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Giovanni Paolo II, beato Mondo arabo in rivolta ... - Aracne editrice

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copert<strong>in</strong>a aprile 2011.qxp 06/04/2011 16.36 Pag<strong>in</strong>a 1<br />

Poste Italiane Spa Spedizione <strong>in</strong> a.p. D.L. 353/2003 (conv. <strong>in</strong> L. 27/2/2004 n. 46) art. 1, comma 2, DCB Perugia<br />

602<br />

Aprile<br />

2011<br />

<strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong> <strong>II</strong>, <strong>beato</strong><br />

Mons. Javier Echevarría <strong>in</strong>tervistato<br />

da Michele Dolz; Joaquín Navarro-<br />

Valls <strong>in</strong>tervistato da Aldo Maria<br />

Valli; uno studio di Antonio Spadaro<br />

sulla poesia di Karol Wojtyla<br />

Pasqua con i tuoi<br />

di Michelangelo Peláez<br />

<strong>Mondo</strong> <strong>arabo</strong> <strong>in</strong> <strong>rivolta</strong><br />

«La rivoluzione dei gelsom<strong>in</strong>i», di <strong>Giovanni</strong> Livi;<br />

Magdi Cristiano Allam <strong>in</strong>tervistato da Cesare Cavalleri;<br />

mons. William Shomali <strong>in</strong>tervistato da Nicola Scopelliti;<br />

«Da Cheope a Mubarak», di Alessandro Roccati<br />

Dalla Croce<br />

il Paradiso<br />

di padre Livio Fanzaga<br />

Eugenio Corti,<br />

Shakespeare d’Italia<br />

di Peter Milward<br />

Dovuto a Nilla Pizzi<br />

di Ernesto Terrasi<br />

20131 Milano - Via Stradivari, 7


Editoriale aprile 2011.qxp 07/04/2011 15.48 Pag<strong>in</strong>a 241<br />

Il record della santità<br />

Alle 1.166 Udienze generali del mercoledì,<br />

durante i 27 anni di pontificato di<br />

<strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong> <strong>II</strong>, hanno partecipato più di 17 milioni<br />

e 600 mila pellegr<strong>in</strong>i, senza contare le udienze speciali<br />

e le cerimonie religiose (più di 8 milioni di pellegr<strong>in</strong>i<br />

durante il Grande Giubileo del 2000); 19 edizioni della<br />

Giornata mondiale della gioventù; 147 cerimonie di<br />

beatificazione nelle quali sono stati proclamati 1.338<br />

nuovi beati; 51 canonizzazioni per 482 santi; <strong>Giovanni</strong><br />

<strong>Paolo</strong> <strong>II</strong> ha creato 231 card<strong>in</strong>ali, più 1 rimasto <strong>in</strong> pectore;<br />

15 assemblee del S<strong>in</strong>odo dei vescovi: 6 ord<strong>in</strong>arie,<br />

8 speciali, una straord<strong>in</strong>aria; 14 encicliche, 15 esortazioni<br />

apostoliche, 11 costituzioni apostoliche, 45 lettere<br />

apostoliche; nei 104 viaggi apostolici <strong>in</strong>ternazionali ha<br />

percorso <strong>in</strong> aereo 1.163.865 chilometri, pari a tre volte<br />

la distanza della Luna dalla Terra; 146 visite pastorali<br />

<strong>in</strong> Italia; come vescovo di Roma ha visitato 317 parrocchie<br />

(su un totale di 333); ha ricevuto 738 capi di<br />

Stato, eccetera eccetera.<br />

<strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong> <strong>II</strong> è il Papa dei record: altri se ne potrebbero<br />

aggiungere a quelli sopra elencati. Ma il segreto<br />

che spiega la straord<strong>in</strong>aria e feconda <strong>in</strong>tensità del<br />

suo pontificato è stato proclamato dal sensus fidei dei<br />

fedeli durante i funerali, l’8 aprile 2005: sì, il Papa<br />

aveva eccezionali qualità umane di filosofo, di teologo,<br />

di poeta; aveva il dono di essere grande comunicatore;<br />

aveva l’esperienza del lavoro <strong>in</strong> fabbrica e della dittatura<br />

nazista; non aveva mai perso il contatto con i giovani,<br />

universitari e non; ha capito a fondo, da pastore,<br />

l’amore coniugale; ha amato la sua Polonia di un amore<br />

universale... sì, era e aveva tutto questo e altro ancora,<br />

ma il segreto che il popolo di Dio ha <strong>in</strong>tuito f<strong>in</strong><br />

dall’<strong>in</strong>izio e che ha espresso con <strong>in</strong>appellabile semplicità<br />

davanti alla bara di legno <strong>in</strong> piazza San Pietro sulla<br />

quale era stato deposto un Vangelo sfogliato dal vento,<br />

è racchiuso <strong>in</strong> due parole: «Santo subito».<br />

Ecco, <strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong> <strong>II</strong> ha fatto tutto ciò che ha fatto<br />

perché non ha mai smesso di tendere alla santità,<br />

perché era santo. È la forza della sua santità ad aver<br />

scosso dalle fondamenta l’impero comunista; è la sua<br />

unione con Dio attraverso la mediazione della Verg<strong>in</strong>e<br />

ad avergli consentito di sopravvivere all’attentato<br />

del 13 maggio 1981; una santità dapprima espressa<br />

nel vigore dell’energia fisica e poi nel dolore della<br />

malattia e dell’anzianità. «Santo subito»: proprio così.<br />

E Benedetto XVI non poteva far altro che consentire<br />

l’apertura del processo di beatificazione a soli 26<br />

giorni dal dies natalis del suo predecessore.<br />

Nell’enciclica Novo Millennio <strong>in</strong>eunte, a conclusione<br />

Editoriale<br />

del Grande Giubileo del 2000, <strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong> <strong>II</strong> ha<br />

tracciato il programma per la Chiesa nel terzo Millennio.<br />

Al primo punto del piano pastorale si legge: «In<br />

primo luogo non esito a dire che la prospettiva <strong>in</strong> cui<br />

deve porsi tutto il camm<strong>in</strong>o pastorale è quella della<br />

santità. Non era forse questo il senso ultimo dell’<strong>in</strong>dulgenza<br />

giubilare, quale grazia speciale offerta da Cristo<br />

perché la vita di ciascun battezzato potesse purificarsi<br />

e r<strong>in</strong>novarsi profondamente? F<strong>in</strong>ito il Giubileo, ricom<strong>in</strong>cia<br />

il camm<strong>in</strong>o ord<strong>in</strong>ario, ma additare la santità resta<br />

più che mai un’urgenza della pastorale.<br />

«Occorre allora riscoprire, <strong>in</strong> tutto il suo valore programmatico,<br />

il capitolo V della Costituzione dogmatica<br />

sulla Chiesa Lumen gentium, dedicato alla “vocazione<br />

universale alla santità”. Se i Padri conciliari<br />

diedero a questa tematica tanto risalto, non fu per<br />

conferire una sorta di tocco spirituale all’ecclesiologia,<br />

ma piuttosto per farne emergere una d<strong>in</strong>amica <strong>in</strong>tr<strong>in</strong>seca<br />

e qualificante. La riscoperta della Chiesa come<br />

“mistero”, ossia come popolo “adunato dall’unità<br />

del Padre, del Figlio e dello Spirito”, non poteva<br />

non comportare anche la riscoperta della sua “santità”,<br />

<strong>in</strong>tesa nel senso fondamentale dell’appartenenza<br />

a Colui che è per antonomasia il Santo, il “tre volte<br />

Santo” (cfr Is 6,3). Professare la Chiesa come santa<br />

significa additare il suo volto di Sposa di Cristo, per<br />

la quale egli si è donato, proprio al f<strong>in</strong>e di santificarla<br />

(cfr Ef 5,25-26). Questo dono di santità, per così dire,<br />

oggettiva, è offerto a ciascun battezzato».<br />

Il record dei record di <strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong> <strong>II</strong> è la sua santità,<br />

riconosciuta dai fedeli e che con la beatificazione<br />

del 1° maggio avrà il primo riconoscimento solenne.<br />

Da santo, il Papa ha <strong>in</strong>tuìto che la ragion d’essere<br />

della stessa Chiesa è la santità; e che il significato<br />

ultimo dell’esistenza dell’uomo sulla Terra è la ricerca<br />

della santità: «È ora di riproporre a tutti con conv<strong>in</strong>zione<br />

questa “misura alta” della vita cristiana ord<strong>in</strong>aria:<br />

tutta la vita della comunità ecclesiale e delle<br />

famiglie cristiane deve portare <strong>in</strong> questa direzione»<br />

(Novo Millennio <strong>in</strong>eunte, n. 31).<br />

Il 1° maggio saremo tutti, almeno idealmente, <strong>in</strong><br />

piazza San Pietro: grande festa per il nuovo <strong>beato</strong>,<br />

ma anche impegno di coerenza con il suo esempio e<br />

con la sua <strong>in</strong>tercessione. Davvero questa beatificazione<br />

deve costituire, per tutta la Chiesa e per ciascuno<br />

di noi, un r<strong>in</strong>novato slancio di risposta alla<br />

«chiamata alla santità» che il Concilio Vaticano <strong>II</strong><br />

ha proclamato «universale».<br />

C.C.<br />

241


sommario 602.qxp 11/04/2011 11.17 Pag<strong>in</strong>a 242<br />

N° 602<br />

Editoriale<br />

241 Il record della santità<br />

Michelangelo Tábet<br />

244 La Parola di Dio nella Chiesa & per il mondo<br />

<br />

<strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong> <strong>II</strong>, <strong>beato</strong><br />

Michele Dolz<br />

251 <strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong> <strong>II</strong> & l’Opus Dei. Colloquio con mons. Javier Echevarría<br />

Aldo Maria Valli<br />

259 «Quasi si vedeva l’oggetto della fede». Colloquio con Joaquín Navarro-Valls<br />

Antonio Spadaro<br />

263 Nella melodia della terra<br />

<br />

Nicola Lecca<br />

268 Lettera da Innsbruck. Un’oasi di benessere irreale tra le Alpi<br />

Michelangelo Peláez<br />

271 Spiritualità. Pasqua con i tuoi<br />

Livio Fanzaga<br />

274 Catechesi. Dalla Croce il Paradiso<br />

Luigi Negri<br />

278 «Opportune et importune». Le responsabilità dei cristiani<br />

<br />

<strong>Mondo</strong> <strong>arabo</strong> <strong>in</strong> <strong>rivolta</strong><br />

<strong>Giovanni</strong> Livi<br />

279 Osservatorio d’Europa. La rivoluzione dei gelsom<strong>in</strong>i<br />

Cesare Cavalleri<br />

282 Islàm. L’Egitto cambia la «sharia» resta. Colloquio con Magdi Cristiano Allam<br />

Nicola Scopelliti<br />

284 Chiesa. Medioriente: la speranza dei cristiani. Colloquio con mons. W. Shomali<br />

Alessandro Roccati<br />

288 Dest<strong>in</strong>i. Da Cheope a Mubarak<br />

<br />

D<strong>in</strong>o Basili<br />

291 Piazza Quadrata. Notizia, gossip, maldicenza<br />

Antonio Cirillo<br />

292 Anniversari. Mons. Carlo Colombo, un maestro<br />

Guido Clericetti<br />

295 Inquietovivere<br />

Gianfranco Morra<br />

296 Risorgimento. Quale unità d’Italia?<br />

Armanda Capeder<br />

298 Storia. Per i v<strong>in</strong>ti la memoria è di sangue<br />

Pier Francesco Paol<strong>in</strong>i<br />

300 Cruciverba d’autore<br />

Peter Milward<br />

302 Letteratura. Eugenio Corti, Shakespeare d’Italia<br />

Vittorio Mathieu<br />

306 Bioetica. Nobel senza «positive ricadute»<br />

Claudio Mereghetti<br />

307 Invito alla lettura. Dante & Beatrice, progetto d’amore<br />

Claudio Pollastri<br />

309 Interviste. Patty Pravo, <strong>in</strong> dovere di trasgressione<br />

Ernesto Terrasi<br />

312 Storia della canzone. Dovuto a Nilla Pizzi<br />

Raffaele Chiarulli<br />

314 C<strong>in</strong>ema. Più forte della morte è l’amore<br />

Massimo Venuti<br />

316 Musica. Il pellegr<strong>in</strong>o Liszt<br />

Carlo Alessandro Land<strong>in</strong>i<br />

317 Concerti. Lucca capitale<br />

François Livi<br />

319 Arti visive. De Nittis, Gérôme & il sogno parig<strong>in</strong>o<br />

Fabio Ferrar<strong>in</strong>i<br />

322 Ares news. L’Italia fa 150<br />

Carlo Alessandro Land<strong>in</strong>i<br />

324 Riviste & riviste. Casabella & chiese brutte<br />

*<br />

326 Libri & libri<br />

Mauro Manfred<strong>in</strong>i<br />

332 Doppia classifica. Libri venduti & libri consigliati<br />

Franco Palmieri<br />

334 Fax & Disfax<br />

*<br />

336 Libri ricevuti<br />

<br />

Un numero per sostenere il Suo e il nostro impegno culturale:<br />

00980910582<br />

È il codice fiscale dell’Ares, Associazione Ricerche e Studi, <strong>editrice</strong> di «Studi cattolici», da utilizzare<br />

nella dichiarazione dei redditi per devolvere all’Ares il 5 per mille. Un grazie a tutti i lettori.


m<br />

li<br />

<br />

<br />

<br />

sommario 602.qxp 11/04/2011 11.40 Pag<strong>in</strong>a 243<br />

<strong>in</strong> questo numero:<br />

«<strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong> <strong>II</strong>, <strong>beato</strong>» è il titolo del quaderno<br />

dedicato all’<strong>in</strong>dimenticabile figura del Papa «venuto<br />

da una Paese lontano»; Michele Dolz ha <strong>in</strong>contrato mons.<br />

Javier Echevarría, Prelato dell’Opus Dei, per rievocare il<br />

rapporto <strong>in</strong>tenso e famigliare di <strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong> <strong>II</strong> con l’istituzione<br />

fondata da san Josemaría Escrivá il 2 ottobre<br />

1928 (p. 251); Aldo Maria Valli, vaticanista del Tg1, ha<br />

riletto i momenti salienti del pontificato di Wojtyla <strong>in</strong>sieme<br />

a Joaquín Navarro-Valls, per più di vent’anni al suo<br />

fianco come direttore della Sala Stampa vaticana (p. 259);<br />

padre Antonio Spadaro, redattore della Civiltà cattolica,<br />

ha abbracciato il corpus lirico del Papa polacco <strong>in</strong>dividuando<br />

i card<strong>in</strong>i del suo «pensiero poetante» (p. 263).<br />

Nello studio d’apertura Michelangelo Tábet, ord<strong>in</strong>ario<br />

nella Pontificia Università della Santa Croce, rilegge<br />

magistralmente l’esortazione posts<strong>in</strong>odale Verbum<br />

dom<strong>in</strong>i d Benedetto XVI (p. 244). Dalla Croce il Paradiso<br />

è il titolo dell’anticipazione del nuovo libro di padre<br />

Livio Fanzaga (foto), edito dall’Ares (p. 274).<br />

Un bilancio delle <strong>in</strong>quietud<strong>in</strong>i nel Mediterraneo è<br />

raccolto nello speciale «<strong>Mondo</strong> <strong>arabo</strong> <strong>in</strong> <strong>rivolta</strong>»: <strong>Giovanni</strong><br />

Livi ha ripercorso cronologia e protagonisti della «Rivoluzione<br />

dei gelsom<strong>in</strong>i» (p. 279); Cesare Cavalleri ha chiesto a<br />

Magdi Cristiano Allam (foto) un’<strong>in</strong>terpretazione controcorrente<br />

delle <strong>in</strong>cognite islamiche (p. 282); Nicola Scopelliti<br />

ha dialogato con mons. William Shomali (foto), vescovo<br />

ausiliare di Gerusalemme, sulle speranze dei cristiani <strong>in</strong><br />

Medioriente (p. 284); Alessandro Roccati ha confrontato le<br />

cadute dei signori d’Egitto da Cheope a Mubarak (p. 288).<br />

In «piazza quadrata», D<strong>in</strong>o Basili costata quanto<br />

sia debole il polso della stampa italiana, redigendo il suo<br />

pezzo sul retro della lettera dell’Ord<strong>in</strong>e dei giornalisti che<br />

gli assegna il premio per il c<strong>in</strong>quantesimo anno di attività<br />

professionale (p. 291). Nel ventennale della morte di<br />

mons. Carlo Colombo, Antonio Cirillo ne ricorda il magistero<br />

teologico (p. 292).<br />

Il filosofo Gianfranco Morra recensisce L’unità<br />

d’Italia del card. Giacomo Biffi (foto), def<strong>in</strong>endolo come<br />

un «utile elisir depurativo» per la memoria del Risorgimento<br />

(p. 296), mentre Armanda Capeder affronta le sangu<strong>in</strong>ose<br />

spirali del passato facendo i conti con il doloroso<br />

I v<strong>in</strong>ti non dimenticano di Giampaolo Pansa (p. 298). Il<br />

critico britannico Peter Milward si è tuffato nella lettura<br />

del Cavallo rosso di Eugenio Corti, trovando sorprendenti<br />

analogie con l’opera di William Shakespeare (p. 302).<br />

A p. 309 Claudio Pollastri ha stretto <strong>in</strong> una morsa<br />

di domande Patty Pravo (foto). Per le «arti visive»<br />

François Livi ha apprezzato le mostre parig<strong>in</strong>e su Giuseppe<br />

De Nittis e Jean Léon Gérôme (p. 319).<br />

APRILE 2011<br />

ANNO 55°<br />

Mensile di studi e attualità<br />

20131 Milano - Via A. Stradivari, 7<br />

Telefoni 02.29.52.61.56 - 02.29.51.42.02<br />

Fax 02.29.52.01.63<br />

Redazione romana:<br />

Via V<strong>in</strong>cenzo Coronelli, 26/a - 00176 Roma<br />

tel. e fax 06.21.700.782<br />

http://www.ares.mi.it<br />

e-mail: <strong>in</strong>fo@ares.mi.it<br />

DIRETTORE RESPONSABILE<br />

Cesare Cavalleri<br />

CAPOREDATTORE<br />

Riccardo Caniato<br />

SEGRETARI DI REDAZIONE<br />

Milano: Alessandro Rivali<br />

Roma: Franco Palmieri<br />

EDITORE<br />

Ares. Associazione Ricerche e Studi<br />

Ente morale eretto con D. p. R. n. 549 (27-1-1966)<br />

iscritto al Registro nazionale della stampa<br />

con il n. 534/6/265 (17-11-1982)<br />

STAMPA<br />

Tipografia Gamma srl - Città di Castello<br />

Registrazione Tribunale di Milano<br />

24-10-1966 - n. 384<br />

Numero Rea: MI-1745660<br />

ISSN 0039-2901<br />

Proprietà artistica e letteraria riservata all’Associazione<br />

Ares. Articoli e fotografie, anche se non pubblicati,<br />

non si restituiscono. Le op<strong>in</strong>ioni espresse<br />

negli articoli pubblicati rispecchiano unicamente il<br />

pensiero dei rispettivi autori.<br />

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Tabet.qxp 05/04/2011 12.06 Pag<strong>in</strong>a 244<br />

244<br />

Michelangelo<br />

Tábet<br />

Una lettura della<br />

Verbum Dom<strong>in</strong>i<br />

A<br />

circa 45 anni da quando l’assemblea<br />

conciliare convocata da <strong>Giovanni</strong> XX<strong>II</strong>I<br />

pubblicava uno dei suoi documenti più significativi,<br />

la cost. dogm. Dei Verbum sulla div<strong>in</strong>a Rivelazione<br />

(= DV), un altro documento sulla Parola di Dio, l’Esortazione<br />

apostolica posts<strong>in</strong>odale Verbum Dom<strong>in</strong>i<br />

(= VD) 1 , è venuto a illum<strong>in</strong>are questa realtà. Benché<br />

fosse stata presentata l’11 novembre 2010, porta come<br />

data ufficiale il 30 settembre, memoria di san Girolamo;<br />

data sicuramente scelta <strong>in</strong> riconoscenza al<br />

Doctor Maximus <strong>in</strong> exponendis Sacrae Scripturae, titolo<br />

con cui il santo dalmata è celebrato e venerato.<br />

Il contesto storico<br />

È opportuno osservare che dopo la Dei Verbum non<br />

erano mancate ampie e importanti riflessioni eccle-<br />

La Parola<br />

di Dio<br />

nella Chiesa<br />

& per il mondo<br />

È trascorso quasi mezzo secolo da quando il Concilio Vaticano <strong>II</strong> promulgò<br />

la costituzione dogmatica Dei Verbum, sulla div<strong>in</strong>a Rivelazione. Da allora<br />

abbiamo assistito a un utilizzo molto maggiore della Sacra Scrittura,<br />

sia nella liturgia, sia nella predicazione, sia negli studi. Ma il tempo è passato<br />

lasciando cambiamenti sociali di enorme <strong>in</strong>cidenza, e i vescovi di tutta<br />

la Chiesa hanno sentito l’urgenza di ripensare e attualizzare il rapporto<br />

tra pastorale e Parola di Dio. Ciò è stato fatto nella X<strong>II</strong> Assemblea generale<br />

ord<strong>in</strong>aria del S<strong>in</strong>odo dei vescovi (5-26 ottobre 2008), i cui lavori hanno<br />

dato luogo all’esortazione posts<strong>in</strong>odale Verbum Dom<strong>in</strong>i di Benedetto<br />

XVI (30 settembre 2010). Il Papa stesso ha def<strong>in</strong>ito questo documento<br />

una «s<strong>in</strong>fonia della Parola». Di questa «s<strong>in</strong>fonia», il professor Michelangelo<br />

Tábet, ord<strong>in</strong>ario di Esegesi dell’Antico Testamento e di Ermeneutica biblica<br />

nella Pontificia Università della Santa Croce, offre una magistrale<br />

«esecuzione» <strong>in</strong>terpretativa.<br />

siali sulla Parola di Dio e <strong>in</strong> particolare sulla sacra<br />

Scrittura. In àmbito magisteriale c’erano stati <strong>in</strong>terventi<br />

di grande rilievo, quali il celebre discorso pronunciato<br />

da <strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong> <strong>II</strong>, De tout coeur (23<br />

aprile 1993), <strong>in</strong> occasione del centenario dell’enciclica<br />

Providentissimus Deus e il c<strong>in</strong>quantenario della<br />

Div<strong>in</strong>o afflante Spiritu, le due più importanti encicliche<br />

bibliche f<strong>in</strong>ora pubblicate 2 , così come i diversi<br />

<strong>in</strong>terventi di Benedetto XVI f<strong>in</strong> dall’<strong>in</strong>izio del suo<br />

pontificato, <strong>in</strong> particolare quelli pronunciati durante<br />

il S<strong>in</strong>odo dei vescovi del 2008 3 . Si potrebbe aggiungere<br />

la sua opera <strong>in</strong> tre volumi Gesù di Nazaret, due<br />

dei quali già apparsi, la cui rilevanza programmatica<br />

è <strong>in</strong>dicata con precisione nel prologo del primo volume.<br />

In àmbito teologico-biblico esistevano anche,<br />

nel contesto <strong>in</strong> cui parliamo, alcuni importanti documenti<br />

della Pontificia Commissione Biblica, quali<br />

soprattutto L’<strong>in</strong>terpretazione della Bibbia nella<br />

Chiesa (1993) e Il popolo ebraico e le sue Sacre


Tabet.qxp 05/04/2011 12.06 Pag<strong>in</strong>a 245<br />

Scritture nella Bibbia cristiana (2001). Nonostante<br />

ciò, è necessario riconoscere che l’esortazione apostolica<br />

posts<strong>in</strong>odale Verbum Dom<strong>in</strong>i è venuta a riempire<br />

un vuoto che si percepiva da diversi anni. Si avvertiva,<br />

<strong>in</strong>fatti, l’esigenza di un <strong>in</strong>tervento magisteriale<br />

ampio e articolato che approfondisse il tema<br />

della Parola di Dio «per affrontare le nuove sfide che<br />

il tempo presente pone ai credenti <strong>in</strong> Cristo» (n. 3).<br />

L’esortazione Verbum Dom<strong>in</strong>i brilla perciò come una<br />

gemma f<strong>in</strong>emente <strong>in</strong>castonata nella costituzione<br />

dogmatica Dei Verbum, che era e cont<strong>in</strong>uerà a essere<br />

una «pietra miliare nel camm<strong>in</strong>o ecclesiale», come<br />

ha espresso Benedetto XVI (ibidem).<br />

L’esortazione apostolica Verbum Dom<strong>in</strong>i riprende<br />

sostanzialmente quanto era stato elaborato nel S<strong>in</strong>odo<br />

dei vescovi celebrato a Roma nel 2008 su La Parola<br />

di Dio nella vita e nella missione della Chiesa 4 ,<br />

tenendo presenti i documenti e gli <strong>in</strong>terventi che lo<br />

avevano contestualizzato nonché quelli che furono<br />

pubblicati come risultato f<strong>in</strong>ale dell’assemblea s<strong>in</strong>odale,<br />

cioè, il «Messaggio f<strong>in</strong>ale al Popolo di Dio» e<br />

le 55 Propositiones che i Padri s<strong>in</strong>odali formularono<br />

ritenendole questioni di speciale rilievo. Sulla base di<br />

questa attestazione Benedetto XVI ha voluto rivolgersi<br />

alla Chiesa universale per «<strong>in</strong>dicare alcune l<strong>in</strong>ee<br />

fondamentali per una riscoperta, nella vita della<br />

Chiesa, della div<strong>in</strong>a Parola, sorgente di costante r<strong>in</strong>novamento,<br />

auspicando al contempo che essa diventi<br />

sempre più il cuore di ogni attività ecclesiale» (n.<br />

1). L’<strong>in</strong>tenzione programmatica della Verbum Dom<strong>in</strong>i<br />

è stata, qu<strong>in</strong>di, quella di riscoprire la «bellezza della<br />

Parola div<strong>in</strong>a» (n. 70) all’<strong>in</strong>terno della Chiesa per<br />

poterla poi trasmettere più efficacemente nella missione<br />

evangelizzatrice a tutte le genti, <strong>in</strong> consonanza<br />

con quanto viene ricordato <strong>in</strong> 1 Gv 1, 2-3, brano citato<br />

dal Pontefice: «Vi annunciamo la vita eterna, che<br />

era presso il Padre e che si manifestò a noi, quello<br />

che abbiamo veduto e udito, noi lo annunciamo anche<br />

a voi, perché anche voi siate <strong>in</strong> comunione con<br />

noi. E la nostra comunione è con il Padre e con il Figlio<br />

suo, Gesù Cristo» (n. 2).<br />

Nelle parole della lettera giovannea appena citate e<br />

più ancora nel Prologo del Quarto Vangelo si avverte<br />

una tonalità di l<strong>in</strong>guaggio che costituisce lo<br />

sfondo delle considerazioni che si svolgeranno lungo<br />

tutta l’esortazione apostolica. Benedetto XVI ha<br />

<strong>in</strong>teso, <strong>in</strong>fatti, «presentare e approfondire i risultati<br />

del S<strong>in</strong>odo facendo riferimento costante al Prologo<br />

del Vangelo di <strong>Giovanni</strong> (Gv 1, 1-18)» (n. 5), nel<br />

quale, come egli commenta, «ci è comunicato il<br />

fondamento della nostra vita: il Verbo, che dal pr<strong>in</strong>cipio<br />

è presso Dio, si è fatto carne e ha posto la sua<br />

dimora <strong>in</strong> mezzo a noi (cfr Gv 1, 14)». Il Pontefice<br />

è conv<strong>in</strong>to, <strong>in</strong>fatti, che solo sotto questa prospettiva,<br />

cioè alla luce del mistero del Verbo <strong>in</strong>carnato prospettato<br />

dal Prologo giovanneo, le acquisizioni del<br />

S<strong>in</strong>odo potranno <strong>in</strong>fluire più «efficacemente sulla<br />

vita della Chiesa: sul personale rapporto con le sa-<br />

cre Scritture, sulla loro <strong>in</strong>terpretazione nella liturgia<br />

e nella catechesi come anche nella ricerca scientifica,<br />

aff<strong>in</strong>ché la Bibbia non rimanga una Parola del<br />

passato, ma una Parola viva e attuale» (n. 5).<br />

Un’opera musicale<br />

<strong>in</strong> tre atti<br />

F<strong>in</strong> da una prima lettura dell’esortazione ci si accorge<br />

che si è voluto riflettere sul concetto di «Parola di<br />

Dio» tanto nella sua realtà <strong>in</strong>tr<strong>in</strong>seca come nella sua<br />

dimensione ecclesiale e universale. Infatti, dopo<br />

un’<strong>in</strong>troduzione (nn. 1-5) e prima della conclusione<br />

(nn. 121-124), le tre parti di cui si compone il documento<br />

vengono designate, traducendo le espressioni<br />

lat<strong>in</strong>e: la «Parola di Dio» (nn. 6-49), la «Parola nella<br />

Chiesa» (nn. 50-89), la «Parola <strong>rivolta</strong> al mondo»<br />

(nn. 90-120). La triplice ripartizione è stata paragonata<br />

a un’opera musicale <strong>in</strong> tre atti, il cui motivo dom<strong>in</strong>ante<br />

è rappresentato dalla «teologia della Parola»,<br />

di una «Parola unica » (n. 7) che si esprime <strong>in</strong> diversi<br />

modi e che viene s<strong>in</strong>fonicamente rielaborata<br />

nell’<strong>in</strong>treccio dei temi e delle variazioni, secondo<br />

uno sviluppo armonico e progressivo che parte da<br />

Dio e si irraggia nell’<strong>in</strong>tera creazione 5 .<br />

Nelle pag<strong>in</strong>e che seguono cercheremo di tratteggiare<br />

alcune delle idee pr<strong>in</strong>cipali del documento, non senza<br />

prima avvertire che il contenuto di un’esortazione<br />

apostolica di tale ampiezza e ricchezza di prospettive<br />

come la Verbum Dom<strong>in</strong>i non si può ridurre ad alcuni<br />

pochi aspetti. La sua comprensione più compiuta richiede<br />

una lettura personale cont<strong>in</strong>ua e meditata.<br />

Comunicazione<br />

& risposta<br />

La trattazione <strong>in</strong> tre sezioni che compongono la Prima<br />

Parte – Il Dio che parla (nn. 6-21); La risposta<br />

dell’uomo al Dio che parla (nn. 22-28); L’ermeneutica<br />

della sacra Scrittura nella Chiesa (nn. 29-49) –<br />

presenta come tema teologico dom<strong>in</strong>ante l’autocomunicazione<br />

div<strong>in</strong>a, <strong>in</strong>tesa come volontà di dialogo<br />

del Dio Unico con tutta la creazione, con il cosmo e<br />

con l’uomo. Precisamente <strong>in</strong> ciò consiste la «novità<br />

della rivelazione biblica», nel fatto che Dio «si fa conoscere<br />

nel dialogo che desidera avere con noi» (n.<br />

6). In questo contesto si è voluto <strong>in</strong>sistere f<strong>in</strong> dall’<strong>in</strong>izio<br />

sul concetto di «analogia della Parola di Dio»<br />

(n. 7). La Parola di Dio non è, <strong>in</strong>fatti, da identificare<br />

tout court con la sacra Scrittura, benché essa, <strong>in</strong><br />

quanto ispirata 6 , sia veramente «Parola di Dio» e la<br />

contenga (DV 25). Parlando con proprietà, esiste una<br />

triplice valenza della Parola di Dio: la valenza cosmico-antropologica<br />

(nn. 8-10), la valenza cristocentrico-escatologica<br />

(nn. 11-14) e la valenza tr<strong>in</strong>itariapneumatologica<br />

(nn. 15-16). In altri term<strong>in</strong>i, l’e-<br />

245


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246<br />

spressione «Parola di Dio» si riferisce a diverse realtà<br />

che si trovano <strong>in</strong> perfetta armonia e appaiono articolate<br />

come <strong>in</strong> una scala discendente.<br />

Essa si riferisce <strong>in</strong>nanzitutto al Figlio Unigenito di<br />

Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli, Verbo (Parola)<br />

del Padre fatto carne (cfr Gv 1, 14). La Parola<br />

div<strong>in</strong>a si trova poi presente nella creazione dell’universo,<br />

«opera delle sue mani», che proclama a viva<br />

voce l’esistenza di quel Dio che lo creò – «i cieli<br />

narrano la gloria di Dio e l’opera delle sue mani annunzia<br />

il firmamento» (Sal 19, 2) –, e <strong>in</strong> modo particolare<br />

nella creazione dell’uomo, fatto a immag<strong>in</strong>e<br />

e somiglianza di Dio (Gn 1, 26-27). Rivelata e attuata<br />

successivamente lungo la storia della salvezza,<br />

la Parola di Dio è attestata per iscritto nell’Antico e<br />

nel Nuovo Testamento, che la contengono <strong>in</strong> modo<br />

del tutto s<strong>in</strong>golare per il fatto dell’«ispirazione div<strong>in</strong>a».<br />

Sotto la guida dello Spirito (cfr Gv 14, 26; 16,<br />

12-15), la Chiesa, <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e, la custodisce e la conserva<br />

nella sua Tradizione viva (cfr n. 10), offrendola all’umanità<br />

attraverso la predicazione, i sacramenti e<br />

la testimonianza di vita, anch’essi espressioni della<br />

Parola di Dio 7 . Si comprende perciò che, per una sua<br />

corretta comprensione, è necessario cogliere i diversi<br />

significati dell’espressione «Parola di Dio» congiungendoli<br />

<strong>in</strong> perfetta armonia. In questo contesto<br />

si colloca la fondamentale e <strong>in</strong>separabile relazione<br />

tra Tradizione e Scrittura, e si comprende che il cristianesimo,<br />

nonostante abbia <strong>in</strong> massima considerazione<br />

la Scrittura, non si può ritenere una «religione<br />

del Libro»: esso, <strong>in</strong>fatti, «è la “religione della Parola<br />

di Dio”, non di “una parola scritta e muta, ma del<br />

Verbo <strong>in</strong>carnato e vivente”. Pertanto la Scrittura va<br />

proclamata, ascoltata, letta, accolta e vissuta come<br />

Parola di Dio, nel solco della Tradizione apostolica<br />

dalla quale è <strong>in</strong>separabile» (n. 7). Il documento segnala<br />

<strong>in</strong> conseguenza la necessità che «il Popolo di<br />

Dio sia educato e formato <strong>in</strong> modo chiaro ad accostarsi<br />

alle sacre Scritture <strong>in</strong> relazione alla viva Tradizione<br />

della Chiesa, riconoscendo <strong>in</strong> esse la Parola<br />

stessa di Dio» (n. 18).<br />

Illustrata <strong>in</strong> questo modo l’<strong>in</strong>iziativa del «Dio vivente»<br />

(Mt 16, 16) che si rivolge all’uomo per manifestargli<br />

il mistero che la Parola <strong>in</strong>staura, il documento<br />

ricorda che la creatura umana, resa <strong>in</strong>telligente <strong>in</strong><br />

quanto creata «a sua immag<strong>in</strong>e» (Gn 1, 27), non ha<br />

un ruolo di spettatrice passiva, ma le è richiesto l’ascolto<br />

<strong>in</strong>telligente e attivo della Parola (nn. 22-28). Il<br />

prototipo di questo atteggiamento è Abramo, la cui<br />

fede gli consentì di accogliere la Parola di Dio con libertà,<br />

ricevendo il premio che Dio è sempre disposto<br />

a donare oltre ogni speranza (cfr Gn 22, 16-18). Ci<br />

troviamo davanti alla d<strong>in</strong>amica della fede. Per mezzo<br />

della fede e grazie alla condiscendenza div<strong>in</strong>a,<br />

Dio «ci rende veramente suoi “partner”, così da realizzare<br />

il mistero nuziale dell’amore tra Cristo e la<br />

Chiesa [...]. Ciascuno di noi è reso così da Dio capace<br />

di ascoltare e rispondere alla div<strong>in</strong>a Parola» (n.<br />

22). Con rapida s<strong>in</strong>tesi, Benedetto XVI segnala che<br />

tutta la nostra vita esiste e ha senso solo nella corrispondenza<br />

alla Parola di Dio, che ci fa essere e ci rivela<br />

la verità su noi stessi mettendoci <strong>in</strong> condizione<br />

di dialogare con Lui f<strong>in</strong>o a giungere a identificarci<br />

con la sua Parola def<strong>in</strong>itiva e piena, che è Cristo:<br />

«L’uomo è creato nella Parola e vive <strong>in</strong> essa; egli non<br />

può capire sé stesso se non si apre a questo dialogo.<br />

La Parola di Dio rivela la natura filiale e relazionale<br />

della nostra vita. Siamo davvero chiamati per grazia<br />

a conformarci a Cristo, il Figlio del Padre, ed essere<br />

trasformati <strong>in</strong> Lui» (ibidem).<br />

L’<strong>in</strong>terpretazione<br />

della Scrittura<br />

Fissando lo sguardo su quella Parola di Dio che è la<br />

sacra Scrittura, nell’ultima sezione della prima parte<br />

(nn. 29-49) il documento si sofferma sulla sua<br />

giusta <strong>in</strong>terpretazione, sul modo cioè <strong>in</strong> cui il cristiano<br />

deve avvic<strong>in</strong>arsi al testo sacro <strong>in</strong> quanto Parola<br />

di Dio donata alla sua Chiesa. L’importanza riservata<br />

a questa tematica è messa <strong>in</strong> rilievo, già a un<br />

primo sguardo, dal fatto che la sezione a essa dedicata<br />

è la più lunga seguìta solo da vic<strong>in</strong>o dalla Liturgia,<br />

luogo privilegiato della parola di Dio (nn.<br />

52-71). La sezione è divisa <strong>in</strong>oltre <strong>in</strong> 17 sottotitoli,<br />

armonicamente collegati. La considerazione che illum<strong>in</strong>a<br />

l’<strong>in</strong>sieme è che «la Chiesa [è il] luogo orig<strong>in</strong>ario<br />

dell’ermeneutica della Bibbia» (nn. 29-30),<br />

e ciò proprio per il legame <strong>in</strong>tr<strong>in</strong>seco esistente tra<br />

«[Parola e] fede ecclesiale, che ha nel sì di Maria il<br />

suo paradigma», affermazione, quest’ultima, splendidamente<br />

approfondita nei numeri immediatamente<br />

precedenti (nn. 27-28). Riflettendo sull’odierna<br />

ermeneutica biblica, il Pontefice nota l’esistenza di<br />

un grave divario fra fede e ragione, studio razionale<br />

e prospettiva sapienziale, esegesi accademica e<br />

approfondimento teologico dei testi biblici, con le<br />

pesanti ripercussioni che tali contrasti comportano<br />

nella formazione <strong>in</strong>tellettuale e spirituale dei credenti<br />

e, di conseguenza, nell’azione pastorale di tutta<br />

la comunità ecclesiale. Il documento esorta perciò<br />

a evitare il pericolo del dualismo e di un’ermeneutica<br />

biblica secolarizzata, che f<strong>in</strong>iscono per perdere<br />

il significato della Scrittura. Fede e ragione, <strong>in</strong>fatti,<br />

procedendo l’una e l’altra dallo stesso Dio, si<br />

richiedono mutuamente, dovendo dialogare <strong>in</strong> perfetta<br />

armonia secondo i sapienziali motti patristicomedievali<br />

fides quaerens <strong>in</strong>tellectum (la fede cerca<br />

la comprensione <strong>in</strong>tellettuale della verità) e <strong>in</strong>tellectus<br />

quaerens fidem (la ragione trova nella fede la<br />

comprensione ultima della realtà). È necessario,<br />

qu<strong>in</strong>di, unire armonicamente lo studio razionale dei<br />

testi biblici alla lettura nello Spirito, l’analisi storico-critica<br />

alla lettura attuata nell’«unità della Bibbia,<br />

la Tradizione viva della Chiesa e l’analogia del-


Tabet.qxp 05/04/2011 12.06 Pag<strong>in</strong>a 247<br />

la fede» (cfr DV 12). Rifiutando poi conseguentemente<br />

ogni forma di lettura fondamentalista, il Pontefice<br />

ribadisce la necessità di un dialogo costante<br />

tra pastori, teologi ed esegeti per contribuire alla<br />

comune ricerca della verità, che si tradurrà anche <strong>in</strong><br />

uno sforzo di dialogo con il mondo ebraico e <strong>in</strong> prospettiva<br />

ecumenica. Con l’<strong>in</strong>vito imperioso a leggere<br />

nella vita dei santi l’autentica <strong>in</strong>terpretazione della<br />

Bibbia («viva lectio est vita bonorum»), si conclude<br />

la prima parte dell’esortazione.<br />

Accogliere<br />

il Verbo<br />

Come centro nevralgico della seconda parte dell’esortazione<br />

(nn. 50-89) emergono le parole del Prologo<br />

di san <strong>Giovanni</strong> 1, 11-12: «Venne fra la sua<br />

gente, ma i suoi non l’hanno accolto. A quanti però<br />

l’hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di<br />

Dio». Il commento di Benedetto XVI è molto espressivo:<br />

«Accogliere il Verbo vuol dire lasciarsi plasmare<br />

da Lui, così da essere, per la potenza dello Spirito<br />

Santo, resi conformi a Cristo [...]. È l’<strong>in</strong>izio di<br />

una nuova creazione, nasce la creatura nuova, un popolo<br />

nuovo» (n. 50). La Chiesa, e <strong>in</strong> Lei tutti i fedeli,<br />

è chiamata a ospitare gioiosamente il Verbo di<br />

Dio, per essere la sua dimora. La comunità ecclesiale<br />

è la dest<strong>in</strong>ataria della «Parola che si fa carne» (Gv<br />

1, 14), luogo di accoglienza e di riflessione, comunità<br />

di amore che si apre al dono della presenza def<strong>in</strong>itiva<br />

del Verbo di Dio «<strong>in</strong> mezzo a noi». Esiste, qu<strong>in</strong>di,<br />

una contemporaneità di Cristo nella vita della<br />

Chiesa; una presenza che deve co<strong>in</strong>volgere la vita di<br />

ogni cristiano, che è chiamato personalmente a entrare<br />

nella relazione vitale, sempre attuale, «tra Cristo,<br />

Parola del Padre, e la Chiesa» (n. 51).<br />

Centralità<br />

della liturgia<br />

Il documento ha voluto del<strong>in</strong>eare due àmbiti specifici<br />

attraverso i quali l’<strong>in</strong>contro della Chiesa e di<br />

ogni cristiano con la Parola si compie nella sua<br />

massima efficacia vitale: la liturgia (nn. 52-71) e<br />

la vita ecclesiale (nn. 72-89). Sul primo aspetto,<br />

partendo da una magnifica immag<strong>in</strong>e che vede la<br />

Chiesa come «casa della Parola», Benedetto XVI<br />

<strong>in</strong>vita a penetrare nel senso profondo della sacra<br />

liturgia e nel ruolo della Parola di Dio <strong>in</strong> essa, resa<br />

operante dall’azione dello Spirito Santo. La sua<br />

riflessione poggia sull’affermazione centrale secondo<br />

la quale «l’ermeneutica della fede riguardo<br />

alla sacra Scrittura deve sempre avere come punto<br />

di riferimento la liturgia, dove la Parola di Dio è<br />

celebrata come parola attuale e vivente: “La Chiesa<br />

segue fedelmente nella liturgia quel modo di<br />

leggere e di <strong>in</strong>terpretare le sacre Scritture, a cui ricorse<br />

Cristo stesso, che a partire dall’‘oggi’ del<br />

suo evento esorta a scrutare tutte le Scritture”» (n.<br />

52). L’idea <strong>in</strong>sita <strong>in</strong> queste parole è di grande efficacia,<br />

poiché la liturgia è «l’àmbito privilegiato <strong>in</strong><br />

cui Dio parla a noi nel presente della nostra vita»<br />

(ibidem), e di fatto viene applicata successivamente<br />

ai dist<strong>in</strong>ti àmbiti liturgici <strong>in</strong> cui si fa presente la<br />

Parola di Dio, specialmente l’anno liturgico, il mistero<br />

eucaristico, la celebrazione dei sacramenti e<br />

la Liturgia delle Ore. Il Pontefice esorta perciò tutti<br />

coloro che hanno una specifica responsabilità<br />

pastorale «a fare <strong>in</strong> modo che tutti i fedeli siano<br />

educati a gustare il senso profondo della Parola di<br />

Dio che si dispiega nella liturgia durante l’anno,<br />

mostrando i misteri fondamentali della nostra fede.<br />

Da ciò dipende anche il giusto approccio alla<br />

sacra Scrittura» (ibidem) 8 . In riferimento alle diverse<br />

mediazioni concrete che esistono nell’àmbito<br />

liturgico, quali il Lezionario, il Benedizionale,<br />

il m<strong>in</strong>istero del lettorato e altri ancora, il documento<br />

offre <strong>in</strong>dicazioni precise per un rapporto<br />

più giusto fra Parola di Dio e liturgia. Spazio speciale<br />

viene concesso all’omelia, di cui si afferma<br />

che deve essere «un’attualizzazione del messaggio<br />

scritturistico, <strong>in</strong> modo tale che i fedeli siano <strong>in</strong>dotti<br />

a scoprire la presenza e l’efficacia della Parola<br />

di Dio nell’oggi della propria vita. Essa deve condurre<br />

alla comprensione del mistero che si celebra,<br />

<strong>in</strong>vitare alla missione, disponendo l’assemblea alla<br />

professione di fede, alla preghiera universale e<br />

alla liturgia eucaristica» (n. 59). Vengono date poi<br />

<strong>in</strong>dicazioni specifiche sulle varie forme di animazione<br />

liturgica della Parola di Dio, concretamente,<br />

sulle diverse celebrazioni della Parola, sul ruolo del<br />

tempio cristiano, sul canto liturgico e sull’attenzione<br />

ai non vedenti e ai non udenti (nn. 64-71).<br />

La Parola di Dio<br />

nella vita ecclesiale<br />

Per quanto riguarda la Parola di Dio nella vita ecclesiale,<br />

l’esortazione apostolica <strong>in</strong>troduce un concetto<br />

basilare, quello di passare da una concezione settoriale<br />

di «pastorale biblica» a un modo di concepire<br />

l’evangelizzazione come «animazione biblica dell’<strong>in</strong>tera<br />

pastorale della Chiesa» (n. 73), nel senso che<br />

<strong>in</strong> tutta l’attività pastorale «si abbia realmente a cuore<br />

l’<strong>in</strong>contro personale con Cristo che si comunica a<br />

noi nella sua Parola» (ibidem). Il documento, ricordando<br />

a questo proposito la magnifica espressione di<br />

san Girolamo, l’«ignoranza della Scrittura è ignoranza<br />

di Cristo», aggiunge che compito di tutta la pastorale<br />

è quello di portare a una «maggiore conoscenza<br />

della persona di Cristo, rivelatore del Padre e pienezza<br />

della Rivelazione div<strong>in</strong>a» (ibidem).<br />

Partendo da questa istanza, ciascun membro della<br />

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248<br />

comunità ecclesiale, <strong>in</strong> relazione alle sue specifiche<br />

competenze e responsabilità, è chiamato a riconsiderare<br />

il proprio rapporto con la Parola di Dio e la<br />

sua proposta evangelizzatrice. Il documento entra<br />

così successivamente <strong>in</strong> alcune considerazioni specifiche<br />

riguardo all’utilizzazione della sacra Scrittura<br />

nella catechesi (n. 74), nella formazione biblica<br />

dei cristiani (nn. 75-76), nel contesto della pastorale<br />

vocazionale (n. 77), e dei diversi àmbiti a esso<br />

collegato (nn. 78-85). Una speciale attenzione<br />

merita il n. 85, dove si auspica che ogni famiglia<br />

possegga <strong>in</strong> modo dignitoso, come punto chiaro di<br />

riferimento, il testo biblico, <strong>in</strong> quanto la fedeltà alla<br />

Parola di Dio porta a rilevare il vero senso dell’istituzione<br />

famigliare. I numeri seguenti sono poi<br />

consacrati alla lectio div<strong>in</strong>a, aspetto ribadito e raccomandato<br />

più volte dal Pontefice (nn. 86-87), alla<br />

preghiera mariana, aiuto impresc<strong>in</strong>dibile nella meditazione<br />

dei misteri narrati nella Scrittura (n. 88), e<br />

al rapporto fra Parola di Dio e Terra Santa, poiché<br />

«più volgiamo lo sguardo e il cuore alla Gerusalemme<br />

terrena, più si <strong>in</strong>fiammano <strong>in</strong> noi il desiderio<br />

della Gerusalemme celeste, vera meta di ogni<br />

pellegr<strong>in</strong>aggio, e la passione perché il nome di Gesù,<br />

nel quale solo c’è salvezza, sia riconosciuto da<br />

tutti (cfr At 4, 12)» (n. 89).<br />

La Parola di Dio<br />

<strong>rivolta</strong> al mondo<br />

La terza parte dell’esortazione apostolica (nn. 90-<br />

120) mette <strong>in</strong>nanzitutto <strong>in</strong> evidenza che la Chiesa,<br />

seguendo l’esempio di Cristo, perfetto realizzatore<br />

nel mondo della volontà salvifica del Padre, ha come<br />

compito assegnato dal suo div<strong>in</strong>o fondatore<br />

l’annunciare al mondo il «Logos della speranza (cfr<br />

1 Pt 3, 15)» (n. 91). Tale missione «non può essere<br />

considerata come realtà facoltativa o aggiuntiva<br />

della vita ecclesiale»; è un compito <strong>in</strong>eluttabile,<br />

poiché la Chiesa è chiamata a «riscoprire sempre<br />

più l’urgenza e la bellezza di annunciare la Parola,<br />

per l’avvento del Regno di Dio, predicato da Cristo<br />

stesso» (n. 93). Si tratta di un dovere urgente, poiché<br />

«tutti avvertiamo quanto sia necessario che la<br />

luce di Cristo illum<strong>in</strong>i ogni àmbito dell’umanità: la<br />

famiglia, la scuola, la cultura, il lavoro, il tempo libero<br />

e gli altri settori della vita sociale». Si tratta<br />

anche di annunciare, non «una parola consolatoria,<br />

ma dirompente, che chiama a conversione, che rende<br />

accessibile l’<strong>in</strong>contro con Lui [Cristo], attraverso<br />

il quale fiorisce un’umanità nuova» (ibidem): di<br />

annunziare, <strong>in</strong> def<strong>in</strong>itiva, il Regno di Dio così come<br />

fu «predicato da Cristo stesso» (ibidem).<br />

Il documento sviluppa <strong>in</strong> seguito alcune idee basilari<br />

della missione apostolica della Chiesa (nn. 94-98). Innanzitutto,<br />

tale compito è una responsabilità primaria<br />

che compete a tutti i cristiani, «a tutti i discepoli di Ge-<br />

sù Cristo come conseguenza del loro battesimo» (n.<br />

94), e ciò <strong>in</strong> modo che «nessun credente <strong>in</strong> Cristo può<br />

sentirsi estraneo a questa responsabilità che proviene<br />

dall’appartenenza sacramentale al Corpo di Cristo». Ci<br />

troviamo qu<strong>in</strong>di davanti a un obbligo ecclesiale, urgente,<br />

non trascurabile, che deve essere ridestato «<strong>in</strong><br />

ogni famiglia, parrocchia, comunità, associazione e<br />

movimento ecclesiale» (ibidem). Un compito che, nel<br />

massimo rispetto della libertà personale, deve raggiungere<br />

tutti gli uom<strong>in</strong>i senza eccezione, perché tutti hanno<br />

bisogno della verità salvifica, trasmessa con chiarezza<br />

e <strong>in</strong> modo esplicito (n. 95). Esso deve <strong>in</strong> conseguenza<br />

rivolgersi anche a coloro che non conoscono<br />

Cristo (missio ad gentes), con un annunzio che deve<br />

saper trasmettere con fedeltà, esplicitamente, e talvolta<br />

anche a costo della propria vita, la verità rivelata<br />

(ibidem). Il documento ricorda, tuttavia, che anche all’<strong>in</strong>terno<br />

de la Chiesa è oggi più che mai necessaria<br />

«una nuova evangelizzazione» (n. 96), perché «tanti<br />

cristiani hanno bisogno che sia loro riannunciata <strong>in</strong><br />

modo persuasivo la Parola di Dio, così da poter sperimentare<br />

concretamente la forza del Vangelo» (ibidem).<br />

Parola di Dio<br />

& impegno nel mondo<br />

La terza parte del documento si sofferma <strong>in</strong> particolare<br />

sull’impegno della Chiesa a servizio dell’umanità<br />

<strong>in</strong> tutte le componenti sociali, <strong>in</strong> primo luogo <strong>in</strong> difesa<br />

degli ultimi e dei poveri e lavorando per la riconciliazione<br />

e la pace tra i popoli (nn. 99-108). Questi<br />

numeri, scritti all’<strong>in</strong>segna del «valore prezioso di<br />

fronte a Dio di tutte le fatiche dell’uomo per rendere<br />

il mondo più giusto e più abitabile» (n. 100), mostrano<br />

che la dimensione terrena e sociale è così basilare<br />

per la vita del cristiano e di qualsiasi uomo che<br />

non è possibile che esista un orientamento verso Dio<br />

che dimentichi i v<strong>in</strong>coli che uniscono ogni persona<br />

con i suoi fratelli, gli uom<strong>in</strong>i, e con tutto il creato (n.<br />

99). Si raccomanda, perciò, «di promuovere un’adeguata<br />

formazione secondo i pr<strong>in</strong>cìpi della Dottr<strong>in</strong>a<br />

sociale della Chiesa» (n. 100).<br />

Menzionando poi i diversi settori <strong>in</strong> cui è specialmente<br />

necessario adempiere tali <strong>in</strong>combenze, il documento<br />

fa un riferimento preciso «alle nuove generazioni»<br />

(n. 104), le quali costituiscono il futuro della<br />

Chiesa, della società e del mondo. Ai giovani devono<br />

essere date risposte chiare e precise perché acquist<strong>in</strong>o<br />

confidenza e familiarità con la Parola di<br />

Dio, tale da orientare le loro scelte di vita, anche verso<br />

la donazione totale. Si parla poi dei migranti (n.<br />

105), a cui deve essere assicurata un’adeguata accoglienza.<br />

Inoltre, poiché esiste un chiaro rapporto tra<br />

migrazione ed evangelizzazione, si segnala che «i<br />

migranti hanno il diritto di ascoltare il kerygma, che<br />

viene loro proposto, non imposto» (ibidem). Se poi<br />

sono cristiani, hanno un dovere di farsi «essi stessi


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annunciatori della Parola di Dio e testimoni di Gesù<br />

Risorto, speranza del mondo» (ibidem). Si menzionano<br />

ancora i sofferenti (n. 106), per i quali la Parola<br />

di Dio deve essere accolta come un dono che aiuta<br />

a «scoprire che proprio nella loro condizione possono<br />

partecipare <strong>in</strong> modo particolare alla sofferenza<br />

redentrice di Cristo per la salvezza del mondo»; nonché<br />

i «poveri e bisognosi» (n. 107), spesso vittime di<br />

<strong>in</strong>giustizie e di egoismi. Si segnala <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e che anche<br />

grazie alla Parola di Dio nell’uomo si genera «un<br />

modo nuovo di vedere le cose, promuovendo un’ecologia<br />

autentica»: solo essa può aiutare veramente<br />

l’uomo a riscoprire con stupore la bellezza autentica<br />

che si cela <strong>in</strong> tutte le creature (n. 108).<br />

Parola di Dio<br />

& culture<br />

I numeri dedicati al rapporto fra la Parola di Dio e<br />

le culture, recentemente sviluppato nel dibattito<br />

contemporaneo e ripreso più volte <strong>in</strong> alcuni <strong>in</strong>terventi<br />

magisteriali 9 , riflettono sul valore della cultura<br />

per la vita dell’uomo e sul suo rapporto con l’evangelizzazione,<br />

e ciò <strong>in</strong> un doppio aspetto: <strong>in</strong><br />

quanto la Parola di Dio ha ispirato lungo i secoli diverse<br />

culture e stili di vita, «generando valori morali<br />

fondamentali, espressioni artistiche eccellenti e<br />

stili di vita esemplari»; e osservando che ogni cultura,<br />

se autentica, non può non rimanere aperta alla<br />

trascendenza e ultimamente a Dio (n. 109). Per questo<br />

motivo, il documento esorta specialmente gli<br />

«operatori culturali» a recuperare il ruolo della sacra<br />

Scrittura come «grande codice» per tutte le<br />

espressioni umane artistiche e spirituali, mostrando<br />

a tutti, credenti e non credenti, i «valori antropologici<br />

e filosofici che hanno <strong>in</strong>fluito positivamente su<br />

tutta l’umanità» (n. 110). In questa prospettiva, il<br />

documento ribadisce il dovere di favorire la conoscenza<br />

della Parola di Dio nelle scuole e nelle università,<br />

con un esplicito riferimento all’<strong>in</strong>segnamento<br />

della religione cattolica (n. 111), ed esorta aff<strong>in</strong>ché<br />

si promuova nella Chiesa una solida formazione<br />

degli artisti (n. 112), i quali, lungo i secoli,<br />

hanno contribuito efficacemente (nella letteratura,<br />

nella musica, nell’arte, nella decorazione delle chiese<br />

ecc.) a rendere percepibile nel tempo e nello spazio<br />

le realtà <strong>in</strong>visibili ed eterne. Collegato con questo<br />

àmbito è il tema della «massmedialità», <strong>in</strong> quanto<br />

il processo di <strong>in</strong>culturazione della Parola passa<br />

sempre di più attraverso i mezzi di comunicazione<br />

sociale: è un’esigenza sempre più rilevante far risuonare<br />

la Parola div<strong>in</strong>a f<strong>in</strong>o ai conf<strong>in</strong>i dei mezzi di<br />

comunicazione, con la consapevolezza però che il<br />

mondo virtuale non potrà mai sostituire il mondo<br />

reale della comunicazione personale (n. 113).<br />

Alla Chiesa urge qu<strong>in</strong>di il delicato compito dell’<strong>in</strong>culturazione,<br />

cioè dell’«evangelizzazione della cul-<br />

tura», il cui paradigma è rappresentato dal «pr<strong>in</strong>cipio<br />

dell’<strong>in</strong>carnazione» (n. 114). Così come Dio si è<br />

comunicato agli uom<strong>in</strong>i «<strong>in</strong> una storia concreta, assumendo<br />

i codici culturali iscritti <strong>in</strong> essa», anche la<br />

Parola div<strong>in</strong>a, che supera i limiti della cultura (n.<br />

116), è chiamata a trasformare le culture dal di dentro:<br />

«La Chiesa è fermamente persuasa dall’<strong>in</strong>tr<strong>in</strong>seca<br />

capacità della Parola di Dio di raggiungere tutte<br />

le persone umane nel contesto culturale <strong>in</strong> cui vivono»<br />

(n. 114). Certamente, l’<strong>in</strong>culturazione «non<br />

va scambiata con processi di adattamento superficiale<br />

e nemmeno con la confusione s<strong>in</strong>cretista che<br />

diluisce l’orig<strong>in</strong>alità del Vangelo per renderlo più<br />

facilmente accettabile» (ibidem). Questo processo<br />

si attua anzitutto nella consegna e nella presentazione<br />

della Parola di Dio e particolarmente del «Libro<br />

sacro» <strong>in</strong> tutta la sua ricchezza, a partire dal delicato<br />

lavoro di traduzione dei testi e dal conseguente<br />

impegno di diffusione presso quei popoli<br />

che non possono ancora accedere alla ricchezza della<br />

Sacra Scrittura e alle sue mediazioni (n. 115).<br />

Parola di Dio & dialogo<br />

<strong>in</strong>terreligioso<br />

Inf<strong>in</strong>e, il documento tratta del rapporto tra Parola di<br />

Dio e dialogo <strong>in</strong>terreligioso (nn. 117-120), il cui alto<br />

significato deriva dal fatto che «la Chiesa riconosce<br />

come parte essenziale dell’annuncio della Parola<br />

l’<strong>in</strong>contro, il dialogo e la collaborazione con<br />

tutti gli uom<strong>in</strong>i di buona volontà», evitando sempre,<br />

certamente, per la fedeltà alla stessa Parola div<strong>in</strong>a,<br />

«forme di s<strong>in</strong>cretismo e di relativismo» (ibidem).<br />

Questo dialogo ha conosciuto <strong>in</strong> tempi più recenti<br />

un grande sviluppo dovuto soprattutto al rapido<br />

processo di globalizzazione <strong>in</strong> atto. Poiché dell’ebraismo<br />

si è trattato nella prima parte dell’esortazione<br />

(n. 43), nel nostro contesto si fa riferimento al<br />

dialogo tra cristiani e musulmani (n. 118) nonché al<br />

confronto con religioni quali il buddismo, l’<strong>in</strong>duismo<br />

e il confucianesimo (n. 119). Il Pontefice esorta<br />

al rispettoso e costruttivo confronto con tutte le<br />

realtà religiose, consapevole che anche <strong>in</strong> esse si <strong>in</strong>contrano<br />

«testimonianze dell’<strong>in</strong>timo legame esistente<br />

tra il rapporto con Dio e l’etica dell’amore<br />

per ogni uomo» (n. 117). La breve trattazione si<br />

conclude segnalando che il dialogo potrà essere fecondo<br />

solo nella misura <strong>in</strong> cui si realizza «un autentico<br />

rispetto per ogni persona, perché possa aderire<br />

liberamente alla propria religione» (n. 120).<br />

Quattro impegni<br />

conclusivi<br />

Nella conclusione emergono come s<strong>in</strong>tesi quattro<br />

raccomandazioni:<br />

249


Tabet.qxp 05/04/2011 12.06 Pag<strong>in</strong>a 250<br />

250<br />

L’esortazione apostolica posts<strong>in</strong>odale Verbum<br />

Dom<strong>in</strong>i di Benedetto XVI (30 settembre 2010)<br />

ci <strong>in</strong>vita a riflettere ancora sulla Parola di Dio<br />

e il suo uso nella Chiesa, a riscoprire la grandezza,<br />

la straord<strong>in</strong>arietà del fatto che Dio si riveli<br />

agli uom<strong>in</strong>i. «La novità della rivelazione<br />

biblica consiste nel fatto che Dio si fa conoscere<br />

nel dialogo che desidera avere con noi [...].<br />

Il Verbo, che dal pr<strong>in</strong>cipio è presso Dio ed è<br />

Dio, ci rivela Dio stesso nel dialogo di amore<br />

tra le Persone div<strong>in</strong>e e ci <strong>in</strong>vita a partecipare a<br />

esso». La conversazione dell’uomo con Dio si<br />

realizza anche attraverso le pag<strong>in</strong>e della Sacra<br />

Scrittura.<br />

F<strong>in</strong>alità pr<strong>in</strong>cipale del libro di Umberto De<br />

Mart<strong>in</strong>o Invito alla lettura della Bibbia (Edizioni<br />

Ares, Milano 2011, pp. 248, € 14) è <strong>in</strong>vogliare<br />

alla lettura della sacra pag<strong>in</strong>a e fornire<br />

elementi storici e dottr<strong>in</strong>ali per una più efficace<br />

comprensione del testo. Gli studiosi della<br />

Bibbia frequentemente utilizzano un libro prezioso<br />

ma ermetico. Umberto De Mart<strong>in</strong>o offre<br />

pag<strong>in</strong>e semplici, che possano facilitare una let-<br />

l’impegno perché la Parola di Dio diventi sempre<br />

più famigliare, tenendo presente che «a fondamento<br />

di ogni autentica e viva spiritualità cristiana sta la<br />

Parola di Dio annunciata, accolta, celebrata e meditata»<br />

(n. 121);<br />

l’esigenza di una nuova evangelizzazione, «soprattutto<br />

<strong>in</strong> quelle nazioni dove il Vangelo è stato<br />

dimenticato o soffre <strong>in</strong>differenza dei più a causa di<br />

un diffuso secolarismo» (n. 122);<br />

il rapporto esistente fra Parola e gioia, <strong>in</strong> quanto<br />

«l’annuncio della Parola crea comunione e realizza<br />

la gioia [piena]» (n. 123);<br />

<strong>in</strong>f<strong>in</strong>e, guardare come modello di vita la figura di<br />

Maria, «Madre del Verbo» e «Madre della letizia»<br />

(n. 124), nella quale appare specialmente evidenziata<br />

l’<strong>in</strong>tima relazione tra la Parola di Dio e la gioia.<br />

«Il Vangelo di Luca ci presenta <strong>in</strong> due testi questo<br />

mistero di ascolto e di gaudio. Gesù afferma: “Mia<br />

madre e miei fratelli sono questi: coloro che ascoltano<br />

la parola di Dio e la mettono <strong>in</strong> pratica” (8, 21).<br />

E davanti all’esclamazione di una donna dalla folla<br />

che <strong>in</strong>tende esaltare il grembo che lo ha portato e il<br />

seno che lo ha allattato, Gesù rivela il segreto della<br />

vera gioia: “Beati piuttosto coloro che ascoltano la<br />

parola di Dio e la osservano” (11, 28)». Gesù mostra<br />

la vera grandezza di Maria, aprendo così anche a<br />

ciascuno di noi la possibilità di quella beatitud<strong>in</strong>e<br />

che nasce dalla Parola accolta e messa <strong>in</strong> pratica. Per<br />

questo, «a tutti i cristiani ricordo che il nostro per-<br />

Leggere la Bibbia<br />

tura <strong>in</strong>tellegibile<br />

della Scrittura.<br />

Qui non conta tanto<br />

l’analisi dei s<strong>in</strong>golo<br />

testi biblici<br />

quanto il metodo<br />

che emerge per affrontarepositivamente<br />

la Bibbia.<br />

Umberto De Mart<strong>in</strong>o<br />

(Napoli, 1938)<br />

è laureato <strong>in</strong> Sacra<br />

Teologia all’Università<br />

Lateranese.<br />

Vive da trent’anni<br />

a Milano, dove<br />

svolge il suo lavoro<br />

pastorale. È autore<br />

di Andrei a<br />

messa ma... Le risposte della dottr<strong>in</strong>a cattolica<br />

alle più comuni obiezioni (Mondadori 2002).<br />

Per le Edizioni Ares ha pubblicato, nella collana<br />

«Catechesi», Il maestro spirituale (2008).<br />

sonale e comunitario rapporto con Dio dipende dall’<strong>in</strong>cremento<br />

della nostra famigliarità con la div<strong>in</strong>a<br />

Parola» (n. 124).<br />

Michelangelo Tábet<br />

1 Citeremo di solito <strong>in</strong>dicando solo il numero del documento.<br />

2 Cfr Enchiridion Biblicum (= EB) 1239-1258.<br />

3 L’esortazione apostolica, nella nota 8, fa una lunga citazione<br />

dei documenti pontifici a <strong>in</strong>com<strong>in</strong>ciare dagli <strong>in</strong>terventi di <strong>Paolo</strong><br />

VI. Per quanto riguarda l’<strong>in</strong>segnamento di Benedetto XVI, cfr<br />

<strong>in</strong> particolare, L. LeuzzI, La Parola nelle parole. Dal biblicismo<br />

al realismo della fede. I discorsi di Benedetto XVI al S<strong>in</strong>odo dei<br />

Vescovi, Lev, Città del Vaticano 2009; e N. Eteroviæ. La parola<br />

di Dio, Riflessione sulla X<strong>II</strong> Assemblea Generale Ord<strong>in</strong>aria del<br />

S<strong>in</strong>odo dei Vescovi. Papa Benedetto XVI e il S<strong>in</strong>odo, Lev, Città<br />

del Vaticano 2010.<br />

4 Era la X<strong>II</strong> Assemblea Generale Ord<strong>in</strong>aria del S<strong>in</strong>odo dei vescovi,<br />

svoltasi <strong>in</strong> Vaticano dal 5 al 26 ottobre 2008.<br />

5 L’espressione «s<strong>in</strong>fonia della Parola» ritorna significativamente<br />

nell’esortazione apostolica nei nn. 7 e 8.<br />

6 Assumiamo qui il term<strong>in</strong>e ispirazione nel senso che ha ricevuto<br />

nella tradizione cristiana e che la DV 11 formula con le seguenti<br />

parole: «Per la composizione dei libri sacri, Dio scelse degli<br />

uom<strong>in</strong>i di cui si servì nel possesso delle loro facoltà e capacità,<br />

aff<strong>in</strong>ché, agendo Egli <strong>in</strong> essi e per loro mezzo, scrivessero<br />

come veri autori tutte e soltanto quelle cose che Egli voleva».<br />

7 Cfr Propositiones 3, VD 7.<br />

8 Emerge l’importanza della formazione del popolo di Dio al<br />

senso teologico della liturgia e all’importanza della Parola di<br />

Dio proclamata, spiegata e testimoniata; cfr Sacrosanctum Concilium<br />

7; 24.<br />

9 Cfr <strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong> <strong>II</strong>, Fides et ratio, 80.


Intervista Dolz.qxp 05/04/2011 15.33 Pag<strong>in</strong>a 251<br />

Michele Dolz<br />

Intervista<br />

con mons. Javier<br />

Echevarría<br />

L<br />

ei ha vissuto molto da vic<strong>in</strong>o tutto il<br />

pontificato di <strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong> <strong>II</strong>. Potrebbe<br />

riassumerlo <strong>in</strong> qualche modo?<br />

L’attività di <strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong> <strong>II</strong> fu così ampia e la<br />

sua figura così significativa, che supera ogni possibile<br />

s<strong>in</strong>tesi o riassunto. Rappresenta qualcosa di<br />

unico <strong>in</strong> questi decenni di storia. Ha mostrato di<br />

nuovo con i fatti che il Papa è il «servo dei servi<br />

di Dio», l’<strong>in</strong>faticabile difensore della verità, l’avvocato<br />

di tutti gli uom<strong>in</strong>i e di tutte le donne, nella<br />

cui dignità crede con tutte le sue forze. Ha reso<br />

presente Cristo nel nostro tempo, ha portato l’umanità<br />

a cercare <strong>in</strong> Gesù la risposta alle domande<br />

ultime sull’esistenza.<br />

E della sua persona, che cosa le è rimasto più<br />

impresso?<br />

<strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong> <strong>II</strong> <strong>in</strong>sistette spesso sul fatto che<br />

ogni uomo, ogni donna, raggiunge la sua pienezza<br />

<strong>Giovanni</strong><br />

& <strong>Paolo</strong> <strong>II</strong><br />

l’Opus Dei<br />

Tutti abbiamo ancora negli occhi l’immag<strong>in</strong>e delle <strong>in</strong>term<strong>in</strong>abili code per<br />

onorare le spoglie di <strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong> <strong>II</strong> e la richiesta – Santo subito! – che si<br />

levò dalla piazza già l’8 aprile 2005, giorno del funerale. Trascorsi sei anni<br />

e d<strong>in</strong>nanzi all’imm<strong>in</strong>ente beatificazione, è naturale ricordare e riflettere su<br />

una così imponente figura. Molti lo hanno fatto e lo faranno. Mons. Javier<br />

Echevarría, prelato dell’Opus Dei, ha avuto il privilegio di essere molto vic<strong>in</strong>o<br />

a <strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong> <strong>II</strong> durante tutto il suo pontificato. Michele Dolz gli ha<br />

chiesto di rievocare i tratti salienti della personalità del nuovo <strong>beato</strong>, soffermandosi,<br />

com’è logico, sul rapporto di <strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong> <strong>II</strong> con l’Opus Dei.<br />

<strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong> <strong>II</strong>, <strong>beato</strong><br />

nella donazione, nel dono di sé stesso a Dio e agli<br />

altri. Ed egli personalmente si donò al Signore e alla<br />

Chiesa con costante generosità e autentico sacrificio.<br />

La differenza tra il Papa pieno di forza fisica<br />

che prese il timone della Chiesa nel 1978 e il <strong>Giovanni</strong><br />

<strong>Paolo</strong> <strong>II</strong> degli ultimi anni, ch<strong>in</strong>ato sotto il peso<br />

della fatica e della malattia, non <strong>in</strong>dica soltanto<br />

il passare del tempo: rivela anche la misura totale<br />

della sua donazione.<br />

In un’occasione accompagnai mons. Álvaro del<br />

Portillo nell’appartamento pontificio <strong>in</strong> un’ora<br />

avanzata della sera. Mentre attendevamo l’arrivo<br />

del Papa, sentimmo i passi di qualcuno che avanzava<br />

lungo un corridoio come trasc<strong>in</strong>ando i piedi.<br />

Era il Santo Padre, molto affaticato. Don Álvaro<br />

esclamò: «Santità, com’è stanco!». Il Papa lo<br />

guardò e con voce ferma e amabile rispose: «Se a<br />

quest’ora non fossi stanco, sarebbe segno che non<br />

avrei compiuto il mio dovere».<br />

251


Intervista Dolz.qxp 05/04/2011 15.33 Pag<strong>in</strong>a 252<br />

252<br />

Il primo libro di <strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong> <strong>II</strong> <strong>in</strong> Italia<br />

fu pubblicato dalle Edizioni Ares nell’ottobre<br />

del 1978. Ne La fede della Chiesa (pp.<br />

100, £ 2.000) si raccolsero tre <strong>in</strong>terventi<br />

del card. Wojtyla: un’<strong>in</strong>tervista apparsa su<br />

Studi cattolici, una conferenza tenuta nel<br />

1974 a Roma per il Centro romano di <strong>in</strong>contri<br />

sacerdotali, e quattro discorsi pronunciati<br />

per la festa del Corpus Dom<strong>in</strong>i a<br />

Cracovia (1976). Il volume, che andò subito<br />

esaurito, fu molto apprezzato dal Santo<br />

Padre che lo regalò per Natale ai dipendenti<br />

vaticani <strong>in</strong>sieme a un panettone.<br />

Cercando comunque di fare questi «riassunti impossibili»,<br />

che cosa ha lasciato alla Chiesa <strong>Giovanni</strong><br />

<strong>Paolo</strong> <strong>II</strong>?<br />

Ci la lasciato uno splendido tesoro di dottr<strong>in</strong>a e di<br />

esempio di carità pastorale. Del suo pontificato metterei<br />

<strong>in</strong> rilievo la sp<strong>in</strong>ta verso una nuova evangelizzazione<br />

attraverso la vita ord<strong>in</strong>aria, attraverso le persone<br />

attivamente presenti <strong>in</strong> tutti i campi dell’impegno<br />

umano, con un comportamento coerente con la fede.<br />

Forse per questo s’<strong>in</strong>tese molto bene con l’Opus<br />

Dei, il cui spirito è la santificazione e l’apostolato<br />

nella vita ord<strong>in</strong>aria...<br />

Devo chiarire che la venerazione e la gratitud<strong>in</strong>e dei<br />

fedeli dell’Opus Dei si estendono a tutti i Papi, per il<br />

<strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong> <strong>II</strong>, <strong>beato</strong><br />

lavoro che hanno svolto per il bene della Chiesa universale<br />

e perché tutti, da Pio X<strong>II</strong> a oggi, sono stati<br />

provvidenziali per lo sviluppo degli apostolati dell’Opus<br />

Dei. Con <strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong> <strong>II</strong> c’è un particolare debito<br />

di gratitud<strong>in</strong>e, perché durante il suo pontificato ci<br />

sono stati eventi di speciale importanza per la storia<br />

dell’Opera, come l’erezione di questa parte della<br />

Chiesa <strong>in</strong> Prelatura personale, la beatificazione e la<br />

canonizzazione di san Josemaría o la creazione della<br />

Pontificia Università della Santa Croce. Senz’altro il<br />

Papa vedeva nell’Opera uno strumento efficace nella<br />

l<strong>in</strong>ea dell’evangelizzazione attraverso la vita ord<strong>in</strong>aria.<br />

Ma al tempo stesso direi che non ebbe una predilezione<br />

speciale per l’Opus Dei: <strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong> <strong>II</strong> fu<br />

veramente il Papa di tutti, un padre sensibile ai carismi<br />

che lo Spirito Santo suscita. Penso che, con lui,<br />

milioni di persone si sono sentite «figli prediletti»; e<br />

con questa gioia e gratitud<strong>in</strong>e quotidiana hanno vissuto<br />

i fedeli dell’Opus Dei.<br />

<strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong> <strong>II</strong> conosceva l’Opus Dei da molto<br />

tempo?<br />

Durante il Concilio Vaticano <strong>II</strong> gli presentarono,<br />

nell’aula conciliare, don Álvaro del Portillo, ma dopo<br />

non ci furono altri contatti f<strong>in</strong>o a che nel 1971 il<br />

giovane card<strong>in</strong>ale di Cracovia, Karol Wojtyla, durante<br />

un S<strong>in</strong>odo dei vescovi a Roma, partecipò a<br />

una conferenza del card<strong>in</strong>al Höffner organizzata dal<br />

CRIS, Centro romano d’iIncontri sacerdotali, promosso<br />

da alcuni sacerdoti dell’Opus Dei. In quell’occasione<br />

gli chiesero un’<strong>in</strong>tervista sul sacerdozio<br />

per una pubblicazione del CRIS, perché era <strong>in</strong>teressante<br />

ascoltare la voce di un vescovo che subiva la<br />

tirannia comunista. Prese nota delle domande e, dopo<br />

alcune settimane, <strong>in</strong>viò trentun cartelle scritte a<br />

mano <strong>in</strong> polacco. All’<strong>in</strong>izio di ogni pag<strong>in</strong>a – era una<br />

carta di pessima qualità – aveva vergato una giaculatoria,<br />

Totus tuus, e alcuni versetti dalla sequenza<br />

dello Spirito Santo: Veni Sancte Spiritus… Dulce<br />

refrigerium… In labore requies… O lux beatissima…<br />

Reple cordis <strong>in</strong>tima…<br />

Di nuovo, nel 1974, il CRIS lo <strong>in</strong>vitò come relatore<br />

a un ciclo d’<strong>in</strong>contri su Esaltazione dell’uomo e sapienza<br />

cristiana. Il tema trattato dal card<strong>in</strong>al Wojtyla<br />

fu L’evangelizzazione e l’uomo <strong>in</strong>teriore. Fu un<br />

discorso di grande profondità con un riferimento f<strong>in</strong>ale<br />

all’espressione con cui mons. Escrivá <strong>in</strong>dicava<br />

la via per plasmare sulla terra la pace di Cristo:<br />

«Santificare il lavoro, santificarsi nel lavoro e santificare<br />

con il lavoro». Il testo venne poi pubblicato<br />

<strong>in</strong> un libro <strong>in</strong>sieme ad altri <strong>in</strong>terventi di Wojtyla 1 .<br />

Nei primi tempi del suo pontificato, <strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong><br />

<strong>II</strong> era solito regalare quel libro ai suoi visitatori.<br />

Quattro anni più tardi il card<strong>in</strong>al Wojtyla venne a<br />

Villa Tevere, sede centrale dell’Opus Dei, a pranzo<br />

con don Álvaro. Fu un momento molto amichevole.<br />

Dopo, quando andammo a fare la visita al Santissimo<br />

Sacramento, il card<strong>in</strong>ale s’<strong>in</strong>g<strong>in</strong>occhiò su un <strong>in</strong>-


Intervista Dolz.qxp 05/04/2011 15.33 Pag<strong>in</strong>a 253<br />

g<strong>in</strong>occhiatoio di legno che è lì conservato come una<br />

reliquia perché fu utilizzato da Pio V<strong>II</strong> e da san Pio<br />

X. E da san Josemaría, certo, al quale lo avevano regalato<br />

i nipoti di san Pio X. Quando don Álvaro gli<br />

spiegò questi particolari, il card<strong>in</strong>al Wojtyla scese<br />

immediatamente dall’<strong>in</strong>g<strong>in</strong>occhiatoio e s’<strong>in</strong>g<strong>in</strong>occhiò<br />

sul pavimento dopo aver baciato la reliquia. Fu<br />

un gesto spontaneo di umiltà che non ho dimenticato.<br />

Si affezionò molto a don Álvaro, soprattutto dopo<br />

la sua elezione alla Cattedra di Pietro. Le persone<br />

sante si capiscono molto bene fra di loro.<br />

Il Papa & don Alvaro<br />

da mons. Deskur<br />

Potrebbe raccontare qualche ricordo dei suoi<br />

primi <strong>in</strong>contri col nuovo Papa?<br />

Inaspettatamente il primo <strong>in</strong>contro ebbe luogo il<br />

giorno dopo l’elezione, il 17 ottobre 1978. Mons.<br />

Andrea Deskur, il vescovo polacco che era allora<br />

presidente del Pontificio Consiglio per le Comunicazioni<br />

sociali, ed era amico fraterno di don Álvaro<br />

e ancor più amico di Karol Wojtyla, f<strong>in</strong> dalla giov<strong>in</strong>ezza,<br />

era ricoverato al Policl<strong>in</strong>ico Gemelli a causa<br />

di un ictus sopravvenuto qualche giorno prima. Il<br />

giorno dell’elezione del Papa, don Álvaro telefonò<br />

a Deskur. Non voleva dargli direttamente la buona<br />

notizia per non provocargli un’emozione forse dannosa.<br />

Si limitò a domandargli: «Andrea, sai chi hanno<br />

eletto Papa?». Deskur rispose: «Non potevano<br />

fare elezione migliore». E aggiunse: «Se vieni domani<br />

lo <strong>in</strong>contrerai». Don Álvaro pensò che il malato<br />

delirasse: come faceva a uscire dal Vaticano un<br />

Papa appena eletto? Il giorno dopo don Álvaro andò<br />

comunque a visitare il suo amico. Io lo accompagnai.<br />

E quale sorpresa quando uscendo dalla<br />

stanza del malato ci dissero che dovevamo attendere<br />

<strong>in</strong> un angolo con altre persone perché era arrivato<br />

il Papa e avevano bloccato l’uscita del piano.<br />

Maggior sorpresa ancora quando, nell’abbandonare<br />

la stanza del paziente, <strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong> <strong>II</strong> si rivolse<br />

verso don Álvaro e lo abbracciò. Don Álvaro si<br />

commosse filialmente e nel baciare l’anello al nuovo<br />

Pontefice notò che aveva il rosario <strong>in</strong> mano.<br />

Furono giorni molto <strong>in</strong>tensi, quelli dell’<strong>in</strong>izio del<br />

pontificato. Potemmo vedere il Papa con una frequenza<br />

che non avremmo immag<strong>in</strong>ato. Per esempio,<br />

poco dopo l’episodio che ho raccontato, don<br />

Álvaro volle andare a pregare al santuario della<br />

Mentorella, vic<strong>in</strong>o a Roma, per raccomandare il<br />

nuovo Papa all’<strong>in</strong>tercessione della santissima Verg<strong>in</strong>e.<br />

E lì, appoggiato al cofano dell’automobile,<br />

scrisse una cartol<strong>in</strong>a a <strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong> <strong>II</strong> nella quale<br />

manifestava il suo desiderio di aiutarlo con la<br />

preghiera; metteva <strong>in</strong>oltre a sua disposizione le più<br />

<strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong> <strong>II</strong>, <strong>beato</strong><br />

<strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong> <strong>II</strong> il 17 settembre 1984 <strong>in</strong><br />

viaggio verso il Canada. Tra i libri al suo<br />

fianco si riconosce Nell’orto degli ulivi di<br />

Tommaso Moro, pubblicato settimane prima<br />

dalle Edizioni Ares.<br />

di sessantamila messe che quotidianamente i fedeli<br />

dell’Opus Dei offrivano per colui che era a capo<br />

dell’Opera: era, precisava <strong>in</strong> quelle righe, il miglior<br />

aiuto che poteva offrirgli. Dopo pochi giorni ricevette<br />

una telefonata dello stesso Papa: voleva r<strong>in</strong>graziarlo<br />

di quel gesto; dal tono di voce si percepiva<br />

che era commosso dal tesoro che era stato messo<br />

nelle sue mani, e si può dire che si toccava il<br />

grande amore del Pontefice all’Eucaristia.<br />

Pochi giorni dopo, il 28 ottobre, <strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong> <strong>II</strong><br />

ricevette per la prima volta don Álvaro <strong>in</strong> un’udienza<br />

<strong>in</strong>formale. Eravamo presenti anche don Joaquín<br />

Alonso e io, e potemmo vedere come il Papa ascoltava<br />

con molta attenzione e affetto quanto don Álvaro<br />

gli riferiva. Ricordo che affermò con sicurez-<br />

253


Intervista Dolz.qxp 11/04/2011 12.04 Pag<strong>in</strong>a 254<br />

254<br />

za, dando un significativo e affettuoso colpo di pugno<br />

sul tavolo, che la Chiesa avrebbe superato tutte<br />

le difficoltà con l’aiuto della Madonna, il primo<br />

opus Dei, la più importante opera di Dio. Don Álvaro<br />

rispose che condivideva pienamente quella<br />

speranza. In quell’<strong>in</strong>contro don Álvaro commentò<br />

che, a motivo della sede vacante per l’improvviso<br />

decesso del venerato <strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong> I, non era stato<br />

possibile ricevere la lettera che il Papa aveva voluto<br />

<strong>in</strong>viare per il 50° anniversario della fondazione<br />

dell’Opus Dei. Mons. Del Portillo aggiunse che<br />

<strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong> I aveva capito molto bene che l’Opus<br />

Dei, di fatto, non era un istituto secolare e che<br />

bisognava pensare alla soluzione giuridica opportuna.<br />

E, riferendosi a quella lettera, <strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong> <strong>II</strong><br />

disse: «La facciamo!».<br />

Il 5 dicembre di quell’anno, don Álvaro gli fece sapere<br />

che aveva pronte le arance che i polacchi sono<br />

soliti regalarsi il giorno di san Nicola, il 6 dicembre.<br />

Il Papa rimase sorpreso del fatto che conoscesse<br />

questo particolare e gli diede appuntamento per il<br />

giorno seguente. Insieme alle arance gli portammo<br />

diversi libri di san Josemaría, che il Papa fece collocare<br />

nell’ufficio dove lavoravano alcuni dei suoi<br />

collaboratori nella preparazione dei discorsi.<br />

Quando bisognava<br />

riempire San Pietro...<br />

Questi <strong>in</strong>contri «fuori programma» sembrano<br />

molto caratteristici di <strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong> <strong>II</strong>, il quale,<br />

soprattutto all’<strong>in</strong>izio, destò sorpresa col suo modo<br />

diretto di rapportarsi alla gente. Ma ci furono anche<br />

udienze ufficiali?<br />

Certamente, tra l’altro perché si desiderava chiedere<br />

al Santo Padre – come ho già ricordato – la conclusione<br />

del camm<strong>in</strong>o giuridico dell’Opus Dei, già<br />

propiziato da <strong>Paolo</strong> VI nella prima udienza concessa<br />

a don Álvaro del Portillo. E, <strong>in</strong> effetti, il Papa<br />

mosse i passi necessari per giungere a questa meta.<br />

Al tempo stesso, di quei primi mesi serbo un ricordo<br />

particolarmente gradito. Per l’Epifania 1979 era programmata<br />

l’ord<strong>in</strong>azione, nella Basilica di San Pietro,<br />

del successore del Papa nell’arcidiocesi di Cracovia,<br />

mons. Macharski. Il Santo Padre voleva celebrarla<br />

sull’altare della Confessione, ma gli suggerirono di<br />

utilizzare l’altare della Cattedra, poiché sarebbe stato<br />

molto difficile riempiere di gente la basilica e poteva<br />

risultare poco solenne. Non so chi propose al Papa di<br />

rivolgersi a mons. del Portillo per chiedergli di <strong>in</strong>coraggiare<br />

molte persone a partecipare all’ord<strong>in</strong>azione.<br />

In quel momento ci trovavamo <strong>in</strong> un viaggio pastorale<br />

per diversi Paesi europei. In Svizzera ricevemmo la<br />

comunicazione da Roma. Di fronte alla richiesta del<br />

Papa, come sarebbe successo <strong>in</strong> altri momenti, don<br />

<strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong> <strong>II</strong>, <strong>beato</strong><br />

Álvaro ci mise tutto lo sforzo per mobilitare le persone<br />

dell’Opera, e queste i loro amici, allo scopo di riempire<br />

la basilica. E si riempì. Personalmente, don<br />

Álvaro non partecipò alla cerimonia perché desiderava<br />

che l’affetto dei partecipanti fosse tutto rivolto a<br />

<strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong> <strong>II</strong> e al nuovo arcivescovo. Alla f<strong>in</strong>e<br />

della celebrazione il Papa r<strong>in</strong>graziò l’Opus Dei. Era la<br />

prima volta che un Papa faceva un riferimento pubblico<br />

all’Opera nella Basilica di San Pietro.<br />

In varie occasioni il Papa contò sull’aiuto dei fedeli<br />

dell’Opus Dei per mobilitare molte persone...<br />

In quei primi momenti, soprattutto. In seguito il<br />

Santo Padre poté contare anche sul sostegno di molti<br />

altri figli fedeli. Ricordo che <strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong> <strong>II</strong><br />

volle, f<strong>in</strong> dall’<strong>in</strong>izio, celebrare <strong>in</strong> San Pietro le Messe<br />

per gli studenti universitari, come faceva a Cracovia.<br />

Facemmo del nostro meglio per aiutarlo a <strong>in</strong>staurare<br />

questa tradizione. Don Álvaro suggerì che<br />

si stampassero degli <strong>in</strong>viti personali nei quali si <strong>in</strong>dicasse,<br />

oltre ai dati sulla Messa, un ampio orario di<br />

confessioni nella Basilica: egli s’impegnava a chiamare<br />

dec<strong>in</strong>e di confessori. Così fece, e fu una cosa<br />

molto <strong>in</strong>dov<strong>in</strong>ata. In uno degli <strong>in</strong>viti che ricevemmo<br />

dal Papa per pranzare nell’appartamento pontificio,<br />

don Álvaro parlò della necessità di promuovere<br />

le confessioni per facilitare alla gente l’<strong>in</strong>contro<br />

con il Signore, sensibilizzando i sacerdoti e i laici<br />

a svolgere questo apostolato. Per illustrare quanto<br />

diceva, raccontò alcuni aneddoti sui buoni risultati<br />

ottenuti <strong>in</strong> tutto il mondo con questo modo di<br />

aiutare le anime. <strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong> <strong>II</strong>, con un sorriso<br />

d’assenso, commentò: «Lei mi ricorda i buoni parroci<br />

zelanti dei miei tempi, che consumavano la vita<br />

<strong>in</strong> questo modo di accudire le anime, perché le<br />

amavano con tutte le loro forze». Altre volte, <strong>in</strong><br />

conversazioni simili, il Papa diceva, riferendosi ai<br />

fedeli dell’Opus Dei, laici e sacerdoti: «Voi avete il<br />

carisma della Confessione». So che lo diceva anche<br />

ad altre persone, parlando dell’Opus Dei, perché ce<br />

l’hanno riferito.<br />

Immag<strong>in</strong>o che situazioni simili si saranno ripetute<br />

nei viaggi di <strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong> <strong>II</strong> per il mondo, dovunque<br />

ci fossero membri dell’Opus Dei.<br />

Dappertutto i fedeli della Prelatura, come gli altri<br />

cattolici, gli hanno dimostrato affetto e sostegno,<br />

naturalmente. Il Papa seppe conquistare il cuore di<br />

tutti e nei c<strong>in</strong>que cont<strong>in</strong>enti ha raccolto l’affetto e<br />

l’entusiasmo della gente.<br />

Nei primi anni del pontificato si svolsero i tramiti<br />

f<strong>in</strong>ali per l’erezione dell’Opus Dei <strong>in</strong> Prelatura personale.<br />

Potrebbe raccontare qualcosa al riguardo?<br />

Già <strong>Paolo</strong> VI e <strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong> I avevano manifestato<br />

l’<strong>in</strong>tenzione di concludere l’iter giuridico dell’Opera,<br />

ma il Signore li chiamò prima che potessero<br />

affrontare la questione. <strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong> <strong>II</strong> volle


Intervista Dolz.qxp 05/04/2011 15.33 Pag<strong>in</strong>a 255<br />

L’ord<strong>in</strong>azione episcopale di mons. Alvaro del Portillo <strong>in</strong> San Pietro il 6 gennaio 1991.<br />

<strong>in</strong>teressarsene f<strong>in</strong> dall’<strong>in</strong>izio. Mise lo studio nelle<br />

mani del card<strong>in</strong>al Sebastiano Baggio, prefetto della<br />

Congregazione per i Vescovi, e fu nom<strong>in</strong>ata una<br />

commissione paritetica composta da esperti di Diritto<br />

canonico della Santa Sede e dell’Opus Dei. Il<br />

Papa seguì con attenzione tutti i passi, conosceva<br />

molto bene i particolari. I dettagli tecnico-giuridici<br />

sono ben noti. Qui mi piacerebbe mettere <strong>in</strong> rilievo<br />

l’<strong>in</strong>teresse paterno del Santo Padre <strong>in</strong> quel processo,<br />

pur lasciando ai canonisti <strong>in</strong>tera libertà per studiare<br />

le questioni. Fu anche molto paterno – non solo<br />

prudente – nell’affrontare le difficoltà provocate<br />

dalle obiezioni di alcuni vescovi, del resto comprensibili<br />

trattandosi di una figura canonica nuova.<br />

Egli stesso cercò di farsene carico, disponendo che<br />

si considerassero quelle obiezioni e che si risolvessero<br />

<strong>in</strong> modo adatto.<br />

In che misura <strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong> <strong>II</strong> <strong>in</strong>tervenne nel<br />

governo dell’Opus Dei? Diede <strong>in</strong>dicazioni?<br />

La cosa più importante, com’è ovvio, fu l’erezione<br />

dell’Opus Dei <strong>in</strong> Prelatura personale, atto con il<br />

quale si metteva questa parte della Chiesa, composta<br />

da laici e sacerdoti, uom<strong>in</strong>i e donne di ogni classe<br />

e condizione sociale, sotto la giurisdizione di un<br />

prelato perché – anche con il suo presbiterio – servisse<br />

meglio la Chiesa universale, <strong>in</strong> comunione<br />

<strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong> <strong>II</strong>, <strong>beato</strong><br />

con le Chiese particolari. Per il resto, suggeriva al<br />

Prelato delle <strong>in</strong>iziative apostoliche, poiché era molto<br />

conv<strong>in</strong>to dell’efficacia dell’apostolato personale<br />

di ogni fedele dell’Opus Dei e di coloro – persone<br />

di tutti gli ambienti sociali – che si accostano al lavoro<br />

apostolico dell’Opera.<br />

Una richiesta esplicita del Papa, per esempio, fu l’erezione<br />

del sem<strong>in</strong>ario <strong>in</strong>ternazionale Sedes Sapientiae,<br />

<strong>in</strong> Roma, con l’obiettivo di formare sacerdoti<br />

che potessero essere dopo formatori nei sem<strong>in</strong>ari dei<br />

diversi Paesi, anche di quelli che avevano appena raggiunto<br />

la libertà dopo il periodo di dom<strong>in</strong>io sovietico.<br />

A suggerire queste <strong>in</strong>iziative di apostolato lo <strong>in</strong>coraggiava<br />

la risposta di don Álvaro, sempre pronta e fedele.<br />

<strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong> <strong>II</strong> andava parlando della nuova<br />

evangelizzazione almeno dal 1981, ma nel 1985 diede<br />

un forte impulso a questa priorità pastorale, soprattutto<br />

nei Paesi dell’Europa occidentale e dell’America<br />

del Nord, dove i s<strong>in</strong>tomi del secolarismo crescevano<br />

<strong>in</strong> modo allarmante. Una data simbolica è<br />

l’11 ottobre 1985, giorno <strong>in</strong> cui il Santo Padre concluse<br />

un S<strong>in</strong>odo straord<strong>in</strong>ario di vescovi celebrato a<br />

Roma, <strong>in</strong>vitando la Chiesa a un r<strong>in</strong>novato impulso<br />

missionario, desiderio che confidò al prelato <strong>in</strong> un<br />

colloquio. Don Álvaro si fece eco immediatamente di<br />

questo programma e già <strong>in</strong> data 25 dicembre dello<br />

stesso anno scrisse una lettera pastorale ai fedeli del-<br />

255


Intervista Dolz.qxp 05/04/2011 15.33 Pag<strong>in</strong>a 256<br />

256<br />

la prelatura, sp<strong>in</strong>gendoli a collaborare con tutte le forze<br />

<strong>in</strong> questo compito, che era particolarmente necessario<br />

soprattutto nei Paesi della Vecchia Europa, degli<br />

Stati Uniti e del Canada. Da quel momento <strong>in</strong> poi don<br />

Álvaro raddoppiò il suo sforzo pastorale <strong>in</strong> questo<br />

settore, con viaggi frequenti nei Paesi europei. Gli anni<br />

dal 1987 al 1990 sono caratterizzati dall’estensione<br />

di questo impegno <strong>in</strong> altri cont<strong>in</strong>enti: Asia e Oceania,<br />

America settentrionale e Africa. Il Papa <strong>in</strong>vitò don<br />

Álvaro a <strong>in</strong>iziare il lavoro dell’Opera nei Paesi scand<strong>in</strong>avi.<br />

E, naturalmente, <strong>in</strong> Polonia. Puntualizzava<br />

che era molto importante diffondere tra il popolo di<br />

Dio <strong>in</strong> Polonia la coscienza della necessità di una direzione<br />

spirituale, e sapeva come questa viene praticata<br />

assiduamente nell’Opus Dei. Questo <strong>in</strong>coraggiamento<br />

a cont<strong>in</strong>uare nella missione evangelizzatrice<br />

con lo spirito proprio dell’Opus Dei, il Papa cont<strong>in</strong>uò<br />

a darlo a don Álvaro – come poi fece con me – f<strong>in</strong>o<br />

al term<strong>in</strong>e della sua vita. Il 13 gennaio 1994 gli concesse<br />

un’udienza nella quale il Prelato lo <strong>in</strong>formò sullo<br />

sviluppo dell’apostolato dei fedeli dell’Opus Dei e<br />

di altre <strong>in</strong>iziative che aveva <strong>in</strong> progetto; il Papa <strong>in</strong>sistette<br />

sulla necessità di cont<strong>in</strong>uare a impegnarsi nella<br />

nuova evangelizzazione della società. Don Álvaro<br />

usciva da quelle udienze molto confortato, con la r<strong>in</strong>novata<br />

consapevolezza del bisogno di fare sempre<br />

l’Opus Dei – come aveva visto <strong>in</strong> san Josemaría – vivendo<br />

<strong>in</strong> piena unione col successore di Pietro e con<br />

tutti i vescovi. In quelle udienze il Papa diede diverse<br />

<strong>in</strong>dicazioni, <strong>in</strong>sieme alla sp<strong>in</strong>ta per cont<strong>in</strong>uare nei lavori<br />

apostolici che già si svolgevano: per esempio, la<br />

raccomandazione che si lavorasse molto <strong>in</strong> profondità<br />

con gli <strong>in</strong>tellettuali, specialmente attraverso coloro<br />

che già si trovavano <strong>in</strong> quell’ambiente, cercando di<br />

sostenerli nel loro compito e mostrando loro che la fede<br />

e la ragione non vanno per vie separate né tantomeno<br />

opposte. <strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong> <strong>II</strong> pensava che gli <strong>in</strong>tellettuali<br />

avevano un ruolo chiave per la nuova evangelizzazione,<br />

e si <strong>in</strong>teressava aff<strong>in</strong>ché venisse offerta<br />

loro una cura pastorale particolare. Allo stesso modo<br />

considerava prioritaria l’evangelizzazione di coloro<br />

che occupano cariche di responsabilità nell’àmbito<br />

politico ed economico, perché è il modo più efficace<br />

di migliorare la situazione di tutti, <strong>in</strong> primo luogo dei<br />

più bisognosi. In questo senso, stimolava i fedeli della<br />

prelatura e molte altre persone che lavoravano <strong>in</strong><br />

bus<strong>in</strong>ess schools, dicendo: «Se coloro che studiano<br />

queste materie diventano cristiani, si convertono, sarà<br />

più facile sradicare la povertà».<br />

E don Álvaro dava suggerimenti al Papa sulla<br />

Chiesa?<br />

In certe occasioni ne chiedeva il Santo Padre. Già alla<br />

f<strong>in</strong>e del 1978, quando si <strong>in</strong>terrogava sull’opportunità<br />

d’<strong>in</strong>traprendere il viaggio <strong>in</strong> Messico per la riunione<br />

del CELAM – era una situazione assai delicata<br />

– il Papa disse a don Álvaro, davanti ad altre persone,<br />

che aveva sentito diverse op<strong>in</strong>ioni <strong>in</strong> proposito. Chia-<br />

ramente gli stava chiedendo la sua. Con semplicità,<br />

don Álvaro gli suggerì di fare il viaggio, perché<br />

avrebbe comportato un gran bene per la Chiesa <strong>in</strong><br />

Messico, <strong>in</strong> America Lat<strong>in</strong>a e <strong>in</strong> tutto il mondo. Il tono<br />

di voce di don Álvaro era misurato: faceva capire<br />

che qualunque decisione prendesse il Papa, a lui andava<br />

bene. Il viaggio si fece coi risultati che tutti conosciamo.<br />

Naturalmente, il Papa si sarà consultato<br />

con altre persone e con gli organismi della Curia romana.<br />

Dopo il viaggio <strong>in</strong> Messico, ci <strong>in</strong>vitò a pranzo<br />

e raccontò con gioia molti particolari della sua visita<br />

a quel Paese. Non parlava del suo lavoro, ma della fede<br />

e della risposta del popolo messicano alla presenza<br />

del successore di san Pietro. Varie volte don Álvaro<br />

suggerì a <strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong> <strong>II</strong> di scrivere una lettera<br />

o un’esortazione su san Giuseppe, per favorire la devozione<br />

dei fedeli e per chiedergli di proteggere la<br />

Chiesa. Per questo fu straord<strong>in</strong>aria la sua gioia quando<br />

venne pubblicata l’esortazione apostolica Redemptoris<br />

Custos, del 15 agosto 1989. Ricordo un altro<br />

suggerimento sulla vita di pietà. Avevamo <strong>in</strong>vitato<br />

a pranzo a Villa Tevere un canonico spagnolo del<br />

Capitolo di San Pietro, mons. Pedro Altabella. Venne<br />

fuori il discorso sul bene che faceva alle anime l’esposizione<br />

permanente del Santissimo Sacramento <strong>in</strong><br />

alcune chiese. Don Joaquín Alonso commentò che sarebbe<br />

un bene molto grande seguire questa consuetud<strong>in</strong>e<br />

<strong>in</strong> San Pietro e don Álvaro lo appoggiò vivamente.<br />

Il canonico prese al volo il suggerimento e disse<br />

che si sarebbe mosso per farlo arrivare <strong>in</strong> altissimis.<br />

Poco tempo dopo <strong>in</strong>iziava nella basilica vaticana<br />

questo culto all’Eucaristia, che ha prodotto tanti buoni<br />

frutti. Era l’anno 1981.<br />

La storia<br />

di un mosaico<br />

<strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong> <strong>II</strong>, <strong>beato</strong><br />

A proposito di questi suggerimenti, ho sentito dire<br />

che qualche membro dell’Opus Dei ebbe a che<br />

fare col mosaico della Madonna Mater Ecclesiae,<br />

ben visibile <strong>in</strong> Piazza San Pietro.<br />

Ogni anno vengono a celebrare la Pasqua a Roma alcune<br />

migliaia di studenti che frequentano i centri dell’Opus<br />

Dei <strong>in</strong> tutto il mondo. Nel 1980, nel corso di<br />

un <strong>in</strong>contro con <strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong> <strong>II</strong>, uno studente universitario<br />

gli disse che, osservando la Piazza San Pietro,<br />

aveva notato che era coronata da statue di santi<br />

ma non c’era alcuna immag<strong>in</strong>e della Madonna. «Forse<br />

se ne potrebbe mettere una, Santo Padre», suggerì.<br />

Al che il Papa rispose subito: «Molto bene, molto bene!».<br />

Quando gli raccontarono questo aneddoto, don<br />

Álvaro chiese all’architetto Javier Cotelo di pensare<br />

<strong>in</strong> che punto della piazza si potrebbe mettere un’immag<strong>in</strong>e<br />

che attirasse gli sguardi. Javier fece subito un<br />

progetto che prevedeva un mosaico <strong>in</strong> un angolo del


Intervista Dolz.qxp 05/04/2011 15.33 Pag<strong>in</strong>a 257<br />

Palazzo Apostolico. Al Papa l’idea piacque molto e<br />

ord<strong>in</strong>ò che venisse eseguita. L’8 dicembre 1981, solennità<br />

dell’Immacolata Concezione, il Santo Padre<br />

benedisse l’immag<strong>in</strong>e e disse: «Oggi, recitiamo la nostra<br />

preghiera dell’Angelus, per la prima volta, davanti<br />

all’icona e sotto gli occhi della Verg<strong>in</strong>e santissima,<br />

Madre della Chiesa, che s’affaccia su Piazza San<br />

Pietro dal mosaico, collocato su di un lato di questo<br />

Palazzo Apostolico. Nella cornice di questa piazza<br />

stupenda mancava un’immag<strong>in</strong>e… Benedirò ora<br />

l’immag<strong>in</strong>e della Madonna Madre della Chiesa,<br />

esprimendo l’auspicio che quanti verranno <strong>in</strong> questa<br />

Piazza di san Pietro lev<strong>in</strong>o verso di Lei lo sguardo,<br />

per rivolgerle, con sentimento di filiale confidenza, il<br />

proprio saluto e la propria preghiera». Due giorni dopo,<br />

il Papa <strong>in</strong>vitò don Álvaro a concelebrare la Santa<br />

Messa nella sua cappella privata e a fare colazione<br />

con lui: voleva esprimergli la sua soddisfazione per<br />

aver collocato l’immag<strong>in</strong>e della Madonna <strong>in</strong> quel luogo.<br />

Più tardi il Papa ci fece arrivare come ricordo il<br />

cartone utilizzato per l’elaborazione del mosaico.<br />

In tutti questi ricordi si nota un tratto davvero affettuoso<br />

da parte del Papa.<br />

I particolari di affetto paterno di <strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong> <strong>II</strong><br />

furono tanti e sarebbe prolisso ricordarli. Mi viene<br />

alla memoria il 70° compleanno di don Álvaro, l’11<br />

marzo 1984. Ricevette <strong>in</strong> casa un quadro della Madonna<br />

di Czestochowa con alcune righe autografe<br />

del Papa, piene di affetto verso la sua persona. Ma<br />

don Álvaro non si riteneva personalmente meritevole<br />

di quelle prove di affezione. Al tempo stesso<br />

penso che tutte le persone che frequentarono <strong>Giovanni</strong><br />

<strong>Paolo</strong> <strong>II</strong> percepivano che «sapeva amare».<br />

Il Papa ha visitato qualche centro dell’Opus Dei?<br />

Nel piano delle visite pastorali alle parrocchie di<br />

Roma, fu presente anche nelle tre affidate all’Opus<br />

Dei e si trattenne nei centri annessi. Forse il fatto<br />

più s<strong>in</strong>golare a questo riguardo è che, quando era <strong>in</strong><br />

buona salute, passò varie volte da una casa per ritiri<br />

dell’Opera <strong>in</strong> Abruzzo, chiamata Tor d’Aveia. La<br />

tenuta è situata sulle pendici di un monte e da lì si<br />

possono fare delle belle gite oppure, d’<strong>in</strong>verno, andare<br />

a sciare. Com’è noto, il Papa aveva bisogno di<br />

prendersi un po’ di riposo ogni tanto e lì poteva farlo<br />

<strong>in</strong> modo discreto. Usciva dal Vaticano <strong>in</strong> privato,<br />

seguìto dalla macch<strong>in</strong>a della scorta, e arrivava a Tor<br />

d’Aveia – a poco più di un’ora da Roma – senza che<br />

nessuno lo notasse. Era un bel riposo per il Papa. Le<br />

donne dell’Opera <strong>in</strong>caricate della casa poterono<br />

avere delle chiacchierate con lui e con il suo segretario,<br />

ma serbarono il silenzio aff<strong>in</strong>ché nessuno disturbasse<br />

il Papa. Perf<strong>in</strong>o don Álvaro ci andò solo<br />

una volta per dargli il benvenuto. In maniera analoga,<br />

<strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong> <strong>II</strong> soggiornò una volta <strong>in</strong> un altra<br />

casa che utilizziamo a Ov<strong>in</strong>doli, non lontano da<br />

lì, dove c’è una stazione sciistica.<br />

<strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong> <strong>II</strong>, <strong>beato</strong><br />

<strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong> <strong>II</strong> e mons. Javier Echevarría,<br />

prelato dell’Opus Dei, nell’Aula Nervi.<br />

Lei è stata molte volte nella residenza del Papa,<br />

<strong>in</strong>vitato a pranzo. Di che cosa si parlava <strong>in</strong> quegli<br />

<strong>in</strong>contri?<br />

Di molti argomenti, <strong>in</strong> un contesto famigliare: la situazione<br />

della Chiesa, l’apostolato dei fedeli dell’Opus<br />

Dei <strong>in</strong> diversi Paesi ecc. Una di quelle volte<br />

regalò a don Álvaro un’edizione piccola del Nuovo<br />

Testamento, che egli utilizzò <strong>in</strong> seguito durante i<br />

viaggi per ricordare espressamente il Romano Pontefice.<br />

Non la usava nelle altre occasioni perché era<br />

scritto <strong>in</strong> caratteri molto m<strong>in</strong>uti.<br />

Qualche ricordo sull’attentato del 1981?<br />

In quei momenti eravamo riuniti con il Consiglio del<br />

Prelato per gli apostolati femm<strong>in</strong>ili. Appena ricevuta<br />

la notizia, don Álvaro <strong>in</strong>terruppe la riunione e ci recammo<br />

al Policl<strong>in</strong>ico Gemelli. Don Álvaro poté passare,<br />

su <strong>in</strong>vito di mons. Angel<strong>in</strong>i, nel locale dov’erano<br />

alcuni membri della Curia, mentre i medici operavano<br />

il Santo Padre. Don Álvaro chiese immediatamente<br />

a tutta l’Opera di pregare per il Papa. Andavamo<br />

con frequenza al Gemelli, pur sapendo che non<br />

potevamo entrare a fargli visita: ci bastava pregare<br />

per la sua persona <strong>in</strong> quella maggiore vic<strong>in</strong>anza fisica.<br />

All’epoca del viaggio <strong>in</strong> Messico, don Álvaro aveva<br />

regalato al Papa una cassetta con canzoni messicane;<br />

sono canzoni d’amore che il popolo canta anche<br />

alla Madonna di Guadalupe. Ebbene, un giorno <strong>in</strong> cui<br />

ci permisero di visitare il Santo Padre al policl<strong>in</strong>ico,<br />

lo trovammo <strong>in</strong> ascolto di quelle canzoni su un registratore.<br />

«Mi aiutano a pregare», commentò. Nulla faceva<br />

presagire quell’<strong>in</strong>contro, ma fu lo stesso Papa a<br />

chiedere che ci facessero passare nella sua stanza.<br />

Don Álvaro mise filialmente una mano sul braccio<br />

del Santo Padre e comprovò che la febbre era molto<br />

alta. L’<strong>in</strong>contro durò poco, com’è logico. Ma si nota-<br />

257


Intervista Dolz.qxp 05/04/2011 15.33 Pag<strong>in</strong>a 258<br />

258<br />

va che la Chiesa pregava per Pietro, come a Gerusalemme,<br />

e che Pietro offriva tutto per la Chiesa di Gesù<br />

Cristo.<br />

Non abbiamo ancora parlato della beatificazione<br />

e canonizzazione di san Josemaría, proclamate<br />

da <strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong> <strong>II</strong>.<br />

Il Papa era molto contento di elevare agli altari il<br />

fondatore dell’Opera. Come si ricorderà, prima del<br />

1992 ci furono alcune <strong>in</strong>comprensioni che produssero<br />

un certo chiasso. Erano i colpi di coda del demonio<br />

per impedire ciò che, come disse <strong>Giovanni</strong><br />

<strong>Paolo</strong> <strong>II</strong> subito dopo la beatificazione, fu «una grande<br />

manifestazione di fede». Term<strong>in</strong>ata la celebrazione,<br />

<strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong> <strong>II</strong> manifestò la sua gioia nel<br />

vedere quella moltitud<strong>in</strong>e <strong>in</strong> raccoglimento e preghiera,<br />

e disse a don Álvaro, che lo accompagnava<br />

verso la basilica di San Pietro: «Adesso capisco<br />

perché certi settari non volevano che ci fosse questa<br />

manifestazione di fede». E aggiunse che r<strong>in</strong>graziava<br />

il Signore per quella cerimonia nella quale aveva<br />

beatificato anche Madre Bakhita, canossiana,<br />

che gli aveva permesso di far conoscere a tutto il<br />

mondo la situazione tragica della Chiesa <strong>in</strong> Sudan.<br />

Insomma, quel che è rimasto per la storia è il bene<br />

che la devozione a san Josemaría sta facendo <strong>in</strong> tutta<br />

la Chiesa. E il Papa di questo era cosciente.<br />

Nella canonizzazione il Papa def<strong>in</strong>ì san Josemaría «il<br />

santo dell’ord<strong>in</strong>ario», molto <strong>in</strong> s<strong>in</strong>tonia con quella sua<br />

idea di evangelizzare la società attraverso la vita ord<strong>in</strong>aria:<br />

nella chiesa domestica che è ogni famiglia, nel<br />

lavoro, nello sport, nei rapporti sociali.<br />

Ha parlato delle critiche, che non risparmiarono<br />

neanche <strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong> <strong>II</strong>. Con quale spirito affrontava<br />

il Papa queste contrarietà?<br />

Era molto soprannaturale e sapeva caricarsi la croce.<br />

Inoltre era molto determ<strong>in</strong>ato e andava avanti cercando<br />

il bene della Chiesa. Una volta don Álvaro<br />

partecipò alla recita del Rosario con il Papa. Ci andava<br />

solitamente un gruppo di persone e <strong>in</strong> quell’occasione<br />

era presente madre Teresa di Calcutta. Alla<br />

f<strong>in</strong>e della preghiera, il Papa presentò don Álvaro a<br />

madre Teresa, la quale lo r<strong>in</strong>graziò perché dei sacerdoti<br />

dell’Opera avevano accudito molto bene le sue<br />

suore <strong>in</strong> varie parti del mondo. Allora il Papa le domandò,<br />

tra il serio e il faceto: «Madre, perché criticano<br />

il Papa e l’Opus Dei mentre tutti parlano bene<br />

di madre Teresa?». E lei rispose con grande s<strong>in</strong>cerità:<br />

«Pregh<strong>in</strong>o per me perché sia umile».<br />

<strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong> <strong>II</strong> volle pregare davanti alle spoglie<br />

di don Álvaro il giorno della sua morte. Potrebbe<br />

riferire qualche cosa di quei momenti?<br />

L’11 marzo 1994, a motivo del suo 80° compleanno,<br />

don Álvaro ricevette un chirografo di <strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong><br />

<strong>II</strong>, scritto su una fotografia: «Al venerato e amato<br />

fratello Álvaro del Portillo, che con l’anima grata al<br />

<strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong> <strong>II</strong>, <strong>beato</strong><br />

Signore, celebra il suo ottantesimo compleanno,<br />

esprimendogli il mio vivo apprezzamento per il suo<br />

fedele lavoro a servizio della Chiesa e implorando abbondanti<br />

grazie celesti per un m<strong>in</strong>istero ancora prolungato<br />

e ricco di frutti, impartisco di cuore una speciale<br />

benedizione apostolica, facendola estensiva con<br />

affetto a tutti i sacerdoti e laici della Prelatura».<br />

La sera del 22 marzo 1994 eravamo tornati da un pellegr<strong>in</strong>aggio<br />

<strong>in</strong> Terra Santa, e poche ore dopo, all’alba<br />

del 23, il Signore chiamò a Sé il prelato dell’Opus<br />

Dei. Comunicai la notizia a mons. Stanislaw Dziwisz,<br />

segretario di <strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong> <strong>II</strong>, verso le sei e<br />

mezza del matt<strong>in</strong>o. Don Stanislaw mi disse che lo<br />

avrebbe comunicato al Santo Padre e che avrebbero<br />

raccomandato a Dio nella Messa l’eterno riposo del<br />

Prelato. Verso le dieci del matt<strong>in</strong>o ci giunse l’amabile<br />

sorpresa di una chiamata telefonica del prefetto<br />

della Casa Pontificia, mons. Monduzzi, per <strong>in</strong>formare<br />

che il Santo Padre desiderava venire nel pomeriggio<br />

nella sede della Curia prelatizia per pregare d<strong>in</strong>anzi<br />

alla salma. Non mi soffermo sui particolari di<br />

questa visita, ma voglio segnalare l’<strong>in</strong>teresse manifestato<br />

da <strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong> <strong>II</strong>. Mi domandò a che ora e<br />

dove don Álvaro aveva celebrato la sua ultima Messa,<br />

perché sapeva che era ritornato a Roma il giorno<br />

prima. Quando gli risposi che aveva celebrato alle<br />

undici del matt<strong>in</strong>o nella chiesa del Cenacolo, mi sorprese<br />

che il Papa facesse rapidamente il calcolo tra<br />

l’ora della Santa Messa e quella della sua dipartita<br />

verso il Cielo. Alla f<strong>in</strong>e lo r<strong>in</strong>graziai per la visita, così<br />

<strong>in</strong>solita, ma il Papa tagliò corto dicendo: «Era un<br />

dovere, era un dovere!».<br />

E Lei, dopo la sua nom<strong>in</strong>a a prelato nel 1994, ebbe<br />

occasioni simili di rapporto con <strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong> <strong>II</strong>?<br />

Il Papa cont<strong>in</strong>uò a essere ugualmente paterno e affettuoso.<br />

Per esempio, mi telefonò personalmente per<br />

annunciarmi la nom<strong>in</strong>a a Prelato. Io, <strong>in</strong> diverse occasioni,<br />

gli diedi <strong>in</strong>formazioni sullo sviluppo degli apostolati<br />

dell’Opera e ho potuto comprovare la sua<br />

gioia. Pochi mesi dopo la nom<strong>in</strong>a, volle conferirmi<br />

l’ord<strong>in</strong>azione episcopale. A partire dal 2000 il Papa<br />

era già molto malato, ma cont<strong>in</strong>uò ad avere la delicatezza<br />

di ricevermi <strong>in</strong> udienza con una certa frequenza,<br />

per avere notizie delle attività apostoliche dell’Opera<br />

<strong>in</strong> tutto il mondo. Tre giorni dopo la morte del Papa<br />

andai con don Joaquín Alonso a pregare davanti alle<br />

sue spoglie nella basilica di San Pietro e a salutare<br />

don Stanislaw, il quale ci <strong>in</strong>vitò a pregare nella cappella<br />

privata e dopo ci <strong>in</strong>coraggiò a salire sul terrazzo<br />

del Palazzo Apostolico. Voleva mostrarci il fiume di<br />

gente che si recava a rendere l’ultimo omaggio al Papa<br />

e la quantità di televisioni di tutto il mondo che si<br />

erano <strong>in</strong>stallate nei pressi di Piazza San Pietro. Poco<br />

dopo mi fece dono di una tonaca di <strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong> <strong>II</strong><br />

aff<strong>in</strong>ché la conservassimo come una reliquia.<br />

A cura di Michele Dolz


Valli Navarro GP<strong>II</strong>.qxp 05/04/2011 15.38 Pag<strong>in</strong>a 259<br />

Aldo Maria<br />

Valli<br />

Intervista<br />

con Joaquín<br />

Navarro-Valls<br />

Q<br />

ual è stato, a tuo giudizio, il pr<strong>in</strong>cipale<br />

<strong>in</strong>segnamento di <strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong> <strong>II</strong> a<br />

tutti i fedeli? Che cosa ha <strong>in</strong>segnato veramente<br />

ai cattolici nel corso del suo lungo pontificato?<br />

In che modo ha <strong>in</strong>ciso sulla fede dei battezzati?<br />

Ai cristiani ha <strong>in</strong>segnato che non si può vivere di<br />

fronte a Dio come si vive di fronte al nulla. Ha <strong>in</strong>segnato<br />

che la religione non è soltanto un codice morale:<br />

una fede che non porta conseguenze nell’esistenza<br />

quotidiana si riduce a op<strong>in</strong>ione. Ha mostrato<br />

a tutta una generazione umana l’<strong>in</strong>evitabilità del «tema»<br />

Dio. Ha conv<strong>in</strong>to l’epoca postmoderna che non<br />

si può capire l’essere umano se si accantona Dio. E<br />

che senza Dio l’essere umano è soltanto un animale<br />

<strong>in</strong>gegnoso; anzi un triste animale <strong>in</strong>gegnoso.<br />

Che cosa ha detto <strong>in</strong>vece alle persone appartenenti<br />

ad altre fedi religiose? E ai non credenti?<br />

Che Dio non può essere multiplo; che nel Dio uni-<br />

«ln lui, con lui<br />

quasi si vedeva<br />

l’oggetto<br />

della fede»<br />

Joaquín Navarro Valls (nella foto accanto con <strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong> <strong>II</strong>) è nato a Cartagena<br />

(Spagna) nel 1936. Dopo gli studi presso le Università di Granada e<br />

Barcellona e la laurea <strong>in</strong> Medic<strong>in</strong>a e Chirurgia nel 1961, ha orientato il suo orizzonte<br />

professionale verso la comunicazione, laureandosi presso la Facoltà di<br />

Scienze della Comunicazione dell’Università di Navarra. È stato qu<strong>in</strong>di corrispondente<br />

all’estero per la rivista Nuestro Tiempo; dal 1977 al 1984 è stato<br />

corrispondente per l’Italia e il Mediterraneo Orientale del quotidiano ABC e <strong>in</strong>viato<br />

speciale <strong>in</strong> Africa Equatoriale, Giappone e Filipp<strong>in</strong>e. Membro del Consiglio<br />

Direttivo della Stampa Estera <strong>in</strong> Italia (1979) è stato poi eletto Presidente dell’Associazione<br />

della Stampa Estera <strong>in</strong> Italia nel 1983 e nel 1984. In quest’ultimo<br />

anno è stato chiamato da Papa Wojtyla a dirigere la Sala Stampa della<br />

Santa Sede e ha ricoperto tale <strong>in</strong>carico s<strong>in</strong>o al 2006. Attualmente è Presidente<br />

dell’Advisory Board dell’Università Campus Bio-Medico di Roma e Presidente<br />

della Fondazione Telecom Italia. Il suo libro più recente è A passo d’uomo.<br />

Ricordi, <strong>in</strong>contri e riflessioni tra storia e attualità (Mondadori, Milano 2009, pp.<br />

250, euro 19,50). Aldo Maria Valli, vaticanista del Tg1, lo ha <strong>in</strong>contrato per<br />

tracciare un bilancio dello stupefacente pontificato di <strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong> <strong>II</strong>, con<br />

particolare riferimento ai temi della ricerca della santità nella vita quotidiana,<br />

dei lunghi viaggi all’estero, dei suoi rapporti con i media e con i giovani.<br />

<strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong> <strong>II</strong>, <strong>beato</strong><br />

co e vero ci possiamo <strong>in</strong>contrare tutti anche attraverso<br />

strade diverse. Anzi, che o l’umanità si <strong>in</strong>contra<br />

alla f<strong>in</strong>e nel Dio misericordioso oppure siamo<br />

condannati a essere prima estranei e pieni di sospetti<br />

l’uno verso l’altro e poi, alla f<strong>in</strong>e, nemici.<br />

Un contributo di verità<br />

Come ha <strong>in</strong>ciso il pontificato di <strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong><br />

<strong>II</strong> sulla vita della Chiesa? Quale parola pensi di poter<br />

accostare a questo contributo? Coraggio? Fedeltà?<br />

Unità? Santità?<br />

Verità: questa mi pare potrebbe essere la parola da accostare<br />

al suo contributo. Senza la verità che lui tante<br />

volte ha <strong>in</strong>segnato le stesse virtù impazziscono: il misericordioso<br />

confonde la pietà con pietismo e debolezza,<br />

scambia l’<strong>in</strong>transigenza con la rigidità <strong>in</strong>umana;<br />

259


Valli Navarro GP<strong>II</strong>.qxp 05/04/2011 15.38 Pag<strong>in</strong>a 260<br />

260<br />

confonde l’unità con l’ammucchiata, e così via. Senza<br />

la verità – verità su Dio, verità sull’uomo e verità sulle<br />

cose – le virtù cristiane impazziscono e si fanno vettori<br />

settoriali <strong>in</strong> lotta tra di loro. È questo amore alla<br />

verità che sta alla base di tanti <strong>in</strong>segnamenti del suo<br />

pontificato: dalla giornata del perdono ai grandi appuntamenti<br />

come le due visite alle Nazioni Unite oppure<br />

nel lavoro quotidiano <strong>in</strong> Vaticano. E direi che non<br />

poteva essere altrimenti poiché per lui l’uomo è l’essere<br />

– l’unico <strong>in</strong> tutto il cosmo – che ha la capacità di<br />

conoscere il vero. Forse per lui stava proprio qui la somiglianza<br />

dell’uomo con Dio di cui ci parla la Genesi.<br />

Perché ha voluto proclamare un così alto numero<br />

di beati e di santi?<br />

Perché i santi sono moltissimi di più di quei sei o settemila<br />

del santorale cristiano. Molte volte, dopo che<br />

aveva <strong>in</strong>contrato persone comuni con cui aveva parlato<br />

<strong>in</strong> uno qualsiasi dei Paesi da lui visitati, lo sentivo<br />

dire: «Ma questa persona è santa!». E lo diceva<br />

conv<strong>in</strong>to. Poiché la forza della Chiesa sta nella testimonianza<br />

dei santi, ha voluto che queste testimonianze<br />

fossero conosciute e proclamate. Se su miliardi<br />

e miliardi di essere umani di tutta la storia soltanto<br />

qualche migliaio sono «riusciti» a guadagnarsi<br />

il paradiso, allora bisognerebbe domandarsi se la<br />

passione e morte di Gesù sia stata del tutto efficace.<br />

Il dovere di andare da tutti<br />

Perché ha voluto viaggiare così tanto? Qual era<br />

l’esigenza profonda all’orig<strong>in</strong>e del suo andare per<br />

le vie del mondo?<br />

Nella visita a una parrocchia romana, quasi all’<strong>in</strong>izio<br />

del pontificato, un bamb<strong>in</strong>o di dieci o dodici anni gli<br />

ha fatto la stessa domanda: «E tu, perché viaggi così<br />

tanto?». La risposta del Papa è stata altrettanto<br />

concisa: «Perché non tutto il mondo è qui». Sentiva<br />

di dovere andare da tutti. «Una volta – diceva – la<br />

gente andava <strong>in</strong> chiesa dal prete. Oggi, è il prete che<br />

deve andare dalla gente». Mi ricordo uno dei suoi ultimi<br />

viaggi, <strong>in</strong> Azerbaijan. Lo sforzo per lui era enorme:<br />

non camm<strong>in</strong>ava più; parlare era una grande fatica;<br />

sembrava uno spirito generoso <strong>in</strong> un corpo che<br />

già non rispondeva agli impulsi e agli ord<strong>in</strong>i. Eppure<br />

quel viaggio si fece, per andare a trovare i cattolici<br />

di quel Paese che erano, <strong>in</strong> tutto, meno di duecento!<br />

Ma anche quel pugno di fedeli aveva il diritto di<br />

stare con il Papa, di pregare e gioire con lui.<br />

Con te ha mai parlato della sua visione della<br />

Chiesa? Ti ha mai detto che cosa pensava del presente<br />

e del futuro della Chiesa cattolica?<br />

Non entrava nell’esercizio <strong>in</strong>utile di immag<strong>in</strong>are il futuro.<br />

Lavorava nel presente per fare il futuro, per dare<br />

forma al domani. Ma lasciava il domani al disegno di<br />

<strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong> <strong>II</strong>, <strong>beato</strong><br />

Dio. Naturalmente analizzava il presente per identificare<br />

bene dove Dio voleva che lui lavorasse, anche se<br />

alle volte, <strong>in</strong> certe situazioni concrete, diceva: «Non è<br />

sempre facile capire Dio». Ma questo non lo riportava<br />

all’<strong>in</strong>attività, tutto il contrario. Perché sapeva che<br />

l’apice della vita cristiana non è capire, ma amare.<br />

I mass media si sono occupati moltissimo di lui, e<br />

tu sei stato per tanti anni il tramite fra lui e il mondo<br />

dell’<strong>in</strong>formazione. Come viveva questo rapporto?<br />

Che cosa pensava della stampa e dei giornalisti?<br />

La sua figura affasc<strong>in</strong>ava il mondo della comunicazione.<br />

Di qualsiasi orientamento fosse. Inizialmente i<br />

media si <strong>in</strong>teressavano a lui per le sue orig<strong>in</strong>i: il Papa<br />

giovane che veniva dall’Est e che amava sciare. Ma<br />

presto questa attenzione settoriale e tutto sommato<br />

marg<strong>in</strong>ale fu sostituita dall’<strong>in</strong>teresse verso il suo messaggio.<br />

Quello che diceva era il punto focale dell’<strong>in</strong>teresse<br />

mediatico; i temi che lui sollevava e proponeva<br />

alla modernità. Non è che i media fossero tutti<br />

d’accordo con l’universo di valori che lui proponeva,<br />

ma l’<strong>in</strong>teresse per le sue parole era enorme. Non seguiva<br />

le tendenze create dai media: era lui, con l’universo<br />

di valori umani e cristiani che presentava, a sorprendere<br />

e a creare aspettative nuove. Non dipendeva<br />

dai media, era l’<strong>in</strong>teresse pubblico a dipendere da lui.<br />

Non leggeva molto i giornali: preferiva di solito essere<br />

<strong>in</strong>formato <strong>in</strong> conversazioni che bisognava preparare<br />

bene perché non si accontentava con delle banalità<br />

generali. E dei giornalisti si <strong>in</strong>teressava come persone<br />

e non come ped<strong>in</strong>e anonime di un gioco sociale.<br />

Poi credeva nella professionalità: chiedeva suggerimenti,<br />

mi faceva conoscere le sue idee aggiungendo<br />

però che io avrei potuto fare come meglio credevo.<br />

«Umanità», non geopolitica<br />

Nell’ultima fase della sua vita ha lanciato ripetuti<br />

appelli per la pace. Che cosa temeva? Qual era la<br />

sua più grande preoccupazione? E qual è stato il suo<br />

<strong>in</strong>segnamento sul piano dei rapporti <strong>in</strong>ternazionali?<br />

Il tema era sempre lo stesso: la dignità umana, il valore<br />

trascendente della persona umana. Le sue non<br />

erano considerazioni geopolitiche, ma piuttosto<br />

umane. Non è proprio della natura umana – secondo<br />

lui – dirimere le differenze con la violenza, come<br />

succede nel regno animale. Tutte le volte che l’ho<br />

visto arrabbiato è sempre stato per circostanze <strong>in</strong><br />

cui la dignità umana soffriva a causa della violenza<br />

fisica o morale, o quando si prevedevano violenze a<br />

causa di guerre annunciate o possibili. Questo spiega<br />

il suo atteggiamento nelle due guerre <strong>in</strong> Iraq, oppure<br />

nei Balcani, oppure <strong>in</strong> Libano. Fece di tutto<br />

per prevenirle e poi per fermarle. Ma ancora si domandava,<br />

e ci domandava: «Che altro può ancora<br />

fare il Papa?». Proprio perché il suo approccio ai te-


Valli Navarro GP<strong>II</strong>.qxp 11/04/2011 12.05 Pag<strong>in</strong>a 261<br />

Navarro-Valls <strong>in</strong>troduce Valli a <strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong> <strong>II</strong>, sull’aereo che riporta<br />

il Papa <strong>in</strong> Italia dal viaggio apostolico <strong>in</strong> Bulgaria. Alle spalle<br />

del Pontefice il card<strong>in</strong>ale Sodano. La foto è del maggio 2002.<br />

mi <strong>in</strong>ternazionali partiva sempre dall’attenzione alla<br />

persona era molto ascoltato e consultato da chi<br />

aveva responsabilità politiche.<br />

Fra tutti i personaggi che egli ha <strong>in</strong>contrato quali<br />

sono, secondo te, quelli che ha stimato di più? Madre<br />

Teresa? Gorbaciov? Sacharov? Reagan? Pert<strong>in</strong>i? E<br />

quali, <strong>in</strong>vece, quelli che più lo hanno <strong>in</strong>quietato?<br />

Non vorrei adesso fare una classifica delle sue preferenze.<br />

Di Madre Teresa disse: «Questa piccola<br />

donna ha aperto al Papa le porte dell’India». Di Gorbaciov,<br />

la sera stessa del loro storico <strong>in</strong>contro <strong>in</strong> Vaticano,<br />

mi disse: «È un uomo di pr<strong>in</strong>cìpi». Con Pert<strong>in</strong>i,<br />

che era Presidente quando lui fu eletto Papa,<br />

volle avere un gesto di cortesia chiamandolo telefonicamente<br />

poco dopo il 16 ottobre 1978, il giorno<br />

della sua elezione a Papa, e questo gesto <strong>in</strong>iziale diede<br />

poi luogo a un’amicizia s<strong>in</strong>golare che maturò <strong>in</strong><br />

molti momenti non ufficiali. Purtroppo quando Pert<strong>in</strong>i<br />

fu <strong>in</strong> punto di morte, <strong>in</strong> ospedale non lasciarono<br />

entrare il Papa nella sua stanza. Allora <strong>Giovanni</strong><br />

<strong>Paolo</strong> chiese una sedia, si mise accanto alla porta<br />

della stanza e lì, seduto <strong>in</strong> corridoio, pregò a lungo<br />

per il suo amico. Solgenits<strong>in</strong>, da molti anni esule negli<br />

Stati Uniti, prima del suo storico rientro <strong>in</strong> Russia<br />

dopo i cambiamenti, venne dal Papa per un <strong>in</strong>contro<br />

lungo e privato <strong>in</strong> cui lui apprezzò la consi-<br />

<strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong> <strong>II</strong>, <strong>beato</strong><br />

stenza morale dello scrittore. Lo <strong>in</strong>quietavano<br />

i personaggi che costruivano<br />

la loro identità a partire<br />

dall’immag<strong>in</strong>e che volevano creare di sé, personaggi<br />

senza <strong>in</strong>teriorità. Ma anche <strong>in</strong> questi casi cercava<br />

di capirli per poterli aiutare a uscire delle loro ambiguità.<br />

Una volta, ricordo, ricevette un capo di Stato<br />

autocrate e violento. Dopo il colloquio, nel quale il<br />

Papa fece serie considerazioni etiche, commentò<br />

sorridente: «Vede, sembra quasi un agnell<strong>in</strong>o».<br />

Preghiera di <strong>in</strong>tercessione<br />

Hai potuto capire che tipo di rapporto aveva con<br />

Dio? Come pregava, e quanto? La sua era più una<br />

preghiera di <strong>in</strong>tercessione o di r<strong>in</strong>graziamento?<br />

Per lui pregare era non soltanto un bisogno, ma anche<br />

la cosa più naturale al mondo. Nutriva la sua<br />

preghiera dei bisogni degli altri. Erano migliaia le<br />

lettere che arrivavano da tutto il mondo chiedendo<br />

una preghiera del Papa per un figlio, un marito, un<br />

amico. E lui voleva tenere nella sua cappella <strong>in</strong> Vaticano<br />

tutti questi messaggi, uno per uno: «Raccontavano»<br />

a Dio tutti questi bisogni umani che non f<strong>in</strong>ivano<br />

mai. Ma, simultaneamente, r<strong>in</strong>graziava Dio<br />

per tutto il bene che sapeva esserci nelle persone e<br />

nel mondo. Il suo ottimismo si nutriva delle parole<br />

della Genesi: «E Dio vide che tutto era buono».<br />

261


Valli Navarro GP<strong>II</strong>.qxp 05/04/2011 15.38 Pag<strong>in</strong>a 262<br />

262<br />

Come visse l’attentato del 1981? In che modo quel<br />

fatto ha segnato la sua visione della vita e del mondo?<br />

È stata una percezione brutale e <strong>in</strong>aspettata del male.<br />

Però subito dopo, quando <strong>in</strong> ospedale si è reso<br />

conto che l’attentato aveva avuto luogo nel giorno<br />

della Madonna di Fatima, ha colto la co<strong>in</strong>cidenza<br />

anche con la percezione del bene. Io penso che non<br />

sia mai stato particolarmente curioso di conoscere<br />

la trama nascosta dietro l’attentato, ma piuttosto di<br />

sapere che senso avesse, che cosa Dio volesse dire<br />

a lui e al mondo. Certamente non era la prima volta<br />

che la sofferenza si faceva protagonista nella sua<br />

esistenza, ma era la prima volta che sofferenza e,<br />

<strong>in</strong>sieme, dolore fisico lo visitavano. Come il presagio,<br />

perlomeno un annuncio di quello che sarebbe<br />

stata la sua vita anni dopo.<br />

Lo «scippo» di Yalta & l’89<br />

Qual è stato, secondo te, il suo reale contributo<br />

alla caduta del sistema sovietico?<br />

Penso <strong>in</strong> due modi, che sono poi come due facce<br />

della stessa realtà. In primo luogo, non accettava<br />

l’idea – allora molto diffusa nelle cancellerie <strong>in</strong> Europa<br />

e <strong>in</strong> America – che la spartizione di Yalta ci garantiva<br />

la pace, pur nella guerra fredda. Per lui l’<strong>in</strong>giustizia<br />

di quella spartizione, che rubava l’identità<br />

culturale a cent<strong>in</strong>aia di milioni di persone, non era<br />

accettabile. E non soltanto per ragioni geopolitiche,<br />

ma soprattutto per ragioni antropologiche, umane.<br />

Nel suo primo viaggio <strong>in</strong> Polonia pronunciò quella<br />

frase che fu la chiave di tutto quanto successe dopo:<br />

«L’esclusione di Cristo dalla storia dell’uomo è un<br />

atto contro l’uomo». Questo ha restituito ai polacchi<br />

la coscienza della loro usurpazione.<br />

In secondo luogo, f<strong>in</strong> da quando <strong>in</strong>segnava etica filosofica<br />

nell’Università di Lubl<strong>in</strong>o, lui pensava che<br />

non si poteva resistere all’avversario utilizzando i<br />

suoi stessi metodi violenti. Questo ha dato modo ai<br />

polacchi di capire che la sollevazione popolare<br />

avrebbe dato ai sovietici la scusa per una repressione<br />

militare. Con una saggezza straord<strong>in</strong>aria seppe <strong>in</strong><br />

quei dieci anni – dal 1979 al 1989 – stimolare l’autocoscienza<br />

nazionale e, <strong>in</strong>sieme, placare gli animi.<br />

Un capolavoro che oggi gli riconoscono tutti.<br />

Quali limiti vedeva nei sistemi democratici dell’Occidente?<br />

La propensione a trattare la persona umana come<br />

cosa, l’appiattimento dell’essere umano a primate<br />

evoluto. La riduzione della verità a mera conv<strong>in</strong>zione<br />

personale senza reali v<strong>in</strong>coli con la realtà. La<br />

tendenza a slegare il v<strong>in</strong>colo stretto – per lui <strong>in</strong>sc<strong>in</strong>dibile<br />

– tra libertà e verità. Il confondere la coscienza<br />

con la s<strong>in</strong>cerità. Tutto questo, naturalmente,<br />

non si deduce direttamente dalla democrazia politi-<br />

<strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong> <strong>II</strong>, <strong>beato</strong><br />

ca, ma era, ed è, qualcosa di ben presente nel paesaggio<br />

culturale dell’Occidente postmoderno.<br />

<strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong> <strong>II</strong> è riuscito ad avere un rapporto<br />

speciale con i giovani. Ma perché? Che cosa c’era<br />

alla base di questo rapporto così <strong>in</strong>tenso?<br />

Nessuno, né la famiglia, né la cultura, né la scuola,<br />

diceva ai giovani quello che lui diceva loro. Cosi almeno<br />

dicevano gli stessi giovani. Forse, da Rousseau<br />

<strong>in</strong> poi, la modernità ha dedicato quasi tutti i<br />

suoi sforzi educativi a coccolare i giovani. E questo<br />

è terribile, perché una persona coccolata è una persona<br />

che non conosce i suoi limiti. Lui diceva loro<br />

che erano molto superiori alle ipotesi che la cultura<br />

moderna offriva su loro stessi. Sapeva aprire loro<br />

orizzonti antropologici e religiosi che nessuno osava<br />

proporre ai giovani.<br />

Fede che si tocca con mano<br />

Per te è giusto beatificare un Papa a pochi anni<br />

dalla morte? Non c’è il rischio che la prospettiva<br />

storica sia ancora <strong>in</strong>sufficiente?<br />

Il tema qui, di fondo, non è di natura storica; è di<br />

virtù e di percezione di queste virtù. Durante molti<br />

secoli i santi sono stati proclamati dal popolo poco<br />

dopo la loro morte: era il senso della fede e la conoscenza<br />

di una persona che portavano il popolo a<br />

proclamare i santi. Qualcosa di simile è successo <strong>in</strong><br />

piazza San Pietro nel giorno del funerale. Il processo<br />

di beatificazione si è fatto con un tale rigore che<br />

la figura e l’opera di <strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong> <strong>II</strong> appaiono<br />

per quello che sono state, con tutta la loro ricchezza.<br />

Sono state <strong>in</strong>terrogate più di un cent<strong>in</strong>aio di persone<br />

che l’hanno conosciuto, che hanno vissuto con<br />

lui, lavorato con lui durante gli anni del pontificato<br />

e anche negli anni precedenti a partire della sua<br />

adolescenza. Si è voluto anche ascoltare testimonianze<br />

di persone le cui critiche erano note. E hanno<br />

voluto anche testimoniare agnostici e non cattolici.<br />

È un vero peccato – anche se capisco le ragioni<br />

contrarie – che i c<strong>in</strong>que volumi di queste testimonianze<br />

e studi non siano pubblici. Si tratta di<br />

qualcosa di magnifico dal punto di vista storico e<br />

metodologico. Ma, ovviamente, è santo soprattutto<br />

perché, nonostante le malattie, le difficoltà, i sacrifici<br />

e il dolore, ha saputo dire sempre di sì a quello<br />

che Dio gli chiedeva.<br />

Quanto ha <strong>in</strong>ciso sulla tua vita spirituale la frequentazione<br />

di <strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong> <strong>II</strong>? E <strong>in</strong> che modo?<br />

In questa dimensione personale preferisco essere<br />

molto breve. Non devo a lui la mia fede. Ma l’arricchimento<br />

di essa, sì. In lui, e con lui, l’oggetto della<br />

fede quasi si «vedeva».<br />

Aldo Maria Valli


spadaro poesia5.qxp 05/04/2011 15.41 Pag<strong>in</strong>a 263<br />

Antonio<br />

Spadaro<br />

La poesia<br />

di Karol Wojtyla<br />

N<br />

el 1980 il poeta polacco Czeslaw Milosz<br />

ricevette il premio Nobel per la<br />

letteratura. Nel 1996 fu la volta di Wislawa<br />

Szymborska, che tanto successo riscuote anche nel<br />

nostro Paese. Ciò che accomuna questi due poeti, come<br />

anche Tadeusz Rózewicz e Zbigniew Herbert,<br />

che com<strong>in</strong>ciano a essere tradotti nella nostra l<strong>in</strong>gua,<br />

è la data di nascita: sono i poeti nati agli <strong>in</strong>izi degli<br />

anni Venti, anni ai quali appartiene anche Karol<br />

Wojtyla. Sono dunque i poeti che hanno dovuto fare<br />

i conti prima con l’<strong>in</strong>vasione tedesca e poi con l’occupazione<br />

sovietica. Wojtyla, a differenza di Milosz,<br />

di Rózewicz, di Herbert e della Szymborska, ha vissuto<br />

la sua poesia quasi <strong>in</strong> silenzio. Pubblicò le sue<br />

opere con riluttanza e sotto pseudonimo, che rimase<br />

segreto f<strong>in</strong>o alla sua elezione al pontificato nel 1978.<br />

La prima pubblicazione <strong>in</strong> volume delle raccolte<br />

poetiche di Wojtyla risale solo al 1979.<br />

Più volte si è detto che il pontificato di <strong>Giovanni</strong> Pao-<br />

Nella melodia<br />

della terra<br />

Antonio Spadaro, gesuita, è nato a Mess<strong>in</strong>a nel 1966 ed è redattore de<br />

La Civiltà Cattolica, rivista per la quale si occupa <strong>in</strong> prevalenza di critica<br />

letteraria; tra le sue più recenti monografie si ricordano: Nell’ombra accesa.<br />

Breviario poetico di Natale (Ancora, Milano 2010), Svolta di respiro.<br />

Spiritualità della vita contemporanea (Vita & Pensiero, Milano 2010),<br />

Abitare nella possibilità. L’esperienza della letteratura (Jaca Book, Milano<br />

2008), Nella melodia della terra. La poesia di Karol Wojtyla, (Jaca Book,<br />

Milano 2007). È di recente uscito a sua cura l’importante volume di Flannery<br />

O’Connor Il volto <strong>in</strong>compiuto. Saggi e lettere sul mestiere di scrivere<br />

(Rizzoli, Milano 2011, pp. 180, euro 9,50). Nel seguente saggio Spadaro<br />

propone un’ampia ricognizione sul «pensiero poetante» di Karol Wojtyla,<br />

dagli esordi al tempo del gruppo Studio 39 s<strong>in</strong>o al Trittico romano, la sua<br />

estrema meditazione, un <strong>in</strong>no alla bellezza della creazione che ha l’<strong>in</strong>tensità<br />

di un grande testamento lirico.<br />

<strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong> <strong>II</strong>, <strong>beato</strong><br />

lo <strong>II</strong> è stato caratterizzato dai suoi gesti e dai suoi movimenti<br />

precisi, ampi, sicuri. Molti hanno così ricordato<br />

che Karol Wojtyla ha avuto un passato teatrale. I<br />

suoi scritti teorici ci fanno comprendere come per lui<br />

e per il genere di teatro che egli praticava a contare<br />

veramente non era <strong>in</strong> primo luogo il gesto, ma la parola.<br />

Per Wojtyla «la parola stessa matura f<strong>in</strong>o al gesto,<br />

gesto parco, semplice, ritmico, e il ritmo del gesto<br />

è att<strong>in</strong>to dal ritmo delle parole». La sua opera letteraria<br />

è composta da varie raccolte poetiche e c<strong>in</strong>que<br />

drammi. Leggere i versi wojtyliani <strong>in</strong> ord<strong>in</strong>e cronologico<br />

di composizione significa compiere un percorso<br />

che co<strong>in</strong>volge pienamente l’esistenza a livello estetico<br />

ed emozionale f<strong>in</strong>o a toccare le corde più profonde<br />

del significato dell’esperienza umana. Il paesaggio<br />

<strong>in</strong>fatti comprende ballate epiche, <strong>in</strong>tuizioni liriche,<br />

prose poetiche; appassionati canti alla patria polacca,<br />

assorte meditazioni religiose, sguardi fulm<strong>in</strong>ei e affilati<br />

sulla creazione, il lavoro, l’animo umano.<br />

263


spadaro poesia5.qxp 05/04/2011 15.41 Pag<strong>in</strong>a 264<br />

264<br />

Il poeta giovane<br />

& ardente<br />

L’<strong>in</strong>teresse di Wojtyla per la poesia risale alla sua<br />

prima giov<strong>in</strong>ezza. Nel 1934, all’età di 14 anni, egli<br />

v<strong>in</strong>ce il secondo premio nella gara di lettura di un<br />

poema filosofico di Cyprian Norwid, autore polacco<br />

tra i suoi più amati. Proseguirà con letture di altri<br />

classici polacchi, ma anche dell’Antigone di Sofocle<br />

e della Div<strong>in</strong>a Commedia. Fondamentale fu<br />

l’<strong>in</strong>contro con M. Kotlarczyk, professore di l<strong>in</strong>gua<br />

polacca nel g<strong>in</strong>nasio di Wadowice, con il quale <strong>in</strong><br />

seguito avrebbe dato vita al teatro rapsodico.<br />

Wojtyla ne era entusiasta e lo considerava un pioniere,<br />

capace di esprimere con il suo teatro il cuore<br />

delle tradizioni letterarie nazionali. Nel 1938<br />

Wojtyla scelse il corso di laurea <strong>in</strong> Filologia polacca<br />

presso l’Università Jagellonica di Cracovia. Qui<br />

si confermò la sua «chiara predisposizione verso la<br />

letteratura», grazie alla frequentazione del corso di<br />

recitazione offerto dall’Università, ma soprattutto<br />

grazie al contatto <strong>in</strong><strong>in</strong>terrotto con Kotlarczyk, che<br />

<strong>in</strong> quella città animava <strong>in</strong>contri di giovani appassionati<br />

di poesia e teatro. Durante questi <strong>in</strong>contri i partecipanti<br />

condividevano l’idea che l’arte non sia<br />

«soltanto verità realistica, o solo gioco ma sia soprattutto<br />

un’elevazione architettonica, sia uno<br />

sguardo <strong>in</strong> avanti e <strong>in</strong> alto, sia una compagna della<br />

religione e la guida sulla via verso Dio; abbia la dimensione<br />

dell’arcobaleno romantico: dalla terra e<br />

dal cuore umano f<strong>in</strong>o all’Inf<strong>in</strong>ito».<br />

Ballate dei Beschidi, la prima raccolta poetica composta<br />

da Wojtyla, non è mai stata pubblicata ed è<br />

andata perduta. I versi erano ballate popolari. Egli<br />

coltivava <strong>in</strong>tanto il teatro unendosi al gruppo teatrale<br />

semiprofessionale Studio 39. Cont<strong>in</strong>uava a trovarsi<br />

con amici per appassionanti <strong>in</strong>contri di lettura<br />

e scrittura poetica. In questi contesti avverranno le<br />

uniche letture pubbliche delle sue poesie. Tra la primavera<br />

e l’estate del 1939 Wojtyla scrive una raccolta<br />

nota con due nomi diversi: Salterio r<strong>in</strong>ascimentale<br />

e Libro slavo. Essa comprende 17 sonetti e<br />

altre 7 composizioni. Poco dopo, il 1° settembre,<br />

Hitler <strong>in</strong>vade la Polonia. Wojtyla avverte le contraddizioni<br />

del momento. Nella figura del gigante<br />

Golia si concentra simbolicamente tutto il male dei<br />

suoi tempi, l’ombra del nazismo che avanza. La sua<br />

vocazione tuttavia non è alla spada, ma alla parola,<br />

densa di dolore, presentimenti, responsabilità, <strong>in</strong>vocazioni.<br />

La fonte biblica è cont<strong>in</strong>uamente richiamata,<br />

dai Salmi all’Apocalisse. La parola poetica è anch’essa<br />

salvaguardia della patria: l’amore per la l<strong>in</strong>gua,<br />

il culto per la storia e la tradizione polacca<br />

emergono con forza e decisione.<br />

Il 1939 è un anno di <strong>in</strong>tensa ispirazione. Nella primavera<br />

di quell’anno Wojtyla compone una raccolta<br />

di sonetti. Qui il compito del poeta è quello di costruire<br />

ponti, vie di salvezza per «chi ha ali legate»<br />

(Sonetto <strong>II</strong>). Così si <strong>in</strong>seguono tra i sonetti immag<strong>in</strong>i<br />

di albe, di cascate, di zolle fresche, di fiori e pascoli,<br />

di «liberazioni primaverili» (Sonetto VI), che<br />

si uniscono a quelle della storia della civiltà occidentale<br />

per generare una visione d<strong>in</strong>amica e cosmica<br />

di risurrezione. Wojtyla ha appena compiuto 19<br />

anni. È il tempo della giov<strong>in</strong>ezza ardente e passionale<br />

nella quale il compito e la vocazione del poeta<br />

si chiarifica maggiormente. Nel poema Parola–Logos<br />

la poesia è un offertorio <strong>in</strong>fuocato, come un forno<br />

che cuoce mattoni; l’anima dell’artista è una pietra<br />

<strong>in</strong>fuocata. L’anima dell’artista è:<br />

carbone degli arroventamenti,<br />

sasso al rosso <strong>in</strong>fuocato.<br />

<strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong> <strong>II</strong>, <strong>beato</strong><br />

Le figure del sacerdote, del saggio, del poeta e dell’attore<br />

sembrano fondersi proprio nella potenza<br />

della parola/Logos: «Nelle parole sono le potenze».<br />

Il crescendo di attenzione e co<strong>in</strong>volgimento nella<br />

potenza della parola ha una sua tappa importante <strong>in</strong><br />

Magnificat, uno splendido <strong>in</strong>no nel quale Wojtyla si<br />

identifica <strong>in</strong> Maria che, cantando il suo <strong>in</strong>no al «Padre<br />

d’immensa Poesia», preannuncia il compimento<br />

della Parola. Maria così diviene figura del poeta<br />

e del sacerdote, entrambi servitori della parola/Logos.<br />

È così un canto gioioso, segnato dall’ispirazione<br />

poetica, a giungere quando «Dio si ch<strong>in</strong>a sull’arpa».<br />

Le immag<strong>in</strong>i idilliche delle composizioni<br />

precedenti ritornano <strong>in</strong> questa, creando un’atmosfera<br />

solenne e prorompente, un salmo al Dio «Intagliatore<br />

di querce» denso di esultanza primordiale,<br />

robusta e colorata:<br />

Egli ha c<strong>in</strong>to la mia giov<strong>in</strong>ezza di un ritmo stupendo,<br />

ha forgiato il mio canto sopra un’<strong>in</strong>cud<strong>in</strong>e di quercia.<br />

Nell’autunno, dopo quel tragico 1° settembre, giorno<br />

dell’<strong>in</strong>vasione della Polonia, Wojtyla compone il<br />

salmo <strong>in</strong> tre stanze dal titolo … E quando Davide<br />

giunse alla sua terra madre. Ormai è il buio. Wojtyla<br />

è costretto dal vento ostile e freddo che spira a litigare<br />

con il proprio verso, con la propria ispirazione,<br />

con il senso stesso della poesia:<br />

Il vento d’autunno tagliò i miei desideri,<br />

come con uno slancio, <strong>in</strong> un colpo di spada,<br />

abbattè le statue, spezzò le visioni, –<br />

e mi ord<strong>in</strong>ò di litigare col mio canto.<br />

Da questo momento Wojtyla com<strong>in</strong>cerà ad allontanarsi<br />

dalla struttura della ballata, e si sp<strong>in</strong>gerà al<br />

verso libero, aff<strong>in</strong>ando anche un certo ermetismo<br />

che lo conduce a una poesia analogica, simbolica e<br />

visionaria. Le poesie degli anni tra il 1938 e il 1940


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sono come un grumo liquido che ha bisogno di consolidarsi.<br />

Alcuni versi sono folgoranti, premonitori,<br />

densi di capacità visiva, epica e sonora; altri sono<br />

chiaramente acerbi o, come affermò lo stesso<br />

Wojtyla, «artisticamente immaturi».<br />

In una lettera del 1940 a Kotlarczyk scrive: «Per quel<br />

che riguarda la fiamma, che dentro di me si è accesa,<br />

penso che essa dipenda strettamente dall’agire di una<br />

Forza suprema. Non è, come mi pare, elaborazione<br />

artigianale, ma un certo impulso. Non vorrei dire addirittura:<br />

azione della Grazia, tutto può essere azione<br />

della Grazia, bisogna soltanto sapere e soprattutto<br />

volere collaborare con essa, come ci <strong>in</strong>segna la p<strong>arabo</strong>la<br />

dei talenti. Allora, penso che alla Grazia bisogna<br />

sapere rispondere con l’umiltà (Umiltà). Dunque, <strong>in</strong><br />

questa dimensione, la lotta per la Poesia sarà la lotta<br />

per l’Umiltà». Nel 1942 Wojtyla avvisa l’amico e<br />

maestro di non contare più su di lui: l’anno successivo<br />

avrebbe chiesto al card<strong>in</strong>al Sapieha di com<strong>in</strong>ciare<br />

il camm<strong>in</strong>o per l’ord<strong>in</strong>azione sacerdotale. La risposta<br />

di Kotlarczyk pare sia stata: «Che cosa stai facendo?<br />

Vuoi sprecare il tuo talento?».<br />

La pressione<br />

dell’<strong>in</strong>visibile<br />

Karol Wojtyla è ord<strong>in</strong>ato sacerdote il 1° novembre<br />

1946, lo stesso anno nel quale pubblica la sua prima<br />

opera della maturità, Canto del Dio nascosto,<br />

<strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong> <strong>II</strong>, <strong>beato</strong><br />

<strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong> <strong>II</strong> a Edmonton, il 17 settembre 1984.<br />

scritto durante gli anni del sem<strong>in</strong>ario clandest<strong>in</strong>o.<br />

Adesso ha 26 anni. Il Canto è il frutto di una lenta<br />

evoluzione, già però chiaramente implicita nella<br />

poesia giovanile, dove poeta, attore, liberatore e sacerdote<br />

apparivano talmente sovrapposti nei loro<br />

ruoli da costituire una figura unica.<br />

Wojtyla si lascia ispirare dalla poesia di san <strong>Giovanni</strong><br />

della Croce e comprende come vedere non significa<br />

guardare. Anzi: non serve che gli occhi si<br />

strizz<strong>in</strong>o per farsi acuti perché «più aguzzo lo<br />

sguardo, meno riesco a vedere», scrive. La tensione<br />

è verso una soglia che va raggiunta solo mediante<br />

uno sguardo aperto, meravigliato, <strong>in</strong>tenso, capace<br />

di toccare il fondo e co<strong>in</strong>volgere l’anima, che<br />

niente può saziare f<strong>in</strong>o <strong>in</strong> fondo.<br />

Così nel 1950 Wojtyla scrive il poemetto <strong>in</strong> otto<br />

parti Canto dello splendore dell’acqua, che ha al<br />

centro la figura della samaritana al pozzo e il suo<br />

mutamento <strong>in</strong>teriore davanti alle parole di Gesù. Lo<br />

sguardo del poeta si fissa sull’acqua del pozzo:<br />

Guarda – l’acqua senza posa si sfalda <strong>in</strong> scaglie<br />

[d’argento –<br />

e trema <strong>in</strong> essa il peso della profondità<br />

come quando la pupilla sente, nel profondo, l’immag<strong>in</strong>e.<br />

L’acqua lava dai tuoi occhi i cerchi di stanchezza<br />

e ti lambisce il volto con riflessi di larghe foglie.<br />

Lo sguardo di Wojtyla poi si sposta su un paesaggio<br />

urbano, tra i passi dei viandanti <strong>in</strong> una sera di pioggia<br />

e «la folla che naviga dietro l’onda del neon».<br />

Sono i «samaritani» di oggi. Alla f<strong>in</strong>e la samaritana<br />

riprende la propria voce esultante: il pozzo l’ha <strong>in</strong>-<br />

265


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266<br />

trodotta nei suoi stessi occhi, dandole una comprensione<br />

meravigliata della vita. Nel fondo dell’abisso<br />

del pozzo ormai le pupille percepiscono lo<br />

splendore dell’acqua:<br />

Nel fondo stesso, a cui volevo solo att<strong>in</strong>gere<br />

acqua con la mia brocca, ormai da tempo alle pupille<br />

aderisce splendore…<br />

L’uomo soffre soprattutto per mancanza di «visione»,<br />

perché è <strong>in</strong>capace di vedere ciò che più conta<br />

e così deve lottare per aprirsi la strada fra i segni,<br />

forse brancolando nel buio. È questa la conv<strong>in</strong>zione<br />

che emerge da un poemetto del 1952, Pensiero –<br />

Strano spazio, ispirato alla lotta di Giacobbe con<br />

l’angelo. Egli trema perché, come <strong>in</strong> un’illum<strong>in</strong>azione,<br />

«la realtà / mai gli si era aperta davanti così<br />

all’improvviso».<br />

Ecco il punto: l’<strong>in</strong>quietud<strong>in</strong>e, la «lotta con l’angelo»,<br />

si risolve <strong>in</strong> una comprensione possibile solamente<br />

se la coscienza è penetrata f<strong>in</strong>o <strong>in</strong> fondo da<br />

Qualcuno che la avvolge. Questa <strong>in</strong>quietud<strong>in</strong>e deve<br />

fare i conti sempre anche con la concretezza e la durezza<br />

della vita. Nel 1957 Wojtyla compone <strong>in</strong>fatti<br />

il poemetto La cava di pietra. Il tema è il lavoro fisico.<br />

Wojtyla lo conosceva bene: dal 1939 al 1944<br />

per evitare la deportazione lavorò come operaio prima<br />

nelle cave, e poi nelle <strong>in</strong>dustrie chimiche Solvay,<br />

presso Cracovia. L’esperienza segnò il giovane<br />

Wojtyla. Scrive:<br />

Le mani sono il paesaggio del cuore. […]<br />

Non solamente le mani calano giù col peso del martello,<br />

non solamente il torso si tende e i muscoli disegnano la<br />

[loro forma,<br />

ma attraverso il lavoro passano i suoi pensieri più <strong>in</strong>tensi<br />

per <strong>in</strong>trecciarsi <strong>in</strong> rughe sulla fronte,<br />

per congiungersi <strong>in</strong> alto, sopra il capo, nell’arco acuto<br />

[di braccia e di vene.<br />

La concretezza del dettaglio e il disegno di un fisico<br />

virile, robusto, fatto di muscoli, braccia e vene,<br />

accompagnano una visione ampia e profonda del lavoro,<br />

capace di plasmare la materia con l’<strong>in</strong>telligenza<br />

e la passione. «Il lavoro ha <strong>in</strong>izio dentro»<br />

l’uomo: non è un’azione esterna, estranea. Poi «fuori<br />

tanto si dilata / che presto prende le mani, raggiunge<br />

i conf<strong>in</strong>i del respiro».<br />

Il rapporto tra l’uomo e la materia è sublime e rischioso:<br />

«L’uomo ha portato con sé la segreta<br />

struttura del mondo». Perf<strong>in</strong>o la materia, le pietre,<br />

lo sanno perché conoscono la violenza che «fende<br />

la loro compatta perfezione». Spesso al lavoro si<br />

accompagnano anche reazioni colleriche. Ma, scrive<br />

il poeta, proprio «l’amore prorompe più alto se<br />

più lo impregna la rabbia».<br />

Tutte le forze, anche quelle più <strong>in</strong>domabili, possono<br />

essere energie da bruciare per la più profonda<br />

realizzazione dell’uomo.<br />

<strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong> <strong>II</strong>, <strong>beato</strong><br />

L’umanità<br />

& l’energia del mondo<br />

Quattro mesi prima di divenire vescovo di Cracovia,<br />

nel marzo 1958, <strong>in</strong> occasione della Domenica<br />

delle Palme, veniva pubblicato il poema Profili di<br />

Cireneo, che Wojtyla aveva composto un anno prima.<br />

Vengono dip<strong>in</strong>ti 14 profili di «cirenei» contemporanei:<br />

il melanconico, lo schizoide, i ciechi, l’attore,<br />

la ragazza delusa <strong>in</strong> amore, i fanciulli, due<br />

operai, un <strong>in</strong>tellettuale, un emotivo, un volitivo…<br />

Wojtyla compone una fenomenologia poetica dell’uomo<br />

contemporaneo <strong>in</strong> piccoli ma densissimi<br />

quadri. Ciascun profilo è quello di un cireneo che<br />

ha il proprio giogo da portare sulle spalle. Il giovane<br />

vescovo Wojtyla si reca <strong>in</strong> un paese di montagna<br />

per impartire il sacramento della confermazione e<br />

così nel 1961 scrive Nascita dei confessori, una sorta<br />

di riflessione poetica su questa visita pastorale<br />

nella quale, tramite la cresima, sono nati nuovi<br />

«confessori» della fede. Il vescovo sente di esserne<br />

un dispensatore di energie: «Tocco forze di cui l’uomo<br />

dovrà traboccare». Anche il viso dei fedeli che<br />

ricevono il sacramento, la «tanta gente assorta»,<br />

sembrano potenziali di energia. Nei volti, segnati<br />

dal gioco delle rughe, soprattutto negli occhi<br />

un campo elettrico vibra…<br />

Qui l’elettricità è reale – ed è <strong>in</strong>sieme anche un simbolo.<br />

È, <strong>in</strong>fatti, simbolo del pensiero, dello spirito, delle<br />

forze che sono nell’uomo sulle quali si esercita «la<br />

pressione dell’<strong>in</strong>visibile imprigionata <strong>in</strong> fasci di atmosfere».<br />

A un certo punto l’energia dello Spirito<br />

sembra affluire anche da qualunque fonte creata:<br />

Ti raccoglierò da tutti gli alvei<br />

dai ruscelli, dalle fonti di luce, dalle radici degli alberi,<br />

dagli spazi del sole.<br />

Durante il concilio Vaticano <strong>II</strong>, tra l’ottobre e il dicembre<br />

del 1962, il vescovo Wojtyla compone la raccolta<br />

di nove poesie dal titolo Chiesa – I pastori e le<br />

fonti, ispirata appunto al mistero della Chiesa nel suo<br />

aspetto materiale e nel suo aspetto spirituale. Pietro <strong>in</strong><br />

questi versi vuole essere «Colui che sostiene i passi –<br />

come la roccia sostiene lo zoccolare di un gregge».<br />

Leggere questi versi con il senno di poi colpisce il lettore,<br />

che coglie <strong>in</strong> essi l’anticipo di una missione e il<br />

senso di un pontificato. Nel 1967 Wojtyla, ad appena<br />

47 anni, sarà creato card<strong>in</strong>ale da <strong>Paolo</strong> VI. Inizia da<br />

questo momento un silenzio poetico che durerà otto<br />

anni. La pausa si <strong>in</strong>terromperà nel 1974, con l’opera<br />

Pensando patria…, che sarà pubblicata solamente<br />

dopo la sua elezione al pontificato, nel 1979, ancora


spadaro poesia5.qxp 05/04/2011 15.41 Pag<strong>in</strong>a 267<br />

sempre sotto pseudonimo. La Polonia è così <strong>in</strong>vocata:<br />

«O terra che non cessi di essere un atomo del nostro<br />

tempo!». Gli eventi storici sono la «liturgia degli<br />

eventi» che si celebra nella grande «Eucaristia dei<br />

mondi». L’ultima composizione di Wojtyla pubblicata<br />

prima della sua elezione al soglio di Pietro è<br />

Meditazione sulla morte, composta nel 1975. Qui la<br />

sua riflessione è come un flusso di coscienza, che<br />

va per barlumi e <strong>in</strong>tuizioni. Alla Meditazione sulla<br />

morte segue nel 1978 la composizione di La redenzione<br />

cerca la tua forma per entrare nell’<strong>in</strong>quietud<strong>in</strong>e<br />

di ogni uomo, che fu pubblicata sotto pseudonimo<br />

quando il poeta era già stato eletto Pontefice.<br />

Come il poema Profili di Cireneo si ispirava alla figura<br />

di Simone di Cirene, così quest’opera si concentra<br />

sulla Veronica, che nel camm<strong>in</strong>o della croce<br />

asciugò il volto di Cristo. L’uomo <strong>in</strong> questi versi è<br />

forma <strong>in</strong>quieta che nessuno sguardo è <strong>in</strong> grado di<br />

raggiungere f<strong>in</strong>o <strong>in</strong> fondo, ma il volto di Cristo impresso<br />

nel velo di Veronica attraversa colui che lo<br />

contempla, dando pace alla sua <strong>in</strong>quietud<strong>in</strong>e.<br />

Il «Trittico romano»<br />

Dal 1978, data della composizione di Stanislao e dell’elezione<br />

al pontificato, Wojtyla abbandona l’esplicita<br />

pratica poetica per riprenderla ben ventic<strong>in</strong>que anni<br />

dopo con la composizione di Trittico romano. Esso si<br />

compone di tre grandi quadri: «Torrente», «Meditazioni<br />

sulla “Genesi”. Dalla soglia della Cappella Sist<strong>in</strong>a»,<br />

e «Colle nel paese di Moria». La prima tavola si<br />

apre con l’esperienza della creazione, della sua bellezza<br />

e della sua forza. Da qui si apre un pellegr<strong>in</strong>aggio<br />

controcorrente che ha la sua prima tappa nella seconda<br />

tavola del Trittico. Il milieu cosmico si allarga all’<br />

<strong>in</strong>effabile spazio che avvolge tutto.<br />

È il Creatore:<br />

Avvolge ogni cosa, traendo l’esistenza dal nulla,<br />

e non soltanto <strong>in</strong> pr<strong>in</strong>cipio, ma di cont<strong>in</strong>uo.<br />

Il poeta è all’<strong>in</strong>gresso della Cappella Sist<strong>in</strong>a, e la visione<br />

è quella del Giudizio. Rapito dall’affresco,<br />

Wojtyla, come <strong>in</strong> un gioco di specchi, <strong>in</strong>tuisce che il<br />

testo biblico genera una visione, la quale resta come<br />

<strong>in</strong> attesa che qualcuno la colga e la rappresenti artisticamente.<br />

Il racconto biblico «aspettava il frutto della<br />

“visione”», anzi esso era atteso s<strong>in</strong> da «quando il Verbo<br />

si fece carne». Ogni uomo è chiamato a «riacquistare<br />

questa visione di nuovo». Scriveva acutamente<br />

l’allora card. Ratz<strong>in</strong>ger nel suo commento al Trittico:<br />

«Il camm<strong>in</strong>o che conduce alla sorgente è un camm<strong>in</strong>o<br />

per diventare vedenti: per imparare da Dio a vedere.<br />

Allora appaiono il pr<strong>in</strong>cipio e la f<strong>in</strong>e». Le architetture<br />

metaforiche della poesia di Wojtyla non sono af-<br />

<strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong> <strong>II</strong>, <strong>beato</strong><br />

<strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong> <strong>II</strong> sulla porta della Casa<br />

degli schiavi, nell’isola di Gorée, il 22 febbraio<br />

1992.<br />

fatto «leggere». Esse si <strong>in</strong>trecciano a domande <strong>in</strong>quiete<br />

e risposte di grande <strong>in</strong>tensità spirituale che fanno<br />

appello a energie e meditazioni profonde. Per sensibilità,<br />

si <strong>in</strong>seriscono nell’alveo della cosiddetta<br />

«poesia metafisica» (da Dante a John Donne, a T.S.<br />

Eliot), caratterizzata da un’immag<strong>in</strong>azione metaforica<br />

secondo cui le verità astratte si rappresentano <strong>in</strong><br />

forma di immag<strong>in</strong>i sensibili. Conferma questa natura<br />

«metafisica» la capacità che Wojtyla ha di cogliere e<br />

creare una serie di relazioni tra elementi concreti (la<br />

Polonia, la cava di pietre…), personaggi (Simone di<br />

Cirene, Giacobbe, Veronica, Abramo…) e idee, deducendo<br />

metafore da altre metafore. Dalle poesie giovanili,<br />

che seguivano una struttura formale precisa, l’ispirazione<br />

di Wojtyla si è mossa verso composizioni<br />

che seguono il ritmo del pensiero, che si restr<strong>in</strong>gono<br />

f<strong>in</strong>o all’ermetismo e che si allargano f<strong>in</strong>o alla meditazione<br />

<strong>in</strong> prosa. Tra pensiero e visione non sembrano<br />

esserci cesure: il suo è veramente «pensiero poetante»,<br />

per citare Eliot, nel senso che tratta concetti filosofici<br />

e teologici, certo, ma non come materia di discussione,<br />

ma come materia di visione.<br />

Antonio Spadaro<br />

267


Lecca Lettera Innsbruck.qxp 05/04/2011 15.55 Pag<strong>in</strong>a 268<br />

268<br />

Nicola<br />

Lecca<br />

Lettera<br />

da Innsbruck<br />

Innsbruck è una città sontuosa, ma piccola:<br />

adagiata <strong>in</strong> una valle circondata da montagne<br />

altissime, ricoperte di neve e di silenzio. È una città di<br />

chiese rosa confetto, di colori pastello e di notti lunghe<br />

<strong>in</strong> cui, ben prima di mezzanotte, i rumori scompaiono<br />

e l’eco dei passi e dei bisbigli sa diffondersi <strong>in</strong> maniera<br />

arcana lungo i porticati medievali, ormai deserti e<br />

immuni al candore della neve. Il legno brucia nei cam<strong>in</strong>i,<br />

appanna i vetri delle tante f<strong>in</strong>estre colorate e diffonde<br />

per il centro storico un profumo rasserenante.<br />

Orme di Sissi & di Mozart<br />

A chi non sia famigliare con l’architettura della città,<br />

il palazzo reale appare improvviso nella sua imponenza.<br />

Un tempo era l’imperatrice Sissi a frequentarlo.<br />

Oggi, <strong>in</strong>vece, gli sposi più benestanti affittano quel<br />

palazzo per rendere <strong>in</strong>dimenticabile il giorno delle loro<br />

nozze. Di lei rimangono soltanto la nostalgia e il<br />

suo nome scritto <strong>in</strong> grande nelle <strong>in</strong>segne dei negozi<br />

che vendono souvenir e cartol<strong>in</strong>e. Sono <strong>in</strong>segne già<br />

antiche: <strong>in</strong> ferro battuto. Le si guarda, con un certo <strong>in</strong>canto,<br />

ospitare gli avanzi della nevicata recente.<br />

Fra loro, <strong>in</strong>giustamente, troneggia per grandezza la<br />

«M» simbolo di una catena <strong>in</strong>ternazionale di fast<br />

food che, per farsi perdonare l’<strong>in</strong>decenza di rov<strong>in</strong>are<br />

una delle più belle strade d’Europa, promuove la<br />

produzione locale di speck con uno speciale pan<strong>in</strong>o<br />

tirolese appositamente creato ad hoc da un team di<br />

Un’oasi<br />

di benessere irreale<br />

tra le Alpi<br />

Una l<strong>in</strong>ce<br />

dell’Alpenzoo<br />

di Innsbruck.<br />

esperti della comunicazione. Poco distante, la pensione<br />

della «Croce Bianca» (<strong>in</strong> loco dal Medioevo)<br />

ricorda con orgoglio che il giovane Wolfgang Amadeus<br />

Mozart e suo padre vi presero stanza nell’<strong>in</strong>verno<br />

del 1769 (era quasi Natale, specifica con precisione<br />

il cartello esposto <strong>in</strong> una piccola vetr<strong>in</strong>a accanto<br />

all’<strong>in</strong>gresso: e i due stavano viaggiando verso<br />

l’Italia). Le stanze sono arredate come fossero la<br />

casa di Biancaneve e dalle f<strong>in</strong>estre si vedono le<br />

montagne, vic<strong>in</strong>issime, dom<strong>in</strong>are il panorama con<br />

grazia, nonostante la loro imponenza.<br />

Kurt ha 21 anni, studia medic<strong>in</strong>a all’università: anche<br />

lui ama le montagne, ma spiega che, a lungo andare,<br />

il loro abbraccio materno diventa opprimente:<br />

«Sembra quasi di soffocare: si desidera il mare, l’orizzonte<br />

aperto». Ma il mare, purtroppo, non c’è. Invece<br />

c’è il fiume Inn (Innsbruck significa, appunto,<br />

ponte sull’Inn). Il suo scorrere è lento e sereno, e si<br />

fa una certa fatica anche soltanto a immag<strong>in</strong>are che<br />

lungo quegli stessi arg<strong>in</strong>i sereni, nel villaggio di Branau<br />

am Inn, agli <strong>in</strong>izi del Novecento faceva le sue<br />

prime passeggiate il giovane Adolf Hitler. La sua casa<br />

natale, oggi, è stata trasformata <strong>in</strong> una biblioteca.<br />

Scritte contro di lui e contro il nazismo si possono<br />

ancora leggere nei muri della periferia di Innsbruck.<br />

Diversa da Vienna, diversissima da Salisburgo (ormai<br />

<strong>in</strong>ondata dai turisti e resa ridicola dalla cont<strong>in</strong>ua e ossessiva<br />

commemorazione di Mozart) Innsbruck è la<br />

città austriaca con più eleganza e con più bellezza. Mai<br />

imponente, mai solenne: ma sognante e irreale: perfettamente<br />

immersa <strong>in</strong> una natura ancora padrona di tut-


Lecca Lettera Innsbruck.qxp 05/04/2011 15.55 Pag<strong>in</strong>a 269<br />

to. Sembra di vivere nel set di un film, <strong>in</strong> una realtà<br />

che non esiste più. Specialmente di giorno: quando<br />

una luce fortissima si <strong>in</strong>canala per le viuzze del centro<br />

producendo mille ombre, sulle facciate, e mille riflessi<br />

sui vetri delle f<strong>in</strong>estre. È una luce <strong>in</strong>tensa, forte. La<br />

si avverte sul viso con una certa prepotenza.<br />

Enigmatiche s<strong>in</strong>estesie<br />

Approfittando del sole alto, si scatta qualche fotografia:<br />

si cerca di catturare <strong>in</strong> un’immag<strong>in</strong>e l’essenza<br />

della città. Ma Innsbruck <strong>in</strong> fotografia non viene bene:<br />

non si vede che una piccola parte del suo <strong>in</strong>canto.<br />

Neanche le cartol<strong>in</strong>e più belle riescono a raccontarla.<br />

Non traspare quasi nulla della sua bellezza. Anzi,<br />

sembra un luogo grossolano: perché Innsbruck, <strong>in</strong><br />

fondo, non emoziona soltanto per i suoi palazzi, per<br />

le sue piazze o per il suo duomo (ormai vuoto durante<br />

la messa e pieno di turisti soltanto dopo...).<br />

A Innsbruck, <strong>in</strong>vece, ciò che <strong>in</strong>canta è più segreto.<br />

È l’enigma di molte emozioni messe <strong>in</strong>sieme, di<br />

sensazioni preziose, trasmesse all’anima non soltanto<br />

dalla vista, ma anche dagli altri c<strong>in</strong>que sensi.<br />

Il profumo del bosco, il suo verde <strong>in</strong>tenso (a contrastare<br />

con il manto bianco che ricopre i tetti delle<br />

case), il rumore rasserenante del fiume, le tante pasticcerie<br />

davanti alla cui vetr<strong>in</strong>a ci si attarda <strong>in</strong>decisi<br />

proprio come i bamb<strong>in</strong>i, il negozio delle lanterne,<br />

il gelo che si appiccica alla faccia e rende bianco<br />

ogni respiro, ma soprattutto il silenzio, che una notte<br />

precoce regala come un dono.<br />

Intanto, a quasi mille metri di altezza nell’Alpenzoo<br />

(che si raggiunge dalla città <strong>in</strong> una mezz’ora seguendo<br />

un sentiero per il bosco) i cuccioli di stambecco<br />

imparano a lottare con le loro corna ancora<br />

giovani, le alci (sponsorizzate dalla Ikea) guardano<br />

Le case color confetto, il legno che arreda<br />

e che brucia, il fiume e le montagne, l’acqua<br />

e la neve: è la magia di Innsbruck.<br />

giù verso la città con tutta l’<strong>in</strong>differenza di cui sono<br />

capaci, mentre i caprioli si avvic<strong>in</strong>ano ai visitatori<br />

senza paura. Soltanto il lupo è triste.<br />

Dall’Alpenzoo, una funicolare conduce <strong>in</strong> poco<br />

tempo a duemila metri di altezza. Il biglietto costa<br />

caro, ma ne vale la pena. Dall’alto Innsbruck appare<br />

microscopica. Un cerchietto attraversato da un filo<br />

azzurro. Gli aerei, piccoli come mosche, vanno e<br />

vengono da un aeroporto miracolosamente ricavato<br />

<strong>in</strong> uno spazio piccolissimo: tutto appare. E sembra<br />

di poter comprendere meglio la città, il suo muoversi<br />

grazioso e costante, come dentro a un carillon<br />

ben congeniato.<br />

Ritornano alla mente con un sorriso i giochi vivaci<br />

degli ermell<strong>in</strong>i, i top<strong>in</strong>i bianchi (grandi quando una<br />

moneta) che giocano <strong>in</strong><strong>in</strong>terrottamente nel microhabitat<br />

artificiale per loro ricreato dai ricercatori<br />

dell’Alpenzoo. Ci si ricorda degli orribili ritratti di<br />

Mozart nella sala per le colazioni della pensione<br />

«La Croce Bianca» e del fatto che le signore grasse<br />

si <strong>in</strong>gozzavano di speck alle 7 del matt<strong>in</strong>o. Si ricordano,<br />

soprattutto, i tanti supermercati della città, organizzati<br />

<strong>in</strong> maniera quasi militare: senza mai un<br />

granello di polvere e con 45 tipi di acqua m<strong>in</strong>erale<br />

che i clienti hanno imparato a scegliere con cognizione:<br />

come fossero v<strong>in</strong>i da abb<strong>in</strong>are alle pietanze.<br />

Allora ci si rende conto che Innsbruck, <strong>in</strong> fondo, è<br />

una città privilegiata. Un luogo di pace e serenità,<br />

un’oasi di benessere e di irrealtà <strong>in</strong>castonata tra le<br />

Alpi più severe. Un luogo l<strong>in</strong>do e un po’ fatato <strong>in</strong><br />

cui le ombre e il silenzio regnano <strong>in</strong>disturbatamente,<br />

di notte <strong>in</strong> notte, da oltre mille anni.<br />

Nicola Lecca<br />

269


Lecca Lettera Innsbruck.qxp 05/04/2011 15.55 Pag<strong>in</strong>a 270<br />

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Pelaez Pasqua.qxp 05/04/2011 15.57 Pag<strong>in</strong>a 271<br />

SPIRITUALITÀ<br />

Pasqua con i tuoi<br />

«Natale con i tuoi, Pasqua<br />

con chi vuoi». Per una<br />

volta il detto popolare non<br />

dice la verità. Anche Pasqua<br />

è una festa che si celebra<br />

<strong>in</strong> famiglia.<br />

A giustificazione di quest’errore<br />

si può addurre la<br />

dolce umanità del Natale e<br />

la maggiore difficoltà di<br />

comprendere razionalmente<br />

il significato della<br />

Pasqua cristiana e il suo<br />

legame con la Pasqua<br />

ebraica. Si comprende così<br />

come il processo di secolarizzazione<br />

abbia cancellato<br />

con più facilità nella<br />

cultura popolare ogni<br />

traccia religiosa dalle festività<br />

pasquali, salvo lasciare<br />

<strong>in</strong> piedi le celebrazioni<br />

scenografiche della<br />

Passione prive dei loro<br />

primitivi legami con le celebrazioni<br />

liturgiche, e trovi,<br />

<strong>in</strong>vece, più resistenze<br />

nel rimuovere i connotati<br />

cristiani del Natale.<br />

La nascita, l’<strong>in</strong>fanzia, la<br />

famiglia fanno parte del<br />

nostro mondo di esperienze.<br />

Che Dio sia stato un<br />

bamb<strong>in</strong>o è un pensiero<br />

che ci tocca immediatamente.<br />

Con la Pasqua è<br />

diverso: <strong>in</strong> questo caso<br />

Dio non è entrato nella<br />

nostra vita abituale, ma, tra i suoi<br />

conf<strong>in</strong>i, ha aperto un passaggio<br />

su un nuovo spazio posto al di là<br />

della morte a cui l’uomo di oggi<br />

non vuole nemmeno pensare.<br />

Il Figlio dell’uomo, Dio, non ci<br />

segue più, ci precede e ci fa coraggio<br />

per seguirlo. Come dice il<br />

Catechismo della Chiesa cattoli-<br />

Ambrogio Bergognone, Cristo risorto, 1490<br />

ca., Wash<strong>in</strong>gton, National Gallery of Art.<br />

ca (CCC n. 1085), «venuta la sua<br />

“ora” egli vive l’unico avvenimento<br />

della storia che non passa:<br />

Gesù muore (...). È un evento<br />

reale, accaduto nella nostra storia,<br />

ma è unico: tutti gli altri avvenimenti<br />

della storia accadono<br />

una volta, poi passano (...). Il mistero<br />

pasquale di Cristo, <strong>in</strong>vece,<br />

non può rimanere soltanto<br />

nel passato, dal<br />

momento che con la sua<br />

morte egli ha distrutto<br />

la morte, e tutto ciò che<br />

Cristo ha compiuto e<br />

sofferto per tutti gli uom<strong>in</strong>i<br />

partecipa dell’eternità<br />

div<strong>in</strong>a e perciò abbraccia<br />

tutti i tempi e <strong>in</strong><br />

essi è reso presente».<br />

Occorre perciò un r<strong>in</strong>novato<br />

impegno pastorale<br />

che assicuri, malgrado<br />

le difficoltà dell’organizzazione<br />

del lavoro<br />

e del semplice più<br />

esteso turismo pasquale,<br />

una maggiore partecipazione<br />

dei fedeli alla<br />

liturgia del triduo pasquale.<br />

La Pasqua sottol<strong>in</strong>ea i<br />

punti di <strong>in</strong>serzione del<br />

mistero cristiano nella<br />

tradizione della Pasqua<br />

ebraica.<br />

La parola ebraica «pasqua»<br />

viene tradotta<br />

«passaggio». Di quale<br />

passaggio si tratta? Nella<br />

Pasqua ebraica come<br />

<strong>in</strong> quella cristiana si<br />

parla di un evento storico<br />

che ha come protagonista<br />

Dio stesso, e del<br />

suo significato allegorico.<br />

«Pasqua della storia,<br />

tesa verso il futuro, presso gli<br />

ebrei; presso i cristiani, Pasqua<br />

compiuta nella morte e nella risurrezione<br />

di Cristo, anche se ancora<br />

<strong>in</strong> attesa di def<strong>in</strong>itiva consumazione»<br />

(CCC n. 1096).<br />

Nella Pasqua ebraica l’evento<br />

storico commemorato è la liberazione<br />

del popolo di Israele dalla<br />

271


Pelaez Pasqua.qxp 05/04/2011 15.57 Pag<strong>in</strong>a 272<br />

272<br />

schiavitù <strong>in</strong> Egitto; nella Pasqua<br />

cristiana si commemora il passaggio<br />

di Cristo, Figlio di Dio<br />

che discese dal Cielo, passò <strong>in</strong><br />

mezzo agli uom<strong>in</strong>i facendo del<br />

bene, fu crocifisso, risorse ed è<br />

asceso <strong>in</strong> Cielo.<br />

In entrambe le pasque il significato<br />

allegorico consiste nel passaggio<br />

dell’uomo dalla schiavitù<br />

dei vizi alla libertà della virtù.<br />

«Schiavi fummo<br />

<strong>in</strong> Egitto»<br />

I giudei celebravano la Pasqua<br />

istituita da Mosè (Es 12) come la<br />

festa più grande dell’anno. Commemoravano<br />

il giorno della partenza<br />

dalla schiavitù <strong>in</strong> Egitto<br />

quando ogni famiglia nella propria<br />

casa, aveva immolato, per<br />

ord<strong>in</strong>e di Yahvé, un agnello.<br />

L’unzione degli stipiti delle porte<br />

con il sangue dell’agnello aveva<br />

ottenuto loro grazia, quando l’angelo<br />

aveva sterm<strong>in</strong>ato, di notte,<br />

tutti i primogeniti degli egiziani.<br />

Soltanto così essi avevano potuto<br />

abbandonare la terra della schiavitù,<br />

passare a piedi asciutti il mare,<br />

e partire per la Terra promessa.<br />

Ogni anno, di generazione <strong>in</strong> generazione,<br />

i genitori narrano ai figli<br />

il significato della festa di<br />

Pasqua come memoria dell’evento<br />

che tiene unito non solo etnicamente,<br />

ma soprattutto religiosamente<br />

il popolo di Israele. Durante<br />

la cena pasquale il figlio<br />

doveva rivolgersi al padre dicendo:<br />

«Perché diversa è questa notte<br />

da tutte le notti? Infatti tutte le<br />

notti noi mangiamo lievitato e<br />

azzimo; questa notte tutto quanto<br />

azzimo». Il padre rispondeva:<br />

«Schiavi fummo <strong>in</strong> Egitto del faraone,<br />

e il Signore Dio nostro ci<br />

fece uscire di là con mano forte e<br />

braccio disteso».<br />

La celebrazione della Pasqua tiene<br />

viva la memoria identitaria del<br />

pio israelita il quale, educato religiosamente,<br />

è reso consapevole<br />

della sua dignità di uomo libero,<br />

di essere proprio lui uscito dalla<br />

schiavitù <strong>in</strong> Egitto. La liberazione<br />

non riguarda il passato, è un avvenimento<br />

che cont<strong>in</strong>ua ora e sempre<br />

a esercitare il suo <strong>in</strong>flusso.<br />

Tutto il cristianesimo è realizzazione<br />

del mistero pasquale. La<br />

morte e la risurrezione di Cristo<br />

sono i momenti più solenni della<br />

nostra redenzione.<br />

La passione di Cristo è stata raffigurata<br />

dal popolo ebraico quando<br />

ha ricevuto l’ord<strong>in</strong>e di contrassegnare<br />

le porte delle casa<br />

con il sangue dell’agnello. Il<br />

mondo è oppresso dal peccato, il<br />

giudizio deve colpire i peccatori,<br />

ma Dio risparmia quanti sono segnati<br />

con il sangue di Cristo. Distrutto<br />

il peccato <strong>in</strong> virtù di Cristo,<br />

il battesimo genera l’uomo<br />

nuovo (l’unzione fatta sulla fronte<br />

del battezzando mette <strong>in</strong> fuga<br />

il demonio). Questo segno visibile<br />

opera un effetto <strong>in</strong>visibile. Lo<br />

Spirito è disceso <strong>in</strong> colui che è<br />

stato contrassegnato sulla fronte<br />

come su una porta: sigillo della<br />

croce, sigillo dello Spirito.<br />

Dal costato squarciato di Cristo<br />

l’evangelista <strong>Giovanni</strong> vide uscire<br />

sangue e acqua. È Gesù che dà<br />

la sua vita umana, versando il suo<br />

sangue. E nello stesso istante ci<br />

sommerge con la sua vita div<strong>in</strong>a,<br />

di cui l’acqua è il simbolo. Tutti i<br />

sacramenti, come altrettanti canali<br />

di grazia, sono usciti dal mistero<br />

pasquale. La cosa appare<br />

evidente <strong>in</strong> quell’acqua, sacramento<br />

del battesimo, e <strong>in</strong> quel<br />

sangue, sacramento dell’eucaristia<br />

istituito il Giovedì santo durante<br />

il banchetto pasquale, che<br />

sgorgano dal costato di Cristo appeso<br />

alla croce.<br />

L’<strong>in</strong>iziazione alla vita cristiana,<br />

l’<strong>in</strong>gresso nella famiglia di Dio<br />

che è la Chiesa, si realizza nella<br />

notte di Pasqua ricevendo i sacramenti<br />

del battesimo, della confermazione<br />

e dell’eucaristia, perciò<br />

la liturgia dell’<strong>in</strong>iziazione<br />

della veglia pasquale è piena di<br />

rem<strong>in</strong>iscenze della schiavitù <strong>in</strong><br />

Egitto e dell’esodo del popolo<br />

d’Israele. Cristo è ora l’agnello<br />

sacrificato per i nostri peccati.<br />

Colui del quale parla la Pasqua<br />

cristiana, Gesù Cristo, è realmen-<br />

te «sceso nel regno dei morti».<br />

Egli ha risposto – è stato autorevolmente<br />

detto – alla richiesta del<br />

ricco Epulone: «manda su qualcuno<br />

dal mondo dei morti, così<br />

noi crederemo» (cfr Lc 16, 27<br />

ss.)! Egli è il vero Lazzaro, è venuto<br />

di qua aff<strong>in</strong>ché noi credessimo.<br />

Non giunse portando emozionanti<br />

descrizioni dell’Aldilà.<br />

Ci ha detto <strong>in</strong>vece che «prepara<br />

delle dimore» per noi (Gv 14, 23).<br />

Nell’attesa che gli uom<strong>in</strong>i possano<br />

attraverso la morte, ricongiungersi<br />

con Cristo, ogni ricorrenza<br />

della Pasqua vuole immettere<br />

sempre più ognuno di noi e l’umanità<br />

<strong>in</strong>tera nel mistero cristiano,<br />

mistero di morte al peccato<br />

mediante il sacramento della penitenza<br />

riconciliatrice e di risurrezione<br />

a una vita nuova nutrita<br />

dall’eucaristia.<br />

Un banchetto<br />

per tutte le genti<br />

Il famigliare banchetto pasquale<br />

è stato considerato dal giudaismo<br />

come figura del Regno a venire,<br />

come fest<strong>in</strong>o messianico. Daniélou<br />

(Bibbia e liturgia, Milano<br />

1959, pp. 204 ss.) ha sottol<strong>in</strong>eato<br />

come nei conviti evangelici di<br />

Gesù, oltre che segnare l’avvento<br />

dei tempi messianici, si esprimano<br />

profondi significati di <strong>in</strong>timità<br />

sociale con tutti gli uom<strong>in</strong>i, anche<br />

con pubblicani e peccatori<br />

(cfr Lc 7, 33-34). Ciò che costituisce<br />

il carattere essenziale del<br />

convito evangelico <strong>in</strong> rapporto al<br />

banchetto ebraico è l’essere aperto<br />

a tutte le genti. Se ciò vale per<br />

i banchetti di Cristo, vale anche<br />

per l’eucaristia, mistero pasquale,<br />

di cui quei conviti erano la figura.<br />

La cena pasquale consumata<br />

da Cristo con i suoi discepoli<br />

prima della Passione, istituzione<br />

dell’eucaristia, è una riunione di<br />

famiglia figura del banchetto<br />

messianico cui Cristo <strong>in</strong>vita i<br />

suoi nel Regno del Padre: «Ho<br />

ardentemente desiderato di mangiare<br />

questa Pasqua… prima di<br />

soffrire... non ne mangerò più


Pelaez Pasqua.qxp 05/04/2011 15.57 Pag<strong>in</strong>a 273<br />

f<strong>in</strong>ché essa non sarà perfetta nel<br />

Regno di Dio» (Lc 22, 5).<br />

Si può dire allora che tra la cena<br />

pasquale ebraica e quella perfetta<br />

nel Regno dei cieli il banchetto<br />

eucaristico fa a modo di anello<br />

<strong>in</strong>termedio. Già i Padri della<br />

Chiesa, mettendo <strong>in</strong> risalto il legame<br />

tra il banchetto pasquale<br />

ebraico e la celebrazione eucaristica<br />

facevano riferimento alla<br />

casa, come figura dell’unità della<br />

Chiesa. «Mangerete <strong>in</strong> una casa;<br />

una è la casa, una è la Chiesa, <strong>in</strong><br />

cui è consumato il santo corpo di<br />

Cristo» (Ippolito). La Chiesa si<br />

presenta come la Casa dove il pane<br />

e il v<strong>in</strong>o sono distribuiti non<br />

soltanto <strong>in</strong> figura ma <strong>in</strong> sacramento<br />

delle realtà div<strong>in</strong>e.<br />

Dobbiamo al card. Ratz<strong>in</strong>ger<br />

(Guardare al Crocifisso, Milano<br />

2005, pp. 91 ss.) fondamentali<br />

considerazioni spirituali sul carattere<br />

famigliare della festa di<br />

Pasqua, che riassumo a modo di<br />

conclusione.<br />

La Pasqua di Israele era ed è una<br />

solennità della famiglia; non si<br />

celebra nel tempio, ma <strong>in</strong> casa.<br />

La casa nella storia di Israele è lo<br />

spazio della salvezza e del riparo<br />

<strong>in</strong> quella notte buia nella quale si<br />

aggirava l’angelo della morte. La<br />

notte di Egitto rappresentava<br />

l’immag<strong>in</strong>e delle potenze della<br />

morte, della realtà caotica, le<br />

quali di cont<strong>in</strong>uo irrompono dalle<br />

profondità del mondo e dell’uomo,<br />

distruggono la bontà della<br />

creazione e m<strong>in</strong>acciano di rendere<br />

il mondo una landa desolata.<br />

La casa, la famiglia, è l’arg<strong>in</strong>e di<br />

protezione della vita, <strong>in</strong> cui vi è<br />

la pace, shalom, dell’uno con<br />

l’altro, che permette di vivere e<br />

tiene unito il mondo.<br />

Ogni anno a Pasqua, Israele doveva<br />

muoversi <strong>in</strong> pellegr<strong>in</strong>aggio<br />

verso Gerusalemme per ritornare<br />

di nuovo alle sue orig<strong>in</strong>i e anche<br />

per ricevere di nuovo la salvezza.<br />

Il popolo ha bisogno di ritornare<br />

a ciò che è il suo vero fondamento.<br />

La Pasqua doveva essere questo<br />

ritorno annuale di Israele dai<br />

pericoli di quel caos che è <strong>in</strong> agguato<br />

di ogni popolo, a ciò che lo<br />

fonda e lo sostiene. E poiché<br />

Israele sapeva di avere su di sé la<br />

stella dell’elezione, sapeva anche<br />

che la sua salvezza concerneva il<br />

mondo <strong>in</strong>tero; sapeva che nel suo<br />

rifiuto o nella sua fedeltà all’Alleanza<br />

era <strong>in</strong> gioco il dest<strong>in</strong>o della<br />

creazione.<br />

Siamo la famiglia<br />

di Gesù<br />

Anche all’epoca di Gesù la Pasqua<br />

era celebrata nelle case, dopo<br />

la macellazione degli agnelli<br />

che era compiuta nel tempio. C’era<br />

una prescrizione secondo la<br />

quale non si poteva abbandonare<br />

la città di Gerusalemme nella notte<br />

di Pasqua. L’<strong>in</strong>tera città appariva<br />

come lo spazio della salvezza.<br />

Gesù ha festeggiato perciò la<br />

Pasqua <strong>in</strong> casa con gli apostoli,<br />

ormai diventati la sua famiglia.<br />

Proprio <strong>in</strong> tal modo la Pasqua è<br />

diventata una festa cristiana. Noi<br />

siamo la famiglia di Gesù che<br />

egli ha fondato ricorrendo ai suoi<br />

amici che con lui percorrono la<br />

strada del Vangelo attraverso la<br />

storia. In quanto suoi amici, noi<br />

siamo la sua casa; così la Chiesa<br />

è la nuova famiglia e la nuova<br />

città che è per noi ciò che era Gerusalemme,<br />

quella casa vivente<br />

che scaccia le forze del caos e dà<br />

spazio alla pace. Il suo muro è<br />

consolidato dal sangue del vero<br />

agnello, Gesù Cristo, vale a dire,<br />

mediante l’amore, che giunge s<strong>in</strong>o<br />

alla f<strong>in</strong>e ed è senza f<strong>in</strong>e. Questo<br />

amore è la vera forza contraria<br />

al caos, è la forza creatrice<br />

che fonda sempre di nuovo il<br />

mondo, che fonda di nuovo le famiglie<br />

e <strong>in</strong> tal modo ci dà lo spazio<br />

della pace, nel quale noi possiamo<br />

vivere l’uno con l’altro,<br />

l’uno per l’altro e l’uno <strong>in</strong>sieme<br />

all’altro.<br />

Esistono molte ragioni, concludiamo<br />

ancora con parole del<br />

card. Ratz<strong>in</strong>ger, per riflettere oggi<br />

su queste connessioni; percepiamo<br />

<strong>in</strong> modo tangibile come<br />

nel mezzo di una società progredita<br />

le forze orig<strong>in</strong>arie del caos si<br />

ribellano proprio contro ciò che<br />

essa chiama il suo progresso. Noi<br />

vediamo come un popolo dotato<br />

di dom<strong>in</strong>io scientifico del mondo<br />

possa essere distrutto dall’<strong>in</strong>terno,<br />

come la creazione possa essere<br />

m<strong>in</strong>acciata dalle forze del<br />

caos. Tutto ciò può essere evitato<br />

solo dal muro di c<strong>in</strong>ta del sangue<br />

dell’agnello che protegge la nuova<br />

famiglia che il Signore ha<br />

creato per noi.<br />

La solennità pasquale, che dai<br />

nomadi attraverso Israele giunge<br />

a noi attraverso Cristo, deve servirci<br />

a difendere e ricostruire i<br />

fondamenti spirituali della famiglia<br />

e della comunità politica se<br />

non vogliamo perderci nell’autodistruzione.<br />

Anche oggi dovrebbe<br />

essere di nuovo solennità della<br />

famiglia, la quale è il vero muro<br />

di difesa della creazione e dell’umanità.<br />

La famiglia può essere questo<br />

spazio dell’umanità e difesa della<br />

creazione, solo se essa stessa è difesa<br />

dalla forza della fede suscitata<br />

dall’amore di Gesù Cristo. La<br />

famiglia s<strong>in</strong>gola si sfascia se non<br />

trova rifugio nella più grande e<br />

nuova famiglia di Cristo, la Chiesa,<br />

che le dà stabilità e pace. Da<br />

questa famiglia di Cristo impariamo<br />

a conoscere la famiglia umana<br />

e <strong>in</strong> essa l’umanità <strong>in</strong> generale<br />

che ci difende e ci sostiene.<br />

La Pasqua era festeggiata <strong>in</strong> casa.<br />

Anche Gesù l’ha fatto. Ma dopo<br />

il pasto si alzò e uscì, oltrepassò i<br />

conf<strong>in</strong>i di Gerusalemme, oltrepassò<br />

i conf<strong>in</strong>i del torrente Cedron.<br />

Non ha avuto paura del<br />

caos, ma è penetrato s<strong>in</strong>o alle<br />

fauci della morte. Ciò vuol dire<br />

che, essendo la fede e l’amore di<br />

Gesù Cristo il muro della Chiesa,<br />

la Chiesa non è un fort<strong>in</strong>o. Essa è<br />

una città aperta. Credere significa<br />

sempre: uscire con Gesù Cristo,<br />

non temere il caos, perché<br />

egli è il più forte. Credere significa<br />

uscire dalle mura e nel mezzo<br />

del mondo caotico costruire<br />

spazi di fede e spazi di amore <strong>in</strong><br />

virtù di Gesù Cristo.<br />

Michelangelo Peláez<br />

273


Fanzaga Paradiso.qxp 06/04/2011 15.47 Pag<strong>in</strong>a 274<br />

274<br />

CATECHESI<br />

Dalla Croce il Paradiso<br />

(R. C.) Il Paradiso perduto dai progenitori viene riconquistato al prezzo del<br />

sacrificio di Gesù, il Figlio di Dio, grazie al quale tutti noi «abbiamo accesso<br />

al Padre, “figli nel Figlio”», nell’eternità celeste. «La grandezza <strong>in</strong>concepibile<br />

del dono» ricevuto con la Croce, la si può comprendere nella luce<br />

stessa, umanamente <strong>in</strong>calcolabile, abbagliante, limpida e viva del Cristo risorto.<br />

La catechesi pasquale che segue è tratta dai capitoli sedici e diciassette<br />

del recente volume Il Paradiso scritto per Ares da padre Livio Fanzaga<br />

(Milano 2011, pp. 192, € 16, collana «Emmaus» di spiritualità). ll direttore<br />

di Radio Maria ha dedicato a questo lavoro, a partire dal 14 marzo<br />

2011, trentuno lezioni via etere, tante quanti sono i capitoli del libro.<br />

Il dono del Paradiso è strettamente<br />

connesso al mistero della Croce.<br />

Si tratta di uno dei passaggi<br />

più commoventi dei Vangeli. Nel<br />

momento <strong>in</strong> cui il mondo <strong>in</strong>credulo<br />

oltraggia e deride Gesù <strong>in</strong> croce,<br />

Egli promette il Paradiso a uno<br />

dei ladroni crocifissi con lui. Si<br />

tratta di un evento decisivo nella<br />

storia dell’umanità, che capovolge<br />

la situazione di perdizione nella<br />

quale gemeva f<strong>in</strong> dalle orig<strong>in</strong>i.<br />

«Quando giunsero sul luogo<br />

chiamato Cranio, vi crocifissero<br />

lui e i due malfattori, uno a destra<br />

e l’altro a s<strong>in</strong>istra. Gesù diceva:<br />

“Padre, perdona loro perché<br />

non sanno quello che fanno”.<br />

Poi dividendo le sue vesti le<br />

tirarono a sorte. Il popolo stava a<br />

vedere; i capi <strong>in</strong>vece lo deridevano<br />

dicendo: “Ha salvato gli<br />

altri! Salvi sé stesso, se lui è il<br />

Cristo di Dio, l’eletto”. Anche i<br />

soldati lo deridevano, gli si accostavano<br />

per porgergli dell’aceto<br />

e dicevano: “Se tu sei il re<br />

dei Giudei, salva te stesso”...<br />

Uno dei malfattori appesi alla<br />

croce lo <strong>in</strong>sultava: “Non sei tu il<br />

Cristo? Salva te stesso e noi!”.<br />

L’altro <strong>in</strong>vece lo rimproverava<br />

dicendo: “Non hai alcun timore<br />

di Dio, tu che sei condannato alla<br />

stessa pena? Noi giustamente,<br />

perché riceviamo quello che ab-<br />

biamo meritato per le nostre<br />

azioni; egli <strong>in</strong>vece non ha fatto<br />

nulla di male”. E disse: “Gesù,<br />

ricordati di me quando sarai nel<br />

tuo Regno”. Gli rispose: “In verità<br />

io ti dico: oggi con me sarai<br />

nel Paradiso”» (Lc 23, 33-43).<br />

In questo quadro mirabile è s<strong>in</strong>tetizzata<br />

l’opera della redenzione:<br />

chi l’ha realizzata e a quale prezzo,<br />

la sua portata veramente div<strong>in</strong>a,<br />

la sua estensione universale,<br />

la responsabilità umana nell’accoglierla.<br />

Al centro si <strong>in</strong>nalza l’albero<br />

della croce, sul quale Gesù è<br />

<strong>in</strong>chiodato.<br />

Al culm<strong>in</strong>e del sacrificio il Figlio<br />

di Dio promette per quello stesso<br />

giorno il Paradiso a un peccatore<br />

che si apre alla fede. Il Paradiso è,<br />

dunque, un dono del Crocifisso,<br />

per farne parte sono necessari la<br />

fede e il pentimento.<br />

Riscattati<br />

dalla morte eterna<br />

Perché Gesù può assicurare il<br />

malfattore pentito che <strong>in</strong> quello<br />

stesso giorno sarebbe stato con<br />

lui nel Paradiso? C’è una profonda<br />

connessione fra il dono del<br />

Paradiso e la passione e morte di<br />

Cristo. Tutta la vita di Gesù, a<br />

partire dal momento dell’<strong>in</strong>car-<br />

Padre Livio Fanzaga<br />

nazione, ha un valore di redenzione.<br />

In particolare i tre anni<br />

della vita pubblica hanno <strong>in</strong>augurato<br />

la presenza del Regno dei<br />

Cieli nel cuore degli uom<strong>in</strong>i; ma<br />

è solo col sacrifico della Croce<br />

che l’Agnello di Dio ha espiato il<br />

peccato del mondo e ha aperto le<br />

porte del Paradiso.<br />

Perché è stata necessaria la Croce<br />

per aprire le porte del Paradiso,<br />

dopo che erano state chiuse a causa<br />

del peccato di Adamo? Si comprende<br />

la necessità della Croce alla<br />

luce del peccato del mondo: il<br />

peccato di Adamo e quelli dei suoi<br />

discendenti hanno allontanato<br />

l’uomo da Dio sottoponendolo al<br />

dom<strong>in</strong>io del Maligno. Il peccato è<br />

un male così devastante che senza<br />

la luce della fede è impossibile<br />

coglierlo nella sua gravità assoluta;<br />

il peccato condanna l’uomo alla<br />

morte eterna, nulla è peggio del<br />

peccato: nessun’altra calamità potrebbe<br />

essergli paragonata. In def<strong>in</strong>itiva<br />

che cos’è il peccato? È il<br />

rifiuto di Dio e del suo amore da<br />

parte dell’uomo che è stato creato<br />

per conoscerlo e amarlo. Nel pec-


Fanzaga Paradiso.qxp 06/04/2011 15.47 Pag<strong>in</strong>a 275<br />

cato dei progenitori, come <strong>in</strong><br />

quelli di ogni uomo, si annidano<br />

la superbia, il disamore, il disprezzo,<br />

l’<strong>in</strong>differenza, l’<strong>in</strong>gratitud<strong>in</strong>e<br />

e tutte le proliferazioni dell’egoismo.<br />

Alla radice vi è la preferenza<br />

data a Satana anziché a<br />

Dio. «Con questo peccato (orig<strong>in</strong>ale),<br />

l’uomo ha preferito sé stesso<br />

a Dio, e, perciò, ha disprezzato<br />

Dio: ha fatto la scelta di sé stesso<br />

contro Dio, contro le esigenze<br />

della propria condizione di creatura<br />

e conseguentemente contro il<br />

suo proprio bene. Costituito <strong>in</strong><br />

uno stato di santità, l’uomo era<br />

dest<strong>in</strong>ato a essere pienamente “div<strong>in</strong>izzato”<br />

da Dio nella gloria. Sedotto<br />

dal diavolo, ha voluto diventare<br />

“come Dio” (Gn 3, 5), ma<br />

“senza Dio e anteponendosi a<br />

Dio, non secondo Dio”» (Catechismo<br />

della Chiesa cattolica 398).<br />

Da questa condizione di morte<br />

eterna, vera e propria anticipazione<br />

dell’Inferno, l’uomo non può<br />

assolutamente liberarsi. In questa<br />

luce è possibile cogliere l’immenso<br />

dono d’amore che ci ha fatto il<br />

Padre, <strong>in</strong>viando il Figlio per salvare<br />

l’umanità. L’amore per l’umanità<br />

ha sp<strong>in</strong>to il Padre a chiedere<br />

al Figlio di farsi uomo, discendendo<br />

negli abissi del peccato,<br />

dove regnano l’odio e il disprezzo<br />

di Dio, che il Pr<strong>in</strong>cipe di<br />

questo mondo alimenta nei cuori.<br />

Il Figlio, mosso dallo stesso amore,<br />

accetta di compiere questo<br />

viaggio di <strong>in</strong>f<strong>in</strong>ita pietà, ben sapendo<br />

quale accoglienza gli<br />

avrebbe riservato il Serpente v<strong>in</strong>citore.<br />

Il Verbo scende come luce,<br />

laddove regnano le tenebre, come<br />

verità laddove regna la menzogna,<br />

come amore laddove regna<br />

la violenza, come vita laddove re-<br />

gna la morte. Scende come il<br />

Buon samaritano sulla via dove la<br />

sua creatura giace, assalita e colpita<br />

a morte dal ladrone <strong>in</strong>fernale.<br />

«L’<strong>in</strong>gresso nel peccato degli altri<br />

è una discesa all’Inferno – non<br />

solo, come <strong>in</strong> Dante, da spettatore,<br />

ma con-patendo e, con una<br />

sofferenza trasformatrice, convertendo<br />

gli Inferi, travolgendo e<br />

aprendo le porte dell’abisso. È discesa<br />

nella casa del male, lotta<br />

con il Forte che tiene prigioniero<br />

l’uomo (e quanto è vero che tutti<br />

noi siamo tenuti prigionieri dalle<br />

potenze senza nome, che ci manipolano!).<br />

Questo Forte, <strong>in</strong>v<strong>in</strong>cibile<br />

con le sole forze della storia<br />

universale, viene sopraffatto e legato<br />

dal più Forte che, essendo<br />

della stessa natura di Dio, può<br />

prendere su di sé tutta la colpa del<br />

mondo e la esaurisce soffrendola<br />

s<strong>in</strong>o <strong>in</strong> fondo – nulla tralasciando<br />

nella sua discesa nell’identità di<br />

coloro che sono caduti. Questa<br />

lotta è la “svolta” dell’essere, che<br />

produce una nuova qualità dell’essere.<br />

Prepara un nuovo cielo e<br />

una nuova terra» (Benedetto XVI,<br />

Gesù di Nazareth, Rizzoli, p. 40).<br />

La libertà<br />

dei due ladroni<br />

Il momento culm<strong>in</strong>ante della discesa<br />

del Figlio di Dio nella «casa<br />

del male» è la Passione. È l’ora<br />

dell’impero delle tenebre (Lc<br />

22, 53). Sulle spalle del Figlio di<br />

Dio grava il peso di tutti i peccati<br />

del mondo. Il mistero di <strong>in</strong>iquità,<br />

con tutta la carica di odio contro<br />

il Creatore, si scatena contro<br />

l’Agnello di Dio. Gesù è schiacciato<br />

dal fardello immane del male<br />

e suda sangue. «Entrato nella<br />

lotta, pregava più <strong>in</strong>tensamente, e<br />

il suo sudore diventò come gocce<br />

di sangue che cadono a terra» (Lc<br />

22, 44). «La morte di Gesù diventa<br />

così un sacrificio di amore.<br />

È l’espressione suprema dell’obbedienza<br />

filiale, dell’umiltà f<strong>in</strong>o<br />

all’annientamento, dell’amore f<strong>in</strong>o<br />

al dono della vita. Nel momento<br />

<strong>in</strong> cui l’odio del mondo e<br />

del Maligno si abbatte sul Figlio,<br />

Egli lo prende su di sé, compiendo<br />

così l’opera di redenzione, di<br />

riparazione, di espiazione e di<br />

soddisfazione. L’amore del cuore<br />

di Gesù distrugge il disamore, la<br />

sua obbedienza annienta le disobbedienze,<br />

la sua umiltà abbatte le<br />

superbie, la sua pietà filiale annulla<br />

il disprezzo, la sua mitezza<br />

spegne le violenze, il suo perdono<br />

est<strong>in</strong>gue l’odio» (cfr il mio libro,<br />

L’uomo e il suo dest<strong>in</strong>o eterno,<br />

Sugarco, p. 109).<br />

Durante la Passione il Figlio di<br />

Dio ha ottenuto il Paradiso per<br />

tutta l’umanità, perché la sua obbedienza,<br />

il suo amore e la sua<br />

pietà sono <strong>in</strong>f<strong>in</strong>itamente superiori<br />

alla vastità del male che regna<br />

sul mondo: «Dove abbondò il<br />

peccato, sovrabbondò la grazia»<br />

(Rm 5, 20). Come osservava<br />

Franco Amerio «la riparazione<br />

dell’offesa è, <strong>in</strong>sieme, restaurazione<br />

della condizione di amicizia,<br />

anzi di figliolanza con Dio:<br />

Gesù Cristo ci ha autorevolmente<br />

riconciliati con il Padre e ci ha rimeritato<br />

la grazia. Anzi, più che<br />

rimeritato, ci ha meritato: poiché<br />

la grazia conferita ad Adamo era<br />

del tutto gratuita, senza alcun suo<br />

merito, ma la grazia restituita all’umanità<br />

è davvero meritata, per<br />

essa, dal Cristo: è la grazia di<br />

Cristo» (La Dottr<strong>in</strong>a della fede,<br />

Ares, p. 154). Il Paradiso ci è stato<br />

meritato da Gesù con la sua vita,<br />

passione e morte; cionono-<br />

275


Fanzaga Paradiso.qxp 11/04/2011 12.07 Pag<strong>in</strong>a 276<br />

276<br />

stante questo dono immenso di<br />

amore deve essere accolto. I due<br />

malfattori crocifissi con Gesù,<br />

osserva sant’Agost<strong>in</strong>o, sono il<br />

simbolo dell’umanità che si apre<br />

alla grazia della vita eterna e che<br />

la rifiuta. Né il Paradiso né l’Inferno<br />

sono imposti: sono una libera<br />

scelta dell’uomo.<br />

Il Salvatore porta<br />

le anime <strong>in</strong> Cielo<br />

Il malfattore pentito, al quale Gesù<br />

ha promesso che <strong>in</strong> quello stesso<br />

giorno sarebbe stato con Lui <strong>in</strong><br />

Paradiso, non vi è entrato da solo,<br />

ma si è unito a una moltitud<strong>in</strong>e<br />

immensa di anime, «che nessuno<br />

poteva contare, di ogni nazione,<br />

razza, popolo e l<strong>in</strong>gua» (Ap 7, 9).<br />

Si tratta delle anime dei giusti che,<br />

<strong>in</strong> attesa del compimento della redenzione,<br />

non potendo entrare <strong>in</strong><br />

Paradiso, attendevano nel soggiorno<br />

dei morti. La discesa agli Inferi<br />

è un articolo del Credo denso di<br />

significato, che va approfondito<br />

alla luce della Sacra Scrittura e del<br />

Magistero della Chiesa. Sono<br />

straord<strong>in</strong>ari, <strong>in</strong>fatti, gli <strong>in</strong>segnamenti<br />

che se ne possono trarre per<br />

comprendere la portata della redenzione<br />

operata da Gesù Cristo.<br />

Prima del compimento della redenzione<br />

le anime di coloro che<br />

sono morti nell’impenitenza vanno<br />

all’Inferno, come conferma<br />

anche Gesù nella p<strong>arabo</strong>la del<br />

Ricco Epulone e del Povero Lazzaro<br />

(cfr Lc 16, 19-31), che colloca<br />

il ricco cattivo «negli Inferi dei<br />

tormenti» (Ibidem 16, 23). Il povero,<br />

<strong>in</strong>vece, viene portato dagli<br />

angeli «accanto ad Abramo» <strong>in</strong><br />

una condizione radicalmente diversa,<br />

anche se non è il Paradiso<br />

<strong>in</strong> senso proprio. Questa realtà<br />

viene chiamata dalla tradizione il<br />

«Limbo dei padri»: <strong>in</strong> esso si trovavano<br />

le anime dei giusti <strong>in</strong> attesa<br />

del Salvatore. A loro riguardo<br />

il Libro della Sapienza così si<br />

esprime nella certezza della prossima<br />

redenzione: «Le anime dei<br />

giusti sono nelle mani di Dio,<br />

nessun tormento li toccherà» (Sap<br />

3, 1). Il quadro dell’aldilà prima<br />

della redenzione si completa con<br />

il Purgatorio, la cui esistenza viene<br />

chiaramente affermata nel libro<br />

dei Maccabei. Giuda Maccabeo,<br />

<strong>in</strong>fatti, «fece offrire il sacrificio<br />

espiatorio per i morti, perché<br />

fossero assolti dal peccato» (2<br />

Mac 12, 45). Prima del compimento<br />

della redenzione le anime,<br />

a seconda del loro stato spirituale,<br />

o attendevano nella speranza<br />

presso il Limbo dei padri, o venivano<br />

purificate <strong>in</strong> Purgatorio, o<br />

precipitavano nell’Inferno eterno.<br />

Lo spartiacque<br />

del Venerdì Santo<br />

Fa meditare il fatto che prima della<br />

morte redentrice di Gesù Cristo<br />

il Paradiso, per il quale l’uomo è<br />

stato creato, fosse <strong>in</strong>accessibile,<br />

anche nel caso delle grandi anime<br />

di cui è popolato l’Antico Testamento:<br />

dal momento della cacciata<br />

del Paradiso terrestre f<strong>in</strong>o al<br />

Venerdì Santo, le porte del Paradiso<br />

sono rimaste chiuse. Considerando<br />

il lungo camm<strong>in</strong>o che<br />

l’umanità ha percorso durante i<br />

millenni, non possiamo non essere<br />

grati per essere venuti al mondo<br />

nel tempo di grazia della redenzione.<br />

Ma ciò deve anche far<br />

riflettere sulla gravità del peccato<br />

commesso dai progenitori, ribadito<br />

e aggravato dai peccati personali<br />

di tutti gli uom<strong>in</strong>i. Nel medesimo<br />

tempo mette <strong>in</strong> luce il valore<br />

<strong>in</strong>estimabile della croce di Gesù<br />

Cristo, dalla quale è venuta la<br />

salvezza del mondo. Il Venerdì<br />

Santo segna lo spartiacque nella<br />

storia dell’umanità. Il dolore di<br />

Maria e dei discepoli, presenti nel<br />

momento <strong>in</strong> cui Gesù rende lo<br />

spirito al Padre, sono il momento<br />

straziante di un dramma che sta<br />

per capovolgersi <strong>in</strong> un grido di <strong>in</strong>dicibile<br />

esultanza: quello delle<br />

anime che, dopo aver tanto atteso<br />

il Salvatore, lo vedono venire loro<br />

<strong>in</strong>contro per portarle <strong>in</strong> Cielo.<br />

La discesa di Gesù negli Inferi è<br />

una verità di fede. Ma quali sono<br />

il significato e la portata? Innan-<br />

zitutto significa che Gesù è morto<br />

e la sua morte consiste nella<br />

separazione dell’anima dal corpo,<br />

pur rimanendo entrambi uniti alla<br />

sua div<strong>in</strong>ità. Il fatto che Cristo è<br />

«risuscitato dai morti» (1 Cor 15,<br />

20) implica che, «prelim<strong>in</strong>armente<br />

alla risurrezione, egli abbia dimorato<br />

nel soggiorno dei morti<br />

(cfr Eb 13, 20). È questo il senso<br />

primo che la predicazione apostolica<br />

ha dato alla discesa di Gesù<br />

negli Inferi: Gesù ha conosciuto<br />

la morte come tutti gli uom<strong>in</strong>i e li<br />

ha raggiunti con la sua anima nella<br />

dimora dei morti. Ma egli vi è<br />

disceso come Salvatore, proclamando<br />

la Buona Novella agli spiriti<br />

che vi si trovavano là prigionieri<br />

(cfr 1 Pt3, 1-19)» (CCC<br />

632). Compiuta l’opera della redenzione,<br />

Gesù porta il lieto annuncio<br />

della salvezza e della vita<br />

eterna nel soggiorno dove le anime<br />

dei giusti attendevano nella<br />

speranza. Possiamo immag<strong>in</strong>are<br />

la felicità di tutti coloro che vedono<br />

venire <strong>in</strong>contro il Redentore,<br />

con la sua anima e la sua div<strong>in</strong>ità,<br />

per liberarli dalla loro prigionia.<br />

Gesù stesso ne fa accenno<br />

quando afferma: «Abramo, vostro<br />

Padre, esultò nella speranza<br />

di vedere il mio giorno; lo vide e<br />

fu preso di gioia» (Gv 8, 56).<br />

E i giusti vedranno<br />

la gloria di Dio<br />

La discesa agli Inferi del Messia<br />

è da alcuni <strong>in</strong>terpretata come se<br />

Egli si fosse calato nell’Inferno<br />

dei tormenti, dove si trovano le<br />

anime perdute... È una variante<br />

degli <strong>in</strong>numerevoli tentativi, di<br />

matrice ereticale, per sostenere<br />

che la redenzione riguarderebbe<br />

anche i demoni e le anime che si<br />

trovano con loro, e comporterebbe,<br />

di conseguenza, anche la cessazione<br />

dell’Inferno. Tale <strong>in</strong>terpretazione<br />

non ha nessun fondamento<br />

nella Sacra Scrittura e nell’<strong>in</strong>segnamento<br />

del Magistero<br />

della Chiesa. Non si vede perché<br />

Gesù avrebbe più volte parlato<br />

del «fuoco eterno» (Mt 25, 41),


Fanzaga Paradiso.qxp 06/04/2011 15.47 Pag<strong>in</strong>a 277<br />

Beato Angelico, Cristo nel Limbo, affresco del 1450 circa, custodito<br />

nella cella numero 31 del Museo del Convento di San<br />

Marco, a Firenze.<br />

se poi ne avesse abolito l’esistenza<br />

stessa, svuotandolo. Non vi è<br />

dubbio che il sangue di Cristo abbia<br />

redento gli esseri umani di<br />

tutti i tempi: ne sarebbe bastata<br />

una sola goccia, come recita la<br />

grande tradizione spirituale. La<br />

div<strong>in</strong>a misericordia è <strong>in</strong>f<strong>in</strong>ita, ma<br />

l’uomo la può rifiutare: dall’orig<strong>in</strong>e<br />

della storia dell’umanità f<strong>in</strong>o<br />

al suo compimento la libertà<br />

umana ha la possibilità di decidersi<br />

per la salvezza o per la perdizione.<br />

Gesù è sceso nel soggiorno dei<br />

morti, che la Sacra Scrittura chiama<br />

Shéol, per liberare quelle anime<br />

che si trovavano prive della<br />

visione di Dio (Sal 6, 6; 88, 11-<br />

13). «Tale <strong>in</strong>fatti è, nell’attesa del<br />

Redentore, la sorte di tutti i morti,<br />

cattivi o giusti» (cfr Sal 89, 49;<br />

1 Sam 28, 19; Ez 32, 17-32); il<br />

che non vuol dire che la loro sorte<br />

sia identica, come mostra Gesù<br />

nella p<strong>arabo</strong>la del povero Lazzaro,<br />

accolto “nel seno di Abramo”<br />

(cfr Lc 16, 22-26). “Furono appunto<br />

le anime di questi giusti <strong>in</strong><br />

attesa del Cristo a essere liberate<br />

da Gesù stesso disceso all’Inferno”<br />

(Catechismo Romano 1, 6,<br />

3). Gesù non è disceso agli Inferi<br />

per liberare i dannati, né per distruggere<br />

l’Inferno della dannazione,<br />

ma per liberare i giusti che<br />

l’avevano preceduto» (CCC<br />

633). L’Inferno dei dannati è,<br />

dunque, una situazione eterna di<br />

perdizione per i demoni e le anime<br />

che vi si trovano.<br />

Partecipi<br />

della Redenzione<br />

Esso è radicalmente diverso dagli<br />

Inferi (o Inferno), dove si trovano<br />

i giusti <strong>in</strong> attesa della redenzione.<br />

Anche questo viene collocato<br />

nelle regioni <strong>in</strong>feriori della terra,<br />

ma come un «lembo» esterno (da<br />

qui viene l’espressione Limbo<br />

dei padri). Dopo che Gesù ha annunciato<br />

la Buona Novella anche<br />

ai morti (1 Pt 4, 6), liberando le<br />

anime dei giusti e portandole <strong>in</strong><br />

Paradiso, il Limbo dei Padri ha<br />

cessato di esistere. Dopo la Passione<br />

e la morte di nostro Signore<br />

Gesù Cristo «coloro che<br />

muoiono nella grazia e nell’amicizia<br />

di Dio e che sono perfettamente<br />

purificati vivono per sempre<br />

con Cristo. Sono per sempre<br />

simili a Dio, perché lo vedono<br />

“così come egli è” (1 Gv3, 2),<br />

«faccia a faccia» (1 Cor 13, 12)»<br />

(CCC 1023).<br />

La morte di Gesù <strong>in</strong> croce ha<br />

prodotto il mirabile effetto di<br />

porre f<strong>in</strong>e al lungo esilio delle<br />

anime dei giusti, private della visione<br />

di Dio a causa del peccato<br />

orig<strong>in</strong>ale. Il Figlio di Dio, con la<br />

sua anima e div<strong>in</strong>ità, è sceso a<br />

visitare «quelli che siedono nelle<br />

tenebre e nell’ombra di morte.<br />

Dio e il Figlio vanno a liberare<br />

dalle sofferenze Adamo ed Eva,<br />

che si trovavano <strong>in</strong> prigione»<br />

(Antica Omelia sul Sabato Santo).<br />

Il Paradiso perduto non è più<br />

un rimpianto, la meravigliosa<br />

realtà è il nuovo Paradiso con<br />

Gesù: «La discesa agli Inferi è il<br />

pieno compimento dell’annunzio<br />

evangelico della salvezza. È la<br />

fase ultima della missione messianica<br />

di Gesù, fase condensata<br />

nel tempo, ma immensamente<br />

ampia nel suo reale significato di<br />

estensione dell’opera redentrice<br />

a tutti gli uom<strong>in</strong>i di tutti i tempi<br />

e di tutti i luoghi, perché tutti coloro<br />

i quali sono salvati, sono<br />

stati resi partecipi della redenzione»<br />

(CCC 634).<br />

Il Paradiso che l’antico Adamo<br />

aveva perduto è stato riacquistato<br />

dal nuovo Adamo. La riconquista<br />

è avvenuta a caro prezzo. La<br />

grandezza <strong>in</strong>concepibile del dono<br />

la si può comprendere nella luce<br />

di Cristo risorto, grazie al quale<br />

abbiamo accesso al Padre, «figli<br />

nel Figlio».<br />

Livio Fanzaga<br />

277


Negri Opportune.qxp 05/04/2011 16.44 Pag<strong>in</strong>a 278<br />

278<br />

«OPPORTUNE ET IMPORTUNE» di mons. Luigi Negri<br />

Le responsabilità dei cristiani<br />

C’è una presenza che accompagna <strong>in</strong>esorabilmente<br />

la vita della società e la devasta: la violenza. Una<br />

violenza irresistibile e irrefrenabile: sempre più<br />

spesso com<strong>in</strong>cia nell’àmbito delle famiglie ma poi<br />

dilaga a tutti i livelli della vita sociale.<br />

Noi vi assistiamo <strong>in</strong> un modo che sembra rassegnato,<br />

quando non come se fosse un elemento obiettivo<br />

della vita concreta e quotidiana. Mentre siamo a tavola,<br />

nel silenzio che caratterizza la vita di troppe<br />

famiglie, segno di sostanziale estraneità, la televisione<br />

ci mette sotto gli occhi la violenza <strong>in</strong>audita<br />

delle masse sulle masse: urla, percosse, ferimenti,<br />

omicidi con tutto un accompagnamento di sangue,<br />

di lacrime e di disperazione. Che cosa non abbiamo<br />

visto nella vicenda libica e nelle altre cosiddette rivoluzioni?<br />

E poi c’è la violenza nella nostra vita quotidiana, nelle<br />

nostre città e nei nostri paesi. E il volto limpido, solare,<br />

lieto, della piccola Yara ci accompagnerà per sempre.<br />

Questa ragazz<strong>in</strong>a cui una o più belve umane hanno<br />

impedito una vita che non poteva non essere sentita<br />

e desiderata come piena di fiducia e di bellezza.<br />

Le belve sono fra di noi. La violenza entra nell’àmbito<br />

della normalità quotidiana.<br />

Violenza su tutti, <strong>in</strong>nanzitutto sui bamb<strong>in</strong>i, nei modi<br />

più terribili e deviati, usati sempre più spesso come<br />

oggetti; violenza sui gruppi sociali m<strong>in</strong>oritari e che<br />

non accettano di omologarsi alla vita della società<br />

violenta. E qui si apre il capitolo terribile dell’odio<br />

verso i cristiani e verso i segni della tradizione cristiana<br />

nei Paesi a maggioranza non cristiana.<br />

Violenza contro i disabili, i malati: violenza <strong>in</strong> molti<br />

casi giustificata da troppa «cattiva scienza», contro<br />

la vita umana e la sua strutturale <strong>in</strong>disponibilità a<br />

qualsiasi potere umano.<br />

Chiediamoci se <strong>in</strong> questa perversione del nostro mondo<br />

noi cristiani abbiamo una qualche responsabilità.<br />

Consiglio a tutti di rileggere lo straord<strong>in</strong>ario volume<br />

di Jacques Marita<strong>in</strong>, Il contad<strong>in</strong>o della Garonna:<br />

contributo fondamentale per la comprensione della<br />

storia e delle difficoltà della Chiesa dagli anni ’50<br />

del secolo scorso f<strong>in</strong>o a oggi.<br />

Secondo Marita<strong>in</strong>, l’errore fondamentale dei cristiani<br />

è di essersi <strong>in</strong>g<strong>in</strong>occhiati davanti al mondo. «In<br />

larghi settori del clero e del laicato, ma l’esempio<br />

viene dal clero, non appena la parola mondo è pronunciata,<br />

una luce d’estasi passa negli occhi degli<br />

uditori». Ing<strong>in</strong>occhiarsi di fronte al mondo ha signi-<br />

ficato e significa per troppa cultura cristiana condividere<br />

sostanzialmente l’idea della naturale bontà dell’uomo<br />

e del mondo. Se l’uomo è strutturalmente<br />

buono, allora non c’è assolutamente bisogno della redenzione.<br />

Una miscela di pelagianesimo, manicheismo<br />

e catar<strong>in</strong>ismo fa sì che i cristiani accett<strong>in</strong>o l’antropologia<br />

mondana senza nessuna istanza critica.<br />

Si è persa la verità del peccato orig<strong>in</strong>ale, conf<strong>in</strong>ato<br />

nell’àmbito della mitologia, e i limiti dell’uomo vengono<br />

dirottati nell’àmbito delle patologie psicologiche,<br />

oggetto di terapie psicoanalitiche che alla f<strong>in</strong>e li<br />

elim<strong>in</strong>eranno totalmente.<br />

Anche noi cristiani abbiamo dato il nostro contributo,<br />

teorico e pratico, a quell’«irrealismo antropologico»,<br />

di cui ha così spesso e pert<strong>in</strong>entemente parlato<br />

<strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong> <strong>II</strong>.<br />

Ma se il mondo è strutturalmente buono e la storia<br />

dell’umanità è la storia di un progresso def<strong>in</strong>itivamente<br />

positivo, anche se attuato con gradualità, allora<br />

qual è la funzione della Chiesa: quella di scomparire<br />

nel mondo, perché il mondo possa, senza più<br />

nessuna obiezione dall’esterno, raggiungere la sua<br />

piena maturità?<br />

Ben altro era quello che ci era stato messo nel cuore<br />

e come responsabilità da assumere di fronte a<br />

Dio, alla nostra coscienza, al cuore e alla storia degli<br />

uom<strong>in</strong>i. Infatti, la novità della vita dell’uomo è<br />

solo Cristo – <strong>in</strong> cui si è reso e si rende def<strong>in</strong>itivamente<br />

presente la misericordia di Dio – che accoglie<br />

l’uomo, lo libera dal suo male profondo, e lo fa<br />

camm<strong>in</strong>are verso un dest<strong>in</strong>o di verità, di bellezza,<br />

di bene e di giustizia. Siamo stati <strong>in</strong> silenzio, cioè<br />

non siamo stati testimoni, testimoni della verità e<br />

della liberazione. Soltanto un’umile e certa testimonianza<br />

di Cristo <strong>in</strong>contra l’uomo di oggi come<br />

l’uomo di ogni tempo: alla luce del volto di Cristo<br />

emerge tutta l’<strong>in</strong>esorabile positività del cuore dell’uomo,<br />

ma <strong>in</strong>sieme emerge anche l’<strong>in</strong>esorabile<br />

tendenza al male e all’odio che caratterizza anch’essa<br />

il cuore dell’uomo. L’uomo ha bisogno di<br />

essere educato. La testimonianza cristiana è un fattore<br />

fondamentale di educazione che favorisce, con<br />

il suo stesso esserci, una vita umana più positiva e<br />

più buona sulla terra. Se la Chiesa sta <strong>in</strong> silenzio,<br />

non annuncia Gesù Cristo, non co<strong>in</strong>volge la libertà<br />

degli uom<strong>in</strong>i nel grande evento della salvezza cristiana,<br />

allora questa assenza favorisce il dilagare<br />

del male, nel cuore dell’uomo e della società.


livi osservatorio gelsom<strong>in</strong>o.qxp 06/04/2011 9.23 Pag<strong>in</strong>a 279<br />

Yasm<strong>in</strong>e (il gelsom<strong>in</strong>o) è il term<strong>in</strong>e<br />

<strong>in</strong> voga tra i giovani arabi per<br />

<strong>in</strong>dicare la <strong>rivolta</strong>, la «primavera<br />

araba». «The scent of jasm<strong>in</strong>e<br />

spreads» («il profumo del gelsom<strong>in</strong>o<br />

si diffonde»), ha scritto<br />

poeticamente l’Economist di<br />

Londra il 20 gennaio 2011, avvertendo<br />

che «dopo l’esplosione<br />

della protesta <strong>in</strong> Egitto, i leader<br />

arabi debbono tutti stare attenti».<br />

L’operazione «Alba dell’Odissea»,<br />

nome della coalizione tra<br />

americani ed europei per far cessare<br />

il massacro dei civili e dei ribelli<br />

<strong>in</strong> Libia, è una guerra o una<br />

missione umanitaria?<br />

La missione ha lo scopo, recita la<br />

Risoluzione 1973 del Consiglio<br />

di sicurezza delle Nazioni Unite,<br />

di salvare e proteggere le popolazioni<br />

libiche dallo sterm<strong>in</strong>io da<br />

parte delle forze armate comandate<br />

dal colonnello Gheddafi.<br />

Non prevede combattimenti a<br />

terra ma solo le misure per una<br />

«no fly zone» (zona nella quale<br />

gli aerei libici se si alzeranno <strong>in</strong><br />

volo potranno essere abbattuti) e<br />

non cita né la deposizione della<br />

«Guida Suprema» Gheddafi, né<br />

la sua elim<strong>in</strong>azione fisica. Il testo<br />

si presta a molte <strong>in</strong>certezze.<br />

Più chiara la dichiarazione del<br />

presidente americano Obama:<br />

«Gheddafi deve andarsene».<br />

Un vecchio proverbio dice: «La<br />

guerra si sa quando <strong>in</strong>izia, ma<br />

non si sa come e quando f<strong>in</strong>irà».<br />

Ogni guerra «moderna» comporta<br />

distruzioni di armamenti, di<br />

aerei, devastazione di abitazioni,<br />

OSSERVATORIO D’EUROPA<br />

La rivoluzione dei gelsom<strong>in</strong>i<br />

Le <strong>in</strong>cognite<br />

di ogni conflitto<br />

morti civili e militari. Alla f<strong>in</strong>e si<br />

accumulano i resti dei carri armati<br />

e dei cannoni (per fonderli o<br />

per fabbricare altre armi) e si prepara<br />

un ossario per i corpi dei caduti,<br />

almeno per i resti di quelli<br />

che è stato possibile raccogliere.<br />

L’Agenzia Sir, della Conferenza<br />

episcopale italiana, ha tentato<br />

una s<strong>in</strong>tesi del «caso Libia»:<br />

«Occorre essere chiari: la guerra,<br />

qualunque essa sia, non è mai<br />

una soluzione positiva <strong>in</strong> sé, poiché<br />

apporta morti, sofferenze e<br />

distruzioni, e non può essere considerata<br />

come una soluzione def<strong>in</strong>itiva<br />

ed efficace. Dopo i bombardamenti,<br />

si deve ricostruire,<br />

sia materialmente sia politicamente<br />

e moralmente. Tanto prima<br />

si calmeranno i venti di guerra,<br />

meglio sarà. Ma l’impegno<br />

della Comunità <strong>in</strong>ternazionale,<br />

da Tripoli a Bengasi, va nel senso<br />

di una “<strong>in</strong>gerenza umanitaria”<br />

per soccorrere un popolo martirizzato<br />

e oppresso dal suo leader,<br />

che aprirà nuove strade verso la<br />

democrazia e la ricostruzione».<br />

Bouazizi come<br />

Jan Palach<br />

La primavera araba è <strong>in</strong>iziata <strong>in</strong><br />

Tunisia <strong>in</strong> pieno <strong>in</strong>verno, il 17 dicembre,<br />

nella cittad<strong>in</strong>a di Sidi<br />

Bouzid nel Sud. La polizia sequestrò<br />

un banchetto di frutta e<br />

verdura con il quale il giovane<br />

Mohamed Bouazizi, laureato ma<br />

senza lavoro da alcuni anni, cercava<br />

di sbarcare il lunario. Il giovane<br />

reagì all’atto della polizia,<br />

che gli aveva tolto il mezzo di sopravvivenza,<br />

dandosi fuoco. Il<br />

che non è usuale nei Paesi arabi.<br />

<strong>Mondo</strong> <strong>arabo</strong> <strong>in</strong> <strong>rivolta</strong><br />

«La collera tra fratelli è feroce e diabolica»<br />

(Proverbio <strong>arabo</strong>)<br />

L’agonia <strong>in</strong> ospedale del giovane<br />

durò 14 giorni e alla f<strong>in</strong>e il presidente<br />

Ben Ali, sempre vestito di<br />

nero e rigido come un ombrello,<br />

visitò il giovane <strong>in</strong> f<strong>in</strong> di vita. Gesto<br />

ormai <strong>in</strong>utile. Le fiamme che<br />

divorarono il giovane Mohamed<br />

Bouazizi avevano lasciato le sc<strong>in</strong>tille<br />

per accendere una <strong>rivolta</strong> <strong>in</strong><br />

tutto il Paese (6 milioni di abitanti).<br />

Il nome del giovane Bouazizi passerà<br />

probabilmente alla storia, come<br />

quello di Jan Palach, il giovane<br />

ceco che si diede fuoco nella piazza<br />

San Venceslao a Praga, per protestare<br />

contro l’<strong>in</strong>vasione sovietica<br />

del 1968, ord<strong>in</strong>ata da Mosca per<br />

reprimere il «socialismo dal volto<br />

umano» che si era manifestato con<br />

la «primavera di Praga».<br />

Come nella piazza greca, l’agorà,<br />

luogo di colloqui, di scambi di<br />

op<strong>in</strong>ioni, di negoziati, le piazze<br />

arabe sono state il cenacolo degli<br />

<strong>in</strong>contri, delle manifestazioni,<br />

delle proteste di uom<strong>in</strong>i e donne,<br />

velate e non, contro il potere tirannico.<br />

Nella piazza della Libertà<br />

a Tunisi, nella piazza Tahir al<br />

Cairo, nella piazza della Perla a<br />

Manama (capitale del Bahre<strong>in</strong>),<br />

nella piazza dell’Università nello<br />

Yemen, nella piazza Verde a Tripoli<br />

e <strong>in</strong> altre piazze arabe si sono<br />

mosse le folle per reclamare più<br />

potere d’acquisto di fronte al r<strong>in</strong>caro<br />

dei prodotti alimentari, più<br />

diritti, più giustizia. Anche <strong>in</strong> Marocco,<br />

nonostante le recentissime<br />

«aperture alla società civile» del<br />

Re, vi sono state riunioni di protesta,<br />

come <strong>in</strong> Algeria, ove le<br />

sommosse degli studenti sono<br />

state «calmate» dalla polizia.<br />

Sorpresa per le manifestazioni <strong>in</strong><br />

Siria, nella cittad<strong>in</strong>a del sud Darä,<br />

e anche <strong>in</strong> Iran.<br />

279


livi osservatorio gelsom<strong>in</strong>o.qxp 06/04/2011 9.23 Pag<strong>in</strong>a 280<br />

280<br />

Nello Yemen il popolo chiede da<br />

tempo con manifestazioni quotidiane,<br />

nella piazza vic<strong>in</strong>o all’università,<br />

le dimissioni del presidente<br />

Ali Abdullah Saleh, da 32 anni<br />

al potere, che cont<strong>in</strong>ua a sognare,<br />

poco realisticamente: «Il popolo è<br />

con me» e propone di andarsene<br />

nel 2012. «No!» hanno risposto i<br />

manifestanti ai quali si sono aggiunti<br />

alti gradi dell’esercito e della<br />

diplomazia cha hanno rassegnato<br />

le dimissioni a Sana’a e nei loro<br />

posti all’estero, all’Onu e altrove.<br />

La repressione della polizia è stata<br />

violenta provocando quasi cento<br />

morti nei primi giorni, con i carri<br />

amati schierati nella capitale pronti<br />

ad aprire di nuovo il fuoco. Invano<br />

il Segretario generale dell’Onu,<br />

Ban Ki-Moon, si è recato a Sana’a<br />

per cercare di «avviare il dialogo»<br />

tra presidenza e manifestanti.<br />

I compromessi<br />

delle democrazie<br />

In generale le democrazie trovano<br />

accomodamenti con i dittatori,<br />

f<strong>in</strong>ché sono al potere, e arrivano a<br />

compromessi scioccanti, come<br />

hanno mostrato i recenti viaggi<br />

del colonnello Gheddafi a Parigi e<br />

a Roma (giugno 2009). Alloggio<br />

nella sua tenda bedu<strong>in</strong>a (climatizzata),<br />

protezione assicurata da<br />

giovani amazzoni <strong>in</strong> tuta mimetica,<br />

armate di fucile mitragliatore,<br />

orari «flessibili» per gli appuntamenti<br />

con personalità politiche,<br />

distribuzione di copie del Corano,<br />

accompagnate da una somma di<br />

danaro, come «<strong>in</strong>dennità di partecipazione»,<br />

<strong>in</strong> una riunione con<br />

circa 200 giovani ragazze, di preferenza<br />

di aspetto gradevole.<br />

Come capo dell’Unione africana,<br />

Gheddafi accolse a Sirte (la sua<br />

città) i leader africani, arabi e i 27<br />

Capi di Stato o di governo dell’Unione<br />

europea per il terzo<br />

summit Africa-Europa. Le belle e<br />

volenterose dichiarazioni per lo<br />

sviluppo, la pace, la cooperazione<br />

tra i due cont<strong>in</strong>enti, vergate<br />

nel comunicato f<strong>in</strong>ale, sono state<br />

consegnate alla storia.<br />

Quanti decenni fa? Era solo il 30<br />

novembre del 2010, poche settimane<br />

prima dell’<strong>in</strong>izio della <strong>rivolta</strong><br />

araba <strong>in</strong> Tunisia.<br />

Dal «Yes, we can»<br />

alla «No fly zone»<br />

Le parole del Presidente degli Stati<br />

Uniti, nel suo discorso al Cairo,<br />

il 4 giugno 2009, sono forse rimaste<br />

impresse nelle menti dei giovani<br />

arabi. «Yes we can», possiamo<br />

collaborare; «rispettiamo l’islàm<br />

e lo giudichiamo atto al mondo<br />

moderno». Il suo appello all’<strong>in</strong>tesa<br />

e alla collaborazione tra<br />

gli euro-americani e i musulmani<br />

ha fatto strada nelle coscienze degli<br />

<strong>arabo</strong>-musulmani. In effetti,<br />

nota Béchir Ben Yahmed, fondatore<br />

del settimanale Jeune Afrique,<br />

l’effetto Obama si ritrova, <strong>in</strong><br />

filigrana, nelle parole d’ord<strong>in</strong>e dei<br />

giovani che si sono sollevati contro<br />

le dittature arabe. Obama stesso,<br />

ricordandosi che è un premio<br />

Nobel per la pace, si è impegnato<br />

– molto prima degli altri dirigenti<br />

delle grandi democrazie europee –<br />

per battersi <strong>in</strong> favore della democrazia<br />

nei Paesi arabi.<br />

Il 18 marzo 2011, dopo lunghe<br />

esitazioni, il Consiglio dell’Ue ha<br />

deciso, faticosamente, di dare un<br />

seguito concreto alla Risoluzione<br />

n. 1973 del Consiglio di sicurezza<br />

delle Nazioni Unite che autorizza<br />

la realizzazione, sopra la Libia, di<br />

una «No fly zone». Alla coalizione,<br />

guidata da Usa, Francia e Gran<br />

Bretagna, e comprendente Italia,<br />

Canada, Danimarca, F<strong>in</strong>landia,<br />

Lituania, Polonia, Spagna, si sono<br />

aggiunte la Norvegia, l’Australia<br />

e, a sorpresa, anche il Qatar e gli<br />

Emirati arabi, pronti a <strong>in</strong>viare<br />

qualche velivolo. Il resto è storia<br />

di questi giorni che i media riferiscono<br />

di ora <strong>in</strong> ora.<br />

Ci sembra opportuno rilevare: non<br />

è del tutto vero che tutte le forze<br />

armate libiche combattano contro i<br />

loro fratelli libici. A parte le tensioni<br />

tra le varie tribù, la Guardia ristretta<br />

del Colonnello è composta<br />

di uom<strong>in</strong>i a lui fedeli, provenienti<br />

<strong>Mondo</strong> <strong>arabo</strong> <strong>in</strong> <strong>rivolta</strong><br />

dalla sua stessa tribù, che non ama<br />

molto le altre. Gli aerei da caccia<br />

sono <strong>in</strong> gran parte guidati da piloti<br />

provetti, <strong>in</strong>gaggiati a caro prezzo,<br />

nei Paesi dell’Europa orientale.<br />

L’esercito libico è stato «rafforzato»<br />

da oltre un migliaio di «mercenari<br />

africani», provenienti da vari<br />

Paesi del Sahel, che non hanno nessuno<br />

scrupolo a uccidere i civili.<br />

Scontro di civiltà?<br />

«L’aggressione dei “Crociati”» è<br />

una delle dichiarazioni del Colonnello<br />

Gheddafi contro gli europei<br />

(com’è noto, gli americani odierni<br />

non esistevano al tempo delle Crociate)<br />

rilanciando, forse senza saperlo,<br />

«lo scontro di civiltà» caro<br />

all’americano Samuel Hunt<strong>in</strong>gton.<br />

«Si tratta semplicemente di una<br />

crociata colonialista che rischia<br />

di scatenare una guerra di crociate<br />

ancora più ampia», ha aggiunto<br />

Gheddafi, «che ha m<strong>in</strong>acciato<br />

di affogare tutti i Paesi del Mediterraneo<br />

<strong>in</strong> un bagno di sangue».<br />

In effetti l’esercito libico, ben<br />

equipaggiato con carri armati moderni,<br />

con aerei (Mig russi e Mirage<br />

francesi) e con una flotta non<br />

trascurabile, che comprende anche<br />

le tre vedette italiane cedute al Colonnello<br />

per impedire l’arrivo dei<br />

profughi a Lampedusa (sic), ha<br />

una potenza di fuoco e un’organizzazione<br />

contro la quale i «ribelli»<br />

non potevano resistere. L’<strong>in</strong>tervento<br />

degli aerei da caccia francesi,<br />

i famosi Rafale, che il leader libico<br />

aveva promesso di comprare<br />

nella sua visita a Parigi due anni fa<br />

senza un seguito commerciale,<br />

hanno distrutto i carri armati libici<br />

alle soglie di Bengasi, la seconda<br />

città della Libia, con oltre un milione<br />

di abitanti, il che ha evitato,<br />

come ha sottol<strong>in</strong>eato, giustamente,<br />

il M<strong>in</strong>istro degli esteri francese<br />

Ala<strong>in</strong> Juppé, il bagno di sangue<br />

promesso dal Gheddafi.<br />

Uno sceicco molto seguìto nel<br />

mondo <strong>arabo</strong>, che si esprime<br />

spesso sulla Tv al-Jazira, Youssef<br />

al-Qaradawi, ha accettato l’<strong>in</strong>ter-


livi osservatorio gelsom<strong>in</strong>o.qxp 06/04/2011 9.23 Pag<strong>in</strong>a 281<br />

vento <strong>in</strong>ternazionale <strong>in</strong> Libia:<br />

«L’islàm vuole che gli <strong>in</strong>nocenti<br />

che Gheddafi dovrebbe proteggere<br />

siano uccisi?». La parola «crociata»<br />

non è stata pronunciata.<br />

Questioni aperte<br />

Gli <strong>in</strong>terrogativi che l’operazione<br />

«Alba dell’Odissea» pone sono<br />

molti:<br />

Il rispetto della Risoluzione<br />

1973 può sp<strong>in</strong>gere qualcuno ad<br />

elim<strong>in</strong>are Gheddafi?<br />

Il sostegno <strong>arabo</strong> alla coalizione<br />

sembra ambiguo e <strong>in</strong>certo. Il<br />

Segretario generale della lega araba,<br />

l’egiziano Amr Moussa, s<strong>in</strong> da<br />

ora <strong>in</strong> corsa per la presidenza dell’Egitto,<br />

lasciata libera da Mubarack,<br />

aveva promosso il sostegno<br />

alla coalizione, <strong>in</strong> armonia con il<br />

vento di libertà che soffia sulle<br />

popolazioni arabe. Poi ha fatto<br />

marcia <strong>in</strong>dietro criticando gli attacchi<br />

aerei della coalizione.<br />

Chi comanda nella coalizione?<br />

Si ricorderà che la Francia, appoggiata<br />

dalla Gran Bretagna,<br />

aveva promosso, con successo,<br />

l’attività diplomatica che ha portato<br />

all’adozione della Risoluzione<br />

1973. I due Paesi hanno assunto<br />

<strong>in</strong> maniera <strong>in</strong>contestabile la supremazia<br />

militare, aiutate dall’Italia.<br />

Gli americani non sono <strong>in</strong><br />

favore di un loro «<strong>in</strong>tervento politico»,<br />

ma accettano di cooperare<br />

con <strong>in</strong>terventi aerei (hanno già<br />

perduto un aereo da caccia, ma<br />

hanno recuperato i due piloti).<br />

La Casa Bianca non desidera essere<br />

co<strong>in</strong>volta <strong>in</strong> un nuovo conflitto<br />

con il mondo <strong>arabo</strong>-musulmano.<br />

Devono già far fronte agli<br />

impegni militari <strong>in</strong> Iraq e <strong>in</strong> Afghanistan.<br />

Alla f<strong>in</strong>e, la soluzione<br />

del comando affidato alla Nato –<br />

come ha suggerito il governo italiano<br />

– è stata accettata, con riserva,<br />

da Parigi.<br />

Anche nell’Ue la guerriglia dei<br />

clan? I 27 non hanno trovato un<br />

accordo sulle operazioni, anche<br />

se nella riunione dei M<strong>in</strong>istri degli<br />

affari esteri a Bruxelles del 21<br />

marzo tutti sorridevano… per un<br />

accordo non raggiunto. La Germania,<br />

probabilmente per problemi<br />

di politica <strong>in</strong>terna, non si è<br />

mostrata solidale con i «falchi»<br />

dell’Ue.<br />

Del resto, il caso della Libia è<br />

complesso. Il Paese non ha la tradizione<br />

di uno Stato centrale, con<br />

istituzioni civili o religiose. La Libia,<br />

da sempre, è stata caratterizzata<br />

dal potere delle circa 140 tribù o<br />

cabile, spesso <strong>in</strong> lotta tra di loro.<br />

Dall’appartenenza all’impero ottomano,<br />

cui è seguìta la colonizzazione<br />

italiana (1911), le tribù non<br />

hanno perso le loro caratteristiche:<br />

la solidarietà tra i membri e l’opposizione<br />

al governo centrale, salvo<br />

vantaggi specifici.<br />

«Tribal war or a democratic conflict?»<br />

(Guerra tribale o conflitto<br />

democratico) si domanda il New<br />

York Times del 23 marzo 2001.<br />

Nella Cirenaica si oppongono a<br />

Gheddafi la tribù Zuwayya e le<br />

tribù m<strong>in</strong>ori Al Fath, Darnah, Ajdabiya,<br />

Tubruk che non hanno<br />

sopportato la politica di Gheddafi<br />

che ha favorito <strong>in</strong> ogni modo la<br />

propria tribù, i Quadhadfa.<br />

Contrariamente alla ribellione<br />

dei giovani di Tunisi e del Cairo,<br />

che sono scesi <strong>in</strong> piazza per ottenere<br />

migliori condizioni di vita,<br />

più libertà, più assistenza sociale,<br />

le tribù si muovono solo per danaro<br />

e potere (non sono i soli<br />

esempi al mondo…).<br />

<strong>Mondo</strong> <strong>arabo</strong> <strong>in</strong> <strong>rivolta</strong><br />

Il Colonnello Gheddafi<br />

L’appello del Papa,<br />

i consigli del Nunzio<br />

Ricordiamo l’<strong>in</strong>tervista del Nunzio<br />

apostolico a Tripoli, mons.<br />

Mart<strong>in</strong>elli, che alla Radio Vaticana,<br />

il 21 marzo, ha ritenuto che tutti<br />

gli sforzi per una soluzione politica<br />

e umanitaria del conflitto tra<br />

libici non erano stati abbastanza<br />

forti a livello <strong>in</strong>ternazionale.<br />

Prudenza e circospezione: la Santa<br />

Sede osserva con attenzione<br />

l’evoluzione della guerra <strong>in</strong> Libia.<br />

L’unica presa di posizione a ufficiale<br />

resta quella delle parole pronunziate<br />

da Benedetto XVI all’Angelus<br />

di domenica 20 marzo,<br />

un giorno dopo l’<strong>in</strong>izio degli attacchi<br />

aerei alla Libia.<br />

Il Papa ha rivolto un appello solenne<br />

«a tutti quelli che hanno delle<br />

responsabilità politiche e militari al<br />

f<strong>in</strong>e che abbiano a cuore prima di<br />

tutto l’<strong>in</strong>tegrità e la sicurezza della<br />

popolazione e che garantiscano<br />

l’accesso ai soccorsi umanitari».<br />

Il Papa si è dichiarato vic<strong>in</strong>o ai libici,<br />

e «domanda a Dio che un<br />

orizzonte di pace e di concordia<br />

si alzi al più presto sulla Libia e<br />

su tutta l’Africa del Nord». Nessun<br />

accenno alle operazioni militari<br />

«di pace e di protezione delle<br />

popolazioni civili» lanciate il 18<br />

marzo dalla coalizione.<br />

<strong>Giovanni</strong> Livi<br />

281


Cavalleri Allam.qxp 06/04/2011 9.25 Pag<strong>in</strong>a 282<br />

282<br />

ISLÀM<br />

L’Egitto cambia<br />

la «sharia» resta<br />

Magdi Cristiano Allam (Il Cairo, 22 aprile 1952), <strong>in</strong> Italia dal 1972, ha collaborato<br />

come giornalista a diverse testate nazionali e dal 2003 al 2008 è stato vicedirettore<br />

ad personam del Corriere della Sera. Il 22 marzo 2008, durante la Veglia<br />

pasquale <strong>in</strong> San Pietro, ha ricevuto il Battesimo, la Cresima e l’Eucaristia da Benedetto<br />

XVI. Ha fondato il movimento politico Io amo l’Italia, e dal 2009 è stato<br />

eletto al Parlamento europeo come <strong>in</strong>dipendente nelle liste dell’Udc. Gli abbiamo<br />

rivolto alcune domande sulla situazione dei Paesi arabi che egli ben conosce.<br />

Nella drammatica situazione<br />

del Nordafrica, la Libia ha f<strong>in</strong>ito<br />

per catturare la massima attenzione,<br />

lasciando <strong>in</strong> ombra l’Egitto<br />

<strong>in</strong> cui stanno avvenendo mutazioni<br />

di grande rilievo. Mi può<br />

aiutare a capire?<br />

In Egitto possiamo <strong>in</strong>dividuare<br />

due ragioni pr<strong>in</strong>cipali che hanno<br />

portato all’esplosione della <strong>rivolta</strong><br />

popolare. La prima è legata alla<br />

difficile situazione economica. In<br />

Egitto, su una popolazione di oltre<br />

82 milioni di abitanti, circa il 40<br />

per cento vive al di sotto della soglia<br />

di povertà, con meno di due<br />

dollari al giorno. Tale situazione di<br />

difficoltà colpisce soprattutto i giovani,<br />

e questa è la seconda ragione<br />

di malcontento. I giovani al di sotto<br />

dei trent’anni sono circa il 70<br />

per cento della popolazione: ciò significa<br />

che ogni anno sul mercato<br />

del lavoro si presenta un milione di<br />

giovani <strong>in</strong> più a chiedere un posto<br />

di lavoro. I giovani hanno l’«aggravante»<br />

di essere la parte più<br />

istruita, più acculturata del Paese, e<br />

questo acuisce, paradossalmente,<br />

la loro sofferenza, perché più di altri<br />

assumono la consapevolezza<br />

della differenza tra la loro condizione<br />

e quella che c’è altrove nel<br />

mondo. Sono i giovani ad aver dato<br />

il volto alle sommosse popolari,<br />

e la loro capacità di usare Internet,<br />

i social network, ha favorito il<br />

«contagio» delle rivolte popolari,<br />

anche se poi chi ne ha usufruito<br />

non sono stati coloro che hanno<br />

dato la faccia nelle manifestazioni<br />

di piazza, bensì coloro che hanno<br />

una radicamento sul territorio, e<br />

cioè i militari, che hanno il controllo<br />

della sicurezza del Paese, e<br />

gli <strong>in</strong>tegralisti islamici che, attraverso<br />

la rete delle moschee, hanno<br />

il controllo delle associazioni di<br />

categoria, tra cui l’ord<strong>in</strong>e degli <strong>in</strong>segnanti,<br />

l’ord<strong>in</strong>e dei medici, l’ord<strong>in</strong>e<br />

dei giornalisti, per cui possiamo<br />

<strong>in</strong>dividuare due scenari. Il primo<br />

è quello che c’era prima della<br />

caduta di Moubarak, cioè i militari<br />

al potere; il secondo è quello che si<br />

sta verificando oggi, e cioè un’alleanza<br />

tra i militari e i Fratelli musulmani,<br />

cioè gli <strong>in</strong>tegralisti islamici:<br />

il referendum sulla costituzione<br />

è stato v<strong>in</strong>to dall’asse dei militari<br />

– che si esprimono attraverso<br />

il partito Nazionaldemocratico,<br />

cioè il partito di riferimento di Mubarak<br />

– e i Fratelli musulmani che<br />

avevano dato <strong>in</strong>dicazione che si<br />

votasse per il sì, cioè a emendare la<br />

costituzione vigente senza toccare<br />

l’art. 2 che recita: «L’Islàm è la religione<br />

di Stato, e la sharia, cioè la<br />

legge islamica, è la pr<strong>in</strong>cipale fonte<br />

della legislazione».<br />

Quello che sta accadendo oggi <strong>in</strong><br />

Egitto è una <strong>rivolta</strong> popolare <strong>in</strong> cui<br />

i giovani hanno avuto un ruolo rilevante,<br />

ma a usufruirne sono i rappresentanti<br />

del vecchio regime, più<br />

gli <strong>in</strong>tegralisti islamici che costituiscono<br />

il fattore di maggior rischio.<br />

<strong>Mondo</strong> <strong>arabo</strong> <strong>in</strong> <strong>rivolta</strong><br />

M. C. Allam<br />

Elezioni & nemici<br />

della democrazia<br />

Qual è la lezione di questi avvenimenti?<br />

Dobbiamo trarre due <strong>in</strong>segnamenti:<br />

<strong>in</strong>nanzitutto abbiamo sbagliato<br />

quando abbiamo sostenuto regimi<br />

autoritari che pur def<strong>in</strong>ivamo<br />

«moderati», garanti dei nostri <strong>in</strong>teressi;<br />

la seconda lezione è che<br />

non dobbiamo ripetere l’errore già<br />

accaduto con Hitler e con Mussol<strong>in</strong>i,<br />

di <strong>in</strong>dividuare nel rito delle<br />

elezioni ciò che sostanzia o addirittura<br />

esaurisce la democrazia. Le<br />

elezioni sono «parte» della democrazia,<br />

ma la democrazia si fonda<br />

su certi valori, <strong>in</strong> assenza dei quali<br />

il rito delle elezioni può diventare<br />

la passerella per portare al potere<br />

i nemici della democrazia.<br />

Domanda non nuova, ma sempre<br />

determ<strong>in</strong>ante: che cosa si <strong>in</strong>tende<br />

per islàm moderato? Esistono<br />

regimi islamici «moderati»?<br />

Dobbiamo dist<strong>in</strong>guere la dimensione<br />

della religione dalla dimensione<br />

delle persone. Non esiste un<br />

islàm moderato dal momento che<br />

fa riferimento al Corano e a Maometto:<br />

né il Corano né Maometto<br />

sono moderati, ma le persone<br />

possono essere moderate. Vi sono<br />

certamente degli islamici moderati,<br />

dove la moderazione si parametra<br />

non su ciò che è scritto nel


Cavalleri Allam.qxp 06/04/2011 9.26 Pag<strong>in</strong>a 283<br />

Corano o ciò che ha fatto Maometto;<br />

si parametra su criteri «laici»<br />

che sono <strong>in</strong>nanzitutto il rispetto<br />

dei diritti fondamentali della<br />

persona; il riconoscimento dei valori<br />

non negoziabili della vita come<br />

bene <strong>in</strong>alienabile, della dignità<br />

della persona, e della libertà di<br />

scelta, compresa la libertà per un<br />

musulmano di convertirsi a un’altra<br />

religione, senza essere condannato<br />

a morte per apostasia. La<br />

sovrapposizione delle due dimensioni,<br />

quella della religione e<br />

quella delle persone, provoca<br />

l’<strong>in</strong>ganno di ritenere, all’<strong>in</strong>segna<br />

del relativismo, che per amare le<br />

persone si debba legittimare la loro<br />

religione; oppure, tale sovrapposizione<br />

provoca, all’<strong>in</strong>segna<br />

del razzismo, la condanna generalizzata<br />

dei musulmani come<br />

persone, per il semplice fatto che<br />

si condanna l’islàm con religione<br />

ritenuta <strong>in</strong>compatibile con i diritti<br />

fondamentali della persona.<br />

Le trame oscure<br />

di Mubarak<br />

D’altra parte, lo stesso Mubarak<br />

era considerato un elemento<br />

stabilizzatore, anche nei rapporti<br />

con Israele.<br />

Mubarak è stato un personaggio<br />

che si è preoccupato prevalentemente<br />

di salvaguardare il proprio<br />

potere. Qu<strong>in</strong>di ha fatto tutto ciò<br />

che era funzionale a questo obiettivo,<br />

ed è stato responsabile della<br />

crescita di una realtà <strong>in</strong> cui prosperavano<br />

la corruzione, la repressione,<br />

ed è forse responsabile<br />

anche di oscure trame nei confronti<br />

dei cristiani, come l’atroce<br />

strage avvenuta nella notte di Capodanno,<br />

nella chiesa dei Santi<br />

ad Alessandria d’Egitto, con circa<br />

trenta morti.<br />

E se adesso al potere ci sono gli<br />

stessi militari che erano con Mubarak,<br />

non c’è da essere ottimisti...<br />

È abbastanza s<strong>in</strong>golare che <strong>in</strong><br />

Egitto i militari abbiano fatto un<br />

colpo di mano per allontanare<br />

Mubarak, militare anche lui, e<br />

L’ex presidente egiziano Mubarak<br />

che <strong>in</strong> tutto il mondo, per questo<br />

colpo di mano, si sia esultato alla<br />

democrazia. Di solito, quando i<br />

militari prendono il potere si denuncia<br />

la f<strong>in</strong>e della democrazia.<br />

Nei confronti dell’Egitto è avvenuto<br />

il contrario. Anche questo<br />

evidenzia il limite di un Occidente<br />

che ha messo <strong>in</strong> soffitta la ragione,<br />

e si rapporta con stereotipi<br />

alle realtà altrui, senza entrare nel<br />

merito dei contenuti.<br />

La fragilità<br />

dell’Europa<br />

Quanto alla Libia, che possibilità<br />

di evoluzione si possono <strong>in</strong>travedere?<br />

La Libia rivela uno scenario differente<br />

perché lì è <strong>in</strong> atto una vera e<br />

propria guerra civile, con armi da<br />

entrambe le parti contendenti. È<br />

una <strong>rivolta</strong> <strong>in</strong>iziata <strong>in</strong> modo violento,<br />

e si è protratta con un’enorme<br />

repressione da parte del regime<br />

di Gheddafi, con l’impiego dell’aviazione,<br />

dei carri armati, dell’artiglieria,<br />

che hanno ucciso cittad<strong>in</strong>i<br />

libici e distrutto beni materiali libici.<br />

Qui possiamo registrare una<br />

sconfitta dell’Europa, che è <strong>in</strong>tervenuta<br />

<strong>in</strong> Libia con una modalità e<br />

una tempistica che tradiscono più<br />

la necessità di salvaguardare le ragioni<br />

<strong>in</strong>terne di ciascuno Stato europeo,<br />

che non il proclamato sostegno<br />

alla popolazione libica.<br />

<strong>Mondo</strong> <strong>arabo</strong> <strong>in</strong> <strong>rivolta</strong><br />

D’altra parte, non si poteva<br />

tollerare che Gheddafi sparasse<br />

sul suo popolo: qualcosa bisognava<br />

fare. I francesi si sono<br />

mossi sulla base di una risoluzione<br />

dell’Onu, ancorché generica.<br />

Si è <strong>in</strong>tervenuti molto tardi. Si doveva<br />

<strong>in</strong>tervenire quando i ribelli<br />

avevano preso il controllo di alcune<br />

città, delle aree petrolifere. I<br />

francesi si sono mossi sulla base<br />

dei loro <strong>in</strong>teressi <strong>in</strong>terni, per voler<br />

dimostrare di essere loro a controllare<br />

la disponibilità del petrolio<br />

libico, suscitando le ire <strong>in</strong> particolare<br />

dell’Italia che è il primo<br />

partner commerciale della Libia.<br />

Questo conflitto rivela la fragilità<br />

di un’Europa senz’anima, dell’Europa<br />

dei banchieri, della f<strong>in</strong>anza,<br />

che non ha valori condivisi,<br />

un’identità comune, e pertanto<br />

è <strong>in</strong>capace di esprimere una l<strong>in</strong>ea<br />

comune di politica estera, della<br />

difesa, della sicurezza, dell’immigrazione,<br />

dell’<strong>in</strong>tegrazione.<br />

Anche l’atteggiamento del Vaticano<br />

è stato estremamente prudente,<br />

<strong>in</strong> questa circostanza.<br />

È stato un atteggiamento attento<br />

alla situazione umanitaria, ma<br />

che non è entrato nel merito del<br />

conflitto. È stato un appello alla<br />

comunità <strong>in</strong>ternazionale perché<br />

si facesse carico della situazione<br />

della popolazione civile.<br />

A cura di Cesare Cavalleri<br />

283


Scopelliti Shomali.qxp 06/04/2011 9.29 Pag<strong>in</strong>a 284<br />

284<br />

CHIESA<br />

Medioriente: la speranza dei cristiani<br />

Colloquio con mons. William Shomali<br />

Mons. William Shomali è nato a Beit-Sahour (Palest<strong>in</strong>a) il 15 maggio 1950. Ord<strong>in</strong>ato<br />

sacerdote il 24 giugno 1972 nella co-concattedrale di Gerusalemme da<br />

S.B. il patriarca Giacomo Giuseppe Beltritti, è stato parroco a Shatana <strong>in</strong> Giordania,<br />

dove all’Università di Yarmouk ha conseguito la licenza <strong>in</strong> Letteratura<br />

<strong>in</strong>glese. Nel 1989 ha conseguito il Dottorato presso l’Ateneo di Sant’Anselmo<br />

a Roma. Nel 1998 è stato nom<strong>in</strong>ato prima economo e poi cancelliere del Patriarcato<br />

lat<strong>in</strong>o e dal 2005 al 2009 è stato anche rettore del Sem<strong>in</strong>ario patriarcale<br />

di Beit Jala. Ord<strong>in</strong>ato vescovo ausiliare del patriarca lat<strong>in</strong>o di Gerusalemme,<br />

Fouad Twal, il 27 maggio 2010 viene consacrato a Betlemme. Parla<br />

<strong>arabo</strong>, <strong>in</strong>glese, italiano, francese e conosce lo spagnolo, il tedesco e l’ebraico.<br />

«Eccellenza, come i primi cristiani<br />

anche oggi i seguaci di Cristo stanno<br />

vivendo, <strong>in</strong> tutto il Medio<br />

Oriente, un periodo di persecuzioni.<br />

Che cosa si può fare realmente?».<br />

«Non si può assolutamente<br />

parlare di persecuzione sistematica<br />

contro i cristiani nel Medio Oriente.<br />

Di difficoltà d’ord<strong>in</strong>e religioso,<br />

politico, economico, sì. Di una<br />

mancanza di libertà di coscienza,<br />

questo sì. In queste terre dom<strong>in</strong>ate<br />

dall’islàm, un musulmano non può<br />

convertirsi a un’altra fede. Deve rimanere<br />

tale, perché la sua religione<br />

contiene la verità, mentre nelle altre<br />

ci sono errori e non si può scegliere<br />

l’errore al posto della verità.<br />

Al contrario, gli altri credenti sono<br />

sollecitati a entrare nell’islàm che<br />

pratica molto il proselitismo chiamato<br />

<strong>in</strong> <strong>arabo</strong>: al dawa, ciò che noi<br />

chiamiamo, servatis servandis, la<br />

missione. Nel recente passato, il<br />

term<strong>in</strong>e libertà di coscienza era un<br />

tabù per l’islàm. Dopo averne trattato<br />

esplicitamente nel S<strong>in</strong>odo sul<br />

Medio Oriente, il term<strong>in</strong>e com<strong>in</strong>cia<br />

timidamente a essere utilizzato, a<br />

partire dal Libano, <strong>in</strong> relazione ai<br />

diritti umani. Ma occorrerà molto<br />

tempo, prima di acquisire questo<br />

diritto nei Paesi islamici».<br />

Mons. William Shomali ci riceve<br />

nel suo studio al primo piano del<br />

palazzo del Patriarcato lat<strong>in</strong>o di<br />

Gerusalemme. È il vescovo ausiliare<br />

di mons. Fouad Twal. Conosce<br />

molto bene la «macch<strong>in</strong>a»<br />

della Chiesa che è <strong>in</strong> Gerusalemme.<br />

Prima di diventare vescovo è<br />

stato, <strong>in</strong>fatti, cancelliere del Patriarcato,<br />

<strong>in</strong>segnante e poi rettore<br />

del Sem<strong>in</strong>ario lat<strong>in</strong>o. È un uomo<br />

allegro, che sa sdrammatizzare,<br />

al momento opportuno, le situazioni<br />

più difficili. Da poco è rientrato<br />

dal Libano, dove con<br />

quaranta sacerdoti ha affrontato,<br />

per una settimana, le varie problematiche<br />

emerse dal recente<br />

S<strong>in</strong>odo dei vescovi per il Medio<br />

Oriente. «Abbiamo fatto», dice,<br />

«un buon lavoro. Ora dobbiamo<br />

trasmettere ai fedeli quello che è<br />

stato discusso. Non sarà facile,<br />

ma sono fiducioso».<br />

La mappa della<br />

libertà religiosa<br />

Sulla sua scrivania, stracolma di<br />

cartell<strong>in</strong>e, libri e vari documenti, ci<br />

sono due fotografie, una vecchia e<br />

una più recente. Immortalano entrambe<br />

il palazzo del Patriarcato e<br />

mettono <strong>in</strong> evidenza i lavori di ampliamento<br />

che sono stati fatti nel<br />

corso degli anni. «Vede», sottol<strong>in</strong>ea,<br />

«il lavoro aumenta e noi dobbiamo<br />

essere sempre pronti ad ac-<br />

<strong>Mondo</strong> <strong>arabo</strong> <strong>in</strong> <strong>rivolta</strong><br />

cogliere i fratelli che quotidianamente<br />

bussano alla nostra porta».<br />

Ma Eccellenza, esiste la libertà<br />

religiosa <strong>in</strong> Israele e <strong>in</strong> qualche altro<br />

Paese del Medio Oriente?<br />

Esiste la libertà della pratica religiosa<br />

<strong>in</strong> molti Paesi arabi e islamici<br />

del Medio Oriente e del Nord<br />

Africa, anche se con qualche differenza.<br />

È completa <strong>in</strong> Palest<strong>in</strong>a,<br />

Giordania, Israele, Siria, Libano e<br />

negli Emirati arabi uniti. È ridotta<br />

<strong>in</strong> Egitto (prima della cosiddetta<br />

«rivoluzione bianca» dei giorni<br />

scorsi), nel Nord Africa, Iran e<br />

Turchia. Non esiste per niente <strong>in</strong><br />

Arabia Saudita. Nel Sudan c’era<br />

una situazione particolare f<strong>in</strong>o al<br />

referendum che ha sancito l’autonomia<br />

del Sud. Di persecuzione si<br />

può parlare <strong>in</strong> due casi: il massacro<br />

della Chiesa siro-cattolica di<br />

Baghdad e tra i copti di Alessandria<br />

d’Egitto. Ma bisogna dist<strong>in</strong>guere:<br />

il massacro è stato perpetrato<br />

non con la benedizione del<br />

potere e ce lo auguriamo f<strong>in</strong>o a<br />

prova contraria, ma da fazioni<br />

fondamentalistiche che fanno<br />

paura allo Stato stesso e che hanno<br />

anche ucciso altri musulmani<br />

sia sciiti sia sunniti. Si tratta di fazioni<br />

affiliate ad Al Qaeda.<br />

Perseguitati<br />

ridotti al silenzio?<br />

Non le sembra che i cristiani abbiano<br />

scelto il silenzio pur di salvarsi<br />

dalle persecuzioni?<br />

La situazione non è sempre così.<br />

Per esempio nel Sudan meridionale,<br />

i cristiani hanno scelto di ribellarsi<br />

al Nord e sono riusciti a ottenere<br />

l’autonomia dopo il sacrificio


Scopelliti Shomali.qxp 06/04/2011 9.29 Pag<strong>in</strong>a 285<br />

di un milione di morti e dopo un<br />

referendum. D’altronde, dopo il<br />

massacro <strong>in</strong> Egitto, ci furono tante<br />

proteste da parte dei copti. Sono<br />

scesi <strong>in</strong> strada protestando e manifestando.<br />

Alcuni musulmani moderati<br />

si sono uniti a loro. Dopo il<br />

massacro <strong>in</strong> Iraq, le proteste e le<br />

condanne nel mondo <strong>arabo</strong> furono<br />

numerose, da parte cristiana e musulmana.<br />

Alle messe celebrate <strong>in</strong><br />

Palest<strong>in</strong>a e Libano per questa occasione<br />

erano presenti i più alti<br />

esponenti politici musulmani.<br />

Dunque non si può parlare di<br />

un silenzio assoluto da parte dei<br />

cristiani.<br />

Questo silenzio esiste <strong>in</strong> Arabia<br />

Saudita, poiché la componente cristiana<br />

è costituita da operai stranieri<br />

che vivono <strong>in</strong> quel Paese per<br />

motivi di lavoro. Se protestano<br />

vengono immediatamente allontanati.<br />

Con il loro silenzio si salvano.<br />

Si tratta di un millione e mezzo<br />

di operai filipp<strong>in</strong>i, <strong>in</strong>diani e dello<br />

Sri Lanka, tutte persone povere<br />

che hanno scelto i Paesi ricchi di<br />

petrolio per poter sostenere la famiglia<br />

rimasta nel Paese d’orig<strong>in</strong>e.<br />

A causa della loro povertà e necessità<br />

di lavoro, sono <strong>in</strong>difesi e sottoposti<br />

a tanti abusi, anche morali.<br />

La maggior parte di loro è costitui-<br />

S.E. Mons. Shomali<br />

ta da donne che lavorano come<br />

bamb<strong>in</strong>aie o domestiche.<br />

La maggioranza dei cristiani <strong>in</strong><br />

Terra Santa è palest<strong>in</strong>ese. Sono<br />

persone che non hanno né carta<br />

d’identità né Stato né governo né<br />

società civile. Che cosa fa la Chiesa<br />

per alleviare queste quotidiane<br />

umiliazioni a cui sono costretti?<br />

I cristiani palest<strong>in</strong>esi vivendo nei<br />

Territori godono di piena libertà religiosa,<br />

hanno un passaporto palest<strong>in</strong>ese<br />

e un governo. Manca ancora<br />

lo Stato. Soffrono non come cristiani,<br />

ma come palest<strong>in</strong>esi. Il problema<br />

è piuttosto politico ed economico:<br />

difficoltà di circolazione<br />

dentro i Territori, impedimento di<br />

accesso a Gerusalemme per visite<br />

o lavoro, complicazioni nel trovare<br />

un’occupazione. Sono rispettati dal<br />

governo palest<strong>in</strong>ese che dà loro il<br />

diritto di accedere a posti prestigiosi,<br />

come m<strong>in</strong>istri, s<strong>in</strong>daci, membri<br />

del Consiglio legislativo anche con<br />

una percentuale più alta del loro<br />

numero. Questo non significa che<br />

ogni tanto non ci sia tensione dentro<br />

la comunità cristiana <strong>in</strong> particolare<br />

quando una ragazza cristiana si<br />

<strong>in</strong>namora di un giovane musulmano.<br />

E se ciò capita senza il consenso<br />

della famiglia della ragazza, i<br />

genitori dichiarano il lutto, dopo la<br />

<strong>Mondo</strong> <strong>arabo</strong> <strong>in</strong> <strong>rivolta</strong><br />

partenza <strong>in</strong>aspettata della figlia. Tale<br />

tensione può anche manifestarsi<br />

<strong>in</strong> occasione di una contesa sulla<br />

proprietà di un terreno, a causa della<br />

controparte più forte che falsifica<br />

le carte del catasto. Qui si può<br />

parlare di relazione fra maggioranza<br />

e m<strong>in</strong>oranza più che di un conflitto<br />

religioso programmato. Vorrei,<br />

però, correggere la domanda…<br />

Prego…<br />

Gradirei ribadire che la maggioranza<br />

dei cristiani <strong>in</strong> Terra Santa<br />

vive <strong>in</strong> Israele e non <strong>in</strong> Palest<strong>in</strong>a.<br />

Nei territori sono c<strong>in</strong>quantamila,<br />

centotrentamila <strong>in</strong> Israele, <strong>in</strong> più,<br />

migliaia di russi emigrati nel Paese<br />

che si dichiarano battezzati.<br />

Tutti hanno il passaporto israeliano,<br />

mentre i circa diecimila cristiani<br />

di Gerusalemme hanno una<br />

carta d’identità israeliana o <strong>in</strong><br />

qualche caso il passaporto israeliano.<br />

Per viaggiare, i gerosolimitani<br />

arabi debbono ottenere un<br />

laissez-passer israeliano.<br />

Problemi aperti<br />

La situazione sanitaria non è tra<br />

le migliori. La Chiesa lat<strong>in</strong>a spesso<br />

fa da supplente a queste croniche<br />

carenze. Come viene visto dai cristiani<br />

questo impegno?<br />

L’<strong>in</strong>iziativa è accettata. In Terra<br />

Santa la Chiesa dirige più di dodici<br />

ospedali, tenuti da religiosi o religiose.<br />

Questo lavoro <strong>in</strong>iziò <strong>in</strong> un<br />

periodo <strong>in</strong> cui i servizi sanitari erano<br />

<strong>in</strong>sufficienti. La Chiesa può<br />

vantarsi di aver aperto i primi ospedali<br />

<strong>in</strong> Terra Santa già alla f<strong>in</strong>e del<br />

XIX secolo. I primi sono stati ad<br />

Haifa, Gerusalemme e Betlemme.<br />

Il Patriarcato lat<strong>in</strong>o pensa di aprire<br />

un nuovo ospedale a Betlemme<br />

con l’aiuto f<strong>in</strong>anziario della Fondazione<br />

<strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong> <strong>II</strong>. Sarà un<br />

ospedale pediatrico e porterà il nome<br />

di Benedetto XVI. Gli ospedali<br />

cattolici, retti da religiose, offrono<br />

un servizio di alta qualità. Molti<br />

non cristiani li scelgono per questo<br />

motivo. Ci sono poi ospedali specializzati<br />

come quello oncologico<br />

285


Scopelliti Shomali.qxp 06/04/2011 9.29 Pag<strong>in</strong>a 286<br />

286<br />

di San Luigi di Gerusalemme e l’ospedale<br />

della Santa Famiglia di<br />

Betlemme che ha visto nascere c<strong>in</strong>quantamila<br />

bamb<strong>in</strong>i.<br />

La povertà è anche <strong>in</strong> aumento…<br />

Nei Territori palest<strong>in</strong>esi, la disoccupazione<br />

può arrivare al 20% della<br />

popolazione. La situazione era peggiore<br />

durante gli anni della seconda<br />

Intifada. Gli stipendi sono bassi.<br />

Ma il turismo aiuta molto l’economia<br />

di certe regioni come Gerusalemme,<br />

Betlemme e Nazareth. Il<br />

settore turistico di queste due ultime<br />

città è nelle mani di famiglie<br />

cristiane e offre tante opportunità di<br />

lavoro alla comunità locale.<br />

La complessità della Chiesa cristiana<br />

<strong>in</strong> Medio Oriente è evidente.<br />

Non le sembra che l’unità nella diversità<br />

è stata e cont<strong>in</strong>ua a essere<br />

più un pio desiderio che una realtà?<br />

Purtroppo sì. Da un altro lato, l’unità<br />

nella diversità è un valore<br />

evangelico. L’analogia del corpo<br />

umano, cara a san <strong>Paolo</strong>, è un f<strong>in</strong>e<br />

al quale dobbiamo tendere. La diversità<br />

è un fatto reale. In Medio<br />

Oriente ci sono Patriarcati cattolici<br />

e altri non cattolici. La maggioranza<br />

di queste Chiese ha due rami,<br />

uno ortodosso e uno cattolico. Così<br />

sono greci, armeni, siriani, caldei<br />

(il ramo ortodosso si chiama Chiesa<br />

assira) e copti. Il Patriarcato maronita<br />

non ha un equivalente ortodosso.<br />

Le diversità sono di ord<strong>in</strong>e<br />

liturgico, l<strong>in</strong>guistico e teologico,<br />

specialmente ecclesiologico. La<br />

comunione lascia spesso a desiderare<br />

non solo fra le diverse Chiese,<br />

ma anche dentro la stessa Chiesa. I<br />

luoghi santi di Gerusalemme e di<br />

Betlemme sono stati, nel passato e<br />

cont<strong>in</strong>uano ancor oggi, anche se<br />

meno di prima, a essere testimoni<br />

di tensioni fra le diverse comunità.<br />

Questa tensione è fonte di scandalo.<br />

Un tale scandalo cont<strong>in</strong>ua a causa<br />

dei due calendari utilizzati nel<br />

Medio Oriente. Infatti, celebriamo<br />

tre volte Natale e due volte Pasqua.<br />

Ci sono anche paradossi, come il<br />

caso dei cattolici che seguono il calendario<br />

giuliano per la Pasqua al<br />

f<strong>in</strong>e di unirsi alla maggioranza ortodossa<br />

dello stesso luogo geografico<br />

e si separano così dagli altri<br />

cattolici rimasti fedeli al calendario<br />

gregoriano. La questione dell’unificazione<br />

della festa di Pasqua è<br />

stata discussa nell’ultimo S<strong>in</strong>odo<br />

sul Medio Oriente ed è entrata <strong>in</strong><br />

una delle proposizioni.<br />

Quali le priorità?<br />

Per il momento è importante rafforzare<br />

i legami dentro la stessa<br />

Chiesa cattolica e <strong>in</strong> secondo luogo<br />

tendere all’ecumenismo attraverso<br />

la virtù della carità. Il dialogo teologico<br />

è dest<strong>in</strong>ato a durare a lungo<br />

e dovrà essere accompagnato da<br />

una costante preghiera. Non siamo<br />

ancora pronti all’unità. Non siamo<br />

ancora guariti dall’egoismo e dall’orgoglio<br />

che hanno causato le divisioni<br />

del passato.<br />

Il S<strong>in</strong>odo<br />

Che cosa ha rappresentato il recente<br />

S<strong>in</strong>odo sul Medio Oriente<br />

per i fedeli della Terra Santa?<br />

Il S<strong>in</strong>odo è stato <strong>in</strong> sé una vera Pentecoste.<br />

Siamo entrati nell’aula s<strong>in</strong>odale<br />

come gli apostoli nel Cenacolo,<br />

con le nostre paure, dubbi, divisioni<br />

e siamo usciti diversi. Questa<br />

esperienza s<strong>in</strong>odale dovrebbe<br />

essere vissuta a livello del clero e<br />

dei fedeli.<br />

Il S<strong>in</strong>odo è stato un evento eccezionale<br />

per la Terra Santa…<br />

Dice bene. Il S<strong>in</strong>odo rappresenta<br />

non solo cose da fare, ma una nuova<br />

mentalità e oserei dire una nuova<br />

cultura. Richiede nuovi atteggiamenti<br />

verso l’altro sia cattolico,<br />

non cattolico o musulmano. I term<strong>in</strong>i<br />

messi <strong>in</strong> risalto dal S<strong>in</strong>odo sono<br />

stati: comunione, testimonianza,<br />

dialogo, dialogo della vita e<br />

apertura all’altro. Se un giorno dimenticherò<br />

le quarantaquattro proposizioni<br />

del S<strong>in</strong>odo, non potrò<br />

scordare il messaggio centrale: il<br />

richiamo della comunità cristiana<br />

ad avere più fede, alla lettura quotidiana<br />

della Parola di Dio, e a una<br />

<strong>Mondo</strong> <strong>arabo</strong> <strong>in</strong> <strong>rivolta</strong><br />

maggiore apertura verso i non cristiani,<br />

siano essi musulmani o<br />

ebrei. Con loro non dobbiamo sentirci<br />

m<strong>in</strong>oranza, ma testimoni di<br />

una buona causa; poiché la nostra<br />

permanenza qui è una vocazione e<br />

non un fatalismo o una disgrazia.<br />

Mons. Shomali, non le sembra<br />

che per questo motivo la mentalità<br />

del ghetto è un pericolo reale per le<br />

comunita cristiane del Medio<br />

Oriente?<br />

D’accordo, ma c’è anche un secondo<br />

pericolo: l’emigrazione. È paradossale<br />

che dopo aver discusso<br />

lungamente sulla necessità del dialogo<br />

<strong>in</strong>terreligioso, siamo stati testimoni<br />

di due massacri contro i<br />

cristiani. È stata una prova per tutti<br />

noi. Potrebbe essere la risposta del<br />

fondamentalismo islamico al messaggio<br />

del S<strong>in</strong>odo. Nonostante ciò<br />

dobbiamo proseguire il dialogo. La<br />

sua importanza non proviene da<br />

una necessità provvisoria. È una<br />

strategia evangelica. Gesù stesso<br />

ha dialogato con i gentili di allora:<br />

la samaritana, il centurione, la cananea,<br />

il samaritano lebbroso...<br />

Una vera testimonianza rafforzerà<br />

la presenza dei cristiani?<br />

Certo. Se i cristiani vivono la loro<br />

fede, saranno più uniti e testimoni<br />

migliori. Dobbiamo ritornare all’ideale<br />

della Chiesa primitiva che viveva<br />

della Parola di Dio, nella comunione<br />

dei beni, nella preghiera e<br />

nella frazione del pane.<br />

Si è cristiani<br />

per vocazione<br />

La Chiesa che è <strong>in</strong> Gerusalemme<br />

che cosa può fare per fermare l’emigrazione<br />

dei cristiani?<br />

Fornendo loro le ragioni per rimanere.<br />

La prima è d’ord<strong>in</strong>e spirituale.<br />

Sono nati qui per vocazione e<br />

non per fatalità. Devono ricordarsi<br />

che non sono soli, ma protetti dalla<br />

Provvidenza div<strong>in</strong>a e dalla solidarietà<br />

delle Chiese, ma anche da una<br />

stima crescente nel mondo <strong>arabo</strong>.<br />

Come Chiesa li aiutiamo sia con la<br />

preghiera sia con progetti. Il più


Scopelliti Shomali.qxp 11/04/2011 12.08 Pag<strong>in</strong>a 287<br />

importane oggi è la costruzione di<br />

case per le nuove coppie.<br />

La fuga dei cristiani è dovuta anche<br />

alle difficoltà che s’<strong>in</strong>contrano<br />

quotidianamente <strong>in</strong> seguito alla costruzione<br />

del muro?<br />

Questo fatto fa riferimento alla situazione<br />

politica. Il muro è l’<strong>in</strong>carnazione<br />

della paura e dell’odio. La<br />

risposta è la riconciliazione e la pace<br />

fra i due popoli del conflitto. È<br />

facile parlare di pace, ma è difficile<br />

ottenerla perché la natura del problema<br />

è di ord<strong>in</strong>e ideologico, non<br />

solo psicologico o politico. Un<br />

cambiamento a breve scadenza<br />

sembra difficile, ma con la preghiera<br />

l’impossibile diventa possibile.<br />

È il Signore che ha chiesto di pregare<br />

per la pace di Gerusalemme.<br />

Non le sembra che i giovani siano<br />

spazientiti e irritati di vivere <strong>in</strong><br />

un carcere a cielo aperto?<br />

È vero che ogni città palest<strong>in</strong>ese,<br />

avendo un muro attorno sembra<br />

un ghetto. È un carcere a cielo<br />

aperto. Per fortuna i palest<strong>in</strong>esi<br />

possono viaggiare verso la Giordania<br />

quando vogliono, e da quel<br />

Paese utilizzare l’aeroporto di<br />

Amman per andare all’estero.<br />

Senza questa possibilità, la vita<br />

sarebbe impossibile.<br />

Mons. Shomali, secondo lei, ci<br />

potrà essere veramente pace <strong>in</strong><br />

questa terra martoriata?<br />

La pace è possibile. Il Signore può<br />

realizzare quello che è impossibile<br />

agli uom<strong>in</strong>i. Sarà una sorpresa.<br />

La storia umana ha conosciuto<br />

tante sorprese a tutti i livelli e lungo<br />

tutti i secoli: la risurrezione di<br />

Cristo, la conversione di san <strong>Paolo</strong>,<br />

la Chiesa che esce vittoriosa<br />

dopo le grandi persecuzioni romane,<br />

la caduta di Costant<strong>in</strong>opoli nel<br />

1453, il crollo del muro di Berl<strong>in</strong>o<br />

e la caduta del comunismo nell’Europa<br />

dell’Est, la Comunità europea<br />

dopo le due guerre mondiali,<br />

la riconciliazione fra gli irlandesi<br />

del Nord e del Sud, la caduta<br />

delle dittature <strong>in</strong> Tunisia e <strong>in</strong> Egitto...<br />

La pace <strong>in</strong> Terra Santa potrebbe<br />

essere un episodio fra tanti altri<br />

nella lunga storia dell’umanità.<br />

Occorre pregare e agire ognuno<br />

secondo le proprie possibilità.<br />

Eppure <strong>in</strong> Terra Santa, <strong>in</strong> molte<br />

città e villaggi, la convivenza è un<br />

dato di fatto, ma la pace, però, è<br />

molto lontana…<br />

La pace è lontana per gli uom<strong>in</strong>i<br />

impazienti. Ma per il Signore mille<br />

anni sono come un sol giorno. Egli<br />

ci chiede di aspettare c<strong>in</strong>que m<strong>in</strong>uti,<br />

si tratta di m<strong>in</strong>uti secondo la sua<br />

misura del tempo; possiamo tradurre<br />

questi m<strong>in</strong>uti <strong>in</strong> qualche anno.<br />

Le quattro «p»<br />

del Patriarca<br />

Che peso ha <strong>in</strong> Terra Santa il fattore<br />

religioso?<br />

La religione fa parte del problema,<br />

essa è causa della preoccupazione<br />

stessa e mezzo di soluzione. Dietro<br />

l’ideologia sionista che rivendica<br />

tutta la terra di Palest<strong>in</strong>a come terra<br />

d’Israele c’è un’<strong>in</strong>terpretazione<br />

biblica. Gerusalemme è il nocciolo<br />

del problema. L’islàm, per esempio,<br />

rivendica il Monte del Tempio<br />

come il terzo luogo santo per i musulmani<br />

perché ricorda l’ascensione<br />

del profeta Mohammad e, nello<br />

stesso tempo, nega che il Tempio<br />

sia stato costruito <strong>in</strong> quel luogo. Il<br />

cristianesimo, <strong>in</strong>vece, non ha ambizioni<br />

territoriali su Gerusalemme<br />

e può contribuire alla soluzione<br />

della questione con un discorso<br />

moderato che può e deve essere<br />

ascoltato. Sostiene che Gerusalemme<br />

deve essere la capitale spirituale<br />

delle tre religioni e la capitale<br />

per due popoli. È questa la soluzione.<br />

Il movimento della storia e<br />

irreversibile. Senza questa visione<br />

non ci sarà pace.<br />

Negare o limitare la libertà religiosa<br />

può, secondo lei, essere un<br />

motivo di ostacolo per il raggiungimento<br />

della pace <strong>in</strong> questa terra<br />

benedetta da Dio?<br />

Il rispetto della religione dell’altro<br />

è un contributo alla pace. Il dialogo<br />

tra le religioni è un fattore di pace.<br />

Per il momento il dialogo fra islàm<br />

<strong>Mondo</strong> <strong>arabo</strong> <strong>in</strong> <strong>rivolta</strong><br />

e giudaismo è pressoché <strong>in</strong>esistente.<br />

A Hebron c’è una tensione grande<br />

fra le due comunità dopo l’occupazione<br />

di una porzione della<br />

moschea di Abramo da parte degli<br />

ebrei. Del resto questi ultimi sono<br />

<strong>in</strong>furiati non potendo entrare nella<br />

cosiddetta spianata del Tempio per<br />

pregare. Ogni volta che un gruppo<br />

di ebrei vi entra, la tensione si alza<br />

e m<strong>in</strong>accia di diventare un casus<br />

belli e un conflitto regionale.<br />

C’è un motivo valido per cui i<br />

cristiani debbono ancora lottare<br />

per il raggiungimento della pace?<br />

Sì, perché il Signore della speranza<br />

ci ha detto di pregare e di<br />

bussare alla sua porta. Perché<br />

niente è impossibile al Signore.<br />

Perché Lui stesso ha stabilito nel<br />

salmo 112, di «chiedere la pace<br />

per Gerusalemme».<br />

C’è, dunque, una speranza?<br />

Guai se f<strong>in</strong>isse la speranza.<br />

Eccellenza, quale il suo messaggio<br />

ai cristiani della Terra Santa?<br />

È lo stesso messaggio dell’ultimo<br />

S<strong>in</strong>odo: abbiate una fede più grande,<br />

basata sulla lettura quotidiana<br />

della Parola di Dio; vivete la comunione<br />

dentro la vostra Chiesa;<br />

praticate il dialogo con i non cattolici<br />

e i non cristiani; che sia un<br />

vero dialogo di vita; rimanete nella<br />

vostra terra e considerate la vostra<br />

permanenza come una vocazione<br />

e un privilegio.<br />

Che cosa dovrebbero fare i cristiani<br />

di tutto il mondo per essere<br />

vic<strong>in</strong>i ai fratelli del Medio Oriente?<br />

Il nostro patriarca Fouad Twal parla<br />

delle quattro «p»: preghiera, pace,<br />

pellegr<strong>in</strong>aggi e progetti. Le<br />

quattro «p» vogliono dire: pregate<br />

per la pace di Gerusalemme. Venite<br />

<strong>in</strong> pellegr<strong>in</strong>aggio per pregare e<br />

creare solidarietà con gli abitanti di<br />

questa terra; essi <strong>in</strong>fatti ripongono<br />

una grande stima nel pellegr<strong>in</strong>o cristiano.<br />

E fate progetti per concretizzare<br />

la vostra solidarietà con la<br />

comunità locale.<br />

A cura di Nicola Scopelliti<br />

287


Roccati Mubarak.qxp 06/04/2011 9.39 Pag<strong>in</strong>a 288<br />

288<br />

DESTINI<br />

Da Cheope a Mubarak<br />

I recenti eventi che hanno sconvolto<br />

un Paese ord<strong>in</strong>ato e tranquillo<br />

come l’Egitto, <strong>in</strong>ducono a riflettere<br />

su quella che fu una costante di<br />

tale millenaria civiltà, sulla quale<br />

siamo normalmente poco o punto<br />

<strong>in</strong>formati, e che <strong>in</strong>vece si è ripresentata<br />

sotto i nostri occhi con tutta<br />

la forza delle immag<strong>in</strong>i mediatiche.<br />

Quando si scorrono i rilievi<br />

dei templi antichi, <strong>in</strong> cui le figure<br />

dei sovrani, pari agli dei, eseguono<br />

piamente i rituali («ciò che si deve<br />

fare» nella l<strong>in</strong>gua egizia) è difficile<br />

immag<strong>in</strong>are quel che potesse accadere<br />

al momento della f<strong>in</strong>e di un<br />

regno, quando il vecchio monarca<br />

avrebbe dovuto cedere il passo a<br />

un nuovo e giovane dio.<br />

Il giubileo regale<br />

La successione era un evento tutt’altro<br />

che scontato. Non sempre<br />

c’era un erede maturo e pronto a<br />

subentrare sul trono. Spesso mancavano<br />

discendenti diretti cui affidare<br />

senza <strong>in</strong>tralci le red<strong>in</strong>i dello<br />

Stato. Ecco allora scatenarsi <strong>in</strong>trighi<br />

e rivalità, che potevano favorire<br />

l’accessione di personaggi imprevisti,<br />

non legati da v<strong>in</strong>coli di<br />

sangue alla famiglia dom<strong>in</strong>ante.<br />

Talora la «svolta» nella successione<br />

portava addirittura alla soppressione<br />

o all’occultamento dell’odiato<br />

predecessore, come avvenne nei<br />

confronti di Akhenaten (1338-<br />

1321 a.C.), il faraone che aveva<br />

sostituito nel culto il dio Amon con<br />

Aten, il disco solare. Del resto la<br />

qualità div<strong>in</strong>a di un faraone si riconosceva<br />

dalla sua accessione e non<br />

era preord<strong>in</strong>ata da segni particolari.<br />

Un racconto di tremilac<strong>in</strong>que-<br />

cento anni fa narra come Cheope,<br />

il costruttore della grande piramide<br />

il quale si identificava con il dio<br />

Sole, si adirò quando udì la profezia<br />

che ai suoi discendenti si sarebbe<br />

<strong>in</strong>terposta una nuova d<strong>in</strong>astia<br />

di adoratori del Sole (la V d<strong>in</strong>astia:<br />

2450-2300 a.C.).<br />

La pietra di Rosetta (196 a.C.),<br />

quella stessa da cui partì il deciframento<br />

dei geroglifici, ci rende<br />

edotti che il cosiddetto «giubileo<br />

regale» si svolgeva normalmente<br />

dopo i primi trent’anni di regno.<br />

Questo complesso e arcaico cerimoniale<br />

aveva lo scopo di restituire<br />

energia attiva a un corpo esausto<br />

e di rimetterlo <strong>in</strong> grado di adempiere<br />

alle sue funzioni, qualora il<br />

re non fosse deceduto prima. Scoperte<br />

recenti sembrano <strong>in</strong>dicare<br />

che tale usanza non fosse proprio<br />

esclusiva dell’Egitto, ma fosse<br />

praticata anche <strong>in</strong> Siria per conservare<br />

<strong>in</strong>tatto l’esercizio del potere.<br />

Dopo il trentesimo anno il cerimoniale<br />

si ripeteva con maggiore frequenza,<br />

presso i faraoni più longevi,<br />

come Pepi <strong>II</strong> e Ramesse <strong>II</strong>, per<br />

conservare loro <strong>in</strong>tatte le forze.<br />

All’avvic<strong>in</strong>arsi del trentesimo anno,<br />

però, il d<strong>in</strong>asta si trovava <strong>in</strong><br />

una situazione di grande vulnerabilità<br />

«magica», ideale per chi volesse<br />

approfittarne e compiere un<br />

colpo di Stato.<br />

Al trentesimo anno<br />

Lungo le migliaia di anni con cui la<br />

civiltà faraonica ci documenta la<br />

storia dell’Egitto, cambiarono <strong>in</strong>dubbiamente<br />

le regole tanto della<br />

società quanto di chi deteneva il potere.<br />

«Faraone» è term<strong>in</strong>e egizio<br />

<strong>Mondo</strong> <strong>arabo</strong> <strong>in</strong> <strong>rivolta</strong><br />

che venne a designare il sovrano<br />

verso il 1000 a.C. e che con quel significato<br />

fu ripreso nella Bibbia,<br />

dalla quale l’abbiamo ricevuto. E<br />

tuttavia la m<strong>in</strong>accia del «trentesimo<br />

anno» sembra ripetersi <strong>in</strong> modo documentato<br />

anche a lunghe scadenze.<br />

Il presidente Mubarak è stato<br />

obbligato a lasciare il potere proprio<br />

durante il suo trentesimo anno.<br />

Durante trent’anni ha governato<br />

l’Egitto quasi come un autentico faraone,<br />

il suo potere era praticamente<br />

assoluto, il figlio avrebbe dovuto<br />

succedergli, i militari si facevano<br />

garanti dell’ord<strong>in</strong>e <strong>in</strong>terno… proprio<br />

come migliaia di anni fa!<br />

Nel Museo Egizio di Tor<strong>in</strong>o si conserva<br />

un celebre papiro, dove sono<br />

annotati gli scioperi attuati dagli<br />

operai della necropoli tebana, ai<br />

quali era ridotto o rifiutato il salario,<br />

perché dopo trent’anni di regno<br />

il monumento funerario di Ramesse<br />

<strong>II</strong>I (1182-1151 a.C.) era praticamente<br />

term<strong>in</strong>ato e non vi era più alcun<br />

bisogno di pagare ancora le<br />

maestranze che l’avevano eseguito:<br />

«L’anno 29, il secondo mese (della<br />

stagione) del Raccolto, giorno 13, all’<strong>in</strong>gresso<br />

della Tomba (del faraone).<br />

Dichiarazione del capo della polizia<br />

Montumose: “Ecco, vi dico la mia<br />

op<strong>in</strong>ione. Andate su, raccogliete i vostri<br />

arnesi, e chiudete le vostre porte, e<br />

prendete le vostre mogli e i vostri figli,<br />

e io vi guiderò al tempio di Menmaatra<br />

(Sethi I), e vi farò stabilire là immediatamente”».<br />

E ancora:<br />

«L’anno 29, il terzo mese (della stagione)<br />

del Raccolto. Attraversare i posti<br />

di guardia da parte della squadra,<br />

sedersi presso la Tomba, andare a<br />

prenderli da parte dei tre capitani. Di-


Roccati Mubarak.qxp 06/04/2011 9.39 Pag<strong>in</strong>a 289<br />

re da parte dell’operaio Mose figlio di<br />

Anakhta: “Per Amon e per il re (egli<br />

viva, sia prospero e sano), la cui ira è<br />

peggiore della morte, (se) mi si porterà<br />

via di qui oggi, andrò a dormire (solo)<br />

dopo avere saccheggiato una tomba;<br />

e se non lo farò, mi si <strong>in</strong>fliggerà un<br />

castigo (appunto) a causa del giuramento<br />

per il faraone (egli viva, sia prospero<br />

e sano)”».<br />

Come sempre, la protesta era giustificata:<br />

«Andare a passare i posti di guardia al<br />

fondo del villaggio da parte della squadra<br />

(degli operai), mentre i tre capitani<br />

fecero un grande grido verso di loro alla<br />

porta del villaggio. Mandare i due<br />

capi e i due sostituti da parte dello scriba<br />

della Tomba Amennakhte a prenderli.<br />

Venire da parte del gendarme a<br />

riferirlo a noi. Qenna figlio di Ruta e<br />

Hai figlio di Hui (segue la risposta):<br />

“Non verremo. Dirai ai tuoi superiori<br />

che sono preposti ai loro doveri: ‘Non<br />

abbiamo passato perché abbiamo fame,<br />

(ma) abbiamo un’importante faccenda<br />

da comunicare nella sede del faraone<br />

(egli viva, sia prospero e sano)’”.<br />

Dissero, ora andiamo a sentirli<br />

mentre ci dicono: “parla <strong>in</strong> verità!”».<br />

Ma il malumore popolare era nulla<br />

rispetto al pericolo che proveniva<br />

dall’harem regale, per attentare alla<br />

vita del sovrano <strong>in</strong>debolito e sostituirlo<br />

con un pr<strong>in</strong>cipe meno favorito<br />

dell’erede designato. La congiura<br />

riuscì e il faraone fu ucciso, anche<br />

se eguale sorte toccò, a quanto<br />

risulta dal documento tor<strong>in</strong>ese, alla<br />

maggior parte dei colpevoli.<br />

Non era la prima volta. Ottocento<br />

Il papiro del Museo Egizio di Tor<strong>in</strong>o che documenta lo sciopero<br />

delle maestranze della necropoli tebana, che lamentano i mancati<br />

pagamenti per la realizzazione della tomba di Ramesse <strong>II</strong>I.<br />

anni prima un visir aveva osato<br />

farsi faraone, <strong>in</strong>augurando la X<strong>II</strong><br />

d<strong>in</strong>astia, Amenemhat I (1976-1947<br />

a.C.). Egli aveva fondato altresì<br />

una nuova capitale presso Menfi e<br />

aveva messo <strong>in</strong> auge un oscuro dio<br />

della regione meridionale, Amon.<br />

Ce n’era abbastanza per colpirlo, e<br />

ciò avvenne ancora nel trentesimo<br />

anno di regno, <strong>in</strong> uno dei giorni<br />

epagomeni, i giorni maledetti dell’anno<br />

perché non <strong>in</strong>scrivibili <strong>in</strong><br />

mesi, e precisamente nel giorno di<br />

Seth, il dio delle calamità.<br />

La sommossa<br />

Il regicidio destò profonda impressione.<br />

Esso fu all’orig<strong>in</strong>e di un <strong>in</strong>segnamento<br />

educativo composto<br />

dal dotto Kheti e posto <strong>in</strong> bocca al<br />

re morto per ammaestrare il successore,<br />

Sesostri I (1946-1911/10<br />

a.C.), uno dei massimi faraoni la<br />

cui fama sopravvisse <strong>in</strong> una saga<br />

greca, mescolandosi a quella di altri<br />

sovrani della d<strong>in</strong>astia. Il racconto<br />

di S<strong>in</strong>uhe, che descrive la sua<br />

vita da esule <strong>in</strong> Siria, prende spunto<br />

proprio dall’uccisione del re e<br />

dal timore dei disord<strong>in</strong>i che avrebbero<br />

potuto nascerne.<br />

Certamente non tutti gli abitanti<br />

della valle del Nilo erano sudditi<br />

devoti e fedeli. Ne recano testimonianza<br />

lunghi elenchi di nomi di<br />

<strong>Mondo</strong> <strong>arabo</strong> <strong>in</strong> <strong>rivolta</strong><br />

presunti nemici dello Stato, che<br />

dovevano essere anzitutto annientati<br />

con rituali magici. Questi consistevano<br />

nello scrivere i loro nomi<br />

con l’<strong>in</strong>chiostro rosso, il colore del<br />

male, su rozze figur<strong>in</strong>e di argilla<br />

rappresentanti prigionieri legati,<br />

che sarebbero poi state fatte a pezzi<br />

ritualmente. Anche tra questi avversari<br />

si annidavano talora alti<br />

personaggi, e se ne ha la riprova<br />

quando si scoprono tombe sontuose<br />

donate e successivamente sottratte<br />

dal faraone al primo beneficiario.<br />

Del resto l’assetto della società<br />

era lungi dall’esser sicuro e<br />

pacifico, come rivelano le perorazioni<br />

anticonformiste nel racconto<br />

del Contad<strong>in</strong>o facondo:<br />

«Grande <strong>in</strong>tendente, mio signore: sei<br />

tu Ra, il signore del cielo con la tua<br />

Corte. Il benessere di tutti dipende da<br />

te come dalla piena, perché tu sei l’Inondazione,<br />

che fa verdeggiare i campi<br />

e rende fertili le alture esauste. Resp<strong>in</strong>gi<br />

l’aggressione, sovvieni al misero,<br />

non essere una burrasca contro il<br />

supplice… L’ago (della bilancia)<br />

oscilla? La bilancia pende da un lato?<br />

Thot <strong>in</strong>dulge <strong>in</strong> modo da farti commettere<br />

il torto? Renditi compagno di<br />

questi tre: se i tre sono <strong>in</strong>dulgenti, sii<br />

<strong>in</strong>dulgente anche tu. Non rispondere al<br />

bene con il male, non mettere una cosa<br />

al posto dell’altra… Non dire falsità<br />

se sei grande! Non esser leggero se<br />

sei pesante! Non dire falsità, perché<br />

sei tu l’ago (della bilancia)… Non<br />

prendere, (ma) agisci contro chi pren-<br />

289


Roccati Mubarak.qxp 06/04/2011 9.39 Pag<strong>in</strong>a 290<br />

290<br />

de: perché non è certo grande un grande<br />

che è rapace. La tua l<strong>in</strong>gua sia il peso,<br />

il tuo cuore sia il contrappeso, e le<br />

tue labbra siano il loro compagno. Se<br />

ti nascondi il volto nei riguardi di un<br />

prepotente, chi poi resp<strong>in</strong>gerà la vergogna?<br />

… Non ti fidare del domani,<br />

non si conosce che ne verrà» (dalla<br />

terza supplica).<br />

Vi è però un documento straord<strong>in</strong>ario,<br />

conservato da un unico papiro<br />

non più <strong>in</strong>tegro, ora nel Museo<br />

di Leida, <strong>in</strong> Olanda, che descrive<br />

la confusione provocata dalla<br />

<strong>rivolta</strong>. Il testo, che si configura<br />

come una lamentazione, assume<br />

toni apocalittici e non necessita di<br />

commenti:<br />

«I port<strong>in</strong>ai dicono: “Andiamo e rubiamo”.<br />

«…<br />

«Un uomo vede suo figlio come suo<br />

nemico.<br />

«…<br />

«Gli stranieri son diventati egiziani<br />

(uom<strong>in</strong>i) dappertutto.<br />

«…<br />

«Invero… la terra è piena di bande.<br />

Un uomo va ad arare con il suo scudo.<br />

«…<br />

«Invero i poveri son divenuti ricchi.<br />

Chi non si poteva fare i sandali possiede<br />

tesori.<br />

«…<br />

«Invero molti morti sono sepolti nel<br />

fiume. L’onda è il sepolcro e la sede di<br />

imbalsamazione è divenuta la corrente.<br />

«Invero i ricchi gemono, i poveri gioiscono.<br />

Ogni città dice: “Allontaniamo<br />

i valenti tra noi”.<br />

«…<br />

«Invero la terra gira come fa la ruota<br />

del vasaio. Il predone è possessore di<br />

ricchezze, [il ricco] è divenuto un ladro.<br />

«…<br />

«Invero il riso è perito e non si fa. È il<br />

lutto che è attraverso la terra misto a<br />

pianto.<br />

«…<br />

«Invero grandi e piccoli dicono: “Voglio<br />

morire”. I bamb<strong>in</strong>i piccoli dicono:<br />

“Non si sarebbe dovuto darmi la vita”.<br />

«…<br />

«Invero le magie sono svelate, i presagi<br />

sono resi pericolosi per l’esser ricordati<br />

dalla gente.<br />

«Invero gli uffici sono aperti e i loro<br />

registri portati via, sicché gli uom<strong>in</strong>i<br />

della servitù diventano padroni di<br />

servitù».<br />

Se la «piazza» era già allora <strong>in</strong> grado<br />

di sovvertire l’ord<strong>in</strong>e costituito,<br />

<strong>in</strong>vero poteva essere il faraone,<br />

con un saggio governo, a modificare<br />

radicalmente, e per il bene,<br />

l’ord<strong>in</strong>e delle cose:<br />

«Egli rende l’ignorante sapiente, l’odiato<br />

diventa amato,<br />

«egli fa che l’umile superi il superbo,<br />

l’ultimo sia primo.<br />

«Il privo di beni sarà padrone di tesori,<br />

«il povero di terra sarà padrone di<br />

servi.<br />

«Egli fa che approdi chi si è arenato,<br />

«il derelitto sia padrone di un villaggio.<br />

«Insegna al muto a parlare, apre le<br />

orecchie del sordo» 1 .<br />

Il mito del mondo alla rovescia fu<br />

caro alla mentalità degli egizi, a<br />

com<strong>in</strong>ciare dalle loro concezioni<br />

sull’Aldilà, dove tutto si svolgeva<br />

al contrario.<br />

Miti antichi<br />

& moderni<br />

Questi antichi testimoni, le lamentazioni<br />

come i resoconti di scioperi,<br />

sono stati assunti a paragone di miti<br />

moderni, soprattutto nella prima<br />

metà del Novecento, quasi prefigurazioni<br />

di lotte sociali o addirittura<br />

simili a una <strong>rivolta</strong> sovietica. Senza<br />

<strong>in</strong>sistere sul pericolo degli anacronismi<br />

e delle false analogie di cui è<br />

farcita la storiografia sull’antico<br />

Egitto, s’impone una riflessione sul<br />

più grande momento di disord<strong>in</strong>e<br />

nella vicenda umana che è quello<br />

della morte, del distacco, del sovvertimento<br />

dei valori. Tutto quel<br />

che sembra più attraente è caduco e<br />

passeggero. Una buona condotta<br />

può servire al massimo per non<br />

scomparire del tutto, e nessuna<br />

opera vale a salvarci dall’oblio, come<br />

denuncia un altro saggio:<br />

«Quelli che hanno costruito con<br />

massi di granito,<br />

«che hanno edificato piramidi perfette<br />

con un lavoro perfetto:<br />

«i costruttori son divenuti dei,<br />

<strong>Mondo</strong> <strong>arabo</strong> <strong>in</strong> <strong>rivolta</strong><br />

«(ma) le loro tavole d’offerta sono<br />

vuote<br />

«come (quelle de)gli umili morti sulla<br />

riva<br />

«per mancanza di un (loro) sopravvissuto».<br />

Tuttavia il mito fu già usato dagli<br />

egizi per adombrare accadimenti<br />

politici di natura drammatica. L’accesso<br />

al trono di Ramesse V (1145<br />

a.C.) fu rappresentata come l’esito<br />

di un giudizio, <strong>in</strong> cui i due contendenti<br />

si presentano come Horo e<br />

Seth, e diede seguito a un lungo<br />

racconto. Egualmente il periodo di<br />

torbidi che conseguì alla morte del<br />

faraone Merneptah (1203 a.C.),<br />

uno dei figli di Ramesse <strong>II</strong>, e durò<br />

f<strong>in</strong>o all’avvento di Ramesse <strong>II</strong>I<br />

(1182 a.C.), oltre a esser descritto<br />

<strong>in</strong> una famosa digressione «storica»<br />

del grande papiro Harris, fu<br />

probabilmente parodiato nel celebre<br />

racconto dei Due fratelli.<br />

Questa novella si avvale di mitologemi<br />

complessi, diffusi nel Vic<strong>in</strong>o<br />

Oriente e nel Mediterraneo orientale<br />

f<strong>in</strong>o alla moderna favolistica<br />

russa. Essa è trasmessa da un papiro<br />

di grande pregio, opera del calligrafo<br />

menfita Enene, che è pervenuto<br />

<strong>in</strong>tatto ed è conservato ora nel<br />

Museo Britannico. Noto sotto il<br />

nome della prima acquirente, Lady<br />

D’Orb<strong>in</strong>ey, fu il primo romanzo a<br />

rivelare a metà dell’Ottocento l’esistenza<br />

di una letteratura narrativa<br />

già nell’Egitto faraonico. La nuova<br />

(e rivoluzionaria) <strong>in</strong>terpretazione<br />

di attualità storica è dovuta allo<br />

Schneider 2 , ed è probabile che essa<br />

possa aprire nuove prospettive, <strong>in</strong><br />

particolare anche per quanto concerne<br />

il «papiro erotico» di Tor<strong>in</strong>o,<br />

altro documento ricco di allusioni a<br />

un bunga bunga d’altri tempi…<br />

Alessandro Roccati<br />

1 Insegnamento di un uomo a suo figlio:<br />

A. Roccati, Sapienza egizia, Brescia<br />

1994, p. 99.<br />

2 T. Schneider, Innovation <strong>in</strong> Literature<br />

on Behalf of Politics: The Tale of the Two<br />

Brothers, Ugarit, and 19th Dynasty History,<br />

<strong>in</strong> «Egypt and Levant», 18 (2008),<br />

pp. 315-326.


Basili.qxp 06/04/2011 9.41 Pag<strong>in</strong>a 291<br />

PIAZZA QUADRATA di D<strong>in</strong>o Basili<br />

Notizia, gossip, maldicenza<br />

Le stanche nuvole che avvolgono nel Bel Paese le<br />

narrazioni politiche sono causate spesso dall’addensarsi<br />

di stereotipi e tormentoni. Ne stazionano<br />

dec<strong>in</strong>e <strong>in</strong> mezza pag<strong>in</strong>a di giornale. Dalla «irritazione<br />

del Colle» alla «Lega forza egemone». Dal<br />

Cavaliere «al tramonto» all’opposizione che «<strong>in</strong>sorge»<br />

stabilmente («<strong>in</strong>sorgenzialismo»: movimento<br />

rivolto a coprire i vuoti del post comunismo).<br />

Si affacciano nuove retoriche, furbastre e<br />

<strong>in</strong>tolleranti. Miti solo <strong>in</strong> apparenza. I polemisti<br />

campano per settimane sopra una battuta <strong>in</strong>felice,<br />

magari subito emendata. Procedono per s<strong>in</strong>dromi<br />

ansiogene e doppiopesismi mirati. Prediligono le<br />

risse rituali, i lanci di spiccioli giustizialisti, le<br />

trappole da feuilleton, i corteggi machiavellosi, le<br />

piazze più livide che viola. Si stressano sugli storici<br />

stress di sistema, senza l’ombra di un rimedio<br />

spendibile. Si crogiolano <strong>in</strong> trovat<strong>in</strong>e. Un caso?<br />

La geremiade sul «Papa straniero». Così è stato a<br />

lungo chiamato il fantomatico leader, estraneo alle<br />

s<strong>in</strong>istre tradizionali, capace di dare al neofrontismo<br />

una screziatura di centro, preziosa alle urne.<br />

Espressione via via accantonata, <strong>in</strong> contrasto con<br />

la «svolta tricolore» del Piddì. Però, durante la ricerca<br />

tra le dune, chi non ha fiutato all’opera una<br />

sorta di Légion étrangère?<br />

Sarà dimagrita la «Nazione illetterata» che affliggeva<br />

Ippolito Nievo all’avvio unitario, ma il<br />

«volgo svogliato» non è più un’esclusiva del<br />

contado. Oggi risiede ovunque, grazie a una comunicazione<br />

politica malaticcia e oscura, nonostante<br />

i falò di budget (ultimamente hanno sollevato<br />

scandalo le spese propagandistiche eccessive<br />

dei democrat). Un’<strong>in</strong>sofferenza diffusa, a dispetto<br />

delle chiassose tifoserie. Riguardi le F<strong>in</strong>eidi<br />

<strong>in</strong> chicchere e piatt<strong>in</strong>i, o il l<strong>in</strong>guaggio Barocco-Baricco<br />

di Nichi Vendola, percorso da romanticherie<br />

pop, con risultati complessivi di<br />

«roccoccò», accezione non comune di roccocò.<br />

Quanti miliardi dovremmo aggiungere al nostro<br />

disavanzo conteggiando anche le scorpacciate di<br />

vel<strong>in</strong>e e la corruzione del vocabolario? Il lessico<br />

è impoverito, le parole perdono senso. Tuttavia<br />

emerge il desiderio di forzare gli standard. Metti<br />

<strong>in</strong>ventarsi un «altercole», campione dell’alterco<br />

muscolare, a proposito di Antonio Di Pietro.<br />

(L’accenno all’ex pm molisano riporta a quei magistrati<br />

<strong>in</strong>quirenti che pretendono di essere i legislatori<br />

di sé stessi, con tanti saluti al barone di Montesquieu.<br />

Un gran numero di cittad<strong>in</strong>i non si sente<br />

garantito quando l’azione penale è, diciamo, capricciosa<br />

o quando manca un adeguato castigo per<br />

i gravi errori delle toghe, politicizzate o negligenti.<br />

Sollecita <strong>in</strong>vece un giudice imparziale, sganciato<br />

dall’accusa, realmente terzo. Obiettivo urgente,<br />

raggiungibile con altri <strong>in</strong>terventi, la maggiore celerità<br />

delle sentenze che pregio avrebbe senza un<br />

processo davvero giusto?).<br />

Per riconquistare l’attenzione dei lettori-elettori<br />

le strade sono obbligate. Editoriali, cronache e<br />

<strong>in</strong>terviste devono «debanalizzarsi», r<strong>in</strong>unciando<br />

alle stucchevoli partigianerie e alle opacità tartufesche<br />

del politically correct. Essenziali i robusti<br />

freni all’enfasi, all’eterodirezione, al gossip:<br />

è «notizia» o approfondimento la pura e<br />

semplice maldicenza? Impressione personale.<br />

Certe pag<strong>in</strong>ate sembrano la rimodulazione di<br />

dossier (o controssier) a uso del «gentile pubblico»,<br />

raptim co<strong>in</strong>volto <strong>in</strong> aliene lotte di potere.<br />

Un discorso a parte meriterebbero le dissacrazioni<br />

del sacro, spesso accompagnate dai<br />

tentativi di sacralizzare ciò che non lo è; le <strong>in</strong>temerate-remake<br />

contro la Chiesa nella ricorrenza<br />

centoc<strong>in</strong>quantenaria; la dimenticanza, tra<br />

i patrioti, di coloro che sconfissero il Pci-Pcus<br />

nelle storiche elezioni del 1948.<br />

Divagazione f<strong>in</strong>ale. Nessun sondaggio, ahimè,<br />

misura la scarsa efficacia dei copiosi appelli che<br />

solcano i media. Siano autorevoli richiami alle<br />

tregue e alle condivisioni, quanto mai necessarie;<br />

o siano scombiccherate <strong>in</strong>iziative alla Bersani &<br />

C. (le milionate di sottoscrizioni senza valore legale<br />

a sostegno di grida pro-legalità…). Forse è<br />

il momento di rimeditare contenuti, format e<br />

tempistiche. Siccome, posto un qualsiasi argomento,<br />

le adesioni significative sono sempre le<br />

solite, sarebbe sufficiente citarne a rotazione due<br />

o tre; qu<strong>in</strong>di risparmiare spazio e noia con un<br />

secco «segue lista», omettendo le parate fotocopia.<br />

Eventualmente, aggiungere le rare new entry<br />

a effetto. Ahi, se va <strong>in</strong> tilt il nobile genere «appello»,<br />

che si fa?<br />

291


cirillo colombo.qxp 06/04/2011 10.08 Pag<strong>in</strong>a 292<br />

292<br />

ANNIVERSARI<br />

Mons. Carlo Colombo, un maestro<br />

Venti anni fa, l’11 febbraio 1991,<br />

moriva a Milano Carlo Colombo<br />

(Olg<strong>in</strong>ate, Lecco 1909), teologo<br />

e vescovo ausiliare di Milano 1 .<br />

Nel 1989 lo visitai nella sede della<br />

Facoltà teologica dell’Italia<br />

settentrionale, da lui fondata, per<br />

r<strong>in</strong>graziarlo del suo encomiabile<br />

servizio alla Chiesa. Condivido<br />

pienamente l’affermazione del<br />

teologo ambrosiano Claudio<br />

Stercal: Carlo Colombo è stato<br />

«una delle più grandi figure della<br />

teologia del XX secolo» 2 . Ha<br />

scritto circa duecento saggi 3 . Da<br />

anni studiavo i suoi scritti e li facevo<br />

studiare ai miei studenti<br />

della Pontificia Università della<br />

Santa Croce a Roma 4 . In particolare,<br />

citavo spesso il suo Il compito<br />

della teologia nelle mie lezioni<br />

e nel manuale di <strong>in</strong>troduzione<br />

alla teologia 5 , perché è un<br />

eccellente studio per <strong>in</strong>tendere<br />

Donum veritatis: la vocazione<br />

ecclesiale del teologo, 25 maggio<br />

1990 6 , un documento molto importante<br />

anche per il futuro della<br />

teologia.<br />

Teologo di <strong>Paolo</strong> VI<br />

& padre conciliare<br />

Il grande teologo ambrosiano,<br />

maestro di una delle migliori<br />

scuole teologiche attuali, non si<br />

limitò all’<strong>in</strong>segnamento della<br />

teologia e a scrivere 7 ma ebbe anche<br />

altri importanti <strong>in</strong>carichi: negli<br />

anni della contestazione studentesca<br />

si occupò dell’Università<br />

Cattolica di Milano 8 , dopo essere<br />

stato per molti anni il teologo<br />

dell’arcivescovo Giovan Battista<br />

Mont<strong>in</strong>i, presente nel Vaticano<br />

<strong>II</strong>, prima come perito conci-<br />

liare poi, consacrato vescovo, come<br />

uno dei padri del concilio.<br />

Cont<strong>in</strong>uò a essere il «teologo di<br />

<strong>Paolo</strong> VI», f<strong>in</strong>o alla pubblicazione<br />

dell’enciclica Humanae vitae<br />

(25.7.1968) 9 , da lui sempre difesa<br />

e spiegata 10 .<br />

San Josemaría<br />

& il demonio muto<br />

Prima di accennare ad alcuni <strong>in</strong>segnamenti<br />

sulla teologia, il teologo<br />

e il magistero, vorrei riportare<br />

due testimonianze che aumentano<br />

la grande stima che già<br />

avevo per lui come teologo: quella<br />

del card. Julián Herranz e quella<br />

di mons. Álvaro del Portillo.<br />

Nel 1963, durante i lavori conciliari,<br />

fu <strong>in</strong>vitato a pranzo da san<br />

Josemaría Escrivá. Erano presenti:<br />

mons. Álvaro del Portillo, futuro<br />

successore del fondatore<br />

dell’Opus Dei, mons. Javier<br />

Echevarría, attuale vescovo prelato<br />

dell’Opus Dei, il canonista<br />

belga, mons. Willy Oncl<strong>in</strong> e<br />

mons Julián Herranz, futuro card<strong>in</strong>ale<br />

dal 2003, allora perito<br />

conciliare.<br />

Quest’ultimo ha scritto dettagliatamente<br />

questo <strong>in</strong>contro 11 . Parlarono<br />

degli istituti secolari e della<br />

loro differenza con l’Opus Dei,<br />

della crisi postconciliare di cui si<br />

avvertivano i primi s<strong>in</strong>tomi,<br />

«della confusione dottr<strong>in</strong>ale crescente<br />

nelle lezioni di teologia di<br />

diverse università; istituzioni religiose<br />

che <strong>in</strong>com<strong>in</strong>ciavano a<br />

naufragare per un mal<strong>in</strong>teso aggiornamento,<br />

la marxistizzazione<br />

di ambienti <strong>in</strong>tellettuali cattolici,<br />

anche fra il clero. Carlo Colombo<br />

– che si era limitato a un’analisi<br />

espositiva, accademica, della<br />

preoccupante situazione – rimase<br />

impressionato dalla forza con cui<br />

il padre (san Josemaría, ndr) parlò<br />

del “demonio muto”: quel demonio<br />

che <strong>in</strong>duce le anime a essere<br />

non pienamente s<strong>in</strong>cere con<br />

Dio e con loro stesse, nella vita e<br />

nella direzione spirituale; e che<br />

<strong>in</strong>duce alcuni pastori della Chiesa<br />

a tacere, mentre avrebbero la<br />

responsabilità di additare il vero<br />

e il falso per evitare che il lupo<br />

faccia strage delle loro pecore».<br />

Il teologo & il santo<br />

«“Che differenza fra un teologo e<br />

un santo!”, fu il commento di<br />

mons. Colombo mentre accompagnavo<br />

lui e Oncl<strong>in</strong> alla porta di<br />

casa». Aggiunge il card. Herranz:<br />

«Rimasi particolarmente impressionato<br />

dall’umiltà e dall’acutezza<br />

del commento di un personaggio<br />

della statura <strong>in</strong>tellettuale di<br />

un Carlo Colombo» 12 .<br />

Mons. Alvaro del Portillo ricordò<br />

<strong>in</strong> un’<strong>in</strong>tervista la lettera che il<br />

vescovo ausiliare di Milano gli<br />

scrisse dopo la morte del fondatore<br />

dell’Opus Dei, per <strong>in</strong>formarlo<br />

di aver presentato una lettera<br />

postulatoria per l’apertura del<br />

suo processo di beatificazione.<br />

Tra l’altro diceva: «<strong>Paolo</strong> VI mi<br />

diede il suo pieno assenso e approvazione,<br />

data la grande stima<br />

che aveva del servo di Dio, di cui<br />

conosceva il desiderio di bene<br />

che lo guidava, l’amore fervente<br />

alla Chiesa e al suo capo visibile,<br />

lo zelo ardente per le anime» 13 .<br />

Tutto ciò corrisponde anche a<br />

una sua conv<strong>in</strong>zione teologica


cirillo colombo.qxp 06/04/2011 10.08 Pag<strong>in</strong>a 293<br />

profonda: non solo la teologia fa<br />

progredire la Chiesa nella conoscenza<br />

della rivelazione, ma anche<br />

le <strong>in</strong>tuizioni dei santi 14 .<br />

Teologi & fedeli<br />

hanno un unico f<strong>in</strong>e<br />

Riguardo al rapporto fra teologi e<br />

magistero, è una costante degli<br />

scritti di Carlo Colombo questo<br />

chiarimento: esso non è sostanzialmente<br />

diverso da quello tra<br />

fedeli e magistero perché i rapporti<br />

nella Chiesa non sono fondati<br />

sui gradi di scienza umana<br />

ma sui carismi dist<strong>in</strong>ti che devono<br />

essere <strong>in</strong> comunione con il carisma<br />

del magistero e subord<strong>in</strong>ati<br />

a esso. Magistero e teologi sono<br />

al servizio di un f<strong>in</strong>e comune:<br />

«essi devono aiutare tutta la<br />

Chiesa ad annunciare <strong>in</strong> modo<br />

adatto la verità di sempre quanto<br />

più, quando essi fossero <strong>in</strong>caricati<br />

di preparare i futuri annunciatori<br />

della parola di Dio: allora<br />

non sono credenti privati, ma<br />

persone <strong>in</strong>vestite di un ufficio<br />

pubblico a servizio del magistero<br />

e di tutto il popolo di Dio, del<br />

mondo <strong>in</strong>tero. Non dunque, nell’esporre<br />

teoretici problemi nuovi<br />

si esprime prima di tutto e prem<strong>in</strong>entemente<br />

il loro ruolo nella<br />

Chiesa, ma nel pensare i modi<br />

nuovi e adatti per annunciare la<br />

perenne dottr<strong>in</strong>a della Chiesa. Ci<br />

vuole più <strong>in</strong>telligenza a dire <strong>in</strong><br />

modo nuovo ma adatto le cose di<br />

sempre, che non a dire cose nuove»<br />

15 . Il teologo qu<strong>in</strong>di non può<br />

essere come un «libero pensatore»<br />

ma un educatore nella fede.<br />

Riguardo al problema delle difficoltà<br />

da parte dei fedeli ad accettare<br />

e vivere gli <strong>in</strong>segnamenti<br />

magisteriali, il teologo non deve<br />

dimenticare che «gli uom<strong>in</strong>i ispirati<br />

da pr<strong>in</strong>cìpi naturali (l’animalis<br />

homo di san <strong>Paolo</strong>) hanno<br />

avuto, hanno e avranno sempre<br />

delle difficoltà ad accettare i beni<br />

soprannaturali provenienti da<br />

Dio: la fede richiederà sempre,<br />

accanto a ragioni umanamente<br />

sufficienti, la “buona volontà”;<br />

Mons. Carlo Colombo (1909-1991)<br />

non ci saranno mai metodi pastorali<br />

<strong>in</strong>fallibilmente efficaci per<br />

chi vuole e deve rispettare la libertà<br />

umana. Dobbiamo, anzi, attenderci<br />

che quanto più, giustamente,<br />

viene sottol<strong>in</strong>eata la libertà<br />

personale della fede, tanto<br />

maggiori forse saranno le disillusioni;<br />

ma non saremo per questo<br />

dispensati dall’annunciare la verità<br />

che proviene da Dio e ci è autenticamente<br />

precisata dal magistero<br />

della Chiesa» 16 .<br />

Nel Magistero<br />

è Cristo che parla<br />

I possibili errori del teologo possono<br />

essere comprensibili e <strong>in</strong><br />

parte giustificabili quando si tratta<br />

di esplorare questioni nuove<br />

con il progredire delle scienze<br />

umane o il mutare della cultura:<br />

«In questo lavoro – pure esso necessario,<br />

perché la perenne parola<br />

di Dio venga <strong>in</strong>segnata <strong>in</strong> modo<br />

conveniente – può accadere e talvolta<br />

avviene che i teologi, non<br />

particolarmente sorretti dal magistero,<br />

procedano per tentativi e<br />

siano esposti a sbagliare: il guaio<br />

com<strong>in</strong>cerebbe quando possibili<br />

errori si diffondessero e creassero<br />

una mentalità erronea» 17 .<br />

Il magistero ord<strong>in</strong>ario non <strong>in</strong>segna<br />

abitualmente errori, ma attraverso<br />

di esso parla Cristo: i fedeli lo<br />

sanno e i teologi e i cristiani colti<br />

non devono avere meno fede degli<br />

altri fedeli 18 . «Il “popolo di Dio” è<br />

una comunità articolata, e la prima<br />

guida di essa non è la scienza<br />

o la competenza puramente umane,<br />

ma lo Spirito Santo, che agisce<br />

<strong>in</strong> primo luogo per mezzo dei sacramenti:<br />

è questo, tra l’altro, un<br />

modo di riconoscere effettivamente<br />

il “primato di Dio”. Il teologo<br />

riconosce questo primato<br />

quando non considera l’<strong>in</strong>segnamento<br />

del magistero alla stregua<br />

di una scuola filosofica» 19 .<br />

Non è possibile un vero conflitto<br />

tra magistero e teologi anzitutto<br />

perché la competenza umana da<br />

sola è <strong>in</strong>sufficiente per una f<strong>in</strong>alità<br />

soprannaturale; <strong>in</strong>oltre perché<br />

il teologo deve comportarsi <strong>in</strong><br />

modo da dist<strong>in</strong>guere sempre il<br />

campo della ricerca da quello<br />

della divulgazione pastorale; <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e<br />

egli non deve attribuire maggior<br />

importanza alle op<strong>in</strong>ioni degli<br />

uom<strong>in</strong>i che alla dottr<strong>in</strong>a della<br />

Chiesa, ricordando che alcuni<br />

aspetti della dottr<strong>in</strong>a (per esempio<br />

quelli della morale sessuale)<br />

non sono <strong>in</strong>tesi facilmente da tutti<br />

fuori della rivelazione per l’<strong>in</strong>fluenza<br />

negativa del peccato orig<strong>in</strong>ale<br />

e dei limiti della libertà nel<br />

comportamento umano 20 .<br />

La virtù<br />

della pazienza<br />

Il teologo non si limita a trasmettere<br />

l’<strong>in</strong>segnamento della Chiesa,<br />

deve anche aiutare tutta la Chiesa,<br />

compreso il magistero, a vivere<br />

nella verità. Talvolta dovrà anticipare<br />

un <strong>in</strong>segnamento non <strong>in</strong>fallibile<br />

21 . Nell’educazione dei<br />

propri fratelli nella fede il teologo<br />

deve «alle volte saper pazientare<br />

nella proposta delle proprie<br />

idee, f<strong>in</strong>ché non siano recepite da<br />

tutta la comunità cristiana, anche<br />

dai rudes e dai m<strong>in</strong>ores; di non<br />

293


cirillo colombo.qxp 06/04/2011 10.08 Pag<strong>in</strong>a 294<br />

294<br />

pensare di essere solo e il primo,<br />

nell’educazione cristiana della<br />

comunità cristiana, a vivere secondo<br />

la verità che Dio ci ha rivelato»<br />

22 . Nella VET 27 troviamo<br />

un <strong>in</strong>vito simile: «Anche se la<br />

dottr<strong>in</strong>a della fede non è <strong>in</strong> causa,<br />

il teologo non presenterà le sue<br />

ipotesi divergenti come se si trattasse<br />

di conclusioni <strong>in</strong>discutibili.<br />

Questa discrezione è esigita dal<br />

rispetto della verità così come dal<br />

rispetto del popolo di Dio (cfr<br />

Rm 14, 1-15; 1 Cor 8; 10, 23-33).<br />

Per gli stessi motivi egli r<strong>in</strong>uncerà<br />

a una espressione pubblica <strong>in</strong>tempestiva».<br />

«Questa è la fede<br />

di mia madre!»<br />

Colombo precisa che il notevole<br />

<strong>in</strong>flusso delle scuole teologiche<br />

sul magistero ord<strong>in</strong>ario è perfettamente<br />

giustificabile perché il<br />

magistero ha bisogno di att<strong>in</strong>gere<br />

agli studi teologici soprattutto<br />

per questioni nuove 23 . La difficoltà<br />

di affrontare problemi nuovi,<br />

però, non deve far dimenticare<br />

che l’obbedienza al magistero<br />

ord<strong>in</strong>ario è necessaria per rimanere<br />

<strong>in</strong> comunione con la Chiesa<br />

cattolica 24 : il magistero ord<strong>in</strong>ario<br />

non si basa sulla competenza<br />

scientifica ma sul carisma soprannaturale<br />

dell’ord<strong>in</strong>azione<br />

episcopale 25 .<br />

Viene affrontato da Colombo tutto<br />

il tema della adesione al magistero<br />

con la chiarificazione che<br />

può essere <strong>in</strong>fallibile anche il<br />

magistero ord<strong>in</strong>ario, così come<br />

va considerato legittimo il dissenso<br />

al magistero del vescovo<br />

quando quest’ultimo risulti <strong>in</strong><br />

contrasto con l’<strong>in</strong>segnamento del<br />

magistero della Chiesa universale.<br />

In tal caso ritiene legittima anche<br />

la contestazione pubblica se<br />

l’errore è grave ed evidente 26 .<br />

Term<strong>in</strong>o questo breve ricordo<br />

con l’elogio a Carlo Colombo del<br />

card. Ratz<strong>in</strong>ger, allora prefetto<br />

della Congregazione per la dottr<strong>in</strong>a<br />

della fede, <strong>in</strong> una conferenza<br />

sul nuovo Catechismo della<br />

Chiesa cattolica: «A un anziano<br />

vescovo, molto stimato per la sua<br />

erudizione, venne <strong>in</strong>viata una<br />

delle ultime redazioni del Catechismo<br />

prima della pubblicazione,<br />

allo scopo di avere un suo<br />

giudizio. Egli restituì il manoscritto<br />

con una espressione di<br />

gioia: “Sì”, disse, “questa è la fede<br />

di mia madre”. Egli era lieto<br />

del fatto che la fede che aveva<br />

appreso da bamb<strong>in</strong>o e che lo aveva<br />

guidato per tutta la vita si trovava<br />

riformulata nella sua ricchezza,<br />

nella sua bellezza, ma<br />

anche nella sua semplicità e <strong>in</strong>distruttibile<br />

identità. È la fede di<br />

una madre, la fede di nostra madre,<br />

della Chiesa» 27 .<br />

Antonio Cirillo<br />

1 Luciano Vaccaro (ed.), Carlo Colombo<br />

(1909-1991), Morcelliana, Brescia 2003.<br />

2 Claudio Stercal, Editoriale a Giuseppe<br />

Colombo, Un’isola teologica: teologia<br />

di Carlo Colombo, Glossa, Milano<br />

2004, p. 7.<br />

3 I suoi scritti sono stati pubblicati su riviste<br />

specializzate come Scuola cattolica,<br />

Vita e Pensiero, Rivista del clero italiano<br />

e i più significativi sono raccolti nei<br />

volumi: Scritti teologici, La Scuola Cattolica,<br />

Venegono Inferiore 1966, e Il<br />

compito della teologia, Jaca Book, Milano<br />

1983 (Da ora: Compito), che raccoglie<br />

i suoi scritti pr<strong>in</strong>cipali sulla natura e il<br />

metodo della teologia.<br />

4 Frutto di questi studi sono anche due tesi<br />

presso la Pontificia Università della<br />

Santa Croce: la tesi dottorale da me diretta:<br />

Mauro Leonardi, Carlo Colombo:<br />

missione e metodo del teologo, Roma<br />

1993; la tesi di licenza diretta dal prof.<br />

Antonio Ducay: Bao Zhu, L’amore di<br />

Dio e l’amore di Gesù Cristo negli scritti<br />

di Carlo Colombo, Roma 2008.<br />

5 Arturo Blanco-Antonio Cirillo, Cultura<br />

& teologia: la teologia come mediazione<br />

specifica tra fede e cultura, Ares, Milano<br />

2001.<br />

6 Da ora VET. Si tratta di un’Istruzione<br />

sul teologo e la teologia della Congregazione<br />

per la dottr<strong>in</strong>a della fede, esplicitamente<br />

approvato da <strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong> <strong>II</strong> e<br />

qu<strong>in</strong>di parte del suo magistero. È reperibile<br />

<strong>in</strong> www.vatican.va, cdf, documenti<br />

dottr<strong>in</strong>ali e <strong>in</strong> Joseph Ratz<strong>in</strong>ger, L’elogio<br />

della coscienza: la verità <strong>in</strong>terroga il<br />

cuore, Cantagalli 2009, pp. 91-121.<br />

Quando fu preparata, Joseph Ratz<strong>in</strong>ger<br />

era già prefetto della Congregazione della<br />

fede.<br />

7 Alcuni studi su Carlo Colombo: Giu-<br />

seppe Colombo, Un’isola teologica: la<br />

teologia di Carlo Colombo, Glossa, Milano<br />

2004; una buona s<strong>in</strong>tesi del suo pensiero<br />

teologico: Battista Mond<strong>in</strong>, Storia<br />

della teologia, vol. 4: Epoca contemporanea,<br />

ESD, Bologna 1997, pp. 505-507.<br />

8 Cfr Luciano Vaccaro (ed.), Carlo Colombo<br />

e l’Università Cattolica, Morcelliana,<br />

Brescia 2008.<br />

9 Cfr Andrea Tornielli, <strong>Paolo</strong> VI: l’audacia<br />

di un Papa, Mondadori, Milano<br />

2009.<br />

10 Uno dei suoi ultimi scritti su questo tema:<br />

L’<strong>in</strong>segnamento fondamentale dell’“Humanae<br />

vitae”, <strong>in</strong> Aurelio Ansaldo<br />

(ed.), “Humanae vitae”: vent’anni dopo.<br />

Atti del secondo Congresso <strong>in</strong>ternazionale<br />

di teologia morale, Roma, 9-12 novembre<br />

1988, Ares, Milano 1989, pp.<br />

411-413.<br />

11 Julián Herranz, Nei d<strong>in</strong>torni di Gerico,<br />

Ares, Milano 2006, pp. 91-95.<br />

12 Ivi, pp. 93-94.<br />

13 Álvaro del Portillo, Intervista sul fondatore<br />

dell’Opus Dei, Ares, Milano<br />

1992, p. 14.<br />

14 Cfr Compito, p. 134.<br />

15 Fede della Chiesa, <strong>in</strong> «Rivista diocesana<br />

milanese», settembre 1973, pp. 868-<br />

871, spec. pp. 870-871. Quando fu pubblicata<br />

la dichiarazione Mysterium Ecclesiae<br />

(1973) della Congregazione per<br />

la dottr<strong>in</strong>a della fede, Colombo scrisse<br />

alcune considerazioni metodologiche per<br />

aiutare a capire il documento e <strong>in</strong>quadra<br />

i vari m<strong>in</strong>isteri nella Chiesa.<br />

16 Fede della Chiesa, cit., p. 870.<br />

17 Fede della Chiesa, cit., p. 871.<br />

18 Compito, cit., p. 104. Anche VET n.<br />

24 non ha difficoltà ad ammettere che,<br />

solo per l’àmbito degli <strong>in</strong>terventi di ord<strong>in</strong>e<br />

prudenziale, non def<strong>in</strong>itivi, «è accaduto<br />

che dei documenti magisteriali non<br />

fossero privi di carenze. I pastori non<br />

hanno sempre colto subito tutti gli aspetti<br />

o tutta la complessità di una questione.<br />

Ma sarebbe contrario alla verità se, a<br />

partire da alcuni determ<strong>in</strong>ati casi, si concludesse<br />

che il magistero della Chiesa<br />

possa <strong>in</strong>gannarsi abitualmente nei suoi<br />

giudizi prudenziali, o non goda dell’assistenza<br />

div<strong>in</strong>a nell’esercizio <strong>in</strong>tegrale<br />

della sua missione».<br />

19 Riflessioni sul metodo della teologia<br />

morale, <strong>in</strong> «Rivista del clero italiano», 54<br />

(1973), pp. 404-414, spec. p. 406.<br />

20 Ivi, p. 407.<br />

21 Ivi, pp. 412-413.<br />

22 Ivi, p. 407 a. Rudes e m<strong>in</strong>ores sono i<br />

cristiani con poca formazione, forse anche<br />

deformati da una diffusa cultura non<br />

cristiana, che fanno fatica a vivere le esigenze<br />

della vita cristiana.<br />

23 Compito, cit., p. 101 a.<br />

24 Ivi, p. 101 d.<br />

25 Ivi, p. 103.<br />

26 Ivi, pp. 106-110.<br />

27 Joseph Ratz<strong>in</strong>ger, Introduzione al nuovo<br />

Catechismo della Chiesa cattolica, <strong>in</strong><br />

«Ambrosius», 69 n. 2, marzo-aprile.


clericetti aprile.qxp 06/04/2011 10.10 Pag<strong>in</strong>a 295<br />

INQUIETOVIVERE<br />

di Guido Clericetti<br />

295


morra biffi.qxp 06/04/2011 10.12 Pag<strong>in</strong>a 296<br />

296<br />

RISORGIMENTO<br />

Quale unità d’Italia?<br />

Mentre con la festa non-festa del<br />

17 marzo, stancamente e anche litigiosamente<br />

si sono concluse le<br />

celebrazioni del 150° anniversario<br />

della cosiddetta «Unità d’Italia»,<br />

un utile elisir depurativo ci è venuto<br />

dal card<strong>in</strong>ale Giacomo Biffi.<br />

Che non poteva non dire la sua sul<br />

Risorgimento, dato che si ritiene<br />

prima italiano e poi card<strong>in</strong>ale. E la<br />

dice con il suo stile: sobrio ed elegante<br />

quanto deciso e graffiante.<br />

Tanto che i giornali dell’<strong>in</strong>telligenza<br />

laica, Repubblica e Corriere<br />

della sera, lo hanno subito «beccato»,<br />

facendogli <strong>in</strong>dossare i panni di<br />

un reazionario e cod<strong>in</strong>o. Che proprio<br />

non è. Leggere per credere:<br />

L’unità d’Italia (Cantagalli, Siena<br />

2011, pp. 88, euro 8).<br />

Scritto da un uomo di Chiesa, ma<br />

profondamente laico nell’animo<br />

e nelle f<strong>in</strong>alità. La laicità non nasce<br />

con Cavour, ma con Gesù<br />

Cristo, che ha dist<strong>in</strong>to religione e<br />

politica. Una laicità che niente ha<br />

<strong>in</strong> comune con quel clericalesimo<br />

capovolto, che è il «laicismo».<br />

Una laicità religiosa, dunque, che<br />

ci richiama alla tradizione cattolica<br />

del nostro Paese, senza la<br />

quale niente è più comprensibile.<br />

Il laicismo, del resto, ha avuto una<br />

vita breve. Nel Settecento ha cercato<br />

di ridurre la religione a morale<br />

(Kant), nell’Ottocento l’ha<br />

dissolta nella socialità (Mazz<strong>in</strong>i),<br />

nel Novecento l’ha distrutta <strong>in</strong> un<br />

pensiero debole per il quale «si<br />

può, <strong>in</strong> nome della parità di tutti i<br />

conv<strong>in</strong>cimenti e di tutte le fedi,<br />

elim<strong>in</strong>are da ogni ambiente e da<br />

ogni consuetud<strong>in</strong>e sociali i segni<br />

della tradizione cristiana» (p. 78).<br />

Non abbiamo, per fortuna, una<br />

«religione civile», che sarebbe totalitarismo,<br />

ma purtroppo neppu-<br />

re quella «religione nel civile»,<br />

che altre Nazioni, a partire dagli<br />

Stati Uniti, posseggono.<br />

Biffi prende come punto di partenza<br />

una dist<strong>in</strong>zione fondamentale,<br />

quella fra Nazione e Stato. La Nazione<br />

è un sistema di legittimazione<br />

spirituale, è un <strong>in</strong>sieme di valori<br />

e di tradizioni (religione, filosofia,<br />

cultura, arte, costume): «il<br />

complesso di persone che hanno <strong>in</strong><br />

comune l’orig<strong>in</strong>e, la storia, la l<strong>in</strong>gua,<br />

la civiltà» (p. 46). Lo Stato è<br />

una organizzazione giuridica per<br />

f<strong>in</strong>i di ord<strong>in</strong>e e difesa, «che detiene<br />

un monopolio riconosciuto dell’azione<br />

politica, prende decisioni di<br />

fatto v<strong>in</strong>colanti per tutti, esercita<br />

l’autorità legislativa e giudiziaria<br />

sulla collettività, usa legittimamente<br />

il potere coercitivo» (p. 47). Ci<br />

sono Stati con più Nazioni (come<br />

la Svizzera) e Nazioni con più Stati<br />

(i tedeschi, <strong>in</strong> Germania, Austria<br />

e Südtirol, dove non hanno celebrato<br />

l’unità dello Stato italiano).<br />

La Nazione-Italia<br />

è nata molto prima<br />

La Nazione-Italia l’unità l’aveva<br />

da tempo, non c’era bisogno del<br />

«Risorgimento» per conquistarla.<br />

Anche se divisa, era considerata<br />

una e ammirata per la sua cultura.<br />

Ora entrambe le cose sono necessarie:<br />

la Nazione, «una d’arme,<br />

di l<strong>in</strong>gua, d’altare, di memorie,<br />

di sangue e di cor» (Manzoni),<br />

e anche lo Stato, che unito è<br />

più forte e può produrre maggiore<br />

benessere. Biffi non ha alcuna<br />

nostalgia per la divisione della<br />

Penisola <strong>in</strong> sette Stati.<br />

Ma ecco il «busillis». In effetti si<br />

trattò dell’occupazione di sei Sta-<br />

ti da parte del settimo, il Regno<br />

di Sardegna. Tanto che il suo re<br />

mantenne pari pari il titolo «Vittorio<br />

Emanuele <strong>II</strong>». L’Italia unita<br />

ha avuto dunque un secondo re,<br />

senza avere avuto il primo. Quale<br />

unità, dunque? La risposta è<br />

nella nota frase di D’Azeglio:<br />

Italia fatta, italiani disfatti. Come<br />

dire: Stato unitario (non unito!),<br />

italiani tutti da fare. Purtroppo è<br />

la realtà: scarsissima partecipazione<br />

popolare al Risorgimento,<br />

mancanza di sentimento nazionale<br />

e civile, costume morale sempre<br />

più disperso e <strong>in</strong>certo, accentuazione<br />

del divario tra Nord e<br />

Sud, stanche celebrazioni, paradossalmente<br />

accompagnate da<br />

critiche, accuse e recrim<strong>in</strong>azioni.<br />

La Stato cercò a lungo di sostituire<br />

una cultura, quella cattolica,<br />

con un’altra. Era gestito da laicisti<br />

<strong>in</strong>tolleranti, che tenevano fuori<br />

i cattolici da tutti i centri di potere.<br />

Ma questo tentativo è fallito,<br />

<strong>in</strong> quanto le radici della religione<br />

erano troppo evidenti nella<br />

nostra storia (anche nel Risorgimento,<br />

al quale tanti cattolici<br />

hanno contribuito: da Gioberti a<br />

Rosm<strong>in</strong>i, da D’Azeglio a Manzoni,<br />

da Pellico a Balbo e M<strong>in</strong>ghetti).<br />

Qui non c’entra lo Stato pontificio.<br />

C’entra la tradizione, <strong>in</strong>tellettuale<br />

e morale, del cattolicesimo:<br />

«Nessuno può essere culturalmente<br />

italiano, quali che siano<br />

le sue appartenenze religiose e le<br />

sue op<strong>in</strong>ioni, se non fa spazio nel<br />

suo mondo <strong>in</strong>teriore, almeno culturalmente,<br />

al cattolicesimo quale<br />

fonte e ragione della nostra<br />

identità» (p. 63).<br />

Questo breve saggio di Biffi, contrariamente<br />

a quanto ne pensano i<br />

padroni del vapore giornalistico,


morra biffi.qxp 06/04/2011 10.12 Pag<strong>in</strong>a 297<br />

non solo non esprime nostalgia per<br />

l’antico regime, ma difende l’unificazione,<br />

anche se mette <strong>in</strong> luce che<br />

non fu fatta proprio nel modo migliore.<br />

L’autore, nel solco dell’<strong>in</strong>segnamento<br />

del suo maestro, il card.<br />

<strong>Giovanni</strong> Colombo, offre con il suo<br />

saggio un omaggio a due unità d’Italia,<br />

quella che abbiamo ottenuta e<br />

quella che occorrerà cercare di raggiungere<br />

nel futuro. Egli non dubita<br />

che sia stata un bene quella <strong>in</strong>dipendenza<br />

nazionale, che ci liberò<br />

dalla dom<strong>in</strong>azione straniera: «Pur<br />

guardandoci da ogni esasperato nazionalismo,<br />

non vediamo perché <strong>in</strong><br />

l<strong>in</strong>ea di pr<strong>in</strong>cipio una grande Nazione<br />

non debba autogovernarsi e<br />

sia costretta a subire una egemonia<br />

politica straniera» (p. 66).<br />

E fu un bene anche l’unità <strong>in</strong> un<br />

solo Stato, sempre positiva. Nessun<br />

separatismo, dunque, come<br />

quelli che hanno accompagnato le<br />

«celebrazioni», si fa per dire, dell’unità,<br />

giunte al «contratto», poco<br />

sociale, sulle bandiere: io accetto<br />

quella italiana solo se tu accetti<br />

quella lombarda. L’unità nazionale<br />

deve accompagnarsi all’unità<br />

statuale, anche se la precede<br />

e la fonda: «È senza dubbio<br />

più conforme all’autenticità delle<br />

cose che quanti sono costituiti<br />

dalla stessa identità nazionale non<br />

siano poi artificiosamente divisi<br />

da conf<strong>in</strong>i <strong>in</strong>naturali e arbitrari.<br />

L’unità statuale di una Nazione<br />

può essere attuata e gestita <strong>in</strong> vario<br />

modo, <strong>in</strong> vista di ottenere le<br />

condizioni più adatte e funzionali<br />

al conseguimento del bene comune;<br />

ma non può essere r<strong>in</strong>negata o<br />

rimessa <strong>in</strong> discussione» (p. 67).<br />

Ecco perché la f<strong>in</strong>e dello Stato<br />

pontificio rallegra anche i credenti,<br />

nessuno lo rimpiange. L’atteggiamento<br />

aperto e solidale, espresso<br />

delle massime autorità della Chiesa<br />

alle celebrazioni dei 150 anni di<br />

unità, ne è la prova. La perdita dell’anacronistico<br />

potere temporale è<br />

stato un guadagno non solo per l’Italia,<br />

ma anche per la religione:<br />

«Da quando non è più <strong>in</strong>trigato dall’esercizio<br />

di un pr<strong>in</strong>cipato civile, il<br />

Successore di Pietro può attendere<br />

con più frutto alla sua missione pa-<br />

Il card<strong>in</strong>ale Giacomo Biffi (nella foto) è <strong>in</strong>tervenuto nel dibattito<br />

sui 150 anni con il saggio L’unità d’Italia, commentato <strong>in</strong><br />

queste pag<strong>in</strong>e dal filosofo e sociologo Gianfranco Morra.<br />

storale». Soprattutto perché il concordato<br />

del 1929 ha superato il<br />

conflitto tra i due <strong>in</strong>transigentismi,<br />

quello laicista e quello clericale, e<br />

ha prodotto «una reale e sostanziale<br />

<strong>in</strong>dipendenza, anche territoriale,<br />

da ogni autorità politica, <strong>in</strong>dispensabile<br />

a salvaguardare la necessaria<br />

libertà del Vescovo di Roma e capo<br />

della cattolicità» (p. 68).<br />

La vera laicità<br />

rispetta la fede<br />

Ma tutto ciò non basta. Bisogna<br />

apportare correzioni e miglioramenti.<br />

In primo luogo occorre<br />

realizzare veramente uno Stato<br />

laico (che non privilegia nessuna<br />

religione o irreligione), democratico<br />

(che rispetta la sovranità popolare),<br />

sociale (che sa produrre<br />

solidarietà). Ma ciò non può avvenire<br />

senza riconoscere che il<br />

fondamento della laicità è proprio<br />

la libertà della fede, e ciò<br />

esclude ogni morale di Stato e<br />

ogni imposizione dello Stato nella<br />

vita spirituale e morale dei cittad<strong>in</strong>i.<br />

Inf<strong>in</strong>e, il pluralismo va rispettato<br />

davvero, <strong>in</strong> tutti i sensi e<br />

verso tutti, a partire dall’identità<br />

culturale prescelta dalle famiglie<br />

e dai gruppi sociali, secondo il<br />

pr<strong>in</strong>cipio di sussidiarietà.<br />

Una particolare attenzione Biffi<br />

riserva al problema degli immigrati.<br />

Celebriamo l’unità d’Italia<br />

<strong>in</strong> un momento storico <strong>in</strong> cui milioni<br />

di uom<strong>in</strong>i, appartenenti a religioni<br />

e stirpi diverse, bussano alla<br />

nostra porta, sp<strong>in</strong>ti da bisogni<br />

reali. Giusto, dunque, accoglierli<br />

dentro una ragionevole programmazione.<br />

Ma senza perdere la nostra<br />

identità nazionale e religiosa:<br />

«Qualcuno potrà pensare che sia<br />

nostro dovere sbiadire o addirittura<br />

nascondere il patrimonio della<br />

nostra italianità, perché i nuovi arrivati<br />

possano più agevolmente<br />

essere accolti. Il contrario è vero:<br />

quanto più vistoso è l’<strong>in</strong>gresso tra<br />

noi di genti lontane, tanto più l’Italia<br />

si deve offrire con la tipicità<br />

che è sua e con le ricchezze spirituali<br />

che l’hanno caratterizzata da<br />

sempre. Ai forestieri non si fa spazio<br />

demolendo la nostra casa, ma<br />

ampliandola e rendendola ospitale<br />

sì, ma nel rispetto della sua orig<strong>in</strong>aria<br />

architettura e della sua primitiva<br />

bellezza» (p. 79).<br />

Gianfranco Morra<br />

297


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298<br />

STORIA<br />

Per i v<strong>in</strong>ti la memoria è di sangue<br />

L’ultimo libro di Giampaolo Pansa<br />

1 aggiunge nuovo orrore a<br />

quanto lo stesso autore aveva già<br />

denunciato nelle opere precedenti,<br />

con un ulteriore elenco di uom<strong>in</strong>i<br />

e donne spesso <strong>in</strong>nocenti,<br />

trucidati dai partigiani comunisti<br />

negli anni f<strong>in</strong>ali della guerra e nei<br />

primi successivi, quando i cosiddetti<br />

v<strong>in</strong>citori perseguirono con<br />

determ<strong>in</strong>azione lo stesso obiettivo<br />

che già era stato di Hitler o di<br />

Erode o di altri come loro: l’elim<strong>in</strong>azione<br />

fisica <strong>in</strong> massa di<br />

quanti avrebbero potuto rappresentare<br />

un pericolo per il proprio<br />

potere. Se tuttavia avessero esam<strong>in</strong>ato<br />

la storia, si sarebbero resi<br />

conto che nessuno mai riuscì <strong>in</strong><br />

una simile impresa: unicamente<br />

gli animali preistorici si est<strong>in</strong>sero,<br />

ma non per <strong>in</strong>tervento umano.<br />

All’<strong>in</strong>izio, solo i parenti e gli<br />

amici delle vittime conoscevano<br />

la verità su quei delitti, mentre la<br />

maggioranza degli italiani ignorava<br />

o aveva preferito bandire<br />

dalla memoria ciò che di tragico<br />

era accaduto, perché era parso<br />

comodo e utile coprire con il silenzio<br />

i ricordi molesti della<br />

guerra civile.<br />

Eppure quei morti, non tutti «colpevoli»<br />

di una simpatia spesso<br />

soltanto ideale verso il Movimento<br />

fascista r<strong>in</strong>ato dopo l’8<br />

settembre, era giusto che fossero<br />

cancellati, quasi che la loro soppressione<br />

rimasta impunita potesse<br />

essere considerata un legittimo<br />

atto di guerra? E la vendetta<br />

verso colpe quasi sempre ipotetiche<br />

poteva e può essere moralmente<br />

accettabile?<br />

Se è vera la seconda parte dell’affermazione<br />

di Anassagora che<br />

«<strong>in</strong> natura nulla si distrugge», co-<br />

me dimostrano i resti degli animali<br />

preistorici che a volte riappaiono<br />

dopo secoli di attesa sotterranea,<br />

non potevano restare<br />

nascoste a lungo le prove concrete<br />

delle sofferenze patite da una<br />

parte <strong>in</strong>giustamente considerata<br />

responsabile di tutti i mali che<br />

l’<strong>in</strong>felice guerra aveva prodotto.<br />

Dopo qualche anno, <strong>in</strong>fatti, qualcuno<br />

trovò il coraggio di denunciare<br />

le troppe realtà celate; sono<br />

qu<strong>in</strong>di apparse opere semiclandest<strong>in</strong>e,<br />

spesso pubblicate a spese<br />

degli autori, f<strong>in</strong>ché altri si sono<br />

fatti avanti, Renzo de Felice tra i<br />

primi, <strong>in</strong>terrogandosi sul recente<br />

passato raccontato da una parte<br />

sola, qu<strong>in</strong>di unilaterale, per giungere<br />

all’«<strong>in</strong>domito» Piero Buscaroli,<br />

così def<strong>in</strong>ito da Cesare Cavalleri<br />

nella sua limpida recensione<br />

su Avvenire del 12 maggio<br />

2010 a proposito del libro Dalla<br />

parte dei v<strong>in</strong>ti, <strong>in</strong> cui Buscaroli<br />

ha analizzato con lucidità la presa<br />

del potere dei comunisti italiani<br />

soprattutto <strong>in</strong> Emilia e Romagna,<br />

denunciando le stragi celate<br />

sotto la «gloriosa epopea rossa».<br />

Giampaolo Pansa, <strong>in</strong>izialmente<br />

collaboratore de L’Espresso e<br />

qu<strong>in</strong>di non certo simpatizzante<br />

per i v<strong>in</strong>ti, dopo essere <strong>in</strong>cappato<br />

<strong>in</strong> prove certe che attestavano<br />

storie di <strong>in</strong>famie ai danni dei perdenti,<br />

per onestà di cronista aveva<br />

<strong>in</strong>iziato a occuparsi nel 2002<br />

di ricerche riguardanti un periodo<br />

sul quale la realtà era stata<br />

mistificata.<br />

Impressionato da un agghiacciante<br />

cumulo di delitti f<strong>in</strong>o a<br />

quel momento ignorati, i cui colpevoli<br />

mai erano stati puniti, si è<br />

dedicato allora alla stesura de Il<br />

sangue dei v<strong>in</strong>ti, ma, essendosi <strong>in</strong><br />

seguito avveduto che c’era ancora<br />

molto da scoprire, si è sentito<br />

sp<strong>in</strong>to a proseguire nella sua <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e,<br />

per l’ist<strong>in</strong>to del giornalista<br />

di razza che non accetta di abbandonare<br />

una traccia, sia pure<br />

ripugnante alla sua sensibilità e<br />

alla sua coscienza. Dopo la pubblicazione<br />

di altri tre volumi sullo<br />

stesso argomento, ha dato<br />

qu<strong>in</strong>di alle stampe I v<strong>in</strong>ti non dimenticano,<br />

un libro sconvolgente<br />

per l’elenco crudo e crudele di<br />

massacri documentati.<br />

Stragi c<strong>in</strong>icamente<br />

programmate<br />

Del resto, scrive Pansa, i partigiani<br />

comunisti «agivano con la<br />

conv<strong>in</strong>zione dell’impunità verso<br />

qualsiasi delitto», con l’avallo<br />

garantista dei capi. Basti citare<br />

Giorgio Amendola, lo stesso che<br />

aveva scientemente provocato a<br />

Roma la strage di via Rasella,<br />

che pubblicò su L’Unità di Tor<strong>in</strong>o<br />

il 29 aprile ’45 un articolo, citato<br />

nel libro a p. 282, contenente<br />

una fredda istigazione a uccidere<br />

i fascisti per «fare pulizia».<br />

I v<strong>in</strong>ti non dimenticano è presentato<br />

sotto forma di colloquio <strong>in</strong><strong>in</strong>terrotto<br />

con Livia Bianchi, la bibliotecaria<br />

che già aveva collaborato<br />

con l’autore durante la stesura<br />

de Il sangue dei v<strong>in</strong>ti. Con tale<br />

stratagemma letterario, Pansa<br />

riesce ad animare il racconto e a<br />

impedire che la pressante successione<br />

di nomi e date e luoghi potesse<br />

diventare una specie di anagrafe<br />

del male, capace di perdere<br />

la sua forza prorompente nel susseguirsi<br />

delle citazioni, f<strong>in</strong>endo<br />

con anestetizzare nel lettore la


Pansa-Capeder+cruciverba.qxp 06/04/2011 10.40 Pag<strong>in</strong>a 299<br />

capacità di emozionarsi.<br />

Accreditando a sua volta la realtà<br />

denunciata da Buscaroli, Pansa ripropone<br />

la conv<strong>in</strong>zione che le<br />

stragi compiute dai tedeschi nell’Italia<br />

del Nord siano state c<strong>in</strong>icamente<br />

programmate dai partigiani<br />

comunisti, che secondo la<br />

tecnica della guerriglia non combattevano<br />

a viso aperto, ma tenendosi<br />

nell’ombra organizzavano<br />

attentati sia pure di scarso valore<br />

bellico contro le truppe <strong>in</strong> ritirata,<br />

con lo scopo di produrre le m<strong>in</strong>acciate<br />

rappresaglie, così da stimolare<br />

e accrescere l’odio contro<br />

gli ex alleati e chi si era messo al<br />

loro fianco. A questo proposito<br />

vale però la pena di ricordare che<br />

è stato l’appoggio di quanti avevano<br />

aderito alla Rsi a salvare l’Italia<br />

da una vendetta immane dei<br />

tedeschi contro l’<strong>in</strong>tera popolazione,<br />

dopo l’improvviso armistizio<br />

unilaterale dell’8 settembre,<br />

da essi giudicato un tradimento.<br />

«Non ho ritenuto opportuno»,<br />

scrive tra l’altro Pansa, «aggiungere<br />

nel mio libro la citazione dei<br />

morti appartenuti alla Resistenza<br />

o <strong>in</strong>cappati nelle rappresaglie tedesche<br />

e fasciste, perché di essi si<br />

è scritto moltissimo per più di<br />

sessant’anni, e di loro si sa già<br />

tutto»: ha scelto <strong>in</strong>vece di dedicarsi<br />

totalmente agli <strong>in</strong>nom<strong>in</strong>ati<br />

dell’altra parte, spariti nel nulla.<br />

Tra gli eccidi programmati dai<br />

partigiani comunisti, Pansa annovera<br />

anche quelli contro gente<br />

idealmente vic<strong>in</strong>a, eppure contraria<br />

ai comportamenti di stile stal<strong>in</strong>iano:<br />

partigiani «bianchi» che<br />

avevano combattuto a fianco degli<br />

Alleati, antifascisti liberali,<br />

proprietari terrieri, preti odiati<br />

perché predicatori di pace, socia-<br />

listi riformisti e politici moderati,<br />

difesi solo <strong>in</strong> parte dalla presenza<br />

<strong>in</strong> Italia di un esercito regolare.<br />

Pansa cita tra l’altro, a p. 63 del<br />

suo libro, l’opera di Federica Sa<strong>in</strong>i<br />

Fasanotti, ricercatrice di storia,<br />

che nel volume La gioia violata<br />

pubblicato nel 2006 dalle Edizioni<br />

Ares segnala le <strong>in</strong>numerevoli<br />

colpe dei soldati marocch<strong>in</strong>i<br />

combattenti con le truppe francesi,<br />

i terribili goumiers assatanati<br />

nell’uccidere a sangue freddo e<br />

nello stuprare chiunque avesse la<br />

sventura di <strong>in</strong>contrarli, sia uom<strong>in</strong>i<br />

sia donne, come appare del resto<br />

nel celebre episodio de La<br />

ciociara ai danni della figlia ragazz<strong>in</strong>a<br />

di Sofia Loren. Ecco un<br />

altro libro che dovrebbe essere<br />

conosciuto, per comprendere<br />

quanto grandi siano state le sofferenze<br />

della nostra gente.<br />

Si chiamava<br />

Giuseppe Fan<strong>in</strong><br />

I v<strong>in</strong>ti non dimenticano è diviso<br />

<strong>in</strong> sette parti, ciascuna dedicata a<br />

una delle regioni centro-settentrionali<br />

<strong>in</strong> cui le brigate comuniste<br />

operarono con l’<strong>in</strong>tento di <strong>in</strong>staurare<br />

la dittatura proletaria.<br />

Non si vollero sciogliere alla f<strong>in</strong>e<br />

della guerra né consegnare le armi<br />

ormai detenute illegalmente e<br />

proseguirono nella loro cruenta<br />

missione quando ormai la pace<br />

pareva <strong>in</strong>staurata, rivolgendosi<br />

anche contro i s<strong>in</strong>dacati cattolici<br />

rimasti nella Cgl f<strong>in</strong>o al 1948,<br />

f<strong>in</strong>ché il 22 luglio dello stesso<br />

anno il Consiglio nazionale delle<br />

Acli decise di staccarsi, creando<br />

un s<strong>in</strong>dacato moderato che sarebbe<br />

diventato la Cisl.<br />

Fu quella l’occasione per un altro<br />

delitto di cui il libro dà la cronaca<br />

precisa, quando a San <strong>Giovanni</strong><br />

<strong>in</strong> Persiceto gli esponenti del<br />

Pci locale vollero mettere f<strong>in</strong>e all’azione<br />

di un giovane che stava<br />

tentando di allargare l’<strong>in</strong>fluenza<br />

del s<strong>in</strong>dacalismo cattolico tra i<br />

braccianti e gli operai agricoli<br />

della zona.<br />

Si chiamava Giuseppe Fan<strong>in</strong>,<br />

fondatore delle Acli cittad<strong>in</strong>e e<br />

della Fuci locale, ed era iscritto<br />

alla Dc. Considerato un pericolo,<br />

fu decretata la sua morte che avvenne<br />

con il solito sistema già<br />

praticato negli anni della Resistenza:<br />

al calare del buio, due uom<strong>in</strong>i<br />

appiattiti nell’ombra lo avvic<strong>in</strong>arono<br />

appena apparve nei<br />

pressi della sua casa, gli chiesero<br />

di identificarsi e poi lo f<strong>in</strong>irono,<br />

massacrandolo di botte.<br />

Un altro tema sviluppato <strong>in</strong> tutto<br />

il corso dell’opera riguarda la<br />

sorte toccata alle donne che avevano<br />

aderito alla Repubblica Sociale,<br />

nei Corpi delle ausiliarie:<br />

non portavano armi, e i loro compiti<br />

si svolgevano negli uffici<br />

senza mansioni di comando, oppure<br />

erano impegnate negli ospedali<br />

o nei servizi di mensa. Inoltre<br />

non partecipavano ai rastrellamenti<br />

né agli <strong>in</strong>terrogatori dei<br />

partigiani prigionieri, ma avevano<br />

vestito la divisa dei nemici, e<br />

questo bastava per considerarle<br />

colpevoli.<br />

Tra loro c’erano madri che si erano<br />

presentate con le figlie, e soprattutto<br />

giovani donne che avevano<br />

lasciato le scuole, gli uffici,<br />

i laboratori, i negozi, sollecitate<br />

dall’antica voce alla quale avevano<br />

nel passato creduto, che benché<br />

umiliata e spenta cont<strong>in</strong>uava<br />

a rappresentare un ideale di riscatto<br />

e di orgoglio.<br />

Per «gli altri», però, erano le<br />

«puttane fasciste» che meritavano<br />

di essere punite perciò, assunte<br />

illegalmente le vesti di giustizieri,<br />

si impegnarono <strong>in</strong> tale<br />

compito.<br />

Quelle che riuscirono a catturare<br />

furono stuprate, picchiate, violate<br />

nel corpo <strong>in</strong> ciò che per una don-<br />

299


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300<br />

na rappresenta il segno della propria<br />

femm<strong>in</strong>ilità ed esposte alla<br />

gogna, fatte sfilare nude e con la<br />

testa rasata, spesso imbrattata di<br />

catrame, <strong>in</strong> mezzo a una folla che<br />

le colpiva e le <strong>in</strong>sultava, f<strong>in</strong>ché<br />

per molte la morte fu una liberazione.<br />

Eppure anche nei loro confronti<br />

la realtà fu tradita: basti l’esempio<br />

di Alberto Bevilacqua, che<br />

<strong>in</strong>ventò una perfida torturatrice<br />

di uom<strong>in</strong>i presentata come prototipo<br />

delle Ausiliarie; la chiamò<br />

«Rosell<strong>in</strong>a l’Infame» e le attribuì<br />

ogni sorta di nefandezze, f<strong>in</strong>gendosi<br />

portatore di verità dalle quali<br />

trasse vantaggi per la sua carriera<br />

di scrittore «di s<strong>in</strong>istra».<br />

Qualcuna sopravvisse, e Pansa<br />

aggiunge alle altre storie, da p.<br />

339 a 345, l’atroce vicenda della<br />

genovese Adriana Origone, che<br />

sopravvisse nonostante le torture<br />

subìte durate giorni lunghissimi,<br />

<strong>in</strong> cui nulla le fu risparmiato.<br />

Lasciata agonizzante e salvata <strong>in</strong><br />

extremis, si sposò ed ebbe una<br />

figlia, che non poté allattare perché<br />

il suo seno era stato distrutto.<br />

Non fu chiamata <strong>in</strong> giudizio: <strong>in</strong>fatti<br />

nessuna accusa esisteva contro<br />

di lei e fu dimenticata, certo<br />

per evitare che raccontasse le torture<br />

subìte, mentre quelli che<br />

avevano sfogato su di lei la loro<br />

ferocia si salvarono dalla giustizia<br />

umana, forse non da quella<br />

div<strong>in</strong>a.<br />

Quali maestri?<br />

La lettura de I v<strong>in</strong>ti non dimenticano<br />

è dolorosissima, eppure necessaria,<br />

perché per poter giudicare<br />

il nostro presente si deve conoscere<br />

la verità sul passato, dal<br />

quale provengono molti tra quelli<br />

che f<strong>in</strong>o a oggi hanno cont<strong>in</strong>uato<br />

a detenere il potere, e che<br />

si arrogano il diritto di rivolgerci<br />

nobili appelli di saggezza e pace<br />

e tolleranza; è giusto che anche<br />

nei loro confronti «i v<strong>in</strong>ti non dimentich<strong>in</strong>o».<br />

Del resto, solo se<br />

siamo correttamente <strong>in</strong>formati<br />

possiamo tentare di prevenire il<br />

ripetersi del male ormai venuto<br />

alla luce, che già negli «anni di<br />

piombo» aveva cercato di ripresentarsi<br />

con le stesse ideologie di<br />

allora e con i medesimi sistemi.<br />

Mentre si legge, per l’ist<strong>in</strong>tiva<br />

condivisione con lo strazio delle<br />

vittime torna alla mente la domanda<br />

di Far<strong>in</strong>ata degli Uberti:<br />

«e se non piangi, di che pianger<br />

suoli?».<br />

Certo, dopo l’<strong>in</strong>contro con il<br />

dramma di Far<strong>in</strong>ata, l’Alighieri<br />

pensava di avere toccato il fondo<br />

delle umane nequizie: Pansa, con<br />

la propria denuncia, ci ha offerto<br />

immensa materia per <strong>in</strong>orridire<br />

ulteriormente.<br />

Studi Cattolici di novembre 2009<br />

ha pubblicato alle pp. 807- 808,<br />

nella rubrica «Libri & libri», la<br />

recensione di Marco Molteni del<br />

volume di 614 pp., edito lo scorso<br />

anno da Il Mul<strong>in</strong>o di Bologna,<br />

<strong>in</strong> cui Luca Baldissara e <strong>Paolo</strong><br />

Pezz<strong>in</strong>o raccontano con dovizia<br />

di particolari la più <strong>in</strong>dagata strage<br />

nazista denom<strong>in</strong>ata «di Marzabotto»,<br />

che <strong>in</strong> realtà co<strong>in</strong>volse<br />

tutto il circostante Monte Sole.<br />

Tale opera appare s<strong>in</strong>golare, perché<br />

per la prima volta affaccia<br />

dubbi sulla reale efficacia delle<br />

imboscate che produssero <strong>in</strong>f<strong>in</strong>ito<br />

strazio a quelle popolazioni,<br />

ritenute dai tedeschi conniventi<br />

con i partigiani della «Stella Rossa»<br />

che operavano nei medesimi<br />

luoghi, gli stessi che dopo averli<br />

sfruttati per ottenere rifugio e cibo<br />

non fecero nulla per difenderli,<br />

abbandonandoli alla sorte più<br />

crudele.<br />

Ci si potrebbe chiedere: un testo<br />

pubblicato da un editore notoriamente<br />

di s<strong>in</strong>istra <strong>in</strong>izia ad avvalorare<br />

la tesi di Buscaroli e di<br />

Pansa? Forse qualcosa si sta<br />

muovendo davvero anche dall’altra<br />

parte.<br />

Armanda Capeder<br />

1 Giampaolo Pansa, I v<strong>in</strong>ti non dimenticano.<br />

Crim<strong>in</strong>i ignorati della nostra guerra<br />

civile, Rizzoli, Milano 2010, pp. 462,<br />

euro 19,50.<br />

CRUCIVERBA<br />

ORIZZONTALI: 1 «I vigliacchi<br />

d’Italia e Xxxxxxxxxxx» (Carducci,<br />

Idillio maremmano). - 12 Una<br />

laurea. - 21 Foto di «<strong>in</strong>terni». - 22<br />

L’amico xxxxxxxxx, romanzo di<br />

Fred Uhlmann. - 23 Non previste. -<br />

24 Uno dei gas dell’atmosfera (etimologicamente<br />

= straniero). - 26<br />

Iovis Xxxxxx : epiteto di Giove che<br />

«conferiva la forza di resistere <strong>in</strong><br />

battaglia». - 27 Nota musicale. - 28<br />

Gli xxx e gli altri. - 29 Mitologico<br />

mostruoso ladrone che fu ucciso da<br />

Ercole a colpi di clava. - 30 La meta<br />

di tutti i nodi. - 31 «Vill’Xxxxxxx<br />

al sommo dell’ascesa» (Guido Gozzano).<br />

- 34 «Tanto è amara che xxxx<br />

è più morte» (Inferno I). - 35 La Camera<br />

alta. - 36 Il padre di Lav<strong>in</strong>ia. -<br />

37 Xxxx Lugosi, il primo Dracula<br />

dello schermo. - 38 Un corpo delle<br />

Forze Armate. - 39 Palermo. - 41<br />

Lord e poeta <strong>in</strong>glese: Don Juan. -<br />

42 Tiro alla xxxx. - 43 Città della<br />

Spagna meridionale. - 44 The Xxx<br />

Race, film con Tony Curtis (tit. it.<br />

Ragazzi di prov<strong>in</strong>cia, 1960). - 45<br />

Villaggio turco che fu la capitale<br />

dell’impero dei Bagratidi dal 946 al<br />

1046. - 46 Un capolavoro di Euripide.<br />

- 48 Il xxxxxx immag<strong>in</strong>ario di<br />

Molière. - 49 Xxxx Lancaster, attore.<br />

- 50 Nega. - 51 «La morte è<br />

quello / che di cotanta xxxxx oggi<br />

m’avanza» (Leopardi). - 52 Ivanoe<br />

Xxxxxx, capo del Governo nel cruciale<br />

1922. - 53 Il poeta dell’Am<strong>in</strong>ta.<br />

- 54 Xxxxx della Francesca. - 55<br />

«... m’avea mostrato per lo suo<br />

xxxxxx / più lune già...» (Inferno<br />

XXX<strong>II</strong>I). - 56 Xxxxxx Eden di Jack<br />

London. - 57 «... quivi germoglia<br />

come gran di xxxxxx» (Inferno<br />

XV). - 59 Pieve di Xxxxxx, città natale<br />

di Andrea Zanzotto. - 60 Misura<br />

la ricchezza di una nazione. - 61<br />

Padre di Eteocle. - 62 Maria<br />

Xxxxxx, grande soprano. - 63 Xxxx


Pansa-Capeder+cruciverba.qxp 06/04/2011 10.40 Pag<strong>in</strong>a 301<br />

di Pier Francesco Paol<strong>in</strong>i<br />

Fra tutti gli abbonati che <strong>in</strong>vieranno entro il 31 maggio 2011 l’esatta<br />

soluzione del cruciverba, verranno estratti tre buoni acquisto da<br />

euro 100 <strong>in</strong> libri del catalogo Ares. Gli analoghi premi messi <strong>in</strong> palio<br />

tra i solutori del cruciverba n. 600 (febbraio 2010), qui risolto, sono<br />

stati v<strong>in</strong>ti dai signori: Elena Maestri, di Venezia; Guido Simonc<strong>in</strong>i, di<br />

Sondrio; Piera Vedovato, di Ancona.<br />

Steiger, attore: Il colosso d’argilla<br />

(1956). - 64 Favoriscono la digestione.<br />

- 66 Xxx on a Hot T<strong>in</strong> Roof di<br />

Tennessee Williams. - 67 La moglie<br />

xxxxxx di Marco Praga (1890). - 68<br />

Fondatore di Troia. - 69 «In questa<br />

xxxxxx, or son mill’anni...» (Turandot).<br />

- 70 La dolce xxx della giov<strong>in</strong>ezza<br />

di Tennessee Williams.<br />

VERTICALI: 1 Dopo «bi». - 2<br />

Film di Akiri Kurosawa (1985). - 3<br />

Pagani contro cui san <strong>Paolo</strong> si scaglia.<br />

- 4 Tela. - 5 Xxx-disant, sedicente.<br />

- 6 Celebre sacra rappresentazione<br />

medievale. - 7 In prov<strong>in</strong>cia<br />

di Tor<strong>in</strong>o. - 8 Jacques Xxxx, regista<br />

e protagonista di Mio zio. - 9 I filamenti<br />

dei funghi superiori. - 10 Il<br />

nichelio. - 11 Stato e città sua capitale<br />

del Messico. - 12 «... nel crudo<br />

sasso <strong>in</strong>tra Tevero ed Xxxx» (Paradiso<br />

XXI). - 13 «... né fur fedeli a<br />

Xxx ma per sé foro» (Inferno <strong>II</strong>I). -<br />

14 Iniz. di Truman, presidente degli<br />

Stati Uniti. - 15 Dio ne scampi dagli<br />

Xxxxxxxx, romanzo di Vittorio<br />

Imbriani (1876). - 16 Eduardo non<br />

vede l’ora che passi la xxxxxxx. -<br />

17 Bambagia. - 18 Xxxxx Legis: locuzione<br />

che <strong>in</strong>dica lo scopo di una<br />

legge. - 19 Prestigiosa scuola <strong>in</strong>glese<br />

fondata da Enrico VI nel 1440. -<br />

20 Indugi, per esempio della Legge.<br />

- 25 La n<strong>in</strong>fa «ch’amor consunse<br />

come sol vapori» (Paradiso X<strong>II</strong>). -<br />

29 Nat K<strong>in</strong>g Xxxx, cantante afroamericano.<br />

- 30 Lari e xxxxxx. - 31<br />

Xxxxx Berg, compositore austriaco:<br />

Wozzeck. - 32 Juan Bautista<br />

Xxxxxx, pittore spagnolo di Toledo<br />

(1568-1649). - 33 Città tedesca della<br />

Renania presso Dortmund. - 34<br />

«La vostra sconcia e fastidiosa<br />

xxxx...» (Inferno XXIX). - 35 Legato<br />

come un xxxxxx. - 37 La ragazza<br />

di Xxxx, romanzo di Cassola.<br />

- 38 Autore dell’Ecclesiaste. - 39<br />

Opera di Wagner. - 40 «... così percossa,<br />

xxxxxxxx / la terra al nunzio<br />

sta» (5 Maggio di Manzoni). - 42<br />

«Un bel dì vedremo levarsi un fil di<br />

xxxx...» (Madama Butterfly). - 43<br />

Dirigente di azienda. - 44 «... ma<br />

del comun la xxxxxxx virtù» (Carducci).<br />

- 47 Ciliegie. - 48 «Al tempo<br />

che passaro i Xxxx / d’Africa il<br />

mar» (Orlando Furioso). - 49 Locale<br />

pubblico. - 51 Lucio Cornelio<br />

Xxxxx, avversario di Caio Mario. -<br />

52 Arbusto sempreverde delle Monimiacee.<br />

- 53 Una delle tre Grazie.<br />

- 54 Famoso calciatore brasiliano. -<br />

55 Personaggio di K<strong>in</strong>g Lear. Nella<br />

versione italiana «un Matto». - 56<br />

«Xxxx è tanto malata...» (Boheme).<br />

- 57 Sport <strong>in</strong>vernale. - 58 Tampone<br />

<strong>in</strong> <strong>in</strong>glese, come <strong>in</strong> <strong>in</strong>k xxx per <strong>in</strong>chiostrare<br />

i timbri. - 59 Xxx Lanka,<br />

già Ceylon. - 60 Xxx Pen, personaggio<br />

dei Peanuts di Schulz. - 65<br />

Iniz. del romanziere Grey.<br />

301


Milward Corti.qxp 06/04/2011 10.46 Pag<strong>in</strong>a 302<br />

302<br />

LETTERATURA<br />

Eugenio Corti, Shakespeare d’Italia<br />

Peter Milward (foto) è nato a Londra nel 1925; gesuita e professore emerito<br />

di Letteratura <strong>in</strong>glese presso la Sophia University di Tokyo, è stato il pioniere<br />

degli studi sul «cattolicesimo» di William Shakespeare; tra le sue opere più recenti<br />

si segnalano Shakespeare the Papist (Sapientia Press, 2005), Shakespeare’s<br />

Apocalypse (Sa<strong>in</strong>t Aust<strong>in</strong> Press, 2000) e The Catholicism of Shakespeare’s<br />

Plays (Sophia University, 1997). Pubblichiamo il suo omaggio a Eugenio<br />

Corti tenuto alla Villa Reale di Monza il 15 novembre 2010 durante il<br />

convegno <strong>in</strong>ternazionale «Cantare l’universale nel particolare – L’epica del<br />

quotidiano nell’opera di Eugenio Corti».<br />

Innanzitutto ho un’importante domanda<br />

da porre: perché sono qui?<br />

Perché io, un gesuita <strong>in</strong>glese, sono<br />

qui a Monza per una conferenza?<br />

Cos’ho da spartire con Eugenio<br />

Corti e con il suo Il cavallo<br />

rosso? E perché sono venuto non<br />

dall’Inghilterra, ma dal Giappone?<br />

Per rispondere devo partire<br />

da un nome, quello di Benedetto<br />

Riva, che ho <strong>in</strong>contrato per la prima<br />

volta non <strong>in</strong> Italia, bensì <strong>in</strong><br />

Giappone. È stato lui a <strong>in</strong>trodurmi<br />

al romanzo di suo zio. Devo<br />

confessare che non so leggere né<br />

parlare l’italiano. Sotto questo<br />

aspetto sono un <strong>in</strong>glese <strong>in</strong>sulare;<br />

tuttavia vivo da 56 anni <strong>in</strong> Giappone<br />

e so almeno leggere e parlare<br />

il giapponese. Perciò, quando<br />

si è richiamata la mia attenzione<br />

su questo romanzo di Eugenio<br />

Corti, ho dovuto leggerlo non <strong>in</strong><br />

italiano, ma nella sua traduzione<br />

<strong>in</strong>glese. Già dall’esordio mi ha affasc<strong>in</strong>ato<br />

e così ho letto tutte le<br />

sue mille pag<strong>in</strong>e con crescente<br />

piacere s<strong>in</strong>o alla f<strong>in</strong>e. L’ho trovato<br />

davvero grande. Successivamente<br />

sono venuto a conoscenza<br />

della sua traduzione giapponese<br />

curata da Kyoko Masuyama e mi<br />

è stato chiesto di dare un mano a<br />

trovare un editore giapponese.<br />

Non è stata un’impresa facile,<br />

considerando la lunghezza del libro<br />

e la mancanza di <strong>in</strong>teresse per<br />

la realtà italiana nei lettori giapponesi.<br />

Naturalmente, <strong>in</strong> Giappone<br />

tutti conoscono il Vaticano e<br />

Roma, Firenze e i grandi artisti<br />

del R<strong>in</strong>ascimento italiano. Invece,<br />

un romanzo sul ruolo svolto<br />

dall’Italia nella seconda guerra<br />

mondiale e le sue conseguenze<br />

non <strong>in</strong>teressa il giapponese medio,<br />

a meno che al romanzo non<br />

venga assegnato il premio Nobel.<br />

Il «Cavallo rosso»<br />

<strong>in</strong> Giappone<br />

Sono riuscito a trovare un buon<br />

editore cattolico di nome Seiji<br />

Kishimura, che pubblica libri con<br />

il nome di Nansosha e che ha<br />

stretti legami con la Sophia University.<br />

Invero, ha richiesto un<br />

considerevole contributo economico<br />

per la pubblicazione del<br />

primo volume, Il cavallo rosso 1<br />

(<strong>in</strong> giapponese Akai Uma), e il risultato<br />

delle vendite è stato m<strong>in</strong>imo<br />

(come aveva previsto).<br />

Ancor prima che il libro fosse f<strong>in</strong>almente<br />

pubblicato (<strong>in</strong> forma<br />

parziale) nel febbraio 2004, per<br />

la nostra rivista universitaria Sophia<br />

ho assunto l’impegno di<br />

scrivere una recensione, quale<br />

promozione previa del libro, che<br />

è stata puntualmente pubblicata<br />

nell’autunno del 2003, natural-<br />

Peter Milward<br />

mente <strong>in</strong> traduzione giapponese.<br />

Ora ho il piacere di scoprire che<br />

è stata tradotta anche <strong>in</strong> italiano<br />

ed edita proprio nel 2010 nel libro<br />

<strong>in</strong>titolato: Presenza di Eugenio<br />

Corti (Ares). Mi dispiace solo<br />

di dover dire che il mio testo<br />

orig<strong>in</strong>ale <strong>in</strong> <strong>in</strong>glese attende ancora<br />

di essere pubblicato. È a proposito<br />

di questa recensione e del<br />

romanzo che devo parlare oggi; o<br />

meglio, per quanto riguarda la recensione<br />

devo <strong>in</strong>iziare con lo<br />

scusarmi con Eugenio Corti. In<br />

essa osservo che parecchi recensori<br />

de Il cavallo rosso lo hanno<br />

paragonato a Guerra e Pace di<br />

Tolstoj e anche a quello che è stato<br />

proclamato il romanzo del secolo<br />

(da molti che non lo hanno<br />

pers<strong>in</strong>o mai letto), l’Ulisse di James<br />

Joyce, e io stesso ho aggiunto<br />

un terzo romanzo parimenti<br />

epico, Il signore degli anelli di<br />

J.R.R. Tolkien, che, nonostante<br />

tutta la sua lunghezza, ha divertito<br />

un più ampio numero di lettori<br />

rispetto a Guerra e Pace e all’Ulisse.<br />

Tuttavia, ora devo scusarmi<br />

con Eugenio Corti per aver paragonato<br />

il suo romanzo con quelli<br />

che ho appena menzionato, dal<br />

momento che il suo è completamente<br />

diverso. Quelli possono


Milward Corti.qxp 06/04/2011 10.46 Pag<strong>in</strong>a 303<br />

essere considerati romanzi epici<br />

sulla Russia o sull’Irlanda o sul<br />

passato mitico dell’uomo, mentre<br />

il suo è un romanzo unico, concernente<br />

il cristianesimo, sia pure<br />

visto, per ammissione dello stesso<br />

autore, da una prospettiva italiana<br />

o milanese. Perciò, a mio<br />

parere, l’unico paragone appropriato<br />

è quello tra Eugenio Corti<br />

e William Shakespeare.<br />

Tale paragone è proprio ciò che<br />

noi <strong>in</strong>glesi chiamiamo: «La mia<br />

tazza di tè». Siccome ho trascorso<br />

molti dei miei ultimi c<strong>in</strong>quant’anni<br />

<strong>in</strong> Giappone sulle opere di<br />

William Shakespeare, ho imparato<br />

a vedere tutto attraverso i suoi<br />

occhi e posso aggiungere che mi<br />

è stato particolarmente facile leggere<br />

Il cavallo rosso attraverso<br />

gli occhi di Shakespeare. D’altro<br />

canto, devo ammettere che non<br />

ho mai letto l’Ulisse, se non parzialmente,<br />

e da tali passi non lo<br />

qualificherei mai come un grande<br />

romanzo. Quanto a Guerra e Pace,<br />

l’ho letto una sola volta e l’ho<br />

dimenticato quasi tutto. Invece,<br />

grazie a un mio ex professore di<br />

Oxford, nei primi anni C<strong>in</strong>quanta<br />

ho letto e apprezzato Il signore<br />

degli anelli, ma non sono stato<br />

capace di discernere <strong>in</strong> esso alcun<br />

elemento shakespeariano (e<br />

di conseguenza ho capito che<br />

neanche l’autore era così <strong>in</strong>teressato<br />

a Shakespeare). Invece, riguardo<br />

a Il cavallo rosso di Eugenio<br />

Corti non sono sicuro <strong>in</strong><br />

che misura possa essere denom<strong>in</strong>ato<br />

shakespeariano o <strong>in</strong> che misura<br />

l’autore sia stato <strong>in</strong>fluenzato<br />

dalle opere di Shakespeare nella<br />

stesura del suo romanzo, ma ciò<br />

che affermo è che esso è degno di<br />

essere paragonato a tali opere<br />

nella loro totalità quale epica del<br />

cristianesimo. Allora, mi si può<br />

chiedere, che cosa <strong>in</strong>tendo come<br />

cristianesimo, al quale essi portano<br />

s<strong>in</strong>golarmente testimonianza?<br />

S<strong>in</strong> dall’esordio de Il cavallo rosso<br />

si nota la presenza di un piccolo<br />

cavallo sauro, a cui l’autore riserva<br />

una speciale e compiaciuta<br />

attenzione. Non è frequente che un<br />

autore presti una tale attenzione a<br />

un così piccolo animale, ma come<br />

lettore <strong>in</strong>glese ciò mi ha divertito.<br />

Infatti, come tutti sanno, noi <strong>in</strong>glesi<br />

siamo molto appassionati di animali:<br />

più piccoli sono e meglio è,<br />

e i cavalli <strong>in</strong> particolare, specialmente<br />

se si tratta di piccoli cavalli<br />

di colore castano, sono animali<br />

davvero affettuosi, gentili e umili.<br />

Interrompo così la mia lettura e mi<br />

soffermo ancora una volta sul titolo:<br />

«Il cavallo rosso». Non è forse<br />

questo cavallo sauro l’animale su<br />

cui l’autore scrive il proprio romanzo?<br />

Ma «castano» non è propriamente<br />

identico a «rosso».<br />

Inoltre, il cavallo rosso è equiparato<br />

al terribile cavallo rosso dell’Apocalisse,<br />

per non parlare del simbolo<br />

del moderno comunismo che<br />

ha devastato il mondo nel corso<br />

del ventesimo secolo dalla Russia<br />

alla Spagna e al Messico come all’Italia<br />

<strong>in</strong> Occidente e dopo la seconda<br />

guerra mondiale s<strong>in</strong>o alla<br />

C<strong>in</strong>a, al Vietnam, alla Cambogia e<br />

alla Corea settentrionale <strong>in</strong> Oriente.<br />

Che contrasto tra il piccolo cavallo<br />

sauro della Brianza e il terribile<br />

cavallo rosso dell’Apocalisse!<br />

Quale modo più impressionante di<br />

<strong>in</strong>iziare un romanzo epico!<br />

Colui che nom<strong>in</strong>a<br />

ogni cosa<br />

Comunque, questo contrasto è appena<br />

evidente nell’esordio e si affaccia<br />

alla riflessione solo quando,<br />

capitolo dopo capitolo, si avanza<br />

nella lettura di questo romanzo<br />

epico che scorre lentamente, ma<br />

tocca profondamente. Come diciamo<br />

noi <strong>in</strong>glesi, «le acque chete <strong>in</strong><br />

superficie scorrono <strong>in</strong> profondità»<br />

e le acque di questo romanzo sono<br />

sia chete sia profonde: chete nel<br />

senso che si muovono lentamente,<br />

ma senza posa dalla pace della<br />

Brianza, di Milano e di Rim<strong>in</strong>i<br />

verso la guerra. Lungo il percorso<br />

l’autore osserva così tante piccole<br />

cose, fiori e alberi che sa nom<strong>in</strong>are<br />

<strong>in</strong> modo così preciso e amorevole<br />

da poter rilevare, con il poeta<br />

<strong>in</strong>glese Oliver Goldsmith, che<br />

«queste piccole cose significano<br />

molto per un piccolo uomo». Questa<br />

è, paradossalmente, la qualità<br />

ideale di un vero cristiano, sicché<br />

si potrebbe parlare di romanzo <strong>in</strong>carnazionista.<br />

Infatti, tutta l’essenza<br />

dell’<strong>in</strong>carnazione consiste nel<br />

fatto che il Verbo di Dio divenne<br />

un bimbo, nato dalla Verg<strong>in</strong>e Maria<br />

nella stalla di Betlemme.<br />

Questa è anche una delle molteplici<br />

qualità de Il cavallo rosso<br />

che mi fanno pensare alle opere<br />

di Shakespeare. Ecco le parole<br />

che egli mette <strong>in</strong> bocca a frate<br />

Lorenzo <strong>in</strong> Romeo e Giulietta (a<br />

Verona): «Oh, grande è la virtù<br />

che risiede / nell’erbe, nelle piante,<br />

nelle pietre e nelle loro facoltà<br />

più segrete: / poiché non v’è<br />

nulla su questa terra che sia tanto<br />

vile / da non restituire alla terra<br />

un qualche suo beneficio» 2 . In<br />

qualità di erborista del proprio<br />

monastero frate Lorenzo apprezza<br />

così profondamente tutto ciò<br />

che proviene dal grembo della<br />

madre Terra e lo stesso impara ad<br />

apprezzare l’esule duca di Come<br />

vi piace, allorché tra «i vantaggi<br />

cui si può piegare l’avversità»<br />

scopre «l<strong>in</strong>gue negli alberi, libri<br />

da leggere nella corrente de’ ruscelli,<br />

e sermoni da ascoltare nelle<br />

pietre e, <strong>in</strong>somma, qualcosa di<br />

buono <strong>in</strong> ogni cosa» 3 . Poi vi è il<br />

poeta regale del Riccardo <strong>II</strong> che,<br />

a causa della sua totale follia di<br />

re, al ritorno al sicuro da una futile<br />

spedizione <strong>in</strong> Irlanda apprezza<br />

la terra del suo regno. Là si <strong>in</strong>g<strong>in</strong>occhia<br />

e solleva la terra tra le<br />

sue mani, <strong>in</strong>dirizzandole appassionatamente<br />

le seguenti parole:<br />

«Così come una madre che sia<br />

stata a lungo separata dal suo figliuolo<br />

/ si compiace di trastullarsi<br />

con le lagrime e con le risa<br />

al momento dell’<strong>in</strong>contro: / così,<br />

piangendo e ridendo, io ti saluto,<br />

o mia terra!» 4 . È proprio questo<br />

che spesso provo quando ritorno<br />

nella mia cara Inghilterra, che è<br />

la mia terra natia, anche se ho trascorso<br />

gli ultimi 56 anni esiliato<br />

<strong>in</strong> Giappone! Non che io abbia<br />

trovato alcun passo parallelo ne<br />

Il cavallo rosso, ma tale è, palesemente,<br />

il sentimento dell’auto-<br />

303


Milward Corti.qxp 06/04/2011 10.46 Pag<strong>in</strong>a 304<br />

304<br />

re non dico per l’Italia, ma per la<br />

Brianza e forse per Milano e anche<br />

per la Lombardia.<br />

Lo sguardo<br />

universale<br />

Tuttavia, non si tratta solo di un<br />

sentimento personale e locale, limitato<br />

ad alcuni <strong>in</strong>dividui eccentrici<br />

– o «idioti», come sono letterariamente<br />

designati dai greci –<br />

per tutto il tempo <strong>in</strong> cui rimangono<br />

<strong>in</strong> un particolare luogo.<br />

Invece, esso, nello sviluppo del romanzo,<br />

naturalmente si estende all’esterno,<br />

dalla patria al mondo,<br />

dall’Italia alla Russia, da questa<br />

Terra al più ampio universo visto<br />

dalla campagna russa con gli occhi<br />

di Michele. È visto da lui nei term<strong>in</strong>i<br />

della «profonda <strong>in</strong>f<strong>in</strong>ità del<br />

cielo», <strong>in</strong> cui «le stelle risplendevano<br />

lum<strong>in</strong>ose e c’era un senso di purezza<br />

nell’aria che respiravano» e<br />

che suscita l’esclamazione di meraviglia:<br />

«Quanto è bella la creazione<br />

di Dio! Assolutamente bella!».<br />

E quanto è anche shakespeariano<br />

questo sentimento! Quanto<br />

anch’egli ama ciò che non può fare<br />

a meno di chiamare ripetutamente<br />

«questa Inghilterra» e «questa<br />

patria di tanto nobili spiriti,<br />

questo suolo diletto» 5 . Tuttavia,<br />

nel contempo egli volge lo sguardo<br />

verso l’alto e verso l’esterno, all’«ampio<br />

vascello dell’universo».<br />

Davvero dedica un <strong>in</strong>tero discorso,<br />

modellato apparentemente<br />

sulla lettera di san Clemente di<br />

Roma ai Cor<strong>in</strong>zi, ai «cieli stessi,<br />

ai pianeti e a questo centro», la<br />

Terra, che tutti «osservano il proprio<br />

rango, priorità, luogo, collocazione,<br />

corso, proporzione, stagione<br />

e forma, <strong>in</strong> tutti gli ord<strong>in</strong>amenti».<br />

Ovunque nel creato egli<br />

ascolta la melodia impercettibile<br />

delle sfere, come nell’ideale conclusione<br />

de Il mercante di Venezia.<br />

Ivi fa sedere gli amanti ideali<br />

Lorenzo e Jessica e nelle loro<br />

orecchie fa <strong>in</strong>s<strong>in</strong>uare i suoni della<br />

musica. «Questa soave calma e<br />

la notte», soggiunge Lorenzo,<br />

«ben s’addicono agli accenti del-<br />

la più squisita armonia» 6 . E nondimeno<br />

essi si stanno parlando <strong>in</strong><br />

esilio da Venezia.<br />

Naturalmente, gli amanti si <strong>in</strong>contrano<br />

ovunque nelle opere di Shakespeare,<br />

specialmente per il modo<br />

<strong>in</strong> cui l’esperienza dell’amore<br />

conferisce una nuova vista ai loro<br />

occhi. Tale è, soprattutto, l’esperienza<br />

di Sebastian ne La dodicesima<br />

notte, allorché si ritrova a essere<br />

<strong>in</strong>aspettatamente l’oggetto di<br />

amore della bella lady Olivia (che<br />

lo ha scambiato per sua sorella gemella<br />

Viola, travestita da uomo).<br />

Come tutto <strong>in</strong> Shakespeare, la situazione<br />

è complicata, ma il suo<br />

stupore d’amore è così semplice e<br />

così affasc<strong>in</strong>ante. «Ecco l’aria, ecco<br />

lo splendido sole!» 7 . Non può<br />

credere né a sé né alle cose <strong>in</strong>torno<br />

a lui, lasciato solo di fronte al fatto<br />

che questa bella lady è <strong>in</strong>namorata<br />

di lui. Poi essi si recano <strong>in</strong><br />

chiesa per la cerimonia nuziale,<br />

che è ufficializzata <strong>in</strong> seguito da<br />

un prete. Identico è il sentimento<br />

di Antifolo di Siracusa ne La commedia<br />

degli errori quando si ritrova<br />

<strong>in</strong>namorato di un’altra lady, Luciana.<br />

Shakespeare sembra amare<br />

il collegare i mutamenti dell’amore<br />

dell’uomo alla bellezza della<br />

donna, come nell’esperienza orig<strong>in</strong>aria<br />

di Adamo ed Eva proseguita<br />

attraverso i secoli. È questa stessa<br />

situazione che trovo ne Il cavallo<br />

rosso, allorché Michele cita Dante:<br />

«Signore, hai creato questo<br />

amore lontano per me» e a stento<br />

può credere alla buona sorte che<br />

gli capita di <strong>in</strong>contrare, amare ed<br />

essere amato da colei che è divenuta<br />

la sua compagna di vita rendendolo,<br />

come egli stesso dice,<br />

«<strong>in</strong>comparabilmente l’uomo più<br />

felice del mondo».<br />

Un’epica<br />

cristiana<br />

Ora, però, devo porre la seguente<br />

domanda: che cos’ha a che fare<br />

tutto questo con l’ideale cristiano?<br />

Ne Il cavallo rosso tale ideale è<br />

chiaro e non celato s<strong>in</strong> dall’esordio.<br />

I personaggi, che sono <strong>in</strong>tro-<br />

dotti <strong>in</strong> modo vario e pers<strong>in</strong>o<br />

sconcertante nel susseguirsi delle<br />

pag<strong>in</strong>e del romanzo, sono tutti più<br />

o meno pii cristiani e non fanno<br />

mistero di ciò. Per loro essere cristiani<br />

è la cosa più naturale del<br />

mondo, al punto che non ritengono<br />

necessario contraddist<strong>in</strong>guersi<br />

come «cattolici» e tanto meno come<br />

«cattolici romani», poiché lo<br />

sono da tempo immemorabile.<br />

Solo con la venuta dei rappresentanti<br />

comunisti del cavallo rosso<br />

dell’Apocalisse, espressamente<br />

anti-cattolici, essi sono pervenuti<br />

ad apprezzare la propria eredità<br />

cristiana. Così l’eroe, si tratti di<br />

Ambrogio, di Manno o di Michele,<br />

prende coscienza del fatto che<br />

nei disegni della div<strong>in</strong>a Provvidenza<br />

è stato scelto quale campione<br />

per la propria gente della restaurazione<br />

«della loro autentica<br />

civiltà, che era cristiana» e della<br />

r<strong>in</strong>ascita di «duemila anni di fede<br />

cristiana», che <strong>in</strong>clude ciò che egli<br />

osa chiamare – a dispetto della<br />

svalutazione post-conciliare del<br />

«trionfalismo» – «quel meraviglioso<br />

Medioevo». È ciò che Shakespeare<br />

esprime <strong>in</strong> term<strong>in</strong>i più<br />

generali, mettendolo <strong>in</strong> bocca all’altro<br />

frate di Molto strepito per<br />

nulla: «Poiché sempre accade che<br />

mai non s’apprezzi al suo giusto<br />

valore quel che si possegga / e si<br />

goda; ma basta che sia perduto e<br />

che noi se ne resti privi, / e subito<br />

allora se ne esagera il pregio, e vi<br />

r<strong>in</strong>veniamo / tutte quelle virtù che<br />

il suo possesso non sapeva rivelarci<br />

/ f<strong>in</strong>ché quel bene era ancor<br />

nostro» 8 .<br />

Per Eugenio Corti, tuttavia, anche<br />

nella moderna Italia post-bellica,<br />

nonostante la diffusione del comunismo,<br />

del consumismo, del materialismo,<br />

del secolarismo, dell’ateismo<br />

e non so di quanti altri -<br />

ismi, poche possono essere le<br />

obiezioni al suo sostegno all’antico<br />

ideale cristiano, tantomeno durante<br />

il regno di un romano Pontefice<br />

così em<strong>in</strong>ente come papa <strong>Giovanni</strong><br />

<strong>Paolo</strong> <strong>II</strong>, quando il suo romanzo<br />

è stato pubblicato <strong>in</strong> così<br />

numerose edizioni italiane e <strong>in</strong> altrettante<br />

traduzioni <strong>in</strong> l<strong>in</strong>gue stra-


Milward Corti.qxp 06/04/2011 10.46 Pag<strong>in</strong>a 305<br />

niere, <strong>in</strong>cluso pers<strong>in</strong>o il giapponese.<br />

Anche di fronte a così tanti cattolici<br />

liberali che <strong>in</strong> Occidente deplorano<br />

la m<strong>in</strong>ima traccia di<br />

«trionfalismo» e gli stanno addosso<br />

per la sua non celata difesa di<br />

«quel meraviglioso Medioevo»<br />

egli sa rimanere sulle proprie posizioni<br />

senza mostrare di essere perseguitato,<br />

se non <strong>in</strong>arcando le sue<br />

sopracciglia. Invece, per William<br />

Shakespeare, che vive e scrive nel<br />

mezzo della persecuzione elisabettiana,<br />

la situazione era diversa.<br />

Ovunque si muovesse, dalle Midlands<br />

e forse verso Lancashire e<br />

poi s<strong>in</strong>o a Londra, era circondato<br />

da persecutori, spie, servizi segreti<br />

e da coloro che egli sfida <strong>in</strong> uno<br />

dei suoi sonetti def<strong>in</strong>endoli «delatori<br />

corrotti».<br />

Scrittore<br />

<strong>in</strong> <strong>in</strong>cognito<br />

Qualunque cosa egli scriva per il<br />

suo pubblico, sia a Londra sia nella<br />

campagna <strong>in</strong>glese, deve essere<br />

attento ad andare, come con le correnti<br />

del mare, s<strong>in</strong>o a un certo punto,<br />

ma non oltre. Non può fare a<br />

meno di ricordare con nostalgia i<br />

buoni giorni antichi del Medioevo<br />

cattolico, quando l’Inghilterra era<br />

parte <strong>in</strong>tegrante del cristianesimo,<br />

ma deve celare tale nostalgia <strong>in</strong><br />

opere come Riccardo <strong>II</strong> e Come vi<br />

piace, <strong>in</strong> cui il regno del primo è<br />

collocato nell’Inghilterra medievale<br />

e il circondario del duca esiliato<br />

è la foresta di Arden, si tratti<br />

delle Ardenne cont<strong>in</strong>entali o della<br />

propria Warwickshire Arden. Comunque,<br />

la gente poteva leggere<br />

tra le righe ed è noto che pers<strong>in</strong>o la<br />

reg<strong>in</strong>a Elisabetta si è riconosciuta<br />

<strong>in</strong> Riccardo: «Io sono Riccardo,<br />

non lo sai?», esclamò con rabbia.<br />

Tra gli <strong>in</strong>numerevoli esempi che<br />

potrei scegliere, lasciatemi riandare<br />

al discorso di <strong>Giovanni</strong> di<br />

Gaunt nel Riccardo <strong>II</strong>, <strong>in</strong> cui cont<strong>in</strong>ua<br />

a ripetere: «Questa Inghilterra»<br />

con un fervore manifestamente<br />

patriottico. Ama il proprio Paese,<br />

ma non approva i suoi governanti<br />

(<strong>in</strong>clusa la reg<strong>in</strong>a Elisabetta),<br />

come vediamo passando da un encomio<br />

di più di venti righe ai tre<br />

successivi verbi di biasimo. Shakespeare<br />

non è un patriota liberale<br />

o sciov<strong>in</strong>ista come l’attore Sir<br />

Laurence Olivier! Inoltre, un<br />

aspetto che va particolarmente notato<br />

<strong>in</strong> questo discorso è il modo <strong>in</strong><br />

cui egli ricorda i grandi re plantageneti<br />

quali Riccardo I ed Edoardo<br />

I, che furono «conosciuti ovunque<br />

per le loro gesta, / per i servizi resi<br />

alla fede cristiana, e la loro cavalleresca<br />

lealtà, / f<strong>in</strong>o nel luogo<br />

dov’è il Santo Sepolcro / del riscatto<br />

del mondo, del figlio di Maria<br />

benedetta, nella pervicace Giudea»<br />

9 . Il risultato della cosiddetta<br />

«riforma» sotto il regno di Enrico<br />

V<strong>II</strong>I ed Elisabetta I è stato di separare<br />

l’Inghilterra dalla sua collocazione<br />

cristiana producendo un<br />

nuovo isolazionismo fra<strong>in</strong>teso come<br />

patriottismo, tale da condurre a<br />

un regno di terrore esattamente<br />

analogo a quello che si è sviluppato<br />

<strong>in</strong> Francia <strong>in</strong> conseguenza della<br />

Rivoluzione francese. Tale è il<br />

sentimento che il drammaturgo<br />

variamente mette <strong>in</strong> bocca a Lady<br />

Constance nel Re <strong>Giovanni</strong>, allorché<br />

contro l’opportunismo di questo<br />

mondo, ossia di fronte all’abbandono<br />

di suo figlio Arturo da<br />

parte del re, esclama: «Oh, se la<br />

mia l<strong>in</strong>gua si trovasse nella bocca<br />

del tuono! / Allora sì che scuoterei<br />

il mondo con furiosa passione!» 10<br />

– dove nel suo «scuoterei» (shake)<br />

con un gioco di parole non è <strong>in</strong>verosimile<br />

percepire un’eco del nome<br />

Shakespeare. Anche nell’<strong>in</strong>sufficienza<br />

della sua «l<strong>in</strong>gua» possiamo<br />

riconoscere un’anticipazione<br />

del lamento del soliloquio di<br />

Amleto: «Ma pure, schiàntati, o<br />

cuore, ch’io debbo tenere a freno<br />

la l<strong>in</strong>gua!» 11 .<br />

E ora, dopo aver parlato così a lungo<br />

senza avere esaurito quanto è<br />

possibile dire su questo argomento,<br />

devo seguire l’esempio di Amleto<br />

e tenere a freno la l<strong>in</strong>gua. Potrebbe<br />

sembrare che nel corso della<br />

sua opera egli non faccia altro<br />

che questo, ma non è tanto Amleto,<br />

il quale non è che uno dei suoi<br />

molti personaggi, quanto Shake-<br />

speare a dover tenere a freno la<br />

l<strong>in</strong>gua <strong>in</strong> considerazione dei numerosi<br />

possibili o probabili «delatori<br />

corrotti» presenti nel suo pubblico.<br />

Comunque, <strong>in</strong> tutti i miei<br />

numerosi e vari scritti su questo tema,<br />

culm<strong>in</strong>anti <strong>in</strong> un recente libro<br />

<strong>in</strong>titolato Shakespeare the Papist,<br />

vedo il grande drammaturgo seguire<br />

le orme di due grandi santi e<br />

martiri, san Tommaso Moro e sant’Edmondo<br />

Campion, quale terzo<br />

grande campione e testimone del<br />

cattolicesimo nella travagliata età<br />

dei Tudor. È da questa prospettiva<br />

che io annovero volentieri il grande<br />

romanzo epico Il cavallo rosso<br />

e il romanziere Eugenio Corti come<br />

un altro campione e testimone<br />

del medesimo ideale cristiano.<br />

Peter Milward<br />

Traduzione di Matteo Andolfo<br />

1 Ndt: il romanzo Il cavallo rosso consta<br />

di tre volumi, il primo dei quali si <strong>in</strong>titola<br />

anch’esso Il cavallo rosso, mentre gli<br />

altri due rispettivamente: Il cavallo livido<br />

e L’albero della vita. I tre titoli sono tratti<br />

dall’Apocalisse.<br />

2 William Shakespeare, Tutte le opere.<br />

Romeo e Giulietta, <strong>in</strong>troduzione, traduzione<br />

e note di G. Bald<strong>in</strong>i, Fabbri Editori,<br />

Milano 2003, p. 121.<br />

3 William Shakespeare, Tutte le opere.<br />

Come vi piace, <strong>in</strong>troduzione, traduzione<br />

e note di G. Bald<strong>in</strong>i, Fabbri Editori, Milano<br />

2003, p. 67.<br />

4 William Shakespeare, Tutte le opere.<br />

Riccardo <strong>II</strong>, <strong>in</strong>troduzione, traduzione e<br />

note di G. Bald<strong>in</strong>i, Fabbri Editori, Milano<br />

2003, p. 131.<br />

5 William Shakespeare, Tutte le opere.<br />

Riccardo <strong>II</strong>, cit., p. 81.<br />

6 William Shakespeare, Tutte le opere. Il<br />

mercante di Venezia, <strong>in</strong>troduzione, traduzione<br />

e note di G. Bald<strong>in</strong>i, Fabbri Editori,<br />

Milano 2003, p. 187.<br />

7 William Shakespeare, Tutte le opere. La<br />

dodicesima notte, <strong>in</strong>troduzione, traduzione<br />

e note di G. Bald<strong>in</strong>i, Fabbri Editori,<br />

Milano 2003, p. 173.<br />

8 William Shakespeare, Tutte le opere.<br />

Molto strepito per nulla, <strong>in</strong>troduzione,<br />

traduzione e note di G. Bald<strong>in</strong>i, Fabbri<br />

Editori, Milano 2003, p. 155.<br />

9 William Shakespeare, Tutte le opere.<br />

Riccardo <strong>II</strong>, cit., p. 81.<br />

10 William Shakespeare, Tutte le opere.<br />

Re <strong>Giovanni</strong>, <strong>in</strong>troduzione, traduzione e<br />

note di G. Bald<strong>in</strong>i, Fabbri Editori, Milano<br />

2003, p. 101.<br />

11 William Shakespeare, Tutte le opere. Amleto,<br />

<strong>in</strong>troduzione, traduzione e note di G.<br />

Bald<strong>in</strong>i, Fabbri Editori, Milano 2003, p. 59.<br />

305


Mathieu Nobel Edwards.qxp 06/04/2011 10.48 Pag<strong>in</strong>a 306<br />

306<br />

BIOETICA<br />

Nobel senza «positive ricadute»<br />

Il nome dei premiati con il Nobel<br />

ormai non colpisce più, anche se<br />

desta a volte meraviglia che sia<br />

<strong>in</strong>signito del premio per la pace<br />

qualche terrorista messosi da poco<br />

tempo a riposo. Meriterebbe<br />

piuttosto un aggiornamento l’elenco<br />

di coloro che non hanno ricevuto<br />

il premio Nobel, a com<strong>in</strong>ciare<br />

dal Mendeleiev, che scoprì<br />

la tavola periodica degli elementi,<br />

e dallo scrittore argent<strong>in</strong>o J. L.<br />

Borges per f<strong>in</strong>ire (perché no?)<br />

con il nostro Nicola Cabibbo.<br />

Qui, però, voglio attirare l’attenzione<br />

su Robert Edwards, premiato<br />

nel 2010 per la Medic<strong>in</strong>a, e<br />

di cui ci parla su Care (acronimo<br />

di Costi dell’assistenza e risorse<br />

economiche) del novembre-dicembre<br />

2010 Ettore Cittad<strong>in</strong>i,<br />

presidente della Fondazione per<br />

gli studi sulla riproduzione umana,<br />

di Palermo.<br />

Louis Pasteur diceva che per lo<br />

scienziato «il calice della felicità<br />

è colmo solo se le sue ricerche<br />

hanno ricadute pratiche positive»;<br />

e questa filosofia fu fatta<br />

propria dal Nobel, che perciò non<br />

premia, per esempio, ricerche di<br />

fisica teorica, ma solo di fisica<br />

sperimentale.<br />

Ora, la ricaduta pratica delle ricerche<br />

dell’Edwards – partito dall’ipotesi<br />

del genetista <strong>in</strong>glese John<br />

Burdon Haldane, secondo cui<br />

(1926) «nell’arco di una vent<strong>in</strong>a<br />

d’anni sarebbe stato possibile creare<br />

<strong>in</strong>dividui al di fuori del corpo<br />

umano» – consiste nell’aver realizzato<br />

quello che allora era solo un<br />

auspicio. Il primo successo arrivò<br />

nel 1978, quando nacque la prima<br />

donna concepita <strong>in</strong> provetta (Louise<br />

Brown). Poi vi fu per un po’ un<br />

rallentamento, ma nel maggio<br />

1987 nacque a Palermo il primo<br />

bamb<strong>in</strong>o da embrione congelato.<br />

Tutto questo si svolge sotto la sigla<br />

pma, che significa «procreazione<br />

medica assistita» («assistita dal<br />

medico»). Che il medico coadiuvi<br />

nel parto la levatrice è cosa vecchia<br />

quanto il mondo. A mio parere,<br />

però, è abusivo parlare di assistenza<br />

quando si tratta di fecondazione<br />

<strong>in</strong> vitro, «con o senza <strong>in</strong>sem<strong>in</strong>azione<br />

<strong>in</strong>tracitoplasmatica con<br />

prelievo microchirurgico degli<br />

spermatozoi»; anche se – dice Cittad<strong>in</strong>i<br />

– tale assistenza «potrebbe<br />

def<strong>in</strong>irsi un gioco di squadra nel<br />

quale le competenze del medico e<br />

della sua équipe si saldano all’assenso<br />

consapevole della coppia».<br />

Si tratta di un’<strong>in</strong>terpretazione<br />

molto estensiva del giuramento di<br />

Ippocrate.<br />

L’impotenza<br />

secondo Cittad<strong>in</strong>i<br />

Naturalmente <strong>in</strong> Italia, secondo<br />

Cittad<strong>in</strong>i, la Santa Sede ostacola<br />

il libero sviluppo della ricerca<br />

scientifica: «Nel 2004 la legge<br />

40, con i suoi tanti “lacci e laccetti”<br />

riporta <strong>in</strong>dietro di vent’anni le<br />

lancette dell’orologio della ricerca<br />

e un confuso referendum stabilizza<br />

questo arretramento». Ettore<br />

Cittad<strong>in</strong>i fa tuttavia una concessione:<br />

«Una specialità che lavora<br />

prevalentemente sul fallimento<br />

(70-75% dei casi) deve desistere<br />

da qualsiasi forma di onnipotenza<br />

div<strong>in</strong>a». Cittad<strong>in</strong>i (par di capire)<br />

r<strong>in</strong>uncia a equipararsi a Dio, che<br />

non lavora prevalentemente sul<br />

fallimento, perché «il co<strong>in</strong>volgimento<br />

corporeo e psichico delle<br />

fasi della riproduzione assistita ha<br />

Il Nobel<br />

Robert Edwards<br />

una portata tale da rendere il fallimento<br />

un epilogo drammatico».<br />

Stando così le cose mi domando<br />

se tanto dispendio di energie <strong>in</strong>tellettuali<br />

abbia davvero la «ricaduta<br />

pratica positiva» auspicata<br />

da Pasteur.<br />

Anche la mancata gravidanza ha<br />

effetti psicologici nefasti. Presso<br />

gli ebrei era segno di una condanna<br />

div<strong>in</strong>a, non essendo <strong>in</strong> uso a<br />

quel tempo spermatozoi congelati<br />

di padri defunti o donatori «eterologhi»<br />

per porre <strong>in</strong> atto l’adulterio<br />

di Stato. Oggi le conseguenze possono<br />

ancora essere drammatiche<br />

(per es.: un transfert dal desiderio<br />

di prole a un’esibizione smodata<br />

di eleganza nel vestire); ma sono<br />

rimediabili con un’assistenza psicologica<br />

non più difficile di quella<br />

da seguire per chi si sottopone ai<br />

virtuosismi della pma.<br />

Vittorio Mathieu


mereghetti beatrice.qxp 06/04/2011 10.50 Pag<strong>in</strong>a 307<br />

INVITO ALLA LETTURA<br />

Dante & Beatrice, progetto d’amore<br />

Una delle pag<strong>in</strong>e più belle della<br />

letteratura italiana è un sonetto<br />

<strong>in</strong>castonato nel XXXI canto del<br />

Paradiso. Dante ha ormai raggiunto<br />

la sua meta e alla visione<br />

f<strong>in</strong>ale manca soltanto l’ultimo<br />

passo. Sua guida sarà san Bernardo<br />

di Chiaravalle, terzo dopo<br />

Beatrice e Virgilio. Prima di affidarsi<br />

all’autore di una delle più<br />

belle preghiere della cristianità,<br />

la Salve Reg<strong>in</strong>a, Dante rivolge a<br />

Beatrice il suo saluto: dodici versi,<br />

i più straord<strong>in</strong>ari che mai siano<br />

stati dedicati da un uomo a<br />

una donna.<br />

«O donna <strong>in</strong> cui la mia speranza vige,<br />

«e che soffristi per la mia salute<br />

«<strong>in</strong> <strong>in</strong>ferno lasciar le tue vestige,<br />

«di tante cose quant’i’ ho vedute,<br />

«dal tuo podere e da la tua bontate<br />

«riconosco la grazia e la virtute.<br />

«Tu m’hai di servo tratto a libertate<br />

«per tutte quelle vie, per tutt’i modi<br />

«che di ciò fare avei la potestate.<br />

«La tua magnificenza <strong>in</strong> me custodi,<br />

«sì che l’anima mia, che fatt’hai sana,<br />

«piacente a te dal corpo si disnodi»<br />

(Paradiso, XXXI, 79-90).<br />

Meravigliosi. A leggerli bene,<br />

quasi un atto di blasfemia: siamo<br />

<strong>in</strong> Paradiso, a Dante per volontà<br />

div<strong>in</strong>a è stato concesso quello che<br />

a nessun altro uomo è mai stato<br />

concesso, salvo naturalmente san<br />

<strong>Paolo</strong> ed Enea, ma – come ci spiega<br />

Dante stesso – per motivi ben<br />

più nobili e alti. Dunque ci aspetteremmo<br />

che Dante si rivolgesse<br />

a Dio, non già a Beatrice, r<strong>in</strong>graziandolo<br />

e lodandolo per avergli<br />

consentito tanto: che si ricordasse<br />

che Dio ha lasciato che il proprio<br />

Figlio, soffrendo e morendo sulla<br />

croce per lui come per tutti gli uo-<br />

John William Watherhouse, Dante e Beatrice, 1915.<br />

m<strong>in</strong>i, ottenesse per l’umanità il<br />

perdono e restituisse a tutti noi la<br />

speranza della salvezza.<br />

E <strong>in</strong>vece no. Dante, accortosi che<br />

Beatrice non è più accanto a lui,<br />

nel salutarla a lei si rivolge per<br />

r<strong>in</strong>graziarla, assegnandole attributi<br />

e meriti che <strong>in</strong> realtà dovrebbero<br />

appartenere solo a Dio.<br />

Dunque Dante dice: donna <strong>in</strong> cui<br />

la mia speranza trova vigore e<br />

forza, si fonda e vive, e che hai<br />

sopportato di lasciare le tue impronte<br />

nell’<strong>in</strong>ferno aff<strong>in</strong>ché io<br />

potessi salvarmi... e così via. E<br />

davvero Beatrice è scesa per<br />

Dante all’<strong>in</strong>ferno, così come fece<br />

Cristo dopo la morte <strong>in</strong> croce, ma<br />

qui è come se Dante dicesse: a<br />

chi devo io la mia salvezza? A<br />

Beatrice.<br />

Insomma, la donna – ed è una<br />

meravigliosa dichiarazione d’amore,<br />

oltre che uno straord<strong>in</strong>ario<br />

progetto di vita – è capace anche<br />

di scendere all’<strong>in</strong>ferno per l’uomo<br />

che l’ama (l’amico «non de la<br />

ventura»), e di farlo senza confondersi<br />

con esso, e non per consolarlo,<br />

ma per trarlo fuori da lì e<br />

dargli la possibilità di conquistare<br />

la vera libertà, che è «resa alla<br />

libertà di Dio». In def<strong>in</strong>itiva la<br />

Commedia si riduce proprio a<br />

questo: la storia di un uomo, che<br />

tutti ci rappresenta, che nel pieno<br />

della propria vigoria fisica e<br />

mentale («nel mezzo del camm<strong>in</strong><br />

di nostra vita») f<strong>in</strong>isce all’<strong>in</strong>ferno<br />

senza sapere come; e della donna<br />

che per amore da lì lo porta via.<br />

Insomma, <strong>in</strong> questo, che è il congedo<br />

da Beatrice, Dante le assegna<br />

il merito di averlo salvato, e<br />

non già <strong>in</strong> senso figurale, ma con<br />

un significato che è, prima ancora<br />

che letterale, storico: <strong>in</strong> questo<br />

appunto Dante sfiora la blasfemia,<br />

nell’affermare <strong>in</strong> pieno<br />

Paradiso che deve la sua salvezza<br />

non a Dio, ma a Beatrice. Non<br />

solo: è a Beatrice, e non a Dio, al<br />

suo potere e al suo coraggio che<br />

Dante assegna il merito di aver<br />

307


mereghetti beatrice.qxp 06/04/2011 10.50 Pag<strong>in</strong>a 308<br />

308<br />

potuto vedere quello che ha visto;<br />

ed è a Beatrice che chiede di<br />

custodire <strong>in</strong>tatti dentro di lui i<br />

frutti ottenuti grazie a lei, aff<strong>in</strong>ché<br />

la sua anima, che Beatrice ha<br />

fatto pura («sana»), possa nel<br />

giorno estremo della morte giungere<br />

<strong>in</strong> Paradiso, bella come piace,<br />

non già a Dio, ma a lei.<br />

Anzi, «piacente a te». Per la prima<br />

e unica volta nella Commedia,<br />

<strong>in</strong> questi versi Dante si rivolge<br />

a Beatrice dandole del tu, rivelando<br />

<strong>in</strong> tutta la sua evidenza<br />

la piena <strong>in</strong>timità <strong>in</strong> Dio nella quale<br />

essi ormai si trovano, <strong>in</strong>timità<br />

profonda come c’è solo nella preghiera;<br />

e come c’è nell’amore coniugale<br />

quando gli sposi sono capaci<br />

di fare del loro stesso amore<br />

una preghiera: «Così orai», postilla<br />

<strong>in</strong>fatti il poeta una volta<br />

concluso il congedo.<br />

E a quel punto Beatrice risponde<br />

con un sorriso: «Come parea, sorrise<br />

e riguardommi; poi si tornò a<br />

l’etterna fontana», poi – certa che<br />

ormai Dante è pronto per l’ultima<br />

rivelazione – lei per prima torna a<br />

rivolgersi alla fons vitae, a Dio.<br />

Un compito<br />

per ogni donna<br />

Perfetto compimento dell’amore<br />

che li ha condotti f<strong>in</strong>o all’Empireo,<br />

questa pienezza f<strong>in</strong>almente<br />

raggiunta si apre alla condivisione<br />

di tutto il Paradiso, non svanendo<br />

nell’egoismo di un rapporto<br />

che si chiude agli altri, ma divenendo<br />

felicità vera, fatta di<br />

grazia, di appagamento del desiderio<br />

di bene e di reale, totale e<br />

def<strong>in</strong>itiva accettazione della volontà<br />

di Dio (quasi ad anticipare<br />

la chiusa del Paradiso quando<br />

Dante, congedandosi dal lettore,<br />

a lui così descrive l’ultima visione:<br />

«Ma già volgeva il mio disio<br />

e il velle, sì come ruota ch’igualmente<br />

è mossa, l’amor che move<br />

il sole e l’altre stelle»).<br />

Beatrice ha portato a term<strong>in</strong>e il<br />

suo compito, quel compito che,<br />

sembra suggerirci Dante, Dio affida<br />

a ogni donna verso l’uomo<br />

che ama (e di riflesso anche a<br />

ogni uomo verso la donna che<br />

ama): condurre chi si ama a Dio,<br />

accettandolo per quello che è,<br />

conducendolo lungo qualsiasi<br />

strada, <strong>in</strong> tutti i modi possibili,<br />

fuori della schiavitù verso la libertà.<br />

Perf<strong>in</strong>o con un certo grado<br />

di disprezzo per le regole (le impronte<br />

di Beatrice che rimangono<br />

nell’<strong>in</strong>ferno). «Tu m’hai di servo<br />

tratto a libertade»: summa dell’amore<br />

coniugale. Che cosa si può<br />

dire di più alto alla donna che si<br />

ama? Che cosa di più bello può<br />

dire un uomo <strong>in</strong>namorato? Ecco<br />

perché prima che un progetto per<br />

la donna questo sonetto, queste<br />

parole <strong>in</strong>dicano all’uomo, a ogni<br />

uomo, che l’amore vero, la felicità<br />

vera, consiste nel riconoscere<br />

attraverso gli occhi di chi ci ama<br />

l’amore di Dio.<br />

Speranza, virtù, libertà, coraggio,<br />

<strong>in</strong>traprendenza, fede: una vita<br />

vissuta all’<strong>in</strong>segna di questi ideali<br />

– afferma Dante – è una vita<br />

piena, ricca e felice, davvero spesa<br />

bene, per ogni donna e per<br />

ogni uomo. È amore vero.<br />

Quando <strong>in</strong>vece l’amore si confonde<br />

con la passione travolgente del<br />

desiderio, esso trasc<strong>in</strong>a f<strong>in</strong>o alla<br />

disperazione, alla paura, alla desolazione,<br />

come accade ad Anna<br />

Karen<strong>in</strong>a che, divisa tra passione,<br />

amore per il figlio e v<strong>in</strong>colo coniugale,<br />

decide di farla f<strong>in</strong>ita.<br />

«Voleva cadere sotto al primo carrozzone<br />

che capitò col punto di<br />

mezzo alla sua altezza, ma, volendo<br />

togliersi dal braccio il sacchetto<br />

rosso, perse tempo ed era già tardi:<br />

il carrozzone era passato. Dovette<br />

aspettare un altro carrozzone. La<br />

prese quella stessa sensazione che<br />

provava quando, nel fare il bagno,<br />

stava per gettarsi <strong>in</strong> acqua, e si fece<br />

macch<strong>in</strong>almente il segno di croce.<br />

Quel gesto abituale le suscitò<br />

una folla di ricordi dell’<strong>in</strong>fanzia e<br />

dell’adolescenza, e a un tratto<br />

quelle tenebre che la coprivano tutta<br />

si lacerarono, e <strong>in</strong> un lampo la<br />

vita le apparve con lo splendore di<br />

tutte le sue gioie passate. Ma non<br />

perdeva d’occhio le ruote del se-<br />

condo carrozzone che si avvic<strong>in</strong>ava.<br />

E proprio nell’istante <strong>in</strong> cui il<br />

tratto di mezzo fra le ruote fu alla<br />

sua altezza, gettò via il sacchetto<br />

rosso e, affondando la testa fra le<br />

spalle, si precipitò sotto al vagone,<br />

appoggiandosi sulle mani, e, come<br />

se avesse voluto rialzarsi, si sollevò<br />

sulle g<strong>in</strong>occhia. E <strong>in</strong> quell’attimo<br />

fu atterrita di ciò che aveva fatto.<br />

“Dove sono? Che faccio? Perché?”.<br />

Tentò di rigettarsi <strong>in</strong>dietro<br />

ma una massa enorme la colpì sulla<br />

testa e la trasc<strong>in</strong>ò via. “Signore,<br />

perdonami!”, ebbe il tempo di dire<br />

sentendo l’impossibilità della lotta.<br />

Intanto un piccolo contad<strong>in</strong>o, borbottando<br />

qualcosa, picchiava su<br />

del ferro e la luce che le illum<strong>in</strong>ava<br />

il libro nel quale stava leggendo<br />

pieno di terrori, di dolori, di <strong>in</strong>ganni,<br />

di perfidie, brillò un istante più<br />

splendida che mai e le rischiarò<br />

tutto quello che f<strong>in</strong>o allora le era<br />

stato oscuro; poi vacillo, si ottenebrò,<br />

si spense per sempre».<br />

(L.N. Tolstoj, Anna Karen<strong>in</strong>a, parte<br />

settima, cap. XXXI – s<strong>in</strong>golare<br />

co<strong>in</strong>cidenza).<br />

O, per citare altri due celebri amanti,<br />

come accade a <strong>Paolo</strong> e<br />

Francesca che «come colombe<br />

dal disio portate» si fermano a<br />

parlare con Dante della loro vicenda.<br />

E lì, nel V dell’Inferno, <strong>in</strong><br />

tre notissime terz<strong>in</strong>e <strong>in</strong>sieme con<br />

loro stessi f<strong>in</strong>iscono con il condannare<br />

tutta una società e la letteratura<br />

che essa produsse <strong>in</strong> cui<br />

l’uomo e la donna, anziché divenire<br />

liberi <strong>in</strong> virtù dell’amore, ne<br />

sono schiavi e non possono che<br />

obbedirgli: «Amor ch’a nullo<br />

amato amar perdona», l’amore<br />

che non permette a nessuno che<br />

sia amato di non riamarlo. Amore<br />

così simile all’altro («che move<br />

il sole e l’altre stelle») ma così<br />

lontano, così apparentemente<br />

bello e appagante, <strong>in</strong> realtà così<br />

offensivo e mortale, perché capace<br />

di v<strong>in</strong>cere tutto e di costr<strong>in</strong>gere<br />

alla resa: «Omnia v<strong>in</strong>cit amor<br />

et nos cedamus amori» (Virgilio,<br />

Bucoliche, X 69).<br />

Claudio Mereghetti


Patty Nilla Pollastri Cavalleri.qxp 06/04/2011 10.55 Pag<strong>in</strong>a 309<br />

INTERVISTE<br />

Patty Pravo, <strong>in</strong> dovere di trasgressione<br />

«Studi Cattolici? È la prima volta.<br />

Un’esperienza che mi mancava»,<br />

sorride e poi ride forte Patty Pravo.<br />

E gioca subito la carta della<br />

provocazione, per ribadire che è<br />

lei la reg<strong>in</strong>a <strong>in</strong>contrastata della<br />

trasgressione e, a 62 anni suonati<br />

(senza stonare, come <strong>in</strong>vece ha<br />

fatto a Sanremo con la canzone Il<br />

vento e le rose), non <strong>in</strong>tende abdicare.<br />

Anzi. Tuta, scarpe da g<strong>in</strong>nastica<br />

All Star, capelli biondi <strong>in</strong><br />

aperta sfida con l’anagrafe cromatica,<br />

prosegue con l’accento romano<br />

<strong>in</strong>nestato <strong>in</strong> quello orig<strong>in</strong>ario<br />

di Venezia e le erre che con gli<br />

anni si sono sempre più arrotate<br />

f<strong>in</strong> quasi a sparire: «Dai, parti con<br />

le domande. Quest’idea mi eccita.<br />

Guarda che non garantisco su<br />

quello che potrebbe uscire».<br />

Correrò questo rischio.<br />

Certe risposte, forse tutte, non saranno<br />

<strong>in</strong> l<strong>in</strong>ea con la morale e i<br />

pr<strong>in</strong>cìpi del tuo giornale.<br />

Le domande, <strong>in</strong>vece, sì.<br />

È una sfida o una confessione?<br />

Una semplice <strong>in</strong>tervista.<br />

Dai, contala giusta: chi pensi di<br />

trovare? La peccatrice numero<br />

uno? Guarda che non sono Maddalena.<br />

Questo lo diceva Rosanna<br />

Fratello negli anni Settanta.<br />

Lei lo cantava. Io lo vivevo.<br />

Pentita?<br />

Ho fatto quello che mi andava.<br />

Sempre.<br />

Matrimoni, esagerazioni <strong>in</strong><br />

tutti i sensi: non si è fatta mancare<br />

niente.<br />

Questa però è solo una faccia.<br />

E l’altra?<br />

Sono s<strong>in</strong>cera. E <strong>in</strong>genua.<br />

Poi?<br />

Credo nei valori di una volta.<br />

Difetti?<br />

Ist<strong>in</strong>tiva. Pigra. Capocciona. E<br />

testarda.<br />

Pregi?<br />

Gentile con chi se lo merita. Sensibile.<br />

Semplice. Puntualissima.<br />

E ord<strong>in</strong>ata.<br />

Per gli altri, <strong>in</strong>vece?<br />

Rompiscatole. Ma simpatica.<br />

Al pianoforte<br />

per Roncalli<br />

Credente?<br />

Credo <strong>in</strong> tutte le religioni, <strong>in</strong> un<br />

Aldilà comune. Eppure avevo<br />

com<strong>in</strong>ciato col piede giusto per<br />

diventare una supercattolica.<br />

Cioè?<br />

A 10 anni suonavo il pianoforte<br />

per Angelo Roncalli, il futuro Papa<br />

Buono.<br />

Un’altra provocazione?<br />

Abitavo con mia nonna, a Venezia.<br />

Roncalli veniva <strong>in</strong> casa e gli<br />

facevo l’<strong>in</strong>ch<strong>in</strong>o. Qualche volta<br />

suonavo per lui.<br />

Emozionata?<br />

Per niente. Sapevo già il fatto<br />

mio. A 4 anni ho com<strong>in</strong>ciato a<br />

studiare musica. A 10 sono entrata<br />

al Conservatorio: ammessa al<br />

terzo anno.<br />

Che cosa ricorda del patriarca<br />

Roncalli?<br />

Un sorriso dolce, da nonno. Mi<br />

applaudiva e mi diceva: «Brava,<br />

cont<strong>in</strong>ua così».<br />

Non le ha mai regalato un sant<strong>in</strong>o?<br />

Bastava il suo sguardo per dimostrare<br />

la sua fede.<br />

Ha mai pregato con lui?<br />

Una volta abbiamo fatto il segno<br />

della croce <strong>in</strong>sieme. Ma non ricordo<br />

per quale occasione.<br />

Ha più <strong>in</strong>contrato Angelo Roncalli?<br />

Non c’è più stata l’occasione.<br />

Quando lo vedeva a San Pietro<br />

pensava a quei pomeriggi veneziani?<br />

Sì, e mi veniva da ridere. Lo dicevo<br />

alle mie amiche. Ma non<br />

credevano che avessi suonato<br />

per il Papa.<br />

Incontrare un santo come papa<br />

<strong>Giovanni</strong> XX<strong>II</strong>I non è bastato?<br />

A cosa, a non farmi trasgredire?<br />

Il dest<strong>in</strong>o non si cambia. Nemmeno<br />

Cristo è sceso dalla croce e<br />

ha seguito quello che stava scritto.<br />

Lo dicevo anche durante l’agonia<br />

di <strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong> <strong>II</strong>.<br />

Ha conosciuto il Papa-santosubito?<br />

A un’udienza. E mi aveva stregato.<br />

Un uomo eccezionale. E quando<br />

era al passaggio f<strong>in</strong>ale e tutti<br />

pregavano per la sua salvezza, io<br />

ripetevo che doveva compiersi il<br />

suo dest<strong>in</strong>o.<br />

Pregava?<br />

309


Patty Nilla Pollastri Cavalleri.qxp 06/04/2011 10.55 Pag<strong>in</strong>a 310<br />

310<br />

Non nel senso cattolico. Ne parlo<br />

spesso col mio angelo.<br />

Angelo, nel senso di... Roncalli?<br />

Col mio angelo custode.<br />

Vede che è rimasta un po’ cattolica?<br />

L’angelo c’è a presc<strong>in</strong>dere dall’essere<br />

cattolica. Credo nella<br />

grande luce dell’Aldilà.<br />

Un esperto di questioni dell’Aldilà<br />

è Benedetto XVI.<br />

In questo momento la gente non<br />

ha bisogno di dogmi teologici, ma<br />

di parole semplici e di calore. Dio<br />

è <strong>in</strong> tante cose, forse <strong>in</strong> tutte. Ma a<br />

volte la Chiesa se ne dimentica.<br />

Ce l’ha col Vaticano?<br />

Con i soldi che ha potrebbe sistemare<br />

almeno un paio di Paesi<br />

africani.<br />

È un luogo comune: dov’è la<br />

sua trasgressione?<br />

Sono conv<strong>in</strong>ta che tutte le creature<br />

di questa Terra abbiano il diritto<br />

di vivere civilmente.<br />

Pound & Peggy<br />

Guggenheim<br />

Torniamo alla sua <strong>in</strong>fanzia tra<br />

i vip a Venezia.<br />

Incontravo spesso Ezra Pound e<br />

la moglie. Mi offrivano il gelato.<br />

Che tipo era?<br />

Silenzioso. Sempre. Mi ha trasmesso<br />

il piacere del silenzio.<br />

Altri <strong>in</strong>contri importanti?<br />

Sempre a casa della nonna veniva<br />

il grande attore veneziano Cesco<br />

Baseggio che mi parlava solo<br />

<strong>in</strong> dialetto e mi faceva morire dal<br />

ridere. E poi suonavo per la soprano<br />

Toti Dal Monte. Spesso andavo<br />

a casa di Peggy Guggenheim<br />

a fare i compiti.<br />

Le manca Venezia?<br />

È morta. Violentata dai turisti<br />

barbari. Ho una casa a Santa Barnaba<br />

ma ormai è impossibile vi-<br />

verci. Ci sono stata per circa un<br />

anno. Ogni matt<strong>in</strong>a uscivo per le<br />

calli a correre e mi deprimevo.<br />

Fanatica dello sport?<br />

Solo quaranta m<strong>in</strong>uti. Mi alleno<br />

al ritmo di James Brown. All’ultimo<br />

check la mia età biologica è<br />

di 35 anni.<br />

In lotta col calendario?<br />

Mi accorgo che mi stanco un po’<br />

di più. Mi dimentico i nomi. Ma<br />

ho una giornata lunga e piena.<br />

Lunga?<br />

Sveglia alle 8 e <strong>in</strong> piedi f<strong>in</strong>o alle<br />

due di notte. Solo lavoro.<br />

Distrazioni?<br />

Al massimo leggo. O rileggo.<br />

Ezra Pound?<br />

Anche. Ma per tenermi <strong>in</strong> allenamento<br />

con l’<strong>in</strong>glese. Adesso sono<br />

presa dalla biografia di Marlene<br />

Dietrich.<br />

Un’icona?<br />

Sapeva godersi la vita. Le piaceva<br />

cuc<strong>in</strong>are e divorava gli uom<strong>in</strong>i.<br />

Anche lei non scherza, con<br />

quattro mariti.<br />

Li sposavo per farli contenti.<br />

Qu<strong>in</strong>di potrebbe dire un altro sì?<br />

Non credo.<br />

Ma se s’<strong>in</strong>namorasse?<br />

In questo momento sono tranquillissima.<br />

C’è calma piatta <strong>in</strong> giro.<br />

Tanti amori ma nessun figlio.<br />

A 16 anni mi sono sposata con<br />

Gordon Faggetter, un batterista.<br />

Ho pensato di farci un figlio.<br />

Rimpiange di non essere diventata<br />

mamma?<br />

No, perché l’avrei cresciuto male.<br />

L’avrei rov<strong>in</strong>ato.<br />

Addirittura.<br />

Raramente ho visto degli artisti<br />

tirare su bene dei bamb<strong>in</strong>i. Li<br />

fanno vivere nei camer<strong>in</strong>i. Restano<br />

soli. I figli vanno seguiti. In<br />

quel momento dovevo decidere:<br />

o cantante o mamma.<br />

Più veneziana<br />

che italiana<br />

Influenzata dall’<strong>in</strong>fanzia coi<br />

nonni?<br />

Nonna mi ha fatto vivere un’<strong>in</strong>fanzia<br />

felice.<br />

Non ce l’aveva con sua madre?<br />

Non ho avuto nessun trauma.<br />

Però ha com<strong>in</strong>ciato a frequentarla<br />

solo da una dec<strong>in</strong>a d’anni.<br />

R<strong>in</strong>grazio il cielo di non averlo<br />

fatto prima.<br />

Come mai?<br />

È una persona impegnativa. Ha<br />

un carattere fortissimo. Ha 83 anni<br />

e f<strong>in</strong>o a qualche mese fa andava<br />

<strong>in</strong> moto, cil<strong>in</strong>drata 750. Gliel’abbiamo<br />

dovuta togliere.<br />

Reazione?<br />

Feroce. La vera trasgressiva, tra<br />

noi due, è lei. Una veneziana<br />

d’altri tempi.<br />

Le somiglia?<br />

Sì. Mi sento veneziana più che<br />

italiana.<br />

Sarà felice il presidente Napolitano<br />

nei 150 dall’Unità d’Italia.<br />

Sono s<strong>in</strong>cera a costo dell’impopolarità.<br />

Una risposta un po’... recitata.<br />

Non recito mai nelle <strong>in</strong>terviste.<br />

Sono così.<br />

Come mai non ha recitato al<br />

c<strong>in</strong>ema?<br />

Il c<strong>in</strong>ema ha tempi lunghi. Sei<br />

mesi di set. Non potevo fermarmi.<br />

Mi aspettavano le tournées.<br />

Ha perso occasioni importanti?<br />

Sì, il film Professione reporter.<br />

Michelangelo Antonioni l’aveva<br />

proposto a me.<br />

Quando vuole staccare dove va?


Patty Nilla Pollastri Cavalleri.qxp 11/04/2011 12.09 Pag<strong>in</strong>a 311<br />

Nel deserto. Ma anche a Los Angeles.<br />

Una volta ho <strong>in</strong>contrato dal<br />

benz<strong>in</strong>aio John Travolta. Ci siamo<br />

presentati. Siamo tutt’ora amici.<br />

Le piace l’«american style»?<br />

Mi piace Barack Obama. Ha idee<br />

nuove. Ma non so se gliele faranno<br />

realizzare.<br />

Forse preferiva una donna alla<br />

presidenza?<br />

Chi, Hillary Cl<strong>in</strong>ton? Ma va! Sono<br />

per Barack tutta la vita. È l’unico<br />

ad avere una statura <strong>in</strong>ternazionale.<br />

A proposito di statura, le piace<br />

il nostro premier?<br />

No comment.<br />

Però ha cantato a Villa Certosa.<br />

Il giorno dopo ero a una festa<br />

dell’Unità.<br />

Stupire<br />

& stupirsi<br />

L’ultimo regalo che s’è fatta?<br />

L’impianto dei P<strong>in</strong>k Floyd. Un<br />

mito.<br />

Anche lei lo è per molte generazioni.<br />

Dici?<br />

Al liceo avevo i quaderni col<br />

suo volto <strong>in</strong> copert<strong>in</strong>a e prendevo<br />

sempre le note sul diario dal prof<br />

di filosofia.<br />

Forse preferiva Orietta Berti.<br />

Sente il peso di un ruolo-guida?<br />

Se hai avuto un dono naturale devi<br />

amm<strong>in</strong>istrarlo bene.<br />

Il suo segreto?<br />

Riuscire ancora a stupire e stupirmi.<br />

Ma sempre coerente con me<br />

stessa.<br />

A che prezzo?<br />

Sono nata così. Non ne ho merito.<br />

L’importante è mantenere una<br />

propria impronta se no ti perdi.<br />

Patty Pravo, Sanremo 2011<br />

Le succede spesso?<br />

Vivo male questa quotidianità.<br />

Subisco una situazione che non<br />

mi piace.<br />

Rimedi?<br />

Mantenere i propri valori.<br />

Il suo valore «non negoziabile»<br />

è la trasgressione?<br />

È un’etichetta. Io vivo come mi<br />

va, coerente però col mio modo<br />

di sentire dentro. Detesto modificare<br />

qualcosa di me per far piacere<br />

agli altri. È ipocrita.<br />

Che cos’altro detesta?<br />

La mediocrità. E il pressappochismo.<br />

Così severa anche con sé<br />

stessa?<br />

Severissima. Non mi perdono<br />

niente.<br />

Un segno di libertà?<br />

Rimanere un po’ bamb<strong>in</strong>i, con<br />

una parte di noi che possa illum<strong>in</strong>arci<br />

nei momenti del bisogno.<br />

Come affronta il futuro?<br />

Con ottimismo. Sempre.<br />

Da che cosa nasce l’ottimismo?<br />

Dall’essere circondata da molti<br />

amici e da gente che mi stima.<br />

M<strong>in</strong>a & Ornella<br />

Una sua grande fan è M<strong>in</strong>a.<br />

Siamo due solitarie. Un giorno<br />

mi piacerebbe cantare qualcosa<br />

assieme.<br />

Piace anche a Ornella Vanoni.<br />

Lo so. È un feel<strong>in</strong>g reciproco.<br />

Un altro solitario era Luigi<br />

Tenco.<br />

L’avevo conosciuto al Piper<br />

quando mi ero esibita la prima<br />

volta. C’era un grande affetto tra<br />

noi. Ci siamo divisi anche la<br />

stanza. Ma lui tendeva all’autodistruttività.<br />

Prendeva di tutto. Si<br />

può parlare di canne?<br />

Parlarne sì, farle no.<br />

Quante volte sono corsa a casa<br />

sua per salvarlo.<br />

Era lui il famoso «Ragazzo triste»?<br />

Circolava questa voce. Falsa.<br />

Ha mai voluto imitare Tenco?<br />

No, per carità. R<strong>in</strong>grazio il cielo<br />

di essere una persona positiva. E<br />

poi, se hai superato i c<strong>in</strong>quanta<br />

tanto vale andare s<strong>in</strong>o <strong>in</strong> fondo. È<br />

il dest<strong>in</strong>o.<br />

Fatalista?<br />

Meglio fatale.<br />

Un <strong>in</strong>contro fatale?<br />

Con Federico Fell<strong>in</strong>i. Lo accompagnavo<br />

a farsi leggere le carte.<br />

Mi divertivo con lui. Ci raccontavamo<br />

un sacco di bugie. Era il<br />

più grande.<br />

I più grandi cantanti italiani?<br />

Battisti, Modugno e Vasco Rossi.<br />

Celentano?<br />

Ha una voce unica. Ma certi di-<br />

311


Patty Nilla Pollastri Cavalleri.qxp 06/04/2011 10.55 Pag<strong>in</strong>a 312<br />

312<br />

schi mi hanno deluso.<br />

Anche lei mi ha un po’ deluso.<br />

Ah sì? E perché?<br />

S’è fatta tentare dal libro autobiografico.<br />

Parli di Patty Paradise, le avventure<br />

di Patty Pravo?<br />

Troppo banale fare la classifica<br />

dei colleghi.<br />

Sì, però l’ho fatta a modo mio.<br />

Infatti, non c’è nessuna donna.<br />

Ci metterei solo Jula De Palma.<br />

Non ricambia la stima di M<strong>in</strong>a<br />

e Vanoni?<br />

Ornella mi piace molto. M<strong>in</strong>a<br />

ha il dono, ma tende a sprecarlo.<br />

Per il produttore David Zard,<br />

lei è meglio di Madonna.<br />

Avrà le sue buone ragioni.<br />

Le lacrime,<br />

la morte<br />

Neanche un cenno d’emozione?<br />

Mi succede raramente.<br />

Piange?<br />

Solo per gli animali.<br />

Mai per gli uom<strong>in</strong>i?<br />

Non sono mai stata lasciata.<br />

Qu<strong>in</strong>di, non ho mai sofferto.<br />

E la morte? Una «pazza idea»<br />

o un «pensiero stupendo»?<br />

La morte fa parte della vita. Mi<br />

auguro di morire nel sonno, come<br />

mia nonna.<br />

«Oggi qui domani là»: voleva<br />

davvero vivere così?<br />

Assolutamente sì. Ma non escludo<br />

nulla.<br />

Dopo averle provate tutte, alla<br />

f<strong>in</strong>e cosa resta?<br />

Il mio angelo custode. Di lui mi<br />

fido. Mi lascio guidare.<br />

Claudio Pollastri<br />

Eravamo <strong>in</strong> molti, non moltissimi,<br />

il 15 marzo alle 14,45, ai funerali<br />

di Nilla Pizzi, nella chiesa<br />

di Sant’Eufemia, <strong>in</strong> corso Italia, a<br />

Milano. Giornata grigia, <strong>in</strong> questa<br />

strana primavera che, dopo<br />

aver consentito la fioritura dei ciliegi<br />

giapponesi simmetricamente<br />

disposti sul sagrato, adesso m<strong>in</strong>acciava<br />

pioggia. Ma quegli alberi<br />

fioriti erano un implicito<br />

omaggio al repertorio della Pizzi,<br />

che di Ciliegi rosa, di Larue-<br />

Louiguy (1951), aveva fatto un<br />

cavallo di battaglia.<br />

La sera prima ero andato, alle 18,<br />

a rendere omaggio alla camera<br />

ardente nella cl<strong>in</strong>ica Capitanio,<br />

<strong>in</strong> via Mercalli. Non c’era nessuno,<br />

se non la fida assistente della<br />

Pizzi, che mi ha spiegato l’<strong>in</strong>utile<br />

<strong>in</strong>tervento chirurgico di tre<br />

giorni prima, su una persona che<br />

il 16 aprile avrebbe compiuto 92<br />

anni. Nilla era composta nella bara,<br />

e attraverso una spessa lastra<br />

di vetro, la si vedeva ben pett<strong>in</strong>ata<br />

e ben truccata, con una camicetta<br />

a scaglie coloratissime e<br />

brillanti, come le piaceva negli<br />

ultimi tempi (Nilla non è mai stata<br />

felicissima nella scelta del<br />

guardaroba).<br />

Il funerale è stato officiato da un<br />

sacerdote troppo giovane per conoscere<br />

davvero chi aveva davanti,<br />

e l’omelia è stata genericamente<br />

spirituale. Ma più volte il sacerdote<br />

si è imbattuto nella parola<br />

«nulla», <strong>in</strong> assonanza <strong>in</strong>volontaria<br />

con il nome «della nostra sorella<br />

Nilla». Al term<strong>in</strong>e, è stata letta una<br />

poesia tanto volonterosa quanto<br />

kitsch, tutta rime obbligate.<br />

All’uscita, con l’<strong>in</strong>evitabile applauso<br />

(ma <strong>in</strong> quale altro modo si<br />

può esprimere l’affetto, stempe-<br />

STORIA DELLA CANZONE<br />

Dovuto a Nilla Pizzi<br />

rare la commozione?), ho riconosciuto<br />

Giorgio Consol<strong>in</strong>i e Wilma<br />

De Angelis, colleghi fedelissimi<br />

di tante tournées di Nilla<br />

Pizzi <strong>in</strong> Italia e all’estero. Mi<br />

hanno poi detto che c’erano anche<br />

Iva Zanicchi e Ombretta Colli,<br />

ma non le ho <strong>in</strong>dividuate.<br />

L’età<br />

dei trionfi<br />

È scomparsa, con Nilla Pizzi,<br />

un’Italia che si è voluto troppo <strong>in</strong><br />

fretta dimenticare. Ritorniamoci<br />

su, <strong>in</strong> questo contrastato 150°<br />

dell’Unità.<br />

Tutto era com<strong>in</strong>ciato con una<br />

canzone, Grazie dei fiori, al 1°<br />

Festival (radiofonico) di Sanremo.<br />

Siamo nel 1951, l’Italia sta<br />

ricostruendo le case rizzando, <strong>in</strong><br />

molte zone, impalcature ancora<br />

di legno. La melodia (bellissima,<br />

immortale) di Saverio Serac<strong>in</strong>i è<br />

struggente, e l’orchestrazione del<br />

maestro Angel<strong>in</strong>i conferisce al f<strong>in</strong>ale<br />

un pathos che ricorda l’addio<br />

della Traviata. La gente ha<br />

voglia di vivere, va a ballare col<br />

vestito della festa, ma l’immag<strong>in</strong>ario<br />

<strong>in</strong>teriore è tutto sentimentale:<br />

Nilla Pizzi che, nella canzone,<br />

resp<strong>in</strong>ge le rose rosse di un antico<br />

<strong>in</strong>namorato che forse vorrebbe<br />

ricom<strong>in</strong>ciare, dà prova dolente di<br />

fermezza, di dignità ferita.<br />

Il trionfo, com’è arc<strong>in</strong>oto, avviene<br />

l’anno dopo, il 1952, quando<br />

Nilla Pizzi arriva prima, seconda,<br />

e terza al Festival, con Vola colomba,<br />

Papaveri e papere, Una<br />

donna prega. Nessuno come lei<br />

avrà saputo <strong>in</strong>terpretare il sentire<br />

degli italiani. Era vivissima, al<br />

tempo, la questione di Trieste, e


Patty Nilla Pollastri Cavalleri.qxp 06/04/2011 10.55 Pag<strong>in</strong>a 313<br />

Sanremo 2010. Un premio<br />

a Nilla Pizzi, sessant’anni<br />

dopo Grazie dei fiori.<br />

la Pizzi voleva essere colomba<br />

per volare laggiù dal suo amore<br />

che, «<strong>in</strong>g<strong>in</strong>occhiato a San Giusto»,<br />

pregava per il suo ritorno.<br />

Già, perché allora non si aveva<br />

pudore di mettere nelle canzoni<br />

anche la preghiera: Nilla Pizzi<br />

non è mai stata troppo devota, ma<br />

nel 1952 anche i non devoti sapevano<br />

di dover pregare.<br />

Reg<strong>in</strong>a<br />

<strong>in</strong> esilio<br />

Fu l’acme del successo e da allora<br />

Nilla Pizzi divenne «la Reg<strong>in</strong>a<br />

della canzone». Ma già l’anno<br />

dopo, quando tentò, con Campanaro,<br />

di bissare il successo di Vola<br />

colomba, le fu preferito il ro-<br />

mantico Viale d’autunno cantato<br />

da Flo Sandon’s e da Carla Boni,<br />

e qualcuno com<strong>in</strong>ciò a bollarla<br />

come «patriottarda».<br />

Ecco, questo è il (mal)costume di<br />

casa nostra: non si può applaudire<br />

qualcuno senza, al contempo,<br />

denigrare qualcun altro. Come si<br />

verificò puntualmente a Sanremo<br />

nel 1958: v<strong>in</strong>se, meritatamente,<br />

Domenico Modugno con Nel blu<br />

dip<strong>in</strong>to di blu, ma l’Edera di Nilla<br />

Pizzi, dello stesso Serac<strong>in</strong>i di<br />

Grazie dei fiori, è una canzone<br />

straord<strong>in</strong>aria, della migliore tradizione<br />

melodica e appassionato<br />

<strong>in</strong>no all’amore fedele.<br />

Poteva esserci posto sia per le<br />

nuove tendenze, sia per la melodia,<br />

come, per esempio <strong>in</strong> Francia,<br />

Juliette Gréco e Yves Montand<br />

hanno cont<strong>in</strong>uato a cantare<br />

Les feuilles mortes, anche ai tempi<br />

del rock e dopo. Da noi, no.<br />

Nilla Pizzi <strong>in</strong> archivio, nonostante<br />

i successi <strong>in</strong>ternazionali e l’<strong>in</strong>ossidabilità<br />

della voce. Per lei<br />

solo qualche comparsa <strong>in</strong> programmi<br />

pomeridiani di nostalgia,<br />

un fuggevole omaggio per il 50°<br />

di Sanremo, e l’anno scorso, per<br />

il 60°, un’apparizione un po’<br />

grottesca con mantello di Reg<strong>in</strong>a<br />

sorretto dai c<strong>in</strong>que valletti.<br />

Eppure lei si ost<strong>in</strong>ava a cantare,<br />

anche <strong>in</strong> televisioni private, anche<br />

<strong>in</strong> spettacoli di prov<strong>in</strong>cia.<br />

Perché era nata per cantare, e solo<br />

il canto era la sua vita, ancorché<br />

abbandonata dalle case discografiche<br />

e a corto di repertorio.<br />

Nel 1994 un effimero ritorno<br />

a Sanreno, con una «Squadra Italia»<br />

formata da vecchie glorie degli<br />

anni ’60.<br />

Negli ultimi decenni a Nilla Pizzi<br />

si è cont<strong>in</strong>uato a chiedere solo<br />

la replica <strong>in</strong>f<strong>in</strong>ita di Grazie dei<br />

fiori, di Papaveri e papere,<br />

dell’Edera. Eppure aveva un repertorio<br />

ben più vasto e <strong>in</strong> molti<br />

ricordano le sue <strong>in</strong>terpretazioni<br />

di Non è la pioggia, È stata<br />

un’avventura, Dopo di te, Che si<br />

fa, Desiderio ‘e sole con cui v<strong>in</strong>se<br />

il primo Festival di Napoli, nel<br />

1952. Splendida la sua versione<br />

italiana di Verde luna, che nel<br />

film Sangue e arena, una maliziosissima<br />

Rita Hayworth eseguiva<br />

alla chitarra (e forse era<br />

doppiata), per un frastornato<br />

Tyrone Power.<br />

Ma per Nilla Pizzi, per la sua voce<br />

<strong>in</strong>arrivabile, densa e morbida<br />

come un velluto nero (<strong>in</strong>vano<br />

Milva aveva tentato di imitarla),<br />

non c’era più spazio. Era <strong>in</strong>iziato<br />

il lungo esilio della «Reg<strong>in</strong>a», e<br />

ogni volta che le veniva concesso<br />

un siparietto per la milionesima<br />

replica di Grazie dei fiori o di Vola<br />

colomba, lei si prestava perché<br />

non aveva altra scelta, ma con atteggiamento<br />

di <strong>in</strong>giustizia patita,<br />

di credito non riscosso. E f<strong>in</strong>iva<br />

per diventare una presenza colpevolizzante.<br />

Pag<strong>in</strong>e<br />

già chiuse<br />

In realtà, con Nilla Pizzi, si è <strong>in</strong>teso<br />

archiviare l’Italia che lei impersonava.<br />

Un’Italia operosa,<br />

fondamentalmente sana, che premiava<br />

la professionalità, che non<br />

aveva paura dei buoni sentimenti,<br />

che sapeva dist<strong>in</strong>guere lavoro<br />

e tempo libero, politica e canzonette.<br />

Quando è nata Nilla Pizzi, l’Italia<br />

aveva sessant’anni. Adesso che se<br />

n’è andata a quasi 92, siamo qui a<br />

celebrare un 150° <strong>in</strong> ord<strong>in</strong>e sparso,<br />

ancora divisi. Senza fiori, senza<br />

colombe. A Sanremo, quest’anno,<br />

ha v<strong>in</strong>to Roberto Vecchioni che, <strong>in</strong><br />

questa «maledetta notte che dovrà<br />

pur f<strong>in</strong>ire», non ha da offrire altro<br />

che «musica e parole». Ricetta <strong>in</strong>sufficiente<br />

per una diagnosi sbagliata.<br />

Ernesto Terrasi<br />

313


Chiarulli c<strong>in</strong>ema.qxp 06/04/2011 10.56 Pag<strong>in</strong>a 314<br />

314<br />

CINEMA<br />

Più forte della morte è l’amore<br />

Uom<strong>in</strong>i di Dio (Des hommes et<br />

des dieux), regia di Xavier Beauvois;<br />

sceneggiatura di Etienne<br />

Comar e Xavier Beauvois; con<br />

Lambert Wilson, Michael Lonsdale,<br />

Olivier Rabourd<strong>in</strong>, Philippe<br />

Laudenbach, Jacques Herl<strong>in</strong>,<br />

Loïc Pichon, Xavier Maly, Jean-<br />

Marie Fr<strong>in</strong>, Olivier Perr<strong>in</strong>, Farid<br />

Larbi; prodotto da Why Not Productions,<br />

Armada Films, France<br />

3 C<strong>in</strong>éma; 120’; Francia 2010.<br />

Algeria, metà anni Novanta. La<br />

vita di lavoro e preghiera di otto<br />

cistercensi del monastero di Notre<br />

Dame de l’Atlas, a Tibhir<strong>in</strong>e,<br />

tra i monti del Maghreb, è perfettamente<br />

<strong>in</strong>serita <strong>in</strong> quella della<br />

comunità locale. Grazie all’amicizia<br />

e alla stima costruite <strong>in</strong> anni<br />

con i notabili del paese, i monaci<br />

si adoperano per migliorare<br />

le condizioni di vita di un popolo<br />

povero e piagato da guerre e malattie:<br />

vendono al mercato i frutti<br />

del proprio lavoro, curano gli<br />

ammalati, <strong>in</strong>segnano a leggere e<br />

scrivere e – prendendo le distanze<br />

dalle logiche di un governo<br />

corrotto – <strong>in</strong>contrano periodicamente<br />

i capi religiosi, con cui discutono<br />

della situazione politica<br />

del Paese. Questa fitta tessitura<br />

di rapporti umani consente ai cistercensi<br />

di partecipare alle ricorrenze<br />

del calendario islamico<br />

e di accogliere, prodighi di consigli,<br />

anche le confidenze di quanti,<br />

pur non essendo cristiani, riconoscono<br />

<strong>in</strong> loro persone autorevoli<br />

cui affidare i propri turbamenti.<br />

L’<strong>in</strong>fittirsi delle ostilità tra il governo<br />

e gli estremisti nazionalisti<br />

islamici – che culm<strong>in</strong>a con l’uccisione<br />

di alcuni operai croati <strong>in</strong> un<br />

cantiere, da parte dei terroristi –<br />

Un conv<strong>in</strong>cente Lambert Wilson<br />

nel saio del Priore, Frère Christian.<br />

rompe questo equilibrio. Quando<br />

la situazione precipita, e a essere<br />

m<strong>in</strong>acciati sono gli stessi monaci,<br />

la scelta che devono prendere è la<br />

più coraggiosa della loro vita;<br />

senz’altro, quella def<strong>in</strong>itiva che<br />

rivela a loro stessi la natura della<br />

loro vocazione.<br />

Paternità<br />

& filiazione<br />

Secondo un’etimologia tra le più<br />

accreditate, la parola «religione»<br />

viene dal verbo lat<strong>in</strong>o religare,<br />

che significa «legare <strong>in</strong>sieme»,<br />

«tenere stretto». In questi term<strong>in</strong>i<br />

non potremmo che essere d’accordo<br />

con chi ha celebrato Uom<strong>in</strong>i<br />

di Dio come un film autenticamente<br />

religioso. Veramente <strong>in</strong><br />

pochi, soprattutto <strong>in</strong> tempi recenti,<br />

hanno saputo raccontare al ci-<br />

nema <strong>in</strong> maniera altrettanto limpida<br />

l’<strong>in</strong>timo legame esistente tra<br />

l’uomo e Dio. Si può capire la<br />

realtà del martirio, allora, non come<br />

atto di eroismo e di orgoglio<br />

ma come gesto di amore e fedeltà,<br />

solo accettando questo legame<br />

come derivato da una parentela,<br />

più che da una semplice prossimità,<br />

e guardando al rapporto tra<br />

Dio e l’uomo <strong>in</strong> term<strong>in</strong>i di paternità<br />

e filiazione. Se <strong>in</strong>vece questa<br />

parentela viene negata o ignorata,<br />

e questo legame sciolto, allora<br />

anche la vita e la morte perdono<br />

il loro significato.<br />

Dare un senso al tutto, vita e morte<br />

comprese, è il compito che le<br />

religioni <strong>in</strong> ogni tempo si sono attribuite.<br />

Chi è Dio e – qu<strong>in</strong>di – chi<br />

è l’uomo? Quali che siano le conclusioni,<br />

è <strong>in</strong>dubbio che gli effetti<br />

delle risposte a queste domande<br />

siano vissuti <strong>in</strong> maniera grave-


Chiarulli c<strong>in</strong>ema.qxp 06/04/2011 10.56 Pag<strong>in</strong>a 315<br />

mente problematica, da un punto<br />

di vista culturale, <strong>in</strong> ogni parte del<br />

mondo. Guardare il titolo orig<strong>in</strong>ale<br />

francese del film, che recita con<br />

audacia «uom<strong>in</strong>i e dèi», è allora<br />

un’attenzione necessaria. Una<br />

provocazione da non ignorare sia<br />

per chi crede sia per chi religioso<br />

non è e, di fronte alla pluralità dei<br />

monoteismi, accoglie gli episodi<br />

di martirio con perplessità e paura.<br />

Come si può porre l’uomo<br />

contemporaneo di fronte a questa<br />

pluralità, facendo anche i conti<br />

con la pretesa di alcuni che, <strong>in</strong> un<br />

momento della nostra storia, ci sia<br />

stata una rivelazione? Che la Verità,<br />

cioè, quella ultima e fondamentale,<br />

si sia <strong>in</strong>carnata nell’esistenza<br />

quotidiana di ciascuno?<br />

Esiste un luogo, o una persona,<br />

che può rendere ragionevole accettare<br />

questa pretesa?<br />

La risposta che sembra dare questo<br />

film, attraverso il racconto di<br />

un episodio emblematico, è che<br />

la religione cattolica – per la sua<br />

vocazione già etimologica di essere<br />

«universale» e per fedeltà a<br />

quella rivelazione che custodisce<br />

– è il mezzo per cui quel messaggio,<br />

quel Vangelo, possa davvero<br />

giungere al suo reale dest<strong>in</strong>atario,<br />

cioè l’<strong>in</strong>tero genere umano.<br />

Uom<strong>in</strong>i di Dio è un film religioso<br />

perché racconta di uom<strong>in</strong>i che<br />

hanno già compiuto una scelta di<br />

vita radicale eppure, per vivere<br />

f<strong>in</strong>o all’ultimo istante a imitazione<br />

di Cristo, hanno bisogno di ridarsi<br />

le ragioni della propria fede<br />

e riscoprire la paternità di Dio.<br />

Non si hanno prove certe che a<br />

uccidere sei monaci dell’Atlas di<br />

Tibhir<strong>in</strong>e, nel 1996, siano stati i<br />

terroristi del Fronte islamico di<br />

salvezza o i soldati del regime<br />

militare alger<strong>in</strong>o e, anche se nel<br />

film si propone un’ipotesi e la si<br />

mostra, non è il discorso politico<br />

il primo <strong>in</strong>teresse degli autori.<br />

Per lo stesso motivo non ha alcun<br />

<strong>in</strong>teresse capire, politicamente,<br />

chi sia il responsabile della crocifissione<br />

di Gesù, quanto <strong>in</strong>tendere<br />

che cosa quella morte e (per<br />

chi ha la grazia di crederci) quella<br />

risurrezione significh<strong>in</strong>o per<br />

l’uomo del terzo millennio e per<br />

gli uom<strong>in</strong>i di ogni tempo. Come<br />

quelle di Gesù <strong>in</strong> croce, sono state<br />

di amore e di perdono per i<br />

suoi persecutori anche le ultime<br />

parole di frère Christian, il priore<br />

del monastero (le cui lettere e pag<strong>in</strong>e<br />

sono state raccolte nel libro<br />

Più forti dell’odio, fonte per la<br />

sceneggiatura del film). Egli è<br />

talmente rispettoso della vita<br />

umana <strong>in</strong> quanto tale che è capace<br />

di piangere davanti al cadavere<br />

del terrorista islamico che più<br />

volte lo aveva m<strong>in</strong>acciato, riconoscendolo<br />

come suo fratello. In<br />

un’altra scena, il regista asseconda<br />

la profondità di questa fede<br />

mostrando un altro terrorista,<br />

sdraiato sulla barella dell’<strong>in</strong>fermeria<br />

del monastero, nella stessa<br />

posizione di Gesù nel Lamento<br />

del Cristo morto del Mantegna<br />

(citazione pittorica un po’ <strong>in</strong>flazionata<br />

al c<strong>in</strong>ema, ma mai così<br />

pregnante come <strong>in</strong> questo caso).<br />

L’impegno<br />

di una vita<br />

Non erano eroi senza tentennamenti<br />

i cistercensi che pagarono<br />

con la loro vita tanto amore per<br />

Chi l’aveva loro donata. Avevano<br />

paura, erano rosi dai dubbi su che<br />

cosa fosse più giusto fare: il governo<br />

alger<strong>in</strong>o, con <strong>in</strong>timidazioni<br />

ricattatorie, consigliava loro di<br />

fuggire e tornare <strong>in</strong> Francia; i notabili<br />

del paese <strong>in</strong>vece (con suppliche<br />

per certi versi anch’esse,<br />

drammaticamente, ricattatorie)<br />

dicevano che una loro partenza<br />

avrebbe gettato i più deboli alla<br />

mercé dei loro aguzz<strong>in</strong>i. Proprio<br />

la presenza dei monaci, allora,<br />

che dona la speranza a chi non ne<br />

aveva e <strong>in</strong>fastidisce i malvagi, diventa<br />

la ragione del loro vivere e,<br />

paradossalmente, del loro morire.<br />

Nella nitidezza di questa testimonianza,<br />

il film si difende da solo<br />

anche da chi lo accusa di aver<br />

fornito un’immag<strong>in</strong>e f<strong>in</strong> troppo<br />

morbida dell’islàm non estremista.<br />

Le ultime parole di frère<br />

Christian (def<strong>in</strong>ite dal card<strong>in</strong>al<br />

Angelo Scola «tra le più belle pag<strong>in</strong>e<br />

del Novecento») mettono <strong>in</strong><br />

guardia dal confondere la religione<br />

islamica con il virus che la<br />

ospita corrodendola (quello che i<br />

nemici della Chiesa fanno con il<br />

cristianesimo) ma i fatti, prima<br />

ancora del film che li racconta,<br />

mostrano senza filtri quale religione<br />

– se vissuta come si deve –<br />

ottenga frutti migliori. I monaci<br />

dell’Atlas non hanno la pretesa di<br />

convertire gli islamici con i loro<br />

sforzi ma hanno l’umiltà di lasciare<br />

che sia Dio stesso, attraverso<br />

il loro essere, a farlo. L’apostolato<br />

non è la missione di un<br />

giorno o due, ma l’impegno di<br />

una vita. Oggi una giovane ragazza<br />

islamica va dal vecchio<br />

saggio cattolico – e non da altri –<br />

lamentandosi di essere stata promessa<br />

<strong>in</strong> moglie a un uomo che<br />

non ama. È credibile pensare allora<br />

che suo figlio, un giorno,<br />

preferirà frequentare quegli stessi<br />

religiosi, perché lo possano<br />

educare alla vera libertà, anziché<br />

rivivere quello che ha subìto sua<br />

madre. Nell’agire a imitazione di<br />

Cristo, convertendo con l’esempio<br />

della propria vita, sta la pazienza<br />

della carità.<br />

Da un punto di vista artistico, il<br />

film – Gran Premio della Giuria<br />

al Festival di Cannes – mantiene<br />

lo spessore del suo contenuto.<br />

Due giganti francesi della recitazione,<br />

Lambert Wilson e Michael<br />

Lonsdale, guidano un cast perfetto<br />

<strong>in</strong> cui è impossibile slegare gli<br />

attori dai personaggi che <strong>in</strong>terpretano.<br />

Indimenticabili gli ultimi<br />

momenti, le passeggiate solitarie<br />

di frère Christian nella natura<br />

mozzafiato alger<strong>in</strong>a; il suo<br />

volto rigato da lacrime che si perdono<br />

nella pioggia; la cena <strong>in</strong> cui<br />

gli uom<strong>in</strong>i, gravati del peso della<br />

croce sulle spalle, si godono l’ultimo<br />

momento <strong>in</strong>sieme presagendo<br />

il loro dest<strong>in</strong>o.<br />

Raffaele Chiarulli<br />

Elementi problematici per la visione:<br />

tensione psicologica, alcune scene di violenza.<br />

315


Venuti-Liszt+land<strong>in</strong>i.qxp 06/04/2011 11.01 Pag<strong>in</strong>a 316<br />

316<br />

MUSICA<br />

Il pellegr<strong>in</strong>o Liszt<br />

Che relazione c’è tra un tavol<strong>in</strong>o<br />

donato da Pio IX a Massimiliano<br />

Ferd<strong>in</strong>ando Arciduca d’Asburgo,<br />

oggi al Castello del Belvedere a<br />

Trieste, e una partitura per pianoforte<br />

scritta da Franz Liszt?<br />

Per saperlo dobbiamo ripercorrere<br />

uno dei più sorprendenti tragitti, o<br />

per meglio dire «pellegr<strong>in</strong>aggi»,<br />

della storia musicale. Si tratta dei<br />

tre livelli, a tutti noti sotto la titolazione<br />

di «Anni», degli Années<br />

de pèler<strong>in</strong>age che Liszt elaborò<br />

per pianoforte nell’arco di quasi<br />

mezzo secolo, se consideriamo<br />

l’anno def<strong>in</strong>itivo di pubblicazione,<br />

il 1883, e i primi brani di Suisse,<br />

che risalgono al 1835. Si tratta<br />

di un’opera tecnicamente e concettualmente<br />

imponente, per eseguire<br />

la quale occorrono pianisti<br />

di grande tecnica, nervi saldi,<br />

grande capacità di concentrazione.<br />

Una cosa non per tutti, se addirittura<br />

fatti <strong>in</strong> una sola serata.<br />

I primi due Anni, Suisse e Italie,<br />

furono <strong>in</strong> parte scritti e rielaborati<br />

tra il 1855 e il 1858 durante il<br />

cosiddetto periodo di Weimar,<br />

quando Franz compì la grandiosa<br />

revisione di quasi tutto quello che<br />

aveva scritto f<strong>in</strong>o a quel momento:<br />

a volte aumentandone le difficoltà<br />

tecniche, a volte semplificandole,<br />

come nel caso degli Studi<br />

trascendentali. Nella sua elegante<br />

casa di Altenburg, ottenuta<br />

grazie ai buoni uffici dell’amante<br />

baronessa Carolyna Wittgenste<strong>in</strong>,<br />

Liszt era responsabile del teatro<br />

di corte, alle dipendenze del<br />

Granduca di Weimar, Carl Alexander,<br />

figlio di Maria Paulova,<br />

sorella dello zar. Furono anni rivoluzionari.<br />

Il teatr<strong>in</strong>o di prov<strong>in</strong>cia<br />

fu smobilitato dal suo ristretto<br />

pubblico a <strong>in</strong>viti nobiliari, e asse-<br />

condando il socialismo radicale<br />

del suo Maestro di Cappella divenne<br />

uno dei centri artistici pubblici<br />

(con pagamento aperto a tutti,<br />

una cosa <strong>in</strong>audita) più importanti<br />

d’Europa. Quarantaquattro<br />

opere diverse <strong>in</strong> dieci anni, delle<br />

quali ventotto di autori contemporanei:<br />

Beethoven, Verdi, Berlioz,<br />

Schumann, Mendelssohn,<br />

Wagner, Bell<strong>in</strong>i, avrebbero faticato<br />

molto di più a entrare nella storia<br />

se non ci fosse stato Liszt.<br />

Molti italiani non sarebbero stati<br />

sdoganati <strong>in</strong> Germania senza la<br />

cassa di risonanza di Weimar.<br />

Metafora dell’anima<br />

& della vita Franz Liszt<br />

In questi anni completa la terza<br />

versione def<strong>in</strong>itiva di Suisse. È il<br />

primo livello del viaggio, il più<br />

visivo ma anche il più empirico:<br />

il camm<strong>in</strong>o nel mondo come metafora<br />

dell’anima e della vita. I<br />

nove episodi (tra i quali «Chappelle<br />

de Guillaume Tell», «Au lac<br />

de Wallenstadt», «Les cloches de<br />

Genève»...), alludono a immag<strong>in</strong>i<br />

simboliche, già per altro verso<br />

esplorate dai W<strong>in</strong>terreise di<br />

Schubert o dall’Harold en Italie<br />

di Berlioz. Basti vedere la «Vallée<br />

d’Obermann», schizzo apparentemente<br />

pittorico, ma <strong>in</strong> realtà<br />

trasposizione dell’omonimo diario<br />

di Étienne Senancour dedicato<br />

a un depresso che, tra funeste<br />

angosce e furiose esaltazioni, anticipa<br />

la patologia bipolare delle<br />

moderne osservazioni cl<strong>in</strong>iche. O<br />

le campane di G<strong>in</strong>evra, che diventano<br />

il simbolo della nascita.<br />

Il secondo livello del viaggio, Italie,<br />

è concluso nel ’58 sulla base<br />

di una prima edizione del 1837-<br />

38. Qui aumenta l’astrazione: il<br />

viaggio nell’arte è <strong>in</strong> ogni caso un<br />

viaggio nella musica. Tutta l’arte<br />

è musica e <strong>in</strong> quella viene tradotta.<br />

I quadri <strong>in</strong> primo luogo. L’esempio<br />

è «Sposalizio» di Raffaello,<br />

opera che Liszt ammirò a Brera,<br />

qui tradotta <strong>in</strong> una bella melopea<br />

diatonica quasi gregoriana,<br />

con un f<strong>in</strong>ale che pare getti fiori<br />

sulla coppia come nella Nascita<br />

di Venere di Botticelli. Poi il secondo,<br />

l’arte plastica. La petrosa<br />

sensazione della statua di Giuliano<br />

dei Medici (massacrato nel<br />

1478 durante la congiura dei Pazzi)<br />

di Michelangelo è risolta dal<br />

pianoforte con blocchi di accordi<br />

su un ritmo di marcia funebre che<br />

paiono davvero scolpiti nella roccia;<br />

<strong>in</strong>f<strong>in</strong>e, un Rondò su una Canzonetta<br />

di Salvatore Rosa, ancora<br />

pittura e musica.<br />

Inf<strong>in</strong>e, musica e poesia, con i tre<br />

sonetti di Petrarca. Qui, la capaci-


Venuti-Liszt+land<strong>in</strong>i.qxp 11/04/2011 12.10 Pag<strong>in</strong>a 317<br />

tà lisztiana di tradurre <strong>in</strong> l<strong>in</strong>ea pianistica<br />

l’idea del canto, che egli<br />

aveva già sperimentato con le trascrizioni<br />

per pianoforte dei Lieder<br />

di Schubert, si esprime con una<br />

qualità quale nessuno ebbe <strong>in</strong> Europa<br />

come la sua. Carillon e meccaniche<br />

celesti si aprono alle visionarie<br />

immag<strong>in</strong>i petrarchesche,<br />

che mai ebbero trattazione musicale<br />

paragonabile a queste.<br />

Il livello<br />

sacro<br />

Nel 1860 Liszt si trasferì a Roma<br />

dove prese anche i voti. Divenne<br />

consigliere di Pio IX e mise mano<br />

al terzo Anno. L’ultimo livello,<br />

quello sacro, il più astratto.<br />

Questa volta non ci sono sottotitoli<br />

né, tanto meno, riferimenti di<br />

alcun genere: la svolta implica un<br />

percorso religioso che si manifesta<br />

attraverso immag<strong>in</strong>i meramente<br />

spirituali. «Aux cyprès de<br />

la Villa d’Este» sono il simbolo<br />

del paganesimo morente; il successivo<br />

«Les jeux d’eau de la Villa<br />

d’Este», con tanto di citazione<br />

da Gv 1, 33-34, il r<strong>in</strong>novamento<br />

dell’acqua santa del battesimo; il<br />

f<strong>in</strong>ale «Sursum corda» la gioiosa<br />

attesa nella speranza, costruita su<br />

un tema del Graduale romano,<br />

dopo il lutto.<br />

Quale lutto? Ecco che entra <strong>in</strong><br />

gioco il tavol<strong>in</strong>o. Il brano precedente<br />

«Marche funèbre», è dedicato<br />

alla morte di Massimiliano<br />

Arciduca d’Asburgo, che era stato<br />

spedito <strong>in</strong> Messico come imperatore<br />

(Massimiliano I, appunto)<br />

e che ivi morì <strong>in</strong> seguito alla<br />

ribellione di Benito Juárez. Massimiliano<br />

era partito dal castello<br />

del Belvedere di Trieste, con la<br />

consorte Carlotta del Belgio, poi<br />

morta mezza pazza al ritorno: ancora<br />

oggi, al castello si può ammirare<br />

un grande quadro che ricorda<br />

la partenza, con i messicani<br />

<strong>in</strong>digeni e selvaggi vestiti di<br />

palme e banane che sorridenti attendono<br />

<strong>in</strong> g<strong>in</strong>occhio la sua nave<br />

e la croce della Chiesa. Kitschissimo<br />

non c’è che dire. Non si<br />

trattava, però, di una semplice<br />

conquista: l’appoggio di Pio IX<br />

si deve al progetto di cristianizzazione<br />

del Paese che Massimiliano,<br />

novello Colombo, doveva<br />

garantire. Ecco il tavol<strong>in</strong>o <strong>in</strong> dono,<br />

prima del viaggio, ed ecco<br />

l’apologeta Liszt che ne piange il<br />

non ritorno, con una dedica allo<br />

sfortunato arciduca, fratello del<br />

più celebre Francesco Giuseppe:<br />

«In magnis et voulisse sat est».<br />

L’impresa pianistica, come si diceva,<br />

è veramente ardua, a ancora<br />

di più se portata a memoria. Le<br />

«Serate musicali» hanno presentato<br />

nella sala Verdi del Conservatorio<br />

di Milano un eccezionale<br />

concerto di Louis Lortie, pianista<br />

canadese e ufficiale dell’Ord<strong>in</strong>e<br />

del Canada, che si sta imponendo<br />

tra i più <strong>in</strong>teressanti e completi<br />

pianisti oggi al mondo. I suoi Années<br />

– dei quali sta curando la registrazione<br />

– non sono stati solo<br />

perfetti sul piano tecnico, ma<br />

hanno anche mostrato una duttilità<br />

e sensibilità di tocco non co-<br />

CONCERTI<br />

Lucca capitale<br />

Se fra il 1865 e il 1871, subito<br />

dopo l’unificazione del Paese,<br />

Firenze era assurta al ruolo e alla<br />

dignità di capitale, perché oggi<br />

non potrebbe tornare a esserlo<br />

Lucca, già al centro del progetto<br />

omonimo? Da tempo capitale<br />

dell’olivo e della seta, la città dovrebbe,<br />

almeno nelle <strong>in</strong>tenzioni<br />

dei firmatari del progetto, avere<br />

ben presto (ce lo auguriamo tutti)<br />

il patroc<strong>in</strong>io e riconoscimento<br />

dell’Unesco per il suo prezioso<br />

centro storico.<br />

Fra le <strong>in</strong>iziative legate alle celebrazioni<br />

del 500mo anniversario<br />

mune. L’esplicitazione dei diversi<br />

registri d<strong>in</strong>amico-affettivi, che<br />

<strong>in</strong> questa opera rappresentano<br />

una delle difficoltà maggiori dato<br />

il loro cont<strong>in</strong>uo variare <strong>in</strong> brevissimo<br />

tempo, sono stati mantenuti<br />

con una precisione assoluta. Penso<br />

a un memorabile «Les jeux<br />

d’eau de la Villa d’Este» tanto<br />

per fare un esempio. Un’esecuzione<br />

che non <strong>in</strong>siste alquanto sul<br />

carattere teatrale e funambolico<br />

di molte pag<strong>in</strong>e, come avrebbe<br />

fatto Vladimir Horowitz, ma ci<br />

consegna un’<strong>in</strong>terpretazione razionale<br />

nel senso nobile del term<strong>in</strong>e,<br />

e molto poetica. Partitura<br />

alla mano, Lortie non ha aggiunto<br />

nulla al segno grafico ed è stato<br />

fedelissimo al testo.<br />

La sua lettura equilibrata e <strong>in</strong>tensa<br />

– che lontanamente ricorda<br />

certe <strong>in</strong>flessioni «apoll<strong>in</strong>ee» di<br />

Claudio Arrau – ci rende un Liszt<br />

pieno e maturo <strong>in</strong> ogni versante<br />

della sua immag<strong>in</strong>ifica poetica.<br />

Massimo Venuti<br />

della costruzione delle mura cittad<strong>in</strong>e<br />

– una c<strong>in</strong>ta muraria unica nel<br />

suo genere – sono il completamento<br />

dell’illum<strong>in</strong>azione delle<br />

stesse, l’acquisto e recupero degli<br />

spalti, il restauro della Casa del<br />

Boia e dell’attigua casermetta, e<br />

poi studi, convegni e pubblicazioni,<br />

<strong>in</strong>f<strong>in</strong>e l’auspicata realizzazione<br />

del Museo di Storia e Territorio,<br />

che raccoglierà documenti,<br />

immag<strong>in</strong>i e testimonianze della<br />

storia di Lucca, lungo un percorso<br />

che <strong>in</strong>izia dall’età antica f<strong>in</strong>o<br />

ai giorni nostri. Non basterà tutto<br />

ciò a fare di Lucca la capitale d’I-<br />

317


Venuti-Liszt+land<strong>in</strong>i.qxp 06/04/2011 11.01 Pag<strong>in</strong>a 318<br />

318<br />

talia? Basterà, basterà. Per conv<strong>in</strong>cersene,<br />

al lettore sarebbe<br />

semplicemente occorso vedere<br />

con i propri occhi e ascoltare con<br />

le proprie orecchie il concerto tenutosi<br />

a commemorare il 150mo<br />

dell’unità nazionale il 27 febbraio<br />

scorso. Allora anche il più <strong>in</strong>credulo<br />

si ricrederebbe: Lucca è già<br />

la capitale morale d’Italia per il<br />

conv<strong>in</strong>cimento con il quale l’<strong>in</strong>iziativa<br />

è stata pianificata e condotta<br />

dall’Associazione musicale<br />

lucchese, dal suo fondatore e primo<br />

direttore artistico Herbert<br />

Handt, dal suo presidente Marcello<br />

Parducci, dal suo attuale direttore<br />

artistico Fabrizio Giovannelli,<br />

e da tutti i sostenitori e amici<br />

che gravitano <strong>in</strong>torno a quel centro<br />

– oggi autorevolissimo – di<br />

musica e di cultura. Un concerto<br />

il cui titolo era, un programma:<br />

«Concerto per l’Italia. Le confessioni<br />

di un italiano illustre, nelle<br />

riflessioni postume e presuntuose<br />

di un italiano d’oggi» su testi di<br />

Ippolito Nievo (ma non solo).<br />

Sulla scena il Trio di Lucca: Fabrizio<br />

Giovannelli, musicista di<br />

f<strong>in</strong>e cifra <strong>in</strong>terpretativa e tocco sicuro,<br />

al pianoforte, Alberto Bologn<strong>in</strong>i<br />

al viol<strong>in</strong>o e Remo Pieri al<br />

clar<strong>in</strong>etto: tre musicisti di straord<strong>in</strong>ario<br />

talento e di imperdibile<br />

presa sull’uditorio. Voce recitante<br />

il musicologo e germanista Quir<strong>in</strong>o<br />

Pr<strong>in</strong>cipe, di più, un filosofo<br />

della musica la cui grande cultura,<br />

la cui str<strong>in</strong>gente vis argumentandi,<br />

la cui vena attorale e polemica,<br />

mai gratuita, sono ciò di cui<br />

Applausi al concerto lucchese.<br />

la civiltà musicale di questo malandato<br />

Paese non potrebbe mai<br />

fare a meno.<br />

Una musica<br />

trasc<strong>in</strong>ante<br />

In programma il Trio <strong>Paolo</strong> e Virg<strong>in</strong>ia<br />

per viol<strong>in</strong>o, clar<strong>in</strong>etto e pianoforte,<br />

Marcia Funebre per i funerali<br />

di Alessandro Manzoni op.<br />

157, Sulla tomba di Garibaldi,<br />

elegia per banda op. 160 di Amilcare<br />

Ponchielli; tre trascrizioni a<br />

cura di Girolamo Deraco, da Rigoletto<br />

(«Cortigiani, vil razza...»),<br />

Il Trovatore («Di quella<br />

pira...»), I puritani («Suoni la<br />

tromba, e <strong>in</strong>trepido...»). A chiudere<br />

il concerto <strong>in</strong> gloria il brano<br />

Italia.it, «frammenti <strong>in</strong> tricolore»<br />

per viol<strong>in</strong>o, clar<strong>in</strong>etto e pianoforte,<br />

dello stesso Deraco, compositore<br />

regg<strong>in</strong>o, naturalizzato lucchese,<br />

formatosi alla scuola del<br />

fiorent<strong>in</strong>o Pietro Rigacci e già<br />

eseguito <strong>in</strong> mezzo mondo. Testi<br />

di Nievo, come dicevamo, Settembr<strong>in</strong>i,<br />

Berchet, Manzoni, Marradi,<br />

Leopardi, si alternavano, affidati<br />

alla voce di Quir<strong>in</strong>o Pr<strong>in</strong>cipe,<br />

alle belle esecuzioni musicali.<br />

Avreste dovuto vedere la curiosità,<br />

la golosità con le quali le orecchie<br />

del pubblico si imbevevano<br />

della musica, stordente, tutta e<br />

sempre trasc<strong>in</strong>ante. Al punto che<br />

tutti, alla f<strong>in</strong>e, come <strong>in</strong> virtù di un<br />

<strong>in</strong>visibile cenno, di un moto<br />

spontaneo del cuore, non concordato<br />

prima, scattano <strong>in</strong> piedi e <strong>in</strong>-<br />

tonano a una voce l’<strong>in</strong>no di Mameli.<br />

Se f<strong>in</strong>ora qualcuno nutriva<br />

ancora qualche, non <strong>in</strong>fondata,<br />

perplessità sul sentimento di<br />

amor patrio che, <strong>in</strong> questi anni di<br />

andante immoralità politichese,<br />

ancora poteva <strong>in</strong>fiammare, <strong>in</strong><br />

qualche misura, il cuore dell’italiano<br />

medio, ecco, noi pensiamo<br />

che il concerto organizzato dall’Associazione<br />

musicale lucchese<br />

sarà valso a dissiparla.<br />

Lucca capitale, torniamo a dire dal<br />

nostro cantuccio, la «città dalle<br />

cento chiese», come essa è chiamata,<br />

della splendida piazza dell’Anfiteatro,<br />

dell’<strong>in</strong>cantevole chiesa<br />

di San Michele <strong>in</strong> Foro, le cui<br />

lontane orig<strong>in</strong>i risalgono, pensate,<br />

all’V<strong>II</strong>I secolo, ma anche, perché<br />

no, quella del buccellato dolce all’aroma<br />

di anice. Se, poi, qualcheduno<br />

volesse saperne di più <strong>in</strong> merito<br />

a ciò che il nostro <strong>in</strong>grato Paese<br />

ha fatto e cont<strong>in</strong>ua a fare negli<br />

ultimi centoc<strong>in</strong>quant’anni, i primi<br />

della sua esistenza, per la musica e<br />

per l’arte, vada a leggersi, fresco di<br />

stampa, il tomo di <strong>Paolo</strong> Prato, che<br />

è docente alla Pontificia Università<br />

Gregoriana nonché esperto di<br />

culture giovanili e new media, <strong>in</strong>titolato<br />

La musica italiana. Una<br />

storia sociale dall’unità a oggi<br />

(Donzelli, Roma 2010), una ricognizione<br />

a tutto campo, da Verdi a<br />

Pavarotti, da M<strong>in</strong>a a de André e a<br />

Morricone, della musica made <strong>in</strong><br />

Italy. Scorra, <strong>in</strong> alternativa, il numero<br />

ultimo uscito del tor<strong>in</strong>ese<br />

Giornale della musica, numero<br />

che si <strong>in</strong>titola Inni per un’Italia e<br />

nel quale Alessandro Roveri spiega<br />

come è possibile «vivere ai<br />

tempi del Fus prosciugato dal Governo»<br />

(«Il giornale della musica»,<br />

n. 279, marzo 2011, pp. 3-5).<br />

Un servizio che lascia di stucco.<br />

Preso atto che il Fondo unico<br />

spettacolo è calato del 275% dal<br />

1985 a oggi, ci si chiede come<br />

facciano talune realtà locali – come<br />

l’Associazione musicale lucchese,<br />

per l’appunto – non solo a<br />

sopravvivere, ma a organizzare<br />

eventi così belli e preziosi.<br />

Carlo Alessandro Land<strong>in</strong>i


livi denittis.qxp 06/04/2011 16.38 Pag<strong>in</strong>a 319<br />

ARTI VISIVE<br />

De Nittis, Gérôme & il sogno parig<strong>in</strong>o<br />

Allestita al Petit Palais dal Musée<br />

des Baux-Arts de la Ville de Paris<br />

1 , Giuseppe De Nittis, la modernité<br />

élégante è la prima mostra<br />

ufficiale dedicata al pittore<br />

pugliese dal lontano 1886. Un lodevole<br />

omaggio a questo «Italien<br />

de Paris», che consente di riesam<strong>in</strong>arne<br />

l’opera e, se possibile, di<br />

strapparla alla zona d’ombra nella<br />

quale è relegata <strong>in</strong> Francia<br />

(molti dei quadri provengono<br />

dalla P<strong>in</strong>acoteca Giuseppe De<br />

Nittis di Molfetta). Nato per l’appunto<br />

a Molfetta nel 1846, De<br />

Nittis giunge a Parigi nel 1867.<br />

Ha frequentato l’Accademia di<br />

Belle Arti di Napoli, entrerà <strong>in</strong><br />

contatto con i macchiaioli fiorent<strong>in</strong>i,<br />

ma la scelta di Parigi è decisiva.<br />

Una lunga pag<strong>in</strong>a del Journal<br />

di Edmond de Goncourt, del<br />

quale De Nittis dip<strong>in</strong>gerà un ritratto<br />

(Portrait d’Edmond de<br />

Goncourt, 1881) evoca le confidenze<br />

fattegli dall’amico pittore,<br />

ormai affermatosi, sul suo arrivo<br />

nella capitale francese: è l’eterna<br />

e drammatica vicenda del giovane<br />

artista spiantato che giunge,<br />

timoroso ma pieno di speranze,<br />

nella ville lumière. Per De Nittis<br />

come per tanti altri artisti italiani,<br />

come per Ardengo Soffici nel<br />

1900, la decisione di andare a Parigi<br />

è un vero e proprio «salto vitale».<br />

La capitale francese diventerà<br />

la patria adottiva del pittore,<br />

nonostante i frequenti viaggi <strong>in</strong><br />

Italia, <strong>in</strong> Inghilterra. A Parigi De<br />

Nittis sposerà nel 1869 Léont<strong>in</strong>e<br />

Gruvelle, figlia adottiva di un<br />

ricco costumista; a Parigi conoscerà<br />

il successo; vic<strong>in</strong>o a Parigi<br />

– a Sa<strong>in</strong>t-Germa<strong>in</strong>-en Laye – morirà<br />

prematuramente nel 1884.<br />

Quasi a confermare l’avvenuto<br />

radicamento <strong>in</strong> Francia, la moglie<br />

Léont<strong>in</strong>e pubblicherà, nel<br />

1895, Notes et Souvenirs du<br />

pe<strong>in</strong>tre Joseph De Nittis, pag<strong>in</strong>e<br />

di diario tenute dal 1870 al 1884<br />

e da lei scritte <strong>in</strong> francese.<br />

La stagione<br />

«impressionista»<br />

Le credenziali che De Nittis esibisce<br />

al visitatore francese sono <strong>in</strong>nanzitutto<br />

quelle di un pittore impressionista.<br />

In effetti nel 1874,<br />

De Nittis, dopo aver esposto alcune<br />

tele al Salon del 1869, e aver<br />

lavorato per il celebre mercante di<br />

quadri ed editore d’arte Adolphe<br />

Goupil, si distacca dalla pittura<br />

ufficiale. Partecipa alla prima<br />

esposizione degli Indipendenti<br />

(Impressionisti), tenutasi lo stesso<br />

anno presso il fotografo Nadar,<br />

presentando varie opere. Come<br />

gli impressionisti De Nittis dip<strong>in</strong>ge<br />

en ple<strong>in</strong> air, come essi si <strong>in</strong>teressa<br />

agli effetti lum<strong>in</strong>osi e ai vari<br />

aspetti della città e della vita<br />

moderna. Una parte cospicua della<br />

mostra è logicamente dedicata<br />

a questa stagione. La Place des<br />

Pyramides (1875) – quadro che<br />

nel 1883 De Nittis ricompra a<br />

Goupil per farne dono al Musée<br />

du Luxembourg – attesta una tecnica<br />

sicura. Le tele dedicate al<br />

Lungosenna (Le long de la Se<strong>in</strong>e),<br />

alle Tuileries, agli Invalides, ma<br />

anche tele come Mare <strong>in</strong> burrasca<br />

(1877), Passa il treno (1878),<br />

Journée d’hiver (1882) rivelano<br />

significative aff<strong>in</strong>ità. Le tele dedicate<br />

a Londra, meta di vari viaggi<br />

negli anni Settanta – Trafalgar<br />

Square (1878), Westm<strong>in</strong>ster<br />

(1878) e numerose altre –, sono<br />

Giuseppe De Nittis,<br />

Place des Pyramides,<br />

1875.<br />

eseguite <strong>in</strong> accordo con le tendenze<br />

dell’impressionismo. Più della<br />

precisione del tocco è la capacità<br />

di ritrarre la luce e di creare un’atmosfera,<br />

impastata di nebbia, di<br />

pioggia, ad attestare la lezione di<br />

Monet, oltre che quella di Turner.<br />

Sette di queste tele <strong>in</strong>glesi saranno<br />

esposte nel 1878 all’Esposizione<br />

Universale di Parigi. Certo,<br />

il confronto con Monet – al quale<br />

era dedicata nello stesso tempo, a<br />

pochi metri di distanza, una monumentale<br />

esposizione al Grand<br />

Palais – e con altri impressionisti<br />

può rivelarsi imbarazzante. Che i<br />

paesaggi parig<strong>in</strong>i di De Nittis non<br />

abbiamo la visionarietà o il cromatismo<br />

di Pissarro, è evidente.<br />

Occorre allora al visitatore non<br />

poca sottigliezza per determ<strong>in</strong>are<br />

319


livi denittis.qxp 06/04/2011 16.38 Pag<strong>in</strong>a 320<br />

320<br />

la specificità della tavolozza e del<br />

tocco pittorico di De Nittis. Tuttavia<br />

l’etichetta di «impressionista<br />

appartato» – preferibile a quella<br />

di «impressionista m<strong>in</strong>ore» – non<br />

è sufficiente per del<strong>in</strong>eare il percorso<br />

del pittore.<br />

La modernità<br />

elegante & l’Italia<br />

L’adesione di De Nittis all’impressionismo<br />

non è completa. Ovviamente<br />

la sua prematura scomparsa<br />

lo esime dal pronunciarsi sulle<br />

scelte o sull’evoluzione del postimpressionismo;<br />

ricordiamo che<br />

L’île de la Grande Jatte di Georges<br />

Seurat, «manifesto» del po<strong>in</strong>tillisme,<br />

è del 1886. D’altra parte,<br />

pur praticando la pittura en ple<strong>in</strong><br />

air, De Nittis non r<strong>in</strong>uncia alla pittura<br />

en atelier. Imbocca molto presto<br />

la strada della pittura mondana,<br />

fatta di ritratti, di rappresentazioni<br />

di saloni aristocratici, di aneddoti:<br />

Le salon de la Pr<strong>in</strong>cesse Mathilde<br />

(1883), quadri a olio, pastelli, appartengono<br />

a questo filone che garantisce<br />

a De Nittis il successo. Lo<br />

sguardo dell’artista segue la società<br />

mondana al Bois de Boulogne,<br />

agli ippodromi si ferma sulle corse<br />

di cavalli, <strong>in</strong>eludibili appuntamenti<br />

mondani: La femme au chien<br />

(1878), Les courses à Longchamps<br />

(1882-1883), Aux courses<br />

d’Auteuil (1883)... Sensibile, come<br />

tutta la sua generazione, alla<br />

moda giapponese, nel 1883-1884<br />

De Nittis dip<strong>in</strong>ge Le kimono couleur<br />

orange. Il gioco cromatico<br />

tra il kimono, il ventaglio, i capelli,<br />

il divano, i fiori e lo sfondo è il<br />

vero argomento del quadro; poco<br />

conta la figura femm<strong>in</strong>ile, ritratta<br />

di spalle e dal volto non visibile.<br />

Questa è del resto la l<strong>in</strong>ea direttrice<br />

<strong>in</strong>dicata dal titolo della mostra:<br />

«La modernità elegante»: il sostantivo<br />

può benissimo alludere<br />

all’esperienza impressionista, orientata<br />

poi verso la vita brillante e<br />

mondana della Parigi dell’epoca.<br />

De Nittis non sarebbe altro che un<br />

<strong>Giovanni</strong> Bold<strong>in</strong>i (giunto anche<br />

lui a Parigi nel 1867) meno sc<strong>in</strong>til-<br />

Giuseppe De Nittis, Le<br />

kimono couleur orange,<br />

1883-1884.<br />

lante e meno superficiale, tentato<br />

dallo stile di Fortuny e di Meissonnier?<br />

De Nittis muore nel<br />

1884, l’anno <strong>in</strong> cui Huysmans<br />

pubblica À rebours, il romanzo poi<br />

chiamato «la Bibbia del decadentismo».<br />

Nel 1880 Huysmans, romanziere,<br />

ma anche esigente e<br />

acuto critico d’arte, riconosceva<br />

che De Nittis, al quale comunque<br />

rimproverava le cont<strong>in</strong>ue «adulterazioni<br />

di prospettiva», era un pittore<br />

di talento, a uguale e giusta distanza<br />

dalla pittura accademica e<br />

dall’impressionismo. «È <strong>in</strong>somma<br />

deliziosamente estroso, un narratore<br />

femm<strong>in</strong>ile e pieno di grazia»<br />

(Le Salon offficiel en 1880).<br />

Le sale del Petit Palais consentono<br />

tuttavia al pubblico francese di<br />

scoprire un altro De Nittis, forse<br />

più <strong>in</strong>teressante: il pittore dei paesaggi<br />

del Sud dell’Italia, dip<strong>in</strong>ti<br />

prima e dopo il suo arrivo a Parigi.<br />

Le opere giovanili del periodo<br />

napoletano – 1864-1867 – attestano<br />

un <strong>in</strong>teresse per il paesaggio e<br />

la luce che non si smentirà mai. Il<br />

fasc<strong>in</strong>o dei paesaggi pugliesi – Tavoliere<br />

delle Puglie (IV). Sulle rive<br />

dell’Ofanto (1865), L’Ofant<strong>in</strong>o<br />

(1866), Sulle rive dell’Ofanto<br />

(1867) –, non ancora gravati d’esotismo,<br />

è notevole. Come anche<br />

le tele e gli schizzi, spesso di dimensioni<br />

ridotte, dedicati all’eruzione<br />

del Vesuvio all’<strong>in</strong>izio degli<br />

anni Settanta, così refrattari alla<br />

couleur locale. La route de Br<strong>in</strong>disi<br />

à Barletta (1872) ottenne un<br />

immenso successo. Ma le si può<br />

preferire Champs de blé (1875) o<br />

Pr<strong>in</strong>temps (1883). A «la modernità<br />

elegante» si dovrebbe allora sostituire<br />

un altro titolo: «Dal paesaggio<br />

naturale alla mondanità».<br />

E non è detto che si tratti di un<br />

progresso.<br />

Jean Léon Gérôme<br />

risarcito<br />

Dal Petit Palais al Musée d’Orsay<br />

la distanza non è grande: una breve<br />

passeggiata sul Lungosenna e<br />

un ponte per passare dalla rive<br />

droite alla rive gauche. Il Musée<br />

d’Orsay, tempio votato all’arte<br />

dell’Ottocento – e <strong>in</strong> particolare<br />

all’impressionismo – ha ospitato<br />

una mostra dedicata a Gérôme,<br />

uno dei maggiori esponenti dell’arte<br />

accademica: Jean Léon Gérôme<br />

(1824 - 1904). L’histoire en<br />

spectacle 2 . È un risarcimento:<br />

conv<strong>in</strong>to fautore della tradizione,<br />

Gérôme, nom<strong>in</strong>ato nel 1863 professore<br />

alla Scuola delle belle Arti<br />

di Parigi, è stato un avversario<br />

costante dell’impressionismo, opponendosi<br />

strenuamente negli anni<br />

Novanta all’accesso nei Musei<br />

nazionali del ricchissimo lascito<br />

Caillebotte (collezione di opere<br />

impressioniste, <strong>in</strong> parte poi disperse<br />

<strong>in</strong> collezioni private). Quest’atteggiamento<br />

non gli è valso,<br />

come si può facilmente <strong>in</strong>tuire, le<br />

simpatie degli artisti moderni né<br />

quella dei critici. Che i pittori<br />

pompiers (denom<strong>in</strong>azione ironica,<br />

nata probabilmente nel 1888,<br />

per <strong>in</strong>dicare l’arte accademica)<br />

conoscessero bene il loro mestiere,<br />

è risaputo, e le opere di Gérôme<br />

lo confermano ampiamente.<br />

Ma l’<strong>in</strong>teresse di questa mostra è<br />

di altra <strong>in</strong>dole: la pittura di Gérôme<br />

ci consente di rivisitare mezzo<br />

secolo di mode e correnti culturali,<br />

francesi ed europee. È come se<br />

si sfogliasse un elegante album,<br />

fatto soprattutto di oleografie.<br />

Allievo di Delaroche, Gérôme,


livi denittis.qxp 06/04/2011 16.38 Pag<strong>in</strong>a 321<br />

giunto a Parigi nel 1841 dalla nativa<br />

Vesoul, non poteva esimersi dal<br />

rituale viaggio <strong>in</strong> Italia, esperienza<br />

d’obbligo nella formazione di un<br />

artista, f<strong>in</strong>o all’<strong>in</strong>izio del Novecento.<br />

Gérôme lo compie, <strong>in</strong> compagnia<br />

del maestro, nel 1844-1845.<br />

Ne nascerà una considerevole<br />

messe di tele e disegni – Deux paysannes<br />

italiennes et un enfant<br />

(1849), Pifferari (1857) – prevalentemente<br />

dedicati a personaggi<br />

tipici. Il movimento filoellenico,<br />

diffusosi <strong>in</strong> tutta Europa negli anni<br />

Venti per sostenere la causa della<br />

Grecia che lotta per la propria libertà,<br />

trova, nei decenni successivi,<br />

dei prolungamenti nella pittura<br />

di Gérôme. Non è tanto la storia<br />

sangu<strong>in</strong>osa dell’<strong>in</strong>dipendenza greca<br />

– si pensi a Les massacres de<br />

Scio (1824) di Delacroix – a <strong>in</strong>teressare<br />

Gérôme, quanto la riscoperta<br />

accademica e arcadica della<br />

Grecia antica: si pensi a Le combat<br />

de coqs (1846) e alla delicata<br />

quanto improbabile rappresentazione<br />

di un efebo e di una fanciulla.<br />

Il viaggio <strong>in</strong> Italia può essere<br />

una semplice tappa di un Grand<br />

tour che si prolunga all’Oriente.<br />

L’orientalismo affasc<strong>in</strong>a poeti –<br />

Les Orientales di Victor Hugo<br />

escono nel 1829 –, scrittori, artisti.<br />

Sulle orme ideali di Nerval, Flaubert,<br />

Maxime Du Camp, Gérôme<br />

si reca <strong>in</strong> Egitto, <strong>in</strong> Palest<strong>in</strong>a, <strong>in</strong><br />

Turchia, <strong>in</strong> Algeria. Nel 1868 Albert<br />

Goupil – figlio di Adolphe<br />

Goupil e fratello di Marie, che il<br />

pittore aveva sposato nel 1853 –<br />

accompagna Gérôme <strong>in</strong> un lungo<br />

viaggio da Alessandria d’Egitto al<br />

Bosforo. Gli schizzi e gli appunti,<br />

le fotografie sono il materiale di<br />

cui il pittore si avvale per un’<strong>in</strong>gente<br />

e decorativa produzione pittorica:<br />

Le prisonnier (1861), Le<br />

boucher turc (1861), Le marchand<br />

de tapis au Caire (1887), Le charmeur<br />

de serpents (1880). Non poco<br />

spazio è dedicato, sulla scorta<br />

della Grande odalisque (1814) di<br />

Ingrès, alla tematica esotica del g<strong>in</strong>eceo,<br />

dell’harem e delle odalische:<br />

Le harem sur la terrasse<br />

(1886), Le gynécée (1850) e altri<br />

quadri sembrano dest<strong>in</strong>ati ai futuri<br />

rotocalchi. La pittura può rivaleggiare<br />

con la fotografia, ma si tratta<br />

di una fotografia senz’anima. I<br />

volti femm<strong>in</strong>ili di Gérôme sono dip<strong>in</strong>ti<br />

secondo un modello unico e<br />

<strong>in</strong>variabile, un volto senza vita.<br />

L’ispirazione storica è fondamentale<br />

nelle pittura accademica. Gérôme<br />

esplora miti e leggende del<br />

mondo greco – Daphnis et Chloé<br />

(1852), Le Roi Candaule (1859),<br />

Phryné devant l’Aéropage (1861)<br />

–, ma soprattutto att<strong>in</strong>ge alla storia<br />

romana: Le siècle d’Auguste<br />

(1855), La mort de César (1865)<br />

sono alcuni dei suoi quadri più<br />

noti. Già nelle pag<strong>in</strong>e del Salon de<br />

1859, Baudelaire, pur riconoscendo<br />

l’importanza di Gérôme, osservava<br />

che l’orig<strong>in</strong>alità del pittore –<br />

ammesso che esista, aggiungeva –<br />

«è spesso di natura laboriosa e a<br />

stento visibile». Gérôme «sostituisce<br />

il divertimento di una pag<strong>in</strong>a<br />

erudita ai godimenti della pura<br />

pittura». Huysmans parlerà, impietosamente,<br />

di «vaneggiamenti<br />

ripetuti». Le lotte dei gladiatori e i<br />

supplizi <strong>in</strong>flitti ai cristiani nel circo<br />

suggeriscono a Gérôme alcune<br />

delle sue opere più note: il celeberrimo<br />

Pollice verso (1872),<br />

Dernières prières (1863-1883).<br />

Lo scenario e la stilizzazione dei<br />

personaggi spiegano l’utilizzo di<br />

tali immag<strong>in</strong>i nei primi grandi<br />

film storici, americani e italiani,<br />

sui quali Gérôme ha esercitato<br />

un’<strong>in</strong>fluenza evidente. Non è il<br />

solo aspetto moderno e sorprendente<br />

del pittore: negli ultimi anni<br />

della sua attività Gérôme ha potuto<br />

trarre profitto dalle nuove tecniche<br />

di riproduzione cromolitografica<br />

delle sue opere, ridisegnate<br />

o rifatte <strong>in</strong> questa prospettiva.<br />

La sortie du bal masqué (1857) ne<br />

è un esempio eloquente.<br />

Anche la storia di Francia ispira<br />

Gérôme, che ripercorre episodi<br />

dell’epopea napoleonica e grandi<br />

pag<strong>in</strong>e della storia passata, come<br />

Réception du Grand Condé<br />

(1878), o presente: Audience des<br />

ambassadeurs du Siam à Fontenebleau<br />

(1864). Neppure gli argomenti<br />

religiosi erano sfuggiti alla<br />

sua pittura, precisa, perfetta e sen-<br />

Jean Léon Gérôme, Le<br />

marchand de tapis au<br />

Caire, 1887.<br />

za calore. Le Golgotha Consummatum<br />

est (1867) rappresenta una<br />

lodevole quanto <strong>in</strong>attesa eccezione.<br />

Sulla coll<strong>in</strong>a spiccano unicamente<br />

le ombre delle croci, del Div<strong>in</strong>o<br />

Suppliziato e dei due ladroni.<br />

In basso, sulla s<strong>in</strong>istra, e <strong>in</strong> lontananza,<br />

i personaggi che ritornano a<br />

Gerusalemme scompaiono di fronte<br />

all’evento che si è consumato,<br />

avvolto da una luce drammatica.<br />

Occorrerebbe parlare della scultura<br />

di Gérôme, generalmente<br />

pesante e massiccia, delle sue<br />

statue policrome, delle sue numerose<br />

variazioni sul mito di<br />

Pigmalione (Pygmalion et Galatée,<br />

1890). Ma quest’ultima sala<br />

poteva essere trascurata senza<br />

rimpianti per godersi <strong>in</strong>vece la<br />

straord<strong>in</strong>aria e sempre r<strong>in</strong>novata<br />

ricchezza delle collezioni del<br />

Musée d’Orsay.<br />

François Livi<br />

1 Dal 21 ottobre 2010 al 16 gennaio 2011.<br />

Dal 6 febbraio all’8 maggio 2011 la mostra<br />

si trasferisce a Parma, nel Palazzo<br />

del Governatore.<br />

2 Dal 19 ottobre 2010 al 23 gennaio 2011.<br />

321


Ares News.qxp 06/04/2011 11.14 Pag<strong>in</strong>a 322<br />

322<br />

ARES NEWS<br />

L’Italia fa 150<br />

I festeggiamenti per il centoc<strong>in</strong>quantennale<br />

dell’unità d’Italia hanno<br />

visto (ancora una volta) confrontarsi<br />

due opposti schieramenti:<br />

da una parte gli acritici sostenitori<br />

della vulgata unitarista, che esaltano<br />

il Risorgimento come evento<br />

salvifico, operato da uom<strong>in</strong>i illum<strong>in</strong>ati,<br />

che agirono nel puro <strong>in</strong>teresse<br />

dell’italica umanità; dall’altro gli<br />

assertori di una visione più complessa,<br />

che non dimentica l’enorme<br />

prezzo pagato, soprattutto dalle<br />

masse popolari e dalla Chiesa italiana,<br />

perché il Regno d’Italia potesse<br />

f<strong>in</strong>almente dirsi fatto, nonostante,<br />

per dirla con d’Azeglio,<br />

mancassero ancora da fare gli Italiani.<br />

Nel battage che ha attraversato<br />

le colonne di quotidiani e periodici<br />

e ha movimentato i pal<strong>in</strong>sesti<br />

pubblici e privati, le Edizioni Ares<br />

hanno proposto come testi di approfondimento:<br />

1861, Le due Italie<br />

di Massimo Viglione (2011, pp.<br />

424, € 20) e L’altro Risorgimento<br />

di Angela Pellicciari (2 a 2011, pp.<br />

288, € 18), già autrice Ares con Risorgimento<br />

da riscrivere (11 a 2011,<br />

pp. 336, € 19) e I Papi & la massoneria<br />

(3 a 2011, pp. 320, € 18),<br />

che hanno trovato eco sul numero<br />

di marzo di Jesus a firma di Iacopo<br />

Scaramuzzi, su la Voce di Romagna,<br />

edizione di Rim<strong>in</strong>i il 4, con<br />

Giuseppe Gh<strong>in</strong>i, sui magaz<strong>in</strong>e onl<strong>in</strong>e<br />

laprov<strong>in</strong>ciadisondrio.web e laprov<strong>in</strong>ciadilecco.web<br />

il 16, sui portali<br />

Tiscali e Virgilio, su la Discussione,<br />

con Achille Albonetti, il Sole<br />

24 ore, con Giuseppe Chiell<strong>in</strong>o,<br />

e il Corriere della Sera con Sergio<br />

Romano il 17, sul Corriere cesenate<br />

il 18 a firma di don Pietro Altieri<br />

e, <strong>in</strong> chiave polemica, su il Giornale<br />

del 29 con Mario Cervi (con<br />

replica di Viglione il 31).<br />

Al testo di Viglione <strong>Paolo</strong> Mieli<br />

ha dedicato un doppio pag<strong>in</strong>one<br />

del Corriere della Sera, l’8 marzo,<br />

nel quale riconosce il merito di<br />

«aver tenuto il punto <strong>in</strong> un contesto<br />

<strong>in</strong>terlocutorio e dialogante nei<br />

confronti degli storici di opposte<br />

scuole e tendenze» ma rimprovera<br />

alcune «esasperazioni polemiche»,<br />

tanto da temere che sia necessario<br />

attendere «altri c<strong>in</strong>quant’anni<br />

perché di questi temi si possa<br />

discutere con sobrietà». E forse<br />

i timori di Mieli non sono del tutto<br />

<strong>in</strong>fondati, considerando la difficoltà<br />

che ancora molti, anche cattolici,<br />

hanno nell’<strong>in</strong>quadrare gli<br />

eventi risorgimentali nel contesto<br />

più ampio della storia d’Italia e di<br />

quella moltitud<strong>in</strong>e che, unita dalla<br />

Fede comune, dalla presenza sulla<br />

penisola dei Pontefici e dall’orgoglio<br />

per il ruolo centrale svolto<br />

sullo scacchiere cont<strong>in</strong>entale <strong>in</strong><br />

età romana (Sergio Romano, Corriere<br />

della Sera), costituisce, pur<br />

nelle diversità, il suo popolo.<br />

Un Papa<br />

«risorgimentale»<br />

Parlare oggi di Risorgimento significa<br />

dunque abbandonare le faziosità<br />

e comprendere la complessità<br />

dei rapporti tra lo Stato nascete<br />

e la Chiesa, guidata allora da<br />

Pio IX, contro il quale è stato costruito,<br />

con l’aiuto anche della superficialità<br />

di molti cattolici, un<br />

muro di accuse, le più diverse.<br />

Utilissimo <strong>in</strong> questo senso è il volume<br />

di mons. Luigi Negri Pio IX.<br />

Attualità & profezia (Ares 2006,<br />

pp. 240, € 16), cui Marco Antonell<strong>in</strong>i<br />

ha dedicato un bell’articolo<br />

per il Nuovo Diario messaggero di<br />

sabato 19 marzo, <strong>in</strong> vista di un <strong>in</strong>contro<br />

sul tema, tenuto a Imola il<br />

lunedì successivo. «Non si tratta<br />

<strong>in</strong>fatti esclusivamente», dice Antonell<strong>in</strong>i,<br />

«di accusare il nascente<br />

Stato italiano di aver perseguito i<br />

suoi scopi contro lo Stato della<br />

Chiesa, ma di chiarire le ragioni<br />

per le quali la Chiesa dell’Ottocento<br />

agì <strong>in</strong> quel modo che parve<br />

ai più, cattolici e non, esser contro<br />

la realtà, contro il futuro. La<br />

Quanta cura e il Sillabo esprimono<br />

la premura e la responsabilità<br />

pedagogica che la Chiesa ha sempre<br />

sentito proprie e alle quali, <strong>in</strong><br />

quel momento storico, non poteva<br />

e non voleva abdicare. Il magistero<br />

di Pio IX appare perciò animato<br />

da un’ansia positiva per l’uomo<br />

e per il suo futuro di fronte alla<br />

quale le vicende del Regno di Sardegna<br />

appaiono piccole o perlomeno<br />

di portata decisamente <strong>in</strong>feriore.<br />

La posta <strong>in</strong> gioco non era affatto<br />

il potere temporale della<br />

Chiesa ma il futuro e la libertà del<br />

popolo italiano. In questo senso<br />

Pio IX si è mostrato un politico e<br />

uno statista assai più accorto di chi<br />

lo ha sostituito alla guida degli Italiani,<br />

perché prima e meglio di altri<br />

capì che quella cesura violentissima<br />

costituita dalla Rivoluzione<br />

francese non era semlicemente<br />

un evento “politico”, ma culturale;<br />

un cambiamento così vasto che<br />

avrebbe f<strong>in</strong>ito per travolgere non<br />

solo le istituzioni ma le coscienze<br />

stesse degli uom<strong>in</strong>i». Quanto queste<br />

affermazioni siano vere lo testimonia<br />

la storia del Novecento e<br />

il libro di mons. Negri si propone<br />

come strumento utile non solo per<br />

conoscere un passato più o meno<br />

vic<strong>in</strong>o ma per capire <strong>in</strong> profondità<br />

il nostro presente.


Ares News.qxp 06/04/2011 11.14 Pag<strong>in</strong>a 323<br />

Maestro<br />

di giornalismo...<br />

Esce per i tipi Ares Vorrei assomigliare<br />

a mio padre (pp. 200, €<br />

20), di <strong>Giovanni</strong> Terzi, Assessore<br />

alle attività produttive del Comune<br />

di Milano, figlio di quell’Antonio<br />

Terzi, romanziere e giornalista,<br />

che fu tra i più seri e raff<strong>in</strong>ati<br />

<strong>in</strong>terpreti della pubblicistica popolare<br />

dagli anni ‘60 <strong>in</strong> poi. Vicedirettore<br />

del Corriere della Sera,<br />

poi direttore di rotocalchi come<br />

Novella 2000, Gente e la Domenica<br />

del Corriere, cultore di un gossip<br />

rispettoso e «colto», che <strong>in</strong>formi<br />

e <strong>in</strong>trattenga senza bisogno di<br />

trascendere – come <strong>in</strong>vece sembra<br />

essere prassi della pubblicistica<br />

scandalistica nostrana – Anto-<br />

nio Terzi è ricordato da Fabiana<br />

Giacomotti su Il Foglio del 5 marzo:<br />

«Uomo imponente, dai modi<br />

gentili e la battuta sempre pronta,<br />

grande <strong>in</strong>terprete della tradizione<br />

italiana del rotocalco, non certo<br />

un dis<strong>in</strong>volto confezionatore di<br />

paccottiglia origliata o spiata dal<br />

buco della serratura».<br />

Panorama ha pubblicato, il 17,<br />

un’<strong>in</strong>tervista con <strong>Giovanni</strong> che,<br />

nelle conversazioni con Luciano<br />

Garibaldi – autore e grande amico<br />

dell’Ares – racconta suo padre e il<br />

suo modo di <strong>in</strong>tendere l’arte dello<br />

scrivere, sia essa orientata all’articolo<br />

di giornale o al romanzo,<br />

come quelli che gli ottennero<br />

grandi riconoscimenti al Premio<br />

Bagutta, così come al Campiello.<br />

Non poteva certo mancare il tributo<br />

affezionato di Gente, che il<br />

Angela Pellicciari (nella foto <strong>in</strong> alto tra Michele e Nicolò Mardegan,<br />

con Cesare Cavalleri © MoMa Photographers) alla presentazione<br />

de L’altro Risorgimento mercoledì 16 marzo, presso la Sala<br />

Consiliare della Prov<strong>in</strong>cia di Milano.<br />

Qui sopra: Le Edizioni Ares hanno sponsorizzato il 24° Torneo<br />

«Città di Codogno» tenutosi il 13 marzo presso il Tiro a Segno<br />

Nazionale di Codogno.<br />

5 aprile pubblica un articolo di<br />

Rossana L<strong>in</strong>gu<strong>in</strong>i, e forse, <strong>in</strong> def<strong>in</strong>itiva,<br />

proprio di «tributo» si<br />

può parlare a proposito di questo<br />

Vorrei assomigliare a mio padre;<br />

tributo di un figlio a suo padre,<br />

tributo di tanti protagonisti della<br />

carta stampata a un uomo che ha<br />

lasciato un segno <strong>in</strong>delebile nelle<br />

vite di coloro che hanno avuto<br />

l’avventura di lavorare con lui. Il<br />

lettore certamente proverà l’emozione<br />

di rivivere un pezzo di storia<br />

di grande giornalismo.<br />

... e altri esempi<br />

Alla figura e all’arte propria del<br />

giornalista è dedicato un altro libro<br />

Ares, La favola dei fatti<br />

(2010, pp 312, € 18) di Franco<br />

Zangrilli. La Cronaca lo ricorda<br />

nell’edizione di Cremona e Prov<strong>in</strong>cia<br />

con un articolo di Claudio<br />

Toscani che nota come «a com<strong>in</strong>ciare<br />

dal Sei/Settecento il rapporto<br />

tra giornalismo e letteratura si<br />

vada gradualmente <strong>in</strong>tensificando.<br />

Arte o mestiere, obbligo o vocazione,<br />

il giornalismo è stato<br />

preticato da quasi tutti gli scrittori<br />

di rango». Quello di Zangrilli è<br />

«un poliedrico saggio, frutto di<br />

una ricerca <strong>in</strong>f<strong>in</strong>itesima <strong>in</strong> quasi<br />

due secoli di pubblicismo, ricca<br />

di s<strong>in</strong>tesi di <strong>in</strong>terventi, articoli,<br />

racconti, elzeviri».<br />

Una piccola storia del giornalismo<br />

di classe, nella quale non si danno<br />

«casi di disamore al mestiere, di<br />

sconcertante o vile disattesa del<br />

codice d’onore». Perché, conclude<br />

Toscani con un pizzico di retorica,<br />

«solo ai tempi nostri, di globale<br />

degrado morale e culturale il giornalismo<br />

è precipitato <strong>in</strong> immorali<br />

connivenze, <strong>in</strong> sporche <strong>in</strong>tese con<br />

poteri e mercati, <strong>in</strong>dustrie e f<strong>in</strong>anze,<br />

corruzioni e dossieraggi».<br />

Forse è vero, forse no. Resta il<br />

fasc<strong>in</strong>o di un’arte, quella dello<br />

scrivere, che nel tempo ha saputo<br />

re<strong>in</strong>ventarsi e <strong>in</strong>fondere vita <strong>in</strong><br />

generi diversi.<br />

Fabio Ferrar<strong>in</strong>i<br />

323


Land<strong>in</strong>i-riviste.qxp 06/04/2011 11.16 Pag<strong>in</strong>a 324<br />

324<br />

RIVISTE & RIVISTE<br />

Casabella & chiese brutte<br />

Casabella, mensile edito da<br />

Mondadori e diretto da Francesco<br />

Dal Co, è una delle maggiori<br />

riviste di architettura a livello europeo,<br />

non solo italiano. Vede la<br />

luce nel 1928 a Milano, per mano<br />

di Giuseppe Pagano. Il formato è<br />

fra i più s<strong>in</strong>golari, sarà forse per<br />

questo che la rivista non è troppo<br />

amata dagli edicolanti (ma quando<br />

mai si è veduto un edicolante<br />

<strong>in</strong>tendersi di arte? Casabella è <strong>in</strong><br />

sé, per come essa si presenta,<br />

un’opera d’arte). Ogni numero<br />

offre una monografia su uno o<br />

più architetti della storia passata<br />

e presente; ciò spiegherebbe il<br />

grande <strong>in</strong>teresse fra gli studenti<br />

di architettura e <strong>in</strong>gegneria. Il suo<br />

unico difetto? Quello di non far<br />

capire con sufficiente chiarezza<br />

dove f<strong>in</strong>isce un articolo redazionale<br />

e dove ha <strong>in</strong>izio, <strong>in</strong>vece,<br />

l’<strong>in</strong>serzione pagata (proprio la famigerata<br />

commistione di <strong>in</strong>formazione<br />

e di pubblicità, spesso<br />

occulta, è il maggior neo di tutte<br />

le riviste che, da noi, <strong>in</strong> Italia, si<br />

occupano di arte e di cultura).<br />

Dal 1955 al 1964 la direzione di<br />

Casabella era affidata a Ernesto<br />

Nathan Rogers, dal 1970 al 1976<br />

ad Alessandro Mend<strong>in</strong>i, dal 1977<br />

al 1981 a Tomás Maldonado, dal<br />

1981 al 1996 a Vittorio Gregotti.<br />

F<strong>in</strong>almente, nel marzo di quell’anno,<br />

la direzione di Casabella<br />

fu assunta da Francesco Dal Co,<br />

che tuttora ne regge le sorti <strong>in</strong><br />

mezzo alla burrasca (della crisi<br />

economica, del calo di lettori,<br />

che non risparmia nessuno, nemmeno<br />

le pubblicazioni più titolate,<br />

dall’aumento delle tariffe postali,<br />

dalla situazione politica <strong>in</strong>garbugliata).<br />

Emilio Tad<strong>in</strong>i, <strong>in</strong> un<br />

<strong>in</strong>tervento pubblicato dal Corrie-<br />

re della sera il 19 febbraio 1996,<br />

prese le difese di Gregotti, andato<br />

via senza nemmeno una riga di<br />

addio, senza neppure il saluto di<br />

prassi e senza, come scriveva Tad<strong>in</strong>i,<br />

la consueta «mozione degli<br />

affetti». Nessuno che sia sano di<br />

mente potrebbe def<strong>in</strong>ire quella di<br />

Gregotti, <strong>in</strong>tellettuale impegnato<br />

a tutto tondo, una direzione super<br />

partes, ideologicamente neutra e<br />

slavata. Al contrario, essa si era<br />

svolta sempre (per riprendere<br />

l’occhiello dell’articolo firmato<br />

da Tad<strong>in</strong>i) «al canto dell’Internazionale».<br />

Più distaccato, più professorale<br />

Francesco Dal Co, docente<br />

di Storia dell’architettura<br />

allo Iuav di Venezia, già direttore<br />

della Biennale di Venezia dal<br />

1988 al 1991, autore di importanti<br />

monografie su autori come Meyer,<br />

Scarpa, Botta e Ando. Tre<br />

anni orsono, nel 2008, per la celebrazione<br />

dell’ottantesimo della<br />

rivista, un’età ragguardevole <strong>in</strong>vero,<br />

quasi un anno di articoli<br />

(dal numero 766 al numero 770)<br />

fu speso, per <strong>in</strong>iziativa di Dal Co,<br />

all’<strong>in</strong>segna della pedagogia: «Insegnare<br />

l’architettura, si può ancora?».<br />

Risposero anche i morti,<br />

Le Corbusier e Mies van der Rohe<br />

(i testi di entrambi, dal contenuto<br />

attualissimo, risalivano al<br />

1938). Ironico il primo, che <strong>in</strong>vitava<br />

ad aprire gli occhi sulla realtà<br />

con un quasi stupore dello<br />

sguardo (Se dovessi <strong>in</strong>segnarvi<br />

l’architettura, <strong>in</strong> «Casabella»<br />

766, maggio 2008), più acido il<br />

secondo che, mentre tesseva le<br />

lodi del legno e del mattone, <strong>in</strong>tanto<br />

costruiva grattacieli di vetro<br />

e acciaio (Sull’<strong>in</strong>segnamento<br />

dell’architettura, <strong>in</strong> «Casabella»<br />

767, giugno 2008).<br />

Piccola fiera<br />

degli orrori<br />

Voltiamo pag<strong>in</strong>a. Dal 21 marzo al<br />

3 aprile (due settimane? Ma da<br />

quando <strong>in</strong> qua si è vista una mostra,<br />

per giunta importante, aprire<br />

i battenti per quattordici giorni<br />

quattordici?) il Casabella Laboratorio<br />

di Milano, <strong>in</strong> via Marco<br />

Polo 13, ha ospitato la mostra<br />

Quattro chiese italiane, dedicata<br />

agli spazi liturgici contemporanei.<br />

Quattro i complessi oggetto<br />

della rassegna: quello di San<br />

<strong>Giovanni</strong> a Ponte d’Oddi, Perugia,<br />

di <strong>Paolo</strong> Zermani, un progetto<br />

orribile che ricorda il cubo milanese<br />

di Aldo Rossi, solo <strong>in</strong> versione<br />

abitabile; il complesso parrocchiale<br />

di San Pio da Pietrelc<strong>in</strong>a<br />

a Malafede (un ossimoro che<br />

fa al caso nostro), zona romana<br />

dell’Ostiense, progetto curato<br />

dallo studio Anselmi & Associati,<br />

una chiesa disegnata da un rettangolo<br />

di proporzioni 2:1 e l’altare<br />

addossato al lato lungo del<br />

rettangolo, la facciata scandita da<br />

tre curve asimmetriche; la chiesa<br />

di San Carlo Borromeo a Tor Pagnotta,<br />

una sorprendente scatola<br />

per scarpe che una mano birich<strong>in</strong>a<br />

ha sezionato e ricomposto a<br />

casaccio; e la chiesa di Gesù Redentore<br />

a Modena, firmata dal<br />

milanese Mauro Galant<strong>in</strong>o, brutta<br />

fuori ma passabile dentro, con<br />

l’assemblea divisa <strong>in</strong> due a guardarsi<br />

<strong>in</strong> faccia, come <strong>in</strong> taluni<br />

talk-show televisivi <strong>in</strong> cui la rissa<br />

(ma non qui, si spera) è all’ord<strong>in</strong>e<br />

del giorno. Che dire?<br />

Siamo d’accordo, si parva licet,<br />

con quanto dichiarato dal card<strong>in</strong>ale<br />

Gianfranco Ravasi solo po-


Land<strong>in</strong>i-riviste.qxp 06/04/2011 11.16 Pag<strong>in</strong>a 325<br />

chi giorni prima, quando, nel corso<br />

di una lectio magistralis tenuta<br />

alla Facoltà di architettura di<br />

Roma, l’attuale responsabile della<br />

Cultura per il Vaticano lamentò<br />

«l’<strong>in</strong>ospitalità, la dispersione,<br />

l’opacità di tante chiese [...] dove<br />

ci si trova sperduti come <strong>in</strong> una<br />

sala per congressi, distratti come<br />

<strong>in</strong> un palazzetto dello sport,<br />

schiacciati come <strong>in</strong> uno sferisterio,<br />

abbrutiti come <strong>in</strong> una casa<br />

pretenziosa e volgare». A noi pare<br />

che a v<strong>in</strong>cere un’immag<strong>in</strong>aria<br />

sfida debba essere il complesso<br />

firmato dallo studio Anselmi &<br />

Associati a Malafede, se non altro<br />

per la concezione volumetrica<br />

degli spazi, per la traiettoria curvil<strong>in</strong>ea<br />

degli alzati (che <strong>in</strong> qualcosa<br />

ricorda Jørn Utzon, l’architetto<br />

della Sidney Opera House),<br />

per la composizione bilanciata<br />

degli schemi longitud<strong>in</strong>ali con<br />

quelli centrali, <strong>in</strong>somma, per una<br />

serie di tratti che, a giudizio di<br />

chi scrive, non sono dettagli.<br />

E le idee<br />

dove sono?<br />

L’impressione più generale è gli<br />

architetti non sappiano più che pesci<br />

pigliare. Ma qualcuno di loro<br />

ha mai visitato, o visto anche solo<br />

<strong>in</strong> fotografia, la piccola ma superba<br />

chiesetta di San <strong>Giovanni</strong> Battista<br />

a Mogno, nel Canton Tic<strong>in</strong>o?<br />

O il campanile <strong>in</strong> pietra sbrecciata<br />

– non <strong>in</strong> cemento – di Altenkirchen,<br />

<strong>in</strong> Germania? O la cappella<br />

di Nôtre-Dame-du-Bon-Port a<br />

Sa<strong>in</strong>t Valéry en Caux, modesta stazione<br />

balneare della Normandia,<br />

con il suo bruno tetto d’ardesia, il<br />

suo rivestimento <strong>in</strong> grès, la sua<br />

splendida vetrata policroma? O la<br />

Kreuzkirche (evangelica, però) di<br />

Siegsdorf, sempre <strong>in</strong> Germania,<br />

raccolta sì da parere una capanna,<br />

tutta quanta <strong>in</strong> legno, un materiale<br />

che, a differenza del cemento (di<br />

cui gli architetti italiani sembrano<br />

non poter fare a meno), emana calore<br />

e conforto? O, per chiudere <strong>in</strong><br />

gloria, la basilica della Sagrada<br />

Familia di Gaudí a Barcellona?<br />

Ma hanno mai viaggiato, costoro,<br />

visitato le chiese di altri Paesi, pregato<br />

nelle cappelle delle Alpi francesi,<br />

assistito alle messe che si celebrano<br />

nelle chiese polacche, tutte<br />

marmi e stucchi, barocche se si<br />

vuole, ma curate, ma vissute, ma<br />

sofferte e non certo con l’immag<strong>in</strong>e<br />

del Palasport qualunquista,<br />

stigmatizzata, giustamente, santamente,<br />

da Ravasi, cucita addosso?<br />

E poi, con quali soldi costoro, gli<br />

asseriti «creativi» italiani, erigono<br />

le loro brutture, orrendi monumenti<br />

a una fede ormai vacillante,<br />

<strong>in</strong>capaci di tener testa agli erigendi,<br />

<strong>in</strong> Italia, m<strong>in</strong>areti, o alle già<br />

funzionanti scuole coraniche e<br />

moschee? Più che a luoghi di culto<br />

assomigliano tanto, le chiese di<br />

codesta mostra di Casabella, a<br />

sangu<strong>in</strong>ari macelli, ad anonime<br />

stazioni ferroviarie, a lugubri cimiteri.<br />

E <strong>in</strong>fatti, come Dal Co ricorda<br />

nel numero di Casabella di<br />

marzo, il Novecento è il secolo<br />

della morte di Dio, il secolo di<br />

Nietzsche e della pensée faible.<br />

Ma, come sempre Dal Co ammonisce,<br />

e con ogni buon diritto, il<br />

Novecento è anche il secolo che<br />

ha visto nascere dai sogni visionari<br />

di due architetti per il resto agli<br />

antipodi due vere perle dell’architettura<br />

moderna quali Nôtre-Dame<br />

a Ronchamps e la (prima citata)<br />

Sagrada Familia a Barcellona. Casabella<br />

non è, diversamente da come<br />

il nome suggerirebbe, una rivista<br />

né bella né casal<strong>in</strong>ga. Non è<br />

bella <strong>in</strong> quanto è bellissima, così<br />

bella – nel senso di ben fatta, di<br />

riccamente illustrata, di prodiga di<br />

idee e di spunti – da mozzare il fiato;<br />

non è casal<strong>in</strong>ga <strong>in</strong> quanto è<br />

molto, f<strong>in</strong> troppo professionale (il<br />

nostro amico edicolante ne venderà<br />

sì e no tre copie agli architetti<br />

della zona, quelli non abbonati).<br />

Storia dell’editoria, storia della<br />

cultura architettonica e storia della<br />

grafica e dell’illustrazione si <strong>in</strong>trecciano<br />

<strong>in</strong> questo importante<br />

prodotto che, mese dopo mese, numero<br />

dopo numero, fa il punto su<br />

un ambizioso progetto <strong>in</strong>tellettuale<br />

e sulla sua articolata complessità,<br />

quello di un’architettura sì a misu-<br />

ra d’uomo, ma anche, come oggi<br />

si ama dire, ecosostenibile, anche<br />

cosmopolita, anche <strong>in</strong>novativa, <strong>in</strong><br />

l<strong>in</strong>ea con la modernità di un Paese,<br />

come il nostro, tecnologicamente<br />

avanzato e sempre più esigente <strong>in</strong><br />

fatto di agibilità degli edifici, di<br />

accessibilità, di comodità degli <strong>in</strong>terni,<br />

di rappresentatività. Per f<strong>in</strong>ire,<br />

un modesto consiglio – non<br />

scevro di mite polemica – al lettore.<br />

Lo <strong>in</strong>vitiamo a visitare un blog<br />

tutto fuorché tenero con le più recenti<br />

tendenze di architettura sacra,<br />

un blog, anzi, decisamente<br />

dissacrante (nel senso migliore,<br />

non letterale, del term<strong>in</strong>e).<br />

Il sito (all’<strong>in</strong>dirizzo http://fidesetforma.blogspot.com)<br />

è quello di<br />

Francesco Colafemm<strong>in</strong>a, un tradizionalista<br />

(<strong>in</strong>telligente) che il mensile<br />

Vatican Magaz<strong>in</strong>e ha <strong>in</strong>tervistato<br />

proprio sull’arte sacra, uno<br />

per il quale «una società desacralizzata,<br />

per usare le parole di <strong>Paolo</strong><br />

VI e di Benedetto XVI, si esprime<br />

attraverso un’arte completamente<br />

<strong>in</strong>tramondana, <strong>in</strong>capace di<br />

elevarsi verso il Cielo». Come non<br />

essere pienamente d’accordo?<br />

Carlo Alessandro Land<strong>in</strong>i<br />

Un numero di Casabella costa euro 12. La<br />

redazione è a Milano, <strong>in</strong> via Trentacoste, 7.<br />

L’abbonamento, 12 numeri l’anno, costa<br />

(per l’Italia) euro 115,00. Versare l’importo,<br />

tramite c.c.p. n. 77003101, a «Press Di<br />

srl – Ufficio Abbonamenti». Per <strong>in</strong>formazioni<br />

si può chiamare il numero 041-<br />

5099049. Oppure <strong>in</strong>viare una mail all’<strong>in</strong>dirizzo<br />

abbonamenti@mondadori.it<br />

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326<br />

LIBRI & LIBRI<br />

«Le cose sono»<br />

Mario Mesolella, I filosofi moderni<br />

del senso comune, «Sensus communis.<br />

Annuario <strong>in</strong>ternazionale di<br />

logica aletica», Leonardo da V<strong>in</strong>ci,<br />

Roma 210, pp. 144, euro 20.<br />

La direttrice dom<strong>in</strong>ante della filosofia<br />

moderna e contemporanea è<br />

<strong>in</strong>dubbiamente lo gnoseologismo:<br />

<strong>in</strong>izia Galileo affermando che le<br />

qualità (suoni, colori, odori) esistono<br />

solo nel soggetto senziente e<br />

non nell’oggetto; Cartesio le trasforma<br />

<strong>in</strong> idee dell’anima umana,<br />

<strong>in</strong>troducendo, così, il presupposto<br />

dell’assoluta alterità tra pensiero<br />

ed essere, che rende problematica<br />

la corrispondenza tra la realtà<br />

esterna e l’idea che la fa conoscere<br />

al soggetto e che progressivamente<br />

porta alla kantiana «cosa <strong>in</strong> sé»<br />

scientificamente <strong>in</strong>conoscibile e<br />

alla dismissione critica della metafisica.<br />

Ciò sfocia, da un lato, nell’idealismo<br />

e nell’immanentismo razionalistico<br />

che poi si capovolge<br />

nello scetticismo e, dall’altro, nel<br />

neopositivismo. Tuttavia, non è<br />

l’unica direttrice. La miscellanea<br />

curata da Mario Mesolella esam<strong>in</strong>a<br />

l’evoluzione storica della nozione<br />

filosofica di «senso comune» per<br />

dimostrare che alcune personalità<br />

filosofiche dell’età moderna e contemporanea<br />

hanno criticato la riduzione<br />

immanentistica della conoscenza<br />

giustificando filosoficamente<br />

l’opzione del realismo metafisico,<br />

che si ritiene capace di<br />

fondare il valore di verità della filosofia,<br />

delle scienze, della fede e<br />

delle norme fondamentali della<br />

legge morale anche nella dimen-<br />

sione politica. L’atteggiamento<br />

speculativo realistico parte dal riconoscimento,<br />

già al livello del<br />

«senso comune», dell’esistenza<br />

delle cose come fondamento necessario<br />

di ogni forma di pensiero,<br />

contrariamente al primato assoluto<br />

del soggetto del filone immanentistico.<br />

I filosofi esam<strong>in</strong>ati non si limitano<br />

a riproporre l’<strong>in</strong>tenzionalità<br />

metafisica della tradizione filosofica<br />

greca e medievale, ma il confronto<br />

con il razionalismo scettico<br />

li <strong>in</strong>duce ad approfondire quelle<br />

realtà primarie e pre-filosofiche,<br />

costituenti il «senso comune».<br />

Come evidenzia Maria Veltri, <strong>in</strong><br />

Pascal si r<strong>in</strong>viene un’autocritica<br />

della modernità che precorre quella<br />

attualmente <strong>in</strong> atto: a partire da<br />

Cartesio è stato rigettato il pluralismo<br />

gnoseologico ergendo la dimostrazione<br />

matematica a unico<br />

criterio di verità che presc<strong>in</strong>de non<br />

solo dalla fede e dalla tradizione,<br />

ma anche dall’esperienza sensibile.<br />

La scienza costruita su tale metodo<br />

diviene sapere assoluto, misconoscendo<br />

il carattere storico<br />

della conoscenza umana: la realtà è<br />

<strong>in</strong>dipendentemente dall’essere conosciuta,<br />

mentre la verità è conosciuta<br />

progressivamente, sicché la<br />

tradizione è una riserva di conoscenze<br />

da sottoporre al vaglio della<br />

ragione nell’àmbito del sapere<br />

scientifico ed è impresc<strong>in</strong>dibile nel<br />

campo storico, filologico e teologico.<br />

La realtà (esperibile) è l’àmbito<br />

<strong>in</strong> cui si scopre (= riconosce) la<br />

verità, da cui trarre i dati per edificare<br />

l’apparato della conoscenza.<br />

È negli anni 1724-32 il gesuita<br />

Claude Buffier a servirsi esplicitamente,<br />

come rileva Concetta Coretti,<br />

della nozione di «senso comune»<br />

per <strong>in</strong>dicare quelle certezze<br />

evidenti, universali e necessarie,<br />

<strong>in</strong>dimostrabili <strong>in</strong> quanto orig<strong>in</strong>arie<br />

e <strong>in</strong>confutabili perché non contraddicibili,<br />

raggiungibili da qualsiasi<br />

essere umano e su cui ultimativamente<br />

si costruiscono le stesse<br />

scienze tanto naturali quanto storiche,<br />

giuridiche, teologiche. In Vico<br />

il pluralismo metodologico mira a<br />

lasciar manifestare la realtà senza<br />

pretendere di conformarla al soggetto<br />

e il senso comune funge da<br />

criterio per comprendere correttamente<br />

il pr<strong>in</strong>cipio epistemologico<br />

del verum ipsum factum: è vero<br />

che la storia è prodotta dall’uomo,<br />

ma, come sottol<strong>in</strong>ea Umberto Galeazzi,<br />

la sua <strong>in</strong>telligibilità è <strong>in</strong>dividuabile<br />

andando a vedere l’effettivo<br />

svolgersi dei fatti e servendosi<br />

del senso comune <strong>in</strong>teso come quel<br />

giudizio, sentito prima ancora che<br />

tematizzato razionalmente, manifestato<br />

dalle espressioni uniformi<br />

di ogni popolo, che permette di arrivare<br />

alla verità sulla natura umana.<br />

I pr<strong>in</strong>cìpi del senso comune<br />

(Provvidenza, matrimonio come<br />

moderazione delle passioni e sepoltura)<br />

sono costumi universali<br />

<strong>in</strong>dispensabili per una vita non solo<br />

civile, ma anche radicalmente<br />

non disumana; manifestano la verità<br />

presente alla mente umana, ma<br />

non prodotta da questa, bensì <strong>in</strong>segnata<br />

ai popoli dalla Provvidenza<br />

div<strong>in</strong>a <strong>in</strong> risposta all’<strong>in</strong>tenzionalità<br />

costitutiva della mente umana al<br />

vero e al giusto, sebbene, i popoli<br />

come gli <strong>in</strong>dividui siano liberi anche<br />

di rifiutare questo dono.<br />

La celebre is-ought question di<br />

Hume, secondo cui è impossibile<br />

passare da un giudizio fattivo sull’essere<br />

a uno normativo sul doveressere<br />

che motiva l’azione, per<br />

Thomas Reid è irrilevante <strong>in</strong> quan-


Libri & libri.qxp 06/04/2011 11.24 Pag<strong>in</strong>a 327<br />

to i primi pr<strong>in</strong>cìpi della morale non<br />

sono dedotti, ma sono <strong>in</strong> sé stessi<br />

evidenti ed è da questi che si deducono<br />

le ulteriori verità morali. Secondo<br />

Reid, pertanto, esistono giudizi<br />

o pr<strong>in</strong>cìpi primi logici, matematici,<br />

metafisici e morali, di cui<br />

la natura ha dotato l’<strong>in</strong>telletto umano<br />

e su cui si basa la stessa attività<br />

riflessiva della ragione; essi costituiscono<br />

il senso comune dell’umanità,<br />

rispetto al quale ciò che gli<br />

si oppone si rivela immediatamente<br />

come assurdo. Sul piano etico la<br />

condotta morale umana si basa per<br />

lo più su questo senso comune naturale,<br />

mentre il ragionamento pratico<br />

più tecnico è necessario solo<br />

nei casi morali più complessi, che<br />

però sono poco frequenti. A questi<br />

pr<strong>in</strong>cìpi si contrappongono quelli<br />

animali, che la volontà deve dom<strong>in</strong>are<br />

per non essere sopraffatta. In<br />

Reid, conclude María Elton, la volontà<br />

è mero potere di scelta, mancante<br />

della consistenza metafisica<br />

del concetto scolastico di appetito<br />

quale tendenza al bene <strong>in</strong> generale<br />

capace di muovere la volontà verso<br />

quest’ultimo.<br />

Come osserva Pier <strong>Paolo</strong> Ottonello,<br />

Rosm<strong>in</strong>i considera il pensiero<br />

umano essenzialmente come l<strong>in</strong>guaggio<br />

<strong>in</strong>teriore, formato, perciò,<br />

sui pr<strong>in</strong>cìpi del senso comune, essenzialmente<br />

l’essere e la non contraddittorietà,<br />

sicché <strong>in</strong> opposizione<br />

al soggettivismo sensista ed empirista,<br />

che mette tutto <strong>in</strong> dubbio e,<br />

appunto contro ogni senso comune,<br />

nega ogni nesso anche non arbitrario<br />

tra causa ed effetto, Rosm<strong>in</strong>i<br />

<strong>in</strong>vita gli uom<strong>in</strong>i a porre attenzione<br />

a ciò che essi sanno per<br />

natura anche se non hanno l’abitud<strong>in</strong>e<br />

di riflettervi sopra. Secondo<br />

Jaime Balmes, filosofo della metà<br />

dell’Ottocento, il retto pensare<br />

consiste nel conoscere la verità, la<br />

quale co<strong>in</strong>cide con la realtà delle<br />

cose, sicché la sua esistenza è <strong>in</strong>dubitabile,<br />

anche perché si presenta<br />

all’uomo come evidente. Di<br />

conseguenza, il vero scettico, dubitando<br />

di questa certezza, dovrebbe<br />

smettere di pensare, di comunicare<br />

e di compiere una serie ord<strong>in</strong>ata di<br />

atti, ma è difficile che chi si pro-<br />

clama scettico lo sia f<strong>in</strong>o <strong>in</strong> fondo.<br />

In altri term<strong>in</strong>i, la conoscenza filosofica<br />

e scientifica non può essere<br />

scissa dal senso comune, che ridà<br />

le leggi dell’<strong>in</strong>telligenza naturale,<br />

che precede quella filosofica e che,<br />

quale condizione necessaria dell’esercizio<br />

delle facoltà <strong>in</strong>tellettive e<br />

senzienti, è posseduta da tutti preriflessivamente,<br />

senza che perciò<br />

si riduca a un ist<strong>in</strong>to irrazionale,<br />

dato che, come evidenzia Eudaldo<br />

Forment, per Balmes è sottoponibile<br />

all’esame della ragione. Il senso<br />

comune è una tendenza che risponde<br />

a una legge naturale delle<br />

facoltà umane che le orienta verso<br />

la verità e le fa rifuggire dall’errore.<br />

Ciò non significa che l’uomo<br />

sia <strong>in</strong> grado <strong>in</strong> tutti gli àmbiti di conoscere<br />

tutta la verità e di raggiungere<br />

la certezza assoluta.<br />

Dall’esame di questi filosofi emerge<br />

come <strong>in</strong> filosofia il concetto di<br />

«senso comune» non <strong>in</strong>dichi, come<br />

nel l<strong>in</strong>guaggio ord<strong>in</strong>ario, l’op<strong>in</strong>ione<br />

corrente, bensì, specialmente<br />

nell’accezione di Antonio Livi, che<br />

Mesolella qualifica come il maggiore<br />

teorico contemporaneo della<br />

filosofia del senso comune, le certezze<br />

dell’esperienza immediata, la<br />

cui primarietà assoluta e <strong>in</strong>controvertibilità<br />

le colloca nell’àmbito<br />

dei giudizi esistenziali, il primo dei<br />

quali, presupposto da ogni altro, è:<br />

le cose sono. Si tratta, <strong>in</strong> altri term<strong>in</strong>i,<br />

di quelle certezze universali<br />

che sono alla base di ogni ricerca<br />

della verità attraverso la scienza e<br />

la fede. A mio parere, l’importanza<br />

della filosofia del senso comune e<br />

delle sue ascendenze storiche si rivela,<br />

così, <strong>in</strong>nanzitutto sul piano<br />

storico-filosofico. Anche se m<strong>in</strong>oritaria,<br />

la corrente dei realisti metafisici<br />

dell’età moderna ha contribuito<br />

al recupero dell’<strong>in</strong>tenzionalità<br />

<strong>in</strong> gnoseologia, che ha riaperto<br />

nel secolo scorso la possibilità della<br />

teoresi metafisica. Nel contempo<br />

la filosofia del senso comune<br />

non si è esaurita <strong>in</strong> questa sua funzione<br />

storica, ma cont<strong>in</strong>ua ad avere<br />

un fondamentale rilievo teoretico<br />

soprattutto perché sradica sia il<br />

pregiudizio diffuso, secondo cui la<br />

filosofia è <strong>in</strong>utile <strong>in</strong> quanto consta<br />

di disquisizioni slegate dalla realtà<br />

e per di più <strong>in</strong> contrasto l’una con<br />

l’altra, sia il pregiudizio neopositivista<br />

e scientista, secondo cui la<br />

metafisica, concernendo ciò che<br />

trascende l’esperienza, non è<br />

scientifica e perciò è irrazionale,<br />

senza senso.<br />

Al contrario, essa evidenzia come<br />

la filosofia sia una riflessione critica<br />

che non deduce i propri contenuti<br />

da pr<strong>in</strong>cìpi puramente formali,<br />

ma che att<strong>in</strong>ge all’esperienza, ossia<br />

alle certezze del senso comune,<br />

il quale costituisce la prima soluzione<br />

spontanea (nel senso di prefilosofica)<br />

dei problemi che l’esperienza<br />

pone, e mira a giustificarle<br />

razionalmente. Invero, la metafisica<br />

riguarda l’ente <strong>in</strong> quanto ente e<br />

perciò è saldamente ancorata alla<br />

realtà, che considera nella sua totalità,<br />

poiché reale è tutto ciò che è.<br />

Inoltre, il significato ben preciso e<br />

«tecnico» che la nozione di senso<br />

comune assume <strong>in</strong> filosofia permette<br />

di dist<strong>in</strong>guerlo dal «senso religioso»,<br />

che ricomprende l’<strong>in</strong>sieme<br />

ancora confuso sotto la formalità<br />

del religioso degli elementi del<br />

mondo umano e che trova espressione<br />

nei miti e nel l<strong>in</strong>guaggio simbolico-metaforico.<br />

Invece, il senso<br />

comune è già il piano formale dei<br />

pr<strong>in</strong>cìpi comuni orig<strong>in</strong>ari e delle<br />

soluzioni razionali (sia pure pre-filosofiche)<br />

ai problemi dell’esistenza<br />

umana, ossia esso è già critico<br />

nei confronti della spontaneità del<br />

senso religioso.<br />

Matteo Andolfo<br />

Aule di regime<br />

Paola Quadrelli, Il partito è il nostro<br />

sole. La scuola socialista nella<br />

letteratura della Ddr, <strong>Aracne</strong>, Roma<br />

2011, pp. 244, euro 15.<br />

Paola Quadrelli, dottore di ricerca<br />

<strong>in</strong> Germanistica e già autrice di<br />

una monografia sulla narrativa di<br />

Hiemito von Doderer (La Nuova<br />

Italia 1999) e di uno studio sulla<br />

poesia tedesca del Novecento<br />

327


Libri & libri.qxp 06/04/2011 11.24 Pag<strong>in</strong>a 328<br />

328<br />

(<strong>Aracne</strong> 2008), con questo saggio<br />

propone un rigorosissimo studio<br />

sul ruolo della scuola socialista<br />

nella letteratura della Ddr.<br />

Nella Repubblica Democratica Tedesca,<br />

<strong>in</strong>fatti, ebbe larga diffusione<br />

lo Schulroman, il romanzo di ambientazione<br />

scolastica: su questo<br />

tipo di produzione letteraria l’autrice<br />

effettua una lunga ricognizione<br />

critica, premettendo al suo lavoro,<br />

nel cap. I (pp. 15-52), un necessario<br />

discorso sui pr<strong>in</strong>cìpi e sull’ord<strong>in</strong>amento<br />

della scuola nella<br />

Germania socialista.<br />

In particolare, si ricorda come il m<strong>in</strong>istero<br />

dell’Istruzione popolare,<br />

presieduto <strong>in</strong><strong>in</strong>terrottamente dal<br />

1963 al 1989 da Margot Honecher,<br />

nonostante l’impegno costante profuso<br />

per «l’educazione dei giovani»,<br />

avesse deciso di <strong>in</strong>trodurre, a<br />

partire dal 1978/79, una nuova materia,<br />

l’«educazione militare», una<br />

scelta didattica che suscitò l’opposizione,<br />

fra l’altro, della Chiesa<br />

evangelica, ma <strong>in</strong> l<strong>in</strong>ea con il bisogno<br />

dello Stato socialista di esigere<br />

dai futuri maturandi e studenti universitari<br />

un fortissimo grado di adesione<br />

ai pr<strong>in</strong>cìpi del governo. Se pure,<br />

come ricorda l’autrice (p. 48), lo<br />

Stato non sempre <strong>in</strong>tervenisse con<br />

ferocia nel caso di oppositori o di<br />

«semplici dissenzienti», si prende<br />

come caso emblematico il fatto avvenuto,<br />

un solo anno prima della<br />

caduta del Muro, cioè nel 1988, <strong>in</strong><br />

una scuola di Berl<strong>in</strong>o-Pankow: qui,<br />

la protesta di alcuni studenti contro<br />

le parate militari, provocò una severa<br />

repressione, nonostante l’op<strong>in</strong>ione<br />

pubblica e alcuni <strong>in</strong>tellettuali si<br />

fossero eretti a difesa degli studenti.<br />

Così, i quattro ragazzi che avevano<br />

mostrato un atteggiamento «irredimibile»<br />

(p. 49), non solo vennero<br />

espulsi dalla scuola, ma fu loro<br />

vietata la frequenza di ogni altro<br />

istituto superiore della Repubblica;<br />

altri, <strong>in</strong>vece, furono puniti con severe<br />

sanzioni discipl<strong>in</strong>ari.<br />

La scuola, negli anni dello stal<strong>in</strong>ismo,<br />

aveva come motto quello di<br />

«educare l’uomo nuovo»: ma a<br />

quale prezzo questo avvenne, ce lo<br />

mostra l’autrice (pp. 53-130), passando<br />

<strong>in</strong> rassegna alcuni esempi<br />

dell’immag<strong>in</strong>e della scuola socialista,<br />

molto vivida e realistica nei romanzi<br />

di Uwe Johnson, sempre<br />

ambientati <strong>in</strong> anni cruciali per la<br />

storia della Ddr e del socialismo<br />

dell’Europa orientale, come il<br />

1956 o il 1968.<br />

In quei tempi, ricorda l’autore,<br />

l’immag<strong>in</strong>e di Stal<strong>in</strong> era onnipresente,<br />

e «trionfava <strong>in</strong>contrastato <strong>in</strong><br />

ogni àmbito dell’istruzione, dalla<br />

filosofia alla l<strong>in</strong>guistica, alla biologia»<br />

(p. 73), tanto che gli studenti<br />

imparavano il russo sui libri di Stal<strong>in</strong><br />

studiavano anche le teorie (rivelatesi<br />

poi errate) dell’agronomo<br />

ucra<strong>in</strong>o Trofim Denisoviè Lyssenko.<br />

Anche i romanzi di Helga Novak<br />

rievocano, <strong>in</strong> chiave dolorosamente<br />

autobiografica, il clima dell’educazione<br />

scolastica negli anni<br />

C<strong>in</strong>quanta (pp. 108 ss.): <strong>in</strong> generale,<br />

agli studenti che chiedevano <strong>in</strong>formazioni<br />

dettagliate sulla situazione<br />

politica, la consegna, per gli<br />

<strong>in</strong>segnanti, era fornire risposte elusive,<br />

poco soddisfacenti, formule<br />

ideologicamente corrette, ma vuote,<br />

soprattutto quando arrivavano<br />

ai ragazzi, con mezzi fortunosi, notizie<br />

circa quello che accadeva nel<br />

mondo «oltre il Muro».<br />

Il clima che trapela da questi romanzi<br />

è determ<strong>in</strong>ato da menzogne,<br />

silenzi, dogmatismo <strong>in</strong>tollerante.<br />

E, annota l’autrice (p. 204), si può<br />

constatare che, come nella nostra<br />

società consumista e ipertecnologizzata<br />

si tenda semplicisticamente<br />

a far ricadere su scuola e <strong>in</strong>segnanti<br />

le colpe del degrado morale,<br />

vero o presunto, che ci affligge,<br />

così, ciò avveniva, ma <strong>in</strong> modo<br />

ancora più palesemente <strong>in</strong>adeguato<br />

e fallace, anche <strong>in</strong> un Paese<br />

totalitario come la Ddr, <strong>in</strong> cui «gli<br />

<strong>in</strong>segnanti erano subord<strong>in</strong>ati alle<br />

direttive del partito e <strong>in</strong> cui la<br />

scuola, come le altre istituzioni<br />

pubbliche, non poteva far altro<br />

che rispecchiare fedelmente l’ideologia<br />

di cui era permeato ogni<br />

ambiente sociale». Il volume si<br />

conclude (pp. 217 ss.) con una sezione<br />

dedicata a Christa Wolf e il<br />

dibattito sul sistema educativo<br />

nella Ddr, a partire da un articolo<br />

che la celebre scrittrice, già autri-<br />

ce di Cassandra (1985), solo due<br />

settimane prima della caduta del<br />

Muro di Berl<strong>in</strong>o, a f<strong>in</strong>e ottobre del<br />

1989, pubblicò sul Wochenpost.<br />

L’articolo, che prende spunto dall’<strong>in</strong>tervento<br />

di una donna <strong>in</strong> occasione<br />

di una conferenza della scrittrice<br />

<strong>in</strong> una scuola, denuncia lo<br />

scoramento della generazione dei<br />

trentac<strong>in</strong>que-quarantenni di f<strong>in</strong>e<br />

anni Ottanta, educati e assuefatti,<br />

f<strong>in</strong> dall’<strong>in</strong>fanzia, all’adeguamento<br />

alle direttive del partito, a un conformismo<br />

ideologico che aveva<br />

provocato una sorta di «schizofrenia<br />

costante» di fronte all’improvvisa<br />

libertà di parola, riconquistata<br />

da pochi mesi, e che acuiva il senso<br />

di impotenza e smarrimento di<br />

un’<strong>in</strong>tera generazione.<br />

Christa Wolf, del resto, che apparteneva<br />

a una corrente di <strong>in</strong>tellettuali<br />

tedesco-orientali desiderosi di<br />

una riforma <strong>in</strong>terna della società,<br />

non si dichiarava certo stupita da<br />

quell’ammissione di immaturità<br />

<strong>in</strong>tellettuale e, <strong>in</strong> ultima analisi,<br />

morale: quell’amara realtà era il risultato<br />

di un’istruzione che per decenni<br />

aveva nascosto i problemi e<br />

le criticità «dietro gli annunci altisonanti<br />

dei successi conseguiti» e<br />

garantiva il silenzio, <strong>in</strong>vece, sulla<br />

«condizione sconvolgente» del sistema<br />

educativo, usando la censura<br />

e l’<strong>in</strong>timidazione (p. 208).<br />

Il volume di Paola Quadrelli, ampio,<br />

a tratti arduo, ma rigoroso, ha<br />

il grande merito di ricordarci quanto<br />

grande e quanto importante sia<br />

stata e sia ancora la missione della<br />

scuola, che, proprio per questa sua<br />

importanza è stata strumentalizzata<br />

dalle ideologie totalitarie, e la Ddr<br />

è solo un esempio fra i molti che,<br />

dolorosamente, si potrebbero elencare.<br />

Ma, <strong>in</strong>sieme, l’autrice <strong>in</strong> queste<br />

pag<strong>in</strong>e ci ricorda anche quanto<br />

alta sia la missione della letteratura,<br />

che «offre il saldo baluardo di<br />

una coscienza critica», <strong>in</strong> grado di<br />

far riflettere il lettore sulle <strong>in</strong>giustizie<br />

subite dalle generazioni del<br />

passato, sulle illusioni già fallite,<br />

ma anche «sulle utopie possibili»<br />

(p. 226).<br />

Silvia Stucchi


Libri & libri.qxp 06/04/2011 11.24 Pag<strong>in</strong>a 329<br />

Chiesa & scienza<br />

Luigi Negri - Franco Tornaghi,<br />

Con Galielo oltre Galileo, Sugarco,<br />

Milano 2009, pp. 242, euro 18.<br />

È decisamente valido questo testo<br />

di monsignor Luigi Negri, vescovo<br />

di San Mar<strong>in</strong>o, e Franco Tornaghi,<br />

docente di matematica. Se già Negri<br />

spiega ai mal<strong>in</strong>formati che Galileo<br />

non fu mai <strong>in</strong>carcerato, men<br />

che meno torturato, e che la sentenza<br />

di condanna fu molto mitigata<br />

<strong>in</strong> concreto (di fatto i salmi penitenziali<br />

che egli doveva recitare<br />

furono delegati, con il consenso<br />

della Chiesa, alla figlia suora, e il<br />

carcere consistette <strong>in</strong> un soggiorno<br />

di alcuni mesi, <strong>in</strong> dimore agiate,<br />

prima a Tr<strong>in</strong>ità dei Monti e poi <strong>in</strong><br />

Toscana, dove lo scienziato pisano<br />

poteva svolgere le sue ricerche),<br />

Tornaghi ricostruisce m<strong>in</strong>uziosamente,<br />

passo dopo passo, la storia<br />

sia delle ricerche di Galileo sia della<br />

controversia con la Chiesa e sottol<strong>in</strong>ea<br />

una cosa che alcuni detrattori<br />

dell’<strong>in</strong>fallibilità della Chiesa<br />

trascurano quando sfruttano il caso<br />

Galileo: un decreto del sant’Uffizio<br />

come quello relativo a Galileo<br />

non gode dell’<strong>in</strong>fallibilità. Inoltre<br />

rileva che <strong>in</strong> quegli anni, mentre<br />

gli eserciti dei pr<strong>in</strong>cipi protestanti<br />

erano penetrati <strong>in</strong> alcuni Stati cattolici,<br />

il papa Urbano V<strong>II</strong>I era accusato<br />

da molti di essere un debole<br />

difensore della fede.<br />

Dal canto suo, Negri (che ha com<strong>in</strong>ciato<br />

a occuparsi della vicenda<br />

c<strong>in</strong>quant’anni fa) propone un’<strong>in</strong>terpretazione<br />

del caso Galileo collocandolo<br />

nel suo contesto storicoculturale,<br />

che è quello della tenaglia<br />

<strong>in</strong> cui la Chiesa era stretta dal<br />

protestantesimo e dalla crescente<br />

mentalità razionalista-scientista, e<br />

legge nella vicenda il tentativo della<br />

Chiesa, <strong>in</strong> questa situazione<br />

sempre più difficile, di difendere il<br />

popolo dei credenti e l’essere umano<br />

<strong>in</strong> generale da alcune nefaste<br />

derive che si sono successivamente<br />

verificate, dallo scientismo e dal<br />

fideismo, che sono già presenti co-<br />

me premesse nella posizione galileiana.<br />

Il primo afferma che la<br />

scienza è <strong>in</strong>defettibile e <strong>in</strong>discutibile,<br />

non va sottoposta ad alcuna<br />

giurisdizione etica (cioè ha un potere<br />

assoluto, anche di manipolazione<br />

dell’uomo) ed esaurisce il<br />

campo delle conoscenze possibili<br />

(cosicché le questioni su Dio, l’anima,<br />

il dest<strong>in</strong>o escatologico dell’uomo,<br />

il bene/male ecc. vengono<br />

squalificate); il secondo rigetta il<br />

supporto della filosofia alla fede (e<br />

così riduce la fede a mero atto sentimentale,<br />

soggettivo e non argomentabile).<br />

Così: «La Chiesa si è occupata di<br />

Galileo perché il problema scientifico<br />

era <strong>in</strong>serito <strong>in</strong> una situazione<br />

complessa, <strong>in</strong> cui era messa <strong>in</strong> questione<br />

la presenza della Chiesa, la<br />

sua capacità di missione, la sua capacità<br />

di <strong>in</strong>formare la cultura».<br />

Del resto, la Chiesa chiedeva a Galileo<br />

di trattare l’eliocentrismo come<br />

ipotesi e non come teoria vera<br />

e certa f<strong>in</strong>ché non ci fosse stata una<br />

prova conv<strong>in</strong>cente di esso; una<br />

prova che Galileo non fornì mai e<br />

che arrivò def<strong>in</strong>itivamente solo<br />

con il pendolo di Foucault nel<br />

1852. In presenza di una simile<br />

prova la Chiesa avrebbe abbandonato<br />

l’<strong>in</strong>terpretazione letterale del<br />

famoso versetto biblico che dice<br />

«il sole si fermò». Per salvaguardare<br />

la fede dei poveri e degli umili<br />

la Chiesa era restia ad abbandonare<br />

un’<strong>in</strong>terpretazione consolidata<br />

(<strong>in</strong> questo caso quella letterale)<br />

di un passo biblico. Inoltre, Urbano<br />

V<strong>II</strong>I, che era amico di Galileo e<br />

che lo aveva spesso elogiato, venne<br />

raffigurato come uno sciocco<br />

dallo scienziato nel Dialogo sopra<br />

i massimi sistemi, che ridicolizza<br />

l’ipotesi (che <strong>in</strong>vece di per sé non<br />

si può escludere) del Papa, secondo<br />

cui l’onnipotenza div<strong>in</strong>a poteva<br />

aver anche modificato la leggi fisiche<br />

nell’episodio biblico narrato<br />

da Giosuè.<br />

Negri connette la sue riflessioni alle<br />

perorazioni di <strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong> <strong>II</strong><br />

e Benedetto XVI <strong>in</strong> favore di una<br />

scienza che sia rispettosa, anzi al<br />

servizio della dignità umana, e di<br />

una concezione della ragione che<br />

non restr<strong>in</strong>ga il campo di <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e<br />

dell’uomo alla sola dimensione materiale<br />

dell’essere riducendo perciò<br />

tutte le altre questioni a opzione.<br />

L’uomo non è solo un calcolatore e<br />

un quantificatore, bensì un cercatore<br />

del senso della vita, che alberga<br />

<strong>in</strong> sé un desiderio di relazione con<br />

Dio, e la sua ragione «è la ragione<br />

di un uomo che vive, ossia che cerca<br />

e ama, che cerca e soffre».<br />

Giacomo Samek Lodovici<br />

Vuoto d’epoca<br />

Hermann Broch, Hofmannsthal e il<br />

suo tempo, Adelphi, Milano 2010,<br />

pp. 330, euro 18.<br />

Se, come ha recentemente osservato<br />

Milan Kundera <strong>in</strong>troducendo la<br />

nuova edizione italiana dei Sonnambuli,<br />

«i personaggi di Broch<br />

sono ipnotizzati da forze sotterranee<br />

e agiscono senza poter spiegare<br />

razionalmente quello che fanno»,<br />

ciò, prima ancora che da una<br />

determ<strong>in</strong>ata scelta poetica, lo si deve<br />

al riverbero che la temperie storica<br />

e culturale esercita sui romanzi<br />

dello scrittore austriaco, condizionandone<br />

le forme espressive, il<br />

lessico, <strong>in</strong> una parola la l<strong>in</strong>gua.<br />

Broch, richiamandosi a Karl Kraus,<br />

è <strong>in</strong>fatti <strong>in</strong>cl<strong>in</strong>e a pensare che ogni<br />

<strong>in</strong>dividuo vive <strong>in</strong> una relazione di<br />

subalternità alla l<strong>in</strong>gua, tanto più <strong>in</strong><br />

un’epoca, il tardo Ottocento, <strong>in</strong> cui<br />

il mondo è a tal punto «affetto da<br />

vuoto di valori», anzitutto d’ord<strong>in</strong>e<br />

politico, da <strong>in</strong>durre, specie <strong>in</strong> Austria,<br />

Paese nel quale «l’articolazione<br />

della società non aveva proprio<br />

nulla a che fare con la democrazia<br />

politica», a confidare senza troppo<br />

discernimento nell’estetica, così da<br />

generare una tendenza sempre più<br />

marcata all’ornamentazione e alla<br />

decorazione della vita a scapito d’ogni<br />

ragione etica. Il troppo voler<br />

concedere alla categoria estetica,<br />

pur s<strong>in</strong>tomo di una reazione quasi fisiologica<br />

d<strong>in</strong>anzi all’avanzare di una<br />

mancanza di punti di riferimento,<br />

conclamata dall’estenuante congedo<br />

329


Libri & libri.qxp 06/04/2011 11.24 Pag<strong>in</strong>a 330<br />

330<br />

dal teatro della storia della monarchia<br />

asburgica, appare al vecchio<br />

Broch una disposizione, tanto nelle<br />

lettere quanto nelle arti, oziosa e fatua,<br />

e nondimeno connaturata a tutti<br />

i movimenti e le personalità che animarono<br />

la scena culturale viennese<br />

negli anni della sua giov<strong>in</strong>ezza, <strong>in</strong><br />

ragione di un condiviso e diffuso orrore,<br />

che si voleva a ogni costo esorcizzare,<br />

per l’imm<strong>in</strong>ente catastrofe<br />

nella quale l’umanità sarebbe di lì a<br />

poco sprofondata. Ricorrere a un<br />

«rituale estetico» al f<strong>in</strong>e di addomesticare<br />

la l<strong>in</strong>gua, e con essa l’universo<br />

di valori di cui essa è sempre<br />

espressione, è per Broch l’artificio<br />

sul quale si fondò par excellence<br />

tutta l’opera di Hofmannsthal. Tuttavia<br />

l’<strong>in</strong>dulgere <strong>in</strong> un eccessivo decorativismo<br />

non fece che assimilare<br />

il simbolismo hofmannsthaliano,<br />

come molte altre esperienze artistiche<br />

a esso coeve, al lento, ma <strong>in</strong>arrestabile<br />

dissolversi dell’impero austriaco,<br />

poiché – afferma <strong>in</strong> term<strong>in</strong>i<br />

più generali l’autore de La morte di<br />

Virgilio – se ogni sistema di valori è<br />

identico a un l<strong>in</strong>guaggio simbolico<br />

universalmente valido, <strong>in</strong> un’epoca<br />

di decadenza morale e culturale l’escogitare<br />

un tale l<strong>in</strong>guaggio valendosi<br />

unicamente degli artifici di una<br />

retorica preziosa, eppure sterile perché<br />

capace di <strong>in</strong>formare, ma non di<br />

comunicare, rende soltanto più profondo<br />

e cupo il silenzio che ci avvolge<br />

mano a mano che la nostra disumanizzazione<br />

si compie.<br />

Luigi Azzariti-Fumaroli<br />

Poeta della storia<br />

«Tra i poeti della sua generazione,<br />

i nati negli anni Sessanta – e dunque<br />

accanto ad autori come Antonio<br />

Riccardi, Stefano Dal Bianco,<br />

Davide Rondoni – Emilio Zucchi è<br />

sicuramente uno dei più <strong>in</strong>teressanti».<br />

Così scrive Maurizio Cucchi<br />

nella prefazione di Tra le cose<br />

che aspettano apparso per Passigli<br />

nel 2007. E lanciato <strong>in</strong> questo modo<br />

tra i maggior corni della più recente<br />

poesia italiana contemporanea,<br />

Zucchi si è guadagnato la posizione<br />

nel tempo, confermandosi<br />

con Le midolla del male appena<br />

pubblicata: un poema ben compiuto,<br />

<strong>in</strong> 33 stanze, quante una cantica<br />

dantesca, per campire l’<strong>in</strong>ferno<br />

vissuto dai protagonisti di una vicenda<br />

che è nel conto della Storia.<br />

Così Emilio Zucchi con passo solidamente<br />

lirico riconduce sul piano<br />

di un fluido narrare <strong>in</strong> versi la «deriva<br />

crim<strong>in</strong>ale del fascismo», come<br />

scrive Giuseppe Conte nella sua<br />

prefazione al volume, <strong>in</strong>carnata da<br />

un aguzz<strong>in</strong>o, Pietro Koch («Koch,<br />

a Firenze, è di passaggio: pochi /<br />

giorni per rendere un omaggio/ a<br />

Carità, maestro di sevizie»), e dai<br />

suoi martiri, tra cui l’emblematica<br />

figura di Anna Maria Enriques<br />

(«Anna Maria viene legata accanto<br />

/ agli altri c<strong>in</strong>que antifascisti: fiore<br />

/ strappato dalla terra»). C’è molto<br />

racconto e riflessione sull’umano<br />

dolore, <strong>in</strong>dagato dal poeta f<strong>in</strong> nei<br />

suoi più fondi anditi, <strong>in</strong> una sorta<br />

di lacerante storia delle vittime dove<br />

Zucchi ha saputo evidenziare<br />

«l’abisso / della parola divenuta<br />

carne», sostanza tangibile che ha<br />

poi trasformato <strong>in</strong> un’epica del male<br />

<strong>in</strong> cui <strong>in</strong>travedere certo «tutto /<br />

l’errore che comprime il mondo»<br />

ma anche dist<strong>in</strong>guervi, nella toccante<br />

e commovente (alla lat<strong>in</strong>a)<br />

ultima stanza, la forza del bene<br />

nelle parole della vittima al suo<br />

carnefice, parole pronunciate con<br />

la medesima vis di un coro tragico.<br />

Francesco Napoli<br />

Emilio Zucchi, Le midolla del male,<br />

Passigli, Firenze 2010, pp. 64<br />

euro 10. Sete di verità<br />

Karl Barth, Filosofia e teologia,<br />

Morcelliana, Brescia 2010, pp. 88<br />

euro 10.<br />

La casa <strong>editrice</strong> Morcelliana ha dato<br />

alle stampe, a cura di Andrea Aguti,<br />

una breve conferenza di Karl Barth:<br />

pubblicata nel 1960, per celebrare i<br />

settant’anni del fratello He<strong>in</strong>rich,<br />

noto filosofo, si propone di mettere<br />

a tema la secolare questione dei rapporti<br />

tra la filosofia e la teologia.<br />

Queste non sono forse le pag<strong>in</strong>e più<br />

significative dedicate da Barth a<br />

quel problema: la bella e puntuale<br />

<strong>in</strong>troduzione di Aguti dà conto della<br />

sua lunga riflessione. Anche questa<br />

conferenza riserva tuttavia alcuni<br />

spunti d’<strong>in</strong>teresse.<br />

Filosofia e teologia si occupano dello<br />

stesso oggetto, ma da due punti di<br />

vista differenti: la filosofia tenta di<br />

conoscere il rapporto tra uomo e<br />

Dio, mettendo l’accento sul rapporto<br />

che lega l’uomo a Dio; la teologia,<br />

<strong>in</strong>vece, considera il rapporto<br />

che Dio <strong>in</strong>staura con l’uomo. La filosofia,<br />

cioè, non può eludere mai<br />

«il punto di vista» umano, mentre la<br />

teologia cerca di portare l’uomo dal<br />

«punto di vista» di Dio; ambedue<br />

procedono <strong>in</strong> modo razionale, cercando<br />

di condurre a term<strong>in</strong>e una<br />

concettualizzazione completa di<br />

quell’unico oggetto di ricerca, considerato<br />

<strong>in</strong> modo diverso. Barth può<br />

così ripensare il legame scolastico<br />

tra teologia e filosofia, s<strong>in</strong>tetizzato<br />

da Tommaso nell’affermazione secondo<br />

cui la filosofia deve fornire<br />

alla teologia i praeambula fidei: i<br />

presupposti razionali per la fede sono<br />

qui resi da tutte le discipl<strong>in</strong>e filosofiche<br />

dest<strong>in</strong>ate a concettualizzare<br />

la realtà: vi si ipotizza dunque un<br />

ampliamento dell’ontologia f<strong>in</strong>o a<br />

comprendere, appunto, àmbiti tradizionalmente<br />

non accettati come sua<br />

parte. Il progetto di Barth è ambizioso:<br />

sia consentita un’obiezione metodologica<br />

e un’obiezione sostanziale,<br />

formulate tuttavia sotto forma<br />

di domanda, senza alcuna presuntuosa<br />

pretesa. Non si può forse dire<br />

che la vera dist<strong>in</strong>zione tra la filosofia<br />

e la teologia possa essere l’assunto<br />

di fede, grazie al quale il teologo<br />

può compiere un «triplo salto<br />

mortale con la rete», senza tema di<br />

dover cadere <strong>in</strong> un qualsivoglia scetticismo?<br />

Inoltre: è davvero possibile<br />

che l’uomo si ponga dal «punto di<br />

vista» di Dio? Non è forse <strong>in</strong>superabile<br />

il «punto di vista» dell’uomo?<br />

Enrico Colombo


Libri & libri.qxp 06/04/2011 11.24 Pag<strong>in</strong>a 331<br />

Il pensiero<br />

si fa vita quotidiana<br />

Da oltre 40 anni Avvenire<br />

condivide con i lettori valori<br />

e idee. E un pensiero alto<br />

che trova forza e coerenza<br />

anche nella vita di ogni giorno.<br />

Con i giovani, con la famiglia,<br />

con i grandi valori del paese,<br />

Avvenire è davvero il pensiero<br />

che si fa vita quotidiana.<br />

È il quotidiano che ha saputo<br />

sempre schierarsi<br />

dalla parte di chi pensa.


Classifica Aprile.qxp 06/04/2011 11.28 Pag<strong>in</strong>a 332<br />

332<br />

Letteratura<br />

IN LIBRERIA<br />

❶ ★ Margaret Mazzant<strong>in</strong>i, Nessuno si salva da<br />

solo, Mondadori, Milano 2011, pp. 190, € 19.<br />

Romanzo di una coppia scoppiata, ma scoppiata è<br />

anche la scrittura dell’autrice. Ne verrà, comunque,<br />

un film. Scoppierà?<br />

❷ ★ Jonathan Franzen, Libertà, E<strong>in</strong>audi, Tor<strong>in</strong>o<br />

2011, pp. 624, € 22.<br />

L’autore ha avuto la copert<strong>in</strong>a di Time come scrittore<br />

del secolo. I lettori italiani sono forse più smaliziati.<br />

Franzen sostiene che la libertà che nessuno<br />

può togliere è anche quella di rov<strong>in</strong>arsi la vita.<br />

❸ ★ Andrea Camilleri, Gran circo Taddei e altre storie<br />

di Vigàta, Sellerio, Palermo 2011, pp. 326, € 14.<br />

Ancora un Camilleri, lo stesso Camilleri scollacciato<br />

e <strong>in</strong>sicilianito. Pietà!<br />

❹ ① Clara Sánchez, Il profumo delle foglie di limone,<br />

Garzanti, Milano 2011, pp. 360, € 18,60.<br />

Scende qualche grad<strong>in</strong>o ma resta <strong>in</strong> classifica questo<br />

thriller turistico-nazista di orig<strong>in</strong>e spagnola. Il<br />

brivido si vende sempre bene.<br />

❺ ★ Wilbur Smith, La legge del deserto, Longanesi,<br />

Milano 2011, pp. 464, € 19,60.<br />

Dopo trenta bestseller Wilbur Smith mette <strong>in</strong> scena<br />

una storia che, come le precedenti, a detta dei fan,<br />

«scorre bene». Ma è davvero un pregio? In ogni caso,<br />

sarebbe l’unico.<br />

La Doppia classifica, come dice il nome, si divide <strong>in</strong><br />

due parti. La pag<strong>in</strong>a s<strong>in</strong>istra, qui sotto, offre una classifica<br />

mensile dei libri più venduti, compilata rielaborando<br />

le liste dei bestseller diffuse dalle pr<strong>in</strong>cipali fonti<br />

giornalistiche. Vale come un s<strong>in</strong>tomo dell'aria che<br />

tira nel mercato editoriale. Il numero su fondo nero ❶<br />

<strong>in</strong>dica la posizione attuale; il numero su fondo chiaro<br />

① <strong>in</strong>dica la posizione nel mese precedente; la stell<strong>in</strong>a<br />

★ segnala le nuove entrate. La presente elaborazione<br />

si riferisce al mese di marzo 2011.<br />

Saggistica & varia<br />

doppia<br />

❶ ★ Joseph Ratz<strong>in</strong>ger - Benedetto XVI, Gesù di<br />

Nazaret, Lev, Città del Vaticano 2011, pp. 380, € 20.<br />

Che gioia vedere il nuovo libro del Papa <strong>in</strong> vetta a<br />

questo lato della classifica. Nella pag<strong>in</strong>a di fronte,<br />

lo sarebbe stato comunque.<br />

❷ ★ Roberto Saviano, Vieni via con me, Feltr<strong>in</strong>elli,<br />

Milano 2011, pp. 160, € 13.<br />

I telemonologhi, declamati nella trasmissione di Fazio,<br />

non migliorano sulla carta. Saviano rischia la<br />

f<strong>in</strong>e del Marziano di Ennio Flaiano: prima gli osanna,<br />

poi più nessuno gli fa caso.<br />

❸ ★ Erri De Luca, E disse, Feltr<strong>in</strong>elli, Milano<br />

2011, pp. 96, € 10.<br />

Le divagazioni bibliche di Erri De Luca sono sempre<br />

più brevi. Speriamo che il prossimo libro abbia<br />

solo la copert<strong>in</strong>a.<br />

❹ ★ Stéphane Hessel, Indignatevi!, Vallardi, Milano<br />

2010, pp. 264, € 14,90.<br />

Un ex-partigiano novantatreenne rilancia i valori<br />

civili. Merita rispetto, non solo per l’età.<br />

❺ ★ Paola Mastrocola, Togliamo il disturbo,<br />

Guanda, Parma 2011, pp. 274, € 17.<br />

Provocatorio pamphlet sulla «libertà di non studiare».<br />

Frustrazione di un’<strong>in</strong>segnante che vede frustrato<br />

il proprio lavoro. Ma si <strong>in</strong>tuisce che non si arrende.


Classifica Aprile.qxp 06/04/2011 11.28 Pag<strong>in</strong>a 333<br />

classifica<br />

Letteratura<br />

di Mauro Manfred<strong>in</strong>i<br />

Qui sotto, nella pag<strong>in</strong>a destra, figura un'altra classifica,<br />

che non si basa sulle vendite ma sulla qualità: è<br />

una rassegna di volumi consigliabili e consigliati sulla<br />

base del gusto, del buonsenso e di op<strong>in</strong>ioni magari<br />

s<strong>in</strong>dacabili ma, di norma, non dissennate.<br />

Entrambe le classifiche, quella di destra e quella di s<strong>in</strong>istra,<br />

sono accompagnate da brevi giudizi che forniscono<br />

s<strong>in</strong>tetiche <strong>in</strong>dicazioni critiche per un tempestivo<br />

orientamento e non pregiudicano recensioni particolareggiate<br />

<strong>in</strong> successivi numeri della rivista.<br />

❶ Aldo Spranzi, Alla scoperta dei «Promessi sposi»,<br />

Edizioni Ares, Milano 2011, pp. 864, € 26.<br />

Il testo <strong>in</strong>tegrale del romanzo manzoniano con un<br />

commento che azzera centoc<strong>in</strong>quant’anni di critica<br />

sdraiata. Si consiglia di discutere solo a (sconcertante)<br />

lettura ultimata.<br />

❷ D<strong>in</strong>o Buzzati, I fuorilegge della montagna, Mondadori,<br />

Milano 2010, 2 voll. pp. 664, € 19.<br />

Negli Oscar, le cronache montane del grande Buzzati,<br />

lievitate <strong>in</strong> letteratura. A cura di Lorenzo Viganò, buzzatologo<br />

pr<strong>in</strong>cipe.<br />

❸ José Miguel Ibáñez Langlois, Il libro della Passione,<br />

Edizioni Ares, Milano 2011, pp. 208, € 20.<br />

Quarta edizione di un capolavoro assoluto, con<br />

nuovo CD con la voce recitante del traduttore, Cesare<br />

Cavalleri, e le musiche orig<strong>in</strong>ali al pianoforte<br />

di Gianmario Liuni, con le percussioni di Elio Marches<strong>in</strong>i.<br />

Una sfida e un dono.<br />

❹ Seamus Heaney, Catena umana, Mondadori,<br />

Milano 2011, pp. 180, € 16.<br />

Il premio Nobel 1995 <strong>in</strong>augura la nuova serie dello<br />

«Specchio». Alta poesia, con <strong>in</strong>atteso omaggio f<strong>in</strong>ale<br />

a Pascoli. Traduzioni di Luca Guerneri.<br />

❺ Curzia Ferrari, Lucertola, N<strong>in</strong>o Aragno Editore,<br />

Tor<strong>in</strong>o 2011, pp. 180, € 13.<br />

In forma di diario le poesie di un’autrice che non esita<br />

a domandarsi perché cont<strong>in</strong>uare a scrivere poesie.<br />

«La profonda <strong>in</strong>utilità del bello», direbbe l’Ibáñez<br />

Langlois del numero ❸.<br />

IN REDAZIONE<br />

Saggistica & varia<br />

❶ Joseph Ratz<strong>in</strong>ger - Benedetto XVI, Gesù di Nazaret,<br />

Lev, Città del Vaticano 2011, pp. 380, € 20.<br />

Con entusiasmo, cfr la pag<strong>in</strong>a accanto. Lettura obbligatoria.<br />

❷ Servais P<strong>in</strong>ckaers, La via della felicità, Edizioni<br />

Ares, Milano 2011, pp. 376, € 20.<br />

La morale delle beatitud<strong>in</strong>i, nell’attesa nuova edizione<br />

di un capolavoro che guida alla riscoperta del<br />

Discorso della Montagna. Innovativo.<br />

❸ Andrea Tornielli, La fragile concordia, Bur, Milano<br />

2011, pp. 224, € 9,80.<br />

Centoc<strong>in</strong>quant’anni di storia dei rapporti tra lo Stato<br />

e i cattolici, <strong>in</strong> una s<strong>in</strong>tesi avv<strong>in</strong>cente e obiettiva.<br />

Un utile ripasso che sa di riscoperta.<br />

❹ Stefano Bartezzaghi, Non se ne può più, Mondadori,<br />

Milano 2011, pp. 266, € 17.<br />

Divertente «libro dei tormentoni» che sbeffeggia il<br />

parlare per sentito dire. Frasi fatte, frasi matte, strafalcioni,<br />

doppi sensi, collezionati da un semiologo<br />

dell’enigma. Con istruzioni per l’abuso.<br />

❺ R<strong>in</strong>o Cammilleri, Come fu che divenni C.C.P (cattolico<br />

credente e praticante),, L<strong>in</strong>dau, Tor<strong>in</strong>o 2011,<br />

pp. 196, € 16,50.<br />

Autobiografia di una conversione, ben scritta e ben<br />

raccontata da un apologista di gran classe. Utile per<br />

chi è <strong>in</strong> ricerca, consolante per chi non si accontenta<br />

di ciò che ha già trovato.<br />

333


Fax & Disfax.qxp 11/04/2011 12.15 Pag<strong>in</strong>a 334<br />

334<br />

Selezione<br />

Il Leonardo Pieraccioni, regista alla<br />

toscana contro quelli alla romana,<br />

cerca attori credibili e nuovi; eppure<br />

ce n’ha uno <strong>in</strong> casa, è Matteo Renzi,<br />

il s<strong>in</strong>daco di Firenze. La faccia da<br />

bamboccione svelto ce l’ha, la parlata<br />

con la brioche <strong>in</strong> bocca pure,<br />

l’argomentazione anti-s<strong>in</strong>istra-senza-vergogna<br />

è il suo forte: non lo<br />

puoi accusare di aver fatto f<strong>in</strong>ta di<br />

niente quando i sovietici bolscevichi<br />

ammazzavano i comunisti praghesi<br />

e ungheresi. Insomma: ha tutte le<br />

carte curriculari <strong>in</strong> regola per uscire<br />

dal Pd. Infatti ha anche scritto un libro<br />

per spiegare come ne uscirà <strong>in</strong>titolandolo:<br />

Fuori!<br />

Satiri<br />

FAX & DISFAX<br />

Walter Mauro e Antonio D’Orrico<br />

hanno scritto due libri complementari<br />

da leggere la pag<strong>in</strong>a-di-unooggi<br />

e la pag<strong>in</strong>a-dell’altro-domani,<br />

e così via: La letteratura è un cortile,<br />

di Walter Mauro e Come scrivere<br />

un best seller, di Antonio<br />

D’Orrico. Ne esce un quadro divertente<br />

e arguto che è anche uno<br />

spaccato della vita culturale, salottiera<br />

e pettegola degli scrittori. Antiaccademici<br />

ma essenzialmente<br />

comunicativi nel loro campo, la<br />

letteratura, i due autori appartengono<br />

a quel genere molto anglosassone<br />

che sa mescolare biografia<br />

culturale, trasgressione ardita, leggerezza<br />

di stile e quel sottile c<strong>in</strong>ismo<br />

che tanto co<strong>in</strong>volge i sussiegosi<br />

scrittori di professione. Giam-<br />

battista Vicari ne avrebbe anticipato<br />

pag<strong>in</strong>e sul Caffè letterario e satirico<br />

degli anni Settanta.<br />

In pensione<br />

Erri De Luca, oggi pensionato del<br />

m<strong>in</strong>istero delle sommosse, uno dei<br />

più sorprendenti napoletani dell’ex<br />

impero della contestazione, è oggi<br />

un neo-missionario di opere pseudo-bibliche;<br />

un’attività che avrebbe<br />

dato migliori frutti quando l’affabile<br />

Erri marciava a capo del servizio<br />

d’ord<strong>in</strong>e di Lotta Cont<strong>in</strong>ua,<br />

impavidamente refrattario ai lacrimogeni.<br />

Monnezza<br />

americana<br />

«Un altro diversivo era il piccolo<br />

montacarichi della cuc<strong>in</strong>a. Mia nonna<br />

mi permetteva di aprire lo sportello<br />

nella parete e di <strong>in</strong>filare la testa<br />

nel pozzo buio. Nell’aria fredda e<br />

nera si levavano odori di cenere e di<br />

rifiuti. Una grossa corda divideva la<br />

colonna di tenebra. Io potevo tirare<br />

quella corda e far apparire la cassetta<br />

di legno con la quale gli <strong>in</strong>quil<strong>in</strong>i<br />

consegnavano l’immondizia al custode<br />

del caseggiato» (da La Fiera<br />

Mondiale di E.L. Doctorow, descrizione<br />

di una casa popolare del<br />

Bronx, New York 1936, p. 73).<br />

Rivelazioni<br />

Perché abbiamo aspettato le opere<br />

letterarie di Roberto Saviano, candidato<br />

a vendette malavitose e qu<strong>in</strong>di<br />

già martire <strong>in</strong> vita, per sapere che <strong>in</strong><br />

Italia esistono mafia, camorra e poteri<br />

del<strong>in</strong>quenziali di tutto rispetto,<br />

nel senso che fanno davvero paura?<br />

Risposta: perché Saviano ne sa più<br />

di un pentito, conosce i del<strong>in</strong>quenti<br />

come le sue tasche piene di diritti<br />

d’autore ed è capace di pontificare<br />

con tanta conv<strong>in</strong>cente foga contro la<br />

camorra e i suoi capi da averci f<strong>in</strong>almente<br />

svelato la stridente realtà nella<br />

quale affoghiamo; tutte le più feroci<br />

ante-Saviano descrizioni delle<br />

attività mafiose e camorristiche non<br />

ci avevano conv<strong>in</strong>to, sembravano<br />

veramente favole e muovevano alla<br />

compassione verso quei poveri<br />

mammasantissima <strong>in</strong>giustamente<br />

descritti come feroci assass<strong>in</strong>i. F<strong>in</strong>almente<br />

è arrivato Saviano, perd<strong>in</strong>ci!<br />

Quando appare <strong>in</strong> tivù, sorridente<br />

e <strong>beato</strong> pur nel terrore di una vendetta,<br />

il m<strong>in</strong>istro dell’Interno Maroni<br />

fa la figura del dilettante e tutte le<br />

forze dell’ord<strong>in</strong>e si rivelano essere<br />

stati <strong>in</strong>etti e tolleranti verso i peggiori<br />

atti del<strong>in</strong>quenziali. Già si sta<br />

pensando di dotare polizia e carab<strong>in</strong>ieri<br />

di scudi di plastica con l’effige<br />

di Saviano a grandezza naturale. Vade<br />

retro, mafia. Lui, Saviano, il baubau<br />

della camorra. Lo vogliamo presidente,<br />

premier, capopopolo e santo.<br />

Forse ride un po’ troppo quando<br />

parla di camorra; non è proprio un<br />

ridere, è quella beffardìa <strong>in</strong>contenibile<br />

di chi, oltre alle terribili frasi di<br />

accusa, riesce a condirle di disprezzo.<br />

È questa la cosa che offende più<br />

di ogni altra <strong>in</strong>giuria i camorristi: essere<br />

raccontati come buffoni. Tanto<br />

è vero che Mario Puzo o Guy Talese<br />

che pure di mafia e camorra hanno<br />

riempito i loro best sellers, <strong>in</strong><br />

realtà hanno magnificato un’aristocrazia,<br />

sia pure malavitosa. In quale<br />

parlamento vedremo Saviano?


Fax & Disfax.qxp 06/04/2011 11.31 Pag<strong>in</strong>a 335<br />

I conduttori<br />

Più che circo mediatico andrebbe def<strong>in</strong>ito<br />

il medium circuìto; il mezzo<br />

della comunicazione, cioè, usato per<br />

contraffare la comunicazione stessa<br />

per strumentalizzarla a scopi partigiani.<br />

Sapendolo, se la ridono. Ecco<br />

perché quando appaiono Gad Lerner,<br />

<strong>Giovanni</strong> Floris, quello di Annozero,<br />

il clown Crozza, e via-via i m<strong>in</strong>ori<br />

f<strong>in</strong>o al Vianello di Agorà (roba<br />

che fa <strong>rivolta</strong>re Pericle) non puoi<br />

non osservare che hanno tutti uno<br />

stile <strong>in</strong> comune: ridacchiano. Sanno<br />

di fare uno spettacolo che soltanto<br />

Rosyb<strong>in</strong>di prende sul serio, dovendo<br />

cont<strong>in</strong>uamente accreditarsi presso il<br />

suo elettorato di S<strong>in</strong>alunga, gente<br />

rossa f<strong>in</strong>o al midollo dove lei, democristiana<br />

sopravvissuta, deve fare<br />

quella di s<strong>in</strong>istra sennò torna a coltivare<br />

i gigli. Inutilmente i vertici di<br />

Rai, di Mediaset e della Sette li ammoniscono:<br />

non ridete, ragazzi, non<br />

fate f<strong>in</strong>ta di <strong>in</strong>dignarvi col sorriso<br />

sotto i baffi quando i politici fanno a<br />

loro volta f<strong>in</strong>ta di litigare, sennò i telespettatori<br />

se ne accorgono che li<br />

stiamo prendendo <strong>in</strong> giro. Niente da<br />

fare: la ridacchiata scatta spontanea.<br />

Certo, ci sono anche quelli che non<br />

ridono ma fanno ridere, per esempio<br />

Maurizio Costanzo o Massimo Giletti,<br />

sublimi <strong>in</strong>terpreti del punto e<br />

virgola, con Klaus Davì che ci mette<br />

il punto esclamativo. Intendiamoci,<br />

non varrebbe la pena di parlarne se<br />

non per il fatto che costatando l’effimera<br />

rilevanza di questi suggeritori<br />

del risaputo, anche il più scorticato<br />

dei sub-acculturati si accorge di poter<br />

<strong>in</strong>terloquire a pari livello. Poi abbiamo<br />

saputo che lo fanno apposta:<br />

la parola d’ord<strong>in</strong>e è: fate una tivù<br />

bassa, deficiente, nazional-popolare,<br />

fregatevene delle critiche di Aldo<br />

Grasso, è tutta <strong>in</strong>vidia, il telespettatore<br />

deve sentirsi vaporizzato, cioè<br />

<strong>in</strong>ebriato di un sapere che gli arriva<br />

subito, facile-facile, non c’è niente di<br />

più co<strong>in</strong>volgente del parere di una<br />

psicanalista car<strong>in</strong>a, di una pseudosoubrette<br />

scosciata che parla del<br />

martirio di Yara, di uno psichiatra<br />

che descrive l’effetto degli stupri<br />

sulla società piccolo borghese e di un<br />

giornalista che testimonia la costernazione<br />

di padri e madri che non riescono<br />

a evitare che i loro figli cont<strong>in</strong>u<strong>in</strong>o,<br />

nonostante tutto, a fare le<br />

quattro di notte <strong>in</strong> discoteca.<br />

Il collezionista<br />

Ha la casa zeppa di riviste, i settimanali<br />

di pronto <strong>in</strong>tervento politicoculturale<br />

e, tra questi, spiccano le pile<br />

dei fascicoli rilegati dell’Espresso<br />

di Eugenio Scalfari, l’uomo che si<br />

fece socialista per sfruttare l’immunità<br />

parlamentare. Sfogliare quella<br />

collezione è come riannodare memorie<br />

giovanili perdute, rese <strong>in</strong>significanti<br />

da più avvedute e ragionate<br />

conoscenze che anni successivi hanno<br />

aperto al confronto. Sfogliare<br />

quelle pag<strong>in</strong>e pat<strong>in</strong>ate più che un’operazione<br />

nostalgica è avvedersi<br />

troppo tardi di aver creduto a maestri<br />

che d’improvviso scopri <strong>in</strong>attendibili.<br />

Te ne accorgi rileggendo le cronache<br />

dell’attualità culturale giornaliera<br />

affidata a <strong>Paolo</strong> Milano per i libri,<br />

ad Alberto Moravia per il c<strong>in</strong>ema, a<br />

Bruno Zevi per l’architettura. Una<br />

grande stagione di <strong>in</strong>tellettuali che<br />

non ritrovi nelle opere che quei suggeritori<br />

avrebbero dovuto lasciarci,<br />

di Franco Palmieri<br />

perché le opere non ci sono; c’è l’eco<br />

ma non lo strumento che quelle<br />

risonanze aveva provocato così clamorosamente<br />

e con tanta acclamata<br />

autorità. Dove sta la saggistica letteraria<br />

di <strong>Paolo</strong> Milano? Dove stanno<br />

le opere architettoniche di Bruno Zevi?<br />

Dove sta la saggistica c<strong>in</strong>ematografica<br />

di Alberto Moravia? Dice:<br />

ma perché hai collezionato con tanta<br />

spesa di rilegature queste riviste? La<br />

testimonianza dell’<strong>in</strong>utile fa emergere<br />

la consistenza. Bella scusa. Forse<br />

qualcuno ci dimostrerà che abbiamo<br />

preso degli abbagli per anni; non<br />

avremmo mai osato pensare che essere<br />

«lettori di professione» fosse<br />

appena un modo per farsi la Vita. Però,<br />

la scrittura era di gran mestiere.<br />

L’Unità nei libri<br />

Il 24° Salone <strong>in</strong>ternazionale del libro<br />

di Tor<strong>in</strong>o si appresta a celebrare<br />

anche l’Italia libraria unita, dal 12 al<br />

16 maggio. Ha scritto D<strong>in</strong>o Mess<strong>in</strong>a<br />

sul Corriere: hanno dimenticato<br />

l’editoria cattolica. Gian Arturo<br />

Ferrari: non ci abbiamo pensato.<br />

Dovendo unificare librescamente<br />

l’Italia, hanno messo Ippolito Nievo<br />

per il Nord e Roberto Saviano per il<br />

Sud; anche Leonardo Sciascia. E i<br />

movimenti letterari dell’Otto-Novecento?<br />

La Scapigliatura, il Futurismo,<br />

l’Ermetismo, il Neo-realismo,<br />

il Movimento del Gruppo ‘63, la<br />

Letteratura ideologica, la satira, il<br />

romanzo meridionale (Scotellaro,<br />

Palumbo, Rea, Strati, Dolci, per dirne<br />

alcuni). È comprensibile, hanno<br />

dovuto scegliere. Come sempre accade,<br />

quelli che non sono stati <strong>in</strong>vitati<br />

fanno più chiasso degli allegri<br />

commensali.<br />

335


Libri ricevuti aprile 2011.qxp 06/04/2011 11.34 Pag<strong>in</strong>a 336<br />

336<br />

LIBRI RICEVUTI<br />

R<strong>in</strong>graziamo gli editori per l’<strong>in</strong>vio delle loro novità. Il giudizio critico, nei limiti<br />

dello spazio disponibile alle rubriche, è cronologicamente <strong>in</strong>dipendente da<br />

questo annuncio bibliografico.<br />

Guido Benzi - Claudio Maria Celli -<br />

Crisp<strong>in</strong>o Valenziano - Stefano Zamagni<br />

- Francesco Lambiasi, È <strong>in</strong><br />

Te la sorgente della vita (Con Cristo<br />

o senza Cristo cambia tutto), a<br />

cura di N. Valent<strong>in</strong>i, Paol<strong>in</strong>e, Milano<br />

2011, pp. 120, euro 12.<br />

R<strong>in</strong>o Cammilleri, Come fu che divenni<br />

c.c.p. (cattolico credente e praticante),<br />

L<strong>in</strong>dau, Tor<strong>in</strong>o 2011, pp.<br />

204, euro 16,50.<br />

Maurizio Compiani, Fuga, silenzio e<br />

paura. La conclusione del Vangelo<br />

di Mc (Studio di Mc 16, 1-20),<br />

Editrice Pontificia Università Gregoriana,<br />

Roma 2011, pp. 296, euro 25.<br />

Luca De Rosa, Il mondo e l’uomo come<br />

sacramento: teologia e antropologia<br />

<strong>in</strong> san Bonaventura da Bagnoregio,<br />

Pontificia Facoltà Teologica<br />

dell’Italia Meridionale, Napoli<br />

2010, pp. 80, s.i.p.<br />

Fulvio Di Blasi, Ritorno al Diritto (Miti<br />

e leggende della scienza giuridica<br />

moderna), Phronesis Editore, Palermo<br />

2009, pp. 126, euro 12.<br />

Stefano Fontana, L’età del Papa scomodo<br />

(Chiesa e politica negli ultimi<br />

tre anni), Cantagalli, Siena 2010,<br />

rist. 2011, pp. 256, euro 16.<br />

Scott Hahn - Benjam<strong>in</strong> Wiker, Dawk<strong>in</strong>s<br />

en observación (Una crítica<br />

al nuevo ateísmo), Ediciones Rialp,<br />

S.A., Madrid 2011, pp. 190, s.i.p.<br />

Michel Henry, Marx (2. Una filosofia<br />

dell’economia), postfazione di G.<br />

Padovani, traduzione di M.G. Botti,<br />

Marietti, Genova-Milano 2011, pp.<br />

626, euro 35.<br />

Salvatore Latora, La vocazione universale<br />

alla santità <strong>in</strong> Mario e Luigi<br />

Sturzo, prefazione di M. Pennisi,<br />

Libreria Editrice Vaticana, Città del<br />

Vaticano 2010, pp. 182, euro 14.<br />

Adriano M<strong>in</strong>ardo, La potenza di Dio<br />

(Studio storico-tipologico su un attributo<br />

div<strong>in</strong>o), prefazione di Elmar<br />

Salmann, Cittadella Editrice, Assisi<br />

2011, pp. 414, euro 22.<br />

Francesco Pappalardo - Oscar Sangu<strong>in</strong>etti<br />

(ed.), 1861-2011. A centoc<strong>in</strong>quant’anni<br />

dall’Unità d’Italia.<br />

Quale identità?, Cantagalli, Siena<br />

2011, pp. 208, euro 18.<br />

Ferruccio Parazzoli, Il mondo è rappresentazione,<br />

Mondadori, Milano<br />

2011, pp. 384, euro 20.<br />

Emidio Picariello, Geova non vuole<br />

che mi sposi, prefazione di I. Scalfarotto,<br />

Editori Riuniti, Roma 2011,<br />

pp. 248, euro 15.<br />

Mario Pomilio (Pellegr<strong>in</strong>o dell’Assoluto),<br />

premessa di G. Betori, Edizioni<br />

Feeria Comunità di San Leol<strong>in</strong>o,<br />

Panzano <strong>in</strong> Chianti 2010, pp. 278,<br />

euro 19.<br />

Marzia Pontone, Ambrogio Traversari<br />

monaco e umanista (Fra scrittura<br />

lat<strong>in</strong>a e scrittura greca), N<strong>in</strong>o Aragno<br />

Editore, Tor<strong>in</strong>o 2010, pp. 398,<br />

euro 20.<br />

Sergio Romano - Marc Lazar con Michele<br />

Canonica, L’Italia disunita,<br />

Longanesi, Milano 2011, pp. 192,<br />

euro 15.<br />

Crist<strong>in</strong>a Siccardi, <strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong> <strong>II</strong><br />

(L’uomo e il Papa), Paol<strong>in</strong>e, Milano<br />

2011, pp. 224, euro 22.<br />

Lucetta Scaraffia (ed.), I cattolici che<br />

hanno fatto l’Italia (Religiosi e cattolici<br />

piemontesi di fronte all’Unità<br />

d’Italia), L<strong>in</strong>dau, Tor<strong>in</strong>o 2011, pp.<br />

254, euro 23.<br />

Luciano Sesta, Il Dio esitante (Percorsi<br />

di ontologia del limite), Phronesis<br />

Editore, Palermo 2010, pp. 288,<br />

euro 18.<br />

Armando Torno, PortarTi il mondo fra<br />

le braccia (vita di Chiara Lubich),<br />

Città Nuova, Roma 2011, pp. 188,<br />

euro 10.<br />

Vito Veti, Pietre di pane (Un’antropologia<br />

del restare), Quodlibet, Macerata<br />

2011, pp. 192, euro 22.<br />

François Villon, Le Lais ou Les Petit<br />

testament. Il Lascito o Il Piccolo<br />

testamento, commento e traduzione<br />

di G.A. Brunelli, illustrazioni di L.<br />

Cacucciolo, Schena Editore, Fasano<br />

2010, pp. 88, euro 12.<br />

Emilio Zucchi, Le midolla del male,<br />

prefazione di G. Conte, Passigli Editore,<br />

Firenze 2010, pp. 62, euro 10.<br />

Questo fascicolo (n. 602) è stato chiuso <strong>in</strong> tipografia il 6 aprile 2011. Il fascicolo precedente (n. 601) è stato<br />

consegnato al C.M. Postale di Perugia, per l’<strong>in</strong>oltro agli abbonati e alle librerie, il 21 marzo 2011.

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