bisogna<br />
sapere rispondere con l’umiltà (Umiltà). Dunque, <strong>in</strong><br />
questa dimensione, la lotta per la Poesia sarà la lotta<br />
per l’Umiltà». Nel 1942 Wojtyla avvisa l’amico e<br />
maestro di non contare più su di lui: l’anno successivo<br />
avrebbe chiesto al card<strong>in</strong>al Sapieha di com<strong>in</strong>ciare<br />
il camm<strong>in</strong>o per l’ord<strong>in</strong>azione sacerdotale. La risposta<br />
di Kotlarczyk pare sia stata: «Che cosa stai facendo?<br />
Vuoi sprecare il tuo talento?».<br />
La pressione<br />
dell’<strong>in</strong>visibile<br />
Karol Wojtyla è ord<strong>in</strong>ato sacerdote il 1° novembre<br />
1946, lo stesso anno nel quale pubblica la sua prima<br />
opera della maturità, Canto del Dio nascosto,<br />
<strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong> <strong>II</strong>, <strong>beato</strong><br />
<strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong> <strong>II</strong> a Edmonton, il 17 settembre 1984.<br />
scritto durante gli anni del sem<strong>in</strong>ario clandest<strong>in</strong>o.<br />
Adesso ha 26 anni. Il Canto è il frutto di una lenta<br />
evoluzione, già però chiaramente implicita nella<br />
poesia giovanile, dove poeta, attore, liberatore e sacerdote<br />
apparivano talmente sovrapposti nei loro<br />
ruoli da costituire una figura unica.<br />
Wojtyla si lascia ispirare dalla poesia di san <strong>Giovanni</strong><br />
della Croce e comprende come vedere non significa<br />
guardare. Anzi: non serve che gli occhi si<br />
strizz<strong>in</strong>o per farsi acuti perché «più aguzzo lo<br />
sguardo, meno riesco a vedere», scrive. La tensione<br />
è verso una soglia che va raggiunta solo mediante<br />
uno sguardo aperto, meravigliato, <strong>in</strong>tenso, capace<br />
di toccare il fondo e co<strong>in</strong>volgere l’anima, che<br />
niente può saziare f<strong>in</strong>o <strong>in</strong> fondo.<br />
Così nel 1950 Wojtyla scrive il poemetto <strong>in</strong> otto<br />
parti Canto dello splendore dell’acqua, che ha al<br />
centro la figura della samaritana al pozzo e il suo<br />
mutamento <strong>in</strong>teriore davanti alle parole di Gesù. Lo<br />
sguardo del poeta si fissa sull’acqua del pozzo:<br />
Guarda – l’acqua senza posa si sfalda <strong>in</strong> scaglie<br />
[d’argento –<br />
e trema <strong>in</strong> essa il peso della profondità<br />
come quando la pupilla sente, nel profondo, l’immag<strong>in</strong>e.<br />
L’acqua lava dai tuoi occhi i cerchi di stanchezza<br />
e ti lambisce il volto con riflessi di larghe foglie.<br />
Lo sguardo di Wojtyla poi si sposta su un paesaggio<br />
urbano, tra i passi dei viandanti <strong>in</strong> una sera di pioggia<br />
e «la folla che naviga dietro l’onda del neon».<br />
Sono i «samaritani» di oggi. Alla f<strong>in</strong>e la samaritana<br />
riprende la propria voce esultante: il pozzo l’ha <strong>in</strong>-<br />
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266<br />
trodotta nei suoi stessi occhi, dandole una comprensione<br />
meravigliata della vita. Nel fondo dell’abisso<br />
del pozzo ormai le pupille percepiscono lo<br />
splendore dell’acqua:<br />
Nel fondo stesso, a cui volevo solo att<strong>in</strong>gere<br />
acqua con la mia brocca, ormai da tempo alle pupille<br />
aderisce splendore…<br />
L’uomo soffre soprattutto per mancanza di «visione»,<br />
perché è <strong>in</strong>capace di vedere ciò che più conta<br />
e così deve lottare per aprirsi la strada fra i segni,<br />
forse brancolando nel buio. È questa la conv<strong>in</strong>zione<br />
che emerge da un poemetto del 1952, Pensiero –<br />
Strano spazio, ispirato alla lotta di Giacobbe con<br />
l’angelo. Egli trema perché, come <strong>in</strong> un’illum<strong>in</strong>azione,<br />
«la realtà / mai gli si era aperta davanti così<br />
all’improvviso».<br />
Ecco il punto: l’<strong>in</strong>quietud<strong>in</strong>e, la «lotta con l’angelo»,<br />
si risolve <strong>in</strong> una comprensione possibile solamente<br />
se la coscienza è penetrata f<strong>in</strong>o <strong>in</strong> fondo da<br />
Qualcuno che la avvolge. Questa <strong>in</strong>quietud<strong>in</strong>e deve<br />
fare i conti sempre anche con la concretezza e la durezza<br />
della vita. Nel 1957 Wojtyla compone <strong>in</strong>fatti<br />
il poemetto La cava di pietra. Il tema è il lavoro fisico.<br />
Wojtyla lo conosceva bene: dal 1939 al 1944<br />
per evitare la deportazione lavorò come operaio prima<br />
nelle cave, e poi nelle <strong>in</strong>dustrie chimiche Solvay,<br />
presso Cracovia. L’esperienza segnò il giovane<br />
Wojtyla. Scrive:<br />
Le mani sono il paesaggio del cuore. […]<br />
Non solamente le mani calano giù col peso del martello,<br />
non solamente il torso si tende e i muscoli disegnano la<br />
[loro forma,<br />
ma attraverso il lavoro passano i suoi pensieri più <strong>in</strong>tensi<br />
per <strong>in</strong>trecciarsi <strong>in</strong> rughe sulla fronte,<br />
per congiungersi <strong>in</strong> alto, sopra il capo, nell’arco acuto<br />
[di braccia e di vene.<br />
La concretezza del dettaglio e il disegno di un fisico<br />
virile, robusto, fatto di muscoli, braccia e vene,<br />
accompagnano una visione ampia e profonda del lavoro,<br />
capace di plasmare la materia con l’<strong>in</strong>telligenza<br />
e la passione. «Il lavoro ha <strong>in</strong>izio dentro»<br />
l’uomo: non è un’azione esterna, estranea. Poi «fuori<br />
tanto si dilata / che presto prende le mani, raggiunge<br />
i conf<strong>in</strong>i del respiro».<br />
Il rapporto tra l’uomo e la materia è sublime e rischioso:<br />
«L’uomo ha portato con sé la segreta<br />
struttura del mondo». Perf<strong>in</strong>o la materia, le pietre,<br />
lo sanno perché conoscono la violenza che «fende<br />
la loro compatta perfezione». Spesso al lavoro si<br />
accompagnano anche reazioni colleriche. Ma, scrive<br />
il poeta, proprio «l’amore prorompe più alto se<br />
più lo impregna la rabbia».<br />
Tutte le forze, anche quelle più <strong>in</strong>domabili, possono<br />
essere energie da bruciare per la più profonda<br />
realizzazione dell’uomo.<br />
<strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong> <strong>II</strong>, <strong>beato</strong><br />
L’umanità<br />
& l’energia del mondo<br />
Quattro mesi prima di divenire vescovo di Cracovia,<br />
nel marzo 1958, <strong>in</strong> occasione della Domenica<br />
delle Palme, veniva pubblicato il poema Profili di<br />
Cireneo, che Wojtyla aveva composto un anno prima.<br />
Vengono dip<strong>in</strong>ti 14 profili di «cirenei» contemporanei:<br />
il melanconico, lo schizoide, i ciechi, l’attore,<br />
la ragazza delusa <strong>in</strong> amore, i fanciulli, due<br />
operai, un <strong>in</strong>tellettuale, un emotivo, un volitivo…<br />
Wojtyla compone una fenomenologia poetica dell’uomo<br />
contemporaneo <strong>in</strong> piccoli ma densissimi<br />
quadri. Ciascun profilo è quello di un cireneo che<br />
ha il proprio giogo da portare sulle spalle. Il giovane<br />
vescovo Wojtyla si reca <strong>in</strong> un paese di montagna<br />
per impartire il sacramento della confermazione e<br />
così nel 1961 scrive Nascita dei confessori, una sorta<br />
di riflessione poetica su questa visita pastorale<br />
nella quale, tramite la cresima, sono nati nuovi<br />
«confessori» della fede. Il vescovo sente di esserne<br />
un dispensatore di energie: «Tocco forze di cui l’uomo<br />
dovrà traboccare». Anche il viso dei fedeli che<br />
ricevono il sacramento, la «tanta gente assorta»,<br />
sembrano potenziali di energia. Nei volti, segnati<br />
dal gioco delle rughe, soprattutto negli occhi<br />
un campo elettrico vibra…<br />
Qui l’elettricità è reale – ed è <strong>in</strong>sieme anche un simbolo.<br />
È, <strong>in</strong>fatti, simbolo del pensiero, dello spirito, delle<br />
forze che sono nell’uomo sulle quali si esercita «la<br />
pressione dell’<strong>in</strong>visibile imprigionata <strong>in</strong> fasci di atmosfere».<br />
A un certo punto l’energia dello Spirito<br />
sembra affluire anche da qualunque fonte creata:<br />
Ti raccoglierò da tutti gli alvei<br />
dai ruscelli, dalle fonti di luce, dalle radici degli alberi,<br />
dagli spazi del sole.<br />
Durante il concilio Vaticano <strong>II</strong>, tra l’ottobre e il dicembre<br />
del 1962, il vescovo Wojtyla compone la raccolta<br />
di nove poesie dal titolo Chiesa – I pastori e le<br />
fonti, ispirata appunto al mistero della Chiesa nel suo<br />
aspetto materiale e nel suo aspetto spirituale. Pietro <strong>in</strong><br />
questi versi vuole essere «Colui che sostiene i passi –<br />
come la roccia sostiene lo zoccolare di un gregge».<br />
Leggere questi versi con il senno di poi colpisce il lettore,<br />
che coglie <strong>in</strong> essi l’anticipo di una missione e il<br />
senso di un pontificato. Nel 1967 Wojtyla, ad appena<br />
47 anni, sarà creato card<strong>in</strong>ale da <strong>Paolo</strong> VI. Inizia da<br />
questo momento un silenzio poetico che durerà otto<br />
anni. La pausa si <strong>in</strong>terromperà nel 1974, con l’opera<br />
Pensando patria…, che sarà pubblicata solamente<br />
dopo la sua elezione al pontificato, nel 1979, ancora
spadaro poesia5.qxp 05/04/2011 15.41 Pag<strong>in</strong>a 267<br />
sempre sotto pseudonimo. La Polonia è così <strong>in</strong>vocata:<br />
«O terra che non cessi di essere un atomo del nostro<br />
tempo!». Gli eventi storici sono la «liturgia degli<br />
eventi» che si celebra nella grande «Eucaristia dei<br />
mondi». L’ultima composizione di Wojtyla pubblicata<br />
prima della sua elezione al soglio di Pietro è<br />
Meditazione sulla morte, composta nel 1975. Qui la<br />
sua riflessione è come un flusso di coscienza, che<br />
va per barlumi e <strong>in</strong>tuizioni. Alla Meditazione sulla<br />
morte segue nel 1978 la composizione di La redenzione<br />
cerca la tua forma per entrare nell’<strong>in</strong>quietud<strong>in</strong>e<br />
di ogni uomo, che fu pubblicata sotto pseudonimo<br />
quando il poeta era già stato eletto Pontefice.<br />
Come il poema Profili di Cireneo si ispirava alla figura<br />
di Simone di Cirene, così quest’opera si concentra<br />
sulla Veronica, che nel camm<strong>in</strong>o della croce<br />
asciugò il volto di Cristo. L’uomo <strong>in</strong> questi versi è<br />
forma <strong>in</strong>quieta che nessuno sguardo è <strong>in</strong> grado di<br />
raggiungere f<strong>in</strong>o <strong>in</strong> fondo, ma il volto di Cristo impresso<br />
nel velo di Veronica attraversa colui che lo<br />
contempla, dando pace alla sua <strong>in</strong>quietud<strong>in</strong>e.<br />
Il «Trittico romano»<br />
Dal 1978, data della composizione di Stanislao e dell’elezione<br />
al pontificato, Wojtyla abbandona l’esplicita<br />
pratica poetica per riprenderla ben ventic<strong>in</strong>que anni<br />
dopo con la composizione di Trittico romano. Esso si<br />
compone di tre grandi quadri: «Torrente», «Meditazioni<br />
sulla “Genesi”. Dalla soglia della Cappella Sist<strong>in</strong>a»,<br />
e «Colle nel paese di Moria». La prima tavola si<br />
apre con l’esperienza della creazione, della sua bellezza<br />
e della sua forza. Da qui si apre un pellegr<strong>in</strong>aggio<br />
controcorrente che ha la sua prima tappa nella seconda<br />
tavola del Trittico. Il milieu cosmico si allarga all’<br />
<strong>in</strong>effabile spazio che avvolge tutto.<br />
È il Creatore:<br />
Avvolge ogni cosa, traendo l’esistenza dal nulla,<br />
e non soltanto <strong>in</strong> pr<strong>in</strong>cipio, ma di cont<strong>in</strong>uo.<br />
Il poeta è all’<strong>in</strong>gresso della Cappella Sist<strong>in</strong>a, e la visione<br />
è quella del Giudizio. Rapito dall’affresco,<br />
Wojtyla, come <strong>in</strong> un gioco di specchi, <strong>in</strong>tuisce che il<br />
testo biblico genera una visione, la quale resta come<br />
<strong>in</strong> attesa che qualcuno la colga e la rappresenti artisticamente.<br />
Il racconto biblico «aspettava il frutto della<br />
“visione”», anzi esso era atteso s<strong>in</strong> da «quando il Verbo<br />
si fece carne». Ogni uomo è chiamato a «riacquistare<br />
questa visione di nuovo». Scriveva acutamente<br />
l’allora card. Ratz<strong>in</strong>ger nel suo commento al Trittico:<br />
«Il camm<strong>in</strong>o che conduce alla sorgente è un camm<strong>in</strong>o<br />
per diventare vedenti: per imparare da Dio a vedere.<br />
Allora appaiono il pr<strong>in</strong>cipio e la f<strong>in</strong>e». Le architetture<br />
metaforiche della poesia di Wojtyla non sono af-<br />
<strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong> <strong>II</strong>, <strong>beato</strong><br />
<strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong> <strong>II</strong> sulla porta della Casa<br />
degli schiavi, nell’isola di Gorée, il 22 febbraio<br />
1992.<br />
fatto «leggere». Esse si <strong>in</strong>trecciano a domande <strong>in</strong>quiete<br />
e risposte di grande <strong>in</strong>tensità spirituale che fanno<br />
appello a energie e meditazioni profonde. Per sensibilità,<br />
si <strong>in</strong>seriscono nell’alveo della cosiddetta<br />
«poesia metafisica» (da Dante a John Donne, a T.S.<br />
Eliot), caratterizzata da un’immag<strong>in</strong>azione metaforica<br />
secondo cui le verità astratte si rappresentano <strong>in</strong><br />
forma di immag<strong>in</strong>i sensibili. Conferma questa natura<br />
«metafisica» la capacità che Wojtyla ha di cogliere e<br />
creare una serie di relazioni tra elementi concreti (la<br />
Polonia, la cava di pietre…), personaggi (Simone di<br />
Cirene, Giacobbe, Veronica, Abramo…) e idee, deducendo<br />
metafore da altre metafore. Dalle poesie giovanili,<br />
che seguivano una struttura formale precisa, l’ispirazione<br />
di Wojtyla si è mossa verso composizioni<br />
che seguono il ritmo del pensiero, che si restr<strong>in</strong>gono<br />
f<strong>in</strong>o all’ermetismo e che si allargano f<strong>in</strong>o alla meditazione<br />
<strong>in</strong> prosa. Tra pensiero e visione non sembrano<br />
esserci cesure: il suo è veramente «pensiero poetante»,<br />
per citare Eliot, nel senso che tratta concetti filosofici<br />
e teologici, certo, ma non come materia di discussione,<br />
ma come materia di visione.<br />
Antonio Spadaro<br />
267
Lecca Lettera Innsbruck.qxp 05/04/2011 15.55 Pag<strong>in</strong>a 268<br />
268<br />
Nicola<br />
Lecca<br />
Lettera<br />
da Innsbruck<br />
Innsbruck è una città sontuosa, ma piccola:<br />
adagiata <strong>in</strong> una valle circondata da montagne<br />
altissime, ricoperte di neve e di silenzio. È una città di<br />
chiese rosa confetto, di colori pastello e di notti lunghe<br />
<strong>in</strong> cui, ben prima di mezzanotte, i rumori scompaiono<br />
e l’eco dei passi e dei bisbigli sa diffondersi <strong>in</strong> maniera<br />
arcana lungo i porticati medievali, ormai deserti e<br />
immuni al candore della neve. Il legno brucia nei cam<strong>in</strong>i,<br />
appanna i vetri delle tante f<strong>in</strong>estre colorate e diffonde<br />
per il centro storico un profumo rasserenante.<br />
Orme di Sissi & di Mozart<br />
A chi non sia famigliare con l’architettura della città,<br />
il palazzo reale appare improvviso nella sua imponenza.<br />
Un tempo era l’imperatrice Sissi a frequentarlo.<br />
Oggi, <strong>in</strong>vece, gli sposi più benestanti affittano quel<br />
palazzo per rendere <strong>in</strong>dimenticabile il giorno delle loro<br />
nozze. Di lei rimangono soltanto la nostalgia e il<br />
suo nome scritto <strong>in</strong> grande nelle <strong>in</strong>segne dei negozi<br />
che vendono souvenir e cartol<strong>in</strong>e. Sono <strong>in</strong>segne già<br />
antiche: <strong>in</strong> ferro battuto. Le si guarda, con un certo <strong>in</strong>canto,<br />
ospitare gli avanzi della nevicata recente.<br />
Fra loro, <strong>in</strong>giustamente, troneggia per grandezza la<br />
«M» simbolo di una catena <strong>in</strong>ternazionale di fast<br />
food che, per farsi perdonare l’<strong>in</strong>decenza di rov<strong>in</strong>are<br />
una delle più belle strade d’Europa, promuove la<br />
produzione locale di speck con uno speciale pan<strong>in</strong>o<br />
tirolese appositamente creato ad hoc da un team di<br />
Un’oasi<br />
di benessere irreale<br />
tra le Alpi<br />
Una l<strong>in</strong>ce<br />
dell’Alpenzoo<br />
di Innsbruck.<br />
esperti della comunicazione. Poco distante, la pensione<br />
della «Croce Bianca» (<strong>in</strong> loco dal Medioevo)<br />
ricorda con orgoglio che il giovane Wolfgang Amadeus<br />
Mozart e suo padre vi presero stanza nell’<strong>in</strong>verno<br />
del 1769 (era quasi Natale, specifica con precisione<br />
il cartello esposto <strong>in</strong> una piccola vetr<strong>in</strong>a accanto<br />
all’<strong>in</strong>gresso: e i due stavano viaggiando verso<br />
l’Italia). Le stanze sono arredate come fossero la<br />
casa di Biancaneve e dalle f<strong>in</strong>estre si vedono le<br />
montagne, vic<strong>in</strong>issime, dom<strong>in</strong>are il panorama con<br />
grazia, nonostante la loro imponenza.<br />
Kurt ha 21 anni, studia medic<strong>in</strong>a all’università: anche<br />
lui ama le montagne, ma spiega che, a lungo andare,<br />
il loro abbraccio materno diventa opprimente:<br />
«Sembra quasi di soffocare: si desidera il mare, l’orizzonte<br />
aperto». Ma il mare, purtroppo, non c’è. Invece<br />
c’è il fiume Inn (Innsbruck significa, appunto,<br />
ponte sull’Inn). Il suo scorrere è lento e sereno, e si<br />
fa una certa fatica anche soltanto a immag<strong>in</strong>are che<br />
lungo quegli stessi arg<strong>in</strong>i sereni, nel villaggio di Branau<br />
am Inn, agli <strong>in</strong>izi del Novecento faceva le sue<br />
prime passeggiate il giovane Adolf Hitler. La sua casa<br />
natale, oggi, è stata trasformata <strong>in</strong> una biblioteca.<br />
Scritte contro di lui e contro il nazismo si possono<br />
ancora leggere nei muri della periferia di Innsbruck.<br />
Diversa da Vienna, diversissima da Salisburgo (ormai<br />
<strong>in</strong>ondata dai turisti e resa ridicola dalla cont<strong>in</strong>ua e ossessiva<br />
commemorazione di Mozart) Innsbruck è la<br />
città austriaca con più eleganza e con più bellezza. Mai<br />
imponente, mai solenne: ma sognante e irreale: perfettamente<br />
immersa <strong>in</strong> una natura ancora padrona di tut-
Lecca Lettera Innsbruck.qxp 05/04/2011 15.55 Pag<strong>in</strong>a 269<br />
to. Sembra di vivere nel set di un film, <strong>in</strong> una realtà<br />
che non esiste più. Specialmente di giorno: quando<br />
una luce fortissima si <strong>in</strong>canala per le viuzze del centro<br />
producendo mille ombre, sulle facciate, e mille riflessi<br />
sui vetri delle f<strong>in</strong>estre. È una luce <strong>in</strong>tensa, forte. La<br />
si avverte sul viso con una certa prepotenza.<br />
Enigmatiche s<strong>in</strong>estesie<br />
Approfittando del sole alto, si scatta qualche fotografia:<br />
si cerca di catturare <strong>in</strong> un’immag<strong>in</strong>e l’essenza<br />
della città. Ma Innsbruck <strong>in</strong> fotografia non viene bene:<br />
non si vede che una piccola parte del suo <strong>in</strong>canto.<br />
Neanche le cartol<strong>in</strong>e più belle riescono a raccontarla.<br />
Non traspare quasi nulla della sua bellezza. Anzi,<br />
sembra un luogo grossolano: perché Innsbruck, <strong>in</strong><br />
fondo, non emoziona soltanto per i suoi palazzi, per<br />
le sue piazze o per il suo duomo (ormai vuoto durante<br />
la messa e pieno di turisti soltanto dopo...).<br />
A Innsbruck, <strong>in</strong>vece, ciò che <strong>in</strong>canta è più segreto.<br />
È l’enigma di molte emozioni messe <strong>in</strong>sieme, di<br />
sensazioni preziose, trasmesse all’anima non soltanto<br />
dalla vista, ma anche dagli altri c<strong>in</strong>que sensi.<br />
Il profumo del bosco, il suo verde <strong>in</strong>tenso (a contrastare<br />
con il manto bianco che ricopre i tetti delle<br />
case), il rumore rasserenante del fiume, le tante pasticcerie<br />
davanti alla cui vetr<strong>in</strong>a ci si attarda <strong>in</strong>decisi<br />
proprio come i bamb<strong>in</strong>i, il negozio delle lanterne,<br />
il gelo che si appiccica alla faccia e rende bianco<br />
ogni respiro, ma soprattutto il silenzio, che una notte<br />
precoce regala come un dono.<br />
Intanto, a quasi mille metri di altezza nell’Alpenzoo<br />
(che si raggiunge dalla città <strong>in</strong> una mezz’ora seguendo<br />
un sentiero per il bosco) i cuccioli di stambecco<br />
imparano a lottare con le loro corna ancora<br />
giovani, le alci (sponsorizzate dalla Ikea) guardano<br />
Le case color confetto, il legno che arreda<br />
e che brucia, il fiume e le montagne, l’acqua<br />
e la neve: è la magia di Innsbruck.<br />
giù verso la città con tutta l’<strong>in</strong>differenza di cui sono<br />
capaci, mentre i caprioli si avvic<strong>in</strong>ano ai visitatori<br />
senza paura. Soltanto il lupo è triste.<br />
Dall’Alpenzoo, una funicolare conduce <strong>in</strong> poco<br />
tempo a duemila metri di altezza. Il biglietto costa<br />
caro, ma ne vale la pena. Dall’alto Innsbruck appare<br />
microscopica. Un cerchietto attraversato da un filo<br />
azzurro. Gli aerei, piccoli come mosche, vanno e<br />
vengono da un aeroporto miracolosamente ricavato<br />
<strong>in</strong> uno spazio piccolissimo: tutto appare. E sembra<br />
di poter comprendere meglio la città, il suo muoversi<br />
grazioso e costante, come dentro a un carillon<br />
ben congeniato.<br />
Ritornano alla mente con un sorriso i giochi vivaci<br />
degli ermell<strong>in</strong>i, i top<strong>in</strong>i bianchi (grandi quando una<br />
moneta) che giocano <strong>in</strong><strong>in</strong>terrottamente nel microhabitat<br />
artificiale per loro ricreato dai ricercatori<br />
dell’Alpenzoo. Ci si ricorda degli orribili ritratti di<br />
Mozart nella sala per le colazioni della pensione<br />
«La Croce Bianca» e del fatto che le signore grasse<br />
si <strong>in</strong>gozzavano di speck alle 7 del matt<strong>in</strong>o. Si ricordano,<br />
soprattutto, i tanti supermercati della città, organizzati<br />
<strong>in</strong> maniera quasi militare: senza mai un<br />
granello di polvere e con 45 tipi di acqua m<strong>in</strong>erale<br />
che i clienti hanno imparato a scegliere con cognizione:<br />
come fossero v<strong>in</strong>i da abb<strong>in</strong>are alle pietanze.<br />
Allora ci si rende conto che Innsbruck, <strong>in</strong> fondo, è<br />
una città privilegiata. Un luogo di pace e serenità,<br />
un’oasi di benessere e di irrealtà <strong>in</strong>castonata tra le<br />
Alpi più severe. Un luogo l<strong>in</strong>do e un po’ fatato <strong>in</strong><br />
cui le ombre e il silenzio regnano <strong>in</strong>disturbatamente,<br />
di notte <strong>in</strong> notte, da oltre mille anni.<br />
Nicola Lecca<br />
269
Lecca Lettera Innsbruck.qxp 05/04/2011 15.55 Pag<strong>in</strong>a 270<br />
FiduciariaGiard<strong>in</strong>i<br />
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Pelaez Pasqua.qxp 05/04/2011 15.57 Pag<strong>in</strong>a 271<br />
SPIRITUALITÀ<br />
Pasqua con i tuoi<br />
«Natale con i tuoi, Pasqua<br />
con chi vuoi». Per una<br />
volta il detto popolare non<br />
dice la verità. Anche Pasqua<br />
è una festa che si celebra<br />
<strong>in</strong> famiglia.<br />
A giustificazione di quest’errore<br />
si può addurre la<br />
dolce umanità del Natale e<br />
la maggiore difficoltà di<br />
comprendere razionalmente<br />
il significato della<br />
Pasqua cristiana e il suo<br />
legame con la Pasqua<br />
ebraica. Si comprende così<br />
come il processo di secolarizzazione<br />
abbia cancellato<br />
con più facilità nella<br />
cultura popolare ogni<br />
traccia religiosa dalle festività<br />
pasquali, salvo lasciare<br />
<strong>in</strong> piedi le celebrazioni<br />
scenografiche della<br />
Passione prive dei loro<br />
primitivi legami con le celebrazioni<br />
liturgiche, e trovi,<br />
<strong>in</strong>vece, più resistenze<br />
nel rimuovere i connotati<br />
cristiani del Natale.<br />
La nascita, l’<strong>in</strong>fanzia, la<br />
famiglia fanno parte del<br />
nostro mondo di esperienze.<br />
Che Dio sia stato un<br />
bamb<strong>in</strong>o è un pensiero<br />
che ci tocca immediatamente.<br />
Con la Pasqua è<br />
diverso: <strong>in</strong> questo caso<br />
Dio non è entrato nella<br />
nostra vita abituale, ma, tra i suoi<br />
conf<strong>in</strong>i, ha aperto un passaggio<br />
su un nuovo spazio posto al di là<br />
della morte a cui l’uomo di oggi<br />
non vuole nemmeno pensare.<br />
Il Figlio dell’uomo, Dio, non ci<br />
segue più, ci precede e ci fa coraggio<br />
per seguirlo. Come dice il<br />
Catechismo della Chiesa cattoli-<br />
Ambrogio Bergognone, Cristo risorto, 1490<br />
ca., Wash<strong>in</strong>gton, National Gallery of Art.<br />
ca (CCC n. 1085), «venuta la sua<br />
“ora” egli vive l’unico avvenimento<br />
della storia che non passa:<br />
Gesù muore (...). È un evento<br />
reale, accaduto nella nostra storia,<br />
ma è unico: tutti gli altri avvenimenti<br />
della storia accadono<br />
una volta, poi passano (...). Il mistero<br />
pasquale di Cristo, <strong>in</strong>vece,<br />
non può rimanere soltanto<br />
nel passato, dal<br />
momento che con la sua<br />
morte egli ha distrutto<br />
la morte, e tutto ciò che<br />
Cristo ha compiuto e<br />
sofferto per tutti gli uom<strong>in</strong>i<br />
partecipa dell’eternità<br />
div<strong>in</strong>a e perciò abbraccia<br />
tutti i tempi e <strong>in</strong><br />
essi è reso presente».<br />
Occorre perciò un r<strong>in</strong>novato<br />
impegno pastorale<br />
che assicuri, malgrado<br />
le difficoltà dell’organizzazione<br />
del lavoro<br />
e del semplice più<br />
esteso turismo pasquale,<br />
una maggiore partecipazione<br />
dei fedeli alla<br />
liturgia del triduo pasquale.<br />
La Pasqua sottol<strong>in</strong>ea i<br />
punti di <strong>in</strong>serzione del<br />
mistero cristiano nella<br />
tradizione della Pasqua<br />
ebraica.<br />
La parola ebraica «pasqua»<br />
viene tradotta<br />
«passaggio». Di quale<br />
passaggio si tratta? Nella<br />
Pasqua ebraica come<br />
<strong>in</strong> quella cristiana si<br />
parla di un evento storico<br />
che ha come protagonista<br />
Dio stesso, e del<br />
suo significato allegorico.<br />
«Pasqua della storia,<br />
tesa verso il futuro, presso gli<br />
ebrei; presso i cristiani, Pasqua<br />
compiuta nella morte e nella risurrezione<br />
di Cristo, anche se ancora<br />
<strong>in</strong> attesa di def<strong>in</strong>itiva consumazione»<br />
(CCC n. 1096).<br />
Nella Pasqua ebraica l’evento<br />
storico commemorato è la liberazione<br />
del popolo di Israele dalla<br />
271
Pelaez Pasqua.qxp 05/04/2011 15.57 Pag<strong>in</strong>a 272<br />
272<br />
schiavitù <strong>in</strong> Egitto; nella Pasqua<br />
cristiana si commemora il passaggio<br />
di Cristo, Figlio di Dio<br />
che discese dal Cielo, passò <strong>in</strong><br />
mezzo agli uom<strong>in</strong>i facendo del<br />
bene, fu crocifisso, risorse ed è<br />
asceso <strong>in</strong> Cielo.<br />
In entrambe le pasque il significato<br />
allegorico consiste nel passaggio<br />
dell’uomo dalla schiavitù<br />
dei vizi alla libertà della virtù.<br />
«Schiavi fummo<br />
<strong>in</strong> Egitto»<br />
I giudei celebravano la Pasqua<br />
istituita da Mosè (Es 12) come la<br />
festa più grande dell’anno. Commemoravano<br />
il giorno della partenza<br />
dalla schiavitù <strong>in</strong> Egitto<br />
quando ogni famiglia nella propria<br />
casa, aveva immolato, per<br />
ord<strong>in</strong>e di Yahvé, un agnello.<br />
L’unzione degli stipiti delle porte<br />
con il sangue dell’agnello aveva<br />
ottenuto loro grazia, quando l’angelo<br />
aveva sterm<strong>in</strong>ato, di notte,<br />
tutti i primogeniti degli egiziani.<br />
Soltanto così essi avevano potuto<br />
abbandonare la terra della schiavitù,<br />
passare a piedi asciutti il mare,<br />
e partire per la Terra promessa.<br />
Ogni anno, di generazione <strong>in</strong> generazione,<br />
i genitori narrano ai figli<br />
il significato della festa di<br />
Pasqua come memoria dell’evento<br />
che tiene unito non solo etnicamente,<br />
ma soprattutto religiosamente<br />
il popolo di Israele. Durante<br />
la cena pasquale il figlio<br />
doveva rivolgersi al padre dicendo:<br />
«Perché diversa è questa notte<br />
da tutte le notti? Infatti tutte le<br />
notti noi mangiamo lievitato e<br />
azzimo; questa notte tutto quanto<br />
azzimo». Il padre rispondeva:<br />
«Schiavi fummo <strong>in</strong> Egitto del faraone,<br />
e il Signore Dio nostro ci<br />
fece uscire di là con mano forte e<br />
braccio disteso».<br />
La celebrazione della Pasqua tiene<br />
viva la memoria identitaria del<br />
pio israelita il quale, educato religiosamente,<br />
è reso consapevole<br />
della sua dignità di uomo libero,<br />
di essere proprio lui uscito dalla<br />
schiavitù <strong>in</strong> Egitto. La liberazione<br />
non riguarda il passato, è un avvenimento<br />
che cont<strong>in</strong>ua ora e sempre<br />
a esercitare il suo <strong>in</strong>flusso.<br />
Tutto il cristianesimo è realizzazione<br />
del mistero pasquale. La<br />
morte e la risurrezione di Cristo<br />
sono i momenti più solenni della<br />
nostra redenzione.<br />
La passione di Cristo è stata raffigurata<br />
dal popolo ebraico quando<br />
ha ricevuto l’ord<strong>in</strong>e di contrassegnare<br />
le porte delle casa<br />
con il sangue dell’agnello. Il<br />
mondo è oppresso dal peccato, il<br />
giudizio deve colpire i peccatori,<br />
ma Dio risparmia quanti sono segnati<br />
con il sangue di Cristo. Distrutto<br />
il peccato <strong>in</strong> virtù di Cristo,<br />
il battesimo genera l’uomo<br />
nuovo (l’unzione fatta sulla fronte<br />
del battezzando mette <strong>in</strong> fuga<br />
il demonio). Questo segno visibile<br />
opera un effetto <strong>in</strong>visibile. Lo<br />
Spirito è disceso <strong>in</strong> colui che è<br />
stato contrassegnato sulla fronte<br />
come su una porta: sigillo della<br />
croce, sigillo dello Spirito.<br />
Dal costato squarciato di Cristo<br />
l’evangelista <strong>Giovanni</strong> vide uscire<br />
sangue e acqua. È Gesù che dà<br />
la sua vita umana, versando il suo<br />
sangue. E nello stesso istante ci<br />
sommerge con la sua vita div<strong>in</strong>a,<br />
di cui l’acqua è il simbolo. Tutti i<br />
sacramenti, come altrettanti canali<br />
di grazia, sono usciti dal mistero<br />
pasquale. La cosa appare<br />
evidente <strong>in</strong> quell’acqua, sacramento<br />
del battesimo, e <strong>in</strong> quel<br />
sangue, sacramento dell’eucaristia<br />
istituito il Giovedì santo durante<br />
il banchetto pasquale, che<br />
sgorgano dal costato di Cristo appeso<br />
alla croce.<br />
L’<strong>in</strong>iziazione alla vita cristiana,<br />
l’<strong>in</strong>gresso nella famiglia di Dio<br />
che è la Chiesa, si realizza nella<br />
notte di Pasqua ricevendo i sacramenti<br />
del battesimo, della confermazione<br />
e dell’eucaristia, perciò<br />
la liturgia dell’<strong>in</strong>iziazione<br />
della veglia pasquale è piena di<br />
rem<strong>in</strong>iscenze della schiavitù <strong>in</strong><br />
Egitto e dell’esodo del popolo<br />
d’Israele. Cristo è ora l’agnello<br />
sacrificato per i nostri peccati.<br />
Colui del quale parla la Pasqua<br />
cristiana, Gesù Cristo, è realmen-<br />
te «sceso nel regno dei morti».<br />
Egli ha risposto – è stato autorevolmente<br />
detto – alla richiesta del<br />
ricco Epulone: «manda su qualcuno<br />
dal mondo dei morti, così<br />
noi crederemo» (cfr Lc 16, 27<br />
ss.)! Egli è il vero Lazzaro, è venuto<br />
di qua aff<strong>in</strong>ché noi credessimo.<br />
Non giunse portando emozionanti<br />
descrizioni dell’Aldilà.<br />
Ci ha detto <strong>in</strong>vece che «prepara<br />
delle dimore» per noi (Gv 14, 23).<br />
Nell’attesa che gli uom<strong>in</strong>i possano<br />
attraverso la morte, ricongiungersi<br />
con Cristo, ogni ricorrenza<br />
della Pasqua vuole immettere<br />
sempre più ognuno di noi e l’umanità<br />
<strong>in</strong>tera nel mistero cristiano,<br />
mistero di morte al peccato<br />
mediante il sacramento della penitenza<br />
riconciliatrice e di risurrezione<br />
a una vita nuova nutrita<br />
dall’eucaristia.<br />
Un banchetto<br />
per tutte le genti<br />
Il famigliare banchetto pasquale<br />
è stato considerato dal giudaismo<br />
come figura del Regno a venire,<br />
come fest<strong>in</strong>o messianico. Daniélou<br />
(Bibbia e liturgia, Milano<br />
1959, pp. 204 ss.) ha sottol<strong>in</strong>eato<br />
come nei conviti evangelici di<br />
Gesù, oltre che segnare l’avvento<br />
dei tempi messianici, si esprimano<br />
profondi significati di <strong>in</strong>timità<br />
sociale con tutti gli uom<strong>in</strong>i, anche<br />
con pubblicani e peccatori<br />
(cfr Lc 7, 33-34). Ciò che costituisce<br />
il carattere essenziale del<br />
convito evangelico <strong>in</strong> rapporto al<br />
banchetto ebraico è l’essere aperto<br />
a tutte le genti. Se ciò vale per<br />
i banchetti di Cristo, vale anche<br />
per l’eucaristia, mistero pasquale,<br />
di cui quei conviti erano la figura.<br />
La cena pasquale consumata<br />
da Cristo con i suoi discepoli<br />
prima della Passione, istituzione<br />
dell’eucaristia, è una riunione di<br />
famiglia figura del banchetto<br />
messianico cui Cristo <strong>in</strong>vita i<br />
suoi nel Regno del Padre: «Ho<br />
ardentemente desiderato di mangiare<br />
questa Pasqua… prima di<br />
soffrire... non ne mangerò più
Pelaez Pasqua.qxp 05/04/2011 15.57 Pag<strong>in</strong>a 273<br />
f<strong>in</strong>ché essa non sarà perfetta nel<br />
Regno di Dio» (Lc 22, 5).<br />
Si può dire allora che tra la cena<br />
pasquale ebraica e quella perfetta<br />
nel Regno dei cieli il banchetto<br />
eucaristico fa a modo di anello<br />
<strong>in</strong>termedio. Già i Padri della<br />
Chiesa, mettendo <strong>in</strong> risalto il legame<br />
tra il banchetto pasquale<br />
ebraico e la celebrazione eucaristica<br />
facevano riferimento alla<br />
casa, come figura dell’unità della<br />
Chiesa. «Mangerete <strong>in</strong> una casa;<br />
una è la casa, una è la Chiesa, <strong>in</strong><br />
cui è consumato il santo corpo di<br />
Cristo» (Ippolito). La Chiesa si<br />
presenta come la Casa dove il pane<br />
e il v<strong>in</strong>o sono distribuiti non<br />
soltanto <strong>in</strong> figura ma <strong>in</strong> sacramento<br />
delle realtà div<strong>in</strong>e.<br />
Dobbiamo al card. Ratz<strong>in</strong>ger<br />
(Guardare al Crocifisso, Milano<br />
2005, pp. 91 ss.) fondamentali<br />
considerazioni spirituali sul carattere<br />
famigliare della festa di<br />
Pasqua, che riassumo a modo di<br />
conclusione.<br />
La Pasqua di Israele era ed è una<br />
solennità della famiglia; non si<br />
celebra nel tempio, ma <strong>in</strong> casa.<br />
La casa nella storia di Israele è lo<br />
spazio della salvezza e del riparo<br />
<strong>in</strong> quella notte buia nella quale si<br />
aggirava l’angelo della morte. La<br />
notte di Egitto rappresentava<br />
l’immag<strong>in</strong>e delle potenze della<br />
morte, della realtà caotica, le<br />
quali di cont<strong>in</strong>uo irrompono dalle<br />
profondità del mondo e dell’uomo,<br />
distruggono la bontà della<br />
creazione e m<strong>in</strong>acciano di rendere<br />
il mondo una landa desolata.<br />
La casa, la famiglia, è l’arg<strong>in</strong>e di<br />
protezione della vita, <strong>in</strong> cui vi è<br />
la pace, shalom, dell’uno con<br />
l’altro, che permette di vivere e<br />
tiene unito il mondo.<br />
Ogni anno a Pasqua, Israele doveva<br />
muoversi <strong>in</strong> pellegr<strong>in</strong>aggio<br />
verso Gerusalemme per ritornare<br />
di nuovo alle sue orig<strong>in</strong>i e anche<br />
per ricevere di nuovo la salvezza.<br />
Il popolo ha bisogno di ritornare<br />
a ciò che è il suo vero fondamento.<br />
La Pasqua doveva essere questo<br />
ritorno annuale di Israele dai<br />
pericoli di quel caos che è <strong>in</strong> agguato<br />
di ogni popolo, a ciò che lo<br />
fonda e lo sostiene. E poiché<br />
Israele sapeva di avere su di sé la<br />
stella dell’elezione, sapeva anche<br />
che la sua salvezza concerneva il<br />
mondo <strong>in</strong>tero; sapeva che nel suo<br />
rifiuto o nella sua fedeltà all’Alleanza<br />
era <strong>in</strong> gioco il dest<strong>in</strong>o della<br />
creazione.<br />
Siamo la famiglia<br />
di Gesù<br />
Anche all’epoca di Gesù la Pasqua<br />
era celebrata nelle case, dopo<br />
la macellazione degli agnelli<br />
che era compiuta nel tempio. C’era<br />
una prescrizione secondo la<br />
quale non si poteva abbandonare<br />
la città di Gerusalemme nella notte<br />
di Pasqua. L’<strong>in</strong>tera città appariva<br />
come lo spazio della salvezza.<br />
Gesù ha festeggiato perciò la<br />
Pasqua <strong>in</strong> casa con gli apostoli,<br />
ormai diventati la sua famiglia.<br />
Proprio <strong>in</strong> tal modo la Pasqua è<br />
diventata una festa cristiana. Noi<br />
siamo la famiglia di Gesù che<br />
egli ha fondato ricorrendo ai suoi<br />
amici che con lui percorrono la<br />
strada del Vangelo attraverso la<br />
storia. In quanto suoi amici, noi<br />
siamo la sua casa; così la Chiesa<br />
è la nuova famiglia e la nuova<br />
città che è per noi ciò che era Gerusalemme,<br />
quella casa vivente<br />
che scaccia le forze del caos e dà<br />
spazio alla pace. Il suo muro è<br />
consolidato dal sangue del vero<br />
agnello, Gesù Cristo, vale a dire,<br />
mediante l’amore, che giunge s<strong>in</strong>o<br />
alla f<strong>in</strong>e ed è senza f<strong>in</strong>e. Questo<br />
amore è la vera forza contraria<br />
al caos, è la forza creatrice<br />
che fonda sempre di nuovo il<br />
mondo, che fonda di nuovo le famiglie<br />
e <strong>in</strong> tal modo ci dà lo spazio<br />
della pace, nel quale noi possiamo<br />
vivere l’uno con l’altro,<br />
l’uno per l’altro e l’uno <strong>in</strong>sieme<br />
all’altro.<br />
Esistono molte ragioni, concludiamo<br />
ancora con parole del<br />
card. Ratz<strong>in</strong>ger, per riflettere oggi<br />
su queste connessioni; percepiamo<br />
<strong>in</strong> modo tangibile come<br />
nel mezzo di una società progredita<br />
le forze orig<strong>in</strong>arie del caos si<br />
ribellano proprio contro ciò che<br />
essa chiama il suo progresso. Noi<br />
vediamo come un popolo dotato<br />
di dom<strong>in</strong>io scientifico del mondo<br />
possa essere distrutto dall’<strong>in</strong>terno,<br />
come la creazione possa essere<br />
m<strong>in</strong>acciata dalle forze del<br />
caos. Tutto ciò può essere evitato<br />
solo dal muro di c<strong>in</strong>ta del sangue<br />
dell’agnello che protegge la nuova<br />
famiglia che il Signore ha<br />
creato per noi.<br />
La solennità pasquale, che dai<br />
nomadi attraverso Israele giunge<br />
a noi attraverso Cristo, deve servirci<br />
a difendere e ricostruire i<br />
fondamenti spirituali della famiglia<br />
e della comunità politica se<br />
non vogliamo perderci nell’autodistruzione.<br />
Anche oggi dovrebbe<br />
essere di nuovo solennità della<br />
famiglia, la quale è il vero muro<br />
di difesa della creazione e dell’umanità.<br />
La famiglia può essere questo<br />
spazio dell’umanità e difesa della<br />
creazione, solo se essa stessa è difesa<br />
dalla forza della fede suscitata<br />
dall’amore di Gesù Cristo. La<br />
famiglia s<strong>in</strong>gola si sfascia se non<br />
trova rifugio nella più grande e<br />
nuova famiglia di Cristo, la Chiesa,<br />
che le dà stabilità e pace. Da<br />
questa famiglia di Cristo impariamo<br />
a conoscere la famiglia umana<br />
e <strong>in</strong> essa l’umanità <strong>in</strong> generale<br />
che ci difende e ci sostiene.<br />
La Pasqua era festeggiata <strong>in</strong> casa.<br />
Anche Gesù l’ha fatto. Ma dopo<br />
il pasto si alzò e uscì, oltrepassò i<br />
conf<strong>in</strong>i di Gerusalemme, oltrepassò<br />
i conf<strong>in</strong>i del torrente Cedron.<br />
Non ha avuto paura del<br />
caos, ma è penetrato s<strong>in</strong>o alle<br />
fauci della morte. Ciò vuol dire<br />
che, essendo la fede e l’amore di<br />
Gesù Cristo il muro della Chiesa,<br />
la Chiesa non è un fort<strong>in</strong>o. Essa è<br />
una città aperta. Credere significa<br />
sempre: uscire con Gesù Cristo,<br />
non temere il caos, perché<br />
egli è il più forte. Credere significa<br />
uscire dalle mura e nel mezzo<br />
del mondo caotico costruire<br />
spazi di fede e spazi di amore <strong>in</strong><br />
virtù di Gesù Cristo.<br />
Michelangelo Peláez<br />
273
Fanzaga Paradiso.qxp 06/04/2011 15.47 Pag<strong>in</strong>a 274<br />
274<br />
CATECHESI<br />
Dalla Croce il Paradiso<br />
(R. C.) Il Paradiso perduto dai progenitori viene riconquistato al prezzo del<br />
sacrificio di Gesù, il Figlio di Dio, grazie al quale tutti noi «abbiamo accesso<br />
al Padre, “figli nel Figlio”», nell’eternità celeste. «La grandezza <strong>in</strong>concepibile<br />
del dono» ricevuto con la Croce, la si può comprendere nella luce<br />
stessa, umanamente <strong>in</strong>calcolabile, abbagliante, limpida e viva del Cristo risorto.<br />
La catechesi pasquale che segue è tratta dai capitoli sedici e diciassette<br />
del recente volume Il Paradiso scritto per Ares da padre Livio Fanzaga<br />
(Milano 2011, pp. 192, € 16, collana «Emmaus» di spiritualità). ll direttore<br />
di Radio Maria ha dedicato a questo lavoro, a partire dal 14 marzo<br />
2011, trentuno lezioni via etere, tante quanti sono i capitoli del libro.<br />
Il dono del Paradiso è strettamente<br />
connesso al mistero della Croce.<br />
Si tratta di uno dei passaggi<br />
più commoventi dei Vangeli. Nel<br />
momento <strong>in</strong> cui il mondo <strong>in</strong>credulo<br />
oltraggia e deride Gesù <strong>in</strong> croce,<br />
Egli promette il Paradiso a uno<br />
dei ladroni crocifissi con lui. Si<br />
tratta di un evento decisivo nella<br />
storia dell’umanità, che capovolge<br />
la situazione di perdizione nella<br />
quale gemeva f<strong>in</strong> dalle orig<strong>in</strong>i.<br />
«Quando giunsero sul luogo<br />
chiamato Cranio, vi crocifissero<br />
lui e i due malfattori, uno a destra<br />
e l’altro a s<strong>in</strong>istra. Gesù diceva:<br />
“Padre, perdona loro perché<br />
non sanno quello che fanno”.<br />
Poi dividendo le sue vesti le<br />
tirarono a sorte. Il popolo stava a<br />
vedere; i capi <strong>in</strong>vece lo deridevano<br />
dicendo: “Ha salvato gli<br />
altri! Salvi sé stesso, se lui è il<br />
Cristo di Dio, l’eletto”. Anche i<br />
soldati lo deridevano, gli si accostavano<br />
per porgergli dell’aceto<br />
e dicevano: “Se tu sei il re<br />
dei Giudei, salva te stesso”...<br />
Uno dei malfattori appesi alla<br />
croce lo <strong>in</strong>sultava: “Non sei tu il<br />
Cristo? Salva te stesso e noi!”.<br />
L’altro <strong>in</strong>vece lo rimproverava<br />
dicendo: “Non hai alcun timore<br />
di Dio, tu che sei condannato alla<br />
stessa pena? Noi giustamente,<br />
perché riceviamo quello che ab-<br />
biamo meritato per le nostre<br />
azioni; egli <strong>in</strong>vece non ha fatto<br />
nulla di male”. E disse: “Gesù,<br />
ricordati di me quando sarai nel<br />
tuo Regno”. Gli rispose: “In verità<br />
io ti dico: oggi con me sarai<br />
nel Paradiso”» (Lc 23, 33-43).<br />
In questo quadro mirabile è s<strong>in</strong>tetizzata<br />
l’opera della redenzione:<br />
chi l’ha realizzata e a quale prezzo,<br />
la sua portata veramente div<strong>in</strong>a,<br />
la sua estensione universale,<br />
la responsabilità umana nell’accoglierla.<br />
Al centro si <strong>in</strong>nalza l’albero<br />
della croce, sul quale Gesù è<br />
<strong>in</strong>chiodato.<br />
Al culm<strong>in</strong>e del sacrificio il Figlio<br />
di Dio promette per quello stesso<br />
giorno il Paradiso a un peccatore<br />
che si apre alla fede. Il Paradiso è,<br />
dunque, un dono del Crocifisso,<br />
per farne parte sono necessari la<br />
fede e il pentimento.<br />
Riscattati<br />
dalla morte eterna<br />
Perché Gesù può assicurare il<br />
malfattore pentito che <strong>in</strong> quello<br />
stesso giorno sarebbe stato con<br />
lui nel Paradiso? C’è una profonda<br />
connessione fra il dono del<br />
Paradiso e la passione e morte di<br />
Cristo. Tutta la vita di Gesù, a<br />
partire dal momento dell’<strong>in</strong>car-<br />
Padre Livio Fanzaga<br />
nazione, ha un valore di redenzione.<br />
In particolare i tre anni<br />
della vita pubblica hanno <strong>in</strong>augurato<br />
la presenza del Regno dei<br />
Cieli nel cuore degli uom<strong>in</strong>i; ma<br />
è solo col sacrifico della Croce<br />
che l’Agnello di Dio ha espiato il<br />
peccato del mondo e ha aperto le<br />
porte del Paradiso.<br />
Perché è stata necessaria la Croce<br />
per aprire le porte del Paradiso,<br />
dopo che erano state chiuse a causa<br />
del peccato di Adamo? Si comprende<br />
la necessità della Croce alla<br />
luce del peccato del mondo: il<br />
peccato di Adamo e quelli dei suoi<br />
discendenti hanno allontanato<br />
l’uomo da Dio sottoponendolo al<br />
dom<strong>in</strong>io del Maligno. Il peccato è<br />
un male così devastante che senza<br />
la luce della fede è impossibile<br />
coglierlo nella sua gravità assoluta;<br />
il peccato condanna l’uomo alla<br />
morte eterna, nulla è peggio del<br />
peccato: nessun’altra calamità potrebbe<br />
essergli paragonata. In def<strong>in</strong>itiva<br />
che cos’è il peccato? È il<br />
rifiuto di Dio e del suo amore da<br />
parte dell’uomo che è stato creato<br />
per conoscerlo e amarlo. Nel pec-
Fanzaga Paradiso.qxp 06/04/2011 15.47 Pag<strong>in</strong>a 275<br />
cato dei progenitori, come <strong>in</strong><br />
quelli di ogni uomo, si annidano<br />
la superbia, il disamore, il disprezzo,<br />
l’<strong>in</strong>differenza, l’<strong>in</strong>gratitud<strong>in</strong>e<br />
e tutte le proliferazioni dell’egoismo.<br />
Alla radice vi è la preferenza<br />
data a Satana anziché a<br />
Dio. «Con questo peccato (orig<strong>in</strong>ale),<br />
l’uomo ha preferito sé stesso<br />
a Dio, e, perciò, ha disprezzato<br />
Dio: ha fatto la scelta di sé stesso<br />
contro Dio, contro le esigenze<br />
della propria condizione di creatura<br />
e conseguentemente contro il<br />
suo proprio bene. Costituito <strong>in</strong><br />
uno stato di santità, l’uomo era<br />
dest<strong>in</strong>ato a essere pienamente “div<strong>in</strong>izzato”<br />
da Dio nella gloria. Sedotto<br />
dal diavolo, ha voluto diventare<br />
“come Dio” (Gn 3, 5), ma<br />
“senza Dio e anteponendosi a<br />
Dio, non secondo Dio”» (Catechismo<br />
della Chiesa cattolica 398).<br />
Da questa condizione di morte<br />
eterna, vera e propria anticipazione<br />
dell’Inferno, l’uomo non può<br />
assolutamente liberarsi. In questa<br />
luce è possibile cogliere l’immenso<br />
dono d’amore che ci ha fatto il<br />
Padre, <strong>in</strong>viando il Figlio per salvare<br />
l’umanità. L’amore per l’umanità<br />
ha sp<strong>in</strong>to il Padre a chiedere<br />
al Figlio di farsi uomo, discendendo<br />
negli abissi del peccato,<br />
dove regnano l’odio e il disprezzo<br />
di Dio, che il Pr<strong>in</strong>cipe di<br />
questo mondo alimenta nei cuori.<br />
Il Figlio, mosso dallo stesso amore,<br />
accetta di compiere questo<br />
viaggio di <strong>in</strong>f<strong>in</strong>ita pietà, ben sapendo<br />
quale accoglienza gli<br />
avrebbe riservato il Serpente v<strong>in</strong>citore.<br />
Il Verbo scende come luce,<br />
laddove regnano le tenebre, come<br />
verità laddove regna la menzogna,<br />
come amore laddove regna<br />
la violenza, come vita laddove re-<br />
gna la morte. Scende come il<br />
Buon samaritano sulla via dove la<br />
sua creatura giace, assalita e colpita<br />
a morte dal ladrone <strong>in</strong>fernale.<br />
«L’<strong>in</strong>gresso nel peccato degli altri<br />
è una discesa all’Inferno – non<br />
solo, come <strong>in</strong> Dante, da spettatore,<br />
ma con-patendo e, con una<br />
sofferenza trasformatrice, convertendo<br />
gli Inferi, travolgendo e<br />
aprendo le porte dell’abisso. È discesa<br />
nella casa del male, lotta<br />
con il Forte che tiene prigioniero<br />
l’uomo (e quanto è vero che tutti<br />
noi siamo tenuti prigionieri dalle<br />
potenze senza nome, che ci manipolano!).<br />
Questo Forte, <strong>in</strong>v<strong>in</strong>cibile<br />
con le sole forze della storia<br />
universale, viene sopraffatto e legato<br />
dal più Forte che, essendo<br />
della stessa natura di Dio, può<br />
prendere su di sé tutta la colpa del<br />
mondo e la esaurisce soffrendola<br />
s<strong>in</strong>o <strong>in</strong> fondo – nulla tralasciando<br />
nella sua discesa nell’identità di<br />
coloro che sono caduti. Questa<br />
lotta è la “svolta” dell’essere, che<br />
produce una nuova qualità dell’essere.<br />
Prepara un nuovo cielo e<br />
una nuova terra» (Benedetto XVI,<br />
Gesù di Nazareth, Rizzoli, p. 40).<br />
La libertà<br />
dei due ladroni<br />
Il momento culm<strong>in</strong>ante della discesa<br />
del Figlio di Dio nella «casa<br />
del male» è la Passione. È l’ora<br />
dell’impero delle tenebre (Lc<br />
22, 53). Sulle spalle del Figlio di<br />
Dio grava il peso di tutti i peccati<br />
del mondo. Il mistero di <strong>in</strong>iquità,<br />
con tutta la carica di odio contro<br />
il Creatore, si scatena contro<br />
l’Agnello di Dio. Gesù è schiacciato<br />
dal fardello immane del male<br />
e suda sangue. «Entrato nella<br />
lotta, pregava più <strong>in</strong>tensamente, e<br />
il suo sudore diventò come gocce<br />
di sangue che cadono a terra» (Lc<br />
22, 44). «La morte di Gesù diventa<br />
così un sacrificio di amore.<br />
È l’espressione suprema dell’obbedienza<br />
filiale, dell’umiltà f<strong>in</strong>o<br />
all’annientamento, dell’amore f<strong>in</strong>o<br />
al dono della vita. Nel momento<br />
<strong>in</strong> cui l’odio del mondo e<br />
del Maligno si abbatte sul Figlio,<br />
Egli lo prende su di sé, compiendo<br />
così l’opera di redenzione, di<br />
riparazione, di espiazione e di<br />
soddisfazione. L’amore del cuore<br />
di Gesù distrugge il disamore, la<br />
sua obbedienza annienta le disobbedienze,<br />
la sua umiltà abbatte le<br />
superbie, la sua pietà filiale annulla<br />
il disprezzo, la sua mitezza<br />
spegne le violenze, il suo perdono<br />
est<strong>in</strong>gue l’odio» (cfr il mio libro,<br />
L’uomo e il suo dest<strong>in</strong>o eterno,<br />
Sugarco, p. 109).<br />
Durante la Passione il Figlio di<br />
Dio ha ottenuto il Paradiso per<br />
tutta l’umanità, perché la sua obbedienza,<br />
il suo amore e la sua<br />
pietà sono <strong>in</strong>f<strong>in</strong>itamente superiori<br />
alla vastità del male che regna<br />
sul mondo: «Dove abbondò il<br />
peccato, sovrabbondò la grazia»<br />
(Rm 5, 20). Come osservava<br />
Franco Amerio «la riparazione<br />
dell’offesa è, <strong>in</strong>sieme, restaurazione<br />
della condizione di amicizia,<br />
anzi di figliolanza con Dio:<br />
Gesù Cristo ci ha autorevolmente<br />
riconciliati con il Padre e ci ha rimeritato<br />
la grazia. Anzi, più che<br />
rimeritato, ci ha meritato: poiché<br />
la grazia conferita ad Adamo era<br />
del tutto gratuita, senza alcun suo<br />
merito, ma la grazia restituita all’umanità<br />
è davvero meritata, per<br />
essa, dal Cristo: è la grazia di<br />
Cristo» (La Dottr<strong>in</strong>a della fede,<br />
Ares, p. 154). Il Paradiso ci è stato<br />
meritato da Gesù con la sua vita,<br />
passione e morte; cionono-<br />
275
Fanzaga Paradiso.qxp 11/04/2011 12.07 Pag<strong>in</strong>a 276<br />
276<br />
stante questo dono immenso di<br />
amore deve essere accolto. I due<br />
malfattori crocifissi con Gesù,<br />
osserva sant’Agost<strong>in</strong>o, sono il<br />
simbolo dell’umanità che si apre<br />
alla grazia della vita eterna e che<br />
la rifiuta. Né il Paradiso né l’Inferno<br />
sono imposti: sono una libera<br />
scelta dell’uomo.<br />
Il Salvatore porta<br />
le anime <strong>in</strong> Cielo<br />
Il malfattore pentito, al quale Gesù<br />
ha promesso che <strong>in</strong> quello stesso<br />
giorno sarebbe stato con Lui <strong>in</strong><br />
Paradiso, non vi è entrato da solo,<br />
ma si è unito a una moltitud<strong>in</strong>e<br />
immensa di anime, «che nessuno<br />
poteva contare, di ogni nazione,<br />
razza, popolo e l<strong>in</strong>gua» (Ap 7, 9).<br />
Si tratta delle anime dei giusti che,<br />
<strong>in</strong> attesa del compimento della redenzione,<br />
non potendo entrare <strong>in</strong><br />
Paradiso, attendevano nel soggiorno<br />
dei morti. La discesa agli Inferi<br />
è un articolo del Credo denso di<br />
significato, che va approfondito<br />
alla luce della Sacra Scrittura e del<br />
Magistero della Chiesa. Sono<br />
straord<strong>in</strong>ari, <strong>in</strong>fatti, gli <strong>in</strong>segnamenti<br />
che se ne possono trarre per<br />
comprendere la portata della redenzione<br />
operata da Gesù Cristo.<br />
Prima del compimento della redenzione<br />
le anime di coloro che<br />
sono morti nell’impenitenza vanno<br />
all’Inferno, come conferma<br />
anche Gesù nella p<strong>arabo</strong>la del<br />
Ricco Epulone e del Povero Lazzaro<br />
(cfr Lc 16, 19-31), che colloca<br />
il ricco cattivo «negli Inferi dei<br />
tormenti» (Ibidem 16, 23). Il povero,<br />
<strong>in</strong>vece, viene portato dagli<br />
angeli «accanto ad Abramo» <strong>in</strong><br />
una condizione radicalmente diversa,<br />
anche se non è il Paradiso<br />
<strong>in</strong> senso proprio. Questa realtà<br />
viene chiamata dalla tradizione il<br />
«Limbo dei padri»: <strong>in</strong> esso si trovavano<br />
le anime dei giusti <strong>in</strong> attesa<br />
del Salvatore. A loro riguardo<br />
il Libro della Sapienza così si<br />
esprime nella certezza della prossima<br />
redenzione: «Le anime dei<br />
giusti sono nelle mani di Dio,<br />
nessun tormento li toccherà» (Sap<br />
3, 1). Il quadro dell’aldilà prima<br />
della redenzione si completa con<br />
il Purgatorio, la cui esistenza viene<br />
chiaramente affermata nel libro<br />
dei Maccabei. Giuda Maccabeo,<br />
<strong>in</strong>fatti, «fece offrire il sacrificio<br />
espiatorio per i morti, perché<br />
fossero assolti dal peccato» (2<br />
Mac 12, 45). Prima del compimento<br />
della redenzione le anime,<br />
a seconda del loro stato spirituale,<br />
o attendevano nella speranza<br />
presso il Limbo dei padri, o venivano<br />
purificate <strong>in</strong> Purgatorio, o<br />
precipitavano nell’Inferno eterno.<br />
Lo spartiacque<br />
del Venerdì Santo<br />
Fa meditare il fatto che prima della<br />
morte redentrice di Gesù Cristo<br />
il Paradiso, per il quale l’uomo è<br />
stato creato, fosse <strong>in</strong>accessibile,<br />
anche nel caso delle grandi anime<br />
di cui è popolato l’Antico Testamento:<br />
dal momento della cacciata<br />
del Paradiso terrestre f<strong>in</strong>o al<br />
Venerdì Santo, le porte del Paradiso<br />
sono rimaste chiuse. Considerando<br />
il lungo camm<strong>in</strong>o che<br />
l’umanità ha percorso durante i<br />
millenni, non possiamo non essere<br />
grati per essere venuti al mondo<br />
nel tempo di grazia della redenzione.<br />
Ma ciò deve anche far<br />
riflettere sulla gravità del peccato<br />
commesso dai progenitori, ribadito<br />
e aggravato dai peccati personali<br />
di tutti gli uom<strong>in</strong>i. Nel medesimo<br />
tempo mette <strong>in</strong> luce il valore<br />
<strong>in</strong>estimabile della croce di Gesù<br />
Cristo, dalla quale è venuta la<br />
salvezza del mondo. Il Venerdì<br />
Santo segna lo spartiacque nella<br />
storia dell’umanità. Il dolore di<br />
Maria e dei discepoli, presenti nel<br />
momento <strong>in</strong> cui Gesù rende lo<br />
spirito al Padre, sono il momento<br />
straziante di un dramma che sta<br />
per capovolgersi <strong>in</strong> un grido di <strong>in</strong>dicibile<br />
esultanza: quello delle<br />
anime che, dopo aver tanto atteso<br />
il Salvatore, lo vedono venire loro<br />
<strong>in</strong>contro per portarle <strong>in</strong> Cielo.<br />
La discesa di Gesù negli Inferi è<br />
una verità di fede. Ma quali sono<br />
il significato e la portata? Innan-<br />
zitutto significa che Gesù è morto<br />
e la sua morte consiste nella<br />
separazione dell’anima dal corpo,<br />
pur rimanendo entrambi uniti alla<br />
sua div<strong>in</strong>ità. Il fatto che Cristo è<br />
«risuscitato dai morti» (1 Cor 15,<br />
20) implica che, «prelim<strong>in</strong>armente<br />
alla risurrezione, egli abbia dimorato<br />
nel soggiorno dei morti<br />
(cfr Eb 13, 20). È questo il senso<br />
primo che la predicazione apostolica<br />
ha dato alla discesa di Gesù<br />
negli Inferi: Gesù ha conosciuto<br />
la morte come tutti gli uom<strong>in</strong>i e li<br />
ha raggiunti con la sua anima nella<br />
dimora dei morti. Ma egli vi è<br />
disceso come Salvatore, proclamando<br />
la Buona Novella agli spiriti<br />
che vi si trovavano là prigionieri<br />
(cfr 1 Pt3, 1-19)» (CCC<br />
632). Compiuta l’opera della redenzione,<br />
Gesù porta il lieto annuncio<br />
della salvezza e della vita<br />
eterna nel soggiorno dove le anime<br />
dei giusti attendevano nella<br />
speranza. Possiamo immag<strong>in</strong>are<br />
la felicità di tutti coloro che vedono<br />
venire <strong>in</strong>contro il Redentore,<br />
con la sua anima e la sua div<strong>in</strong>ità,<br />
per liberarli dalla loro prigionia.<br />
Gesù stesso ne fa accenno<br />
quando afferma: «Abramo, vostro<br />
Padre, esultò nella speranza<br />
di vedere il mio giorno; lo vide e<br />
fu preso di gioia» (Gv 8, 56).<br />
E i giusti vedranno<br />
la gloria di Dio<br />
La discesa agli Inferi del Messia<br />
è da alcuni <strong>in</strong>terpretata come se<br />
Egli si fosse calato nell’Inferno<br />
dei tormenti, dove si trovano le<br />
anime perdute... È una variante<br />
degli <strong>in</strong>numerevoli tentativi, di<br />
matrice ereticale, per sostenere<br />
che la redenzione riguarderebbe<br />
anche i demoni e le anime che si<br />
trovano con loro, e comporterebbe,<br />
di conseguenza, anche la cessazione<br />
dell’Inferno. Tale <strong>in</strong>terpretazione<br />
non ha nessun fondamento<br />
nella Sacra Scrittura e nell’<strong>in</strong>segnamento<br />
del Magistero<br />
della Chiesa. Non si vede perché<br />
Gesù avrebbe più volte parlato<br />
del «fuoco eterno» (Mt 25, 41),
Fanzaga Paradiso.qxp 06/04/2011 15.47 Pag<strong>in</strong>a 277<br />
Beato Angelico, Cristo nel Limbo, affresco del 1450 circa, custodito<br />
nella cella numero 31 del Museo del Convento di San<br />
Marco, a Firenze.<br />
se poi ne avesse abolito l’esistenza<br />
stessa, svuotandolo. Non vi è<br />
dubbio che il sangue di Cristo abbia<br />
redento gli esseri umani di<br />
tutti i tempi: ne sarebbe bastata<br />
una sola goccia, come recita la<br />
grande tradizione spirituale. La<br />
div<strong>in</strong>a misericordia è <strong>in</strong>f<strong>in</strong>ita, ma<br />
l’uomo la può rifiutare: dall’orig<strong>in</strong>e<br />
della storia dell’umanità f<strong>in</strong>o<br />
al suo compimento la libertà<br />
umana ha la possibilità di decidersi<br />
per la salvezza o per la perdizione.<br />
Gesù è sceso nel soggiorno dei<br />
morti, che la Sacra Scrittura chiama<br />
Shéol, per liberare quelle anime<br />
che si trovavano prive della<br />
visione di Dio (Sal 6, 6; 88, 11-<br />
13). «Tale <strong>in</strong>fatti è, nell’attesa del<br />
Redentore, la sorte di tutti i morti,<br />
cattivi o giusti» (cfr Sal 89, 49;<br />
1 Sam 28, 19; Ez 32, 17-32); il<br />
che non vuol dire che la loro sorte<br />
sia identica, come mostra Gesù<br />
nella p<strong>arabo</strong>la del povero Lazzaro,<br />
accolto “nel seno di Abramo”<br />
(cfr Lc 16, 22-26). “Furono appunto<br />
le anime di questi giusti <strong>in</strong><br />
attesa del Cristo a essere liberate<br />
da Gesù stesso disceso all’Inferno”<br />
(Catechismo Romano 1, 6,<br />
3). Gesù non è disceso agli Inferi<br />
per liberare i dannati, né per distruggere<br />
l’Inferno della dannazione,<br />
ma per liberare i giusti che<br />
l’avevano preceduto» (CCC<br />
633). L’Inferno dei dannati è,<br />
dunque, una situazione eterna di<br />
perdizione per i demoni e le anime<br />
che vi si trovano.<br />
Partecipi<br />
della Redenzione<br />
Esso è radicalmente diverso dagli<br />
Inferi (o Inferno), dove si trovano<br />
i giusti <strong>in</strong> attesa della redenzione.<br />
Anche questo viene collocato<br />
nelle regioni <strong>in</strong>feriori della terra,<br />
ma come un «lembo» esterno (da<br />
qui viene l’espressione Limbo<br />
dei padri). Dopo che Gesù ha annunciato<br />
la Buona Novella anche<br />
ai morti (1 Pt 4, 6), liberando le<br />
anime dei giusti e portandole <strong>in</strong><br />
Paradiso, il Limbo dei Padri ha<br />
cessato di esistere. Dopo la Passione<br />
e la morte di nostro Signore<br />
Gesù Cristo «coloro che<br />
muoiono nella grazia e nell’amicizia<br />
di Dio e che sono perfettamente<br />
purificati vivono per sempre<br />
con Cristo. Sono per sempre<br />
simili a Dio, perché lo vedono<br />
“così come egli è” (1 Gv3, 2),<br />
«faccia a faccia» (1 Cor 13, 12)»<br />
(CCC 1023).<br />
La morte di Gesù <strong>in</strong> croce ha<br />
prodotto il mirabile effetto di<br />
porre f<strong>in</strong>e al lungo esilio delle<br />
anime dei giusti, private della visione<br />
di Dio a causa del peccato<br />
orig<strong>in</strong>ale. Il Figlio di Dio, con la<br />
sua anima e div<strong>in</strong>ità, è sceso a<br />
visitare «quelli che siedono nelle<br />
tenebre e nell’ombra di morte.<br />
Dio e il Figlio vanno a liberare<br />
dalle sofferenze Adamo ed Eva,<br />
che si trovavano <strong>in</strong> prigione»<br />
(Antica Omelia sul Sabato Santo).<br />
Il Paradiso perduto non è più<br />
un rimpianto, la meravigliosa<br />
realtà è il nuovo Paradiso con<br />
Gesù: «La discesa agli Inferi è il<br />
pieno compimento dell’annunzio<br />
evangelico della salvezza. È la<br />
fase ultima della missione messianica<br />
di Gesù, fase condensata<br />
nel tempo, ma immensamente<br />
ampia nel suo reale significato di<br />
estensione dell’opera redentrice<br />
a tutti gli uom<strong>in</strong>i di tutti i tempi<br />
e di tutti i luoghi, perché tutti coloro<br />
i quali sono salvati, sono<br />
stati resi partecipi della redenzione»<br />
(CCC 634).<br />
Il Paradiso che l’antico Adamo<br />
aveva perduto è stato riacquistato<br />
dal nuovo Adamo. La riconquista<br />
è avvenuta a caro prezzo. La<br />
grandezza <strong>in</strong>concepibile del dono<br />
la si può comprendere nella luce<br />
di Cristo risorto, grazie al quale<br />
abbiamo accesso al Padre, «figli<br />
nel Figlio».<br />
Livio Fanzaga<br />
277
Negri Opportune.qxp 05/04/2011 16.44 Pag<strong>in</strong>a 278<br />
278<br />
«OPPORTUNE ET IMPORTUNE» di mons. Luigi Negri<br />
Le responsabilità dei cristiani<br />
C’è una presenza che accompagna <strong>in</strong>esorabilmente<br />
la vita della società e la devasta: la violenza. Una<br />
violenza irresistibile e irrefrenabile: sempre più<br />
spesso com<strong>in</strong>cia nell’àmbito delle famiglie ma poi<br />
dilaga a tutti i livelli della vita sociale.<br />
Noi vi assistiamo <strong>in</strong> un modo che sembra rassegnato,<br />
quando non come se fosse un elemento obiettivo<br />
della vita concreta e quotidiana. Mentre siamo a tavola,<br />
nel silenzio che caratterizza la vita di troppe<br />
famiglie, segno di sostanziale estraneità, la televisione<br />
ci mette sotto gli occhi la violenza <strong>in</strong>audita<br />
delle masse sulle masse: urla, percosse, ferimenti,<br />
omicidi con tutto un accompagnamento di sangue,<br />
di lacrime e di disperazione. Che cosa non abbiamo<br />
visto nella vicenda libica e nelle altre cosiddette rivoluzioni?<br />
E poi c’è la violenza nella nostra vita quotidiana, nelle<br />
nostre città e nei nostri paesi. E il volto limpido, solare,<br />
lieto, della piccola Yara ci accompagnerà per sempre.<br />
Questa ragazz<strong>in</strong>a cui una o più belve umane hanno<br />
impedito una vita che non poteva non essere sentita<br />
e desiderata come piena di fiducia e di bellezza.<br />
Le belve sono fra di noi. La violenza entra nell’àmbito<br />
della normalità quotidiana.<br />
Violenza su tutti, <strong>in</strong>nanzitutto sui bamb<strong>in</strong>i, nei modi<br />
più terribili e deviati, usati sempre più spesso come<br />
oggetti; violenza sui gruppi sociali m<strong>in</strong>oritari e che<br />
non accettano di omologarsi alla vita della società<br />
violenta. E qui si apre il capitolo terribile dell’odio<br />
verso i cristiani e verso i segni della tradizione cristiana<br />
nei Paesi a maggioranza non cristiana.<br />
Violenza contro i disabili, i malati: violenza <strong>in</strong> molti<br />
casi giustificata da troppa «cattiva scienza», contro<br />
la vita umana e la sua strutturale <strong>in</strong>disponibilità a<br />
qualsiasi potere umano.<br />
Chiediamoci se <strong>in</strong> questa perversione del nostro mondo<br />
noi cristiani abbiamo una qualche responsabilità.<br />
Consiglio a tutti di rileggere lo straord<strong>in</strong>ario volume<br />
di Jacques Marita<strong>in</strong>, Il contad<strong>in</strong>o della Garonna:<br />
contributo fondamentale per la comprensione della<br />
storia e delle difficoltà della Chiesa dagli anni ’50<br />
del secolo scorso f<strong>in</strong>o a oggi.<br />
Secondo Marita<strong>in</strong>, l’errore fondamentale dei cristiani<br />
è di essersi <strong>in</strong>g<strong>in</strong>occhiati davanti al mondo. «In<br />
larghi settori del clero e del laicato, ma l’esempio<br />
viene dal clero, non appena la parola mondo è pronunciata,<br />
una luce d’estasi passa negli occhi degli<br />
uditori». Ing<strong>in</strong>occhiarsi di fronte al mondo ha signi-<br />
ficato e significa per troppa cultura cristiana condividere<br />
sostanzialmente l’idea della naturale bontà dell’uomo<br />
e del mondo. Se l’uomo è strutturalmente<br />
buono, allora non c’è assolutamente bisogno della redenzione.<br />
Una miscela di pelagianesimo, manicheismo<br />
e catar<strong>in</strong>ismo fa sì che i cristiani accett<strong>in</strong>o l’antropologia<br />
mondana senza nessuna istanza critica.<br />
Si è persa la verità del peccato orig<strong>in</strong>ale, conf<strong>in</strong>ato<br />
nell’àmbito della mitologia, e i limiti dell’uomo vengono<br />
dirottati nell’àmbito delle patologie psicologiche,<br />
oggetto di terapie psicoanalitiche che alla f<strong>in</strong>e li<br />
elim<strong>in</strong>eranno totalmente.<br />
Anche noi cristiani abbiamo dato il nostro contributo,<br />
teorico e pratico, a quell’«irrealismo antropologico»,<br />
di cui ha così spesso e pert<strong>in</strong>entemente parlato<br />
<strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong> <strong>II</strong>.<br />
Ma se il mondo è strutturalmente buono e la storia<br />
dell’umanità è la storia di un progresso def<strong>in</strong>itivamente<br />
positivo, anche se attuato con gradualità, allora<br />
qual è la funzione della Chiesa: quella di scomparire<br />
nel mondo, perché il mondo possa, senza più<br />
nessuna obiezione dall’esterno, raggiungere la sua<br />
piena maturità?<br />
Ben altro era quello che ci era stato messo nel cuore<br />
e come responsabilità da assumere di fronte a<br />
Dio, alla nostra coscienza, al cuore e alla storia degli<br />
uom<strong>in</strong>i. Infatti, la novità della vita dell’uomo è<br />
solo Cristo – <strong>in</strong> cui si è reso e si rende def<strong>in</strong>itivamente<br />
presente la misericordia di Dio – che accoglie<br />
l’uomo, lo libera dal suo male profondo, e lo fa<br />
camm<strong>in</strong>are verso un dest<strong>in</strong>o di verità, di bellezza,<br />
di bene e di giustizia. Siamo stati <strong>in</strong> silenzio, cioè<br />
non siamo stati testimoni, testimoni della verità e<br />
della liberazione. Soltanto un’umile e certa testimonianza<br />
di Cristo <strong>in</strong>contra l’uomo di oggi come<br />
l’uomo di ogni tempo: alla luce del volto di Cristo<br />
emerge tutta l’<strong>in</strong>esorabile positività del cuore dell’uomo,<br />
ma <strong>in</strong>sieme emerge anche l’<strong>in</strong>esorabile<br />
tendenza al male e all’odio che caratterizza anch’essa<br />
il cuore dell’uomo. L’uomo ha bisogno di<br />
essere educato. La testimonianza cristiana è un fattore<br />
fondamentale di educazione che favorisce, con<br />
il suo stesso esserci, una vita umana più positiva e<br />
più buona sulla terra. Se la Chiesa sta <strong>in</strong> silenzio,<br />
non annuncia Gesù Cristo, non co<strong>in</strong>volge la libertà<br />
degli uom<strong>in</strong>i nel grande evento della salvezza cristiana,<br />
allora questa assenza favorisce il dilagare<br />
del male, nel cuore dell’uomo e della società.
livi osservatorio gelsom<strong>in</strong>o.qxp 06/04/2011 9.23 Pag<strong>in</strong>a 279<br />
Yasm<strong>in</strong>e (il gelsom<strong>in</strong>o) è il term<strong>in</strong>e<br />
<strong>in</strong> voga tra i giovani arabi per<br />
<strong>in</strong>dicare la <strong>rivolta</strong>, la «primavera<br />
araba». «The scent of jasm<strong>in</strong>e<br />
spreads» («il profumo del gelsom<strong>in</strong>o<br />
si diffonde»), ha scritto<br />
poeticamente l’Economist di<br />
Londra il 20 gennaio 2011, avvertendo<br />
che «dopo l’esplosione<br />
della protesta <strong>in</strong> Egitto, i leader<br />
arabi debbono tutti stare attenti».<br />
L’operazione «Alba dell’Odissea»,<br />
nome della coalizione tra<br />
americani ed europei per far cessare<br />
il massacro dei civili e dei ribelli<br />
<strong>in</strong> Libia, è una guerra o una<br />
missione umanitaria?<br />
La missione ha lo scopo, recita la<br />
Risoluzione 1973 del Consiglio<br />
di sicurezza delle Nazioni Unite,<br />
di salvare e proteggere le popolazioni<br />
libiche dallo sterm<strong>in</strong>io da<br />
parte delle forze armate comandate<br />
dal colonnello Gheddafi.<br />
Non prevede combattimenti a<br />
terra ma solo le misure per una<br />
«no fly zone» (zona nella quale<br />
gli aerei libici se si alzeranno <strong>in</strong><br />
volo potranno essere abbattuti) e<br />
non cita né la deposizione della<br />
«Guida Suprema» Gheddafi, né<br />
la sua elim<strong>in</strong>azione fisica. Il testo<br />
si presta a molte <strong>in</strong>certezze.<br />
Più chiara la dichiarazione del<br />
presidente americano Obama:<br />
«Gheddafi deve andarsene».<br />
Un vecchio proverbio dice: «La<br />
guerra si sa quando <strong>in</strong>izia, ma<br />
non si sa come e quando f<strong>in</strong>irà».<br />
Ogni guerra «moderna» comporta<br />
distruzioni di armamenti, di<br />
aerei, devastazione di abitazioni,<br />
OSSERVATORIO D’EUROPA<br />
La rivoluzione dei gelsom<strong>in</strong>i<br />
Le <strong>in</strong>cognite<br />
di ogni conflitto<br />
morti civili e militari. Alla f<strong>in</strong>e si<br />
accumulano i resti dei carri armati<br />
e dei cannoni (per fonderli o<br />
per fabbricare altre armi) e si prepara<br />
un ossario per i corpi dei caduti,<br />
almeno per i resti di quelli<br />
che è stato possibile raccogliere.<br />
L’Agenzia Sir, della Conferenza<br />
episcopale italiana, ha tentato<br />
una s<strong>in</strong>tesi del «caso Libia»:<br />
«Occorre essere chiari: la guerra,<br />
qualunque essa sia, non è mai<br />
una soluzione positiva <strong>in</strong> sé, poiché<br />
apporta morti, sofferenze e<br />
distruzioni, e non può essere considerata<br />
come una soluzione def<strong>in</strong>itiva<br />
ed efficace. Dopo i bombardamenti,<br />
si deve ricostruire,<br />
sia materialmente sia politicamente<br />
e moralmente. Tanto prima<br />
si calmeranno i venti di guerra,<br />
meglio sarà. Ma l’impegno<br />
della Comunità <strong>in</strong>ternazionale,<br />
da Tripoli a Bengasi, va nel senso<br />
di una “<strong>in</strong>gerenza umanitaria”<br />
per soccorrere un popolo martirizzato<br />
e oppresso dal suo leader,<br />
che aprirà nuove strade verso la<br />
democrazia e la ricostruzione».<br />
Bouazizi come<br />
Jan Palach<br />
La primavera araba è <strong>in</strong>iziata <strong>in</strong><br />
Tunisia <strong>in</strong> pieno <strong>in</strong>verno, il 17 dicembre,<br />
nella cittad<strong>in</strong>a di Sidi<br />
Bouzid nel Sud. La polizia sequestrò<br />
un banchetto di frutta e<br />
verdura con il quale il giovane<br />
Mohamed Bouazizi, laureato ma<br />
senza lavoro da alcuni anni, cercava<br />
di sbarcare il lunario. Il giovane<br />
reagì all’atto della polizia,<br />
che gli aveva tolto il mezzo di sopravvivenza,<br />
dandosi fuoco. Il<br />
che non è usuale nei Paesi arabi.<br />
<strong>Mondo</strong> <strong>arabo</strong> <strong>in</strong> <strong>rivolta</strong><br />
«La collera tra fratelli è feroce e diabolica»<br />
(Proverbio <strong>arabo</strong>)<br />
L’agonia <strong>in</strong> ospedale del giovane<br />
durò 14 giorni e alla f<strong>in</strong>e il presidente<br />
Ben Ali, sempre vestito di<br />
nero e rigido come un ombrello,<br />
visitò il giovane <strong>in</strong> f<strong>in</strong> di vita. Gesto<br />
ormai <strong>in</strong>utile. Le fiamme che<br />
divorarono il giovane Mohamed<br />
Bouazizi avevano lasciato le sc<strong>in</strong>tille<br />
per accendere una <strong>rivolta</strong> <strong>in</strong><br />
tutto il Paese (6 milioni di abitanti).<br />
Il nome del giovane Bouazizi passerà<br />
probabilmente alla storia, come<br />
quello di Jan Palach, il giovane<br />
ceco che si diede fuoco nella piazza<br />
San Venceslao a Praga, per protestare<br />
contro l’<strong>in</strong>vasione sovietica<br />
del 1968, ord<strong>in</strong>ata da Mosca per<br />
reprimere il «socialismo dal volto<br />
umano» che si era manifestato con<br />
la «primavera di Praga».<br />
Come nella piazza greca, l’agorà,<br />
luogo di colloqui, di scambi di<br />
op<strong>in</strong>ioni, di negoziati, le piazze<br />
arabe sono state il cenacolo degli<br />
<strong>in</strong>contri, delle manifestazioni,<br />
delle proteste di uom<strong>in</strong>i e donne,<br />
velate e non, contro il potere tirannico.<br />
Nella piazza della Libertà<br />
a Tunisi, nella piazza Tahir al<br />
Cairo, nella piazza della Perla a<br />
Manama (capitale del Bahre<strong>in</strong>),<br />
nella piazza dell’Università nello<br />
Yemen, nella piazza Verde a Tripoli<br />
e <strong>in</strong> altre piazze arabe si sono<br />
mosse le folle per reclamare più<br />
potere d’acquisto di fronte al r<strong>in</strong>caro<br />
dei prodotti alimentari, più<br />
diritti, più giustizia. Anche <strong>in</strong> Marocco,<br />
nonostante le recentissime<br />
«aperture alla società civile» del<br />
Re, vi sono state riunioni di protesta,<br />
come <strong>in</strong> Algeria, ove le<br />
sommosse degli studenti sono<br />
state «calmate» dalla polizia.<br />
Sorpresa per le manifestazioni <strong>in</strong><br />
Siria, nella cittad<strong>in</strong>a del sud Darä,<br />
e anche <strong>in</strong> Iran.<br />
279
livi osservatorio gelsom<strong>in</strong>o.qxp 06/04/2011 9.23 Pag<strong>in</strong>a 280<br />
280<br />
Nello Yemen il popolo chiede da<br />
tempo con manifestazioni quotidiane,<br />
nella piazza vic<strong>in</strong>o all’università,<br />
le dimissioni del presidente<br />
Ali Abdullah Saleh, da 32 anni<br />
al potere, che cont<strong>in</strong>ua a sognare,<br />
poco realisticamente: «Il popolo è<br />
con me» e propone di andarsene<br />
nel 2012. «No!» hanno risposto i<br />
manifestanti ai quali si sono aggiunti<br />
alti gradi dell’esercito e della<br />
diplomazia cha hanno rassegnato<br />
le dimissioni a Sana’a e nei loro<br />
posti all’estero, all’Onu e altrove.<br />
La repressione della polizia è stata<br />
violenta provocando quasi cento<br />
morti nei primi giorni, con i carri<br />
amati schierati nella capitale pronti<br />
ad aprire di nuovo il fuoco. Invano<br />
il Segretario generale dell’Onu,<br />
Ban Ki-Moon, si è recato a Sana’a<br />
per cercare di «avviare il dialogo»<br />
tra presidenza e manifestanti.<br />
I compromessi<br />
delle democrazie<br />
In generale le democrazie trovano<br />
accomodamenti con i dittatori,<br />
f<strong>in</strong>ché sono al potere, e arrivano a<br />
compromessi scioccanti, come<br />
hanno mostrato i recenti viaggi<br />
del colonnello Gheddafi a Parigi e<br />
a Roma (giugno 2009). Alloggio<br />
nella sua tenda bedu<strong>in</strong>a (climatizzata),<br />
protezione assicurata da<br />
giovani amazzoni <strong>in</strong> tuta mimetica,<br />
armate di fucile mitragliatore,<br />
orari «flessibili» per gli appuntamenti<br />
con personalità politiche,<br />
distribuzione di copie del Corano,<br />
accompagnate da una somma di<br />
danaro, come «<strong>in</strong>dennità di partecipazione»,<br />
<strong>in</strong> una riunione con<br />
circa 200 giovani ragazze, di preferenza<br />
di aspetto gradevole.<br />
Come capo dell’Unione africana,<br />
Gheddafi accolse a Sirte (la sua<br />
città) i leader africani, arabi e i 27<br />
Capi di Stato o di governo dell’Unione<br />
europea per il terzo<br />
summit Africa-Europa. Le belle e<br />
volenterose dichiarazioni per lo<br />
sviluppo, la pace, la cooperazione<br />
tra i due cont<strong>in</strong>enti, vergate<br />
nel comunicato f<strong>in</strong>ale, sono state<br />
consegnate alla storia.<br />
Quanti decenni fa? Era solo il 30<br />
novembre del 2010, poche settimane<br />
prima dell’<strong>in</strong>izio della <strong>rivolta</strong><br />
araba <strong>in</strong> Tunisia.<br />
Dal «Yes, we can»<br />
alla «No fly zone»<br />
Le parole del Presidente degli Stati<br />
Uniti, nel suo discorso al Cairo,<br />
il 4 giugno 2009, sono forse rimaste<br />
impresse nelle menti dei giovani<br />
arabi. «Yes we can», possiamo<br />
collaborare; «rispettiamo l’islàm<br />
e lo giudichiamo atto al mondo<br />
moderno». Il suo appello all’<strong>in</strong>tesa<br />
e alla collaborazione tra<br />
gli euro-americani e i musulmani<br />
ha fatto strada nelle coscienze degli<br />
<strong>arabo</strong>-musulmani. In effetti,<br />
nota Béchir Ben Yahmed, fondatore<br />
del settimanale Jeune Afrique,<br />
l’effetto Obama si ritrova, <strong>in</strong><br />
filigrana, nelle parole d’ord<strong>in</strong>e dei<br />
giovani che si sono sollevati contro<br />
le dittature arabe. Obama stesso,<br />
ricordandosi che è un premio<br />
Nobel per la pace, si è impegnato<br />
– molto prima degli altri dirigenti<br />
delle grandi democrazie europee –<br />
per battersi <strong>in</strong> favore della democrazia<br />
nei Paesi arabi.<br />
Il 18 marzo 2011, dopo lunghe<br />
esitazioni, il Consiglio dell’Ue ha<br />
deciso, faticosamente, di dare un<br />
seguito concreto alla Risoluzione<br />
n. 1973 del Consiglio di sicurezza<br />
delle Nazioni Unite che autorizza<br />
la realizzazione, sopra la Libia, di<br />
una «No fly zone». Alla coalizione,<br />
guidata da Usa, Francia e Gran<br />
Bretagna, e comprendente Italia,<br />
Canada, Danimarca, F<strong>in</strong>landia,<br />
Lituania, Polonia, Spagna, si sono<br />
aggiunte la Norvegia, l’Australia<br />
e, a sorpresa, anche il Qatar e gli<br />
Emirati arabi, pronti a <strong>in</strong>viare<br />
qualche velivolo. Il resto è storia<br />
di questi giorni che i media riferiscono<br />
di ora <strong>in</strong> ora.<br />
Ci sembra opportuno rilevare: non<br />
è del tutto vero che tutte le forze<br />
armate libiche combattano contro i<br />
loro fratelli libici. A parte le tensioni<br />
tra le varie tribù, la Guardia ristretta<br />
del Colonnello è composta<br />
di uom<strong>in</strong>i a lui fedeli, provenienti<br />
<strong>Mondo</strong> <strong>arabo</strong> <strong>in</strong> <strong>rivolta</strong><br />
dalla sua stessa tribù, che non ama<br />
molto le altre. Gli aerei da caccia<br />
sono <strong>in</strong> gran parte guidati da piloti<br />
provetti, <strong>in</strong>gaggiati a caro prezzo,<br />
nei Paesi dell’Europa orientale.<br />
L’esercito libico è stato «rafforzato»<br />
da oltre un migliaio di «mercenari<br />
africani», provenienti da vari<br />
Paesi del Sahel, che non hanno nessuno<br />
scrupolo a uccidere i civili.<br />
Scontro di civiltà?<br />
«L’aggressione dei “Crociati”» è<br />
una delle dichiarazioni del Colonnello<br />
Gheddafi contro gli europei<br />
(com’è noto, gli americani odierni<br />
non esistevano al tempo delle Crociate)<br />
rilanciando, forse senza saperlo,<br />
«lo scontro di civiltà» caro<br />
all’americano Samuel Hunt<strong>in</strong>gton.<br />
«Si tratta semplicemente di una<br />
crociata colonialista che rischia<br />
di scatenare una guerra di crociate<br />
ancora più ampia», ha aggiunto<br />
Gheddafi, «che ha m<strong>in</strong>acciato<br />
di affogare tutti i Paesi del Mediterraneo<br />
<strong>in</strong> un bagno di sangue».<br />
In effetti l’esercito libico, ben<br />
equipaggiato con carri armati moderni,<br />
con aerei (Mig russi e Mirage<br />
francesi) e con una flotta non<br />
trascurabile, che comprende anche<br />
le tre vedette italiane cedute al Colonnello<br />
per impedire l’arrivo dei<br />
profughi a Lampedusa (sic), ha<br />
una potenza di fuoco e un’organizzazione<br />
contro la quale i «ribelli»<br />
non potevano resistere. L’<strong>in</strong>tervento<br />
degli aerei da caccia francesi,<br />
i famosi Rafale, che il leader libico<br />
aveva promesso di comprare<br />
nella sua visita a Parigi due anni fa<br />
senza un seguito commerciale,<br />
hanno distrutto i carri armati libici<br />
alle soglie di Bengasi, la seconda<br />
città della Libia, con oltre un milione<br />
di abitanti, il che ha evitato,<br />
come ha sottol<strong>in</strong>eato, giustamente,<br />
il M<strong>in</strong>istro degli esteri francese<br />
Ala<strong>in</strong> Juppé, il bagno di sangue<br />
promesso dal Gheddafi.<br />
Uno sceicco molto seguìto nel<br />
mondo <strong>arabo</strong>, che si esprime<br />
spesso sulla Tv al-Jazira, Youssef<br />
al-Qaradawi, ha accettato l’<strong>in</strong>ter-
livi osservatorio gelsom<strong>in</strong>o.qxp 06/04/2011 9.23 Pag<strong>in</strong>a 281<br />
vento <strong>in</strong>ternazionale <strong>in</strong> Libia:<br />
«L’islàm vuole che gli <strong>in</strong>nocenti<br />
che Gheddafi dovrebbe proteggere<br />
siano uccisi?». La parola «crociata»<br />
non è stata pronunciata.<br />
Questioni aperte<br />
Gli <strong>in</strong>terrogativi che l’operazione<br />
«Alba dell’Odissea» pone sono<br />
molti:<br />
Il rispetto della Risoluzione<br />
1973 può sp<strong>in</strong>gere qualcuno ad<br />
elim<strong>in</strong>are Gheddafi?<br />
Il sostegno <strong>arabo</strong> alla coalizione<br />
sembra ambiguo e <strong>in</strong>certo. Il<br />
Segretario generale della lega araba,<br />
l’egiziano Amr Moussa, s<strong>in</strong> da<br />
ora <strong>in</strong> corsa per la presidenza dell’Egitto,<br />
lasciata libera da Mubarack,<br />
aveva promosso il sostegno<br />
alla coalizione, <strong>in</strong> armonia con il<br />
vento di libertà che soffia sulle<br />
popolazioni arabe. Poi ha fatto<br />
marcia <strong>in</strong>dietro criticando gli attacchi<br />
aerei della coalizione.<br />
Chi comanda nella coalizione?<br />
Si ricorderà che la Francia, appoggiata<br />
dalla Gran Bretagna,<br />
aveva promosso, con successo,<br />
l’attività diplomatica che ha portato<br />
all’adozione della Risoluzione<br />
1973. I due Paesi hanno assunto<br />
<strong>in</strong> maniera <strong>in</strong>contestabile la supremazia<br />
militare, aiutate dall’Italia.<br />
Gli americani non sono <strong>in</strong><br />
favore di un loro «<strong>in</strong>tervento politico»,<br />
ma accettano di cooperare<br />
con <strong>in</strong>terventi aerei (hanno già<br />
perduto un aereo da caccia, ma<br />
hanno recuperato i due piloti).<br />
La Casa Bianca non desidera essere<br />
co<strong>in</strong>volta <strong>in</strong> un nuovo conflitto<br />
con il mondo <strong>arabo</strong>-musulmano.<br />
Devono già far fronte agli<br />
impegni militari <strong>in</strong> Iraq e <strong>in</strong> Afghanistan.<br />
Alla f<strong>in</strong>e, la soluzione<br />
del comando affidato alla Nato –<br />
come ha suggerito il governo italiano<br />
– è stata accettata, con riserva,<br />
da Parigi.<br />
Anche nell’Ue la guerriglia dei<br />
clan? I 27 non hanno trovato un<br />
accordo sulle operazioni, anche<br />
se nella riunione dei M<strong>in</strong>istri degli<br />
affari esteri a Bruxelles del 21<br />
marzo tutti sorridevano… per un<br />
accordo non raggiunto. La Germania,<br />
probabilmente per problemi<br />
di politica <strong>in</strong>terna, non si è<br />
mostrata solidale con i «falchi»<br />
dell’Ue.<br />
Del resto, il caso della Libia è<br />
complesso. Il Paese non ha la tradizione<br />
di uno Stato centrale, con<br />
istituzioni civili o religiose. La Libia,<br />
da sempre, è stata caratterizzata<br />
dal potere delle circa 140 tribù o<br />
cabile, spesso <strong>in</strong> lotta tra di loro.<br />
Dall’appartenenza all’impero ottomano,<br />
cui è seguìta la colonizzazione<br />
italiana (1911), le tribù non<br />
hanno perso le loro caratteristiche:<br />
la solidarietà tra i membri e l’opposizione<br />
al governo centrale, salvo<br />
vantaggi specifici.<br />
«Tribal war or a democratic conflict?»<br />
(Guerra tribale o conflitto<br />
democratico) si domanda il New<br />
York Times del 23 marzo 2001.<br />
Nella Cirenaica si oppongono a<br />
Gheddafi la tribù Zuwayya e le<br />
tribù m<strong>in</strong>ori Al Fath, Darnah, Ajdabiya,<br />
Tubruk che non hanno<br />
sopportato la politica di Gheddafi<br />
che ha favorito <strong>in</strong> ogni modo la<br />
propria tribù, i Quadhadfa.<br />
Contrariamente alla ribellione<br />
dei giovani di Tunisi e del Cairo,<br />
che sono scesi <strong>in</strong> piazza per ottenere<br />
migliori condizioni di vita,<br />
più libertà, più assistenza sociale,<br />
le tribù si muovono solo per danaro<br />
e potere (non sono i soli<br />
esempi al mondo…).<br />
<strong>Mondo</strong> <strong>arabo</strong> <strong>in</strong> <strong>rivolta</strong><br />
Il Colonnello Gheddafi<br />
L’appello del Papa,<br />
i consigli del Nunzio<br />
Ricordiamo l’<strong>in</strong>tervista del Nunzio<br />
apostolico a Tripoli, mons.<br />
Mart<strong>in</strong>elli, che alla Radio Vaticana,<br />
il 21 marzo, ha ritenuto che tutti<br />
gli sforzi per una soluzione politica<br />
e umanitaria del conflitto tra<br />
libici non erano stati abbastanza<br />
forti a livello <strong>in</strong>ternazionale.<br />
Prudenza e circospezione: la Santa<br />
Sede osserva con attenzione<br />
l’evoluzione della guerra <strong>in</strong> Libia.<br />
L’unica presa di posizione a ufficiale<br />
resta quella delle parole pronunziate<br />
da Benedetto XVI all’Angelus<br />
di domenica 20 marzo,<br />
un giorno dopo l’<strong>in</strong>izio degli attacchi<br />
aerei alla Libia.<br />
Il Papa ha rivolto un appello solenne<br />
«a tutti quelli che hanno delle<br />
responsabilità politiche e militari al<br />
f<strong>in</strong>e che abbiano a cuore prima di<br />
tutto l’<strong>in</strong>tegrità e la sicurezza della<br />
popolazione e che garantiscano<br />
l’accesso ai soccorsi umanitari».<br />
Il Papa si è dichiarato vic<strong>in</strong>o ai libici,<br />
e «domanda a Dio che un<br />
orizzonte di pace e di concordia<br />
si alzi al più presto sulla Libia e<br />
su tutta l’Africa del Nord». Nessun<br />
accenno alle operazioni militari<br />
«di pace e di protezione delle<br />
popolazioni civili» lanciate il 18<br />
marzo dalla coalizione.<br />
<strong>Giovanni</strong> Livi<br />
281
Cavalleri Allam.qxp 06/04/2011 9.25 Pag<strong>in</strong>a 282<br />
282<br />
ISLÀM<br />
L’Egitto cambia<br />
la «sharia» resta<br />
Magdi Cristiano Allam (Il Cairo, 22 aprile 1952), <strong>in</strong> Italia dal 1972, ha collaborato<br />
come giornalista a diverse testate nazionali e dal 2003 al 2008 è stato vicedirettore<br />
ad personam del Corriere della Sera. Il 22 marzo 2008, durante la Veglia<br />
pasquale <strong>in</strong> San Pietro, ha ricevuto il Battesimo, la Cresima e l’Eucaristia da Benedetto<br />
XVI. Ha fondato il movimento politico Io amo l’Italia, e dal 2009 è stato<br />
eletto al Parlamento europeo come <strong>in</strong>dipendente nelle liste dell’Udc. Gli abbiamo<br />
rivolto alcune domande sulla situazione dei Paesi arabi che egli ben conosce.<br />
Nella drammatica situazione<br />
del Nordafrica, la Libia ha f<strong>in</strong>ito<br />
per catturare la massima attenzione,<br />
lasciando <strong>in</strong> ombra l’Egitto<br />
<strong>in</strong> cui stanno avvenendo mutazioni<br />
di grande rilievo. Mi può<br />
aiutare a capire?<br />
In Egitto possiamo <strong>in</strong>dividuare<br />
due ragioni pr<strong>in</strong>cipali che hanno<br />
portato all’esplosione della <strong>rivolta</strong><br />
popolare. La prima è legata alla<br />
difficile situazione economica. In<br />
Egitto, su una popolazione di oltre<br />
82 milioni di abitanti, circa il 40<br />
per cento vive al di sotto della soglia<br />
di povertà, con meno di due<br />
dollari al giorno. Tale situazione di<br />
difficoltà colpisce soprattutto i giovani,<br />
e questa è la seconda ragione<br />
di malcontento. I giovani al di sotto<br />
dei trent’anni sono circa il 70<br />
per cento della popolazione: ciò significa<br />
che ogni anno sul mercato<br />
del lavoro si presenta un milione di<br />
giovani <strong>in</strong> più a chiedere un posto<br />
di lavoro. I giovani hanno l’«aggravante»<br />
di essere la parte più<br />
istruita, più acculturata del Paese, e<br />
questo acuisce, paradossalmente,<br />
la loro sofferenza, perché più di altri<br />
assumono la consapevolezza<br />
della differenza tra la loro condizione<br />
e quella che c’è altrove nel<br />
mondo. Sono i giovani ad aver dato<br />
il volto alle sommosse popolari,<br />
e la loro capacità di usare Internet,<br />
i social network, ha favorito il<br />
«contagio» delle rivolte popolari,<br />
anche se poi chi ne ha usufruito<br />
non sono stati coloro che hanno<br />
dato la faccia nelle manifestazioni<br />
di piazza, bensì coloro che hanno<br />
una radicamento sul territorio, e<br />
cioè i militari, che hanno il controllo<br />
della sicurezza del Paese, e<br />
gli <strong>in</strong>tegralisti islamici che, attraverso<br />
la rete delle moschee, hanno<br />
il controllo delle associazioni di<br />
categoria, tra cui l’ord<strong>in</strong>e degli <strong>in</strong>segnanti,<br />
l’ord<strong>in</strong>e dei medici, l’ord<strong>in</strong>e<br />
dei giornalisti, per cui possiamo<br />
<strong>in</strong>dividuare due scenari. Il primo<br />
è quello che c’era prima della<br />
caduta di Moubarak, cioè i militari<br />
al potere; il secondo è quello che si<br />
sta verificando oggi, e cioè un’alleanza<br />
tra i militari e i Fratelli musulmani,<br />
cioè gli <strong>in</strong>tegralisti islamici:<br />
il referendum sulla costituzione<br />
è stato v<strong>in</strong>to dall’asse dei militari<br />
– che si esprimono attraverso<br />
il partito Nazionaldemocratico,<br />
cioè il partito di riferimento di Mubarak<br />
– e i Fratelli musulmani che<br />
avevano dato <strong>in</strong>dicazione che si<br />
votasse per il sì, cioè a emendare la<br />
costituzione vigente senza toccare<br />
l’art. 2 che recita: «L’Islàm è la religione<br />
di Stato, e la sharia, cioè la<br />
legge islamica, è la pr<strong>in</strong>cipale fonte<br />
della legislazione».<br />
Quello che sta accadendo oggi <strong>in</strong><br />
Egitto è una <strong>rivolta</strong> popolare <strong>in</strong> cui<br />
i giovani hanno avuto un ruolo rilevante,<br />
ma a usufruirne sono i rappresentanti<br />
del vecchio regime, più<br />
gli <strong>in</strong>tegralisti islamici che costituiscono<br />
il fattore di maggior rischio.<br />
<strong>Mondo</strong> <strong>arabo</strong> <strong>in</strong> <strong>rivolta</strong><br />
M. C. Allam<br />
Elezioni & nemici<br />
della democrazia<br />
Qual è la lezione di questi avvenimenti?<br />
Dobbiamo trarre due <strong>in</strong>segnamenti:<br />
<strong>in</strong>nanzitutto abbiamo sbagliato<br />
quando abbiamo sostenuto regimi<br />
autoritari che pur def<strong>in</strong>ivamo<br />
«moderati», garanti dei nostri <strong>in</strong>teressi;<br />
la seconda lezione è che<br />
non dobbiamo ripetere l’errore già<br />
accaduto con Hitler e con Mussol<strong>in</strong>i,<br />
di <strong>in</strong>dividuare nel rito delle<br />
elezioni ciò che sostanzia o addirittura<br />
esaurisce la democrazia. Le<br />
elezioni sono «parte» della democrazia,<br />
ma la democrazia si fonda<br />
su certi valori, <strong>in</strong> assenza dei quali<br />
il rito delle elezioni può diventare<br />
la passerella per portare al potere<br />
i nemici della democrazia.<br />
Domanda non nuova, ma sempre<br />
determ<strong>in</strong>ante: che cosa si <strong>in</strong>tende<br />
per islàm moderato? Esistono<br />
regimi islamici «moderati»?<br />
Dobbiamo dist<strong>in</strong>guere la dimensione<br />
della religione dalla dimensione<br />
delle persone. Non esiste un<br />
islàm moderato dal momento che<br />
fa riferimento al Corano e a Maometto:<br />
né il Corano né Maometto<br />
sono moderati, ma le persone<br />
possono essere moderate. Vi sono<br />
certamente degli islamici moderati,<br />
dove la moderazione si parametra<br />
non su ciò che è scritto nel
Cavalleri Allam.qxp 06/04/2011 9.26 Pag<strong>in</strong>a 283<br />
Corano o ciò che ha fatto Maometto;<br />
si parametra su criteri «laici»<br />
che sono <strong>in</strong>nanzitutto il rispetto<br />
dei diritti fondamentali della<br />
persona; il riconoscimento dei valori<br />
non negoziabili della vita come<br />
bene <strong>in</strong>alienabile, della dignità<br />
della persona, e della libertà di<br />
scelta, compresa la libertà per un<br />
musulmano di convertirsi a un’altra<br />
religione, senza essere condannato<br />
a morte per apostasia. La<br />
sovrapposizione delle due dimensioni,<br />
quella della religione e<br />
quella delle persone, provoca<br />
l’<strong>in</strong>ganno di ritenere, all’<strong>in</strong>segna<br />
del relativismo, che per amare le<br />
persone si debba legittimare la loro<br />
religione; oppure, tale sovrapposizione<br />
provoca, all’<strong>in</strong>segna<br />
del razzismo, la condanna generalizzata<br />
dei musulmani come<br />
persone, per il semplice fatto che<br />
si condanna l’islàm con religione<br />
ritenuta <strong>in</strong>compatibile con i diritti<br />
fondamentali della persona.<br />
Le trame oscure<br />
di Mubarak<br />
D’altra parte, lo stesso Mubarak<br />
era considerato un elemento<br />
stabilizzatore, anche nei rapporti<br />
con Israele.<br />
Mubarak è stato un personaggio<br />
che si è preoccupato prevalentemente<br />
di salvaguardare il proprio<br />
potere. Qu<strong>in</strong>di ha fatto tutto ciò<br />
che era funzionale a questo obiettivo,<br />
ed è stato responsabile della<br />
crescita di una realtà <strong>in</strong> cui prosperavano<br />
la corruzione, la repressione,<br />
ed è forse responsabile<br />
anche di oscure trame nei confronti<br />
dei cristiani, come l’atroce<br />
strage avvenuta nella notte di Capodanno,<br />
nella chiesa dei Santi<br />
ad Alessandria d’Egitto, con circa<br />
trenta morti.<br />
E se adesso al potere ci sono gli<br />
stessi militari che erano con Mubarak,<br />
non c’è da essere ottimisti...<br />
È abbastanza s<strong>in</strong>golare che <strong>in</strong><br />
Egitto i militari abbiano fatto un<br />
colpo di mano per allontanare<br />
Mubarak, militare anche lui, e<br />
L’ex presidente egiziano Mubarak<br />
che <strong>in</strong> tutto il mondo, per questo<br />
colpo di mano, si sia esultato alla<br />
democrazia. Di solito, quando i<br />
militari prendono il potere si denuncia<br />
la f<strong>in</strong>e della democrazia.<br />
Nei confronti dell’Egitto è avvenuto<br />
il contrario. Anche questo<br />
evidenzia il limite di un Occidente<br />
che ha messo <strong>in</strong> soffitta la ragione,<br />
e si rapporta con stereotipi<br />
alle realtà altrui, senza entrare nel<br />
merito dei contenuti.<br />
La fragilità<br />
dell’Europa<br />
Quanto alla Libia, che possibilità<br />
di evoluzione si possono <strong>in</strong>travedere?<br />
La Libia rivela uno scenario differente<br />
perché lì è <strong>in</strong> atto una vera e<br />
propria guerra civile, con armi da<br />
entrambe le parti contendenti. È<br />
una <strong>rivolta</strong> <strong>in</strong>iziata <strong>in</strong> modo violento,<br />
e si è protratta con un’enorme<br />
repressione da parte del regime<br />
di Gheddafi, con l’impiego dell’aviazione,<br />
dei carri armati, dell’artiglieria,<br />
che hanno ucciso cittad<strong>in</strong>i<br />
libici e distrutto beni materiali libici.<br />
Qui possiamo registrare una<br />
sconfitta dell’Europa, che è <strong>in</strong>tervenuta<br />
<strong>in</strong> Libia con una modalità e<br />
una tempistica che tradiscono più<br />
la necessità di salvaguardare le ragioni<br />
<strong>in</strong>terne di ciascuno Stato europeo,<br />
che non il proclamato sostegno<br />
alla popolazione libica.<br />
<strong>Mondo</strong> <strong>arabo</strong> <strong>in</strong> <strong>rivolta</strong><br />
D’altra parte, non si poteva<br />
tollerare che Gheddafi sparasse<br />
sul suo popolo: qualcosa bisognava<br />
fare. I francesi si sono<br />
mossi sulla base di una risoluzione<br />
dell’Onu, ancorché generica.<br />
Si è <strong>in</strong>tervenuti molto tardi. Si doveva<br />
<strong>in</strong>tervenire quando i ribelli<br />
avevano preso il controllo di alcune<br />
città, delle aree petrolifere. I<br />
francesi si sono mossi sulla base<br />
dei loro <strong>in</strong>teressi <strong>in</strong>terni, per voler<br />
dimostrare di essere loro a controllare<br />
la disponibilità del petrolio<br />
libico, suscitando le ire <strong>in</strong> particolare<br />
dell’Italia che è il primo<br />
partner commerciale della Libia.<br />
Questo conflitto rivela la fragilità<br />
di un’Europa senz’anima, dell’Europa<br />
dei banchieri, della f<strong>in</strong>anza,<br />
che non ha valori condivisi,<br />
un’identità comune, e pertanto<br />
è <strong>in</strong>capace di esprimere una l<strong>in</strong>ea<br />
comune di politica estera, della<br />
difesa, della sicurezza, dell’immigrazione,<br />
dell’<strong>in</strong>tegrazione.<br />
Anche l’atteggiamento del Vaticano<br />
è stato estremamente prudente,<br />
<strong>in</strong> questa circostanza.<br />
È stato un atteggiamento attento<br />
alla situazione umanitaria, ma<br />
che non è entrato nel merito del<br />
conflitto. È stato un appello alla<br />
comunità <strong>in</strong>ternazionale perché<br />
si facesse carico della situazione<br />
della popolazione civile.<br />
A cura di Cesare Cavalleri<br />
283
Scopelliti Shomali.qxp 06/04/2011 9.29 Pag<strong>in</strong>a 284<br />
284<br />
CHIESA<br />
Medioriente: la speranza dei cristiani<br />
Colloquio con mons. William Shomali<br />
Mons. William Shomali è nato a Beit-Sahour (Palest<strong>in</strong>a) il 15 maggio 1950. Ord<strong>in</strong>ato<br />
sacerdote il 24 giugno 1972 nella co-concattedrale di Gerusalemme da<br />
S.B. il patriarca Giacomo Giuseppe Beltritti, è stato parroco a Shatana <strong>in</strong> Giordania,<br />
dove all’Università di Yarmouk ha conseguito la licenza <strong>in</strong> Letteratura<br />
<strong>in</strong>glese. Nel 1989 ha conseguito il Dottorato presso l’Ateneo di Sant’Anselmo<br />
a Roma. Nel 1998 è stato nom<strong>in</strong>ato prima economo e poi cancelliere del Patriarcato<br />
lat<strong>in</strong>o e dal 2005 al 2009 è stato anche rettore del Sem<strong>in</strong>ario patriarcale<br />
di Beit Jala. Ord<strong>in</strong>ato vescovo ausiliare del patriarca lat<strong>in</strong>o di Gerusalemme,<br />
Fouad Twal, il 27 maggio 2010 viene consacrato a Betlemme. Parla<br />
<strong>arabo</strong>, <strong>in</strong>glese, italiano, francese e conosce lo spagnolo, il tedesco e l’ebraico.<br />
«Eccellenza, come i primi cristiani<br />
anche oggi i seguaci di Cristo stanno<br />
vivendo, <strong>in</strong> tutto il Medio<br />
Oriente, un periodo di persecuzioni.<br />
Che cosa si può fare realmente?».<br />
«Non si può assolutamente<br />
parlare di persecuzione sistematica<br />
contro i cristiani nel Medio Oriente.<br />
Di difficoltà d’ord<strong>in</strong>e religioso,<br />
politico, economico, sì. Di una<br />
mancanza di libertà di coscienza,<br />
questo sì. In queste terre dom<strong>in</strong>ate<br />
dall’islàm, un musulmano non può<br />
convertirsi a un’altra fede. Deve rimanere<br />
tale, perché la sua religione<br />
contiene la verità, mentre nelle altre<br />
ci sono errori e non si può scegliere<br />
l’errore al posto della verità.<br />
Al contrario, gli altri credenti sono<br />
sollecitati a entrare nell’islàm che<br />
pratica molto il proselitismo chiamato<br />
<strong>in</strong> <strong>arabo</strong>: al dawa, ciò che noi<br />
chiamiamo, servatis servandis, la<br />
missione. Nel recente passato, il<br />
term<strong>in</strong>e libertà di coscienza era un<br />
tabù per l’islàm. Dopo averne trattato<br />
esplicitamente nel S<strong>in</strong>odo sul<br />
Medio Oriente, il term<strong>in</strong>e com<strong>in</strong>cia<br />
timidamente a essere utilizzato, a<br />
partire dal Libano, <strong>in</strong> relazione ai<br />
diritti umani. Ma occorrerà molto<br />
tempo, prima di acquisire questo<br />
diritto nei Paesi islamici».<br />
Mons. William Shomali ci riceve<br />
nel suo studio al primo piano del<br />
palazzo del Patriarcato lat<strong>in</strong>o di<br />
Gerusalemme. È il vescovo ausiliare<br />
di mons. Fouad Twal. Conosce<br />
molto bene la «macch<strong>in</strong>a»<br />
della Chiesa che è <strong>in</strong> Gerusalemme.<br />
Prima di diventare vescovo è<br />
stato, <strong>in</strong>fatti, cancelliere del Patriarcato,<br />
<strong>in</strong>segnante e poi rettore<br />
del Sem<strong>in</strong>ario lat<strong>in</strong>o. È un uomo<br />
allegro, che sa sdrammatizzare,<br />
al momento opportuno, le situazioni<br />
più difficili. Da poco è rientrato<br />
dal Libano, dove con<br />
quaranta sacerdoti ha affrontato,<br />
per una settimana, le varie problematiche<br />
emerse dal recente<br />
S<strong>in</strong>odo dei vescovi per il Medio<br />
Oriente. «Abbiamo fatto», dice,<br />
«un buon lavoro. Ora dobbiamo<br />
trasmettere ai fedeli quello che è<br />
stato discusso. Non sarà facile,<br />
ma sono fiducioso».<br />
La mappa della<br />
libertà religiosa<br />
Sulla sua scrivania, stracolma di<br />
cartell<strong>in</strong>e, libri e vari documenti, ci<br />
sono due fotografie, una vecchia e<br />
una più recente. Immortalano entrambe<br />
il palazzo del Patriarcato e<br />
mettono <strong>in</strong> evidenza i lavori di ampliamento<br />
che sono stati fatti nel<br />
corso degli anni. «Vede», sottol<strong>in</strong>ea,<br />
«il lavoro aumenta e noi dobbiamo<br />
essere sempre pronti ad ac-<br />
<strong>Mondo</strong> <strong>arabo</strong> <strong>in</strong> <strong>rivolta</strong><br />
cogliere i fratelli che quotidianamente<br />
bussano alla nostra porta».<br />
Ma Eccellenza, esiste la libertà<br />
religiosa <strong>in</strong> Israele e <strong>in</strong> qualche altro<br />
Paese del Medio Oriente?<br />
Esiste la libertà della pratica religiosa<br />
<strong>in</strong> molti Paesi arabi e islamici<br />
del Medio Oriente e del Nord<br />
Africa, anche se con qualche differenza.<br />
È completa <strong>in</strong> Palest<strong>in</strong>a,<br />
Giordania, Israele, Siria, Libano e<br />
negli Emirati arabi uniti. È ridotta<br />
<strong>in</strong> Egitto (prima della cosiddetta<br />
«rivoluzione bianca» dei giorni<br />
scorsi), nel Nord Africa, Iran e<br />
Turchia. Non esiste per niente <strong>in</strong><br />
Arabia Saudita. Nel Sudan c’era<br />
una situazione particolare f<strong>in</strong>o al<br />
referendum che ha sancito l’autonomia<br />
del Sud. Di persecuzione si<br />
può parlare <strong>in</strong> due casi: il massacro<br />
della Chiesa siro-cattolica di<br />
Baghdad e tra i copti di Alessandria<br />
d’Egitto. Ma bisogna dist<strong>in</strong>guere:<br />
il massacro è stato perpetrato<br />
non con la benedizione del<br />
potere e ce lo auguriamo f<strong>in</strong>o a<br />
prova contraria, ma da fazioni<br />
fondamentalistiche che fanno<br />
paura allo Stato stesso e che hanno<br />
anche ucciso altri musulmani<br />
sia sciiti sia sunniti. Si tratta di fazioni<br />
affiliate ad Al Qaeda.<br />
Perseguitati<br />
ridotti al silenzio?<br />
Non le sembra che i cristiani abbiano<br />
scelto il silenzio pur di salvarsi<br />
dalle persecuzioni?<br />
La situazione non è sempre così.<br />
Per esempio nel Sudan meridionale,<br />
i cristiani hanno scelto di ribellarsi<br />
al Nord e sono riusciti a ottenere<br />
l’autonomia dopo il sacrificio
Scopelliti Shomali.qxp 06/04/2011 9.29 Pag<strong>in</strong>a 285<br />
di un milione di morti e dopo un<br />
referendum. D’altronde, dopo il<br />
massacro <strong>in</strong> Egitto, ci furono tante<br />
proteste da parte dei copti. Sono<br />
scesi <strong>in</strong> strada protestando e manifestando.<br />
Alcuni musulmani moderati<br />
si sono uniti a loro. Dopo il<br />
massacro <strong>in</strong> Iraq, le proteste e le<br />
condanne nel mondo <strong>arabo</strong> furono<br />
numerose, da parte cristiana e musulmana.<br />
Alle messe celebrate <strong>in</strong><br />
Palest<strong>in</strong>a e Libano per questa occasione<br />
erano presenti i più alti<br />
esponenti politici musulmani.<br />
Dunque non si può parlare di<br />
un silenzio assoluto da parte dei<br />
cristiani.<br />
Questo silenzio esiste <strong>in</strong> Arabia<br />
Saudita, poiché la componente cristiana<br />
è costituita da operai stranieri<br />
che vivono <strong>in</strong> quel Paese per<br />
motivi di lavoro. Se protestano<br />
vengono immediatamente allontanati.<br />
Con il loro silenzio si salvano.<br />
Si tratta di un millione e mezzo<br />
di operai filipp<strong>in</strong>i, <strong>in</strong>diani e dello<br />
Sri Lanka, tutte persone povere<br />
che hanno scelto i Paesi ricchi di<br />
petrolio per poter sostenere la famiglia<br />
rimasta nel Paese d’orig<strong>in</strong>e.<br />
A causa della loro povertà e necessità<br />
di lavoro, sono <strong>in</strong>difesi e sottoposti<br />
a tanti abusi, anche morali.<br />
La maggior parte di loro è costitui-<br />
S.E. Mons. Shomali<br />
ta da donne che lavorano come<br />
bamb<strong>in</strong>aie o domestiche.<br />
La maggioranza dei cristiani <strong>in</strong><br />
Terra Santa è palest<strong>in</strong>ese. Sono<br />
persone che non hanno né carta<br />
d’identità né Stato né governo né<br />
società civile. Che cosa fa la Chiesa<br />
per alleviare queste quotidiane<br />
umiliazioni a cui sono costretti?<br />
I cristiani palest<strong>in</strong>esi vivendo nei<br />
Territori godono di piena libertà religiosa,<br />
hanno un passaporto palest<strong>in</strong>ese<br />
e un governo. Manca ancora<br />
lo Stato. Soffrono non come cristiani,<br />
ma come palest<strong>in</strong>esi. Il problema<br />
è piuttosto politico ed economico:<br />
difficoltà di circolazione<br />
dentro i Territori, impedimento di<br />
accesso a Gerusalemme per visite<br />
o lavoro, complicazioni nel trovare<br />
un’occupazione. Sono rispettati dal<br />
governo palest<strong>in</strong>ese che dà loro il<br />
diritto di accedere a posti prestigiosi,<br />
come m<strong>in</strong>istri, s<strong>in</strong>daci, membri<br />
del Consiglio legislativo anche con<br />
una percentuale più alta del loro<br />
numero. Questo non significa che<br />
ogni tanto non ci sia tensione dentro<br />
la comunità cristiana <strong>in</strong> particolare<br />
quando una ragazza cristiana si<br />
<strong>in</strong>namora di un giovane musulmano.<br />
E se ciò capita senza il consenso<br />
della famiglia della ragazza, i<br />
genitori dichiarano il lutto, dopo la<br />
<strong>Mondo</strong> <strong>arabo</strong> <strong>in</strong> <strong>rivolta</strong><br />
partenza <strong>in</strong>aspettata della figlia. Tale<br />
tensione può anche manifestarsi<br />
<strong>in</strong> occasione di una contesa sulla<br />
proprietà di un terreno, a causa della<br />
controparte più forte che falsifica<br />
le carte del catasto. Qui si può<br />
parlare di relazione fra maggioranza<br />
e m<strong>in</strong>oranza più che di un conflitto<br />
religioso programmato. Vorrei,<br />
però, correggere la domanda…<br />
Prego…<br />
Gradirei ribadire che la maggioranza<br />
dei cristiani <strong>in</strong> Terra Santa<br />
vive <strong>in</strong> Israele e non <strong>in</strong> Palest<strong>in</strong>a.<br />
Nei territori sono c<strong>in</strong>quantamila,<br />
centotrentamila <strong>in</strong> Israele, <strong>in</strong> più,<br />
migliaia di russi emigrati nel Paese<br />
che si dichiarano battezzati.<br />
Tutti hanno il passaporto israeliano,<br />
mentre i circa diecimila cristiani<br />
di Gerusalemme hanno una<br />
carta d’identità israeliana o <strong>in</strong><br />
qualche caso il passaporto israeliano.<br />
Per viaggiare, i gerosolimitani<br />
arabi debbono ottenere un<br />
laissez-passer israeliano.<br />
Problemi aperti<br />
La situazione sanitaria non è tra<br />
le migliori. La Chiesa lat<strong>in</strong>a spesso<br />
fa da supplente a queste croniche<br />
carenze. Come viene visto dai cristiani<br />
questo impegno?<br />
L’<strong>in</strong>iziativa è accettata. In Terra<br />
Santa la Chiesa dirige più di dodici<br />
ospedali, tenuti da religiosi o religiose.<br />
Questo lavoro <strong>in</strong>iziò <strong>in</strong> un<br />
periodo <strong>in</strong> cui i servizi sanitari erano<br />
<strong>in</strong>sufficienti. La Chiesa può<br />
vantarsi di aver aperto i primi ospedali<br />
<strong>in</strong> Terra Santa già alla f<strong>in</strong>e del<br />
XIX secolo. I primi sono stati ad<br />
Haifa, Gerusalemme e Betlemme.<br />
Il Patriarcato lat<strong>in</strong>o pensa di aprire<br />
un nuovo ospedale a Betlemme<br />
con l’aiuto f<strong>in</strong>anziario della Fondazione<br />
<strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong> <strong>II</strong>. Sarà un<br />
ospedale pediatrico e porterà il nome<br />
di Benedetto XVI. Gli ospedali<br />
cattolici, retti da religiose, offrono<br />
un servizio di alta qualità. Molti<br />
non cristiani li scelgono per questo<br />
motivo. Ci sono poi ospedali specializzati<br />
come quello oncologico<br />
285
Scopelliti Shomali.qxp 06/04/2011 9.29 Pag<strong>in</strong>a 286<br />
286<br />
di San Luigi di Gerusalemme e l’ospedale<br />
della Santa Famiglia di<br />
Betlemme che ha visto nascere c<strong>in</strong>quantamila<br />
bamb<strong>in</strong>i.<br />
La povertà è anche <strong>in</strong> aumento…<br />
Nei Territori palest<strong>in</strong>esi, la disoccupazione<br />
può arrivare al 20% della<br />
popolazione. La situazione era peggiore<br />
durante gli anni della seconda<br />
Intifada. Gli stipendi sono bassi.<br />
Ma il turismo aiuta molto l’economia<br />
di certe regioni come Gerusalemme,<br />
Betlemme e Nazareth. Il<br />
settore turistico di queste due ultime<br />
città è nelle mani di famiglie<br />
cristiane e offre tante opportunità di<br />
lavoro alla comunità locale.<br />
La complessità della Chiesa cristiana<br />
<strong>in</strong> Medio Oriente è evidente.<br />
Non le sembra che l’unità nella diversità<br />
è stata e cont<strong>in</strong>ua a essere<br />
più un pio desiderio che una realtà?<br />
Purtroppo sì. Da un altro lato, l’unità<br />
nella diversità è un valore<br />
evangelico. L’analogia del corpo<br />
umano, cara a san <strong>Paolo</strong>, è un f<strong>in</strong>e<br />
al quale dobbiamo tendere. La diversità<br />
è un fatto reale. In Medio<br />
Oriente ci sono Patriarcati cattolici<br />
e altri non cattolici. La maggioranza<br />
di queste Chiese ha due rami,<br />
uno ortodosso e uno cattolico. Così<br />
sono greci, armeni, siriani, caldei<br />
(il ramo ortodosso si chiama Chiesa<br />
assira) e copti. Il Patriarcato maronita<br />
non ha un equivalente ortodosso.<br />
Le diversità sono di ord<strong>in</strong>e<br />
liturgico, l<strong>in</strong>guistico e teologico,<br />
specialmente ecclesiologico. La<br />
comunione lascia spesso a desiderare<br />
non solo fra le diverse Chiese,<br />
ma anche dentro la stessa Chiesa. I<br />
luoghi santi di Gerusalemme e di<br />
Betlemme sono stati, nel passato e<br />
cont<strong>in</strong>uano ancor oggi, anche se<br />
meno di prima, a essere testimoni<br />
di tensioni fra le diverse comunità.<br />
Questa tensione è fonte di scandalo.<br />
Un tale scandalo cont<strong>in</strong>ua a causa<br />
dei due calendari utilizzati nel<br />
Medio Oriente. Infatti, celebriamo<br />
tre volte Natale e due volte Pasqua.<br />
Ci sono anche paradossi, come il<br />
caso dei cattolici che seguono il calendario<br />
giuliano per la Pasqua al<br />
f<strong>in</strong>e di unirsi alla maggioranza ortodossa<br />
dello stesso luogo geografico<br />
e si separano così dagli altri<br />
cattolici rimasti fedeli al calendario<br />
gregoriano. La questione dell’unificazione<br />
della festa di Pasqua è<br />
stata discussa nell’ultimo S<strong>in</strong>odo<br />
sul Medio Oriente ed è entrata <strong>in</strong><br />
una delle proposizioni.<br />
Quali le priorità?<br />
Per il momento è importante rafforzare<br />
i legami dentro la stessa<br />
Chiesa cattolica e <strong>in</strong> secondo luogo<br />
tendere all’ecumenismo attraverso<br />
la virtù della carità. Il dialogo teologico<br />
è dest<strong>in</strong>ato a durare a lungo<br />
e dovrà essere accompagnato da<br />
una costante preghiera. Non siamo<br />
ancora pronti all’unità. Non siamo<br />
ancora guariti dall’egoismo e dall’orgoglio<br />
che hanno causato le divisioni<br />
del passato.<br />
Il S<strong>in</strong>odo<br />
Che cosa ha rappresentato il recente<br />
S<strong>in</strong>odo sul Medio Oriente<br />
per i fedeli della Terra Santa?<br />
Il S<strong>in</strong>odo è stato <strong>in</strong> sé una vera Pentecoste.<br />
Siamo entrati nell’aula s<strong>in</strong>odale<br />
come gli apostoli nel Cenacolo,<br />
con le nostre paure, dubbi, divisioni<br />
e siamo usciti diversi. Questa<br />
esperienza s<strong>in</strong>odale dovrebbe<br />
essere vissuta a livello del clero e<br />
dei fedeli.<br />
Il S<strong>in</strong>odo è stato un evento eccezionale<br />
per la Terra Santa…<br />
Dice bene. Il S<strong>in</strong>odo rappresenta<br />
non solo cose da fare, ma una nuova<br />
mentalità e oserei dire una nuova<br />
cultura. Richiede nuovi atteggiamenti<br />
verso l’altro sia cattolico,<br />
non cattolico o musulmano. I term<strong>in</strong>i<br />
messi <strong>in</strong> risalto dal S<strong>in</strong>odo sono<br />
stati: comunione, testimonianza,<br />
dialogo, dialogo della vita e<br />
apertura all’altro. Se un giorno dimenticherò<br />
le quarantaquattro proposizioni<br />
del S<strong>in</strong>odo, non potrò<br />
scordare il messaggio centrale: il<br />
richiamo della comunità cristiana<br />
ad avere più fede, alla lettura quotidiana<br />
della Parola di Dio, e a una<br />
<strong>Mondo</strong> <strong>arabo</strong> <strong>in</strong> <strong>rivolta</strong><br />
maggiore apertura verso i non cristiani,<br />
siano essi musulmani o<br />
ebrei. Con loro non dobbiamo sentirci<br />
m<strong>in</strong>oranza, ma testimoni di<br />
una buona causa; poiché la nostra<br />
permanenza qui è una vocazione e<br />
non un fatalismo o una disgrazia.<br />
Mons. Shomali, non le sembra<br />
che per questo motivo la mentalità<br />
del ghetto è un pericolo reale per le<br />
comunita cristiane del Medio<br />
Oriente?<br />
D’accordo, ma c’è anche un secondo<br />
pericolo: l’emigrazione. È paradossale<br />
che dopo aver discusso<br />
lungamente sulla necessità del dialogo<br />
<strong>in</strong>terreligioso, siamo stati testimoni<br />
di due massacri contro i<br />
cristiani. È stata una prova per tutti<br />
noi. Potrebbe essere la risposta del<br />
fondamentalismo islamico al messaggio<br />
del S<strong>in</strong>odo. Nonostante ciò<br />
dobbiamo proseguire il dialogo. La<br />
sua importanza non proviene da<br />
una necessità provvisoria. È una<br />
strategia evangelica. Gesù stesso<br />
ha dialogato con i gentili di allora:<br />
la samaritana, il centurione, la cananea,<br />
il samaritano lebbroso...<br />
Una vera testimonianza rafforzerà<br />
la presenza dei cristiani?<br />
Certo. Se i cristiani vivono la loro<br />
fede, saranno più uniti e testimoni<br />
migliori. Dobbiamo ritornare all’ideale<br />
della Chiesa primitiva che viveva<br />
della Parola di Dio, nella comunione<br />
dei beni, nella preghiera e<br />
nella frazione del pane.<br />
Si è cristiani<br />
per vocazione<br />
La Chiesa che è <strong>in</strong> Gerusalemme<br />
che cosa può fare per fermare l’emigrazione<br />
dei cristiani?<br />
Fornendo loro le ragioni per rimanere.<br />
La prima è d’ord<strong>in</strong>e spirituale.<br />
Sono nati qui per vocazione e<br />
non per fatalità. Devono ricordarsi<br />
che non sono soli, ma protetti dalla<br />
Provvidenza div<strong>in</strong>a e dalla solidarietà<br />
delle Chiese, ma anche da una<br />
stima crescente nel mondo <strong>arabo</strong>.<br />
Come Chiesa li aiutiamo sia con la<br />
preghiera sia con progetti. Il più
Scopelliti Shomali.qxp 11/04/2011 12.08 Pag<strong>in</strong>a 287<br />
importane oggi è la costruzione di<br />
case per le nuove coppie.<br />
La fuga dei cristiani è dovuta anche<br />
alle difficoltà che s’<strong>in</strong>contrano<br />
quotidianamente <strong>in</strong> seguito alla costruzione<br />
del muro?<br />
Questo fatto fa riferimento alla situazione<br />
politica. Il muro è l’<strong>in</strong>carnazione<br />
della paura e dell’odio. La<br />
risposta è la riconciliazione e la pace<br />
fra i due popoli del conflitto. È<br />
facile parlare di pace, ma è difficile<br />
ottenerla perché la natura del problema<br />
è di ord<strong>in</strong>e ideologico, non<br />
solo psicologico o politico. Un<br />
cambiamento a breve scadenza<br />
sembra difficile, ma con la preghiera<br />
l’impossibile diventa possibile.<br />
È il Signore che ha chiesto di pregare<br />
per la pace di Gerusalemme.<br />
Non le sembra che i giovani siano<br />
spazientiti e irritati di vivere <strong>in</strong><br />
un carcere a cielo aperto?<br />
È vero che ogni città palest<strong>in</strong>ese,<br />
avendo un muro attorno sembra<br />
un ghetto. È un carcere a cielo<br />
aperto. Per fortuna i palest<strong>in</strong>esi<br />
possono viaggiare verso la Giordania<br />
quando vogliono, e da quel<br />
Paese utilizzare l’aeroporto di<br />
Amman per andare all’estero.<br />
Senza questa possibilità, la vita<br />
sarebbe impossibile.<br />
Mons. Shomali, secondo lei, ci<br />
potrà essere veramente pace <strong>in</strong><br />
questa terra martoriata?<br />
La pace è possibile. Il Signore può<br />
realizzare quello che è impossibile<br />
agli uom<strong>in</strong>i. Sarà una sorpresa.<br />
La storia umana ha conosciuto<br />
tante sorprese a tutti i livelli e lungo<br />
tutti i secoli: la risurrezione di<br />
Cristo, la conversione di san <strong>Paolo</strong>,<br />
la Chiesa che esce vittoriosa<br />
dopo le grandi persecuzioni romane,<br />
la caduta di Costant<strong>in</strong>opoli nel<br />
1453, il crollo del muro di Berl<strong>in</strong>o<br />
e la caduta del comunismo nell’Europa<br />
dell’Est, la Comunità europea<br />
dopo le due guerre mondiali,<br />
la riconciliazione fra gli irlandesi<br />
del Nord e del Sud, la caduta<br />
delle dittature <strong>in</strong> Tunisia e <strong>in</strong> Egitto...<br />
La pace <strong>in</strong> Terra Santa potrebbe<br />
essere un episodio fra tanti altri<br />
nella lunga storia dell’umanità.<br />
Occorre pregare e agire ognuno<br />
secondo le proprie possibilità.<br />
Eppure <strong>in</strong> Terra Santa, <strong>in</strong> molte<br />
città e villaggi, la convivenza è un<br />
dato di fatto, ma la pace, però, è<br />
molto lontana…<br />
La pace è lontana per gli uom<strong>in</strong>i<br />
impazienti. Ma per il Signore mille<br />
anni sono come un sol giorno. Egli<br />
ci chiede di aspettare c<strong>in</strong>que m<strong>in</strong>uti,<br />
si tratta di m<strong>in</strong>uti secondo la sua<br />
misura del tempo; possiamo tradurre<br />
questi m<strong>in</strong>uti <strong>in</strong> qualche anno.<br />
Le quattro «p»<br />
del Patriarca<br />
Che peso ha <strong>in</strong> Terra Santa il fattore<br />
religioso?<br />
La religione fa parte del problema,<br />
essa è causa della preoccupazione<br />
stessa e mezzo di soluzione. Dietro<br />
l’ideologia sionista che rivendica<br />
tutta la terra di Palest<strong>in</strong>a come terra<br />
d’Israele c’è un’<strong>in</strong>terpretazione<br />
biblica. Gerusalemme è il nocciolo<br />
del problema. L’islàm, per esempio,<br />
rivendica il Monte del Tempio<br />
come il terzo luogo santo per i musulmani<br />
perché ricorda l’ascensione<br />
del profeta Mohammad e, nello<br />
stesso tempo, nega che il Tempio<br />
sia stato costruito <strong>in</strong> quel luogo. Il<br />
cristianesimo, <strong>in</strong>vece, non ha ambizioni<br />
territoriali su Gerusalemme<br />
e può contribuire alla soluzione<br />
della questione con un discorso<br />
moderato che può e deve essere<br />
ascoltato. Sostiene che Gerusalemme<br />
deve essere la capitale spirituale<br />
delle tre religioni e la capitale<br />
per due popoli. È questa la soluzione.<br />
Il movimento della storia e<br />
irreversibile. Senza questa visione<br />
non ci sarà pace.<br />
Negare o limitare la libertà religiosa<br />
può, secondo lei, essere un<br />
motivo di ostacolo per il raggiungimento<br />
della pace <strong>in</strong> questa terra<br />
benedetta da Dio?<br />
Il rispetto della religione dell’altro<br />
è un contributo alla pace. Il dialogo<br />
tra le religioni è un fattore di pace.<br />
Per il momento il dialogo fra islàm<br />
<strong>Mondo</strong> <strong>arabo</strong> <strong>in</strong> <strong>rivolta</strong><br />
e giudaismo è pressoché <strong>in</strong>esistente.<br />
A Hebron c’è una tensione grande<br />
fra le due comunità dopo l’occupazione<br />
di una porzione della<br />
moschea di Abramo da parte degli<br />
ebrei. Del resto questi ultimi sono<br />
<strong>in</strong>furiati non potendo entrare nella<br />
cosiddetta spianata del Tempio per<br />
pregare. Ogni volta che un gruppo<br />
di ebrei vi entra, la tensione si alza<br />
e m<strong>in</strong>accia di diventare un casus<br />
belli e un conflitto regionale.<br />
C’è un motivo valido per cui i<br />
cristiani debbono ancora lottare<br />
per il raggiungimento della pace?<br />
Sì, perché il Signore della speranza<br />
ci ha detto di pregare e di<br />
bussare alla sua porta. Perché<br />
niente è impossibile al Signore.<br />
Perché Lui stesso ha stabilito nel<br />
salmo 112, di «chiedere la pace<br />
per Gerusalemme».<br />
C’è, dunque, una speranza?<br />
Guai se f<strong>in</strong>isse la speranza.<br />
Eccellenza, quale il suo messaggio<br />
ai cristiani della Terra Santa?<br />
È lo stesso messaggio dell’ultimo<br />
S<strong>in</strong>odo: abbiate una fede più grande,<br />
basata sulla lettura quotidiana<br />
della Parola di Dio; vivete la comunione<br />
dentro la vostra Chiesa;<br />
praticate il dialogo con i non cattolici<br />
e i non cristiani; che sia un<br />
vero dialogo di vita; rimanete nella<br />
vostra terra e considerate la vostra<br />
permanenza come una vocazione<br />
e un privilegio.<br />
Che cosa dovrebbero fare i cristiani<br />
di tutto il mondo per essere<br />
vic<strong>in</strong>i ai fratelli del Medio Oriente?<br />
Il nostro patriarca Fouad Twal parla<br />
delle quattro «p»: preghiera, pace,<br />
pellegr<strong>in</strong>aggi e progetti. Le<br />
quattro «p» vogliono dire: pregate<br />
per la pace di Gerusalemme. Venite<br />
<strong>in</strong> pellegr<strong>in</strong>aggio per pregare e<br />
creare solidarietà con gli abitanti di<br />
questa terra; essi <strong>in</strong>fatti ripongono<br />
una grande stima nel pellegr<strong>in</strong>o cristiano.<br />
E fate progetti per concretizzare<br />
la vostra solidarietà con la<br />
comunità locale.<br />
A cura di Nicola Scopelliti<br />
287
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288<br />
DESTINI<br />
Da Cheope a Mubarak<br />
I recenti eventi che hanno sconvolto<br />
un Paese ord<strong>in</strong>ato e tranquillo<br />
come l’Egitto, <strong>in</strong>ducono a riflettere<br />
su quella che fu una costante di<br />
tale millenaria civiltà, sulla quale<br />
siamo normalmente poco o punto<br />
<strong>in</strong>formati, e che <strong>in</strong>vece si è ripresentata<br />
sotto i nostri occhi con tutta<br />
la forza delle immag<strong>in</strong>i mediatiche.<br />
Quando si scorrono i rilievi<br />
dei templi antichi, <strong>in</strong> cui le figure<br />
dei sovrani, pari agli dei, eseguono<br />
piamente i rituali («ciò che si deve<br />
fare» nella l<strong>in</strong>gua egizia) è difficile<br />
immag<strong>in</strong>are quel che potesse accadere<br />
al momento della f<strong>in</strong>e di un<br />
regno, quando il vecchio monarca<br />
avrebbe dovuto cedere il passo a<br />
un nuovo e giovane dio.<br />
Il giubileo regale<br />
La successione era un evento tutt’altro<br />
che scontato. Non sempre<br />
c’era un erede maturo e pronto a<br />
subentrare sul trono. Spesso mancavano<br />
discendenti diretti cui affidare<br />
senza <strong>in</strong>tralci le red<strong>in</strong>i dello<br />
Stato. Ecco allora scatenarsi <strong>in</strong>trighi<br />
e rivalità, che potevano favorire<br />
l’accessione di personaggi imprevisti,<br />
non legati da v<strong>in</strong>coli di<br />
sangue alla famiglia dom<strong>in</strong>ante.<br />
Talora la «svolta» nella successione<br />
portava addirittura alla soppressione<br />
o all’occultamento dell’odiato<br />
predecessore, come avvenne nei<br />
confronti di Akhenaten (1338-<br />
1321 a.C.), il faraone che aveva<br />
sostituito nel culto il dio Amon con<br />
Aten, il disco solare. Del resto la<br />
qualità div<strong>in</strong>a di un faraone si riconosceva<br />
dalla sua accessione e non<br />
era preord<strong>in</strong>ata da segni particolari.<br />
Un racconto di tremilac<strong>in</strong>que-<br />
cento anni fa narra come Cheope,<br />
il costruttore della grande piramide<br />
il quale si identificava con il dio<br />
Sole, si adirò quando udì la profezia<br />
che ai suoi discendenti si sarebbe<br />
<strong>in</strong>terposta una nuova d<strong>in</strong>astia<br />
di adoratori del Sole (la V d<strong>in</strong>astia:<br />
2450-2300 a.C.).<br />
La pietra di Rosetta (196 a.C.),<br />
quella stessa da cui partì il deciframento<br />
dei geroglifici, ci rende<br />
edotti che il cosiddetto «giubileo<br />
regale» si svolgeva normalmente<br />
dopo i primi trent’anni di regno.<br />
Questo complesso e arcaico cerimoniale<br />
aveva lo scopo di restituire<br />
energia attiva a un corpo esausto<br />
e di rimetterlo <strong>in</strong> grado di adempiere<br />
alle sue funzioni, qualora il<br />
re non fosse deceduto prima. Scoperte<br />
recenti sembrano <strong>in</strong>dicare<br />
che tale usanza non fosse proprio<br />
esclusiva dell’Egitto, ma fosse<br />
praticata anche <strong>in</strong> Siria per conservare<br />
<strong>in</strong>tatto l’esercizio del potere.<br />
Dopo il trentesimo anno il cerimoniale<br />
si ripeteva con maggiore frequenza,<br />
presso i faraoni più longevi,<br />
come Pepi <strong>II</strong> e Ramesse <strong>II</strong>, per<br />
conservare loro <strong>in</strong>tatte le forze.<br />
All’avvic<strong>in</strong>arsi del trentesimo anno,<br />
però, il d<strong>in</strong>asta si trovava <strong>in</strong><br />
una situazione di grande vulnerabilità<br />
«magica», ideale per chi volesse<br />
approfittarne e compiere un<br />
colpo di Stato.<br />
Al trentesimo anno<br />
Lungo le migliaia di anni con cui la<br />
civiltà faraonica ci documenta la<br />
storia dell’Egitto, cambiarono <strong>in</strong>dubbiamente<br />
le regole tanto della<br />
società quanto di chi deteneva il potere.<br />
«Faraone» è term<strong>in</strong>e egizio<br />
<strong>Mondo</strong> <strong>arabo</strong> <strong>in</strong> <strong>rivolta</strong><br />
che venne a designare il sovrano<br />
verso il 1000 a.C. e che con quel significato<br />
fu ripreso nella Bibbia,<br />
dalla quale l’abbiamo ricevuto. E<br />
tuttavia la m<strong>in</strong>accia del «trentesimo<br />
anno» sembra ripetersi <strong>in</strong> modo documentato<br />
anche a lunghe scadenze.<br />
Il presidente Mubarak è stato<br />
obbligato a lasciare il potere proprio<br />
durante il suo trentesimo anno.<br />
Durante trent’anni ha governato<br />
l’Egitto quasi come un autentico faraone,<br />
il suo potere era praticamente<br />
assoluto, il figlio avrebbe dovuto<br />
succedergli, i militari si facevano<br />
garanti dell’ord<strong>in</strong>e <strong>in</strong>terno… proprio<br />
come migliaia di anni fa!<br />
Nel Museo Egizio di Tor<strong>in</strong>o si conserva<br />
un celebre papiro, dove sono<br />
annotati gli scioperi attuati dagli<br />
operai della necropoli tebana, ai<br />
quali era ridotto o rifiutato il salario,<br />
perché dopo trent’anni di regno<br />
il monumento funerario di Ramesse<br />
<strong>II</strong>I (1182-1151 a.C.) era praticamente<br />
term<strong>in</strong>ato e non vi era più alcun<br />
bisogno di pagare ancora le<br />
maestranze che l’avevano eseguito:<br />
«L’anno 29, il secondo mese (della<br />
stagione) del Raccolto, giorno 13, all’<strong>in</strong>gresso<br />
della Tomba (del faraone).<br />
Dichiarazione del capo della polizia<br />
Montumose: “Ecco, vi dico la mia<br />
op<strong>in</strong>ione. Andate su, raccogliete i vostri<br />
arnesi, e chiudete le vostre porte, e<br />
prendete le vostre mogli e i vostri figli,<br />
e io vi guiderò al tempio di Menmaatra<br />
(Sethi I), e vi farò stabilire là immediatamente”».<br />
E ancora:<br />
«L’anno 29, il terzo mese (della stagione)<br />
del Raccolto. Attraversare i posti<br />
di guardia da parte della squadra,<br />
sedersi presso la Tomba, andare a<br />
prenderli da parte dei tre capitani. Di-
Roccati Mubarak.qxp 06/04/2011 9.39 Pag<strong>in</strong>a 289<br />
re da parte dell’operaio Mose figlio di<br />
Anakhta: “Per Amon e per il re (egli<br />
viva, sia prospero e sano), la cui ira è<br />
peggiore della morte, (se) mi si porterà<br />
via di qui oggi, andrò a dormire (solo)<br />
dopo avere saccheggiato una tomba;<br />
e se non lo farò, mi si <strong>in</strong>fliggerà un<br />
castigo (appunto) a causa del giuramento<br />
per il faraone (egli viva, sia prospero<br />
e sano)”».<br />
Come sempre, la protesta era giustificata:<br />
«Andare a passare i posti di guardia al<br />
fondo del villaggio da parte della squadra<br />
(degli operai), mentre i tre capitani<br />
fecero un grande grido verso di loro alla<br />
porta del villaggio. Mandare i due<br />
capi e i due sostituti da parte dello scriba<br />
della Tomba Amennakhte a prenderli.<br />
Venire da parte del gendarme a<br />
riferirlo a noi. Qenna figlio di Ruta e<br />
Hai figlio di Hui (segue la risposta):<br />
“Non verremo. Dirai ai tuoi superiori<br />
che sono preposti ai loro doveri: ‘Non<br />
abbiamo passato perché abbiamo fame,<br />
(ma) abbiamo un’importante faccenda<br />
da comunicare nella sede del faraone<br />
(egli viva, sia prospero e sano)’”.<br />
Dissero, ora andiamo a sentirli<br />
mentre ci dicono: “parla <strong>in</strong> verità!”».<br />
Ma il malumore popolare era nulla<br />
rispetto al pericolo che proveniva<br />
dall’harem regale, per attentare alla<br />
vita del sovrano <strong>in</strong>debolito e sostituirlo<br />
con un pr<strong>in</strong>cipe meno favorito<br />
dell’erede designato. La congiura<br />
riuscì e il faraone fu ucciso, anche<br />
se eguale sorte toccò, a quanto<br />
risulta dal documento tor<strong>in</strong>ese, alla<br />
maggior parte dei colpevoli.<br />
Non era la prima volta. Ottocento<br />
Il papiro del Museo Egizio di Tor<strong>in</strong>o che documenta lo sciopero<br />
delle maestranze della necropoli tebana, che lamentano i mancati<br />
pagamenti per la realizzazione della tomba di Ramesse <strong>II</strong>I.<br />
anni prima un visir aveva osato<br />
farsi faraone, <strong>in</strong>augurando la X<strong>II</strong><br />
d<strong>in</strong>astia, Amenemhat I (1976-1947<br />
a.C.). Egli aveva fondato altresì<br />
una nuova capitale presso Menfi e<br />
aveva messo <strong>in</strong> auge un oscuro dio<br />
della regione meridionale, Amon.<br />
Ce n’era abbastanza per colpirlo, e<br />
ciò avvenne ancora nel trentesimo<br />
anno di regno, <strong>in</strong> uno dei giorni<br />
epagomeni, i giorni maledetti dell’anno<br />
perché non <strong>in</strong>scrivibili <strong>in</strong><br />
mesi, e precisamente nel giorno di<br />
Seth, il dio delle calamità.<br />
La sommossa<br />
Il regicidio destò profonda impressione.<br />
Esso fu all’orig<strong>in</strong>e di un <strong>in</strong>segnamento<br />
educativo composto<br />
dal dotto Kheti e posto <strong>in</strong> bocca al<br />
re morto per ammaestrare il successore,<br />
Sesostri I (1946-1911/10<br />
a.C.), uno dei massimi faraoni la<br />
cui fama sopravvisse <strong>in</strong> una saga<br />
greca, mescolandosi a quella di altri<br />
sovrani della d<strong>in</strong>astia. Il racconto<br />
di S<strong>in</strong>uhe, che descrive la sua<br />
vita da esule <strong>in</strong> Siria, prende spunto<br />
proprio dall’uccisione del re e<br />
dal timore dei disord<strong>in</strong>i che avrebbero<br />
potuto nascerne.<br />
Certamente non tutti gli abitanti<br />
della valle del Nilo erano sudditi<br />
devoti e fedeli. Ne recano testimonianza<br />
lunghi elenchi di nomi di<br />
<strong>Mondo</strong> <strong>arabo</strong> <strong>in</strong> <strong>rivolta</strong><br />
presunti nemici dello Stato, che<br />
dovevano essere anzitutto annientati<br />
con rituali magici. Questi consistevano<br />
nello scrivere i loro nomi<br />
con l’<strong>in</strong>chiostro rosso, il colore del<br />
male, su rozze figur<strong>in</strong>e di argilla<br />
rappresentanti prigionieri legati,<br />
che sarebbero poi state fatte a pezzi<br />
ritualmente. Anche tra questi avversari<br />
si annidavano talora alti<br />
personaggi, e se ne ha la riprova<br />
quando si scoprono tombe sontuose<br />
donate e successivamente sottratte<br />
dal faraone al primo beneficiario.<br />
Del resto l’assetto della società<br />
era lungi dall’esser sicuro e<br />
pacifico, come rivelano le perorazioni<br />
anticonformiste nel racconto<br />
del Contad<strong>in</strong>o facondo:<br />
«Grande <strong>in</strong>tendente, mio signore: sei<br />
tu Ra, il signore del cielo con la tua<br />
Corte. Il benessere di tutti dipende da<br />
te come dalla piena, perché tu sei l’Inondazione,<br />
che fa verdeggiare i campi<br />
e rende fertili le alture esauste. Resp<strong>in</strong>gi<br />
l’aggressione, sovvieni al misero,<br />
non essere una burrasca contro il<br />
supplice… L’ago (della bilancia)<br />
oscilla? La bilancia pende da un lato?<br />
Thot <strong>in</strong>dulge <strong>in</strong> modo da farti commettere<br />
il torto? Renditi compagno di<br />
questi tre: se i tre sono <strong>in</strong>dulgenti, sii<br />
<strong>in</strong>dulgente anche tu. Non rispondere al<br />
bene con il male, non mettere una cosa<br />
al posto dell’altra… Non dire falsità<br />
se sei grande! Non esser leggero se<br />
sei pesante! Non dire falsità, perché<br />
sei tu l’ago (della bilancia)… Non<br />
prendere, (ma) agisci contro chi pren-<br />
289
Roccati Mubarak.qxp 06/04/2011 9.39 Pag<strong>in</strong>a 290<br />
290<br />
de: perché non è certo grande un grande<br />
che è rapace. La tua l<strong>in</strong>gua sia il peso,<br />
il tuo cuore sia il contrappeso, e le<br />
tue labbra siano il loro compagno. Se<br />
ti nascondi il volto nei riguardi di un<br />
prepotente, chi poi resp<strong>in</strong>gerà la vergogna?<br />
… Non ti fidare del domani,<br />
non si conosce che ne verrà» (dalla<br />
terza supplica).<br />
Vi è però un documento straord<strong>in</strong>ario,<br />
conservato da un unico papiro<br />
non più <strong>in</strong>tegro, ora nel Museo<br />
di Leida, <strong>in</strong> Olanda, che descrive<br />
la confusione provocata dalla<br />
<strong>rivolta</strong>. Il testo, che si configura<br />
come una lamentazione, assume<br />
toni apocalittici e non necessita di<br />
commenti:<br />
«I port<strong>in</strong>ai dicono: “Andiamo e rubiamo”.<br />
«…<br />
«Un uomo vede suo figlio come suo<br />
nemico.<br />
«…<br />
«Gli stranieri son diventati egiziani<br />
(uom<strong>in</strong>i) dappertutto.<br />
«…<br />
«Invero… la terra è piena di bande.<br />
Un uomo va ad arare con il suo scudo.<br />
«…<br />
«Invero i poveri son divenuti ricchi.<br />
Chi non si poteva fare i sandali possiede<br />
tesori.<br />
«…<br />
«Invero molti morti sono sepolti nel<br />
fiume. L’onda è il sepolcro e la sede di<br />
imbalsamazione è divenuta la corrente.<br />
«Invero i ricchi gemono, i poveri gioiscono.<br />
Ogni città dice: “Allontaniamo<br />
i valenti tra noi”.<br />
«…<br />
«Invero la terra gira come fa la ruota<br />
del vasaio. Il predone è possessore di<br />
ricchezze, [il ricco] è divenuto un ladro.<br />
«…<br />
«Invero il riso è perito e non si fa. È il<br />
lutto che è attraverso la terra misto a<br />
pianto.<br />
«…<br />
«Invero grandi e piccoli dicono: “Voglio<br />
morire”. I bamb<strong>in</strong>i piccoli dicono:<br />
“Non si sarebbe dovuto darmi la vita”.<br />
«…<br />
«Invero le magie sono svelate, i presagi<br />
sono resi pericolosi per l’esser ricordati<br />
dalla gente.<br />
«Invero gli uffici sono aperti e i loro<br />
registri portati via, sicché gli uom<strong>in</strong>i<br />
della servitù diventano padroni di<br />
servitù».<br />
Se la «piazza» era già allora <strong>in</strong> grado<br />
di sovvertire l’ord<strong>in</strong>e costituito,<br />
<strong>in</strong>vero poteva essere il faraone,<br />
con un saggio governo, a modificare<br />
radicalmente, e per il bene,<br />
l’ord<strong>in</strong>e delle cose:<br />
«Egli rende l’ignorante sapiente, l’odiato<br />
diventa amato,<br />
«egli fa che l’umile superi il superbo,<br />
l’ultimo sia primo.<br />
«Il privo di beni sarà padrone di tesori,<br />
«il povero di terra sarà padrone di<br />
servi.<br />
«Egli fa che approdi chi si è arenato,<br />
«il derelitto sia padrone di un villaggio.<br />
«Insegna al muto a parlare, apre le<br />
orecchie del sordo» 1 .<br />
Il mito del mondo alla rovescia fu<br />
caro alla mentalità degli egizi, a<br />
com<strong>in</strong>ciare dalle loro concezioni<br />
sull’Aldilà, dove tutto si svolgeva<br />
al contrario.<br />
Miti antichi<br />
& moderni<br />
Questi antichi testimoni, le lamentazioni<br />
come i resoconti di scioperi,<br />
sono stati assunti a paragone di miti<br />
moderni, soprattutto nella prima<br />
metà del Novecento, quasi prefigurazioni<br />
di lotte sociali o addirittura<br />
simili a una <strong>rivolta</strong> sovietica. Senza<br />
<strong>in</strong>sistere sul pericolo degli anacronismi<br />
e delle false analogie di cui è<br />
farcita la storiografia sull’antico<br />
Egitto, s’impone una riflessione sul<br />
più grande momento di disord<strong>in</strong>e<br />
nella vicenda umana che è quello<br />
della morte, del distacco, del sovvertimento<br />
dei valori. Tutto quel<br />
che sembra più attraente è caduco e<br />
passeggero. Una buona condotta<br />
può servire al massimo per non<br />
scomparire del tutto, e nessuna<br />
opera vale a salvarci dall’oblio, come<br />
denuncia un altro saggio:<br />
«Quelli che hanno costruito con<br />
massi di granito,<br />
«che hanno edificato piramidi perfette<br />
con un lavoro perfetto:<br />
«i costruttori son divenuti dei,<br />
<strong>Mondo</strong> <strong>arabo</strong> <strong>in</strong> <strong>rivolta</strong><br />
«(ma) le loro tavole d’offerta sono<br />
vuote<br />
«come (quelle de)gli umili morti sulla<br />
riva<br />
«per mancanza di un (loro) sopravvissuto».<br />
Tuttavia il mito fu già usato dagli<br />
egizi per adombrare accadimenti<br />
politici di natura drammatica. L’accesso<br />
al trono di Ramesse V (1145<br />
a.C.) fu rappresentata come l’esito<br />
di un giudizio, <strong>in</strong> cui i due contendenti<br />
si presentano come Horo e<br />
Seth, e diede seguito a un lungo<br />
racconto. Egualmente il periodo di<br />
torbidi che conseguì alla morte del<br />
faraone Merneptah (1203 a.C.),<br />
uno dei figli di Ramesse <strong>II</strong>, e durò<br />
f<strong>in</strong>o all’avvento di Ramesse <strong>II</strong>I<br />
(1182 a.C.), oltre a esser descritto<br />
<strong>in</strong> una famosa digressione «storica»<br />
del grande papiro Harris, fu<br />
probabilmente parodiato nel celebre<br />
racconto dei Due fratelli.<br />
Questa novella si avvale di mitologemi<br />
complessi, diffusi nel Vic<strong>in</strong>o<br />
Oriente e nel Mediterraneo orientale<br />
f<strong>in</strong>o alla moderna favolistica<br />
russa. Essa è trasmessa da un papiro<br />
di grande pregio, opera del calligrafo<br />
menfita Enene, che è pervenuto<br />
<strong>in</strong>tatto ed è conservato ora nel<br />
Museo Britannico. Noto sotto il<br />
nome della prima acquirente, Lady<br />
D’Orb<strong>in</strong>ey, fu il primo romanzo a<br />
rivelare a metà dell’Ottocento l’esistenza<br />
di una letteratura narrativa<br />
già nell’Egitto faraonico. La nuova<br />
(e rivoluzionaria) <strong>in</strong>terpretazione<br />
di attualità storica è dovuta allo<br />
Schneider 2 , ed è probabile che essa<br />
possa aprire nuove prospettive, <strong>in</strong><br />
particolare anche per quanto concerne<br />
il «papiro erotico» di Tor<strong>in</strong>o,<br />
altro documento ricco di allusioni a<br />
un bunga bunga d’altri tempi…<br />
Alessandro Roccati<br />
1 Insegnamento di un uomo a suo figlio:<br />
A. Roccati, Sapienza egizia, Brescia<br />
1994, p. 99.<br />
2 T. Schneider, Innovation <strong>in</strong> Literature<br />
on Behalf of Politics: The Tale of the Two<br />
Brothers, Ugarit, and 19th Dynasty History,<br />
<strong>in</strong> «Egypt and Levant», 18 (2008),<br />
pp. 315-326.
Basili.qxp 06/04/2011 9.41 Pag<strong>in</strong>a 291<br />
PIAZZA QUADRATA di D<strong>in</strong>o Basili<br />
Notizia, gossip, maldicenza<br />
Le stanche nuvole che avvolgono nel Bel Paese le<br />
narrazioni politiche sono causate spesso dall’addensarsi<br />
di stereotipi e tormentoni. Ne stazionano<br />
dec<strong>in</strong>e <strong>in</strong> mezza pag<strong>in</strong>a di giornale. Dalla «irritazione<br />
del Colle» alla «Lega forza egemone». Dal<br />
Cavaliere «al tramonto» all’opposizione che «<strong>in</strong>sorge»<br />
stabilmente («<strong>in</strong>sorgenzialismo»: movimento<br />
rivolto a coprire i vuoti del post comunismo).<br />
Si affacciano nuove retoriche, furbastre e<br />
<strong>in</strong>tolleranti. Miti solo <strong>in</strong> apparenza. I polemisti<br />
campano per settimane sopra una battuta <strong>in</strong>felice,<br />
magari subito emendata. Procedono per s<strong>in</strong>dromi<br />
ansiogene e doppiopesismi mirati. Prediligono le<br />
risse rituali, i lanci di spiccioli giustizialisti, le<br />
trappole da feuilleton, i corteggi machiavellosi, le<br />
piazze più livide che viola. Si stressano sugli storici<br />
stress di sistema, senza l’ombra di un rimedio<br />
spendibile. Si crogiolano <strong>in</strong> trovat<strong>in</strong>e. Un caso?<br />
La geremiade sul «Papa straniero». Così è stato a<br />
lungo chiamato il fantomatico leader, estraneo alle<br />
s<strong>in</strong>istre tradizionali, capace di dare al neofrontismo<br />
una screziatura di centro, preziosa alle urne.<br />
Espressione via via accantonata, <strong>in</strong> contrasto con<br />
la «svolta tricolore» del Piddì. Però, durante la ricerca<br />
tra le dune, chi non ha fiutato all’opera una<br />
sorta di Légion étrangère?<br />
Sarà dimagrita la «Nazione illetterata» che affliggeva<br />
Ippolito Nievo all’avvio unitario, ma il<br />
«volgo svogliato» non è più un’esclusiva del<br />
contado. Oggi risiede ovunque, grazie a una comunicazione<br />
politica malaticcia e oscura, nonostante<br />
i falò di budget (ultimamente hanno sollevato<br />
scandalo le spese propagandistiche eccessive<br />
dei democrat). Un’<strong>in</strong>sofferenza diffusa, a dispetto<br />
delle chiassose tifoserie. Riguardi le F<strong>in</strong>eidi<br />
<strong>in</strong> chicchere e piatt<strong>in</strong>i, o il l<strong>in</strong>guaggio Barocco-Baricco<br />
di Nichi Vendola, percorso da romanticherie<br />
pop, con risultati complessivi di<br />
«roccoccò», accezione non comune di roccocò.<br />
Quanti miliardi dovremmo aggiungere al nostro<br />
disavanzo conteggiando anche le scorpacciate di<br />
vel<strong>in</strong>e e la corruzione del vocabolario? Il lessico<br />
è impoverito, le parole perdono senso. Tuttavia<br />
emerge il desiderio di forzare gli standard. Metti<br />
<strong>in</strong>ventarsi un «altercole», campione dell’alterco<br />
muscolare, a proposito di Antonio Di Pietro.<br />
(L’accenno all’ex pm molisano riporta a quei magistrati<br />
<strong>in</strong>quirenti che pretendono di essere i legislatori<br />
di sé stessi, con tanti saluti al barone di Montesquieu.<br />
Un gran numero di cittad<strong>in</strong>i non si sente<br />
garantito quando l’azione penale è, diciamo, capricciosa<br />
o quando manca un adeguato castigo per<br />
i gravi errori delle toghe, politicizzate o negligenti.<br />
Sollecita <strong>in</strong>vece un giudice imparziale, sganciato<br />
dall’accusa, realmente terzo. Obiettivo urgente,<br />
raggiungibile con altri <strong>in</strong>terventi, la maggiore celerità<br />
delle sentenze che pregio avrebbe senza un<br />
processo davvero giusto?).<br />
Per riconquistare l’attenzione dei lettori-elettori<br />
le strade sono obbligate. Editoriali, cronache e<br />
<strong>in</strong>terviste devono «debanalizzarsi», r<strong>in</strong>unciando<br />
alle stucchevoli partigianerie e alle opacità tartufesche<br />
del politically correct. Essenziali i robusti<br />
freni all’enfasi, all’eterodirezione, al gossip:<br />
è «notizia» o approfondimento la pura e<br />
semplice maldicenza? Impressione personale.<br />
Certe pag<strong>in</strong>ate sembrano la rimodulazione di<br />
dossier (o controssier) a uso del «gentile pubblico»,<br />
raptim co<strong>in</strong>volto <strong>in</strong> aliene lotte di potere.<br />
Un discorso a parte meriterebbero le dissacrazioni<br />
del sacro, spesso accompagnate dai<br />
tentativi di sacralizzare ciò che non lo è; le <strong>in</strong>temerate-remake<br />
contro la Chiesa nella ricorrenza<br />
centoc<strong>in</strong>quantenaria; la dimenticanza, tra<br />
i patrioti, di coloro che sconfissero il Pci-Pcus<br />
nelle storiche elezioni del 1948.<br />
Divagazione f<strong>in</strong>ale. Nessun sondaggio, ahimè,<br />
misura la scarsa efficacia dei copiosi appelli che<br />
solcano i media. Siano autorevoli richiami alle<br />
tregue e alle condivisioni, quanto mai necessarie;<br />
o siano scombiccherate <strong>in</strong>iziative alla Bersani &<br />
C. (le milionate di sottoscrizioni senza valore legale<br />
a sostegno di grida pro-legalità…). Forse è<br />
il momento di rimeditare contenuti, format e<br />
tempistiche. Siccome, posto un qualsiasi argomento,<br />
le adesioni significative sono sempre le<br />
solite, sarebbe sufficiente citarne a rotazione due<br />
o tre; qu<strong>in</strong>di risparmiare spazio e noia con un<br />
secco «segue lista», omettendo le parate fotocopia.<br />
Eventualmente, aggiungere le rare new entry<br />
a effetto. Ahi, se va <strong>in</strong> tilt il nobile genere «appello»,<br />
che si fa?<br />
291
cirillo colombo.qxp 06/04/2011 10.08 Pag<strong>in</strong>a 292<br />
292<br />
ANNIVERSARI<br />
Mons. Carlo Colombo, un maestro<br />
Venti anni fa, l’11 febbraio 1991,<br />
moriva a Milano Carlo Colombo<br />
(Olg<strong>in</strong>ate, Lecco 1909), teologo<br />
e vescovo ausiliare di Milano 1 .<br />
Nel 1989 lo visitai nella sede della<br />
Facoltà teologica dell’Italia<br />
settentrionale, da lui fondata, per<br />
r<strong>in</strong>graziarlo del suo encomiabile<br />
servizio alla Chiesa. Condivido<br />
pienamente l’affermazione del<br />
teologo ambrosiano Claudio<br />
Stercal: Carlo Colombo è stato<br />
«una delle più grandi figure della<br />
teologia del XX secolo» 2 . Ha<br />
scritto circa duecento saggi 3 . Da<br />
anni studiavo i suoi scritti e li facevo<br />
studiare ai miei studenti<br />
della Pontificia Università della<br />
Santa Croce a Roma 4 . In particolare,<br />
citavo spesso il suo Il compito<br />
della teologia nelle mie lezioni<br />
e nel manuale di <strong>in</strong>troduzione<br />
alla teologia 5 , perché è un<br />
eccellente studio per <strong>in</strong>tendere<br />
Donum veritatis: la vocazione<br />
ecclesiale del teologo, 25 maggio<br />
1990 6 , un documento molto importante<br />
anche per il futuro della<br />
teologia.<br />
Teologo di <strong>Paolo</strong> VI<br />
& padre conciliare<br />
Il grande teologo ambrosiano,<br />
maestro di una delle migliori<br />
scuole teologiche attuali, non si<br />
limitò all’<strong>in</strong>segnamento della<br />
teologia e a scrivere 7 ma ebbe anche<br />
altri importanti <strong>in</strong>carichi: negli<br />
anni della contestazione studentesca<br />
si occupò dell’Università<br />
Cattolica di Milano 8 , dopo essere<br />
stato per molti anni il teologo<br />
dell’arcivescovo Giovan Battista<br />
Mont<strong>in</strong>i, presente nel Vaticano<br />
<strong>II</strong>, prima come perito conci-<br />
liare poi, consacrato vescovo, come<br />
uno dei padri del concilio.<br />
Cont<strong>in</strong>uò a essere il «teologo di<br />
<strong>Paolo</strong> VI», f<strong>in</strong>o alla pubblicazione<br />
dell’enciclica Humanae vitae<br />
(25.7.1968) 9 , da lui sempre difesa<br />
e spiegata 10 .<br />
San Josemaría<br />
& il demonio muto<br />
Prima di accennare ad alcuni <strong>in</strong>segnamenti<br />
sulla teologia, il teologo<br />
e il magistero, vorrei riportare<br />
due testimonianze che aumentano<br />
la grande stima che già<br />
avevo per lui come teologo: quella<br />
del card. Julián Herranz e quella<br />
di mons. Álvaro del Portillo.<br />
Nel 1963, durante i lavori conciliari,<br />
fu <strong>in</strong>vitato a pranzo da san<br />
Josemaría Escrivá. Erano presenti:<br />
mons. Álvaro del Portillo, futuro<br />
successore del fondatore<br />
dell’Opus Dei, mons. Javier<br />
Echevarría, attuale vescovo prelato<br />
dell’Opus Dei, il canonista<br />
belga, mons. Willy Oncl<strong>in</strong> e<br />
mons Julián Herranz, futuro card<strong>in</strong>ale<br />
dal 2003, allora perito<br />
conciliare.<br />
Quest’ultimo ha scritto dettagliatamente<br />
questo <strong>in</strong>contro 11 . Parlarono<br />
degli istituti secolari e della<br />
loro differenza con l’Opus Dei,<br />
della crisi postconciliare di cui si<br />
avvertivano i primi s<strong>in</strong>tomi,<br />
«della confusione dottr<strong>in</strong>ale crescente<br />
nelle lezioni di teologia di<br />
diverse università; istituzioni religiose<br />
che <strong>in</strong>com<strong>in</strong>ciavano a<br />
naufragare per un mal<strong>in</strong>teso aggiornamento,<br />
la marxistizzazione<br />
di ambienti <strong>in</strong>tellettuali cattolici,<br />
anche fra il clero. Carlo Colombo<br />
– che si era limitato a un’analisi<br />
espositiva, accademica, della<br />
preoccupante situazione – rimase<br />
impressionato dalla forza con cui<br />
il padre (san Josemaría, ndr) parlò<br />
del “demonio muto”: quel demonio<br />
che <strong>in</strong>duce le anime a essere<br />
non pienamente s<strong>in</strong>cere con<br />
Dio e con loro stesse, nella vita e<br />
nella direzione spirituale; e che<br />
<strong>in</strong>duce alcuni pastori della Chiesa<br />
a tacere, mentre avrebbero la<br />
responsabilità di additare il vero<br />
e il falso per evitare che il lupo<br />
faccia strage delle loro pecore».<br />
Il teologo & il santo<br />
«“Che differenza fra un teologo e<br />
un santo!”, fu il commento di<br />
mons. Colombo mentre accompagnavo<br />
lui e Oncl<strong>in</strong> alla porta di<br />
casa». Aggiunge il card. Herranz:<br />
«Rimasi particolarmente impressionato<br />
dall’umiltà e dall’acutezza<br />
del commento di un personaggio<br />
della statura <strong>in</strong>tellettuale di<br />
un Carlo Colombo» 12 .<br />
Mons. Alvaro del Portillo ricordò<br />
<strong>in</strong> un’<strong>in</strong>tervista la lettera che il<br />
vescovo ausiliare di Milano gli<br />
scrisse dopo la morte del fondatore<br />
dell’Opus Dei, per <strong>in</strong>formarlo<br />
di aver presentato una lettera<br />
postulatoria per l’apertura del<br />
suo processo di beatificazione.<br />
Tra l’altro diceva: «<strong>Paolo</strong> VI mi<br />
diede il suo pieno assenso e approvazione,<br />
data la grande stima<br />
che aveva del servo di Dio, di cui<br />
conosceva il desiderio di bene<br />
che lo guidava, l’amore fervente<br />
alla Chiesa e al suo capo visibile,<br />
lo zelo ardente per le anime» 13 .<br />
Tutto ciò corrisponde anche a<br />
una sua conv<strong>in</strong>zione teologica
cirillo colombo.qxp 06/04/2011 10.08 Pag<strong>in</strong>a 293<br />
profonda: non solo la teologia fa<br />
progredire la Chiesa nella conoscenza<br />
della rivelazione, ma anche<br />
le <strong>in</strong>tuizioni dei santi 14 .<br />
Teologi & fedeli<br />
hanno un unico f<strong>in</strong>e<br />
Riguardo al rapporto fra teologi e<br />
magistero, è una costante degli<br />
scritti di Carlo Colombo questo<br />
chiarimento: esso non è sostanzialmente<br />
diverso da quello tra<br />
fedeli e magistero perché i rapporti<br />
nella Chiesa non sono fondati<br />
sui gradi di scienza umana<br />
ma sui carismi dist<strong>in</strong>ti che devono<br />
essere <strong>in</strong> comunione con il carisma<br />
del magistero e subord<strong>in</strong>ati<br />
a esso. Magistero e teologi sono<br />
al servizio di un f<strong>in</strong>e comune:<br />
«essi devono aiutare tutta la<br />
Chiesa ad annunciare <strong>in</strong> modo<br />
adatto la verità di sempre quanto<br />
più, quando essi fossero <strong>in</strong>caricati<br />
di preparare i futuri annunciatori<br />
della parola di Dio: allora<br />
non sono credenti privati, ma<br />
persone <strong>in</strong>vestite di un ufficio<br />
pubblico a servizio del magistero<br />
e di tutto il popolo di Dio, del<br />
mondo <strong>in</strong>tero. Non dunque, nell’esporre<br />
teoretici problemi nuovi<br />
si esprime prima di tutto e prem<strong>in</strong>entemente<br />
il loro ruolo nella<br />
Chiesa, ma nel pensare i modi<br />
nuovi e adatti per annunciare la<br />
perenne dottr<strong>in</strong>a della Chiesa. Ci<br />
vuole più <strong>in</strong>telligenza a dire <strong>in</strong><br />
modo nuovo ma adatto le cose di<br />
sempre, che non a dire cose nuove»<br />
15 . Il teologo qu<strong>in</strong>di non può<br />
essere come un «libero pensatore»<br />
ma un educatore nella fede.<br />
Riguardo al problema delle difficoltà<br />
da parte dei fedeli ad accettare<br />
e vivere gli <strong>in</strong>segnamenti<br />
magisteriali, il teologo non deve<br />
dimenticare che «gli uom<strong>in</strong>i ispirati<br />
da pr<strong>in</strong>cìpi naturali (l’animalis<br />
homo di san <strong>Paolo</strong>) hanno<br />
avuto, hanno e avranno sempre<br />
delle difficoltà ad accettare i beni<br />
soprannaturali provenienti da<br />
Dio: la fede richiederà sempre,<br />
accanto a ragioni umanamente<br />
sufficienti, la “buona volontà”;<br />
Mons. Carlo Colombo (1909-1991)<br />
non ci saranno mai metodi pastorali<br />
<strong>in</strong>fallibilmente efficaci per<br />
chi vuole e deve rispettare la libertà<br />
umana. Dobbiamo, anzi, attenderci<br />
che quanto più, giustamente,<br />
viene sottol<strong>in</strong>eata la libertà<br />
personale della fede, tanto<br />
maggiori forse saranno le disillusioni;<br />
ma non saremo per questo<br />
dispensati dall’annunciare la verità<br />
che proviene da Dio e ci è autenticamente<br />
precisata dal magistero<br />
della Chiesa» 16 .<br />
Nel Magistero<br />
è Cristo che parla<br />
I possibili errori del teologo possono<br />
essere comprensibili e <strong>in</strong><br />
parte giustificabili quando si tratta<br />
di esplorare questioni nuove<br />
con il progredire delle scienze<br />
umane o il mutare della cultura:<br />
«In questo lavoro – pure esso necessario,<br />
perché la perenne parola<br />
di Dio venga <strong>in</strong>segnata <strong>in</strong> modo<br />
conveniente – può accadere e talvolta<br />
avviene che i teologi, non<br />
particolarmente sorretti dal magistero,<br />
procedano per tentativi e<br />
siano esposti a sbagliare: il guaio<br />
com<strong>in</strong>cerebbe quando possibili<br />
errori si diffondessero e creassero<br />
una mentalità erronea» 17 .<br />
Il magistero ord<strong>in</strong>ario non <strong>in</strong>segna<br />
abitualmente errori, ma attraverso<br />
di esso parla Cristo: i fedeli lo<br />
sanno e i teologi e i cristiani colti<br />
non devono avere meno fede degli<br />
altri fedeli 18 . «Il “popolo di Dio” è<br />
una comunità articolata, e la prima<br />
guida di essa non è la scienza<br />
o la competenza puramente umane,<br />
ma lo Spirito Santo, che agisce<br />
<strong>in</strong> primo luogo per mezzo dei sacramenti:<br />
è questo, tra l’altro, un<br />
modo di riconoscere effettivamente<br />
il “primato di Dio”. Il teologo<br />
riconosce questo primato<br />
quando non considera l’<strong>in</strong>segnamento<br />
del magistero alla stregua<br />
di una scuola filosofica» 19 .<br />
Non è possibile un vero conflitto<br />
tra magistero e teologi anzitutto<br />
perché la competenza umana da<br />
sola è <strong>in</strong>sufficiente per una f<strong>in</strong>alità<br />
soprannaturale; <strong>in</strong>oltre perché<br />
il teologo deve comportarsi <strong>in</strong><br />
modo da dist<strong>in</strong>guere sempre il<br />
campo della ricerca da quello<br />
della divulgazione pastorale; <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e<br />
egli non deve attribuire maggior<br />
importanza alle op<strong>in</strong>ioni degli<br />
uom<strong>in</strong>i che alla dottr<strong>in</strong>a della<br />
Chiesa, ricordando che alcuni<br />
aspetti della dottr<strong>in</strong>a (per esempio<br />
quelli della morale sessuale)<br />
non sono <strong>in</strong>tesi facilmente da tutti<br />
fuori della rivelazione per l’<strong>in</strong>fluenza<br />
negativa del peccato orig<strong>in</strong>ale<br />
e dei limiti della libertà nel<br />
comportamento umano 20 .<br />
La virtù<br />
della pazienza<br />
Il teologo non si limita a trasmettere<br />
l’<strong>in</strong>segnamento della Chiesa,<br />
deve anche aiutare tutta la Chiesa,<br />
compreso il magistero, a vivere<br />
nella verità. Talvolta dovrà anticipare<br />
un <strong>in</strong>segnamento non <strong>in</strong>fallibile<br />
21 . Nell’educazione dei<br />
propri fratelli nella fede il teologo<br />
deve «alle volte saper pazientare<br />
nella proposta delle proprie<br />
idee, f<strong>in</strong>ché non siano recepite da<br />
tutta la comunità cristiana, anche<br />
dai rudes e dai m<strong>in</strong>ores; di non<br />
293
cirillo colombo.qxp 06/04/2011 10.08 Pag<strong>in</strong>a 294<br />
294<br />
pensare di essere solo e il primo,<br />
nell’educazione cristiana della<br />
comunità cristiana, a vivere secondo<br />
la verità che Dio ci ha rivelato»<br />
22 . Nella VET 27 troviamo<br />
un <strong>in</strong>vito simile: «Anche se la<br />
dottr<strong>in</strong>a della fede non è <strong>in</strong> causa,<br />
il teologo non presenterà le sue<br />
ipotesi divergenti come se si trattasse<br />
di conclusioni <strong>in</strong>discutibili.<br />
Questa discrezione è esigita dal<br />
rispetto della verità così come dal<br />
rispetto del popolo di Dio (cfr<br />
Rm 14, 1-15; 1 Cor 8; 10, 23-33).<br />
Per gli stessi motivi egli r<strong>in</strong>uncerà<br />
a una espressione pubblica <strong>in</strong>tempestiva».<br />
«Questa è la fede<br />
di mia madre!»<br />
Colombo precisa che il notevole<br />
<strong>in</strong>flusso delle scuole teologiche<br />
sul magistero ord<strong>in</strong>ario è perfettamente<br />
giustificabile perché il<br />
magistero ha bisogno di att<strong>in</strong>gere<br />
agli studi teologici soprattutto<br />
per questioni nuove 23 . La difficoltà<br />
di affrontare problemi nuovi,<br />
però, non deve far dimenticare<br />
che l’obbedienza al magistero<br />
ord<strong>in</strong>ario è necessaria per rimanere<br />
<strong>in</strong> comunione con la Chiesa<br />
cattolica 24 : il magistero ord<strong>in</strong>ario<br />
non si basa sulla competenza<br />
scientifica ma sul carisma soprannaturale<br />
dell’ord<strong>in</strong>azione<br />
episcopale 25 .<br />
Viene affrontato da Colombo tutto<br />
il tema della adesione al magistero<br />
con la chiarificazione che<br />
può essere <strong>in</strong>fallibile anche il<br />
magistero ord<strong>in</strong>ario, così come<br />
va considerato legittimo il dissenso<br />
al magistero del vescovo<br />
quando quest’ultimo risulti <strong>in</strong><br />
contrasto con l’<strong>in</strong>segnamento del<br />
magistero della Chiesa universale.<br />
In tal caso ritiene legittima anche<br />
la contestazione pubblica se<br />
l’errore è grave ed evidente 26 .<br />
Term<strong>in</strong>o questo breve ricordo<br />
con l’elogio a Carlo Colombo del<br />
card. Ratz<strong>in</strong>ger, allora prefetto<br />
della Congregazione per la dottr<strong>in</strong>a<br />
della fede, <strong>in</strong> una conferenza<br />
sul nuovo Catechismo della<br />
Chiesa cattolica: «A un anziano<br />
vescovo, molto stimato per la sua<br />
erudizione, venne <strong>in</strong>viata una<br />
delle ultime redazioni del Catechismo<br />
prima della pubblicazione,<br />
allo scopo di avere un suo<br />
giudizio. Egli restituì il manoscritto<br />
con una espressione di<br />
gioia: “Sì”, disse, “questa è la fede<br />
di mia madre”. Egli era lieto<br />
del fatto che la fede che aveva<br />
appreso da bamb<strong>in</strong>o e che lo aveva<br />
guidato per tutta la vita si trovava<br />
riformulata nella sua ricchezza,<br />
nella sua bellezza, ma<br />
anche nella sua semplicità e <strong>in</strong>distruttibile<br />
identità. È la fede di<br />
una madre, la fede di nostra madre,<br />
della Chiesa» 27 .<br />
Antonio Cirillo<br />
1 Luciano Vaccaro (ed.), Carlo Colombo<br />
(1909-1991), Morcelliana, Brescia 2003.<br />
2 Claudio Stercal, Editoriale a Giuseppe<br />
Colombo, Un’isola teologica: teologia<br />
di Carlo Colombo, Glossa, Milano<br />
2004, p. 7.<br />
3 I suoi scritti sono stati pubblicati su riviste<br />
specializzate come Scuola cattolica,<br />
Vita e Pensiero, Rivista del clero italiano<br />
e i più significativi sono raccolti nei<br />
volumi: Scritti teologici, La Scuola Cattolica,<br />
Venegono Inferiore 1966, e Il<br />
compito della teologia, Jaca Book, Milano<br />
1983 (Da ora: Compito), che raccoglie<br />
i suoi scritti pr<strong>in</strong>cipali sulla natura e il<br />
metodo della teologia.<br />
4 Frutto di questi studi sono anche due tesi<br />
presso la Pontificia Università della<br />
Santa Croce: la tesi dottorale da me diretta:<br />
Mauro Leonardi, Carlo Colombo:<br />
missione e metodo del teologo, Roma<br />
1993; la tesi di licenza diretta dal prof.<br />
Antonio Ducay: Bao Zhu, L’amore di<br />
Dio e l’amore di Gesù Cristo negli scritti<br />
di Carlo Colombo, Roma 2008.<br />
5 Arturo Blanco-Antonio Cirillo, Cultura<br />
& teologia: la teologia come mediazione<br />
specifica tra fede e cultura, Ares, Milano<br />
2001.<br />
6 Da ora VET. Si tratta di un’Istruzione<br />
sul teologo e la teologia della Congregazione<br />
per la dottr<strong>in</strong>a della fede, esplicitamente<br />
approvato da <strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong> <strong>II</strong> e<br />
qu<strong>in</strong>di parte del suo magistero. È reperibile<br />
<strong>in</strong> www.vatican.va, cdf, documenti<br />
dottr<strong>in</strong>ali e <strong>in</strong> Joseph Ratz<strong>in</strong>ger, L’elogio<br />
della coscienza: la verità <strong>in</strong>terroga il<br />
cuore, Cantagalli 2009, pp. 91-121.<br />
Quando fu preparata, Joseph Ratz<strong>in</strong>ger<br />
era già prefetto della Congregazione della<br />
fede.<br />
7 Alcuni studi su Carlo Colombo: Giu-<br />
seppe Colombo, Un’isola teologica: la<br />
teologia di Carlo Colombo, Glossa, Milano<br />
2004; una buona s<strong>in</strong>tesi del suo pensiero<br />
teologico: Battista Mond<strong>in</strong>, Storia<br />
della teologia, vol. 4: Epoca contemporanea,<br />
ESD, Bologna 1997, pp. 505-507.<br />
8 Cfr Luciano Vaccaro (ed.), Carlo Colombo<br />
e l’Università Cattolica, Morcelliana,<br />
Brescia 2008.<br />
9 Cfr Andrea Tornielli, <strong>Paolo</strong> VI: l’audacia<br />
di un Papa, Mondadori, Milano<br />
2009.<br />
10 Uno dei suoi ultimi scritti su questo tema:<br />
L’<strong>in</strong>segnamento fondamentale dell’“Humanae<br />
vitae”, <strong>in</strong> Aurelio Ansaldo<br />
(ed.), “Humanae vitae”: vent’anni dopo.<br />
Atti del secondo Congresso <strong>in</strong>ternazionale<br />
di teologia morale, Roma, 9-12 novembre<br />
1988, Ares, Milano 1989, pp.<br />
411-413.<br />
11 Julián Herranz, Nei d<strong>in</strong>torni di Gerico,<br />
Ares, Milano 2006, pp. 91-95.<br />
12 Ivi, pp. 93-94.<br />
13 Álvaro del Portillo, Intervista sul fondatore<br />
dell’Opus Dei, Ares, Milano<br />
1992, p. 14.<br />
14 Cfr Compito, p. 134.<br />
15 Fede della Chiesa, <strong>in</strong> «Rivista diocesana<br />
milanese», settembre 1973, pp. 868-<br />
871, spec. pp. 870-871. Quando fu pubblicata<br />
la dichiarazione Mysterium Ecclesiae<br />
(1973) della Congregazione per<br />
la dottr<strong>in</strong>a della fede, Colombo scrisse<br />
alcune considerazioni metodologiche per<br />
aiutare a capire il documento e <strong>in</strong>quadra<br />
i vari m<strong>in</strong>isteri nella Chiesa.<br />
16 Fede della Chiesa, cit., p. 870.<br />
17 Fede della Chiesa, cit., p. 871.<br />
18 Compito, cit., p. 104. Anche VET n.<br />
24 non ha difficoltà ad ammettere che,<br />
solo per l’àmbito degli <strong>in</strong>terventi di ord<strong>in</strong>e<br />
prudenziale, non def<strong>in</strong>itivi, «è accaduto<br />
che dei documenti magisteriali non<br />
fossero privi di carenze. I pastori non<br />
hanno sempre colto subito tutti gli aspetti<br />
o tutta la complessità di una questione.<br />
Ma sarebbe contrario alla verità se, a<br />
partire da alcuni determ<strong>in</strong>ati casi, si concludesse<br />
che il magistero della Chiesa<br />
possa <strong>in</strong>gannarsi abitualmente nei suoi<br />
giudizi prudenziali, o non goda dell’assistenza<br />
div<strong>in</strong>a nell’esercizio <strong>in</strong>tegrale<br />
della sua missione».<br />
19 Riflessioni sul metodo della teologia<br />
morale, <strong>in</strong> «Rivista del clero italiano», 54<br />
(1973), pp. 404-414, spec. p. 406.<br />
20 Ivi, p. 407.<br />
21 Ivi, pp. 412-413.<br />
22 Ivi, p. 407 a. Rudes e m<strong>in</strong>ores sono i<br />
cristiani con poca formazione, forse anche<br />
deformati da una diffusa cultura non<br />
cristiana, che fanno fatica a vivere le esigenze<br />
della vita cristiana.<br />
23 Compito, cit., p. 101 a.<br />
24 Ivi, p. 101 d.<br />
25 Ivi, p. 103.<br />
26 Ivi, pp. 106-110.<br />
27 Joseph Ratz<strong>in</strong>ger, Introduzione al nuovo<br />
Catechismo della Chiesa cattolica, <strong>in</strong><br />
«Ambrosius», 69 n. 2, marzo-aprile.
clericetti aprile.qxp 06/04/2011 10.10 Pag<strong>in</strong>a 295<br />
INQUIETOVIVERE<br />
di Guido Clericetti<br />
295
morra biffi.qxp 06/04/2011 10.12 Pag<strong>in</strong>a 296<br />
296<br />
RISORGIMENTO<br />
Quale unità d’Italia?<br />
Mentre con la festa non-festa del<br />
17 marzo, stancamente e anche litigiosamente<br />
si sono concluse le<br />
celebrazioni del 150° anniversario<br />
della cosiddetta «Unità d’Italia»,<br />
un utile elisir depurativo ci è venuto<br />
dal card<strong>in</strong>ale Giacomo Biffi.<br />
Che non poteva non dire la sua sul<br />
Risorgimento, dato che si ritiene<br />
prima italiano e poi card<strong>in</strong>ale. E la<br />
dice con il suo stile: sobrio ed elegante<br />
quanto deciso e graffiante.<br />
Tanto che i giornali dell’<strong>in</strong>telligenza<br />
laica, Repubblica e Corriere<br />
della sera, lo hanno subito «beccato»,<br />
facendogli <strong>in</strong>dossare i panni di<br />
un reazionario e cod<strong>in</strong>o. Che proprio<br />
non è. Leggere per credere:<br />
L’unità d’Italia (Cantagalli, Siena<br />
2011, pp. 88, euro 8).<br />
Scritto da un uomo di Chiesa, ma<br />
profondamente laico nell’animo<br />
e nelle f<strong>in</strong>alità. La laicità non nasce<br />
con Cavour, ma con Gesù<br />
Cristo, che ha dist<strong>in</strong>to religione e<br />
politica. Una laicità che niente ha<br />
<strong>in</strong> comune con quel clericalesimo<br />
capovolto, che è il «laicismo».<br />
Una laicità religiosa, dunque, che<br />
ci richiama alla tradizione cattolica<br />
del nostro Paese, senza la<br />
quale niente è più comprensibile.<br />
Il laicismo, del resto, ha avuto una<br />
vita breve. Nel Settecento ha cercato<br />
di ridurre la religione a morale<br />
(Kant), nell’Ottocento l’ha<br />
dissolta nella socialità (Mazz<strong>in</strong>i),<br />
nel Novecento l’ha distrutta <strong>in</strong> un<br />
pensiero debole per il quale «si<br />
può, <strong>in</strong> nome della parità di tutti i<br />
conv<strong>in</strong>cimenti e di tutte le fedi,<br />
elim<strong>in</strong>are da ogni ambiente e da<br />
ogni consuetud<strong>in</strong>e sociali i segni<br />
della tradizione cristiana» (p. 78).<br />
Non abbiamo, per fortuna, una<br />
«religione civile», che sarebbe totalitarismo,<br />
ma purtroppo neppu-<br />
re quella «religione nel civile»,<br />
che altre Nazioni, a partire dagli<br />
Stati Uniti, posseggono.<br />
Biffi prende come punto di partenza<br />
una dist<strong>in</strong>zione fondamentale,<br />
quella fra Nazione e Stato. La Nazione<br />
è un sistema di legittimazione<br />
spirituale, è un <strong>in</strong>sieme di valori<br />
e di tradizioni (religione, filosofia,<br />
cultura, arte, costume): «il<br />
complesso di persone che hanno <strong>in</strong><br />
comune l’orig<strong>in</strong>e, la storia, la l<strong>in</strong>gua,<br />
la civiltà» (p. 46). Lo Stato è<br />
una organizzazione giuridica per<br />
f<strong>in</strong>i di ord<strong>in</strong>e e difesa, «che detiene<br />
un monopolio riconosciuto dell’azione<br />
politica, prende decisioni di<br />
fatto v<strong>in</strong>colanti per tutti, esercita<br />
l’autorità legislativa e giudiziaria<br />
sulla collettività, usa legittimamente<br />
il potere coercitivo» (p. 47). Ci<br />
sono Stati con più Nazioni (come<br />
la Svizzera) e Nazioni con più Stati<br />
(i tedeschi, <strong>in</strong> Germania, Austria<br />
e Südtirol, dove non hanno celebrato<br />
l’unità dello Stato italiano).<br />
La Nazione-Italia<br />
è nata molto prima<br />
La Nazione-Italia l’unità l’aveva<br />
da tempo, non c’era bisogno del<br />
«Risorgimento» per conquistarla.<br />
Anche se divisa, era considerata<br />
una e ammirata per la sua cultura.<br />
Ora entrambe le cose sono necessarie:<br />
la Nazione, «una d’arme,<br />
di l<strong>in</strong>gua, d’altare, di memorie,<br />
di sangue e di cor» (Manzoni),<br />
e anche lo Stato, che unito è<br />
più forte e può produrre maggiore<br />
benessere. Biffi non ha alcuna<br />
nostalgia per la divisione della<br />
Penisola <strong>in</strong> sette Stati.<br />
Ma ecco il «busillis». In effetti si<br />
trattò dell’occupazione di sei Sta-<br />
ti da parte del settimo, il Regno<br />
di Sardegna. Tanto che il suo re<br />
mantenne pari pari il titolo «Vittorio<br />
Emanuele <strong>II</strong>». L’Italia unita<br />
ha avuto dunque un secondo re,<br />
senza avere avuto il primo. Quale<br />
unità, dunque? La risposta è<br />
nella nota frase di D’Azeglio:<br />
Italia fatta, italiani disfatti. Come<br />
dire: Stato unitario (non unito!),<br />
italiani tutti da fare. Purtroppo è<br />
la realtà: scarsissima partecipazione<br />
popolare al Risorgimento,<br />
mancanza di sentimento nazionale<br />
e civile, costume morale sempre<br />
più disperso e <strong>in</strong>certo, accentuazione<br />
del divario tra Nord e<br />
Sud, stanche celebrazioni, paradossalmente<br />
accompagnate da<br />
critiche, accuse e recrim<strong>in</strong>azioni.<br />
La Stato cercò a lungo di sostituire<br />
una cultura, quella cattolica,<br />
con un’altra. Era gestito da laicisti<br />
<strong>in</strong>tolleranti, che tenevano fuori<br />
i cattolici da tutti i centri di potere.<br />
Ma questo tentativo è fallito,<br />
<strong>in</strong> quanto le radici della religione<br />
erano troppo evidenti nella<br />
nostra storia (anche nel Risorgimento,<br />
al quale tanti cattolici<br />
hanno contribuito: da Gioberti a<br />
Rosm<strong>in</strong>i, da D’Azeglio a Manzoni,<br />
da Pellico a Balbo e M<strong>in</strong>ghetti).<br />
Qui non c’entra lo Stato pontificio.<br />
C’entra la tradizione, <strong>in</strong>tellettuale<br />
e morale, del cattolicesimo:<br />
«Nessuno può essere culturalmente<br />
italiano, quali che siano<br />
le sue appartenenze religiose e le<br />
sue op<strong>in</strong>ioni, se non fa spazio nel<br />
suo mondo <strong>in</strong>teriore, almeno culturalmente,<br />
al cattolicesimo quale<br />
fonte e ragione della nostra<br />
identità» (p. 63).<br />
Questo breve saggio di Biffi, contrariamente<br />
a quanto ne pensano i<br />
padroni del vapore giornalistico,
morra biffi.qxp 06/04/2011 10.12 Pag<strong>in</strong>a 297<br />
non solo non esprime nostalgia per<br />
l’antico regime, ma difende l’unificazione,<br />
anche se mette <strong>in</strong> luce che<br />
non fu fatta proprio nel modo migliore.<br />
L’autore, nel solco dell’<strong>in</strong>segnamento<br />
del suo maestro, il card.<br />
<strong>Giovanni</strong> Colombo, offre con il suo<br />
saggio un omaggio a due unità d’Italia,<br />
quella che abbiamo ottenuta e<br />
quella che occorrerà cercare di raggiungere<br />
nel futuro. Egli non dubita<br />
che sia stata un bene quella <strong>in</strong>dipendenza<br />
nazionale, che ci liberò<br />
dalla dom<strong>in</strong>azione straniera: «Pur<br />
guardandoci da ogni esasperato nazionalismo,<br />
non vediamo perché <strong>in</strong><br />
l<strong>in</strong>ea di pr<strong>in</strong>cipio una grande Nazione<br />
non debba autogovernarsi e<br />
sia costretta a subire una egemonia<br />
politica straniera» (p. 66).<br />
E fu un bene anche l’unità <strong>in</strong> un<br />
solo Stato, sempre positiva. Nessun<br />
separatismo, dunque, come<br />
quelli che hanno accompagnato le<br />
«celebrazioni», si fa per dire, dell’unità,<br />
giunte al «contratto», poco<br />
sociale, sulle bandiere: io accetto<br />
quella italiana solo se tu accetti<br />
quella lombarda. L’unità nazionale<br />
deve accompagnarsi all’unità<br />
statuale, anche se la precede<br />
e la fonda: «È senza dubbio<br />
più conforme all’autenticità delle<br />
cose che quanti sono costituiti<br />
dalla stessa identità nazionale non<br />
siano poi artificiosamente divisi<br />
da conf<strong>in</strong>i <strong>in</strong>naturali e arbitrari.<br />
L’unità statuale di una Nazione<br />
può essere attuata e gestita <strong>in</strong> vario<br />
modo, <strong>in</strong> vista di ottenere le<br />
condizioni più adatte e funzionali<br />
al conseguimento del bene comune;<br />
ma non può essere r<strong>in</strong>negata o<br />
rimessa <strong>in</strong> discussione» (p. 67).<br />
Ecco perché la f<strong>in</strong>e dello Stato<br />
pontificio rallegra anche i credenti,<br />
nessuno lo rimpiange. L’atteggiamento<br />
aperto e solidale, espresso<br />
delle massime autorità della Chiesa<br />
alle celebrazioni dei 150 anni di<br />
unità, ne è la prova. La perdita dell’anacronistico<br />
potere temporale è<br />
stato un guadagno non solo per l’Italia,<br />
ma anche per la religione:<br />
«Da quando non è più <strong>in</strong>trigato dall’esercizio<br />
di un pr<strong>in</strong>cipato civile, il<br />
Successore di Pietro può attendere<br />
con più frutto alla sua missione pa-<br />
Il card<strong>in</strong>ale Giacomo Biffi (nella foto) è <strong>in</strong>tervenuto nel dibattito<br />
sui 150 anni con il saggio L’unità d’Italia, commentato <strong>in</strong><br />
queste pag<strong>in</strong>e dal filosofo e sociologo Gianfranco Morra.<br />
storale». Soprattutto perché il concordato<br />
del 1929 ha superato il<br />
conflitto tra i due <strong>in</strong>transigentismi,<br />
quello laicista e quello clericale, e<br />
ha prodotto «una reale e sostanziale<br />
<strong>in</strong>dipendenza, anche territoriale,<br />
da ogni autorità politica, <strong>in</strong>dispensabile<br />
a salvaguardare la necessaria<br />
libertà del Vescovo di Roma e capo<br />
della cattolicità» (p. 68).<br />
La vera laicità<br />
rispetta la fede<br />
Ma tutto ciò non basta. Bisogna<br />
apportare correzioni e miglioramenti.<br />
In primo luogo occorre<br />
realizzare veramente uno Stato<br />
laico (che non privilegia nessuna<br />
religione o irreligione), democratico<br />
(che rispetta la sovranità popolare),<br />
sociale (che sa produrre<br />
solidarietà). Ma ciò non può avvenire<br />
senza riconoscere che il<br />
fondamento della laicità è proprio<br />
la libertà della fede, e ciò<br />
esclude ogni morale di Stato e<br />
ogni imposizione dello Stato nella<br />
vita spirituale e morale dei cittad<strong>in</strong>i.<br />
Inf<strong>in</strong>e, il pluralismo va rispettato<br />
davvero, <strong>in</strong> tutti i sensi e<br />
verso tutti, a partire dall’identità<br />
culturale prescelta dalle famiglie<br />
e dai gruppi sociali, secondo il<br />
pr<strong>in</strong>cipio di sussidiarietà.<br />
Una particolare attenzione Biffi<br />
riserva al problema degli immigrati.<br />
Celebriamo l’unità d’Italia<br />
<strong>in</strong> un momento storico <strong>in</strong> cui milioni<br />
di uom<strong>in</strong>i, appartenenti a religioni<br />
e stirpi diverse, bussano alla<br />
nostra porta, sp<strong>in</strong>ti da bisogni<br />
reali. Giusto, dunque, accoglierli<br />
dentro una ragionevole programmazione.<br />
Ma senza perdere la nostra<br />
identità nazionale e religiosa:<br />
«Qualcuno potrà pensare che sia<br />
nostro dovere sbiadire o addirittura<br />
nascondere il patrimonio della<br />
nostra italianità, perché i nuovi arrivati<br />
possano più agevolmente<br />
essere accolti. Il contrario è vero:<br />
quanto più vistoso è l’<strong>in</strong>gresso tra<br />
noi di genti lontane, tanto più l’Italia<br />
si deve offrire con la tipicità<br />
che è sua e con le ricchezze spirituali<br />
che l’hanno caratterizzata da<br />
sempre. Ai forestieri non si fa spazio<br />
demolendo la nostra casa, ma<br />
ampliandola e rendendola ospitale<br />
sì, ma nel rispetto della sua orig<strong>in</strong>aria<br />
architettura e della sua primitiva<br />
bellezza» (p. 79).<br />
Gianfranco Morra<br />
297
Pansa-Capeder+cruciverba.qxp 06/04/2011 10.40 Pag<strong>in</strong>a 298<br />
298<br />
STORIA<br />
Per i v<strong>in</strong>ti la memoria è di sangue<br />
L’ultimo libro di Giampaolo Pansa<br />
1 aggiunge nuovo orrore a<br />
quanto lo stesso autore aveva già<br />
denunciato nelle opere precedenti,<br />
con un ulteriore elenco di uom<strong>in</strong>i<br />
e donne spesso <strong>in</strong>nocenti,<br />
trucidati dai partigiani comunisti<br />
negli anni f<strong>in</strong>ali della guerra e nei<br />
primi successivi, quando i cosiddetti<br />
v<strong>in</strong>citori perseguirono con<br />
determ<strong>in</strong>azione lo stesso obiettivo<br />
che già era stato di Hitler o di<br />
Erode o di altri come loro: l’elim<strong>in</strong>azione<br />
fisica <strong>in</strong> massa di<br />
quanti avrebbero potuto rappresentare<br />
un pericolo per il proprio<br />
potere. Se tuttavia avessero esam<strong>in</strong>ato<br />
la storia, si sarebbero resi<br />
conto che nessuno mai riuscì <strong>in</strong><br />
una simile impresa: unicamente<br />
gli animali preistorici si est<strong>in</strong>sero,<br />
ma non per <strong>in</strong>tervento umano.<br />
All’<strong>in</strong>izio, solo i parenti e gli<br />
amici delle vittime conoscevano<br />
la verità su quei delitti, mentre la<br />
maggioranza degli italiani ignorava<br />
o aveva preferito bandire<br />
dalla memoria ciò che di tragico<br />
era accaduto, perché era parso<br />
comodo e utile coprire con il silenzio<br />
i ricordi molesti della<br />
guerra civile.<br />
Eppure quei morti, non tutti «colpevoli»<br />
di una simpatia spesso<br />
soltanto ideale verso il Movimento<br />
fascista r<strong>in</strong>ato dopo l’8<br />
settembre, era giusto che fossero<br />
cancellati, quasi che la loro soppressione<br />
rimasta impunita potesse<br />
essere considerata un legittimo<br />
atto di guerra? E la vendetta<br />
verso colpe quasi sempre ipotetiche<br />
poteva e può essere moralmente<br />
accettabile?<br />
Se è vera la seconda parte dell’affermazione<br />
di Anassagora che<br />
«<strong>in</strong> natura nulla si distrugge», co-<br />
me dimostrano i resti degli animali<br />
preistorici che a volte riappaiono<br />
dopo secoli di attesa sotterranea,<br />
non potevano restare<br />
nascoste a lungo le prove concrete<br />
delle sofferenze patite da una<br />
parte <strong>in</strong>giustamente considerata<br />
responsabile di tutti i mali che<br />
l’<strong>in</strong>felice guerra aveva prodotto.<br />
Dopo qualche anno, <strong>in</strong>fatti, qualcuno<br />
trovò il coraggio di denunciare<br />
le troppe realtà celate; sono<br />
qu<strong>in</strong>di apparse opere semiclandest<strong>in</strong>e,<br />
spesso pubblicate a spese<br />
degli autori, f<strong>in</strong>ché altri si sono<br />
fatti avanti, Renzo de Felice tra i<br />
primi, <strong>in</strong>terrogandosi sul recente<br />
passato raccontato da una parte<br />
sola, qu<strong>in</strong>di unilaterale, per giungere<br />
all’«<strong>in</strong>domito» Piero Buscaroli,<br />
così def<strong>in</strong>ito da Cesare Cavalleri<br />
nella sua limpida recensione<br />
su Avvenire del 12 maggio<br />
2010 a proposito del libro Dalla<br />
parte dei v<strong>in</strong>ti, <strong>in</strong> cui Buscaroli<br />
ha analizzato con lucidità la presa<br />
del potere dei comunisti italiani<br />
soprattutto <strong>in</strong> Emilia e Romagna,<br />
denunciando le stragi celate<br />
sotto la «gloriosa epopea rossa».<br />
Giampaolo Pansa, <strong>in</strong>izialmente<br />
collaboratore de L’Espresso e<br />
qu<strong>in</strong>di non certo simpatizzante<br />
per i v<strong>in</strong>ti, dopo essere <strong>in</strong>cappato<br />
<strong>in</strong> prove certe che attestavano<br />
storie di <strong>in</strong>famie ai danni dei perdenti,<br />
per onestà di cronista aveva<br />
<strong>in</strong>iziato a occuparsi nel 2002<br />
di ricerche riguardanti un periodo<br />
sul quale la realtà era stata<br />
mistificata.<br />
Impressionato da un agghiacciante<br />
cumulo di delitti f<strong>in</strong>o a<br />
quel momento ignorati, i cui colpevoli<br />
mai erano stati puniti, si è<br />
dedicato allora alla stesura de Il<br />
sangue dei v<strong>in</strong>ti, ma, essendosi <strong>in</strong><br />
seguito avveduto che c’era ancora<br />
molto da scoprire, si è sentito<br />
sp<strong>in</strong>to a proseguire nella sua <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e,<br />
per l’ist<strong>in</strong>to del giornalista<br />
di razza che non accetta di abbandonare<br />
una traccia, sia pure<br />
ripugnante alla sua sensibilità e<br />
alla sua coscienza. Dopo la pubblicazione<br />
di altri tre volumi sullo<br />
stesso argomento, ha dato<br />
qu<strong>in</strong>di alle stampe I v<strong>in</strong>ti non dimenticano,<br />
un libro sconvolgente<br />
per l’elenco crudo e crudele di<br />
massacri documentati.<br />
Stragi c<strong>in</strong>icamente<br />
programmate<br />
Del resto, scrive Pansa, i partigiani<br />
comunisti «agivano con la<br />
conv<strong>in</strong>zione dell’impunità verso<br />
qualsiasi delitto», con l’avallo<br />
garantista dei capi. Basti citare<br />
Giorgio Amendola, lo stesso che<br />
aveva scientemente provocato a<br />
Roma la strage di via Rasella,<br />
che pubblicò su L’Unità di Tor<strong>in</strong>o<br />
il 29 aprile ’45 un articolo, citato<br />
nel libro a p. 282, contenente<br />
una fredda istigazione a uccidere<br />
i fascisti per «fare pulizia».<br />
I v<strong>in</strong>ti non dimenticano è presentato<br />
sotto forma di colloquio <strong>in</strong><strong>in</strong>terrotto<br />
con Livia Bianchi, la bibliotecaria<br />
che già aveva collaborato<br />
con l’autore durante la stesura<br />
de Il sangue dei v<strong>in</strong>ti. Con tale<br />
stratagemma letterario, Pansa<br />
riesce ad animare il racconto e a<br />
impedire che la pressante successione<br />
di nomi e date e luoghi potesse<br />
diventare una specie di anagrafe<br />
del male, capace di perdere<br />
la sua forza prorompente nel susseguirsi<br />
delle citazioni, f<strong>in</strong>endo<br />
con anestetizzare nel lettore la
Pansa-Capeder+cruciverba.qxp 06/04/2011 10.40 Pag<strong>in</strong>a 299<br />
capacità di emozionarsi.<br />
Accreditando a sua volta la realtà<br />
denunciata da Buscaroli, Pansa ripropone<br />
la conv<strong>in</strong>zione che le<br />
stragi compiute dai tedeschi nell’Italia<br />
del Nord siano state c<strong>in</strong>icamente<br />
programmate dai partigiani<br />
comunisti, che secondo la<br />
tecnica della guerriglia non combattevano<br />
a viso aperto, ma tenendosi<br />
nell’ombra organizzavano<br />
attentati sia pure di scarso valore<br />
bellico contro le truppe <strong>in</strong> ritirata,<br />
con lo scopo di produrre le m<strong>in</strong>acciate<br />
rappresaglie, così da stimolare<br />
e accrescere l’odio contro<br />
gli ex alleati e chi si era messo al<br />
loro fianco. A questo proposito<br />
vale però la pena di ricordare che<br />
è stato l’appoggio di quanti avevano<br />
aderito alla Rsi a salvare l’Italia<br />
da una vendetta immane dei<br />
tedeschi contro l’<strong>in</strong>tera popolazione,<br />
dopo l’improvviso armistizio<br />
unilaterale dell’8 settembre,<br />
da essi giudicato un tradimento.<br />
«Non ho ritenuto opportuno»,<br />
scrive tra l’altro Pansa, «aggiungere<br />
nel mio libro la citazione dei<br />
morti appartenuti alla Resistenza<br />
o <strong>in</strong>cappati nelle rappresaglie tedesche<br />
e fasciste, perché di essi si<br />
è scritto moltissimo per più di<br />
sessant’anni, e di loro si sa già<br />
tutto»: ha scelto <strong>in</strong>vece di dedicarsi<br />
totalmente agli <strong>in</strong>nom<strong>in</strong>ati<br />
dell’altra parte, spariti nel nulla.<br />
Tra gli eccidi programmati dai<br />
partigiani comunisti, Pansa annovera<br />
anche quelli contro gente<br />
idealmente vic<strong>in</strong>a, eppure contraria<br />
ai comportamenti di stile stal<strong>in</strong>iano:<br />
partigiani «bianchi» che<br />
avevano combattuto a fianco degli<br />
Alleati, antifascisti liberali,<br />
proprietari terrieri, preti odiati<br />
perché predicatori di pace, socia-<br />
listi riformisti e politici moderati,<br />
difesi solo <strong>in</strong> parte dalla presenza<br />
<strong>in</strong> Italia di un esercito regolare.<br />
Pansa cita tra l’altro, a p. 63 del<br />
suo libro, l’opera di Federica Sa<strong>in</strong>i<br />
Fasanotti, ricercatrice di storia,<br />
che nel volume La gioia violata<br />
pubblicato nel 2006 dalle Edizioni<br />
Ares segnala le <strong>in</strong>numerevoli<br />
colpe dei soldati marocch<strong>in</strong>i<br />
combattenti con le truppe francesi,<br />
i terribili goumiers assatanati<br />
nell’uccidere a sangue freddo e<br />
nello stuprare chiunque avesse la<br />
sventura di <strong>in</strong>contrarli, sia uom<strong>in</strong>i<br />
sia donne, come appare del resto<br />
nel celebre episodio de La<br />
ciociara ai danni della figlia ragazz<strong>in</strong>a<br />
di Sofia Loren. Ecco un<br />
altro libro che dovrebbe essere<br />
conosciuto, per comprendere<br />
quanto grandi siano state le sofferenze<br />
della nostra gente.<br />
Si chiamava<br />
Giuseppe Fan<strong>in</strong><br />
I v<strong>in</strong>ti non dimenticano è diviso<br />
<strong>in</strong> sette parti, ciascuna dedicata a<br />
una delle regioni centro-settentrionali<br />
<strong>in</strong> cui le brigate comuniste<br />
operarono con l’<strong>in</strong>tento di <strong>in</strong>staurare<br />
la dittatura proletaria.<br />
Non si vollero sciogliere alla f<strong>in</strong>e<br />
della guerra né consegnare le armi<br />
ormai detenute illegalmente e<br />
proseguirono nella loro cruenta<br />
missione quando ormai la pace<br />
pareva <strong>in</strong>staurata, rivolgendosi<br />
anche contro i s<strong>in</strong>dacati cattolici<br />
rimasti nella Cgl f<strong>in</strong>o al 1948,<br />
f<strong>in</strong>ché il 22 luglio dello stesso<br />
anno il Consiglio nazionale delle<br />
Acli decise di staccarsi, creando<br />
un s<strong>in</strong>dacato moderato che sarebbe<br />
diventato la Cisl.<br />
Fu quella l’occasione per un altro<br />
delitto di cui il libro dà la cronaca<br />
precisa, quando a San <strong>Giovanni</strong><br />
<strong>in</strong> Persiceto gli esponenti del<br />
Pci locale vollero mettere f<strong>in</strong>e all’azione<br />
di un giovane che stava<br />
tentando di allargare l’<strong>in</strong>fluenza<br />
del s<strong>in</strong>dacalismo cattolico tra i<br />
braccianti e gli operai agricoli<br />
della zona.<br />
Si chiamava Giuseppe Fan<strong>in</strong>,<br />
fondatore delle Acli cittad<strong>in</strong>e e<br />
della Fuci locale, ed era iscritto<br />
alla Dc. Considerato un pericolo,<br />
fu decretata la sua morte che avvenne<br />
con il solito sistema già<br />
praticato negli anni della Resistenza:<br />
al calare del buio, due uom<strong>in</strong>i<br />
appiattiti nell’ombra lo avvic<strong>in</strong>arono<br />
appena apparve nei<br />
pressi della sua casa, gli chiesero<br />
di identificarsi e poi lo f<strong>in</strong>irono,<br />
massacrandolo di botte.<br />
Un altro tema sviluppato <strong>in</strong> tutto<br />
il corso dell’opera riguarda la<br />
sorte toccata alle donne che avevano<br />
aderito alla Repubblica Sociale,<br />
nei Corpi delle ausiliarie:<br />
non portavano armi, e i loro compiti<br />
si svolgevano negli uffici<br />
senza mansioni di comando, oppure<br />
erano impegnate negli ospedali<br />
o nei servizi di mensa. Inoltre<br />
non partecipavano ai rastrellamenti<br />
né agli <strong>in</strong>terrogatori dei<br />
partigiani prigionieri, ma avevano<br />
vestito la divisa dei nemici, e<br />
questo bastava per considerarle<br />
colpevoli.<br />
Tra loro c’erano madri che si erano<br />
presentate con le figlie, e soprattutto<br />
giovani donne che avevano<br />
lasciato le scuole, gli uffici,<br />
i laboratori, i negozi, sollecitate<br />
dall’antica voce alla quale avevano<br />
nel passato creduto, che benché<br />
umiliata e spenta cont<strong>in</strong>uava<br />
a rappresentare un ideale di riscatto<br />
e di orgoglio.<br />
Per «gli altri», però, erano le<br />
«puttane fasciste» che meritavano<br />
di essere punite perciò, assunte<br />
illegalmente le vesti di giustizieri,<br />
si impegnarono <strong>in</strong> tale<br />
compito.<br />
Quelle che riuscirono a catturare<br />
furono stuprate, picchiate, violate<br />
nel corpo <strong>in</strong> ciò che per una don-<br />
299
Pansa-Capeder+cruciverba.qxp 06/04/2011 10.40 Pag<strong>in</strong>a 300<br />
300<br />
na rappresenta il segno della propria<br />
femm<strong>in</strong>ilità ed esposte alla<br />
gogna, fatte sfilare nude e con la<br />
testa rasata, spesso imbrattata di<br />
catrame, <strong>in</strong> mezzo a una folla che<br />
le colpiva e le <strong>in</strong>sultava, f<strong>in</strong>ché<br />
per molte la morte fu una liberazione.<br />
Eppure anche nei loro confronti<br />
la realtà fu tradita: basti l’esempio<br />
di Alberto Bevilacqua, che<br />
<strong>in</strong>ventò una perfida torturatrice<br />
di uom<strong>in</strong>i presentata come prototipo<br />
delle Ausiliarie; la chiamò<br />
«Rosell<strong>in</strong>a l’Infame» e le attribuì<br />
ogni sorta di nefandezze, f<strong>in</strong>gendosi<br />
portatore di verità dalle quali<br />
trasse vantaggi per la sua carriera<br />
di scrittore «di s<strong>in</strong>istra».<br />
Qualcuna sopravvisse, e Pansa<br />
aggiunge alle altre storie, da p.<br />
339 a 345, l’atroce vicenda della<br />
genovese Adriana Origone, che<br />
sopravvisse nonostante le torture<br />
subìte durate giorni lunghissimi,<br />
<strong>in</strong> cui nulla le fu risparmiato.<br />
Lasciata agonizzante e salvata <strong>in</strong><br />
extremis, si sposò ed ebbe una<br />
figlia, che non poté allattare perché<br />
il suo seno era stato distrutto.<br />
Non fu chiamata <strong>in</strong> giudizio: <strong>in</strong>fatti<br />
nessuna accusa esisteva contro<br />
di lei e fu dimenticata, certo<br />
per evitare che raccontasse le torture<br />
subìte, mentre quelli che<br />
avevano sfogato su di lei la loro<br />
ferocia si salvarono dalla giustizia<br />
umana, forse non da quella<br />
div<strong>in</strong>a.<br />
Quali maestri?<br />
La lettura de I v<strong>in</strong>ti non dimenticano<br />
è dolorosissima, eppure necessaria,<br />
perché per poter giudicare<br />
il nostro presente si deve conoscere<br />
la verità sul passato, dal<br />
quale provengono molti tra quelli<br />
che f<strong>in</strong>o a oggi hanno cont<strong>in</strong>uato<br />
a detenere il potere, e che<br />
si arrogano il diritto di rivolgerci<br />
nobili appelli di saggezza e pace<br />
e tolleranza; è giusto che anche<br />
nei loro confronti «i v<strong>in</strong>ti non dimentich<strong>in</strong>o».<br />
Del resto, solo se<br />
siamo correttamente <strong>in</strong>formati<br />
possiamo tentare di prevenire il<br />
ripetersi del male ormai venuto<br />
alla luce, che già negli «anni di<br />
piombo» aveva cercato di ripresentarsi<br />
con le stesse ideologie di<br />
allora e con i medesimi sistemi.<br />
Mentre si legge, per l’ist<strong>in</strong>tiva<br />
condivisione con lo strazio delle<br />
vittime torna alla mente la domanda<br />
di Far<strong>in</strong>ata degli Uberti:<br />
«e se non piangi, di che pianger<br />
suoli?».<br />
Certo, dopo l’<strong>in</strong>contro con il<br />
dramma di Far<strong>in</strong>ata, l’Alighieri<br />
pensava di avere toccato il fondo<br />
delle umane nequizie: Pansa, con<br />
la propria denuncia, ci ha offerto<br />
immensa materia per <strong>in</strong>orridire<br />
ulteriormente.<br />
Studi Cattolici di novembre 2009<br />
ha pubblicato alle pp. 807- 808,<br />
nella rubrica «Libri & libri», la<br />
recensione di Marco Molteni del<br />
volume di 614 pp., edito lo scorso<br />
anno da Il Mul<strong>in</strong>o di Bologna,<br />
<strong>in</strong> cui Luca Baldissara e <strong>Paolo</strong><br />
Pezz<strong>in</strong>o raccontano con dovizia<br />
di particolari la più <strong>in</strong>dagata strage<br />
nazista denom<strong>in</strong>ata «di Marzabotto»,<br />
che <strong>in</strong> realtà co<strong>in</strong>volse<br />
tutto il circostante Monte Sole.<br />
Tale opera appare s<strong>in</strong>golare, perché<br />
per la prima volta affaccia<br />
dubbi sulla reale efficacia delle<br />
imboscate che produssero <strong>in</strong>f<strong>in</strong>ito<br />
strazio a quelle popolazioni,<br />
ritenute dai tedeschi conniventi<br />
con i partigiani della «Stella Rossa»<br />
che operavano nei medesimi<br />
luoghi, gli stessi che dopo averli<br />
sfruttati per ottenere rifugio e cibo<br />
non fecero nulla per difenderli,<br />
abbandonandoli alla sorte più<br />
crudele.<br />
Ci si potrebbe chiedere: un testo<br />
pubblicato da un editore notoriamente<br />
di s<strong>in</strong>istra <strong>in</strong>izia ad avvalorare<br />
la tesi di Buscaroli e di<br />
Pansa? Forse qualcosa si sta<br />
muovendo davvero anche dall’altra<br />
parte.<br />
Armanda Capeder<br />
1 Giampaolo Pansa, I v<strong>in</strong>ti non dimenticano.<br />
Crim<strong>in</strong>i ignorati della nostra guerra<br />
civile, Rizzoli, Milano 2010, pp. 462,<br />
euro 19,50.<br />
CRUCIVERBA<br />
ORIZZONTALI: 1 «I vigliacchi<br />
d’Italia e Xxxxxxxxxxx» (Carducci,<br />
Idillio maremmano). - 12 Una<br />
laurea. - 21 Foto di «<strong>in</strong>terni». - 22<br />
L’amico xxxxxxxxx, romanzo di<br />
Fred Uhlmann. - 23 Non previste. -<br />
24 Uno dei gas dell’atmosfera (etimologicamente<br />
= straniero). - 26<br />
Iovis Xxxxxx : epiteto di Giove che<br />
«conferiva la forza di resistere <strong>in</strong><br />
battaglia». - 27 Nota musicale. - 28<br />
Gli xxx e gli altri. - 29 Mitologico<br />
mostruoso ladrone che fu ucciso da<br />
Ercole a colpi di clava. - 30 La meta<br />
di tutti i nodi. - 31 «Vill’Xxxxxxx<br />
al sommo dell’ascesa» (Guido Gozzano).<br />
- 34 «Tanto è amara che xxxx<br />
è più morte» (Inferno I). - 35 La Camera<br />
alta. - 36 Il padre di Lav<strong>in</strong>ia. -<br />
37 Xxxx Lugosi, il primo Dracula<br />
dello schermo. - 38 Un corpo delle<br />
Forze Armate. - 39 Palermo. - 41<br />
Lord e poeta <strong>in</strong>glese: Don Juan. -<br />
42 Tiro alla xxxx. - 43 Città della<br />
Spagna meridionale. - 44 The Xxx<br />
Race, film con Tony Curtis (tit. it.<br />
Ragazzi di prov<strong>in</strong>cia, 1960). - 45<br />
Villaggio turco che fu la capitale<br />
dell’impero dei Bagratidi dal 946 al<br />
1046. - 46 Un capolavoro di Euripide.<br />
- 48 Il xxxxxx immag<strong>in</strong>ario di<br />
Molière. - 49 Xxxx Lancaster, attore.<br />
- 50 Nega. - 51 «La morte è<br />
quello / che di cotanta xxxxx oggi<br />
m’avanza» (Leopardi). - 52 Ivanoe<br />
Xxxxxx, capo del Governo nel cruciale<br />
1922. - 53 Il poeta dell’Am<strong>in</strong>ta.<br />
- 54 Xxxxx della Francesca. - 55<br />
«... m’avea mostrato per lo suo<br />
xxxxxx / più lune già...» (Inferno<br />
XXX<strong>II</strong>I). - 56 Xxxxxx Eden di Jack<br />
London. - 57 «... quivi germoglia<br />
come gran di xxxxxx» (Inferno<br />
XV). - 59 Pieve di Xxxxxx, città natale<br />
di Andrea Zanzotto. - 60 Misura<br />
la ricchezza di una nazione. - 61<br />
Padre di Eteocle. - 62 Maria<br />
Xxxxxx, grande soprano. - 63 Xxxx
Pansa-Capeder+cruciverba.qxp 06/04/2011 10.40 Pag<strong>in</strong>a 301<br />
di Pier Francesco Paol<strong>in</strong>i<br />
Fra tutti gli abbonati che <strong>in</strong>vieranno entro il 31 maggio 2011 l’esatta<br />
soluzione del cruciverba, verranno estratti tre buoni acquisto da<br />
euro 100 <strong>in</strong> libri del catalogo Ares. Gli analoghi premi messi <strong>in</strong> palio<br />
tra i solutori del cruciverba n. 600 (febbraio 2010), qui risolto, sono<br />
stati v<strong>in</strong>ti dai signori: Elena Maestri, di Venezia; Guido Simonc<strong>in</strong>i, di<br />
Sondrio; Piera Vedovato, di Ancona.<br />
Steiger, attore: Il colosso d’argilla<br />
(1956). - 64 Favoriscono la digestione.<br />
- 66 Xxx on a Hot T<strong>in</strong> Roof di<br />
Tennessee Williams. - 67 La moglie<br />
xxxxxx di Marco Praga (1890). - 68<br />
Fondatore di Troia. - 69 «In questa<br />
xxxxxx, or son mill’anni...» (Turandot).<br />
- 70 La dolce xxx della giov<strong>in</strong>ezza<br />
di Tennessee Williams.<br />
VERTICALI: 1 Dopo «bi». - 2<br />
Film di Akiri Kurosawa (1985). - 3<br />
Pagani contro cui san <strong>Paolo</strong> si scaglia.<br />
- 4 Tela. - 5 Xxx-disant, sedicente.<br />
- 6 Celebre sacra rappresentazione<br />
medievale. - 7 In prov<strong>in</strong>cia<br />
di Tor<strong>in</strong>o. - 8 Jacques Xxxx, regista<br />
e protagonista di Mio zio. - 9 I filamenti<br />
dei funghi superiori. - 10 Il<br />
nichelio. - 11 Stato e città sua capitale<br />
del Messico. - 12 «... nel crudo<br />
sasso <strong>in</strong>tra Tevero ed Xxxx» (Paradiso<br />
XXI). - 13 «... né fur fedeli a<br />
Xxx ma per sé foro» (Inferno <strong>II</strong>I). -<br />
14 Iniz. di Truman, presidente degli<br />
Stati Uniti. - 15 Dio ne scampi dagli<br />
Xxxxxxxx, romanzo di Vittorio<br />
Imbriani (1876). - 16 Eduardo non<br />
vede l’ora che passi la xxxxxxx. -<br />
17 Bambagia. - 18 Xxxxx Legis: locuzione<br />
che <strong>in</strong>dica lo scopo di una<br />
legge. - 19 Prestigiosa scuola <strong>in</strong>glese<br />
fondata da Enrico VI nel 1440. -<br />
20 Indugi, per esempio della Legge.<br />
- 25 La n<strong>in</strong>fa «ch’amor consunse<br />
come sol vapori» (Paradiso X<strong>II</strong>). -<br />
29 Nat K<strong>in</strong>g Xxxx, cantante afroamericano.<br />
- 30 Lari e xxxxxx. - 31<br />
Xxxxx Berg, compositore austriaco:<br />
Wozzeck. - 32 Juan Bautista<br />
Xxxxxx, pittore spagnolo di Toledo<br />
(1568-1649). - 33 Città tedesca della<br />
Renania presso Dortmund. - 34<br />
«La vostra sconcia e fastidiosa<br />
xxxx...» (Inferno XXIX). - 35 Legato<br />
come un xxxxxx. - 37 La ragazza<br />
di Xxxx, romanzo di Cassola.<br />
- 38 Autore dell’Ecclesiaste. - 39<br />
Opera di Wagner. - 40 «... così percossa,<br />
xxxxxxxx / la terra al nunzio<br />
sta» (5 Maggio di Manzoni). - 42<br />
«Un bel dì vedremo levarsi un fil di<br />
xxxx...» (Madama Butterfly). - 43<br />
Dirigente di azienda. - 44 «... ma<br />
del comun la xxxxxxx virtù» (Carducci).<br />
- 47 Ciliegie. - 48 «Al tempo<br />
che passaro i Xxxx / d’Africa il<br />
mar» (Orlando Furioso). - 49 Locale<br />
pubblico. - 51 Lucio Cornelio<br />
Xxxxx, avversario di Caio Mario. -<br />
52 Arbusto sempreverde delle Monimiacee.<br />
- 53 Una delle tre Grazie.<br />
- 54 Famoso calciatore brasiliano. -<br />
55 Personaggio di K<strong>in</strong>g Lear. Nella<br />
versione italiana «un Matto». - 56<br />
«Xxxx è tanto malata...» (Boheme).<br />
- 57 Sport <strong>in</strong>vernale. - 58 Tampone<br />
<strong>in</strong> <strong>in</strong>glese, come <strong>in</strong> <strong>in</strong>k xxx per <strong>in</strong>chiostrare<br />
i timbri. - 59 Xxx Lanka,<br />
già Ceylon. - 60 Xxx Pen, personaggio<br />
dei Peanuts di Schulz. - 65<br />
Iniz. del romanziere Grey.<br />
301
Milward Corti.qxp 06/04/2011 10.46 Pag<strong>in</strong>a 302<br />
302<br />
LETTERATURA<br />
Eugenio Corti, Shakespeare d’Italia<br />
Peter Milward (foto) è nato a Londra nel 1925; gesuita e professore emerito<br />
di Letteratura <strong>in</strong>glese presso la Sophia University di Tokyo, è stato il pioniere<br />
degli studi sul «cattolicesimo» di William Shakespeare; tra le sue opere più recenti<br />
si segnalano Shakespeare the Papist (Sapientia Press, 2005), Shakespeare’s<br />
Apocalypse (Sa<strong>in</strong>t Aust<strong>in</strong> Press, 2000) e The Catholicism of Shakespeare’s<br />
Plays (Sophia University, 1997). Pubblichiamo il suo omaggio a Eugenio<br />
Corti tenuto alla Villa Reale di Monza il 15 novembre 2010 durante il<br />
convegno <strong>in</strong>ternazionale «Cantare l’universale nel particolare – L’epica del<br />
quotidiano nell’opera di Eugenio Corti».<br />
Innanzitutto ho un’importante domanda<br />
da porre: perché sono qui?<br />
Perché io, un gesuita <strong>in</strong>glese, sono<br />
qui a Monza per una conferenza?<br />
Cos’ho da spartire con Eugenio<br />
Corti e con il suo Il cavallo<br />
rosso? E perché sono venuto non<br />
dall’Inghilterra, ma dal Giappone?<br />
Per rispondere devo partire<br />
da un nome, quello di Benedetto<br />
Riva, che ho <strong>in</strong>contrato per la prima<br />
volta non <strong>in</strong> Italia, bensì <strong>in</strong><br />
Giappone. È stato lui a <strong>in</strong>trodurmi<br />
al romanzo di suo zio. Devo<br />
confessare che non so leggere né<br />
parlare l’italiano. Sotto questo<br />
aspetto sono un <strong>in</strong>glese <strong>in</strong>sulare;<br />
tuttavia vivo da 56 anni <strong>in</strong> Giappone<br />
e so almeno leggere e parlare<br />
il giapponese. Perciò, quando<br />
si è richiamata la mia attenzione<br />
su questo romanzo di Eugenio<br />
Corti, ho dovuto leggerlo non <strong>in</strong><br />
italiano, ma nella sua traduzione<br />
<strong>in</strong>glese. Già dall’esordio mi ha affasc<strong>in</strong>ato<br />
e così ho letto tutte le<br />
sue mille pag<strong>in</strong>e con crescente<br />
piacere s<strong>in</strong>o alla f<strong>in</strong>e. L’ho trovato<br />
davvero grande. Successivamente<br />
sono venuto a conoscenza<br />
della sua traduzione giapponese<br />
curata da Kyoko Masuyama e mi<br />
è stato chiesto di dare un mano a<br />
trovare un editore giapponese.<br />
Non è stata un’impresa facile,<br />
considerando la lunghezza del libro<br />
e la mancanza di <strong>in</strong>teresse per<br />
la realtà italiana nei lettori giapponesi.<br />
Naturalmente, <strong>in</strong> Giappone<br />
tutti conoscono il Vaticano e<br />
Roma, Firenze e i grandi artisti<br />
del R<strong>in</strong>ascimento italiano. Invece,<br />
un romanzo sul ruolo svolto<br />
dall’Italia nella seconda guerra<br />
mondiale e le sue conseguenze<br />
non <strong>in</strong>teressa il giapponese medio,<br />
a meno che al romanzo non<br />
venga assegnato il premio Nobel.<br />
Il «Cavallo rosso»<br />
<strong>in</strong> Giappone<br />
Sono riuscito a trovare un buon<br />
editore cattolico di nome Seiji<br />
Kishimura, che pubblica libri con<br />
il nome di Nansosha e che ha<br />
stretti legami con la Sophia University.<br />
Invero, ha richiesto un<br />
considerevole contributo economico<br />
per la pubblicazione del<br />
primo volume, Il cavallo rosso 1<br />
(<strong>in</strong> giapponese Akai Uma), e il risultato<br />
delle vendite è stato m<strong>in</strong>imo<br />
(come aveva previsto).<br />
Ancor prima che il libro fosse f<strong>in</strong>almente<br />
pubblicato (<strong>in</strong> forma<br />
parziale) nel febbraio 2004, per<br />
la nostra rivista universitaria Sophia<br />
ho assunto l’impegno di<br />
scrivere una recensione, quale<br />
promozione previa del libro, che<br />
è stata puntualmente pubblicata<br />
nell’autunno del 2003, natural-<br />
Peter Milward<br />
mente <strong>in</strong> traduzione giapponese.<br />
Ora ho il piacere di scoprire che<br />
è stata tradotta anche <strong>in</strong> italiano<br />
ed edita proprio nel 2010 nel libro<br />
<strong>in</strong>titolato: Presenza di Eugenio<br />
Corti (Ares). Mi dispiace solo<br />
di dover dire che il mio testo<br />
orig<strong>in</strong>ale <strong>in</strong> <strong>in</strong>glese attende ancora<br />
di essere pubblicato. È a proposito<br />
di questa recensione e del<br />
romanzo che devo parlare oggi; o<br />
meglio, per quanto riguarda la recensione<br />
devo <strong>in</strong>iziare con lo<br />
scusarmi con Eugenio Corti. In<br />
essa osservo che parecchi recensori<br />
de Il cavallo rosso lo hanno<br />
paragonato a Guerra e Pace di<br />
Tolstoj e anche a quello che è stato<br />
proclamato il romanzo del secolo<br />
(da molti che non lo hanno<br />
pers<strong>in</strong>o mai letto), l’Ulisse di James<br />
Joyce, e io stesso ho aggiunto<br />
un terzo romanzo parimenti<br />
epico, Il signore degli anelli di<br />
J.R.R. Tolkien, che, nonostante<br />
tutta la sua lunghezza, ha divertito<br />
un più ampio numero di lettori<br />
rispetto a Guerra e Pace e all’Ulisse.<br />
Tuttavia, ora devo scusarmi<br />
con Eugenio Corti per aver paragonato<br />
il suo romanzo con quelli<br />
che ho appena menzionato, dal<br />
momento che il suo è completamente<br />
diverso. Quelli possono
Milward Corti.qxp 06/04/2011 10.46 Pag<strong>in</strong>a 303<br />
essere considerati romanzi epici<br />
sulla Russia o sull’Irlanda o sul<br />
passato mitico dell’uomo, mentre<br />
il suo è un romanzo unico, concernente<br />
il cristianesimo, sia pure<br />
visto, per ammissione dello stesso<br />
autore, da una prospettiva italiana<br />
o milanese. Perciò, a mio<br />
parere, l’unico paragone appropriato<br />
è quello tra Eugenio Corti<br />
e William Shakespeare.<br />
Tale paragone è proprio ciò che<br />
noi <strong>in</strong>glesi chiamiamo: «La mia<br />
tazza di tè». Siccome ho trascorso<br />
molti dei miei ultimi c<strong>in</strong>quant’anni<br />
<strong>in</strong> Giappone sulle opere di<br />
William Shakespeare, ho imparato<br />
a vedere tutto attraverso i suoi<br />
occhi e posso aggiungere che mi<br />
è stato particolarmente facile leggere<br />
Il cavallo rosso attraverso<br />
gli occhi di Shakespeare. D’altro<br />
canto, devo ammettere che non<br />
ho mai letto l’Ulisse, se non parzialmente,<br />
e da tali passi non lo<br />
qualificherei mai come un grande<br />
romanzo. Quanto a Guerra e Pace,<br />
l’ho letto una sola volta e l’ho<br />
dimenticato quasi tutto. Invece,<br />
grazie a un mio ex professore di<br />
Oxford, nei primi anni C<strong>in</strong>quanta<br />
ho letto e apprezzato Il signore<br />
degli anelli, ma non sono stato<br />
capace di discernere <strong>in</strong> esso alcun<br />
elemento shakespeariano (e<br />
di conseguenza ho capito che<br />
neanche l’autore era così <strong>in</strong>teressato<br />
a Shakespeare). Invece, riguardo<br />
a Il cavallo rosso di Eugenio<br />
Corti non sono sicuro <strong>in</strong><br />
che misura possa essere denom<strong>in</strong>ato<br />
shakespeariano o <strong>in</strong> che misura<br />
l’autore sia stato <strong>in</strong>fluenzato<br />
dalle opere di Shakespeare nella<br />
stesura del suo romanzo, ma ciò<br />
che affermo è che esso è degno di<br />
essere paragonato a tali opere<br />
nella loro totalità quale epica del<br />
cristianesimo. Allora, mi si può<br />
chiedere, che cosa <strong>in</strong>tendo come<br />
cristianesimo, al quale essi portano<br />
s<strong>in</strong>golarmente testimonianza?<br />
S<strong>in</strong> dall’esordio de Il cavallo rosso<br />
si nota la presenza di un piccolo<br />
cavallo sauro, a cui l’autore riserva<br />
una speciale e compiaciuta<br />
attenzione. Non è frequente che un<br />
autore presti una tale attenzione a<br />
un così piccolo animale, ma come<br />
lettore <strong>in</strong>glese ciò mi ha divertito.<br />
Infatti, come tutti sanno, noi <strong>in</strong>glesi<br />
siamo molto appassionati di animali:<br />
più piccoli sono e meglio è,<br />
e i cavalli <strong>in</strong> particolare, specialmente<br />
se si tratta di piccoli cavalli<br />
di colore castano, sono animali<br />
davvero affettuosi, gentili e umili.<br />
Interrompo così la mia lettura e mi<br />
soffermo ancora una volta sul titolo:<br />
«Il cavallo rosso». Non è forse<br />
questo cavallo sauro l’animale su<br />
cui l’autore scrive il proprio romanzo?<br />
Ma «castano» non è propriamente<br />
identico a «rosso».<br />
Inoltre, il cavallo rosso è equiparato<br />
al terribile cavallo rosso dell’Apocalisse,<br />
per non parlare del simbolo<br />
del moderno comunismo che<br />
ha devastato il mondo nel corso<br />
del ventesimo secolo dalla Russia<br />
alla Spagna e al Messico come all’Italia<br />
<strong>in</strong> Occidente e dopo la seconda<br />
guerra mondiale s<strong>in</strong>o alla<br />
C<strong>in</strong>a, al Vietnam, alla Cambogia e<br />
alla Corea settentrionale <strong>in</strong> Oriente.<br />
Che contrasto tra il piccolo cavallo<br />
sauro della Brianza e il terribile<br />
cavallo rosso dell’Apocalisse!<br />
Quale modo più impressionante di<br />
<strong>in</strong>iziare un romanzo epico!<br />
Colui che nom<strong>in</strong>a<br />
ogni cosa<br />
Comunque, questo contrasto è appena<br />
evidente nell’esordio e si affaccia<br />
alla riflessione solo quando,<br />
capitolo dopo capitolo, si avanza<br />
nella lettura di questo romanzo<br />
epico che scorre lentamente, ma<br />
tocca profondamente. Come diciamo<br />
noi <strong>in</strong>glesi, «le acque chete <strong>in</strong><br />
superficie scorrono <strong>in</strong> profondità»<br />
e le acque di questo romanzo sono<br />
sia chete sia profonde: chete nel<br />
senso che si muovono lentamente,<br />
ma senza posa dalla pace della<br />
Brianza, di Milano e di Rim<strong>in</strong>i<br />
verso la guerra. Lungo il percorso<br />
l’autore osserva così tante piccole<br />
cose, fiori e alberi che sa nom<strong>in</strong>are<br />
<strong>in</strong> modo così preciso e amorevole<br />
da poter rilevare, con il poeta<br />
<strong>in</strong>glese Oliver Goldsmith, che<br />
«queste piccole cose significano<br />
molto per un piccolo uomo». Questa<br />
è, paradossalmente, la qualità<br />
ideale di un vero cristiano, sicché<br />
si potrebbe parlare di romanzo <strong>in</strong>carnazionista.<br />
Infatti, tutta l’essenza<br />
dell’<strong>in</strong>carnazione consiste nel<br />
fatto che il Verbo di Dio divenne<br />
un bimbo, nato dalla Verg<strong>in</strong>e Maria<br />
nella stalla di Betlemme.<br />
Questa è anche una delle molteplici<br />
qualità de Il cavallo rosso<br />
che mi fanno pensare alle opere<br />
di Shakespeare. Ecco le parole<br />
che egli mette <strong>in</strong> bocca a frate<br />
Lorenzo <strong>in</strong> Romeo e Giulietta (a<br />
Verona): «Oh, grande è la virtù<br />
che risiede / nell’erbe, nelle piante,<br />
nelle pietre e nelle loro facoltà<br />
più segrete: / poiché non v’è<br />
nulla su questa terra che sia tanto<br />
vile / da non restituire alla terra<br />
un qualche suo beneficio» 2 . In<br />
qualità di erborista del proprio<br />
monastero frate Lorenzo apprezza<br />
così profondamente tutto ciò<br />
che proviene dal grembo della<br />
madre Terra e lo stesso impara ad<br />
apprezzare l’esule duca di Come<br />
vi piace, allorché tra «i vantaggi<br />
cui si può piegare l’avversità»<br />
scopre «l<strong>in</strong>gue negli alberi, libri<br />
da leggere nella corrente de’ ruscelli,<br />
e sermoni da ascoltare nelle<br />
pietre e, <strong>in</strong>somma, qualcosa di<br />
buono <strong>in</strong> ogni cosa» 3 . Poi vi è il<br />
poeta regale del Riccardo <strong>II</strong> che,<br />
a causa della sua totale follia di<br />
re, al ritorno al sicuro da una futile<br />
spedizione <strong>in</strong> Irlanda apprezza<br />
la terra del suo regno. Là si <strong>in</strong>g<strong>in</strong>occhia<br />
e solleva la terra tra le<br />
sue mani, <strong>in</strong>dirizzandole appassionatamente<br />
le seguenti parole:<br />
«Così come una madre che sia<br />
stata a lungo separata dal suo figliuolo<br />
/ si compiace di trastullarsi<br />
con le lagrime e con le risa<br />
al momento dell’<strong>in</strong>contro: / così,<br />
piangendo e ridendo, io ti saluto,<br />
o mia terra!» 4 . È proprio questo<br />
che spesso provo quando ritorno<br />
nella mia cara Inghilterra, che è<br />
la mia terra natia, anche se ho trascorso<br />
gli ultimi 56 anni esiliato<br />
<strong>in</strong> Giappone! Non che io abbia<br />
trovato alcun passo parallelo ne<br />
Il cavallo rosso, ma tale è, palesemente,<br />
il sentimento dell’auto-<br />
303
Milward Corti.qxp 06/04/2011 10.46 Pag<strong>in</strong>a 304<br />
304<br />
re non dico per l’Italia, ma per la<br />
Brianza e forse per Milano e anche<br />
per la Lombardia.<br />
Lo sguardo<br />
universale<br />
Tuttavia, non si tratta solo di un<br />
sentimento personale e locale, limitato<br />
ad alcuni <strong>in</strong>dividui eccentrici<br />
– o «idioti», come sono letterariamente<br />
designati dai greci –<br />
per tutto il tempo <strong>in</strong> cui rimangono<br />
<strong>in</strong> un particolare luogo.<br />
Invece, esso, nello sviluppo del romanzo,<br />
naturalmente si estende all’esterno,<br />
dalla patria al mondo,<br />
dall’Italia alla Russia, da questa<br />
Terra al più ampio universo visto<br />
dalla campagna russa con gli occhi<br />
di Michele. È visto da lui nei term<strong>in</strong>i<br />
della «profonda <strong>in</strong>f<strong>in</strong>ità del<br />
cielo», <strong>in</strong> cui «le stelle risplendevano<br />
lum<strong>in</strong>ose e c’era un senso di purezza<br />
nell’aria che respiravano» e<br />
che suscita l’esclamazione di meraviglia:<br />
«Quanto è bella la creazione<br />
di Dio! Assolutamente bella!».<br />
E quanto è anche shakespeariano<br />
questo sentimento! Quanto<br />
anch’egli ama ciò che non può fare<br />
a meno di chiamare ripetutamente<br />
«questa Inghilterra» e «questa<br />
patria di tanto nobili spiriti,<br />
questo suolo diletto» 5 . Tuttavia,<br />
nel contempo egli volge lo sguardo<br />
verso l’alto e verso l’esterno, all’«ampio<br />
vascello dell’universo».<br />
Davvero dedica un <strong>in</strong>tero discorso,<br />
modellato apparentemente<br />
sulla lettera di san Clemente di<br />
Roma ai Cor<strong>in</strong>zi, ai «cieli stessi,<br />
ai pianeti e a questo centro», la<br />
Terra, che tutti «osservano il proprio<br />
rango, priorità, luogo, collocazione,<br />
corso, proporzione, stagione<br />
e forma, <strong>in</strong> tutti gli ord<strong>in</strong>amenti».<br />
Ovunque nel creato egli<br />
ascolta la melodia impercettibile<br />
delle sfere, come nell’ideale conclusione<br />
de Il mercante di Venezia.<br />
Ivi fa sedere gli amanti ideali<br />
Lorenzo e Jessica e nelle loro<br />
orecchie fa <strong>in</strong>s<strong>in</strong>uare i suoni della<br />
musica. «Questa soave calma e<br />
la notte», soggiunge Lorenzo,<br />
«ben s’addicono agli accenti del-<br />
la più squisita armonia» 6 . E nondimeno<br />
essi si stanno parlando <strong>in</strong><br />
esilio da Venezia.<br />
Naturalmente, gli amanti si <strong>in</strong>contrano<br />
ovunque nelle opere di Shakespeare,<br />
specialmente per il modo<br />
<strong>in</strong> cui l’esperienza dell’amore<br />
conferisce una nuova vista ai loro<br />
occhi. Tale è, soprattutto, l’esperienza<br />
di Sebastian ne La dodicesima<br />
notte, allorché si ritrova a essere<br />
<strong>in</strong>aspettatamente l’oggetto di<br />
amore della bella lady Olivia (che<br />
lo ha scambiato per sua sorella gemella<br />
Viola, travestita da uomo).<br />
Come tutto <strong>in</strong> Shakespeare, la situazione<br />
è complicata, ma il suo<br />
stupore d’amore è così semplice e<br />
così affasc<strong>in</strong>ante. «Ecco l’aria, ecco<br />
lo splendido sole!» 7 . Non può<br />
credere né a sé né alle cose <strong>in</strong>torno<br />
a lui, lasciato solo di fronte al fatto<br />
che questa bella lady è <strong>in</strong>namorata<br />
di lui. Poi essi si recano <strong>in</strong><br />
chiesa per la cerimonia nuziale,<br />
che è ufficializzata <strong>in</strong> seguito da<br />
un prete. Identico è il sentimento<br />
di Antifolo di Siracusa ne La commedia<br />
degli errori quando si ritrova<br />
<strong>in</strong>namorato di un’altra lady, Luciana.<br />
Shakespeare sembra amare<br />
il collegare i mutamenti dell’amore<br />
dell’uomo alla bellezza della<br />
donna, come nell’esperienza orig<strong>in</strong>aria<br />
di Adamo ed Eva proseguita<br />
attraverso i secoli. È questa stessa<br />
situazione che trovo ne Il cavallo<br />
rosso, allorché Michele cita Dante:<br />
«Signore, hai creato questo<br />
amore lontano per me» e a stento<br />
può credere alla buona sorte che<br />
gli capita di <strong>in</strong>contrare, amare ed<br />
essere amato da colei che è divenuta<br />
la sua compagna di vita rendendolo,<br />
come egli stesso dice,<br />
«<strong>in</strong>comparabilmente l’uomo più<br />
felice del mondo».<br />
Un’epica<br />
cristiana<br />
Ora, però, devo porre la seguente<br />
domanda: che cos’ha a che fare<br />
tutto questo con l’ideale cristiano?<br />
Ne Il cavallo rosso tale ideale è<br />
chiaro e non celato s<strong>in</strong> dall’esordio.<br />
I personaggi, che sono <strong>in</strong>tro-<br />
dotti <strong>in</strong> modo vario e pers<strong>in</strong>o<br />
sconcertante nel susseguirsi delle<br />
pag<strong>in</strong>e del romanzo, sono tutti più<br />
o meno pii cristiani e non fanno<br />
mistero di ciò. Per loro essere cristiani<br />
è la cosa più naturale del<br />
mondo, al punto che non ritengono<br />
necessario contraddist<strong>in</strong>guersi<br />
come «cattolici» e tanto meno come<br />
«cattolici romani», poiché lo<br />
sono da tempo immemorabile.<br />
Solo con la venuta dei rappresentanti<br />
comunisti del cavallo rosso<br />
dell’Apocalisse, espressamente<br />
anti-cattolici, essi sono pervenuti<br />
ad apprezzare la propria eredità<br />
cristiana. Così l’eroe, si tratti di<br />
Ambrogio, di Manno o di Michele,<br />
prende coscienza del fatto che<br />
nei disegni della div<strong>in</strong>a Provvidenza<br />
è stato scelto quale campione<br />
per la propria gente della restaurazione<br />
«della loro autentica<br />
civiltà, che era cristiana» e della<br />
r<strong>in</strong>ascita di «duemila anni di fede<br />
cristiana», che <strong>in</strong>clude ciò che egli<br />
osa chiamare – a dispetto della<br />
svalutazione post-conciliare del<br />
«trionfalismo» – «quel meraviglioso<br />
Medioevo». È ciò che Shakespeare<br />
esprime <strong>in</strong> term<strong>in</strong>i più<br />
generali, mettendolo <strong>in</strong> bocca all’altro<br />
frate di Molto strepito per<br />
nulla: «Poiché sempre accade che<br />
mai non s’apprezzi al suo giusto<br />
valore quel che si possegga / e si<br />
goda; ma basta che sia perduto e<br />
che noi se ne resti privi, / e subito<br />
allora se ne esagera il pregio, e vi<br />
r<strong>in</strong>veniamo / tutte quelle virtù che<br />
il suo possesso non sapeva rivelarci<br />
/ f<strong>in</strong>ché quel bene era ancor<br />
nostro» 8 .<br />
Per Eugenio Corti, tuttavia, anche<br />
nella moderna Italia post-bellica,<br />
nonostante la diffusione del comunismo,<br />
del consumismo, del materialismo,<br />
del secolarismo, dell’ateismo<br />
e non so di quanti altri -<br />
ismi, poche possono essere le<br />
obiezioni al suo sostegno all’antico<br />
ideale cristiano, tantomeno durante<br />
il regno di un romano Pontefice<br />
così em<strong>in</strong>ente come papa <strong>Giovanni</strong><br />
<strong>Paolo</strong> <strong>II</strong>, quando il suo romanzo<br />
è stato pubblicato <strong>in</strong> così<br />
numerose edizioni italiane e <strong>in</strong> altrettante<br />
traduzioni <strong>in</strong> l<strong>in</strong>gue stra-
Milward Corti.qxp 06/04/2011 10.46 Pag<strong>in</strong>a 305<br />
niere, <strong>in</strong>cluso pers<strong>in</strong>o il giapponese.<br />
Anche di fronte a così tanti cattolici<br />
liberali che <strong>in</strong> Occidente deplorano<br />
la m<strong>in</strong>ima traccia di<br />
«trionfalismo» e gli stanno addosso<br />
per la sua non celata difesa di<br />
«quel meraviglioso Medioevo»<br />
egli sa rimanere sulle proprie posizioni<br />
senza mostrare di essere perseguitato,<br />
se non <strong>in</strong>arcando le sue<br />
sopracciglia. Invece, per William<br />
Shakespeare, che vive e scrive nel<br />
mezzo della persecuzione elisabettiana,<br />
la situazione era diversa.<br />
Ovunque si muovesse, dalle Midlands<br />
e forse verso Lancashire e<br />
poi s<strong>in</strong>o a Londra, era circondato<br />
da persecutori, spie, servizi segreti<br />
e da coloro che egli sfida <strong>in</strong> uno<br />
dei suoi sonetti def<strong>in</strong>endoli «delatori<br />
corrotti».<br />
Scrittore<br />
<strong>in</strong> <strong>in</strong>cognito<br />
Qualunque cosa egli scriva per il<br />
suo pubblico, sia a Londra sia nella<br />
campagna <strong>in</strong>glese, deve essere<br />
attento ad andare, come con le correnti<br />
del mare, s<strong>in</strong>o a un certo punto,<br />
ma non oltre. Non può fare a<br />
meno di ricordare con nostalgia i<br />
buoni giorni antichi del Medioevo<br />
cattolico, quando l’Inghilterra era<br />
parte <strong>in</strong>tegrante del cristianesimo,<br />
ma deve celare tale nostalgia <strong>in</strong><br />
opere come Riccardo <strong>II</strong> e Come vi<br />
piace, <strong>in</strong> cui il regno del primo è<br />
collocato nell’Inghilterra medievale<br />
e il circondario del duca esiliato<br />
è la foresta di Arden, si tratti<br />
delle Ardenne cont<strong>in</strong>entali o della<br />
propria Warwickshire Arden. Comunque,<br />
la gente poteva leggere<br />
tra le righe ed è noto che pers<strong>in</strong>o la<br />
reg<strong>in</strong>a Elisabetta si è riconosciuta<br />
<strong>in</strong> Riccardo: «Io sono Riccardo,<br />
non lo sai?», esclamò con rabbia.<br />
Tra gli <strong>in</strong>numerevoli esempi che<br />
potrei scegliere, lasciatemi riandare<br />
al discorso di <strong>Giovanni</strong> di<br />
Gaunt nel Riccardo <strong>II</strong>, <strong>in</strong> cui cont<strong>in</strong>ua<br />
a ripetere: «Questa Inghilterra»<br />
con un fervore manifestamente<br />
patriottico. Ama il proprio Paese,<br />
ma non approva i suoi governanti<br />
(<strong>in</strong>clusa la reg<strong>in</strong>a Elisabetta),<br />
come vediamo passando da un encomio<br />
di più di venti righe ai tre<br />
successivi verbi di biasimo. Shakespeare<br />
non è un patriota liberale<br />
o sciov<strong>in</strong>ista come l’attore Sir<br />
Laurence Olivier! Inoltre, un<br />
aspetto che va particolarmente notato<br />
<strong>in</strong> questo discorso è il modo <strong>in</strong><br />
cui egli ricorda i grandi re plantageneti<br />
quali Riccardo I ed Edoardo<br />
I, che furono «conosciuti ovunque<br />
per le loro gesta, / per i servizi resi<br />
alla fede cristiana, e la loro cavalleresca<br />
lealtà, / f<strong>in</strong>o nel luogo<br />
dov’è il Santo Sepolcro / del riscatto<br />
del mondo, del figlio di Maria<br />
benedetta, nella pervicace Giudea»<br />
9 . Il risultato della cosiddetta<br />
«riforma» sotto il regno di Enrico<br />
V<strong>II</strong>I ed Elisabetta I è stato di separare<br />
l’Inghilterra dalla sua collocazione<br />
cristiana producendo un<br />
nuovo isolazionismo fra<strong>in</strong>teso come<br />
patriottismo, tale da condurre a<br />
un regno di terrore esattamente<br />
analogo a quello che si è sviluppato<br />
<strong>in</strong> Francia <strong>in</strong> conseguenza della<br />
Rivoluzione francese. Tale è il<br />
sentimento che il drammaturgo<br />
variamente mette <strong>in</strong> bocca a Lady<br />
Constance nel Re <strong>Giovanni</strong>, allorché<br />
contro l’opportunismo di questo<br />
mondo, ossia di fronte all’abbandono<br />
di suo figlio Arturo da<br />
parte del re, esclama: «Oh, se la<br />
mia l<strong>in</strong>gua si trovasse nella bocca<br />
del tuono! / Allora sì che scuoterei<br />
il mondo con furiosa passione!» 10<br />
– dove nel suo «scuoterei» (shake)<br />
con un gioco di parole non è <strong>in</strong>verosimile<br />
percepire un’eco del nome<br />
Shakespeare. Anche nell’<strong>in</strong>sufficienza<br />
della sua «l<strong>in</strong>gua» possiamo<br />
riconoscere un’anticipazione<br />
del lamento del soliloquio di<br />
Amleto: «Ma pure, schiàntati, o<br />
cuore, ch’io debbo tenere a freno<br />
la l<strong>in</strong>gua!» 11 .<br />
E ora, dopo aver parlato così a lungo<br />
senza avere esaurito quanto è<br />
possibile dire su questo argomento,<br />
devo seguire l’esempio di Amleto<br />
e tenere a freno la l<strong>in</strong>gua. Potrebbe<br />
sembrare che nel corso della<br />
sua opera egli non faccia altro<br />
che questo, ma non è tanto Amleto,<br />
il quale non è che uno dei suoi<br />
molti personaggi, quanto Shake-<br />
speare a dover tenere a freno la<br />
l<strong>in</strong>gua <strong>in</strong> considerazione dei numerosi<br />
possibili o probabili «delatori<br />
corrotti» presenti nel suo pubblico.<br />
Comunque, <strong>in</strong> tutti i miei<br />
numerosi e vari scritti su questo tema,<br />
culm<strong>in</strong>anti <strong>in</strong> un recente libro<br />
<strong>in</strong>titolato Shakespeare the Papist,<br />
vedo il grande drammaturgo seguire<br />
le orme di due grandi santi e<br />
martiri, san Tommaso Moro e sant’Edmondo<br />
Campion, quale terzo<br />
grande campione e testimone del<br />
cattolicesimo nella travagliata età<br />
dei Tudor. È da questa prospettiva<br />
che io annovero volentieri il grande<br />
romanzo epico Il cavallo rosso<br />
e il romanziere Eugenio Corti come<br />
un altro campione e testimone<br />
del medesimo ideale cristiano.<br />
Peter Milward<br />
Traduzione di Matteo Andolfo<br />
1 Ndt: il romanzo Il cavallo rosso consta<br />
di tre volumi, il primo dei quali si <strong>in</strong>titola<br />
anch’esso Il cavallo rosso, mentre gli<br />
altri due rispettivamente: Il cavallo livido<br />
e L’albero della vita. I tre titoli sono tratti<br />
dall’Apocalisse.<br />
2 William Shakespeare, Tutte le opere.<br />
Romeo e Giulietta, <strong>in</strong>troduzione, traduzione<br />
e note di G. Bald<strong>in</strong>i, Fabbri Editori,<br />
Milano 2003, p. 121.<br />
3 William Shakespeare, Tutte le opere.<br />
Come vi piace, <strong>in</strong>troduzione, traduzione<br />
e note di G. Bald<strong>in</strong>i, Fabbri Editori, Milano<br />
2003, p. 67.<br />
4 William Shakespeare, Tutte le opere.<br />
Riccardo <strong>II</strong>, <strong>in</strong>troduzione, traduzione e<br />
note di G. Bald<strong>in</strong>i, Fabbri Editori, Milano<br />
2003, p. 131.<br />
5 William Shakespeare, Tutte le opere.<br />
Riccardo <strong>II</strong>, cit., p. 81.<br />
6 William Shakespeare, Tutte le opere. Il<br />
mercante di Venezia, <strong>in</strong>troduzione, traduzione<br />
e note di G. Bald<strong>in</strong>i, Fabbri Editori,<br />
Milano 2003, p. 187.<br />
7 William Shakespeare, Tutte le opere. La<br />
dodicesima notte, <strong>in</strong>troduzione, traduzione<br />
e note di G. Bald<strong>in</strong>i, Fabbri Editori,<br />
Milano 2003, p. 173.<br />
8 William Shakespeare, Tutte le opere.<br />
Molto strepito per nulla, <strong>in</strong>troduzione,<br />
traduzione e note di G. Bald<strong>in</strong>i, Fabbri<br />
Editori, Milano 2003, p. 155.<br />
9 William Shakespeare, Tutte le opere.<br />
Riccardo <strong>II</strong>, cit., p. 81.<br />
10 William Shakespeare, Tutte le opere.<br />
Re <strong>Giovanni</strong>, <strong>in</strong>troduzione, traduzione e<br />
note di G. Bald<strong>in</strong>i, Fabbri Editori, Milano<br />
2003, p. 101.<br />
11 William Shakespeare, Tutte le opere. Amleto,<br />
<strong>in</strong>troduzione, traduzione e note di G.<br />
Bald<strong>in</strong>i, Fabbri Editori, Milano 2003, p. 59.<br />
305
Mathieu Nobel Edwards.qxp 06/04/2011 10.48 Pag<strong>in</strong>a 306<br />
306<br />
BIOETICA<br />
Nobel senza «positive ricadute»<br />
Il nome dei premiati con il Nobel<br />
ormai non colpisce più, anche se<br />
desta a volte meraviglia che sia<br />
<strong>in</strong>signito del premio per la pace<br />
qualche terrorista messosi da poco<br />
tempo a riposo. Meriterebbe<br />
piuttosto un aggiornamento l’elenco<br />
di coloro che non hanno ricevuto<br />
il premio Nobel, a com<strong>in</strong>ciare<br />
dal Mendeleiev, che scoprì<br />
la tavola periodica degli elementi,<br />
e dallo scrittore argent<strong>in</strong>o J. L.<br />
Borges per f<strong>in</strong>ire (perché no?)<br />
con il nostro Nicola Cabibbo.<br />
Qui, però, voglio attirare l’attenzione<br />
su Robert Edwards, premiato<br />
nel 2010 per la Medic<strong>in</strong>a, e<br />
di cui ci parla su Care (acronimo<br />
di Costi dell’assistenza e risorse<br />
economiche) del novembre-dicembre<br />
2010 Ettore Cittad<strong>in</strong>i,<br />
presidente della Fondazione per<br />
gli studi sulla riproduzione umana,<br />
di Palermo.<br />
Louis Pasteur diceva che per lo<br />
scienziato «il calice della felicità<br />
è colmo solo se le sue ricerche<br />
hanno ricadute pratiche positive»;<br />
e questa filosofia fu fatta<br />
propria dal Nobel, che perciò non<br />
premia, per esempio, ricerche di<br />
fisica teorica, ma solo di fisica<br />
sperimentale.<br />
Ora, la ricaduta pratica delle ricerche<br />
dell’Edwards – partito dall’ipotesi<br />
del genetista <strong>in</strong>glese John<br />
Burdon Haldane, secondo cui<br />
(1926) «nell’arco di una vent<strong>in</strong>a<br />
d’anni sarebbe stato possibile creare<br />
<strong>in</strong>dividui al di fuori del corpo<br />
umano» – consiste nell’aver realizzato<br />
quello che allora era solo un<br />
auspicio. Il primo successo arrivò<br />
nel 1978, quando nacque la prima<br />
donna concepita <strong>in</strong> provetta (Louise<br />
Brown). Poi vi fu per un po’ un<br />
rallentamento, ma nel maggio<br />
1987 nacque a Palermo il primo<br />
bamb<strong>in</strong>o da embrione congelato.<br />
Tutto questo si svolge sotto la sigla<br />
pma, che significa «procreazione<br />
medica assistita» («assistita dal<br />
medico»). Che il medico coadiuvi<br />
nel parto la levatrice è cosa vecchia<br />
quanto il mondo. A mio parere,<br />
però, è abusivo parlare di assistenza<br />
quando si tratta di fecondazione<br />
<strong>in</strong> vitro, «con o senza <strong>in</strong>sem<strong>in</strong>azione<br />
<strong>in</strong>tracitoplasmatica con<br />
prelievo microchirurgico degli<br />
spermatozoi»; anche se – dice Cittad<strong>in</strong>i<br />
– tale assistenza «potrebbe<br />
def<strong>in</strong>irsi un gioco di squadra nel<br />
quale le competenze del medico e<br />
della sua équipe si saldano all’assenso<br />
consapevole della coppia».<br />
Si tratta di un’<strong>in</strong>terpretazione<br />
molto estensiva del giuramento di<br />
Ippocrate.<br />
L’impotenza<br />
secondo Cittad<strong>in</strong>i<br />
Naturalmente <strong>in</strong> Italia, secondo<br />
Cittad<strong>in</strong>i, la Santa Sede ostacola<br />
il libero sviluppo della ricerca<br />
scientifica: «Nel 2004 la legge<br />
40, con i suoi tanti “lacci e laccetti”<br />
riporta <strong>in</strong>dietro di vent’anni le<br />
lancette dell’orologio della ricerca<br />
e un confuso referendum stabilizza<br />
questo arretramento». Ettore<br />
Cittad<strong>in</strong>i fa tuttavia una concessione:<br />
«Una specialità che lavora<br />
prevalentemente sul fallimento<br />
(70-75% dei casi) deve desistere<br />
da qualsiasi forma di onnipotenza<br />
div<strong>in</strong>a». Cittad<strong>in</strong>i (par di capire)<br />
r<strong>in</strong>uncia a equipararsi a Dio, che<br />
non lavora prevalentemente sul<br />
fallimento, perché «il co<strong>in</strong>volgimento<br />
corporeo e psichico delle<br />
fasi della riproduzione assistita ha<br />
Il Nobel<br />
Robert Edwards<br />
una portata tale da rendere il fallimento<br />
un epilogo drammatico».<br />
Stando così le cose mi domando<br />
se tanto dispendio di energie <strong>in</strong>tellettuali<br />
abbia davvero la «ricaduta<br />
pratica positiva» auspicata<br />
da Pasteur.<br />
Anche la mancata gravidanza ha<br />
effetti psicologici nefasti. Presso<br />
gli ebrei era segno di una condanna<br />
div<strong>in</strong>a, non essendo <strong>in</strong> uso a<br />
quel tempo spermatozoi congelati<br />
di padri defunti o donatori «eterologhi»<br />
per porre <strong>in</strong> atto l’adulterio<br />
di Stato. Oggi le conseguenze possono<br />
ancora essere drammatiche<br />
(per es.: un transfert dal desiderio<br />
di prole a un’esibizione smodata<br />
di eleganza nel vestire); ma sono<br />
rimediabili con un’assistenza psicologica<br />
non più difficile di quella<br />
da seguire per chi si sottopone ai<br />
virtuosismi della pma.<br />
Vittorio Mathieu
mereghetti beatrice.qxp 06/04/2011 10.50 Pag<strong>in</strong>a 307<br />
INVITO ALLA LETTURA<br />
Dante & Beatrice, progetto d’amore<br />
Una delle pag<strong>in</strong>e più belle della<br />
letteratura italiana è un sonetto<br />
<strong>in</strong>castonato nel XXXI canto del<br />
Paradiso. Dante ha ormai raggiunto<br />
la sua meta e alla visione<br />
f<strong>in</strong>ale manca soltanto l’ultimo<br />
passo. Sua guida sarà san Bernardo<br />
di Chiaravalle, terzo dopo<br />
Beatrice e Virgilio. Prima di affidarsi<br />
all’autore di una delle più<br />
belle preghiere della cristianità,<br />
la Salve Reg<strong>in</strong>a, Dante rivolge a<br />
Beatrice il suo saluto: dodici versi,<br />
i più straord<strong>in</strong>ari che mai siano<br />
stati dedicati da un uomo a<br />
una donna.<br />
«O donna <strong>in</strong> cui la mia speranza vige,<br />
«e che soffristi per la mia salute<br />
«<strong>in</strong> <strong>in</strong>ferno lasciar le tue vestige,<br />
«di tante cose quant’i’ ho vedute,<br />
«dal tuo podere e da la tua bontate<br />
«riconosco la grazia e la virtute.<br />
«Tu m’hai di servo tratto a libertate<br />
«per tutte quelle vie, per tutt’i modi<br />
«che di ciò fare avei la potestate.<br />
«La tua magnificenza <strong>in</strong> me custodi,<br />
«sì che l’anima mia, che fatt’hai sana,<br />
«piacente a te dal corpo si disnodi»<br />
(Paradiso, XXXI, 79-90).<br />
Meravigliosi. A leggerli bene,<br />
quasi un atto di blasfemia: siamo<br />
<strong>in</strong> Paradiso, a Dante per volontà<br />
div<strong>in</strong>a è stato concesso quello che<br />
a nessun altro uomo è mai stato<br />
concesso, salvo naturalmente san<br />
<strong>Paolo</strong> ed Enea, ma – come ci spiega<br />
Dante stesso – per motivi ben<br />
più nobili e alti. Dunque ci aspetteremmo<br />
che Dante si rivolgesse<br />
a Dio, non già a Beatrice, r<strong>in</strong>graziandolo<br />
e lodandolo per avergli<br />
consentito tanto: che si ricordasse<br />
che Dio ha lasciato che il proprio<br />
Figlio, soffrendo e morendo sulla<br />
croce per lui come per tutti gli uo-<br />
John William Watherhouse, Dante e Beatrice, 1915.<br />
m<strong>in</strong>i, ottenesse per l’umanità il<br />
perdono e restituisse a tutti noi la<br />
speranza della salvezza.<br />
E <strong>in</strong>vece no. Dante, accortosi che<br />
Beatrice non è più accanto a lui,<br />
nel salutarla a lei si rivolge per<br />
r<strong>in</strong>graziarla, assegnandole attributi<br />
e meriti che <strong>in</strong> realtà dovrebbero<br />
appartenere solo a Dio.<br />
Dunque Dante dice: donna <strong>in</strong> cui<br />
la mia speranza trova vigore e<br />
forza, si fonda e vive, e che hai<br />
sopportato di lasciare le tue impronte<br />
nell’<strong>in</strong>ferno aff<strong>in</strong>ché io<br />
potessi salvarmi... e così via. E<br />
davvero Beatrice è scesa per<br />
Dante all’<strong>in</strong>ferno, così come fece<br />
Cristo dopo la morte <strong>in</strong> croce, ma<br />
qui è come se Dante dicesse: a<br />
chi devo io la mia salvezza? A<br />
Beatrice.<br />
Insomma, la donna – ed è una<br />
meravigliosa dichiarazione d’amore,<br />
oltre che uno straord<strong>in</strong>ario<br />
progetto di vita – è capace anche<br />
di scendere all’<strong>in</strong>ferno per l’uomo<br />
che l’ama (l’amico «non de la<br />
ventura»), e di farlo senza confondersi<br />
con esso, e non per consolarlo,<br />
ma per trarlo fuori da lì e<br />
dargli la possibilità di conquistare<br />
la vera libertà, che è «resa alla<br />
libertà di Dio». In def<strong>in</strong>itiva la<br />
Commedia si riduce proprio a<br />
questo: la storia di un uomo, che<br />
tutti ci rappresenta, che nel pieno<br />
della propria vigoria fisica e<br />
mentale («nel mezzo del camm<strong>in</strong><br />
di nostra vita») f<strong>in</strong>isce all’<strong>in</strong>ferno<br />
senza sapere come; e della donna<br />
che per amore da lì lo porta via.<br />
Insomma, <strong>in</strong> questo, che è il congedo<br />
da Beatrice, Dante le assegna<br />
il merito di averlo salvato, e<br />
non già <strong>in</strong> senso figurale, ma con<br />
un significato che è, prima ancora<br />
che letterale, storico: <strong>in</strong> questo<br />
appunto Dante sfiora la blasfemia,<br />
nell’affermare <strong>in</strong> pieno<br />
Paradiso che deve la sua salvezza<br />
non a Dio, ma a Beatrice. Non<br />
solo: è a Beatrice, e non a Dio, al<br />
suo potere e al suo coraggio che<br />
Dante assegna il merito di aver<br />
307
mereghetti beatrice.qxp 06/04/2011 10.50 Pag<strong>in</strong>a 308<br />
308<br />
potuto vedere quello che ha visto;<br />
ed è a Beatrice che chiede di<br />
custodire <strong>in</strong>tatti dentro di lui i<br />
frutti ottenuti grazie a lei, aff<strong>in</strong>ché<br />
la sua anima, che Beatrice ha<br />
fatto pura («sana»), possa nel<br />
giorno estremo della morte giungere<br />
<strong>in</strong> Paradiso, bella come piace,<br />
non già a Dio, ma a lei.<br />
Anzi, «piacente a te». Per la prima<br />
e unica volta nella Commedia,<br />
<strong>in</strong> questi versi Dante si rivolge<br />
a Beatrice dandole del tu, rivelando<br />
<strong>in</strong> tutta la sua evidenza<br />
la piena <strong>in</strong>timità <strong>in</strong> Dio nella quale<br />
essi ormai si trovano, <strong>in</strong>timità<br />
profonda come c’è solo nella preghiera;<br />
e come c’è nell’amore coniugale<br />
quando gli sposi sono capaci<br />
di fare del loro stesso amore<br />
una preghiera: «Così orai», postilla<br />
<strong>in</strong>fatti il poeta una volta<br />
concluso il congedo.<br />
E a quel punto Beatrice risponde<br />
con un sorriso: «Come parea, sorrise<br />
e riguardommi; poi si tornò a<br />
l’etterna fontana», poi – certa che<br />
ormai Dante è pronto per l’ultima<br />
rivelazione – lei per prima torna a<br />
rivolgersi alla fons vitae, a Dio.<br />
Un compito<br />
per ogni donna<br />
Perfetto compimento dell’amore<br />
che li ha condotti f<strong>in</strong>o all’Empireo,<br />
questa pienezza f<strong>in</strong>almente<br />
raggiunta si apre alla condivisione<br />
di tutto il Paradiso, non svanendo<br />
nell’egoismo di un rapporto<br />
che si chiude agli altri, ma divenendo<br />
felicità vera, fatta di<br />
grazia, di appagamento del desiderio<br />
di bene e di reale, totale e<br />
def<strong>in</strong>itiva accettazione della volontà<br />
di Dio (quasi ad anticipare<br />
la chiusa del Paradiso quando<br />
Dante, congedandosi dal lettore,<br />
a lui così descrive l’ultima visione:<br />
«Ma già volgeva il mio disio<br />
e il velle, sì come ruota ch’igualmente<br />
è mossa, l’amor che move<br />
il sole e l’altre stelle»).<br />
Beatrice ha portato a term<strong>in</strong>e il<br />
suo compito, quel compito che,<br />
sembra suggerirci Dante, Dio affida<br />
a ogni donna verso l’uomo<br />
che ama (e di riflesso anche a<br />
ogni uomo verso la donna che<br />
ama): condurre chi si ama a Dio,<br />
accettandolo per quello che è,<br />
conducendolo lungo qualsiasi<br />
strada, <strong>in</strong> tutti i modi possibili,<br />
fuori della schiavitù verso la libertà.<br />
Perf<strong>in</strong>o con un certo grado<br />
di disprezzo per le regole (le impronte<br />
di Beatrice che rimangono<br />
nell’<strong>in</strong>ferno). «Tu m’hai di servo<br />
tratto a libertade»: summa dell’amore<br />
coniugale. Che cosa si può<br />
dire di più alto alla donna che si<br />
ama? Che cosa di più bello può<br />
dire un uomo <strong>in</strong>namorato? Ecco<br />
perché prima che un progetto per<br />
la donna questo sonetto, queste<br />
parole <strong>in</strong>dicano all’uomo, a ogni<br />
uomo, che l’amore vero, la felicità<br />
vera, consiste nel riconoscere<br />
attraverso gli occhi di chi ci ama<br />
l’amore di Dio.<br />
Speranza, virtù, libertà, coraggio,<br />
<strong>in</strong>traprendenza, fede: una vita<br />
vissuta all’<strong>in</strong>segna di questi ideali<br />
– afferma Dante – è una vita<br />
piena, ricca e felice, davvero spesa<br />
bene, per ogni donna e per<br />
ogni uomo. È amore vero.<br />
Quando <strong>in</strong>vece l’amore si confonde<br />
con la passione travolgente del<br />
desiderio, esso trasc<strong>in</strong>a f<strong>in</strong>o alla<br />
disperazione, alla paura, alla desolazione,<br />
come accade ad Anna<br />
Karen<strong>in</strong>a che, divisa tra passione,<br />
amore per il figlio e v<strong>in</strong>colo coniugale,<br />
decide di farla f<strong>in</strong>ita.<br />
«Voleva cadere sotto al primo carrozzone<br />
che capitò col punto di<br />
mezzo alla sua altezza, ma, volendo<br />
togliersi dal braccio il sacchetto<br />
rosso, perse tempo ed era già tardi:<br />
il carrozzone era passato. Dovette<br />
aspettare un altro carrozzone. La<br />
prese quella stessa sensazione che<br />
provava quando, nel fare il bagno,<br />
stava per gettarsi <strong>in</strong> acqua, e si fece<br />
macch<strong>in</strong>almente il segno di croce.<br />
Quel gesto abituale le suscitò<br />
una folla di ricordi dell’<strong>in</strong>fanzia e<br />
dell’adolescenza, e a un tratto<br />
quelle tenebre che la coprivano tutta<br />
si lacerarono, e <strong>in</strong> un lampo la<br />
vita le apparve con lo splendore di<br />
tutte le sue gioie passate. Ma non<br />
perdeva d’occhio le ruote del se-<br />
condo carrozzone che si avvic<strong>in</strong>ava.<br />
E proprio nell’istante <strong>in</strong> cui il<br />
tratto di mezzo fra le ruote fu alla<br />
sua altezza, gettò via il sacchetto<br />
rosso e, affondando la testa fra le<br />
spalle, si precipitò sotto al vagone,<br />
appoggiandosi sulle mani, e, come<br />
se avesse voluto rialzarsi, si sollevò<br />
sulle g<strong>in</strong>occhia. E <strong>in</strong> quell’attimo<br />
fu atterrita di ciò che aveva fatto.<br />
“Dove sono? Che faccio? Perché?”.<br />
Tentò di rigettarsi <strong>in</strong>dietro<br />
ma una massa enorme la colpì sulla<br />
testa e la trasc<strong>in</strong>ò via. “Signore,<br />
perdonami!”, ebbe il tempo di dire<br />
sentendo l’impossibilità della lotta.<br />
Intanto un piccolo contad<strong>in</strong>o, borbottando<br />
qualcosa, picchiava su<br />
del ferro e la luce che le illum<strong>in</strong>ava<br />
il libro nel quale stava leggendo<br />
pieno di terrori, di dolori, di <strong>in</strong>ganni,<br />
di perfidie, brillò un istante più<br />
splendida che mai e le rischiarò<br />
tutto quello che f<strong>in</strong>o allora le era<br />
stato oscuro; poi vacillo, si ottenebrò,<br />
si spense per sempre».<br />
(L.N. Tolstoj, Anna Karen<strong>in</strong>a, parte<br />
settima, cap. XXXI – s<strong>in</strong>golare<br />
co<strong>in</strong>cidenza).<br />
O, per citare altri due celebri amanti,<br />
come accade a <strong>Paolo</strong> e<br />
Francesca che «come colombe<br />
dal disio portate» si fermano a<br />
parlare con Dante della loro vicenda.<br />
E lì, nel V dell’Inferno, <strong>in</strong><br />
tre notissime terz<strong>in</strong>e <strong>in</strong>sieme con<br />
loro stessi f<strong>in</strong>iscono con il condannare<br />
tutta una società e la letteratura<br />
che essa produsse <strong>in</strong> cui<br />
l’uomo e la donna, anziché divenire<br />
liberi <strong>in</strong> virtù dell’amore, ne<br />
sono schiavi e non possono che<br />
obbedirgli: «Amor ch’a nullo<br />
amato amar perdona», l’amore<br />
che non permette a nessuno che<br />
sia amato di non riamarlo. Amore<br />
così simile all’altro («che move<br />
il sole e l’altre stelle») ma così<br />
lontano, così apparentemente<br />
bello e appagante, <strong>in</strong> realtà così<br />
offensivo e mortale, perché capace<br />
di v<strong>in</strong>cere tutto e di costr<strong>in</strong>gere<br />
alla resa: «Omnia v<strong>in</strong>cit amor<br />
et nos cedamus amori» (Virgilio,<br />
Bucoliche, X 69).<br />
Claudio Mereghetti
Patty Nilla Pollastri Cavalleri.qxp 06/04/2011 10.55 Pag<strong>in</strong>a 309<br />
INTERVISTE<br />
Patty Pravo, <strong>in</strong> dovere di trasgressione<br />
«Studi Cattolici? È la prima volta.<br />
Un’esperienza che mi mancava»,<br />
sorride e poi ride forte Patty Pravo.<br />
E gioca subito la carta della<br />
provocazione, per ribadire che è<br />
lei la reg<strong>in</strong>a <strong>in</strong>contrastata della<br />
trasgressione e, a 62 anni suonati<br />
(senza stonare, come <strong>in</strong>vece ha<br />
fatto a Sanremo con la canzone Il<br />
vento e le rose), non <strong>in</strong>tende abdicare.<br />
Anzi. Tuta, scarpe da g<strong>in</strong>nastica<br />
All Star, capelli biondi <strong>in</strong><br />
aperta sfida con l’anagrafe cromatica,<br />
prosegue con l’accento romano<br />
<strong>in</strong>nestato <strong>in</strong> quello orig<strong>in</strong>ario<br />
di Venezia e le erre che con gli<br />
anni si sono sempre più arrotate<br />
f<strong>in</strong> quasi a sparire: «Dai, parti con<br />
le domande. Quest’idea mi eccita.<br />
Guarda che non garantisco su<br />
quello che potrebbe uscire».<br />
Correrò questo rischio.<br />
Certe risposte, forse tutte, non saranno<br />
<strong>in</strong> l<strong>in</strong>ea con la morale e i<br />
pr<strong>in</strong>cìpi del tuo giornale.<br />
Le domande, <strong>in</strong>vece, sì.<br />
È una sfida o una confessione?<br />
Una semplice <strong>in</strong>tervista.<br />
Dai, contala giusta: chi pensi di<br />
trovare? La peccatrice numero<br />
uno? Guarda che non sono Maddalena.<br />
Questo lo diceva Rosanna<br />
Fratello negli anni Settanta.<br />
Lei lo cantava. Io lo vivevo.<br />
Pentita?<br />
Ho fatto quello che mi andava.<br />
Sempre.<br />
Matrimoni, esagerazioni <strong>in</strong><br />
tutti i sensi: non si è fatta mancare<br />
niente.<br />
Questa però è solo una faccia.<br />
E l’altra?<br />
Sono s<strong>in</strong>cera. E <strong>in</strong>genua.<br />
Poi?<br />
Credo nei valori di una volta.<br />
Difetti?<br />
Ist<strong>in</strong>tiva. Pigra. Capocciona. E<br />
testarda.<br />
Pregi?<br />
Gentile con chi se lo merita. Sensibile.<br />
Semplice. Puntualissima.<br />
E ord<strong>in</strong>ata.<br />
Per gli altri, <strong>in</strong>vece?<br />
Rompiscatole. Ma simpatica.<br />
Al pianoforte<br />
per Roncalli<br />
Credente?<br />
Credo <strong>in</strong> tutte le religioni, <strong>in</strong> un<br />
Aldilà comune. Eppure avevo<br />
com<strong>in</strong>ciato col piede giusto per<br />
diventare una supercattolica.<br />
Cioè?<br />
A 10 anni suonavo il pianoforte<br />
per Angelo Roncalli, il futuro Papa<br />
Buono.<br />
Un’altra provocazione?<br />
Abitavo con mia nonna, a Venezia.<br />
Roncalli veniva <strong>in</strong> casa e gli<br />
facevo l’<strong>in</strong>ch<strong>in</strong>o. Qualche volta<br />
suonavo per lui.<br />
Emozionata?<br />
Per niente. Sapevo già il fatto<br />
mio. A 4 anni ho com<strong>in</strong>ciato a<br />
studiare musica. A 10 sono entrata<br />
al Conservatorio: ammessa al<br />
terzo anno.<br />
Che cosa ricorda del patriarca<br />
Roncalli?<br />
Un sorriso dolce, da nonno. Mi<br />
applaudiva e mi diceva: «Brava,<br />
cont<strong>in</strong>ua così».<br />
Non le ha mai regalato un sant<strong>in</strong>o?<br />
Bastava il suo sguardo per dimostrare<br />
la sua fede.<br />
Ha mai pregato con lui?<br />
Una volta abbiamo fatto il segno<br />
della croce <strong>in</strong>sieme. Ma non ricordo<br />
per quale occasione.<br />
Ha più <strong>in</strong>contrato Angelo Roncalli?<br />
Non c’è più stata l’occasione.<br />
Quando lo vedeva a San Pietro<br />
pensava a quei pomeriggi veneziani?<br />
Sì, e mi veniva da ridere. Lo dicevo<br />
alle mie amiche. Ma non<br />
credevano che avessi suonato<br />
per il Papa.<br />
Incontrare un santo come papa<br />
<strong>Giovanni</strong> XX<strong>II</strong>I non è bastato?<br />
A cosa, a non farmi trasgredire?<br />
Il dest<strong>in</strong>o non si cambia. Nemmeno<br />
Cristo è sceso dalla croce e<br />
ha seguito quello che stava scritto.<br />
Lo dicevo anche durante l’agonia<br />
di <strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong> <strong>II</strong>.<br />
Ha conosciuto il Papa-santosubito?<br />
A un’udienza. E mi aveva stregato.<br />
Un uomo eccezionale. E quando<br />
era al passaggio f<strong>in</strong>ale e tutti<br />
pregavano per la sua salvezza, io<br />
ripetevo che doveva compiersi il<br />
suo dest<strong>in</strong>o.<br />
Pregava?<br />
309
Patty Nilla Pollastri Cavalleri.qxp 06/04/2011 10.55 Pag<strong>in</strong>a 310<br />
310<br />
Non nel senso cattolico. Ne parlo<br />
spesso col mio angelo.<br />
Angelo, nel senso di... Roncalli?<br />
Col mio angelo custode.<br />
Vede che è rimasta un po’ cattolica?<br />
L’angelo c’è a presc<strong>in</strong>dere dall’essere<br />
cattolica. Credo nella<br />
grande luce dell’Aldilà.<br />
Un esperto di questioni dell’Aldilà<br />
è Benedetto XVI.<br />
In questo momento la gente non<br />
ha bisogno di dogmi teologici, ma<br />
di parole semplici e di calore. Dio<br />
è <strong>in</strong> tante cose, forse <strong>in</strong> tutte. Ma a<br />
volte la Chiesa se ne dimentica.<br />
Ce l’ha col Vaticano?<br />
Con i soldi che ha potrebbe sistemare<br />
almeno un paio di Paesi<br />
africani.<br />
È un luogo comune: dov’è la<br />
sua trasgressione?<br />
Sono conv<strong>in</strong>ta che tutte le creature<br />
di questa Terra abbiano il diritto<br />
di vivere civilmente.<br />
Pound & Peggy<br />
Guggenheim<br />
Torniamo alla sua <strong>in</strong>fanzia tra<br />
i vip a Venezia.<br />
Incontravo spesso Ezra Pound e<br />
la moglie. Mi offrivano il gelato.<br />
Che tipo era?<br />
Silenzioso. Sempre. Mi ha trasmesso<br />
il piacere del silenzio.<br />
Altri <strong>in</strong>contri importanti?<br />
Sempre a casa della nonna veniva<br />
il grande attore veneziano Cesco<br />
Baseggio che mi parlava solo<br />
<strong>in</strong> dialetto e mi faceva morire dal<br />
ridere. E poi suonavo per la soprano<br />
Toti Dal Monte. Spesso andavo<br />
a casa di Peggy Guggenheim<br />
a fare i compiti.<br />
Le manca Venezia?<br />
È morta. Violentata dai turisti<br />
barbari. Ho una casa a Santa Barnaba<br />
ma ormai è impossibile vi-<br />
verci. Ci sono stata per circa un<br />
anno. Ogni matt<strong>in</strong>a uscivo per le<br />
calli a correre e mi deprimevo.<br />
Fanatica dello sport?<br />
Solo quaranta m<strong>in</strong>uti. Mi alleno<br />
al ritmo di James Brown. All’ultimo<br />
check la mia età biologica è<br />
di 35 anni.<br />
In lotta col calendario?<br />
Mi accorgo che mi stanco un po’<br />
di più. Mi dimentico i nomi. Ma<br />
ho una giornata lunga e piena.<br />
Lunga?<br />
Sveglia alle 8 e <strong>in</strong> piedi f<strong>in</strong>o alle<br />
due di notte. Solo lavoro.<br />
Distrazioni?<br />
Al massimo leggo. O rileggo.<br />
Ezra Pound?<br />
Anche. Ma per tenermi <strong>in</strong> allenamento<br />
con l’<strong>in</strong>glese. Adesso sono<br />
presa dalla biografia di Marlene<br />
Dietrich.<br />
Un’icona?<br />
Sapeva godersi la vita. Le piaceva<br />
cuc<strong>in</strong>are e divorava gli uom<strong>in</strong>i.<br />
Anche lei non scherza, con<br />
quattro mariti.<br />
Li sposavo per farli contenti.<br />
Qu<strong>in</strong>di potrebbe dire un altro sì?<br />
Non credo.<br />
Ma se s’<strong>in</strong>namorasse?<br />
In questo momento sono tranquillissima.<br />
C’è calma piatta <strong>in</strong> giro.<br />
Tanti amori ma nessun figlio.<br />
A 16 anni mi sono sposata con<br />
Gordon Faggetter, un batterista.<br />
Ho pensato di farci un figlio.<br />
Rimpiange di non essere diventata<br />
mamma?<br />
No, perché l’avrei cresciuto male.<br />
L’avrei rov<strong>in</strong>ato.<br />
Addirittura.<br />
Raramente ho visto degli artisti<br />
tirare su bene dei bamb<strong>in</strong>i. Li<br />
fanno vivere nei camer<strong>in</strong>i. Restano<br />
soli. I figli vanno seguiti. In<br />
quel momento dovevo decidere:<br />
o cantante o mamma.<br />
Più veneziana<br />
che italiana<br />
Influenzata dall’<strong>in</strong>fanzia coi<br />
nonni?<br />
Nonna mi ha fatto vivere un’<strong>in</strong>fanzia<br />
felice.<br />
Non ce l’aveva con sua madre?<br />
Non ho avuto nessun trauma.<br />
Però ha com<strong>in</strong>ciato a frequentarla<br />
solo da una dec<strong>in</strong>a d’anni.<br />
R<strong>in</strong>grazio il cielo di non averlo<br />
fatto prima.<br />
Come mai?<br />
È una persona impegnativa. Ha<br />
un carattere fortissimo. Ha 83 anni<br />
e f<strong>in</strong>o a qualche mese fa andava<br />
<strong>in</strong> moto, cil<strong>in</strong>drata 750. Gliel’abbiamo<br />
dovuta togliere.<br />
Reazione?<br />
Feroce. La vera trasgressiva, tra<br />
noi due, è lei. Una veneziana<br />
d’altri tempi.<br />
Le somiglia?<br />
Sì. Mi sento veneziana più che<br />
italiana.<br />
Sarà felice il presidente Napolitano<br />
nei 150 dall’Unità d’Italia.<br />
Sono s<strong>in</strong>cera a costo dell’impopolarità.<br />
Una risposta un po’... recitata.<br />
Non recito mai nelle <strong>in</strong>terviste.<br />
Sono così.<br />
Come mai non ha recitato al<br />
c<strong>in</strong>ema?<br />
Il c<strong>in</strong>ema ha tempi lunghi. Sei<br />
mesi di set. Non potevo fermarmi.<br />
Mi aspettavano le tournées.<br />
Ha perso occasioni importanti?<br />
Sì, il film Professione reporter.<br />
Michelangelo Antonioni l’aveva<br />
proposto a me.<br />
Quando vuole staccare dove va?
Patty Nilla Pollastri Cavalleri.qxp 11/04/2011 12.09 Pag<strong>in</strong>a 311<br />
Nel deserto. Ma anche a Los Angeles.<br />
Una volta ho <strong>in</strong>contrato dal<br />
benz<strong>in</strong>aio John Travolta. Ci siamo<br />
presentati. Siamo tutt’ora amici.<br />
Le piace l’«american style»?<br />
Mi piace Barack Obama. Ha idee<br />
nuove. Ma non so se gliele faranno<br />
realizzare.<br />
Forse preferiva una donna alla<br />
presidenza?<br />
Chi, Hillary Cl<strong>in</strong>ton? Ma va! Sono<br />
per Barack tutta la vita. È l’unico<br />
ad avere una statura <strong>in</strong>ternazionale.<br />
A proposito di statura, le piace<br />
il nostro premier?<br />
No comment.<br />
Però ha cantato a Villa Certosa.<br />
Il giorno dopo ero a una festa<br />
dell’Unità.<br />
Stupire<br />
& stupirsi<br />
L’ultimo regalo che s’è fatta?<br />
L’impianto dei P<strong>in</strong>k Floyd. Un<br />
mito.<br />
Anche lei lo è per molte generazioni.<br />
Dici?<br />
Al liceo avevo i quaderni col<br />
suo volto <strong>in</strong> copert<strong>in</strong>a e prendevo<br />
sempre le note sul diario dal prof<br />
di filosofia.<br />
Forse preferiva Orietta Berti.<br />
Sente il peso di un ruolo-guida?<br />
Se hai avuto un dono naturale devi<br />
amm<strong>in</strong>istrarlo bene.<br />
Il suo segreto?<br />
Riuscire ancora a stupire e stupirmi.<br />
Ma sempre coerente con me<br />
stessa.<br />
A che prezzo?<br />
Sono nata così. Non ne ho merito.<br />
L’importante è mantenere una<br />
propria impronta se no ti perdi.<br />
Patty Pravo, Sanremo 2011<br />
Le succede spesso?<br />
Vivo male questa quotidianità.<br />
Subisco una situazione che non<br />
mi piace.<br />
Rimedi?<br />
Mantenere i propri valori.<br />
Il suo valore «non negoziabile»<br />
è la trasgressione?<br />
È un’etichetta. Io vivo come mi<br />
va, coerente però col mio modo<br />
di sentire dentro. Detesto modificare<br />
qualcosa di me per far piacere<br />
agli altri. È ipocrita.<br />
Che cos’altro detesta?<br />
La mediocrità. E il pressappochismo.<br />
Così severa anche con sé<br />
stessa?<br />
Severissima. Non mi perdono<br />
niente.<br />
Un segno di libertà?<br />
Rimanere un po’ bamb<strong>in</strong>i, con<br />
una parte di noi che possa illum<strong>in</strong>arci<br />
nei momenti del bisogno.<br />
Come affronta il futuro?<br />
Con ottimismo. Sempre.<br />
Da che cosa nasce l’ottimismo?<br />
Dall’essere circondata da molti<br />
amici e da gente che mi stima.<br />
M<strong>in</strong>a & Ornella<br />
Una sua grande fan è M<strong>in</strong>a.<br />
Siamo due solitarie. Un giorno<br />
mi piacerebbe cantare qualcosa<br />
assieme.<br />
Piace anche a Ornella Vanoni.<br />
Lo so. È un feel<strong>in</strong>g reciproco.<br />
Un altro solitario era Luigi<br />
Tenco.<br />
L’avevo conosciuto al Piper<br />
quando mi ero esibita la prima<br />
volta. C’era un grande affetto tra<br />
noi. Ci siamo divisi anche la<br />
stanza. Ma lui tendeva all’autodistruttività.<br />
Prendeva di tutto. Si<br />
può parlare di canne?<br />
Parlarne sì, farle no.<br />
Quante volte sono corsa a casa<br />
sua per salvarlo.<br />
Era lui il famoso «Ragazzo triste»?<br />
Circolava questa voce. Falsa.<br />
Ha mai voluto imitare Tenco?<br />
No, per carità. R<strong>in</strong>grazio il cielo<br />
di essere una persona positiva. E<br />
poi, se hai superato i c<strong>in</strong>quanta<br />
tanto vale andare s<strong>in</strong>o <strong>in</strong> fondo. È<br />
il dest<strong>in</strong>o.<br />
Fatalista?<br />
Meglio fatale.<br />
Un <strong>in</strong>contro fatale?<br />
Con Federico Fell<strong>in</strong>i. Lo accompagnavo<br />
a farsi leggere le carte.<br />
Mi divertivo con lui. Ci raccontavamo<br />
un sacco di bugie. Era il<br />
più grande.<br />
I più grandi cantanti italiani?<br />
Battisti, Modugno e Vasco Rossi.<br />
Celentano?<br />
Ha una voce unica. Ma certi di-<br />
311
Patty Nilla Pollastri Cavalleri.qxp 06/04/2011 10.55 Pag<strong>in</strong>a 312<br />
312<br />
schi mi hanno deluso.<br />
Anche lei mi ha un po’ deluso.<br />
Ah sì? E perché?<br />
S’è fatta tentare dal libro autobiografico.<br />
Parli di Patty Paradise, le avventure<br />
di Patty Pravo?<br />
Troppo banale fare la classifica<br />
dei colleghi.<br />
Sì, però l’ho fatta a modo mio.<br />
Infatti, non c’è nessuna donna.<br />
Ci metterei solo Jula De Palma.<br />
Non ricambia la stima di M<strong>in</strong>a<br />
e Vanoni?<br />
Ornella mi piace molto. M<strong>in</strong>a<br />
ha il dono, ma tende a sprecarlo.<br />
Per il produttore David Zard,<br />
lei è meglio di Madonna.<br />
Avrà le sue buone ragioni.<br />
Le lacrime,<br />
la morte<br />
Neanche un cenno d’emozione?<br />
Mi succede raramente.<br />
Piange?<br />
Solo per gli animali.<br />
Mai per gli uom<strong>in</strong>i?<br />
Non sono mai stata lasciata.<br />
Qu<strong>in</strong>di, non ho mai sofferto.<br />
E la morte? Una «pazza idea»<br />
o un «pensiero stupendo»?<br />
La morte fa parte della vita. Mi<br />
auguro di morire nel sonno, come<br />
mia nonna.<br />
«Oggi qui domani là»: voleva<br />
davvero vivere così?<br />
Assolutamente sì. Ma non escludo<br />
nulla.<br />
Dopo averle provate tutte, alla<br />
f<strong>in</strong>e cosa resta?<br />
Il mio angelo custode. Di lui mi<br />
fido. Mi lascio guidare.<br />
Claudio Pollastri<br />
Eravamo <strong>in</strong> molti, non moltissimi,<br />
il 15 marzo alle 14,45, ai funerali<br />
di Nilla Pizzi, nella chiesa<br />
di Sant’Eufemia, <strong>in</strong> corso Italia, a<br />
Milano. Giornata grigia, <strong>in</strong> questa<br />
strana primavera che, dopo<br />
aver consentito la fioritura dei ciliegi<br />
giapponesi simmetricamente<br />
disposti sul sagrato, adesso m<strong>in</strong>acciava<br />
pioggia. Ma quegli alberi<br />
fioriti erano un implicito<br />
omaggio al repertorio della Pizzi,<br />
che di Ciliegi rosa, di Larue-<br />
Louiguy (1951), aveva fatto un<br />
cavallo di battaglia.<br />
La sera prima ero andato, alle 18,<br />
a rendere omaggio alla camera<br />
ardente nella cl<strong>in</strong>ica Capitanio,<br />
<strong>in</strong> via Mercalli. Non c’era nessuno,<br />
se non la fida assistente della<br />
Pizzi, che mi ha spiegato l’<strong>in</strong>utile<br />
<strong>in</strong>tervento chirurgico di tre<br />
giorni prima, su una persona che<br />
il 16 aprile avrebbe compiuto 92<br />
anni. Nilla era composta nella bara,<br />
e attraverso una spessa lastra<br />
di vetro, la si vedeva ben pett<strong>in</strong>ata<br />
e ben truccata, con una camicetta<br />
a scaglie coloratissime e<br />
brillanti, come le piaceva negli<br />
ultimi tempi (Nilla non è mai stata<br />
felicissima nella scelta del<br />
guardaroba).<br />
Il funerale è stato officiato da un<br />
sacerdote troppo giovane per conoscere<br />
davvero chi aveva davanti,<br />
e l’omelia è stata genericamente<br />
spirituale. Ma più volte il sacerdote<br />
si è imbattuto nella parola<br />
«nulla», <strong>in</strong> assonanza <strong>in</strong>volontaria<br />
con il nome «della nostra sorella<br />
Nilla». Al term<strong>in</strong>e, è stata letta una<br />
poesia tanto volonterosa quanto<br />
kitsch, tutta rime obbligate.<br />
All’uscita, con l’<strong>in</strong>evitabile applauso<br />
(ma <strong>in</strong> quale altro modo si<br />
può esprimere l’affetto, stempe-<br />
STORIA DELLA CANZONE<br />
Dovuto a Nilla Pizzi<br />
rare la commozione?), ho riconosciuto<br />
Giorgio Consol<strong>in</strong>i e Wilma<br />
De Angelis, colleghi fedelissimi<br />
di tante tournées di Nilla<br />
Pizzi <strong>in</strong> Italia e all’estero. Mi<br />
hanno poi detto che c’erano anche<br />
Iva Zanicchi e Ombretta Colli,<br />
ma non le ho <strong>in</strong>dividuate.<br />
L’età<br />
dei trionfi<br />
È scomparsa, con Nilla Pizzi,<br />
un’Italia che si è voluto troppo <strong>in</strong><br />
fretta dimenticare. Ritorniamoci<br />
su, <strong>in</strong> questo contrastato 150°<br />
dell’Unità.<br />
Tutto era com<strong>in</strong>ciato con una<br />
canzone, Grazie dei fiori, al 1°<br />
Festival (radiofonico) di Sanremo.<br />
Siamo nel 1951, l’Italia sta<br />
ricostruendo le case rizzando, <strong>in</strong><br />
molte zone, impalcature ancora<br />
di legno. La melodia (bellissima,<br />
immortale) di Saverio Serac<strong>in</strong>i è<br />
struggente, e l’orchestrazione del<br />
maestro Angel<strong>in</strong>i conferisce al f<strong>in</strong>ale<br />
un pathos che ricorda l’addio<br />
della Traviata. La gente ha<br />
voglia di vivere, va a ballare col<br />
vestito della festa, ma l’immag<strong>in</strong>ario<br />
<strong>in</strong>teriore è tutto sentimentale:<br />
Nilla Pizzi che, nella canzone,<br />
resp<strong>in</strong>ge le rose rosse di un antico<br />
<strong>in</strong>namorato che forse vorrebbe<br />
ricom<strong>in</strong>ciare, dà prova dolente di<br />
fermezza, di dignità ferita.<br />
Il trionfo, com’è arc<strong>in</strong>oto, avviene<br />
l’anno dopo, il 1952, quando<br />
Nilla Pizzi arriva prima, seconda,<br />
e terza al Festival, con Vola colomba,<br />
Papaveri e papere, Una<br />
donna prega. Nessuno come lei<br />
avrà saputo <strong>in</strong>terpretare il sentire<br />
degli italiani. Era vivissima, al<br />
tempo, la questione di Trieste, e
Patty Nilla Pollastri Cavalleri.qxp 06/04/2011 10.55 Pag<strong>in</strong>a 313<br />
Sanremo 2010. Un premio<br />
a Nilla Pizzi, sessant’anni<br />
dopo Grazie dei fiori.<br />
la Pizzi voleva essere colomba<br />
per volare laggiù dal suo amore<br />
che, «<strong>in</strong>g<strong>in</strong>occhiato a San Giusto»,<br />
pregava per il suo ritorno.<br />
Già, perché allora non si aveva<br />
pudore di mettere nelle canzoni<br />
anche la preghiera: Nilla Pizzi<br />
non è mai stata troppo devota, ma<br />
nel 1952 anche i non devoti sapevano<br />
di dover pregare.<br />
Reg<strong>in</strong>a<br />
<strong>in</strong> esilio<br />
Fu l’acme del successo e da allora<br />
Nilla Pizzi divenne «la Reg<strong>in</strong>a<br />
della canzone». Ma già l’anno<br />
dopo, quando tentò, con Campanaro,<br />
di bissare il successo di Vola<br />
colomba, le fu preferito il ro-<br />
mantico Viale d’autunno cantato<br />
da Flo Sandon’s e da Carla Boni,<br />
e qualcuno com<strong>in</strong>ciò a bollarla<br />
come «patriottarda».<br />
Ecco, questo è il (mal)costume di<br />
casa nostra: non si può applaudire<br />
qualcuno senza, al contempo,<br />
denigrare qualcun altro. Come si<br />
verificò puntualmente a Sanremo<br />
nel 1958: v<strong>in</strong>se, meritatamente,<br />
Domenico Modugno con Nel blu<br />
dip<strong>in</strong>to di blu, ma l’Edera di Nilla<br />
Pizzi, dello stesso Serac<strong>in</strong>i di<br />
Grazie dei fiori, è una canzone<br />
straord<strong>in</strong>aria, della migliore tradizione<br />
melodica e appassionato<br />
<strong>in</strong>no all’amore fedele.<br />
Poteva esserci posto sia per le<br />
nuove tendenze, sia per la melodia,<br />
come, per esempio <strong>in</strong> Francia,<br />
Juliette Gréco e Yves Montand<br />
hanno cont<strong>in</strong>uato a cantare<br />
Les feuilles mortes, anche ai tempi<br />
del rock e dopo. Da noi, no.<br />
Nilla Pizzi <strong>in</strong> archivio, nonostante<br />
i successi <strong>in</strong>ternazionali e l’<strong>in</strong>ossidabilità<br />
della voce. Per lei<br />
solo qualche comparsa <strong>in</strong> programmi<br />
pomeridiani di nostalgia,<br />
un fuggevole omaggio per il 50°<br />
di Sanremo, e l’anno scorso, per<br />
il 60°, un’apparizione un po’<br />
grottesca con mantello di Reg<strong>in</strong>a<br />
sorretto dai c<strong>in</strong>que valletti.<br />
Eppure lei si ost<strong>in</strong>ava a cantare,<br />
anche <strong>in</strong> televisioni private, anche<br />
<strong>in</strong> spettacoli di prov<strong>in</strong>cia.<br />
Perché era nata per cantare, e solo<br />
il canto era la sua vita, ancorché<br />
abbandonata dalle case discografiche<br />
e a corto di repertorio.<br />
Nel 1994 un effimero ritorno<br />
a Sanreno, con una «Squadra Italia»<br />
formata da vecchie glorie degli<br />
anni ’60.<br />
Negli ultimi decenni a Nilla Pizzi<br />
si è cont<strong>in</strong>uato a chiedere solo<br />
la replica <strong>in</strong>f<strong>in</strong>ita di Grazie dei<br />
fiori, di Papaveri e papere,<br />
dell’Edera. Eppure aveva un repertorio<br />
ben più vasto e <strong>in</strong> molti<br />
ricordano le sue <strong>in</strong>terpretazioni<br />
di Non è la pioggia, È stata<br />
un’avventura, Dopo di te, Che si<br />
fa, Desiderio ‘e sole con cui v<strong>in</strong>se<br />
il primo Festival di Napoli, nel<br />
1952. Splendida la sua versione<br />
italiana di Verde luna, che nel<br />
film Sangue e arena, una maliziosissima<br />
Rita Hayworth eseguiva<br />
alla chitarra (e forse era<br />
doppiata), per un frastornato<br />
Tyrone Power.<br />
Ma per Nilla Pizzi, per la sua voce<br />
<strong>in</strong>arrivabile, densa e morbida<br />
come un velluto nero (<strong>in</strong>vano<br />
Milva aveva tentato di imitarla),<br />
non c’era più spazio. Era <strong>in</strong>iziato<br />
il lungo esilio della «Reg<strong>in</strong>a», e<br />
ogni volta che le veniva concesso<br />
un siparietto per la milionesima<br />
replica di Grazie dei fiori o di Vola<br />
colomba, lei si prestava perché<br />
non aveva altra scelta, ma con atteggiamento<br />
di <strong>in</strong>giustizia patita,<br />
di credito non riscosso. E f<strong>in</strong>iva<br />
per diventare una presenza colpevolizzante.<br />
Pag<strong>in</strong>e<br />
già chiuse<br />
In realtà, con Nilla Pizzi, si è <strong>in</strong>teso<br />
archiviare l’Italia che lei impersonava.<br />
Un’Italia operosa,<br />
fondamentalmente sana, che premiava<br />
la professionalità, che non<br />
aveva paura dei buoni sentimenti,<br />
che sapeva dist<strong>in</strong>guere lavoro<br />
e tempo libero, politica e canzonette.<br />
Quando è nata Nilla Pizzi, l’Italia<br />
aveva sessant’anni. Adesso che se<br />
n’è andata a quasi 92, siamo qui a<br />
celebrare un 150° <strong>in</strong> ord<strong>in</strong>e sparso,<br />
ancora divisi. Senza fiori, senza<br />
colombe. A Sanremo, quest’anno,<br />
ha v<strong>in</strong>to Roberto Vecchioni che, <strong>in</strong><br />
questa «maledetta notte che dovrà<br />
pur f<strong>in</strong>ire», non ha da offrire altro<br />
che «musica e parole». Ricetta <strong>in</strong>sufficiente<br />
per una diagnosi sbagliata.<br />
Ernesto Terrasi<br />
313
Chiarulli c<strong>in</strong>ema.qxp 06/04/2011 10.56 Pag<strong>in</strong>a 314<br />
314<br />
CINEMA<br />
Più forte della morte è l’amore<br />
Uom<strong>in</strong>i di Dio (Des hommes et<br />
des dieux), regia di Xavier Beauvois;<br />
sceneggiatura di Etienne<br />
Comar e Xavier Beauvois; con<br />
Lambert Wilson, Michael Lonsdale,<br />
Olivier Rabourd<strong>in</strong>, Philippe<br />
Laudenbach, Jacques Herl<strong>in</strong>,<br />
Loïc Pichon, Xavier Maly, Jean-<br />
Marie Fr<strong>in</strong>, Olivier Perr<strong>in</strong>, Farid<br />
Larbi; prodotto da Why Not Productions,<br />
Armada Films, France<br />
3 C<strong>in</strong>éma; 120’; Francia 2010.<br />
Algeria, metà anni Novanta. La<br />
vita di lavoro e preghiera di otto<br />
cistercensi del monastero di Notre<br />
Dame de l’Atlas, a Tibhir<strong>in</strong>e,<br />
tra i monti del Maghreb, è perfettamente<br />
<strong>in</strong>serita <strong>in</strong> quella della<br />
comunità locale. Grazie all’amicizia<br />
e alla stima costruite <strong>in</strong> anni<br />
con i notabili del paese, i monaci<br />
si adoperano per migliorare<br />
le condizioni di vita di un popolo<br />
povero e piagato da guerre e malattie:<br />
vendono al mercato i frutti<br />
del proprio lavoro, curano gli<br />
ammalati, <strong>in</strong>segnano a leggere e<br />
scrivere e – prendendo le distanze<br />
dalle logiche di un governo<br />
corrotto – <strong>in</strong>contrano periodicamente<br />
i capi religiosi, con cui discutono<br />
della situazione politica<br />
del Paese. Questa fitta tessitura<br />
di rapporti umani consente ai cistercensi<br />
di partecipare alle ricorrenze<br />
del calendario islamico<br />
e di accogliere, prodighi di consigli,<br />
anche le confidenze di quanti,<br />
pur non essendo cristiani, riconoscono<br />
<strong>in</strong> loro persone autorevoli<br />
cui affidare i propri turbamenti.<br />
L’<strong>in</strong>fittirsi delle ostilità tra il governo<br />
e gli estremisti nazionalisti<br />
islamici – che culm<strong>in</strong>a con l’uccisione<br />
di alcuni operai croati <strong>in</strong> un<br />
cantiere, da parte dei terroristi –<br />
Un conv<strong>in</strong>cente Lambert Wilson<br />
nel saio del Priore, Frère Christian.<br />
rompe questo equilibrio. Quando<br />
la situazione precipita, e a essere<br />
m<strong>in</strong>acciati sono gli stessi monaci,<br />
la scelta che devono prendere è la<br />
più coraggiosa della loro vita;<br />
senz’altro, quella def<strong>in</strong>itiva che<br />
rivela a loro stessi la natura della<br />
loro vocazione.<br />
Paternità<br />
& filiazione<br />
Secondo un’etimologia tra le più<br />
accreditate, la parola «religione»<br />
viene dal verbo lat<strong>in</strong>o religare,<br />
che significa «legare <strong>in</strong>sieme»,<br />
«tenere stretto». In questi term<strong>in</strong>i<br />
non potremmo che essere d’accordo<br />
con chi ha celebrato Uom<strong>in</strong>i<br />
di Dio come un film autenticamente<br />
religioso. Veramente <strong>in</strong><br />
pochi, soprattutto <strong>in</strong> tempi recenti,<br />
hanno saputo raccontare al ci-<br />
nema <strong>in</strong> maniera altrettanto limpida<br />
l’<strong>in</strong>timo legame esistente tra<br />
l’uomo e Dio. Si può capire la<br />
realtà del martirio, allora, non come<br />
atto di eroismo e di orgoglio<br />
ma come gesto di amore e fedeltà,<br />
solo accettando questo legame<br />
come derivato da una parentela,<br />
più che da una semplice prossimità,<br />
e guardando al rapporto tra<br />
Dio e l’uomo <strong>in</strong> term<strong>in</strong>i di paternità<br />
e filiazione. Se <strong>in</strong>vece questa<br />
parentela viene negata o ignorata,<br />
e questo legame sciolto, allora<br />
anche la vita e la morte perdono<br />
il loro significato.<br />
Dare un senso al tutto, vita e morte<br />
comprese, è il compito che le<br />
religioni <strong>in</strong> ogni tempo si sono attribuite.<br />
Chi è Dio e – qu<strong>in</strong>di – chi<br />
è l’uomo? Quali che siano le conclusioni,<br />
è <strong>in</strong>dubbio che gli effetti<br />
delle risposte a queste domande<br />
siano vissuti <strong>in</strong> maniera grave-
Chiarulli c<strong>in</strong>ema.qxp 06/04/2011 10.56 Pag<strong>in</strong>a 315<br />
mente problematica, da un punto<br />
di vista culturale, <strong>in</strong> ogni parte del<br />
mondo. Guardare il titolo orig<strong>in</strong>ale<br />
francese del film, che recita con<br />
audacia «uom<strong>in</strong>i e dèi», è allora<br />
un’attenzione necessaria. Una<br />
provocazione da non ignorare sia<br />
per chi crede sia per chi religioso<br />
non è e, di fronte alla pluralità dei<br />
monoteismi, accoglie gli episodi<br />
di martirio con perplessità e paura.<br />
Come si può porre l’uomo<br />
contemporaneo di fronte a questa<br />
pluralità, facendo anche i conti<br />
con la pretesa di alcuni che, <strong>in</strong> un<br />
momento della nostra storia, ci sia<br />
stata una rivelazione? Che la Verità,<br />
cioè, quella ultima e fondamentale,<br />
si sia <strong>in</strong>carnata nell’esistenza<br />
quotidiana di ciascuno?<br />
Esiste un luogo, o una persona,<br />
che può rendere ragionevole accettare<br />
questa pretesa?<br />
La risposta che sembra dare questo<br />
film, attraverso il racconto di<br />
un episodio emblematico, è che<br />
la religione cattolica – per la sua<br />
vocazione già etimologica di essere<br />
«universale» e per fedeltà a<br />
quella rivelazione che custodisce<br />
– è il mezzo per cui quel messaggio,<br />
quel Vangelo, possa davvero<br />
giungere al suo reale dest<strong>in</strong>atario,<br />
cioè l’<strong>in</strong>tero genere umano.<br />
Uom<strong>in</strong>i di Dio è un film religioso<br />
perché racconta di uom<strong>in</strong>i che<br />
hanno già compiuto una scelta di<br />
vita radicale eppure, per vivere<br />
f<strong>in</strong>o all’ultimo istante a imitazione<br />
di Cristo, hanno bisogno di ridarsi<br />
le ragioni della propria fede<br />
e riscoprire la paternità di Dio.<br />
Non si hanno prove certe che a<br />
uccidere sei monaci dell’Atlas di<br />
Tibhir<strong>in</strong>e, nel 1996, siano stati i<br />
terroristi del Fronte islamico di<br />
salvezza o i soldati del regime<br />
militare alger<strong>in</strong>o e, anche se nel<br />
film si propone un’ipotesi e la si<br />
mostra, non è il discorso politico<br />
il primo <strong>in</strong>teresse degli autori.<br />
Per lo stesso motivo non ha alcun<br />
<strong>in</strong>teresse capire, politicamente,<br />
chi sia il responsabile della crocifissione<br />
di Gesù, quanto <strong>in</strong>tendere<br />
che cosa quella morte e (per<br />
chi ha la grazia di crederci) quella<br />
risurrezione significh<strong>in</strong>o per<br />
l’uomo del terzo millennio e per<br />
gli uom<strong>in</strong>i di ogni tempo. Come<br />
quelle di Gesù <strong>in</strong> croce, sono state<br />
di amore e di perdono per i<br />
suoi persecutori anche le ultime<br />
parole di frère Christian, il priore<br />
del monastero (le cui lettere e pag<strong>in</strong>e<br />
sono state raccolte nel libro<br />
Più forti dell’odio, fonte per la<br />
sceneggiatura del film). Egli è<br />
talmente rispettoso della vita<br />
umana <strong>in</strong> quanto tale che è capace<br />
di piangere davanti al cadavere<br />
del terrorista islamico che più<br />
volte lo aveva m<strong>in</strong>acciato, riconoscendolo<br />
come suo fratello. In<br />
un’altra scena, il regista asseconda<br />
la profondità di questa fede<br />
mostrando un altro terrorista,<br />
sdraiato sulla barella dell’<strong>in</strong>fermeria<br />
del monastero, nella stessa<br />
posizione di Gesù nel Lamento<br />
del Cristo morto del Mantegna<br />
(citazione pittorica un po’ <strong>in</strong>flazionata<br />
al c<strong>in</strong>ema, ma mai così<br />
pregnante come <strong>in</strong> questo caso).<br />
L’impegno<br />
di una vita<br />
Non erano eroi senza tentennamenti<br />
i cistercensi che pagarono<br />
con la loro vita tanto amore per<br />
Chi l’aveva loro donata. Avevano<br />
paura, erano rosi dai dubbi su che<br />
cosa fosse più giusto fare: il governo<br />
alger<strong>in</strong>o, con <strong>in</strong>timidazioni<br />
ricattatorie, consigliava loro di<br />
fuggire e tornare <strong>in</strong> Francia; i notabili<br />
del paese <strong>in</strong>vece (con suppliche<br />
per certi versi anch’esse,<br />
drammaticamente, ricattatorie)<br />
dicevano che una loro partenza<br />
avrebbe gettato i più deboli alla<br />
mercé dei loro aguzz<strong>in</strong>i. Proprio<br />
la presenza dei monaci, allora,<br />
che dona la speranza a chi non ne<br />
aveva e <strong>in</strong>fastidisce i malvagi, diventa<br />
la ragione del loro vivere e,<br />
paradossalmente, del loro morire.<br />
Nella nitidezza di questa testimonianza,<br />
il film si difende da solo<br />
anche da chi lo accusa di aver<br />
fornito un’immag<strong>in</strong>e f<strong>in</strong> troppo<br />
morbida dell’islàm non estremista.<br />
Le ultime parole di frère<br />
Christian (def<strong>in</strong>ite dal card<strong>in</strong>al<br />
Angelo Scola «tra le più belle pag<strong>in</strong>e<br />
del Novecento») mettono <strong>in</strong><br />
guardia dal confondere la religione<br />
islamica con il virus che la<br />
ospita corrodendola (quello che i<br />
nemici della Chiesa fanno con il<br />
cristianesimo) ma i fatti, prima<br />
ancora del film che li racconta,<br />
mostrano senza filtri quale religione<br />
– se vissuta come si deve –<br />
ottenga frutti migliori. I monaci<br />
dell’Atlas non hanno la pretesa di<br />
convertire gli islamici con i loro<br />
sforzi ma hanno l’umiltà di lasciare<br />
che sia Dio stesso, attraverso<br />
il loro essere, a farlo. L’apostolato<br />
non è la missione di un<br />
giorno o due, ma l’impegno di<br />
una vita. Oggi una giovane ragazza<br />
islamica va dal vecchio<br />
saggio cattolico – e non da altri –<br />
lamentandosi di essere stata promessa<br />
<strong>in</strong> moglie a un uomo che<br />
non ama. È credibile pensare allora<br />
che suo figlio, un giorno,<br />
preferirà frequentare quegli stessi<br />
religiosi, perché lo possano<br />
educare alla vera libertà, anziché<br />
rivivere quello che ha subìto sua<br />
madre. Nell’agire a imitazione di<br />
Cristo, convertendo con l’esempio<br />
della propria vita, sta la pazienza<br />
della carità.<br />
Da un punto di vista artistico, il<br />
film – Gran Premio della Giuria<br />
al Festival di Cannes – mantiene<br />
lo spessore del suo contenuto.<br />
Due giganti francesi della recitazione,<br />
Lambert Wilson e Michael<br />
Lonsdale, guidano un cast perfetto<br />
<strong>in</strong> cui è impossibile slegare gli<br />
attori dai personaggi che <strong>in</strong>terpretano.<br />
Indimenticabili gli ultimi<br />
momenti, le passeggiate solitarie<br />
di frère Christian nella natura<br />
mozzafiato alger<strong>in</strong>a; il suo<br />
volto rigato da lacrime che si perdono<br />
nella pioggia; la cena <strong>in</strong> cui<br />
gli uom<strong>in</strong>i, gravati del peso della<br />
croce sulle spalle, si godono l’ultimo<br />
momento <strong>in</strong>sieme presagendo<br />
il loro dest<strong>in</strong>o.<br />
Raffaele Chiarulli<br />
Elementi problematici per la visione:<br />
tensione psicologica, alcune scene di violenza.<br />
315
Venuti-Liszt+land<strong>in</strong>i.qxp 06/04/2011 11.01 Pag<strong>in</strong>a 316<br />
316<br />
MUSICA<br />
Il pellegr<strong>in</strong>o Liszt<br />
Che relazione c’è tra un tavol<strong>in</strong>o<br />
donato da Pio IX a Massimiliano<br />
Ferd<strong>in</strong>ando Arciduca d’Asburgo,<br />
oggi al Castello del Belvedere a<br />
Trieste, e una partitura per pianoforte<br />
scritta da Franz Liszt?<br />
Per saperlo dobbiamo ripercorrere<br />
uno dei più sorprendenti tragitti, o<br />
per meglio dire «pellegr<strong>in</strong>aggi»,<br />
della storia musicale. Si tratta dei<br />
tre livelli, a tutti noti sotto la titolazione<br />
di «Anni», degli Années<br />
de pèler<strong>in</strong>age che Liszt elaborò<br />
per pianoforte nell’arco di quasi<br />
mezzo secolo, se consideriamo<br />
l’anno def<strong>in</strong>itivo di pubblicazione,<br />
il 1883, e i primi brani di Suisse,<br />
che risalgono al 1835. Si tratta<br />
di un’opera tecnicamente e concettualmente<br />
imponente, per eseguire<br />
la quale occorrono pianisti<br />
di grande tecnica, nervi saldi,<br />
grande capacità di concentrazione.<br />
Una cosa non per tutti, se addirittura<br />
fatti <strong>in</strong> una sola serata.<br />
I primi due Anni, Suisse e Italie,<br />
furono <strong>in</strong> parte scritti e rielaborati<br />
tra il 1855 e il 1858 durante il<br />
cosiddetto periodo di Weimar,<br />
quando Franz compì la grandiosa<br />
revisione di quasi tutto quello che<br />
aveva scritto f<strong>in</strong>o a quel momento:<br />
a volte aumentandone le difficoltà<br />
tecniche, a volte semplificandole,<br />
come nel caso degli Studi<br />
trascendentali. Nella sua elegante<br />
casa di Altenburg, ottenuta<br />
grazie ai buoni uffici dell’amante<br />
baronessa Carolyna Wittgenste<strong>in</strong>,<br />
Liszt era responsabile del teatro<br />
di corte, alle dipendenze del<br />
Granduca di Weimar, Carl Alexander,<br />
figlio di Maria Paulova,<br />
sorella dello zar. Furono anni rivoluzionari.<br />
Il teatr<strong>in</strong>o di prov<strong>in</strong>cia<br />
fu smobilitato dal suo ristretto<br />
pubblico a <strong>in</strong>viti nobiliari, e asse-<br />
condando il socialismo radicale<br />
del suo Maestro di Cappella divenne<br />
uno dei centri artistici pubblici<br />
(con pagamento aperto a tutti,<br />
una cosa <strong>in</strong>audita) più importanti<br />
d’Europa. Quarantaquattro<br />
opere diverse <strong>in</strong> dieci anni, delle<br />
quali ventotto di autori contemporanei:<br />
Beethoven, Verdi, Berlioz,<br />
Schumann, Mendelssohn,<br />
Wagner, Bell<strong>in</strong>i, avrebbero faticato<br />
molto di più a entrare nella storia<br />
se non ci fosse stato Liszt.<br />
Molti italiani non sarebbero stati<br />
sdoganati <strong>in</strong> Germania senza la<br />
cassa di risonanza di Weimar.<br />
Metafora dell’anima<br />
& della vita Franz Liszt<br />
In questi anni completa la terza<br />
versione def<strong>in</strong>itiva di Suisse. È il<br />
primo livello del viaggio, il più<br />
visivo ma anche il più empirico:<br />
il camm<strong>in</strong>o nel mondo come metafora<br />
dell’anima e della vita. I<br />
nove episodi (tra i quali «Chappelle<br />
de Guillaume Tell», «Au lac<br />
de Wallenstadt», «Les cloches de<br />
Genève»...), alludono a immag<strong>in</strong>i<br />
simboliche, già per altro verso<br />
esplorate dai W<strong>in</strong>terreise di<br />
Schubert o dall’Harold en Italie<br />
di Berlioz. Basti vedere la «Vallée<br />
d’Obermann», schizzo apparentemente<br />
pittorico, ma <strong>in</strong> realtà<br />
trasposizione dell’omonimo diario<br />
di Étienne Senancour dedicato<br />
a un depresso che, tra funeste<br />
angosce e furiose esaltazioni, anticipa<br />
la patologia bipolare delle<br />
moderne osservazioni cl<strong>in</strong>iche. O<br />
le campane di G<strong>in</strong>evra, che diventano<br />
il simbolo della nascita.<br />
Il secondo livello del viaggio, Italie,<br />
è concluso nel ’58 sulla base<br />
di una prima edizione del 1837-<br />
38. Qui aumenta l’astrazione: il<br />
viaggio nell’arte è <strong>in</strong> ogni caso un<br />
viaggio nella musica. Tutta l’arte<br />
è musica e <strong>in</strong> quella viene tradotta.<br />
I quadri <strong>in</strong> primo luogo. L’esempio<br />
è «Sposalizio» di Raffaello,<br />
opera che Liszt ammirò a Brera,<br />
qui tradotta <strong>in</strong> una bella melopea<br />
diatonica quasi gregoriana,<br />
con un f<strong>in</strong>ale che pare getti fiori<br />
sulla coppia come nella Nascita<br />
di Venere di Botticelli. Poi il secondo,<br />
l’arte plastica. La petrosa<br />
sensazione della statua di Giuliano<br />
dei Medici (massacrato nel<br />
1478 durante la congiura dei Pazzi)<br />
di Michelangelo è risolta dal<br />
pianoforte con blocchi di accordi<br />
su un ritmo di marcia funebre che<br />
paiono davvero scolpiti nella roccia;<br />
<strong>in</strong>f<strong>in</strong>e, un Rondò su una Canzonetta<br />
di Salvatore Rosa, ancora<br />
pittura e musica.<br />
Inf<strong>in</strong>e, musica e poesia, con i tre<br />
sonetti di Petrarca. Qui, la capaci-
Venuti-Liszt+land<strong>in</strong>i.qxp 11/04/2011 12.10 Pag<strong>in</strong>a 317<br />
tà lisztiana di tradurre <strong>in</strong> l<strong>in</strong>ea pianistica<br />
l’idea del canto, che egli<br />
aveva già sperimentato con le trascrizioni<br />
per pianoforte dei Lieder<br />
di Schubert, si esprime con una<br />
qualità quale nessuno ebbe <strong>in</strong> Europa<br />
come la sua. Carillon e meccaniche<br />
celesti si aprono alle visionarie<br />
immag<strong>in</strong>i petrarchesche,<br />
che mai ebbero trattazione musicale<br />
paragonabile a queste.<br />
Il livello<br />
sacro<br />
Nel 1860 Liszt si trasferì a Roma<br />
dove prese anche i voti. Divenne<br />
consigliere di Pio IX e mise mano<br />
al terzo Anno. L’ultimo livello,<br />
quello sacro, il più astratto.<br />
Questa volta non ci sono sottotitoli<br />
né, tanto meno, riferimenti di<br />
alcun genere: la svolta implica un<br />
percorso religioso che si manifesta<br />
attraverso immag<strong>in</strong>i meramente<br />
spirituali. «Aux cyprès de<br />
la Villa d’Este» sono il simbolo<br />
del paganesimo morente; il successivo<br />
«Les jeux d’eau de la Villa<br />
d’Este», con tanto di citazione<br />
da Gv 1, 33-34, il r<strong>in</strong>novamento<br />
dell’acqua santa del battesimo; il<br />
f<strong>in</strong>ale «Sursum corda» la gioiosa<br />
attesa nella speranza, costruita su<br />
un tema del Graduale romano,<br />
dopo il lutto.<br />
Quale lutto? Ecco che entra <strong>in</strong><br />
gioco il tavol<strong>in</strong>o. Il brano precedente<br />
«Marche funèbre», è dedicato<br />
alla morte di Massimiliano<br />
Arciduca d’Asburgo, che era stato<br />
spedito <strong>in</strong> Messico come imperatore<br />
(Massimiliano I, appunto)<br />
e che ivi morì <strong>in</strong> seguito alla<br />
ribellione di Benito Juárez. Massimiliano<br />
era partito dal castello<br />
del Belvedere di Trieste, con la<br />
consorte Carlotta del Belgio, poi<br />
morta mezza pazza al ritorno: ancora<br />
oggi, al castello si può ammirare<br />
un grande quadro che ricorda<br />
la partenza, con i messicani<br />
<strong>in</strong>digeni e selvaggi vestiti di<br />
palme e banane che sorridenti attendono<br />
<strong>in</strong> g<strong>in</strong>occhio la sua nave<br />
e la croce della Chiesa. Kitschissimo<br />
non c’è che dire. Non si<br />
trattava, però, di una semplice<br />
conquista: l’appoggio di Pio IX<br />
si deve al progetto di cristianizzazione<br />
del Paese che Massimiliano,<br />
novello Colombo, doveva<br />
garantire. Ecco il tavol<strong>in</strong>o <strong>in</strong> dono,<br />
prima del viaggio, ed ecco<br />
l’apologeta Liszt che ne piange il<br />
non ritorno, con una dedica allo<br />
sfortunato arciduca, fratello del<br />
più celebre Francesco Giuseppe:<br />
«In magnis et voulisse sat est».<br />
L’impresa pianistica, come si diceva,<br />
è veramente ardua, a ancora<br />
di più se portata a memoria. Le<br />
«Serate musicali» hanno presentato<br />
nella sala Verdi del Conservatorio<br />
di Milano un eccezionale<br />
concerto di Louis Lortie, pianista<br />
canadese e ufficiale dell’Ord<strong>in</strong>e<br />
del Canada, che si sta imponendo<br />
tra i più <strong>in</strong>teressanti e completi<br />
pianisti oggi al mondo. I suoi Années<br />
– dei quali sta curando la registrazione<br />
– non sono stati solo<br />
perfetti sul piano tecnico, ma<br />
hanno anche mostrato una duttilità<br />
e sensibilità di tocco non co-<br />
CONCERTI<br />
Lucca capitale<br />
Se fra il 1865 e il 1871, subito<br />
dopo l’unificazione del Paese,<br />
Firenze era assurta al ruolo e alla<br />
dignità di capitale, perché oggi<br />
non potrebbe tornare a esserlo<br />
Lucca, già al centro del progetto<br />
omonimo? Da tempo capitale<br />
dell’olivo e della seta, la città dovrebbe,<br />
almeno nelle <strong>in</strong>tenzioni<br />
dei firmatari del progetto, avere<br />
ben presto (ce lo auguriamo tutti)<br />
il patroc<strong>in</strong>io e riconoscimento<br />
dell’Unesco per il suo prezioso<br />
centro storico.<br />
Fra le <strong>in</strong>iziative legate alle celebrazioni<br />
del 500mo anniversario<br />
mune. L’esplicitazione dei diversi<br />
registri d<strong>in</strong>amico-affettivi, che<br />
<strong>in</strong> questa opera rappresentano<br />
una delle difficoltà maggiori dato<br />
il loro cont<strong>in</strong>uo variare <strong>in</strong> brevissimo<br />
tempo, sono stati mantenuti<br />
con una precisione assoluta. Penso<br />
a un memorabile «Les jeux<br />
d’eau de la Villa d’Este» tanto<br />
per fare un esempio. Un’esecuzione<br />
che non <strong>in</strong>siste alquanto sul<br />
carattere teatrale e funambolico<br />
di molte pag<strong>in</strong>e, come avrebbe<br />
fatto Vladimir Horowitz, ma ci<br />
consegna un’<strong>in</strong>terpretazione razionale<br />
nel senso nobile del term<strong>in</strong>e,<br />
e molto poetica. Partitura<br />
alla mano, Lortie non ha aggiunto<br />
nulla al segno grafico ed è stato<br />
fedelissimo al testo.<br />
La sua lettura equilibrata e <strong>in</strong>tensa<br />
– che lontanamente ricorda<br />
certe <strong>in</strong>flessioni «apoll<strong>in</strong>ee» di<br />
Claudio Arrau – ci rende un Liszt<br />
pieno e maturo <strong>in</strong> ogni versante<br />
della sua immag<strong>in</strong>ifica poetica.<br />
Massimo Venuti<br />
della costruzione delle mura cittad<strong>in</strong>e<br />
– una c<strong>in</strong>ta muraria unica nel<br />
suo genere – sono il completamento<br />
dell’illum<strong>in</strong>azione delle<br />
stesse, l’acquisto e recupero degli<br />
spalti, il restauro della Casa del<br />
Boia e dell’attigua casermetta, e<br />
poi studi, convegni e pubblicazioni,<br />
<strong>in</strong>f<strong>in</strong>e l’auspicata realizzazione<br />
del Museo di Storia e Territorio,<br />
che raccoglierà documenti,<br />
immag<strong>in</strong>i e testimonianze della<br />
storia di Lucca, lungo un percorso<br />
che <strong>in</strong>izia dall’età antica f<strong>in</strong>o<br />
ai giorni nostri. Non basterà tutto<br />
ciò a fare di Lucca la capitale d’I-<br />
317
Venuti-Liszt+land<strong>in</strong>i.qxp 06/04/2011 11.01 Pag<strong>in</strong>a 318<br />
318<br />
talia? Basterà, basterà. Per conv<strong>in</strong>cersene,<br />
al lettore sarebbe<br />
semplicemente occorso vedere<br />
con i propri occhi e ascoltare con<br />
le proprie orecchie il concerto tenutosi<br />
a commemorare il 150mo<br />
dell’unità nazionale il 27 febbraio<br />
scorso. Allora anche il più <strong>in</strong>credulo<br />
si ricrederebbe: Lucca è già<br />
la capitale morale d’Italia per il<br />
conv<strong>in</strong>cimento con il quale l’<strong>in</strong>iziativa<br />
è stata pianificata e condotta<br />
dall’Associazione musicale<br />
lucchese, dal suo fondatore e primo<br />
direttore artistico Herbert<br />
Handt, dal suo presidente Marcello<br />
Parducci, dal suo attuale direttore<br />
artistico Fabrizio Giovannelli,<br />
e da tutti i sostenitori e amici<br />
che gravitano <strong>in</strong>torno a quel centro<br />
– oggi autorevolissimo – di<br />
musica e di cultura. Un concerto<br />
il cui titolo era, un programma:<br />
«Concerto per l’Italia. Le confessioni<br />
di un italiano illustre, nelle<br />
riflessioni postume e presuntuose<br />
di un italiano d’oggi» su testi di<br />
Ippolito Nievo (ma non solo).<br />
Sulla scena il Trio di Lucca: Fabrizio<br />
Giovannelli, musicista di<br />
f<strong>in</strong>e cifra <strong>in</strong>terpretativa e tocco sicuro,<br />
al pianoforte, Alberto Bologn<strong>in</strong>i<br />
al viol<strong>in</strong>o e Remo Pieri al<br />
clar<strong>in</strong>etto: tre musicisti di straord<strong>in</strong>ario<br />
talento e di imperdibile<br />
presa sull’uditorio. Voce recitante<br />
il musicologo e germanista Quir<strong>in</strong>o<br />
Pr<strong>in</strong>cipe, di più, un filosofo<br />
della musica la cui grande cultura,<br />
la cui str<strong>in</strong>gente vis argumentandi,<br />
la cui vena attorale e polemica,<br />
mai gratuita, sono ciò di cui<br />
Applausi al concerto lucchese.<br />
la civiltà musicale di questo malandato<br />
Paese non potrebbe mai<br />
fare a meno.<br />
Una musica<br />
trasc<strong>in</strong>ante<br />
In programma il Trio <strong>Paolo</strong> e Virg<strong>in</strong>ia<br />
per viol<strong>in</strong>o, clar<strong>in</strong>etto e pianoforte,<br />
Marcia Funebre per i funerali<br />
di Alessandro Manzoni op.<br />
157, Sulla tomba di Garibaldi,<br />
elegia per banda op. 160 di Amilcare<br />
Ponchielli; tre trascrizioni a<br />
cura di Girolamo Deraco, da Rigoletto<br />
(«Cortigiani, vil razza...»),<br />
Il Trovatore («Di quella<br />
pira...»), I puritani («Suoni la<br />
tromba, e <strong>in</strong>trepido...»). A chiudere<br />
il concerto <strong>in</strong> gloria il brano<br />
Italia.it, «frammenti <strong>in</strong> tricolore»<br />
per viol<strong>in</strong>o, clar<strong>in</strong>etto e pianoforte,<br />
dello stesso Deraco, compositore<br />
regg<strong>in</strong>o, naturalizzato lucchese,<br />
formatosi alla scuola del<br />
fiorent<strong>in</strong>o Pietro Rigacci e già<br />
eseguito <strong>in</strong> mezzo mondo. Testi<br />
di Nievo, come dicevamo, Settembr<strong>in</strong>i,<br />
Berchet, Manzoni, Marradi,<br />
Leopardi, si alternavano, affidati<br />
alla voce di Quir<strong>in</strong>o Pr<strong>in</strong>cipe,<br />
alle belle esecuzioni musicali.<br />
Avreste dovuto vedere la curiosità,<br />
la golosità con le quali le orecchie<br />
del pubblico si imbevevano<br />
della musica, stordente, tutta e<br />
sempre trasc<strong>in</strong>ante. Al punto che<br />
tutti, alla f<strong>in</strong>e, come <strong>in</strong> virtù di un<br />
<strong>in</strong>visibile cenno, di un moto<br />
spontaneo del cuore, non concordato<br />
prima, scattano <strong>in</strong> piedi e <strong>in</strong>-<br />
tonano a una voce l’<strong>in</strong>no di Mameli.<br />
Se f<strong>in</strong>ora qualcuno nutriva<br />
ancora qualche, non <strong>in</strong>fondata,<br />
perplessità sul sentimento di<br />
amor patrio che, <strong>in</strong> questi anni di<br />
andante immoralità politichese,<br />
ancora poteva <strong>in</strong>fiammare, <strong>in</strong><br />
qualche misura, il cuore dell’italiano<br />
medio, ecco, noi pensiamo<br />
che il concerto organizzato dall’Associazione<br />
musicale lucchese<br />
sarà valso a dissiparla.<br />
Lucca capitale, torniamo a dire dal<br />
nostro cantuccio, la «città dalle<br />
cento chiese», come essa è chiamata,<br />
della splendida piazza dell’Anfiteatro,<br />
dell’<strong>in</strong>cantevole chiesa<br />
di San Michele <strong>in</strong> Foro, le cui<br />
lontane orig<strong>in</strong>i risalgono, pensate,<br />
all’V<strong>II</strong>I secolo, ma anche, perché<br />
no, quella del buccellato dolce all’aroma<br />
di anice. Se, poi, qualcheduno<br />
volesse saperne di più <strong>in</strong> merito<br />
a ciò che il nostro <strong>in</strong>grato Paese<br />
ha fatto e cont<strong>in</strong>ua a fare negli<br />
ultimi centoc<strong>in</strong>quant’anni, i primi<br />
della sua esistenza, per la musica e<br />
per l’arte, vada a leggersi, fresco di<br />
stampa, il tomo di <strong>Paolo</strong> Prato, che<br />
è docente alla Pontificia Università<br />
Gregoriana nonché esperto di<br />
culture giovanili e new media, <strong>in</strong>titolato<br />
La musica italiana. Una<br />
storia sociale dall’unità a oggi<br />
(Donzelli, Roma 2010), una ricognizione<br />
a tutto campo, da Verdi a<br />
Pavarotti, da M<strong>in</strong>a a de André e a<br />
Morricone, della musica made <strong>in</strong><br />
Italy. Scorra, <strong>in</strong> alternativa, il numero<br />
ultimo uscito del tor<strong>in</strong>ese<br />
Giornale della musica, numero<br />
che si <strong>in</strong>titola Inni per un’Italia e<br />
nel quale Alessandro Roveri spiega<br />
come è possibile «vivere ai<br />
tempi del Fus prosciugato dal Governo»<br />
(«Il giornale della musica»,<br />
n. 279, marzo 2011, pp. 3-5).<br />
Un servizio che lascia di stucco.<br />
Preso atto che il Fondo unico<br />
spettacolo è calato del 275% dal<br />
1985 a oggi, ci si chiede come<br />
facciano talune realtà locali – come<br />
l’Associazione musicale lucchese,<br />
per l’appunto – non solo a<br />
sopravvivere, ma a organizzare<br />
eventi così belli e preziosi.<br />
Carlo Alessandro Land<strong>in</strong>i
livi denittis.qxp 06/04/2011 16.38 Pag<strong>in</strong>a 319<br />
ARTI VISIVE<br />
De Nittis, Gérôme & il sogno parig<strong>in</strong>o<br />
Allestita al Petit Palais dal Musée<br />
des Baux-Arts de la Ville de Paris<br />
1 , Giuseppe De Nittis, la modernité<br />
élégante è la prima mostra<br />
ufficiale dedicata al pittore<br />
pugliese dal lontano 1886. Un lodevole<br />
omaggio a questo «Italien<br />
de Paris», che consente di riesam<strong>in</strong>arne<br />
l’opera e, se possibile, di<br />
strapparla alla zona d’ombra nella<br />
quale è relegata <strong>in</strong> Francia<br />
(molti dei quadri provengono<br />
dalla P<strong>in</strong>acoteca Giuseppe De<br />
Nittis di Molfetta). Nato per l’appunto<br />
a Molfetta nel 1846, De<br />
Nittis giunge a Parigi nel 1867.<br />
Ha frequentato l’Accademia di<br />
Belle Arti di Napoli, entrerà <strong>in</strong><br />
contatto con i macchiaioli fiorent<strong>in</strong>i,<br />
ma la scelta di Parigi è decisiva.<br />
Una lunga pag<strong>in</strong>a del Journal<br />
di Edmond de Goncourt, del<br />
quale De Nittis dip<strong>in</strong>gerà un ritratto<br />
(Portrait d’Edmond de<br />
Goncourt, 1881) evoca le confidenze<br />
fattegli dall’amico pittore,<br />
ormai affermatosi, sul suo arrivo<br />
nella capitale francese: è l’eterna<br />
e drammatica vicenda del giovane<br />
artista spiantato che giunge,<br />
timoroso ma pieno di speranze,<br />
nella ville lumière. Per De Nittis<br />
come per tanti altri artisti italiani,<br />
come per Ardengo Soffici nel<br />
1900, la decisione di andare a Parigi<br />
è un vero e proprio «salto vitale».<br />
La capitale francese diventerà<br />
la patria adottiva del pittore,<br />
nonostante i frequenti viaggi <strong>in</strong><br />
Italia, <strong>in</strong> Inghilterra. A Parigi De<br />
Nittis sposerà nel 1869 Léont<strong>in</strong>e<br />
Gruvelle, figlia adottiva di un<br />
ricco costumista; a Parigi conoscerà<br />
il successo; vic<strong>in</strong>o a Parigi<br />
– a Sa<strong>in</strong>t-Germa<strong>in</strong>-en Laye – morirà<br />
prematuramente nel 1884.<br />
Quasi a confermare l’avvenuto<br />
radicamento <strong>in</strong> Francia, la moglie<br />
Léont<strong>in</strong>e pubblicherà, nel<br />
1895, Notes et Souvenirs du<br />
pe<strong>in</strong>tre Joseph De Nittis, pag<strong>in</strong>e<br />
di diario tenute dal 1870 al 1884<br />
e da lei scritte <strong>in</strong> francese.<br />
La stagione<br />
«impressionista»<br />
Le credenziali che De Nittis esibisce<br />
al visitatore francese sono <strong>in</strong>nanzitutto<br />
quelle di un pittore impressionista.<br />
In effetti nel 1874,<br />
De Nittis, dopo aver esposto alcune<br />
tele al Salon del 1869, e aver<br />
lavorato per il celebre mercante di<br />
quadri ed editore d’arte Adolphe<br />
Goupil, si distacca dalla pittura<br />
ufficiale. Partecipa alla prima<br />
esposizione degli Indipendenti<br />
(Impressionisti), tenutasi lo stesso<br />
anno presso il fotografo Nadar,<br />
presentando varie opere. Come<br />
gli impressionisti De Nittis dip<strong>in</strong>ge<br />
en ple<strong>in</strong> air, come essi si <strong>in</strong>teressa<br />
agli effetti lum<strong>in</strong>osi e ai vari<br />
aspetti della città e della vita<br />
moderna. Una parte cospicua della<br />
mostra è logicamente dedicata<br />
a questa stagione. La Place des<br />
Pyramides (1875) – quadro che<br />
nel 1883 De Nittis ricompra a<br />
Goupil per farne dono al Musée<br />
du Luxembourg – attesta una tecnica<br />
sicura. Le tele dedicate al<br />
Lungosenna (Le long de la Se<strong>in</strong>e),<br />
alle Tuileries, agli Invalides, ma<br />
anche tele come Mare <strong>in</strong> burrasca<br />
(1877), Passa il treno (1878),<br />
Journée d’hiver (1882) rivelano<br />
significative aff<strong>in</strong>ità. Le tele dedicate<br />
a Londra, meta di vari viaggi<br />
negli anni Settanta – Trafalgar<br />
Square (1878), Westm<strong>in</strong>ster<br />
(1878) e numerose altre –, sono<br />
Giuseppe De Nittis,<br />
Place des Pyramides,<br />
1875.<br />
eseguite <strong>in</strong> accordo con le tendenze<br />
dell’impressionismo. Più della<br />
precisione del tocco è la capacità<br />
di ritrarre la luce e di creare un’atmosfera,<br />
impastata di nebbia, di<br />
pioggia, ad attestare la lezione di<br />
Monet, oltre che quella di Turner.<br />
Sette di queste tele <strong>in</strong>glesi saranno<br />
esposte nel 1878 all’Esposizione<br />
Universale di Parigi. Certo,<br />
il confronto con Monet – al quale<br />
era dedicata nello stesso tempo, a<br />
pochi metri di distanza, una monumentale<br />
esposizione al Grand<br />
Palais – e con altri impressionisti<br />
può rivelarsi imbarazzante. Che i<br />
paesaggi parig<strong>in</strong>i di De Nittis non<br />
abbiamo la visionarietà o il cromatismo<br />
di Pissarro, è evidente.<br />
Occorre allora al visitatore non<br />
poca sottigliezza per determ<strong>in</strong>are<br />
319
livi denittis.qxp 06/04/2011 16.38 Pag<strong>in</strong>a 320<br />
320<br />
la specificità della tavolozza e del<br />
tocco pittorico di De Nittis. Tuttavia<br />
l’etichetta di «impressionista<br />
appartato» – preferibile a quella<br />
di «impressionista m<strong>in</strong>ore» – non<br />
è sufficiente per del<strong>in</strong>eare il percorso<br />
del pittore.<br />
La modernità<br />
elegante & l’Italia<br />
L’adesione di De Nittis all’impressionismo<br />
non è completa. Ovviamente<br />
la sua prematura scomparsa<br />
lo esime dal pronunciarsi sulle<br />
scelte o sull’evoluzione del postimpressionismo;<br />
ricordiamo che<br />
L’île de la Grande Jatte di Georges<br />
Seurat, «manifesto» del po<strong>in</strong>tillisme,<br />
è del 1886. D’altra parte,<br />
pur praticando la pittura en ple<strong>in</strong><br />
air, De Nittis non r<strong>in</strong>uncia alla pittura<br />
en atelier. Imbocca molto presto<br />
la strada della pittura mondana,<br />
fatta di ritratti, di rappresentazioni<br />
di saloni aristocratici, di aneddoti:<br />
Le salon de la Pr<strong>in</strong>cesse Mathilde<br />
(1883), quadri a olio, pastelli, appartengono<br />
a questo filone che garantisce<br />
a De Nittis il successo. Lo<br />
sguardo dell’artista segue la società<br />
mondana al Bois de Boulogne,<br />
agli ippodromi si ferma sulle corse<br />
di cavalli, <strong>in</strong>eludibili appuntamenti<br />
mondani: La femme au chien<br />
(1878), Les courses à Longchamps<br />
(1882-1883), Aux courses<br />
d’Auteuil (1883)... Sensibile, come<br />
tutta la sua generazione, alla<br />
moda giapponese, nel 1883-1884<br />
De Nittis dip<strong>in</strong>ge Le kimono couleur<br />
orange. Il gioco cromatico<br />
tra il kimono, il ventaglio, i capelli,<br />
il divano, i fiori e lo sfondo è il<br />
vero argomento del quadro; poco<br />
conta la figura femm<strong>in</strong>ile, ritratta<br />
di spalle e dal volto non visibile.<br />
Questa è del resto la l<strong>in</strong>ea direttrice<br />
<strong>in</strong>dicata dal titolo della mostra:<br />
«La modernità elegante»: il sostantivo<br />
può benissimo alludere<br />
all’esperienza impressionista, orientata<br />
poi verso la vita brillante e<br />
mondana della Parigi dell’epoca.<br />
De Nittis non sarebbe altro che un<br />
<strong>Giovanni</strong> Bold<strong>in</strong>i (giunto anche<br />
lui a Parigi nel 1867) meno sc<strong>in</strong>til-<br />
Giuseppe De Nittis, Le<br />
kimono couleur orange,<br />
1883-1884.<br />
lante e meno superficiale, tentato<br />
dallo stile di Fortuny e di Meissonnier?<br />
De Nittis muore nel<br />
1884, l’anno <strong>in</strong> cui Huysmans<br />
pubblica À rebours, il romanzo poi<br />
chiamato «la Bibbia del decadentismo».<br />
Nel 1880 Huysmans, romanziere,<br />
ma anche esigente e<br />
acuto critico d’arte, riconosceva<br />
che De Nittis, al quale comunque<br />
rimproverava le cont<strong>in</strong>ue «adulterazioni<br />
di prospettiva», era un pittore<br />
di talento, a uguale e giusta distanza<br />
dalla pittura accademica e<br />
dall’impressionismo. «È <strong>in</strong>somma<br />
deliziosamente estroso, un narratore<br />
femm<strong>in</strong>ile e pieno di grazia»<br />
(Le Salon offficiel en 1880).<br />
Le sale del Petit Palais consentono<br />
tuttavia al pubblico francese di<br />
scoprire un altro De Nittis, forse<br />
più <strong>in</strong>teressante: il pittore dei paesaggi<br />
del Sud dell’Italia, dip<strong>in</strong>ti<br />
prima e dopo il suo arrivo a Parigi.<br />
Le opere giovanili del periodo<br />
napoletano – 1864-1867 – attestano<br />
un <strong>in</strong>teresse per il paesaggio e<br />
la luce che non si smentirà mai. Il<br />
fasc<strong>in</strong>o dei paesaggi pugliesi – Tavoliere<br />
delle Puglie (IV). Sulle rive<br />
dell’Ofanto (1865), L’Ofant<strong>in</strong>o<br />
(1866), Sulle rive dell’Ofanto<br />
(1867) –, non ancora gravati d’esotismo,<br />
è notevole. Come anche<br />
le tele e gli schizzi, spesso di dimensioni<br />
ridotte, dedicati all’eruzione<br />
del Vesuvio all’<strong>in</strong>izio degli<br />
anni Settanta, così refrattari alla<br />
couleur locale. La route de Br<strong>in</strong>disi<br />
à Barletta (1872) ottenne un<br />
immenso successo. Ma le si può<br />
preferire Champs de blé (1875) o<br />
Pr<strong>in</strong>temps (1883). A «la modernità<br />
elegante» si dovrebbe allora sostituire<br />
un altro titolo: «Dal paesaggio<br />
naturale alla mondanità».<br />
E non è detto che si tratti di un<br />
progresso.<br />
Jean Léon Gérôme<br />
risarcito<br />
Dal Petit Palais al Musée d’Orsay<br />
la distanza non è grande: una breve<br />
passeggiata sul Lungosenna e<br />
un ponte per passare dalla rive<br />
droite alla rive gauche. Il Musée<br />
d’Orsay, tempio votato all’arte<br />
dell’Ottocento – e <strong>in</strong> particolare<br />
all’impressionismo – ha ospitato<br />
una mostra dedicata a Gérôme,<br />
uno dei maggiori esponenti dell’arte<br />
accademica: Jean Léon Gérôme<br />
(1824 - 1904). L’histoire en<br />
spectacle 2 . È un risarcimento:<br />
conv<strong>in</strong>to fautore della tradizione,<br />
Gérôme, nom<strong>in</strong>ato nel 1863 professore<br />
alla Scuola delle belle Arti<br />
di Parigi, è stato un avversario<br />
costante dell’impressionismo, opponendosi<br />
strenuamente negli anni<br />
Novanta all’accesso nei Musei<br />
nazionali del ricchissimo lascito<br />
Caillebotte (collezione di opere<br />
impressioniste, <strong>in</strong> parte poi disperse<br />
<strong>in</strong> collezioni private). Quest’atteggiamento<br />
non gli è valso,<br />
come si può facilmente <strong>in</strong>tuire, le<br />
simpatie degli artisti moderni né<br />
quella dei critici. Che i pittori<br />
pompiers (denom<strong>in</strong>azione ironica,<br />
nata probabilmente nel 1888,<br />
per <strong>in</strong>dicare l’arte accademica)<br />
conoscessero bene il loro mestiere,<br />
è risaputo, e le opere di Gérôme<br />
lo confermano ampiamente.<br />
Ma l’<strong>in</strong>teresse di questa mostra è<br />
di altra <strong>in</strong>dole: la pittura di Gérôme<br />
ci consente di rivisitare mezzo<br />
secolo di mode e correnti culturali,<br />
francesi ed europee. È come se<br />
si sfogliasse un elegante album,<br />
fatto soprattutto di oleografie.<br />
Allievo di Delaroche, Gérôme,
livi denittis.qxp 06/04/2011 16.38 Pag<strong>in</strong>a 321<br />
giunto a Parigi nel 1841 dalla nativa<br />
Vesoul, non poteva esimersi dal<br />
rituale viaggio <strong>in</strong> Italia, esperienza<br />
d’obbligo nella formazione di un<br />
artista, f<strong>in</strong>o all’<strong>in</strong>izio del Novecento.<br />
Gérôme lo compie, <strong>in</strong> compagnia<br />
del maestro, nel 1844-1845.<br />
Ne nascerà una considerevole<br />
messe di tele e disegni – Deux paysannes<br />
italiennes et un enfant<br />
(1849), Pifferari (1857) – prevalentemente<br />
dedicati a personaggi<br />
tipici. Il movimento filoellenico,<br />
diffusosi <strong>in</strong> tutta Europa negli anni<br />
Venti per sostenere la causa della<br />
Grecia che lotta per la propria libertà,<br />
trova, nei decenni successivi,<br />
dei prolungamenti nella pittura<br />
di Gérôme. Non è tanto la storia<br />
sangu<strong>in</strong>osa dell’<strong>in</strong>dipendenza greca<br />
– si pensi a Les massacres de<br />
Scio (1824) di Delacroix – a <strong>in</strong>teressare<br />
Gérôme, quanto la riscoperta<br />
accademica e arcadica della<br />
Grecia antica: si pensi a Le combat<br />
de coqs (1846) e alla delicata<br />
quanto improbabile rappresentazione<br />
di un efebo e di una fanciulla.<br />
Il viaggio <strong>in</strong> Italia può essere<br />
una semplice tappa di un Grand<br />
tour che si prolunga all’Oriente.<br />
L’orientalismo affasc<strong>in</strong>a poeti –<br />
Les Orientales di Victor Hugo<br />
escono nel 1829 –, scrittori, artisti.<br />
Sulle orme ideali di Nerval, Flaubert,<br />
Maxime Du Camp, Gérôme<br />
si reca <strong>in</strong> Egitto, <strong>in</strong> Palest<strong>in</strong>a, <strong>in</strong><br />
Turchia, <strong>in</strong> Algeria. Nel 1868 Albert<br />
Goupil – figlio di Adolphe<br />
Goupil e fratello di Marie, che il<br />
pittore aveva sposato nel 1853 –<br />
accompagna Gérôme <strong>in</strong> un lungo<br />
viaggio da Alessandria d’Egitto al<br />
Bosforo. Gli schizzi e gli appunti,<br />
le fotografie sono il materiale di<br />
cui il pittore si avvale per un’<strong>in</strong>gente<br />
e decorativa produzione pittorica:<br />
Le prisonnier (1861), Le<br />
boucher turc (1861), Le marchand<br />
de tapis au Caire (1887), Le charmeur<br />
de serpents (1880). Non poco<br />
spazio è dedicato, sulla scorta<br />
della Grande odalisque (1814) di<br />
Ingrès, alla tematica esotica del g<strong>in</strong>eceo,<br />
dell’harem e delle odalische:<br />
Le harem sur la terrasse<br />
(1886), Le gynécée (1850) e altri<br />
quadri sembrano dest<strong>in</strong>ati ai futuri<br />
rotocalchi. La pittura può rivaleggiare<br />
con la fotografia, ma si tratta<br />
di una fotografia senz’anima. I<br />
volti femm<strong>in</strong>ili di Gérôme sono dip<strong>in</strong>ti<br />
secondo un modello unico e<br />
<strong>in</strong>variabile, un volto senza vita.<br />
L’ispirazione storica è fondamentale<br />
nelle pittura accademica. Gérôme<br />
esplora miti e leggende del<br />
mondo greco – Daphnis et Chloé<br />
(1852), Le Roi Candaule (1859),<br />
Phryné devant l’Aéropage (1861)<br />
–, ma soprattutto att<strong>in</strong>ge alla storia<br />
romana: Le siècle d’Auguste<br />
(1855), La mort de César (1865)<br />
sono alcuni dei suoi quadri più<br />
noti. Già nelle pag<strong>in</strong>e del Salon de<br />
1859, Baudelaire, pur riconoscendo<br />
l’importanza di Gérôme, osservava<br />
che l’orig<strong>in</strong>alità del pittore –<br />
ammesso che esista, aggiungeva –<br />
«è spesso di natura laboriosa e a<br />
stento visibile». Gérôme «sostituisce<br />
il divertimento di una pag<strong>in</strong>a<br />
erudita ai godimenti della pura<br />
pittura». Huysmans parlerà, impietosamente,<br />
di «vaneggiamenti<br />
ripetuti». Le lotte dei gladiatori e i<br />
supplizi <strong>in</strong>flitti ai cristiani nel circo<br />
suggeriscono a Gérôme alcune<br />
delle sue opere più note: il celeberrimo<br />
Pollice verso (1872),<br />
Dernières prières (1863-1883).<br />
Lo scenario e la stilizzazione dei<br />
personaggi spiegano l’utilizzo di<br />
tali immag<strong>in</strong>i nei primi grandi<br />
film storici, americani e italiani,<br />
sui quali Gérôme ha esercitato<br />
un’<strong>in</strong>fluenza evidente. Non è il<br />
solo aspetto moderno e sorprendente<br />
del pittore: negli ultimi anni<br />
della sua attività Gérôme ha potuto<br />
trarre profitto dalle nuove tecniche<br />
di riproduzione cromolitografica<br />
delle sue opere, ridisegnate<br />
o rifatte <strong>in</strong> questa prospettiva.<br />
La sortie du bal masqué (1857) ne<br />
è un esempio eloquente.<br />
Anche la storia di Francia ispira<br />
Gérôme, che ripercorre episodi<br />
dell’epopea napoleonica e grandi<br />
pag<strong>in</strong>e della storia passata, come<br />
Réception du Grand Condé<br />
(1878), o presente: Audience des<br />
ambassadeurs du Siam à Fontenebleau<br />
(1864). Neppure gli argomenti<br />
religiosi erano sfuggiti alla<br />
sua pittura, precisa, perfetta e sen-<br />
Jean Léon Gérôme, Le<br />
marchand de tapis au<br />
Caire, 1887.<br />
za calore. Le Golgotha Consummatum<br />
est (1867) rappresenta una<br />
lodevole quanto <strong>in</strong>attesa eccezione.<br />
Sulla coll<strong>in</strong>a spiccano unicamente<br />
le ombre delle croci, del Div<strong>in</strong>o<br />
Suppliziato e dei due ladroni.<br />
In basso, sulla s<strong>in</strong>istra, e <strong>in</strong> lontananza,<br />
i personaggi che ritornano a<br />
Gerusalemme scompaiono di fronte<br />
all’evento che si è consumato,<br />
avvolto da una luce drammatica.<br />
Occorrerebbe parlare della scultura<br />
di Gérôme, generalmente<br />
pesante e massiccia, delle sue<br />
statue policrome, delle sue numerose<br />
variazioni sul mito di<br />
Pigmalione (Pygmalion et Galatée,<br />
1890). Ma quest’ultima sala<br />
poteva essere trascurata senza<br />
rimpianti per godersi <strong>in</strong>vece la<br />
straord<strong>in</strong>aria e sempre r<strong>in</strong>novata<br />
ricchezza delle collezioni del<br />
Musée d’Orsay.<br />
François Livi<br />
1 Dal 21 ottobre 2010 al 16 gennaio 2011.<br />
Dal 6 febbraio all’8 maggio 2011 la mostra<br />
si trasferisce a Parma, nel Palazzo<br />
del Governatore.<br />
2 Dal 19 ottobre 2010 al 23 gennaio 2011.<br />
321
Ares News.qxp 06/04/2011 11.14 Pag<strong>in</strong>a 322<br />
322<br />
ARES NEWS<br />
L’Italia fa 150<br />
I festeggiamenti per il centoc<strong>in</strong>quantennale<br />
dell’unità d’Italia hanno<br />
visto (ancora una volta) confrontarsi<br />
due opposti schieramenti:<br />
da una parte gli acritici sostenitori<br />
della vulgata unitarista, che esaltano<br />
il Risorgimento come evento<br />
salvifico, operato da uom<strong>in</strong>i illum<strong>in</strong>ati,<br />
che agirono nel puro <strong>in</strong>teresse<br />
dell’italica umanità; dall’altro gli<br />
assertori di una visione più complessa,<br />
che non dimentica l’enorme<br />
prezzo pagato, soprattutto dalle<br />
masse popolari e dalla Chiesa italiana,<br />
perché il Regno d’Italia potesse<br />
f<strong>in</strong>almente dirsi fatto, nonostante,<br />
per dirla con d’Azeglio,<br />
mancassero ancora da fare gli Italiani.<br />
Nel battage che ha attraversato<br />
le colonne di quotidiani e periodici<br />
e ha movimentato i pal<strong>in</strong>sesti<br />
pubblici e privati, le Edizioni Ares<br />
hanno proposto come testi di approfondimento:<br />
1861, Le due Italie<br />
di Massimo Viglione (2011, pp.<br />
424, € 20) e L’altro Risorgimento<br />
di Angela Pellicciari (2 a 2011, pp.<br />
288, € 18), già autrice Ares con Risorgimento<br />
da riscrivere (11 a 2011,<br />
pp. 336, € 19) e I Papi & la massoneria<br />
(3 a 2011, pp. 320, € 18),<br />
che hanno trovato eco sul numero<br />
di marzo di Jesus a firma di Iacopo<br />
Scaramuzzi, su la Voce di Romagna,<br />
edizione di Rim<strong>in</strong>i il 4, con<br />
Giuseppe Gh<strong>in</strong>i, sui magaz<strong>in</strong>e onl<strong>in</strong>e<br />
laprov<strong>in</strong>ciadisondrio.web e laprov<strong>in</strong>ciadilecco.web<br />
il 16, sui portali<br />
Tiscali e Virgilio, su la Discussione,<br />
con Achille Albonetti, il Sole<br />
24 ore, con Giuseppe Chiell<strong>in</strong>o,<br />
e il Corriere della Sera con Sergio<br />
Romano il 17, sul Corriere cesenate<br />
il 18 a firma di don Pietro Altieri<br />
e, <strong>in</strong> chiave polemica, su il Giornale<br />
del 29 con Mario Cervi (con<br />
replica di Viglione il 31).<br />
Al testo di Viglione <strong>Paolo</strong> Mieli<br />
ha dedicato un doppio pag<strong>in</strong>one<br />
del Corriere della Sera, l’8 marzo,<br />
nel quale riconosce il merito di<br />
«aver tenuto il punto <strong>in</strong> un contesto<br />
<strong>in</strong>terlocutorio e dialogante nei<br />
confronti degli storici di opposte<br />
scuole e tendenze» ma rimprovera<br />
alcune «esasperazioni polemiche»,<br />
tanto da temere che sia necessario<br />
attendere «altri c<strong>in</strong>quant’anni<br />
perché di questi temi si possa<br />
discutere con sobrietà». E forse<br />
i timori di Mieli non sono del tutto<br />
<strong>in</strong>fondati, considerando la difficoltà<br />
che ancora molti, anche cattolici,<br />
hanno nell’<strong>in</strong>quadrare gli<br />
eventi risorgimentali nel contesto<br />
più ampio della storia d’Italia e di<br />
quella moltitud<strong>in</strong>e che, unita dalla<br />
Fede comune, dalla presenza sulla<br />
penisola dei Pontefici e dall’orgoglio<br />
per il ruolo centrale svolto<br />
sullo scacchiere cont<strong>in</strong>entale <strong>in</strong><br />
età romana (Sergio Romano, Corriere<br />
della Sera), costituisce, pur<br />
nelle diversità, il suo popolo.<br />
Un Papa<br />
«risorgimentale»<br />
Parlare oggi di Risorgimento significa<br />
dunque abbandonare le faziosità<br />
e comprendere la complessità<br />
dei rapporti tra lo Stato nascete<br />
e la Chiesa, guidata allora da<br />
Pio IX, contro il quale è stato costruito,<br />
con l’aiuto anche della superficialità<br />
di molti cattolici, un<br />
muro di accuse, le più diverse.<br />
Utilissimo <strong>in</strong> questo senso è il volume<br />
di mons. Luigi Negri Pio IX.<br />
Attualità & profezia (Ares 2006,<br />
pp. 240, € 16), cui Marco Antonell<strong>in</strong>i<br />
ha dedicato un bell’articolo<br />
per il Nuovo Diario messaggero di<br />
sabato 19 marzo, <strong>in</strong> vista di un <strong>in</strong>contro<br />
sul tema, tenuto a Imola il<br />
lunedì successivo. «Non si tratta<br />
<strong>in</strong>fatti esclusivamente», dice Antonell<strong>in</strong>i,<br />
«di accusare il nascente<br />
Stato italiano di aver perseguito i<br />
suoi scopi contro lo Stato della<br />
Chiesa, ma di chiarire le ragioni<br />
per le quali la Chiesa dell’Ottocento<br />
agì <strong>in</strong> quel modo che parve<br />
ai più, cattolici e non, esser contro<br />
la realtà, contro il futuro. La<br />
Quanta cura e il Sillabo esprimono<br />
la premura e la responsabilità<br />
pedagogica che la Chiesa ha sempre<br />
sentito proprie e alle quali, <strong>in</strong><br />
quel momento storico, non poteva<br />
e non voleva abdicare. Il magistero<br />
di Pio IX appare perciò animato<br />
da un’ansia positiva per l’uomo<br />
e per il suo futuro di fronte alla<br />
quale le vicende del Regno di Sardegna<br />
appaiono piccole o perlomeno<br />
di portata decisamente <strong>in</strong>feriore.<br />
La posta <strong>in</strong> gioco non era affatto<br />
il potere temporale della<br />
Chiesa ma il futuro e la libertà del<br />
popolo italiano. In questo senso<br />
Pio IX si è mostrato un politico e<br />
uno statista assai più accorto di chi<br />
lo ha sostituito alla guida degli Italiani,<br />
perché prima e meglio di altri<br />
capì che quella cesura violentissima<br />
costituita dalla Rivoluzione<br />
francese non era semlicemente<br />
un evento “politico”, ma culturale;<br />
un cambiamento così vasto che<br />
avrebbe f<strong>in</strong>ito per travolgere non<br />
solo le istituzioni ma le coscienze<br />
stesse degli uom<strong>in</strong>i». Quanto queste<br />
affermazioni siano vere lo testimonia<br />
la storia del Novecento e<br />
il libro di mons. Negri si propone<br />
come strumento utile non solo per<br />
conoscere un passato più o meno<br />
vic<strong>in</strong>o ma per capire <strong>in</strong> profondità<br />
il nostro presente.
Ares News.qxp 06/04/2011 11.14 Pag<strong>in</strong>a 323<br />
Maestro<br />
di giornalismo...<br />
Esce per i tipi Ares Vorrei assomigliare<br />
a mio padre (pp. 200, €<br />
20), di <strong>Giovanni</strong> Terzi, Assessore<br />
alle attività produttive del Comune<br />
di Milano, figlio di quell’Antonio<br />
Terzi, romanziere e giornalista,<br />
che fu tra i più seri e raff<strong>in</strong>ati<br />
<strong>in</strong>terpreti della pubblicistica popolare<br />
dagli anni ‘60 <strong>in</strong> poi. Vicedirettore<br />
del Corriere della Sera,<br />
poi direttore di rotocalchi come<br />
Novella 2000, Gente e la Domenica<br />
del Corriere, cultore di un gossip<br />
rispettoso e «colto», che <strong>in</strong>formi<br />
e <strong>in</strong>trattenga senza bisogno di<br />
trascendere – come <strong>in</strong>vece sembra<br />
essere prassi della pubblicistica<br />
scandalistica nostrana – Anto-<br />
nio Terzi è ricordato da Fabiana<br />
Giacomotti su Il Foglio del 5 marzo:<br />
«Uomo imponente, dai modi<br />
gentili e la battuta sempre pronta,<br />
grande <strong>in</strong>terprete della tradizione<br />
italiana del rotocalco, non certo<br />
un dis<strong>in</strong>volto confezionatore di<br />
paccottiglia origliata o spiata dal<br />
buco della serratura».<br />
Panorama ha pubblicato, il 17,<br />
un’<strong>in</strong>tervista con <strong>Giovanni</strong> che,<br />
nelle conversazioni con Luciano<br />
Garibaldi – autore e grande amico<br />
dell’Ares – racconta suo padre e il<br />
suo modo di <strong>in</strong>tendere l’arte dello<br />
scrivere, sia essa orientata all’articolo<br />
di giornale o al romanzo,<br />
come quelli che gli ottennero<br />
grandi riconoscimenti al Premio<br />
Bagutta, così come al Campiello.<br />
Non poteva certo mancare il tributo<br />
affezionato di Gente, che il<br />
Angela Pellicciari (nella foto <strong>in</strong> alto tra Michele e Nicolò Mardegan,<br />
con Cesare Cavalleri © MoMa Photographers) alla presentazione<br />
de L’altro Risorgimento mercoledì 16 marzo, presso la Sala<br />
Consiliare della Prov<strong>in</strong>cia di Milano.<br />
Qui sopra: Le Edizioni Ares hanno sponsorizzato il 24° Torneo<br />
«Città di Codogno» tenutosi il 13 marzo presso il Tiro a Segno<br />
Nazionale di Codogno.<br />
5 aprile pubblica un articolo di<br />
Rossana L<strong>in</strong>gu<strong>in</strong>i, e forse, <strong>in</strong> def<strong>in</strong>itiva,<br />
proprio di «tributo» si<br />
può parlare a proposito di questo<br />
Vorrei assomigliare a mio padre;<br />
tributo di un figlio a suo padre,<br />
tributo di tanti protagonisti della<br />
carta stampata a un uomo che ha<br />
lasciato un segno <strong>in</strong>delebile nelle<br />
vite di coloro che hanno avuto<br />
l’avventura di lavorare con lui. Il<br />
lettore certamente proverà l’emozione<br />
di rivivere un pezzo di storia<br />
di grande giornalismo.<br />
... e altri esempi<br />
Alla figura e all’arte propria del<br />
giornalista è dedicato un altro libro<br />
Ares, La favola dei fatti<br />
(2010, pp 312, € 18) di Franco<br />
Zangrilli. La Cronaca lo ricorda<br />
nell’edizione di Cremona e Prov<strong>in</strong>cia<br />
con un articolo di Claudio<br />
Toscani che nota come «a com<strong>in</strong>ciare<br />
dal Sei/Settecento il rapporto<br />
tra giornalismo e letteratura si<br />
vada gradualmente <strong>in</strong>tensificando.<br />
Arte o mestiere, obbligo o vocazione,<br />
il giornalismo è stato<br />
preticato da quasi tutti gli scrittori<br />
di rango». Quello di Zangrilli è<br />
«un poliedrico saggio, frutto di<br />
una ricerca <strong>in</strong>f<strong>in</strong>itesima <strong>in</strong> quasi<br />
due secoli di pubblicismo, ricca<br />
di s<strong>in</strong>tesi di <strong>in</strong>terventi, articoli,<br />
racconti, elzeviri».<br />
Una piccola storia del giornalismo<br />
di classe, nella quale non si danno<br />
«casi di disamore al mestiere, di<br />
sconcertante o vile disattesa del<br />
codice d’onore». Perché, conclude<br />
Toscani con un pizzico di retorica,<br />
«solo ai tempi nostri, di globale<br />
degrado morale e culturale il giornalismo<br />
è precipitato <strong>in</strong> immorali<br />
connivenze, <strong>in</strong> sporche <strong>in</strong>tese con<br />
poteri e mercati, <strong>in</strong>dustrie e f<strong>in</strong>anze,<br />
corruzioni e dossieraggi».<br />
Forse è vero, forse no. Resta il<br />
fasc<strong>in</strong>o di un’arte, quella dello<br />
scrivere, che nel tempo ha saputo<br />
re<strong>in</strong>ventarsi e <strong>in</strong>fondere vita <strong>in</strong><br />
generi diversi.<br />
Fabio Ferrar<strong>in</strong>i<br />
323
Land<strong>in</strong>i-riviste.qxp 06/04/2011 11.16 Pag<strong>in</strong>a 324<br />
324<br />
RIVISTE & RIVISTE<br />
Casabella & chiese brutte<br />
Casabella, mensile edito da<br />
Mondadori e diretto da Francesco<br />
Dal Co, è una delle maggiori<br />
riviste di architettura a livello europeo,<br />
non solo italiano. Vede la<br />
luce nel 1928 a Milano, per mano<br />
di Giuseppe Pagano. Il formato è<br />
fra i più s<strong>in</strong>golari, sarà forse per<br />
questo che la rivista non è troppo<br />
amata dagli edicolanti (ma quando<br />
mai si è veduto un edicolante<br />
<strong>in</strong>tendersi di arte? Casabella è <strong>in</strong><br />
sé, per come essa si presenta,<br />
un’opera d’arte). Ogni numero<br />
offre una monografia su uno o<br />
più architetti della storia passata<br />
e presente; ciò spiegherebbe il<br />
grande <strong>in</strong>teresse fra gli studenti<br />
di architettura e <strong>in</strong>gegneria. Il suo<br />
unico difetto? Quello di non far<br />
capire con sufficiente chiarezza<br />
dove f<strong>in</strong>isce un articolo redazionale<br />
e dove ha <strong>in</strong>izio, <strong>in</strong>vece,<br />
l’<strong>in</strong>serzione pagata (proprio la famigerata<br />
commistione di <strong>in</strong>formazione<br />
e di pubblicità, spesso<br />
occulta, è il maggior neo di tutte<br />
le riviste che, da noi, <strong>in</strong> Italia, si<br />
occupano di arte e di cultura).<br />
Dal 1955 al 1964 la direzione di<br />
Casabella era affidata a Ernesto<br />
Nathan Rogers, dal 1970 al 1976<br />
ad Alessandro Mend<strong>in</strong>i, dal 1977<br />
al 1981 a Tomás Maldonado, dal<br />
1981 al 1996 a Vittorio Gregotti.<br />
F<strong>in</strong>almente, nel marzo di quell’anno,<br />
la direzione di Casabella<br />
fu assunta da Francesco Dal Co,<br />
che tuttora ne regge le sorti <strong>in</strong><br />
mezzo alla burrasca (della crisi<br />
economica, del calo di lettori,<br />
che non risparmia nessuno, nemmeno<br />
le pubblicazioni più titolate,<br />
dall’aumento delle tariffe postali,<br />
dalla situazione politica <strong>in</strong>garbugliata).<br />
Emilio Tad<strong>in</strong>i, <strong>in</strong> un<br />
<strong>in</strong>tervento pubblicato dal Corrie-<br />
re della sera il 19 febbraio 1996,<br />
prese le difese di Gregotti, andato<br />
via senza nemmeno una riga di<br />
addio, senza neppure il saluto di<br />
prassi e senza, come scriveva Tad<strong>in</strong>i,<br />
la consueta «mozione degli<br />
affetti». Nessuno che sia sano di<br />
mente potrebbe def<strong>in</strong>ire quella di<br />
Gregotti, <strong>in</strong>tellettuale impegnato<br />
a tutto tondo, una direzione super<br />
partes, ideologicamente neutra e<br />
slavata. Al contrario, essa si era<br />
svolta sempre (per riprendere<br />
l’occhiello dell’articolo firmato<br />
da Tad<strong>in</strong>i) «al canto dell’Internazionale».<br />
Più distaccato, più professorale<br />
Francesco Dal Co, docente<br />
di Storia dell’architettura<br />
allo Iuav di Venezia, già direttore<br />
della Biennale di Venezia dal<br />
1988 al 1991, autore di importanti<br />
monografie su autori come Meyer,<br />
Scarpa, Botta e Ando. Tre<br />
anni orsono, nel 2008, per la celebrazione<br />
dell’ottantesimo della<br />
rivista, un’età ragguardevole <strong>in</strong>vero,<br />
quasi un anno di articoli<br />
(dal numero 766 al numero 770)<br />
fu speso, per <strong>in</strong>iziativa di Dal Co,<br />
all’<strong>in</strong>segna della pedagogia: «Insegnare<br />
l’architettura, si può ancora?».<br />
Risposero anche i morti,<br />
Le Corbusier e Mies van der Rohe<br />
(i testi di entrambi, dal contenuto<br />
attualissimo, risalivano al<br />
1938). Ironico il primo, che <strong>in</strong>vitava<br />
ad aprire gli occhi sulla realtà<br />
con un quasi stupore dello<br />
sguardo (Se dovessi <strong>in</strong>segnarvi<br />
l’architettura, <strong>in</strong> «Casabella»<br />
766, maggio 2008), più acido il<br />
secondo che, mentre tesseva le<br />
lodi del legno e del mattone, <strong>in</strong>tanto<br />
costruiva grattacieli di vetro<br />
e acciaio (Sull’<strong>in</strong>segnamento<br />
dell’architettura, <strong>in</strong> «Casabella»<br />
767, giugno 2008).<br />
Piccola fiera<br />
degli orrori<br />
Voltiamo pag<strong>in</strong>a. Dal 21 marzo al<br />
3 aprile (due settimane? Ma da<br />
quando <strong>in</strong> qua si è vista una mostra,<br />
per giunta importante, aprire<br />
i battenti per quattordici giorni<br />
quattordici?) il Casabella Laboratorio<br />
di Milano, <strong>in</strong> via Marco<br />
Polo 13, ha ospitato la mostra<br />
Quattro chiese italiane, dedicata<br />
agli spazi liturgici contemporanei.<br />
Quattro i complessi oggetto<br />
della rassegna: quello di San<br />
<strong>Giovanni</strong> a Ponte d’Oddi, Perugia,<br />
di <strong>Paolo</strong> Zermani, un progetto<br />
orribile che ricorda il cubo milanese<br />
di Aldo Rossi, solo <strong>in</strong> versione<br />
abitabile; il complesso parrocchiale<br />
di San Pio da Pietrelc<strong>in</strong>a<br />
a Malafede (un ossimoro che<br />
fa al caso nostro), zona romana<br />
dell’Ostiense, progetto curato<br />
dallo studio Anselmi & Associati,<br />
una chiesa disegnata da un rettangolo<br />
di proporzioni 2:1 e l’altare<br />
addossato al lato lungo del<br />
rettangolo, la facciata scandita da<br />
tre curve asimmetriche; la chiesa<br />
di San Carlo Borromeo a Tor Pagnotta,<br />
una sorprendente scatola<br />
per scarpe che una mano birich<strong>in</strong>a<br />
ha sezionato e ricomposto a<br />
casaccio; e la chiesa di Gesù Redentore<br />
a Modena, firmata dal<br />
milanese Mauro Galant<strong>in</strong>o, brutta<br />
fuori ma passabile dentro, con<br />
l’assemblea divisa <strong>in</strong> due a guardarsi<br />
<strong>in</strong> faccia, come <strong>in</strong> taluni<br />
talk-show televisivi <strong>in</strong> cui la rissa<br />
(ma non qui, si spera) è all’ord<strong>in</strong>e<br />
del giorno. Che dire?<br />
Siamo d’accordo, si parva licet,<br />
con quanto dichiarato dal card<strong>in</strong>ale<br />
Gianfranco Ravasi solo po-
Land<strong>in</strong>i-riviste.qxp 06/04/2011 11.16 Pag<strong>in</strong>a 325<br />
chi giorni prima, quando, nel corso<br />
di una lectio magistralis tenuta<br />
alla Facoltà di architettura di<br />
Roma, l’attuale responsabile della<br />
Cultura per il Vaticano lamentò<br />
«l’<strong>in</strong>ospitalità, la dispersione,<br />
l’opacità di tante chiese [...] dove<br />
ci si trova sperduti come <strong>in</strong> una<br />
sala per congressi, distratti come<br />
<strong>in</strong> un palazzetto dello sport,<br />
schiacciati come <strong>in</strong> uno sferisterio,<br />
abbrutiti come <strong>in</strong> una casa<br />
pretenziosa e volgare». A noi pare<br />
che a v<strong>in</strong>cere un’immag<strong>in</strong>aria<br />
sfida debba essere il complesso<br />
firmato dallo studio Anselmi &<br />
Associati a Malafede, se non altro<br />
per la concezione volumetrica<br />
degli spazi, per la traiettoria curvil<strong>in</strong>ea<br />
degli alzati (che <strong>in</strong> qualcosa<br />
ricorda Jørn Utzon, l’architetto<br />
della Sidney Opera House),<br />
per la composizione bilanciata<br />
degli schemi longitud<strong>in</strong>ali con<br />
quelli centrali, <strong>in</strong>somma, per una<br />
serie di tratti che, a giudizio di<br />
chi scrive, non sono dettagli.<br />
E le idee<br />
dove sono?<br />
L’impressione più generale è gli<br />
architetti non sappiano più che pesci<br />
pigliare. Ma qualcuno di loro<br />
ha mai visitato, o visto anche solo<br />
<strong>in</strong> fotografia, la piccola ma superba<br />
chiesetta di San <strong>Giovanni</strong> Battista<br />
a Mogno, nel Canton Tic<strong>in</strong>o?<br />
O il campanile <strong>in</strong> pietra sbrecciata<br />
– non <strong>in</strong> cemento – di Altenkirchen,<br />
<strong>in</strong> Germania? O la cappella<br />
di Nôtre-Dame-du-Bon-Port a<br />
Sa<strong>in</strong>t Valéry en Caux, modesta stazione<br />
balneare della Normandia,<br />
con il suo bruno tetto d’ardesia, il<br />
suo rivestimento <strong>in</strong> grès, la sua<br />
splendida vetrata policroma? O la<br />
Kreuzkirche (evangelica, però) di<br />
Siegsdorf, sempre <strong>in</strong> Germania,<br />
raccolta sì da parere una capanna,<br />
tutta quanta <strong>in</strong> legno, un materiale<br />
che, a differenza del cemento (di<br />
cui gli architetti italiani sembrano<br />
non poter fare a meno), emana calore<br />
e conforto? O, per chiudere <strong>in</strong><br />
gloria, la basilica della Sagrada<br />
Familia di Gaudí a Barcellona?<br />
Ma hanno mai viaggiato, costoro,<br />
visitato le chiese di altri Paesi, pregato<br />
nelle cappelle delle Alpi francesi,<br />
assistito alle messe che si celebrano<br />
nelle chiese polacche, tutte<br />
marmi e stucchi, barocche se si<br />
vuole, ma curate, ma vissute, ma<br />
sofferte e non certo con l’immag<strong>in</strong>e<br />
del Palasport qualunquista,<br />
stigmatizzata, giustamente, santamente,<br />
da Ravasi, cucita addosso?<br />
E poi, con quali soldi costoro, gli<br />
asseriti «creativi» italiani, erigono<br />
le loro brutture, orrendi monumenti<br />
a una fede ormai vacillante,<br />
<strong>in</strong>capaci di tener testa agli erigendi,<br />
<strong>in</strong> Italia, m<strong>in</strong>areti, o alle già<br />
funzionanti scuole coraniche e<br />
moschee? Più che a luoghi di culto<br />
assomigliano tanto, le chiese di<br />
codesta mostra di Casabella, a<br />
sangu<strong>in</strong>ari macelli, ad anonime<br />
stazioni ferroviarie, a lugubri cimiteri.<br />
E <strong>in</strong>fatti, come Dal Co ricorda<br />
nel numero di Casabella di<br />
marzo, il Novecento è il secolo<br />
della morte di Dio, il secolo di<br />
Nietzsche e della pensée faible.<br />
Ma, come sempre Dal Co ammonisce,<br />
e con ogni buon diritto, il<br />
Novecento è anche il secolo che<br />
ha visto nascere dai sogni visionari<br />
di due architetti per il resto agli<br />
antipodi due vere perle dell’architettura<br />
moderna quali Nôtre-Dame<br />
a Ronchamps e la (prima citata)<br />
Sagrada Familia a Barcellona. Casabella<br />
non è, diversamente da come<br />
il nome suggerirebbe, una rivista<br />
né bella né casal<strong>in</strong>ga. Non è<br />
bella <strong>in</strong> quanto è bellissima, così<br />
bella – nel senso di ben fatta, di<br />
riccamente illustrata, di prodiga di<br />
idee e di spunti – da mozzare il fiato;<br />
non è casal<strong>in</strong>ga <strong>in</strong> quanto è<br />
molto, f<strong>in</strong> troppo professionale (il<br />
nostro amico edicolante ne venderà<br />
sì e no tre copie agli architetti<br />
della zona, quelli non abbonati).<br />
Storia dell’editoria, storia della<br />
cultura architettonica e storia della<br />
grafica e dell’illustrazione si <strong>in</strong>trecciano<br />
<strong>in</strong> questo importante<br />
prodotto che, mese dopo mese, numero<br />
dopo numero, fa il punto su<br />
un ambizioso progetto <strong>in</strong>tellettuale<br />
e sulla sua articolata complessità,<br />
quello di un’architettura sì a misu-<br />
ra d’uomo, ma anche, come oggi<br />
si ama dire, ecosostenibile, anche<br />
cosmopolita, anche <strong>in</strong>novativa, <strong>in</strong><br />
l<strong>in</strong>ea con la modernità di un Paese,<br />
come il nostro, tecnologicamente<br />
avanzato e sempre più esigente <strong>in</strong><br />
fatto di agibilità degli edifici, di<br />
accessibilità, di comodità degli <strong>in</strong>terni,<br />
di rappresentatività. Per f<strong>in</strong>ire,<br />
un modesto consiglio – non<br />
scevro di mite polemica – al lettore.<br />
Lo <strong>in</strong>vitiamo a visitare un blog<br />
tutto fuorché tenero con le più recenti<br />
tendenze di architettura sacra,<br />
un blog, anzi, decisamente<br />
dissacrante (nel senso migliore,<br />
non letterale, del term<strong>in</strong>e).<br />
Il sito (all’<strong>in</strong>dirizzo http://fidesetforma.blogspot.com)<br />
è quello di<br />
Francesco Colafemm<strong>in</strong>a, un tradizionalista<br />
(<strong>in</strong>telligente) che il mensile<br />
Vatican Magaz<strong>in</strong>e ha <strong>in</strong>tervistato<br />
proprio sull’arte sacra, uno<br />
per il quale «una società desacralizzata,<br />
per usare le parole di <strong>Paolo</strong><br />
VI e di Benedetto XVI, si esprime<br />
attraverso un’arte completamente<br />
<strong>in</strong>tramondana, <strong>in</strong>capace di<br />
elevarsi verso il Cielo». Come non<br />
essere pienamente d’accordo?<br />
Carlo Alessandro Land<strong>in</strong>i<br />
Un numero di Casabella costa euro 12. La<br />
redazione è a Milano, <strong>in</strong> via Trentacoste, 7.<br />
L’abbonamento, 12 numeri l’anno, costa<br />
(per l’Italia) euro 115,00. Versare l’importo,<br />
tramite c.c.p. n. 77003101, a «Press Di<br />
srl – Ufficio Abbonamenti». Per <strong>in</strong>formazioni<br />
si può chiamare il numero 041-<br />
5099049. Oppure <strong>in</strong>viare una mail all’<strong>in</strong>dirizzo<br />
abbonamenti@mondadori.it<br />
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Libri & libri.qxp 06/04/2011 11.24 Pag<strong>in</strong>a 326<br />
326<br />
LIBRI & LIBRI<br />
«Le cose sono»<br />
Mario Mesolella, I filosofi moderni<br />
del senso comune, «Sensus communis.<br />
Annuario <strong>in</strong>ternazionale di<br />
logica aletica», Leonardo da V<strong>in</strong>ci,<br />
Roma 210, pp. 144, euro 20.<br />
La direttrice dom<strong>in</strong>ante della filosofia<br />
moderna e contemporanea è<br />
<strong>in</strong>dubbiamente lo gnoseologismo:<br />
<strong>in</strong>izia Galileo affermando che le<br />
qualità (suoni, colori, odori) esistono<br />
solo nel soggetto senziente e<br />
non nell’oggetto; Cartesio le trasforma<br />
<strong>in</strong> idee dell’anima umana,<br />
<strong>in</strong>troducendo, così, il presupposto<br />
dell’assoluta alterità tra pensiero<br />
ed essere, che rende problematica<br />
la corrispondenza tra la realtà<br />
esterna e l’idea che la fa conoscere<br />
al soggetto e che progressivamente<br />
porta alla kantiana «cosa <strong>in</strong> sé»<br />
scientificamente <strong>in</strong>conoscibile e<br />
alla dismissione critica della metafisica.<br />
Ciò sfocia, da un lato, nell’idealismo<br />
e nell’immanentismo razionalistico<br />
che poi si capovolge<br />
nello scetticismo e, dall’altro, nel<br />
neopositivismo. Tuttavia, non è<br />
l’unica direttrice. La miscellanea<br />
curata da Mario Mesolella esam<strong>in</strong>a<br />
l’evoluzione storica della nozione<br />
filosofica di «senso comune» per<br />
dimostrare che alcune personalità<br />
filosofiche dell’età moderna e contemporanea<br />
hanno criticato la riduzione<br />
immanentistica della conoscenza<br />
giustificando filosoficamente<br />
l’opzione del realismo metafisico,<br />
che si ritiene capace di<br />
fondare il valore di verità della filosofia,<br />
delle scienze, della fede e<br />
delle norme fondamentali della<br />
legge morale anche nella dimen-<br />
sione politica. L’atteggiamento<br />
speculativo realistico parte dal riconoscimento,<br />
già al livello del<br />
«senso comune», dell’esistenza<br />
delle cose come fondamento necessario<br />
di ogni forma di pensiero,<br />
contrariamente al primato assoluto<br />
del soggetto del filone immanentistico.<br />
I filosofi esam<strong>in</strong>ati non si limitano<br />
a riproporre l’<strong>in</strong>tenzionalità<br />
metafisica della tradizione filosofica<br />
greca e medievale, ma il confronto<br />
con il razionalismo scettico<br />
li <strong>in</strong>duce ad approfondire quelle<br />
realtà primarie e pre-filosofiche,<br />
costituenti il «senso comune».<br />
Come evidenzia Maria Veltri, <strong>in</strong><br />
Pascal si r<strong>in</strong>viene un’autocritica<br />
della modernità che precorre quella<br />
attualmente <strong>in</strong> atto: a partire da<br />
Cartesio è stato rigettato il pluralismo<br />
gnoseologico ergendo la dimostrazione<br />
matematica a unico<br />
criterio di verità che presc<strong>in</strong>de non<br />
solo dalla fede e dalla tradizione,<br />
ma anche dall’esperienza sensibile.<br />
La scienza costruita su tale metodo<br />
diviene sapere assoluto, misconoscendo<br />
il carattere storico<br />
della conoscenza umana: la realtà è<br />
<strong>in</strong>dipendentemente dall’essere conosciuta,<br />
mentre la verità è conosciuta<br />
progressivamente, sicché la<br />
tradizione è una riserva di conoscenze<br />
da sottoporre al vaglio della<br />
ragione nell’àmbito del sapere<br />
scientifico ed è impresc<strong>in</strong>dibile nel<br />
campo storico, filologico e teologico.<br />
La realtà (esperibile) è l’àmbito<br />
<strong>in</strong> cui si scopre (= riconosce) la<br />
verità, da cui trarre i dati per edificare<br />
l’apparato della conoscenza.<br />
È negli anni 1724-32 il gesuita<br />
Claude Buffier a servirsi esplicitamente,<br />
come rileva Concetta Coretti,<br />
della nozione di «senso comune»<br />
per <strong>in</strong>dicare quelle certezze<br />
evidenti, universali e necessarie,<br />
<strong>in</strong>dimostrabili <strong>in</strong> quanto orig<strong>in</strong>arie<br />
e <strong>in</strong>confutabili perché non contraddicibili,<br />
raggiungibili da qualsiasi<br />
essere umano e su cui ultimativamente<br />
si costruiscono le stesse<br />
scienze tanto naturali quanto storiche,<br />
giuridiche, teologiche. In Vico<br />
il pluralismo metodologico mira a<br />
lasciar manifestare la realtà senza<br />
pretendere di conformarla al soggetto<br />
e il senso comune funge da<br />
criterio per comprendere correttamente<br />
il pr<strong>in</strong>cipio epistemologico<br />
del verum ipsum factum: è vero<br />
che la storia è prodotta dall’uomo,<br />
ma, come sottol<strong>in</strong>ea Umberto Galeazzi,<br />
la sua <strong>in</strong>telligibilità è <strong>in</strong>dividuabile<br />
andando a vedere l’effettivo<br />
svolgersi dei fatti e servendosi<br />
del senso comune <strong>in</strong>teso come quel<br />
giudizio, sentito prima ancora che<br />
tematizzato razionalmente, manifestato<br />
dalle espressioni uniformi<br />
di ogni popolo, che permette di arrivare<br />
alla verità sulla natura umana.<br />
I pr<strong>in</strong>cìpi del senso comune<br />
(Provvidenza, matrimonio come<br />
moderazione delle passioni e sepoltura)<br />
sono costumi universali<br />
<strong>in</strong>dispensabili per una vita non solo<br />
civile, ma anche radicalmente<br />
non disumana; manifestano la verità<br />
presente alla mente umana, ma<br />
non prodotta da questa, bensì <strong>in</strong>segnata<br />
ai popoli dalla Provvidenza<br />
div<strong>in</strong>a <strong>in</strong> risposta all’<strong>in</strong>tenzionalità<br />
costitutiva della mente umana al<br />
vero e al giusto, sebbene, i popoli<br />
come gli <strong>in</strong>dividui siano liberi anche<br />
di rifiutare questo dono.<br />
La celebre is-ought question di<br />
Hume, secondo cui è impossibile<br />
passare da un giudizio fattivo sull’essere<br />
a uno normativo sul doveressere<br />
che motiva l’azione, per<br />
Thomas Reid è irrilevante <strong>in</strong> quan-
Libri & libri.qxp 06/04/2011 11.24 Pag<strong>in</strong>a 327<br />
to i primi pr<strong>in</strong>cìpi della morale non<br />
sono dedotti, ma sono <strong>in</strong> sé stessi<br />
evidenti ed è da questi che si deducono<br />
le ulteriori verità morali. Secondo<br />
Reid, pertanto, esistono giudizi<br />
o pr<strong>in</strong>cìpi primi logici, matematici,<br />
metafisici e morali, di cui<br />
la natura ha dotato l’<strong>in</strong>telletto umano<br />
e su cui si basa la stessa attività<br />
riflessiva della ragione; essi costituiscono<br />
il senso comune dell’umanità,<br />
rispetto al quale ciò che gli<br />
si oppone si rivela immediatamente<br />
come assurdo. Sul piano etico la<br />
condotta morale umana si basa per<br />
lo più su questo senso comune naturale,<br />
mentre il ragionamento pratico<br />
più tecnico è necessario solo<br />
nei casi morali più complessi, che<br />
però sono poco frequenti. A questi<br />
pr<strong>in</strong>cìpi si contrappongono quelli<br />
animali, che la volontà deve dom<strong>in</strong>are<br />
per non essere sopraffatta. In<br />
Reid, conclude María Elton, la volontà<br />
è mero potere di scelta, mancante<br />
della consistenza metafisica<br />
del concetto scolastico di appetito<br />
quale tendenza al bene <strong>in</strong> generale<br />
capace di muovere la volontà verso<br />
quest’ultimo.<br />
Come osserva Pier <strong>Paolo</strong> Ottonello,<br />
Rosm<strong>in</strong>i considera il pensiero<br />
umano essenzialmente come l<strong>in</strong>guaggio<br />
<strong>in</strong>teriore, formato, perciò,<br />
sui pr<strong>in</strong>cìpi del senso comune, essenzialmente<br />
l’essere e la non contraddittorietà,<br />
sicché <strong>in</strong> opposizione<br />
al soggettivismo sensista ed empirista,<br />
che mette tutto <strong>in</strong> dubbio e,<br />
appunto contro ogni senso comune,<br />
nega ogni nesso anche non arbitrario<br />
tra causa ed effetto, Rosm<strong>in</strong>i<br />
<strong>in</strong>vita gli uom<strong>in</strong>i a porre attenzione<br />
a ciò che essi sanno per<br />
natura anche se non hanno l’abitud<strong>in</strong>e<br />
di riflettervi sopra. Secondo<br />
Jaime Balmes, filosofo della metà<br />
dell’Ottocento, il retto pensare<br />
consiste nel conoscere la verità, la<br />
quale co<strong>in</strong>cide con la realtà delle<br />
cose, sicché la sua esistenza è <strong>in</strong>dubitabile,<br />
anche perché si presenta<br />
all’uomo come evidente. Di<br />
conseguenza, il vero scettico, dubitando<br />
di questa certezza, dovrebbe<br />
smettere di pensare, di comunicare<br />
e di compiere una serie ord<strong>in</strong>ata di<br />
atti, ma è difficile che chi si pro-<br />
clama scettico lo sia f<strong>in</strong>o <strong>in</strong> fondo.<br />
In altri term<strong>in</strong>i, la conoscenza filosofica<br />
e scientifica non può essere<br />
scissa dal senso comune, che ridà<br />
le leggi dell’<strong>in</strong>telligenza naturale,<br />
che precede quella filosofica e che,<br />
quale condizione necessaria dell’esercizio<br />
delle facoltà <strong>in</strong>tellettive e<br />
senzienti, è posseduta da tutti preriflessivamente,<br />
senza che perciò<br />
si riduca a un ist<strong>in</strong>to irrazionale,<br />
dato che, come evidenzia Eudaldo<br />
Forment, per Balmes è sottoponibile<br />
all’esame della ragione. Il senso<br />
comune è una tendenza che risponde<br />
a una legge naturale delle<br />
facoltà umane che le orienta verso<br />
la verità e le fa rifuggire dall’errore.<br />
Ciò non significa che l’uomo<br />
sia <strong>in</strong> grado <strong>in</strong> tutti gli àmbiti di conoscere<br />
tutta la verità e di raggiungere<br />
la certezza assoluta.<br />
Dall’esame di questi filosofi emerge<br />
come <strong>in</strong> filosofia il concetto di<br />
«senso comune» non <strong>in</strong>dichi, come<br />
nel l<strong>in</strong>guaggio ord<strong>in</strong>ario, l’op<strong>in</strong>ione<br />
corrente, bensì, specialmente<br />
nell’accezione di Antonio Livi, che<br />
Mesolella qualifica come il maggiore<br />
teorico contemporaneo della<br />
filosofia del senso comune, le certezze<br />
dell’esperienza immediata, la<br />
cui primarietà assoluta e <strong>in</strong>controvertibilità<br />
le colloca nell’àmbito<br />
dei giudizi esistenziali, il primo dei<br />
quali, presupposto da ogni altro, è:<br />
le cose sono. Si tratta, <strong>in</strong> altri term<strong>in</strong>i,<br />
di quelle certezze universali<br />
che sono alla base di ogni ricerca<br />
della verità attraverso la scienza e<br />
la fede. A mio parere, l’importanza<br />
della filosofia del senso comune e<br />
delle sue ascendenze storiche si rivela,<br />
così, <strong>in</strong>nanzitutto sul piano<br />
storico-filosofico. Anche se m<strong>in</strong>oritaria,<br />
la corrente dei realisti metafisici<br />
dell’età moderna ha contribuito<br />
al recupero dell’<strong>in</strong>tenzionalità<br />
<strong>in</strong> gnoseologia, che ha riaperto<br />
nel secolo scorso la possibilità della<br />
teoresi metafisica. Nel contempo<br />
la filosofia del senso comune<br />
non si è esaurita <strong>in</strong> questa sua funzione<br />
storica, ma cont<strong>in</strong>ua ad avere<br />
un fondamentale rilievo teoretico<br />
soprattutto perché sradica sia il<br />
pregiudizio diffuso, secondo cui la<br />
filosofia è <strong>in</strong>utile <strong>in</strong> quanto consta<br />
di disquisizioni slegate dalla realtà<br />
e per di più <strong>in</strong> contrasto l’una con<br />
l’altra, sia il pregiudizio neopositivista<br />
e scientista, secondo cui la<br />
metafisica, concernendo ciò che<br />
trascende l’esperienza, non è<br />
scientifica e perciò è irrazionale,<br />
senza senso.<br />
Al contrario, essa evidenzia come<br />
la filosofia sia una riflessione critica<br />
che non deduce i propri contenuti<br />
da pr<strong>in</strong>cìpi puramente formali,<br />
ma che att<strong>in</strong>ge all’esperienza, ossia<br />
alle certezze del senso comune,<br />
il quale costituisce la prima soluzione<br />
spontanea (nel senso di prefilosofica)<br />
dei problemi che l’esperienza<br />
pone, e mira a giustificarle<br />
razionalmente. Invero, la metafisica<br />
riguarda l’ente <strong>in</strong> quanto ente e<br />
perciò è saldamente ancorata alla<br />
realtà, che considera nella sua totalità,<br />
poiché reale è tutto ciò che è.<br />
Inoltre, il significato ben preciso e<br />
«tecnico» che la nozione di senso<br />
comune assume <strong>in</strong> filosofia permette<br />
di dist<strong>in</strong>guerlo dal «senso religioso»,<br />
che ricomprende l’<strong>in</strong>sieme<br />
ancora confuso sotto la formalità<br />
del religioso degli elementi del<br />
mondo umano e che trova espressione<br />
nei miti e nel l<strong>in</strong>guaggio simbolico-metaforico.<br />
Invece, il senso<br />
comune è già il piano formale dei<br />
pr<strong>in</strong>cìpi comuni orig<strong>in</strong>ari e delle<br />
soluzioni razionali (sia pure pre-filosofiche)<br />
ai problemi dell’esistenza<br />
umana, ossia esso è già critico<br />
nei confronti della spontaneità del<br />
senso religioso.<br />
Matteo Andolfo<br />
Aule di regime<br />
Paola Quadrelli, Il partito è il nostro<br />
sole. La scuola socialista nella<br />
letteratura della Ddr, <strong>Aracne</strong>, Roma<br />
2011, pp. 244, euro 15.<br />
Paola Quadrelli, dottore di ricerca<br />
<strong>in</strong> Germanistica e già autrice di<br />
una monografia sulla narrativa di<br />
Hiemito von Doderer (La Nuova<br />
Italia 1999) e di uno studio sulla<br />
poesia tedesca del Novecento<br />
327
Libri & libri.qxp 06/04/2011 11.24 Pag<strong>in</strong>a 328<br />
328<br />
(<strong>Aracne</strong> 2008), con questo saggio<br />
propone un rigorosissimo studio<br />
sul ruolo della scuola socialista<br />
nella letteratura della Ddr.<br />
Nella Repubblica Democratica Tedesca,<br />
<strong>in</strong>fatti, ebbe larga diffusione<br />
lo Schulroman, il romanzo di ambientazione<br />
scolastica: su questo<br />
tipo di produzione letteraria l’autrice<br />
effettua una lunga ricognizione<br />
critica, premettendo al suo lavoro,<br />
nel cap. I (pp. 15-52), un necessario<br />
discorso sui pr<strong>in</strong>cìpi e sull’ord<strong>in</strong>amento<br />
della scuola nella<br />
Germania socialista.<br />
In particolare, si ricorda come il m<strong>in</strong>istero<br />
dell’Istruzione popolare,<br />
presieduto <strong>in</strong><strong>in</strong>terrottamente dal<br />
1963 al 1989 da Margot Honecher,<br />
nonostante l’impegno costante profuso<br />
per «l’educazione dei giovani»,<br />
avesse deciso di <strong>in</strong>trodurre, a<br />
partire dal 1978/79, una nuova materia,<br />
l’«educazione militare», una<br />
scelta didattica che suscitò l’opposizione,<br />
fra l’altro, della Chiesa<br />
evangelica, ma <strong>in</strong> l<strong>in</strong>ea con il bisogno<br />
dello Stato socialista di esigere<br />
dai futuri maturandi e studenti universitari<br />
un fortissimo grado di adesione<br />
ai pr<strong>in</strong>cìpi del governo. Se pure,<br />
come ricorda l’autrice (p. 48), lo<br />
Stato non sempre <strong>in</strong>tervenisse con<br />
ferocia nel caso di oppositori o di<br />
«semplici dissenzienti», si prende<br />
come caso emblematico il fatto avvenuto,<br />
un solo anno prima della<br />
caduta del Muro, cioè nel 1988, <strong>in</strong><br />
una scuola di Berl<strong>in</strong>o-Pankow: qui,<br />
la protesta di alcuni studenti contro<br />
le parate militari, provocò una severa<br />
repressione, nonostante l’op<strong>in</strong>ione<br />
pubblica e alcuni <strong>in</strong>tellettuali si<br />
fossero eretti a difesa degli studenti.<br />
Così, i quattro ragazzi che avevano<br />
mostrato un atteggiamento «irredimibile»<br />
(p. 49), non solo vennero<br />
espulsi dalla scuola, ma fu loro<br />
vietata la frequenza di ogni altro<br />
istituto superiore della Repubblica;<br />
altri, <strong>in</strong>vece, furono puniti con severe<br />
sanzioni discipl<strong>in</strong>ari.<br />
La scuola, negli anni dello stal<strong>in</strong>ismo,<br />
aveva come motto quello di<br />
«educare l’uomo nuovo»: ma a<br />
quale prezzo questo avvenne, ce lo<br />
mostra l’autrice (pp. 53-130), passando<br />
<strong>in</strong> rassegna alcuni esempi<br />
dell’immag<strong>in</strong>e della scuola socialista,<br />
molto vivida e realistica nei romanzi<br />
di Uwe Johnson, sempre<br />
ambientati <strong>in</strong> anni cruciali per la<br />
storia della Ddr e del socialismo<br />
dell’Europa orientale, come il<br />
1956 o il 1968.<br />
In quei tempi, ricorda l’autore,<br />
l’immag<strong>in</strong>e di Stal<strong>in</strong> era onnipresente,<br />
e «trionfava <strong>in</strong>contrastato <strong>in</strong><br />
ogni àmbito dell’istruzione, dalla<br />
filosofia alla l<strong>in</strong>guistica, alla biologia»<br />
(p. 73), tanto che gli studenti<br />
imparavano il russo sui libri di Stal<strong>in</strong><br />
studiavano anche le teorie (rivelatesi<br />
poi errate) dell’agronomo<br />
ucra<strong>in</strong>o Trofim Denisoviè Lyssenko.<br />
Anche i romanzi di Helga Novak<br />
rievocano, <strong>in</strong> chiave dolorosamente<br />
autobiografica, il clima dell’educazione<br />
scolastica negli anni<br />
C<strong>in</strong>quanta (pp. 108 ss.): <strong>in</strong> generale,<br />
agli studenti che chiedevano <strong>in</strong>formazioni<br />
dettagliate sulla situazione<br />
politica, la consegna, per gli<br />
<strong>in</strong>segnanti, era fornire risposte elusive,<br />
poco soddisfacenti, formule<br />
ideologicamente corrette, ma vuote,<br />
soprattutto quando arrivavano<br />
ai ragazzi, con mezzi fortunosi, notizie<br />
circa quello che accadeva nel<br />
mondo «oltre il Muro».<br />
Il clima che trapela da questi romanzi<br />
è determ<strong>in</strong>ato da menzogne,<br />
silenzi, dogmatismo <strong>in</strong>tollerante.<br />
E, annota l’autrice (p. 204), si può<br />
constatare che, come nella nostra<br />
società consumista e ipertecnologizzata<br />
si tenda semplicisticamente<br />
a far ricadere su scuola e <strong>in</strong>segnanti<br />
le colpe del degrado morale,<br />
vero o presunto, che ci affligge,<br />
così, ciò avveniva, ma <strong>in</strong> modo<br />
ancora più palesemente <strong>in</strong>adeguato<br />
e fallace, anche <strong>in</strong> un Paese<br />
totalitario come la Ddr, <strong>in</strong> cui «gli<br />
<strong>in</strong>segnanti erano subord<strong>in</strong>ati alle<br />
direttive del partito e <strong>in</strong> cui la<br />
scuola, come le altre istituzioni<br />
pubbliche, non poteva far altro<br />
che rispecchiare fedelmente l’ideologia<br />
di cui era permeato ogni<br />
ambiente sociale». Il volume si<br />
conclude (pp. 217 ss.) con una sezione<br />
dedicata a Christa Wolf e il<br />
dibattito sul sistema educativo<br />
nella Ddr, a partire da un articolo<br />
che la celebre scrittrice, già autri-<br />
ce di Cassandra (1985), solo due<br />
settimane prima della caduta del<br />
Muro di Berl<strong>in</strong>o, a f<strong>in</strong>e ottobre del<br />
1989, pubblicò sul Wochenpost.<br />
L’articolo, che prende spunto dall’<strong>in</strong>tervento<br />
di una donna <strong>in</strong> occasione<br />
di una conferenza della scrittrice<br />
<strong>in</strong> una scuola, denuncia lo<br />
scoramento della generazione dei<br />
trentac<strong>in</strong>que-quarantenni di f<strong>in</strong>e<br />
anni Ottanta, educati e assuefatti,<br />
f<strong>in</strong> dall’<strong>in</strong>fanzia, all’adeguamento<br />
alle direttive del partito, a un conformismo<br />
ideologico che aveva<br />
provocato una sorta di «schizofrenia<br />
costante» di fronte all’improvvisa<br />
libertà di parola, riconquistata<br />
da pochi mesi, e che acuiva il senso<br />
di impotenza e smarrimento di<br />
un’<strong>in</strong>tera generazione.<br />
Christa Wolf, del resto, che apparteneva<br />
a una corrente di <strong>in</strong>tellettuali<br />
tedesco-orientali desiderosi di<br />
una riforma <strong>in</strong>terna della società,<br />
non si dichiarava certo stupita da<br />
quell’ammissione di immaturità<br />
<strong>in</strong>tellettuale e, <strong>in</strong> ultima analisi,<br />
morale: quell’amara realtà era il risultato<br />
di un’istruzione che per decenni<br />
aveva nascosto i problemi e<br />
le criticità «dietro gli annunci altisonanti<br />
dei successi conseguiti» e<br />
garantiva il silenzio, <strong>in</strong>vece, sulla<br />
«condizione sconvolgente» del sistema<br />
educativo, usando la censura<br />
e l’<strong>in</strong>timidazione (p. 208).<br />
Il volume di Paola Quadrelli, ampio,<br />
a tratti arduo, ma rigoroso, ha<br />
il grande merito di ricordarci quanto<br />
grande e quanto importante sia<br />
stata e sia ancora la missione della<br />
scuola, che, proprio per questa sua<br />
importanza è stata strumentalizzata<br />
dalle ideologie totalitarie, e la Ddr<br />
è solo un esempio fra i molti che,<br />
dolorosamente, si potrebbero elencare.<br />
Ma, <strong>in</strong>sieme, l’autrice <strong>in</strong> queste<br />
pag<strong>in</strong>e ci ricorda anche quanto<br />
alta sia la missione della letteratura,<br />
che «offre il saldo baluardo di<br />
una coscienza critica», <strong>in</strong> grado di<br />
far riflettere il lettore sulle <strong>in</strong>giustizie<br />
subite dalle generazioni del<br />
passato, sulle illusioni già fallite,<br />
ma anche «sulle utopie possibili»<br />
(p. 226).<br />
Silvia Stucchi
Libri & libri.qxp 06/04/2011 11.24 Pag<strong>in</strong>a 329<br />
Chiesa & scienza<br />
Luigi Negri - Franco Tornaghi,<br />
Con Galielo oltre Galileo, Sugarco,<br />
Milano 2009, pp. 242, euro 18.<br />
È decisamente valido questo testo<br />
di monsignor Luigi Negri, vescovo<br />
di San Mar<strong>in</strong>o, e Franco Tornaghi,<br />
docente di matematica. Se già Negri<br />
spiega ai mal<strong>in</strong>formati che Galileo<br />
non fu mai <strong>in</strong>carcerato, men<br />
che meno torturato, e che la sentenza<br />
di condanna fu molto mitigata<br />
<strong>in</strong> concreto (di fatto i salmi penitenziali<br />
che egli doveva recitare<br />
furono delegati, con il consenso<br />
della Chiesa, alla figlia suora, e il<br />
carcere consistette <strong>in</strong> un soggiorno<br />
di alcuni mesi, <strong>in</strong> dimore agiate,<br />
prima a Tr<strong>in</strong>ità dei Monti e poi <strong>in</strong><br />
Toscana, dove lo scienziato pisano<br />
poteva svolgere le sue ricerche),<br />
Tornaghi ricostruisce m<strong>in</strong>uziosamente,<br />
passo dopo passo, la storia<br />
sia delle ricerche di Galileo sia della<br />
controversia con la Chiesa e sottol<strong>in</strong>ea<br />
una cosa che alcuni detrattori<br />
dell’<strong>in</strong>fallibilità della Chiesa<br />
trascurano quando sfruttano il caso<br />
Galileo: un decreto del sant’Uffizio<br />
come quello relativo a Galileo<br />
non gode dell’<strong>in</strong>fallibilità. Inoltre<br />
rileva che <strong>in</strong> quegli anni, mentre<br />
gli eserciti dei pr<strong>in</strong>cipi protestanti<br />
erano penetrati <strong>in</strong> alcuni Stati cattolici,<br />
il papa Urbano V<strong>II</strong>I era accusato<br />
da molti di essere un debole<br />
difensore della fede.<br />
Dal canto suo, Negri (che ha com<strong>in</strong>ciato<br />
a occuparsi della vicenda<br />
c<strong>in</strong>quant’anni fa) propone un’<strong>in</strong>terpretazione<br />
del caso Galileo collocandolo<br />
nel suo contesto storicoculturale,<br />
che è quello della tenaglia<br />
<strong>in</strong> cui la Chiesa era stretta dal<br />
protestantesimo e dalla crescente<br />
mentalità razionalista-scientista, e<br />
legge nella vicenda il tentativo della<br />
Chiesa, <strong>in</strong> questa situazione<br />
sempre più difficile, di difendere il<br />
popolo dei credenti e l’essere umano<br />
<strong>in</strong> generale da alcune nefaste<br />
derive che si sono successivamente<br />
verificate, dallo scientismo e dal<br />
fideismo, che sono già presenti co-<br />
me premesse nella posizione galileiana.<br />
Il primo afferma che la<br />
scienza è <strong>in</strong>defettibile e <strong>in</strong>discutibile,<br />
non va sottoposta ad alcuna<br />
giurisdizione etica (cioè ha un potere<br />
assoluto, anche di manipolazione<br />
dell’uomo) ed esaurisce il<br />
campo delle conoscenze possibili<br />
(cosicché le questioni su Dio, l’anima,<br />
il dest<strong>in</strong>o escatologico dell’uomo,<br />
il bene/male ecc. vengono<br />
squalificate); il secondo rigetta il<br />
supporto della filosofia alla fede (e<br />
così riduce la fede a mero atto sentimentale,<br />
soggettivo e non argomentabile).<br />
Così: «La Chiesa si è occupata di<br />
Galileo perché il problema scientifico<br />
era <strong>in</strong>serito <strong>in</strong> una situazione<br />
complessa, <strong>in</strong> cui era messa <strong>in</strong> questione<br />
la presenza della Chiesa, la<br />
sua capacità di missione, la sua capacità<br />
di <strong>in</strong>formare la cultura».<br />
Del resto, la Chiesa chiedeva a Galileo<br />
di trattare l’eliocentrismo come<br />
ipotesi e non come teoria vera<br />
e certa f<strong>in</strong>ché non ci fosse stata una<br />
prova conv<strong>in</strong>cente di esso; una<br />
prova che Galileo non fornì mai e<br />
che arrivò def<strong>in</strong>itivamente solo<br />
con il pendolo di Foucault nel<br />
1852. In presenza di una simile<br />
prova la Chiesa avrebbe abbandonato<br />
l’<strong>in</strong>terpretazione letterale del<br />
famoso versetto biblico che dice<br />
«il sole si fermò». Per salvaguardare<br />
la fede dei poveri e degli umili<br />
la Chiesa era restia ad abbandonare<br />
un’<strong>in</strong>terpretazione consolidata<br />
(<strong>in</strong> questo caso quella letterale)<br />
di un passo biblico. Inoltre, Urbano<br />
V<strong>II</strong>I, che era amico di Galileo e<br />
che lo aveva spesso elogiato, venne<br />
raffigurato come uno sciocco<br />
dallo scienziato nel Dialogo sopra<br />
i massimi sistemi, che ridicolizza<br />
l’ipotesi (che <strong>in</strong>vece di per sé non<br />
si può escludere) del Papa, secondo<br />
cui l’onnipotenza div<strong>in</strong>a poteva<br />
aver anche modificato la leggi fisiche<br />
nell’episodio biblico narrato<br />
da Giosuè.<br />
Negri connette la sue riflessioni alle<br />
perorazioni di <strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong> <strong>II</strong><br />
e Benedetto XVI <strong>in</strong> favore di una<br />
scienza che sia rispettosa, anzi al<br />
servizio della dignità umana, e di<br />
una concezione della ragione che<br />
non restr<strong>in</strong>ga il campo di <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e<br />
dell’uomo alla sola dimensione materiale<br />
dell’essere riducendo perciò<br />
tutte le altre questioni a opzione.<br />
L’uomo non è solo un calcolatore e<br />
un quantificatore, bensì un cercatore<br />
del senso della vita, che alberga<br />
<strong>in</strong> sé un desiderio di relazione con<br />
Dio, e la sua ragione «è la ragione<br />
di un uomo che vive, ossia che cerca<br />
e ama, che cerca e soffre».<br />
Giacomo Samek Lodovici<br />
Vuoto d’epoca<br />
Hermann Broch, Hofmannsthal e il<br />
suo tempo, Adelphi, Milano 2010,<br />
pp. 330, euro 18.<br />
Se, come ha recentemente osservato<br />
Milan Kundera <strong>in</strong>troducendo la<br />
nuova edizione italiana dei Sonnambuli,<br />
«i personaggi di Broch<br />
sono ipnotizzati da forze sotterranee<br />
e agiscono senza poter spiegare<br />
razionalmente quello che fanno»,<br />
ciò, prima ancora che da una<br />
determ<strong>in</strong>ata scelta poetica, lo si deve<br />
al riverbero che la temperie storica<br />
e culturale esercita sui romanzi<br />
dello scrittore austriaco, condizionandone<br />
le forme espressive, il<br />
lessico, <strong>in</strong> una parola la l<strong>in</strong>gua.<br />
Broch, richiamandosi a Karl Kraus,<br />
è <strong>in</strong>fatti <strong>in</strong>cl<strong>in</strong>e a pensare che ogni<br />
<strong>in</strong>dividuo vive <strong>in</strong> una relazione di<br />
subalternità alla l<strong>in</strong>gua, tanto più <strong>in</strong><br />
un’epoca, il tardo Ottocento, <strong>in</strong> cui<br />
il mondo è a tal punto «affetto da<br />
vuoto di valori», anzitutto d’ord<strong>in</strong>e<br />
politico, da <strong>in</strong>durre, specie <strong>in</strong> Austria,<br />
Paese nel quale «l’articolazione<br />
della società non aveva proprio<br />
nulla a che fare con la democrazia<br />
politica», a confidare senza troppo<br />
discernimento nell’estetica, così da<br />
generare una tendenza sempre più<br />
marcata all’ornamentazione e alla<br />
decorazione della vita a scapito d’ogni<br />
ragione etica. Il troppo voler<br />
concedere alla categoria estetica,<br />
pur s<strong>in</strong>tomo di una reazione quasi fisiologica<br />
d<strong>in</strong>anzi all’avanzare di una<br />
mancanza di punti di riferimento,<br />
conclamata dall’estenuante congedo<br />
329
Libri & libri.qxp 06/04/2011 11.24 Pag<strong>in</strong>a 330<br />
330<br />
dal teatro della storia della monarchia<br />
asburgica, appare al vecchio<br />
Broch una disposizione, tanto nelle<br />
lettere quanto nelle arti, oziosa e fatua,<br />
e nondimeno connaturata a tutti<br />
i movimenti e le personalità che animarono<br />
la scena culturale viennese<br />
negli anni della sua giov<strong>in</strong>ezza, <strong>in</strong><br />
ragione di un condiviso e diffuso orrore,<br />
che si voleva a ogni costo esorcizzare,<br />
per l’imm<strong>in</strong>ente catastrofe<br />
nella quale l’umanità sarebbe di lì a<br />
poco sprofondata. Ricorrere a un<br />
«rituale estetico» al f<strong>in</strong>e di addomesticare<br />
la l<strong>in</strong>gua, e con essa l’universo<br />
di valori di cui essa è sempre<br />
espressione, è per Broch l’artificio<br />
sul quale si fondò par excellence<br />
tutta l’opera di Hofmannsthal. Tuttavia<br />
l’<strong>in</strong>dulgere <strong>in</strong> un eccessivo decorativismo<br />
non fece che assimilare<br />
il simbolismo hofmannsthaliano,<br />
come molte altre esperienze artistiche<br />
a esso coeve, al lento, ma <strong>in</strong>arrestabile<br />
dissolversi dell’impero austriaco,<br />
poiché – afferma <strong>in</strong> term<strong>in</strong>i<br />
più generali l’autore de La morte di<br />
Virgilio – se ogni sistema di valori è<br />
identico a un l<strong>in</strong>guaggio simbolico<br />
universalmente valido, <strong>in</strong> un’epoca<br />
di decadenza morale e culturale l’escogitare<br />
un tale l<strong>in</strong>guaggio valendosi<br />
unicamente degli artifici di una<br />
retorica preziosa, eppure sterile perché<br />
capace di <strong>in</strong>formare, ma non di<br />
comunicare, rende soltanto più profondo<br />
e cupo il silenzio che ci avvolge<br />
mano a mano che la nostra disumanizzazione<br />
si compie.<br />
Luigi Azzariti-Fumaroli<br />
Poeta della storia<br />
«Tra i poeti della sua generazione,<br />
i nati negli anni Sessanta – e dunque<br />
accanto ad autori come Antonio<br />
Riccardi, Stefano Dal Bianco,<br />
Davide Rondoni – Emilio Zucchi è<br />
sicuramente uno dei più <strong>in</strong>teressanti».<br />
Così scrive Maurizio Cucchi<br />
nella prefazione di Tra le cose<br />
che aspettano apparso per Passigli<br />
nel 2007. E lanciato <strong>in</strong> questo modo<br />
tra i maggior corni della più recente<br />
poesia italiana contemporanea,<br />
Zucchi si è guadagnato la posizione<br />
nel tempo, confermandosi<br />
con Le midolla del male appena<br />
pubblicata: un poema ben compiuto,<br />
<strong>in</strong> 33 stanze, quante una cantica<br />
dantesca, per campire l’<strong>in</strong>ferno<br />
vissuto dai protagonisti di una vicenda<br />
che è nel conto della Storia.<br />
Così Emilio Zucchi con passo solidamente<br />
lirico riconduce sul piano<br />
di un fluido narrare <strong>in</strong> versi la «deriva<br />
crim<strong>in</strong>ale del fascismo», come<br />
scrive Giuseppe Conte nella sua<br />
prefazione al volume, <strong>in</strong>carnata da<br />
un aguzz<strong>in</strong>o, Pietro Koch («Koch,<br />
a Firenze, è di passaggio: pochi /<br />
giorni per rendere un omaggio/ a<br />
Carità, maestro di sevizie»), e dai<br />
suoi martiri, tra cui l’emblematica<br />
figura di Anna Maria Enriques<br />
(«Anna Maria viene legata accanto<br />
/ agli altri c<strong>in</strong>que antifascisti: fiore<br />
/ strappato dalla terra»). C’è molto<br />
racconto e riflessione sull’umano<br />
dolore, <strong>in</strong>dagato dal poeta f<strong>in</strong> nei<br />
suoi più fondi anditi, <strong>in</strong> una sorta<br />
di lacerante storia delle vittime dove<br />
Zucchi ha saputo evidenziare<br />
«l’abisso / della parola divenuta<br />
carne», sostanza tangibile che ha<br />
poi trasformato <strong>in</strong> un’epica del male<br />
<strong>in</strong> cui <strong>in</strong>travedere certo «tutto /<br />
l’errore che comprime il mondo»<br />
ma anche dist<strong>in</strong>guervi, nella toccante<br />
e commovente (alla lat<strong>in</strong>a)<br />
ultima stanza, la forza del bene<br />
nelle parole della vittima al suo<br />
carnefice, parole pronunciate con<br />
la medesima vis di un coro tragico.<br />
Francesco Napoli<br />
Emilio Zucchi, Le midolla del male,<br />
Passigli, Firenze 2010, pp. 64<br />
euro 10. Sete di verità<br />
Karl Barth, Filosofia e teologia,<br />
Morcelliana, Brescia 2010, pp. 88<br />
euro 10.<br />
La casa <strong>editrice</strong> Morcelliana ha dato<br />
alle stampe, a cura di Andrea Aguti,<br />
una breve conferenza di Karl Barth:<br />
pubblicata nel 1960, per celebrare i<br />
settant’anni del fratello He<strong>in</strong>rich,<br />
noto filosofo, si propone di mettere<br />
a tema la secolare questione dei rapporti<br />
tra la filosofia e la teologia.<br />
Queste non sono forse le pag<strong>in</strong>e più<br />
significative dedicate da Barth a<br />
quel problema: la bella e puntuale<br />
<strong>in</strong>troduzione di Aguti dà conto della<br />
sua lunga riflessione. Anche questa<br />
conferenza riserva tuttavia alcuni<br />
spunti d’<strong>in</strong>teresse.<br />
Filosofia e teologia si occupano dello<br />
stesso oggetto, ma da due punti di<br />
vista differenti: la filosofia tenta di<br />
conoscere il rapporto tra uomo e<br />
Dio, mettendo l’accento sul rapporto<br />
che lega l’uomo a Dio; la teologia,<br />
<strong>in</strong>vece, considera il rapporto<br />
che Dio <strong>in</strong>staura con l’uomo. La filosofia,<br />
cioè, non può eludere mai<br />
«il punto di vista» umano, mentre la<br />
teologia cerca di portare l’uomo dal<br />
«punto di vista» di Dio; ambedue<br />
procedono <strong>in</strong> modo razionale, cercando<br />
di condurre a term<strong>in</strong>e una<br />
concettualizzazione completa di<br />
quell’unico oggetto di ricerca, considerato<br />
<strong>in</strong> modo diverso. Barth può<br />
così ripensare il legame scolastico<br />
tra teologia e filosofia, s<strong>in</strong>tetizzato<br />
da Tommaso nell’affermazione secondo<br />
cui la filosofia deve fornire<br />
alla teologia i praeambula fidei: i<br />
presupposti razionali per la fede sono<br />
qui resi da tutte le discipl<strong>in</strong>e filosofiche<br />
dest<strong>in</strong>ate a concettualizzare<br />
la realtà: vi si ipotizza dunque un<br />
ampliamento dell’ontologia f<strong>in</strong>o a<br />
comprendere, appunto, àmbiti tradizionalmente<br />
non accettati come sua<br />
parte. Il progetto di Barth è ambizioso:<br />
sia consentita un’obiezione metodologica<br />
e un’obiezione sostanziale,<br />
formulate tuttavia sotto forma<br />
di domanda, senza alcuna presuntuosa<br />
pretesa. Non si può forse dire<br />
che la vera dist<strong>in</strong>zione tra la filosofia<br />
e la teologia possa essere l’assunto<br />
di fede, grazie al quale il teologo<br />
può compiere un «triplo salto<br />
mortale con la rete», senza tema di<br />
dover cadere <strong>in</strong> un qualsivoglia scetticismo?<br />
Inoltre: è davvero possibile<br />
che l’uomo si ponga dal «punto di<br />
vista» di Dio? Non è forse <strong>in</strong>superabile<br />
il «punto di vista» dell’uomo?<br />
Enrico Colombo
Libri & libri.qxp 06/04/2011 11.24 Pag<strong>in</strong>a 331<br />
Il pensiero<br />
si fa vita quotidiana<br />
Da oltre 40 anni Avvenire<br />
condivide con i lettori valori<br />
e idee. E un pensiero alto<br />
che trova forza e coerenza<br />
anche nella vita di ogni giorno.<br />
Con i giovani, con la famiglia,<br />
con i grandi valori del paese,<br />
Avvenire è davvero il pensiero<br />
che si fa vita quotidiana.<br />
È il quotidiano che ha saputo<br />
sempre schierarsi<br />
dalla parte di chi pensa.
Classifica Aprile.qxp 06/04/2011 11.28 Pag<strong>in</strong>a 332<br />
332<br />
Letteratura<br />
IN LIBRERIA<br />
❶ ★ Margaret Mazzant<strong>in</strong>i, Nessuno si salva da<br />
solo, Mondadori, Milano 2011, pp. 190, € 19.<br />
Romanzo di una coppia scoppiata, ma scoppiata è<br />
anche la scrittura dell’autrice. Ne verrà, comunque,<br />
un film. Scoppierà?<br />
❷ ★ Jonathan Franzen, Libertà, E<strong>in</strong>audi, Tor<strong>in</strong>o<br />
2011, pp. 624, € 22.<br />
L’autore ha avuto la copert<strong>in</strong>a di Time come scrittore<br />
del secolo. I lettori italiani sono forse più smaliziati.<br />
Franzen sostiene che la libertà che nessuno<br />
può togliere è anche quella di rov<strong>in</strong>arsi la vita.<br />
❸ ★ Andrea Camilleri, Gran circo Taddei e altre storie<br />
di Vigàta, Sellerio, Palermo 2011, pp. 326, € 14.<br />
Ancora un Camilleri, lo stesso Camilleri scollacciato<br />
e <strong>in</strong>sicilianito. Pietà!<br />
❹ ① Clara Sánchez, Il profumo delle foglie di limone,<br />
Garzanti, Milano 2011, pp. 360, € 18,60.<br />
Scende qualche grad<strong>in</strong>o ma resta <strong>in</strong> classifica questo<br />
thriller turistico-nazista di orig<strong>in</strong>e spagnola. Il<br />
brivido si vende sempre bene.<br />
❺ ★ Wilbur Smith, La legge del deserto, Longanesi,<br />
Milano 2011, pp. 464, € 19,60.<br />
Dopo trenta bestseller Wilbur Smith mette <strong>in</strong> scena<br />
una storia che, come le precedenti, a detta dei fan,<br />
«scorre bene». Ma è davvero un pregio? In ogni caso,<br />
sarebbe l’unico.<br />
La Doppia classifica, come dice il nome, si divide <strong>in</strong><br />
due parti. La pag<strong>in</strong>a s<strong>in</strong>istra, qui sotto, offre una classifica<br />
mensile dei libri più venduti, compilata rielaborando<br />
le liste dei bestseller diffuse dalle pr<strong>in</strong>cipali fonti<br />
giornalistiche. Vale come un s<strong>in</strong>tomo dell'aria che<br />
tira nel mercato editoriale. Il numero su fondo nero ❶<br />
<strong>in</strong>dica la posizione attuale; il numero su fondo chiaro<br />
① <strong>in</strong>dica la posizione nel mese precedente; la stell<strong>in</strong>a<br />
★ segnala le nuove entrate. La presente elaborazione<br />
si riferisce al mese di marzo 2011.<br />
Saggistica & varia<br />
doppia<br />
❶ ★ Joseph Ratz<strong>in</strong>ger - Benedetto XVI, Gesù di<br />
Nazaret, Lev, Città del Vaticano 2011, pp. 380, € 20.<br />
Che gioia vedere il nuovo libro del Papa <strong>in</strong> vetta a<br />
questo lato della classifica. Nella pag<strong>in</strong>a di fronte,<br />
lo sarebbe stato comunque.<br />
❷ ★ Roberto Saviano, Vieni via con me, Feltr<strong>in</strong>elli,<br />
Milano 2011, pp. 160, € 13.<br />
I telemonologhi, declamati nella trasmissione di Fazio,<br />
non migliorano sulla carta. Saviano rischia la<br />
f<strong>in</strong>e del Marziano di Ennio Flaiano: prima gli osanna,<br />
poi più nessuno gli fa caso.<br />
❸ ★ Erri De Luca, E disse, Feltr<strong>in</strong>elli, Milano<br />
2011, pp. 96, € 10.<br />
Le divagazioni bibliche di Erri De Luca sono sempre<br />
più brevi. Speriamo che il prossimo libro abbia<br />
solo la copert<strong>in</strong>a.<br />
❹ ★ Stéphane Hessel, Indignatevi!, Vallardi, Milano<br />
2010, pp. 264, € 14,90.<br />
Un ex-partigiano novantatreenne rilancia i valori<br />
civili. Merita rispetto, non solo per l’età.<br />
❺ ★ Paola Mastrocola, Togliamo il disturbo,<br />
Guanda, Parma 2011, pp. 274, € 17.<br />
Provocatorio pamphlet sulla «libertà di non studiare».<br />
Frustrazione di un’<strong>in</strong>segnante che vede frustrato<br />
il proprio lavoro. Ma si <strong>in</strong>tuisce che non si arrende.
Classifica Aprile.qxp 06/04/2011 11.28 Pag<strong>in</strong>a 333<br />
classifica<br />
Letteratura<br />
di Mauro Manfred<strong>in</strong>i<br />
Qui sotto, nella pag<strong>in</strong>a destra, figura un'altra classifica,<br />
che non si basa sulle vendite ma sulla qualità: è<br />
una rassegna di volumi consigliabili e consigliati sulla<br />
base del gusto, del buonsenso e di op<strong>in</strong>ioni magari<br />
s<strong>in</strong>dacabili ma, di norma, non dissennate.<br />
Entrambe le classifiche, quella di destra e quella di s<strong>in</strong>istra,<br />
sono accompagnate da brevi giudizi che forniscono<br />
s<strong>in</strong>tetiche <strong>in</strong>dicazioni critiche per un tempestivo<br />
orientamento e non pregiudicano recensioni particolareggiate<br />
<strong>in</strong> successivi numeri della rivista.<br />
❶ Aldo Spranzi, Alla scoperta dei «Promessi sposi»,<br />
Edizioni Ares, Milano 2011, pp. 864, € 26.<br />
Il testo <strong>in</strong>tegrale del romanzo manzoniano con un<br />
commento che azzera centoc<strong>in</strong>quant’anni di critica<br />
sdraiata. Si consiglia di discutere solo a (sconcertante)<br />
lettura ultimata.<br />
❷ D<strong>in</strong>o Buzzati, I fuorilegge della montagna, Mondadori,<br />
Milano 2010, 2 voll. pp. 664, € 19.<br />
Negli Oscar, le cronache montane del grande Buzzati,<br />
lievitate <strong>in</strong> letteratura. A cura di Lorenzo Viganò, buzzatologo<br />
pr<strong>in</strong>cipe.<br />
❸ José Miguel Ibáñez Langlois, Il libro della Passione,<br />
Edizioni Ares, Milano 2011, pp. 208, € 20.<br />
Quarta edizione di un capolavoro assoluto, con<br />
nuovo CD con la voce recitante del traduttore, Cesare<br />
Cavalleri, e le musiche orig<strong>in</strong>ali al pianoforte<br />
di Gianmario Liuni, con le percussioni di Elio Marches<strong>in</strong>i.<br />
Una sfida e un dono.<br />
❹ Seamus Heaney, Catena umana, Mondadori,<br />
Milano 2011, pp. 180, € 16.<br />
Il premio Nobel 1995 <strong>in</strong>augura la nuova serie dello<br />
«Specchio». Alta poesia, con <strong>in</strong>atteso omaggio f<strong>in</strong>ale<br />
a Pascoli. Traduzioni di Luca Guerneri.<br />
❺ Curzia Ferrari, Lucertola, N<strong>in</strong>o Aragno Editore,<br />
Tor<strong>in</strong>o 2011, pp. 180, € 13.<br />
In forma di diario le poesie di un’autrice che non esita<br />
a domandarsi perché cont<strong>in</strong>uare a scrivere poesie.<br />
«La profonda <strong>in</strong>utilità del bello», direbbe l’Ibáñez<br />
Langlois del numero ❸.<br />
IN REDAZIONE<br />
Saggistica & varia<br />
❶ Joseph Ratz<strong>in</strong>ger - Benedetto XVI, Gesù di Nazaret,<br />
Lev, Città del Vaticano 2011, pp. 380, € 20.<br />
Con entusiasmo, cfr la pag<strong>in</strong>a accanto. Lettura obbligatoria.<br />
❷ Servais P<strong>in</strong>ckaers, La via della felicità, Edizioni<br />
Ares, Milano 2011, pp. 376, € 20.<br />
La morale delle beatitud<strong>in</strong>i, nell’attesa nuova edizione<br />
di un capolavoro che guida alla riscoperta del<br />
Discorso della Montagna. Innovativo.<br />
❸ Andrea Tornielli, La fragile concordia, Bur, Milano<br />
2011, pp. 224, € 9,80.<br />
Centoc<strong>in</strong>quant’anni di storia dei rapporti tra lo Stato<br />
e i cattolici, <strong>in</strong> una s<strong>in</strong>tesi avv<strong>in</strong>cente e obiettiva.<br />
Un utile ripasso che sa di riscoperta.<br />
❹ Stefano Bartezzaghi, Non se ne può più, Mondadori,<br />
Milano 2011, pp. 266, € 17.<br />
Divertente «libro dei tormentoni» che sbeffeggia il<br />
parlare per sentito dire. Frasi fatte, frasi matte, strafalcioni,<br />
doppi sensi, collezionati da un semiologo<br />
dell’enigma. Con istruzioni per l’abuso.<br />
❺ R<strong>in</strong>o Cammilleri, Come fu che divenni C.C.P (cattolico<br />
credente e praticante),, L<strong>in</strong>dau, Tor<strong>in</strong>o 2011,<br />
pp. 196, € 16,50.<br />
Autobiografia di una conversione, ben scritta e ben<br />
raccontata da un apologista di gran classe. Utile per<br />
chi è <strong>in</strong> ricerca, consolante per chi non si accontenta<br />
di ciò che ha già trovato.<br />
333
Fax & Disfax.qxp 11/04/2011 12.15 Pag<strong>in</strong>a 334<br />
334<br />
Selezione<br />
Il Leonardo Pieraccioni, regista alla<br />
toscana contro quelli alla romana,<br />
cerca attori credibili e nuovi; eppure<br />
ce n’ha uno <strong>in</strong> casa, è Matteo Renzi,<br />
il s<strong>in</strong>daco di Firenze. La faccia da<br />
bamboccione svelto ce l’ha, la parlata<br />
con la brioche <strong>in</strong> bocca pure,<br />
l’argomentazione anti-s<strong>in</strong>istra-senza-vergogna<br />
è il suo forte: non lo<br />
puoi accusare di aver fatto f<strong>in</strong>ta di<br />
niente quando i sovietici bolscevichi<br />
ammazzavano i comunisti praghesi<br />
e ungheresi. Insomma: ha tutte le<br />
carte curriculari <strong>in</strong> regola per uscire<br />
dal Pd. Infatti ha anche scritto un libro<br />
per spiegare come ne uscirà <strong>in</strong>titolandolo:<br />
Fuori!<br />
Satiri<br />
FAX & DISFAX<br />
Walter Mauro e Antonio D’Orrico<br />
hanno scritto due libri complementari<br />
da leggere la pag<strong>in</strong>a-di-unooggi<br />
e la pag<strong>in</strong>a-dell’altro-domani,<br />
e così via: La letteratura è un cortile,<br />
di Walter Mauro e Come scrivere<br />
un best seller, di Antonio<br />
D’Orrico. Ne esce un quadro divertente<br />
e arguto che è anche uno<br />
spaccato della vita culturale, salottiera<br />
e pettegola degli scrittori. Antiaccademici<br />
ma essenzialmente<br />
comunicativi nel loro campo, la<br />
letteratura, i due autori appartengono<br />
a quel genere molto anglosassone<br />
che sa mescolare biografia<br />
culturale, trasgressione ardita, leggerezza<br />
di stile e quel sottile c<strong>in</strong>ismo<br />
che tanto co<strong>in</strong>volge i sussiegosi<br />
scrittori di professione. Giam-<br />
battista Vicari ne avrebbe anticipato<br />
pag<strong>in</strong>e sul Caffè letterario e satirico<br />
degli anni Settanta.<br />
In pensione<br />
Erri De Luca, oggi pensionato del<br />
m<strong>in</strong>istero delle sommosse, uno dei<br />
più sorprendenti napoletani dell’ex<br />
impero della contestazione, è oggi<br />
un neo-missionario di opere pseudo-bibliche;<br />
un’attività che avrebbe<br />
dato migliori frutti quando l’affabile<br />
Erri marciava a capo del servizio<br />
d’ord<strong>in</strong>e di Lotta Cont<strong>in</strong>ua,<br />
impavidamente refrattario ai lacrimogeni.<br />
Monnezza<br />
americana<br />
«Un altro diversivo era il piccolo<br />
montacarichi della cuc<strong>in</strong>a. Mia nonna<br />
mi permetteva di aprire lo sportello<br />
nella parete e di <strong>in</strong>filare la testa<br />
nel pozzo buio. Nell’aria fredda e<br />
nera si levavano odori di cenere e di<br />
rifiuti. Una grossa corda divideva la<br />
colonna di tenebra. Io potevo tirare<br />
quella corda e far apparire la cassetta<br />
di legno con la quale gli <strong>in</strong>quil<strong>in</strong>i<br />
consegnavano l’immondizia al custode<br />
del caseggiato» (da La Fiera<br />
Mondiale di E.L. Doctorow, descrizione<br />
di una casa popolare del<br />
Bronx, New York 1936, p. 73).<br />
Rivelazioni<br />
Perché abbiamo aspettato le opere<br />
letterarie di Roberto Saviano, candidato<br />
a vendette malavitose e qu<strong>in</strong>di<br />
già martire <strong>in</strong> vita, per sapere che <strong>in</strong><br />
Italia esistono mafia, camorra e poteri<br />
del<strong>in</strong>quenziali di tutto rispetto,<br />
nel senso che fanno davvero paura?<br />
Risposta: perché Saviano ne sa più<br />
di un pentito, conosce i del<strong>in</strong>quenti<br />
come le sue tasche piene di diritti<br />
d’autore ed è capace di pontificare<br />
con tanta conv<strong>in</strong>cente foga contro la<br />
camorra e i suoi capi da averci f<strong>in</strong>almente<br />
svelato la stridente realtà nella<br />
quale affoghiamo; tutte le più feroci<br />
ante-Saviano descrizioni delle<br />
attività mafiose e camorristiche non<br />
ci avevano conv<strong>in</strong>to, sembravano<br />
veramente favole e muovevano alla<br />
compassione verso quei poveri<br />
mammasantissima <strong>in</strong>giustamente<br />
descritti come feroci assass<strong>in</strong>i. F<strong>in</strong>almente<br />
è arrivato Saviano, perd<strong>in</strong>ci!<br />
Quando appare <strong>in</strong> tivù, sorridente<br />
e <strong>beato</strong> pur nel terrore di una vendetta,<br />
il m<strong>in</strong>istro dell’Interno Maroni<br />
fa la figura del dilettante e tutte le<br />
forze dell’ord<strong>in</strong>e si rivelano essere<br />
stati <strong>in</strong>etti e tolleranti verso i peggiori<br />
atti del<strong>in</strong>quenziali. Già si sta<br />
pensando di dotare polizia e carab<strong>in</strong>ieri<br />
di scudi di plastica con l’effige<br />
di Saviano a grandezza naturale. Vade<br />
retro, mafia. Lui, Saviano, il baubau<br />
della camorra. Lo vogliamo presidente,<br />
premier, capopopolo e santo.<br />
Forse ride un po’ troppo quando<br />
parla di camorra; non è proprio un<br />
ridere, è quella beffardìa <strong>in</strong>contenibile<br />
di chi, oltre alle terribili frasi di<br />
accusa, riesce a condirle di disprezzo.<br />
È questa la cosa che offende più<br />
di ogni altra <strong>in</strong>giuria i camorristi: essere<br />
raccontati come buffoni. Tanto<br />
è vero che Mario Puzo o Guy Talese<br />
che pure di mafia e camorra hanno<br />
riempito i loro best sellers, <strong>in</strong><br />
realtà hanno magnificato un’aristocrazia,<br />
sia pure malavitosa. In quale<br />
parlamento vedremo Saviano?
Fax & Disfax.qxp 06/04/2011 11.31 Pag<strong>in</strong>a 335<br />
I conduttori<br />
Più che circo mediatico andrebbe def<strong>in</strong>ito<br />
il medium circuìto; il mezzo<br />
della comunicazione, cioè, usato per<br />
contraffare la comunicazione stessa<br />
per strumentalizzarla a scopi partigiani.<br />
Sapendolo, se la ridono. Ecco<br />
perché quando appaiono Gad Lerner,<br />
<strong>Giovanni</strong> Floris, quello di Annozero,<br />
il clown Crozza, e via-via i m<strong>in</strong>ori<br />
f<strong>in</strong>o al Vianello di Agorà (roba<br />
che fa <strong>rivolta</strong>re Pericle) non puoi<br />
non osservare che hanno tutti uno<br />
stile <strong>in</strong> comune: ridacchiano. Sanno<br />
di fare uno spettacolo che soltanto<br />
Rosyb<strong>in</strong>di prende sul serio, dovendo<br />
cont<strong>in</strong>uamente accreditarsi presso il<br />
suo elettorato di S<strong>in</strong>alunga, gente<br />
rossa f<strong>in</strong>o al midollo dove lei, democristiana<br />
sopravvissuta, deve fare<br />
quella di s<strong>in</strong>istra sennò torna a coltivare<br />
i gigli. Inutilmente i vertici di<br />
Rai, di Mediaset e della Sette li ammoniscono:<br />
non ridete, ragazzi, non<br />
fate f<strong>in</strong>ta di <strong>in</strong>dignarvi col sorriso<br />
sotto i baffi quando i politici fanno a<br />
loro volta f<strong>in</strong>ta di litigare, sennò i telespettatori<br />
se ne accorgono che li<br />
stiamo prendendo <strong>in</strong> giro. Niente da<br />
fare: la ridacchiata scatta spontanea.<br />
Certo, ci sono anche quelli che non<br />
ridono ma fanno ridere, per esempio<br />
Maurizio Costanzo o Massimo Giletti,<br />
sublimi <strong>in</strong>terpreti del punto e<br />
virgola, con Klaus Davì che ci mette<br />
il punto esclamativo. Intendiamoci,<br />
non varrebbe la pena di parlarne se<br />
non per il fatto che costatando l’effimera<br />
rilevanza di questi suggeritori<br />
del risaputo, anche il più scorticato<br />
dei sub-acculturati si accorge di poter<br />
<strong>in</strong>terloquire a pari livello. Poi abbiamo<br />
saputo che lo fanno apposta:<br />
la parola d’ord<strong>in</strong>e è: fate una tivù<br />
bassa, deficiente, nazional-popolare,<br />
fregatevene delle critiche di Aldo<br />
Grasso, è tutta <strong>in</strong>vidia, il telespettatore<br />
deve sentirsi vaporizzato, cioè<br />
<strong>in</strong>ebriato di un sapere che gli arriva<br />
subito, facile-facile, non c’è niente di<br />
più co<strong>in</strong>volgente del parere di una<br />
psicanalista car<strong>in</strong>a, di una pseudosoubrette<br />
scosciata che parla del<br />
martirio di Yara, di uno psichiatra<br />
che descrive l’effetto degli stupri<br />
sulla società piccolo borghese e di un<br />
giornalista che testimonia la costernazione<br />
di padri e madri che non riescono<br />
a evitare che i loro figli cont<strong>in</strong>u<strong>in</strong>o,<br />
nonostante tutto, a fare le<br />
quattro di notte <strong>in</strong> discoteca.<br />
Il collezionista<br />
Ha la casa zeppa di riviste, i settimanali<br />
di pronto <strong>in</strong>tervento politicoculturale<br />
e, tra questi, spiccano le pile<br />
dei fascicoli rilegati dell’Espresso<br />
di Eugenio Scalfari, l’uomo che si<br />
fece socialista per sfruttare l’immunità<br />
parlamentare. Sfogliare quella<br />
collezione è come riannodare memorie<br />
giovanili perdute, rese <strong>in</strong>significanti<br />
da più avvedute e ragionate<br />
conoscenze che anni successivi hanno<br />
aperto al confronto. Sfogliare<br />
quelle pag<strong>in</strong>e pat<strong>in</strong>ate più che un’operazione<br />
nostalgica è avvedersi<br />
troppo tardi di aver creduto a maestri<br />
che d’improvviso scopri <strong>in</strong>attendibili.<br />
Te ne accorgi rileggendo le cronache<br />
dell’attualità culturale giornaliera<br />
affidata a <strong>Paolo</strong> Milano per i libri,<br />
ad Alberto Moravia per il c<strong>in</strong>ema, a<br />
Bruno Zevi per l’architettura. Una<br />
grande stagione di <strong>in</strong>tellettuali che<br />
non ritrovi nelle opere che quei suggeritori<br />
avrebbero dovuto lasciarci,<br />
di Franco Palmieri<br />
perché le opere non ci sono; c’è l’eco<br />
ma non lo strumento che quelle<br />
risonanze aveva provocato così clamorosamente<br />
e con tanta acclamata<br />
autorità. Dove sta la saggistica letteraria<br />
di <strong>Paolo</strong> Milano? Dove stanno<br />
le opere architettoniche di Bruno Zevi?<br />
Dove sta la saggistica c<strong>in</strong>ematografica<br />
di Alberto Moravia? Dice:<br />
ma perché hai collezionato con tanta<br />
spesa di rilegature queste riviste? La<br />
testimonianza dell’<strong>in</strong>utile fa emergere<br />
la consistenza. Bella scusa. Forse<br />
qualcuno ci dimostrerà che abbiamo<br />
preso degli abbagli per anni; non<br />
avremmo mai osato pensare che essere<br />
«lettori di professione» fosse<br />
appena un modo per farsi la Vita. Però,<br />
la scrittura era di gran mestiere.<br />
L’Unità nei libri<br />
Il 24° Salone <strong>in</strong>ternazionale del libro<br />
di Tor<strong>in</strong>o si appresta a celebrare<br />
anche l’Italia libraria unita, dal 12 al<br />
16 maggio. Ha scritto D<strong>in</strong>o Mess<strong>in</strong>a<br />
sul Corriere: hanno dimenticato<br />
l’editoria cattolica. Gian Arturo<br />
Ferrari: non ci abbiamo pensato.<br />
Dovendo unificare librescamente<br />
l’Italia, hanno messo Ippolito Nievo<br />
per il Nord e Roberto Saviano per il<br />
Sud; anche Leonardo Sciascia. E i<br />
movimenti letterari dell’Otto-Novecento?<br />
La Scapigliatura, il Futurismo,<br />
l’Ermetismo, il Neo-realismo,<br />
il Movimento del Gruppo ‘63, la<br />
Letteratura ideologica, la satira, il<br />
romanzo meridionale (Scotellaro,<br />
Palumbo, Rea, Strati, Dolci, per dirne<br />
alcuni). È comprensibile, hanno<br />
dovuto scegliere. Come sempre accade,<br />
quelli che non sono stati <strong>in</strong>vitati<br />
fanno più chiasso degli allegri<br />
commensali.<br />
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Libri ricevuti aprile 2011.qxp 06/04/2011 11.34 Pag<strong>in</strong>a 336<br />
336<br />
LIBRI RICEVUTI<br />
R<strong>in</strong>graziamo gli editori per l’<strong>in</strong>vio delle loro novità. Il giudizio critico, nei limiti<br />
dello spazio disponibile alle rubriche, è cronologicamente <strong>in</strong>dipendente da<br />
questo annuncio bibliografico.<br />
Guido Benzi - Claudio Maria Celli -<br />
Crisp<strong>in</strong>o Valenziano - Stefano Zamagni<br />
- Francesco Lambiasi, È <strong>in</strong><br />
Te la sorgente della vita (Con Cristo<br />
o senza Cristo cambia tutto), a<br />
cura di N. Valent<strong>in</strong>i, Paol<strong>in</strong>e, Milano<br />
2011, pp. 120, euro 12.<br />
R<strong>in</strong>o Cammilleri, Come fu che divenni<br />
c.c.p. (cattolico credente e praticante),<br />
L<strong>in</strong>dau, Tor<strong>in</strong>o 2011, pp.<br />
204, euro 16,50.<br />
Maurizio Compiani, Fuga, silenzio e<br />
paura. La conclusione del Vangelo<br />
di Mc (Studio di Mc 16, 1-20),<br />
Editrice Pontificia Università Gregoriana,<br />
Roma 2011, pp. 296, euro 25.<br />
Luca De Rosa, Il mondo e l’uomo come<br />
sacramento: teologia e antropologia<br />
<strong>in</strong> san Bonaventura da Bagnoregio,<br />
Pontificia Facoltà Teologica<br />
dell’Italia Meridionale, Napoli<br />
2010, pp. 80, s.i.p.<br />
Fulvio Di Blasi, Ritorno al Diritto (Miti<br />
e leggende della scienza giuridica<br />
moderna), Phronesis Editore, Palermo<br />
2009, pp. 126, euro 12.<br />
Stefano Fontana, L’età del Papa scomodo<br />
(Chiesa e politica negli ultimi<br />
tre anni), Cantagalli, Siena 2010,<br />
rist. 2011, pp. 256, euro 16.<br />
Scott Hahn - Benjam<strong>in</strong> Wiker, Dawk<strong>in</strong>s<br />
en observación (Una crítica<br />
al nuevo ateísmo), Ediciones Rialp,<br />
S.A., Madrid 2011, pp. 190, s.i.p.<br />
Michel Henry, Marx (2. Una filosofia<br />
dell’economia), postfazione di G.<br />
Padovani, traduzione di M.G. Botti,<br />
Marietti, Genova-Milano 2011, pp.<br />
626, euro 35.<br />
Salvatore Latora, La vocazione universale<br />
alla santità <strong>in</strong> Mario e Luigi<br />
Sturzo, prefazione di M. Pennisi,<br />
Libreria Editrice Vaticana, Città del<br />
Vaticano 2010, pp. 182, euro 14.<br />
Adriano M<strong>in</strong>ardo, La potenza di Dio<br />
(Studio storico-tipologico su un attributo<br />
div<strong>in</strong>o), prefazione di Elmar<br />
Salmann, Cittadella Editrice, Assisi<br />
2011, pp. 414, euro 22.<br />
Francesco Pappalardo - Oscar Sangu<strong>in</strong>etti<br />
(ed.), 1861-2011. A centoc<strong>in</strong>quant’anni<br />
dall’Unità d’Italia.<br />
Quale identità?, Cantagalli, Siena<br />
2011, pp. 208, euro 18.<br />
Ferruccio Parazzoli, Il mondo è rappresentazione,<br />
Mondadori, Milano<br />
2011, pp. 384, euro 20.<br />
Emidio Picariello, Geova non vuole<br />
che mi sposi, prefazione di I. Scalfarotto,<br />
Editori Riuniti, Roma 2011,<br />
pp. 248, euro 15.<br />
Mario Pomilio (Pellegr<strong>in</strong>o dell’Assoluto),<br />
premessa di G. Betori, Edizioni<br />
Feeria Comunità di San Leol<strong>in</strong>o,<br />
Panzano <strong>in</strong> Chianti 2010, pp. 278,<br />
euro 19.<br />
Marzia Pontone, Ambrogio Traversari<br />
monaco e umanista (Fra scrittura<br />
lat<strong>in</strong>a e scrittura greca), N<strong>in</strong>o Aragno<br />
Editore, Tor<strong>in</strong>o 2010, pp. 398,<br />
euro 20.<br />
Sergio Romano - Marc Lazar con Michele<br />
Canonica, L’Italia disunita,<br />
Longanesi, Milano 2011, pp. 192,<br />
euro 15.<br />
Crist<strong>in</strong>a Siccardi, <strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong> <strong>II</strong><br />
(L’uomo e il Papa), Paol<strong>in</strong>e, Milano<br />
2011, pp. 224, euro 22.<br />
Lucetta Scaraffia (ed.), I cattolici che<br />
hanno fatto l’Italia (Religiosi e cattolici<br />
piemontesi di fronte all’Unità<br />
d’Italia), L<strong>in</strong>dau, Tor<strong>in</strong>o 2011, pp.<br />
254, euro 23.<br />
Luciano Sesta, Il Dio esitante (Percorsi<br />
di ontologia del limite), Phronesis<br />
Editore, Palermo 2010, pp. 288,<br />
euro 18.<br />
Armando Torno, PortarTi il mondo fra<br />
le braccia (vita di Chiara Lubich),<br />
Città Nuova, Roma 2011, pp. 188,<br />
euro 10.<br />
Vito Veti, Pietre di pane (Un’antropologia<br />
del restare), Quodlibet, Macerata<br />
2011, pp. 192, euro 22.<br />
François Villon, Le Lais ou Les Petit<br />
testament. Il Lascito o Il Piccolo<br />
testamento, commento e traduzione<br />
di G.A. Brunelli, illustrazioni di L.<br />
Cacucciolo, Schena Editore, Fasano<br />
2010, pp. 88, euro 12.<br />
Emilio Zucchi, Le midolla del male,<br />
prefazione di G. Conte, Passigli Editore,<br />
Firenze 2010, pp. 62, euro 10.<br />
Questo fascicolo (n. 602) è stato chiuso <strong>in</strong> tipografia il 6 aprile 2011. Il fascicolo precedente (n. 601) è stato<br />
consegnato al C.M. Postale di Perugia, per l’<strong>in</strong>oltro agli abbonati e alle librerie, il 21 marzo 2011.