Giovanni Paolo II, beato Mondo arabo in rivolta ... - Aracne editrice

spadaro poesia5.qxp 05/04/2011 15.41 Pagina 263
Antonio
Spadaro
La poesia
di Karol Wojtyla
N
el 1980 il poeta polacco Czeslaw Milosz
ricevette il premio Nobel per la
letteratura. Nel 1996 fu la volta di Wislawa
Szymborska, che tanto successo riscuote anche nel
nostro Paese. Ciò che accomuna questi due poeti, come
anche Tadeusz Rózewicz e Zbigniew Herbert,
che cominciano a essere tradotti nella nostra lingua,
è la data di nascita: sono i poeti nati agli inizi degli
anni Venti, anni ai quali appartiene anche Karol
Wojtyla. Sono dunque i poeti che hanno dovuto fare
i conti prima con l’invasione tedesca e poi con l’occupazione
sovietica. Wojtyla, a differenza di Milosz,
di Rózewicz, di Herbert e della Szymborska, ha vissuto
la sua poesia quasi in silenzio. Pubblicò le sue
opere con riluttanza e sotto pseudonimo, che rimase
segreto fino alla sua elezione al pontificato nel 1978.
La prima pubblicazione in volume delle raccolte
poetiche di Wojtyla risale solo al 1979.
Più volte si è detto che il pontificato di Giovanni Pao-
Nella melodia
della terra
Antonio Spadaro, gesuita, è nato a Messina nel 1966 ed è redattore de
La Civiltà Cattolica, rivista per la quale si occupa in prevalenza di critica
letteraria; tra le sue più recenti monografie si ricordano: Nell’ombra accesa.
Breviario poetico di Natale (Ancora, Milano 2010), Svolta di respiro.
Spiritualità della vita contemporanea (Vita & Pensiero, Milano 2010),
Abitare nella possibilità. L’esperienza della letteratura (Jaca Book, Milano
2008), Nella melodia della terra. La poesia di Karol Wojtyla, (Jaca Book,
Milano 2007). È di recente uscito a sua cura l’importante volume di Flannery
O’Connor Il volto incompiuto. Saggi e lettere sul mestiere di scrivere
(Rizzoli, Milano 2011, pp. 180, euro 9,50). Nel seguente saggio Spadaro
propone un’ampia ricognizione sul «pensiero poetante» di Karol Wojtyla,
dagli esordi al tempo del gruppo Studio 39 sino al Trittico romano, la sua
estrema meditazione, un inno alla bellezza della creazione che ha l’intensità
di un grande testamento lirico.
Giovanni Paolo II, beato
lo II è stato caratterizzato dai suoi gesti e dai suoi movimenti
precisi, ampi, sicuri. Molti hanno così ricordato
che Karol Wojtyla ha avuto un passato teatrale. I
suoi scritti teorici ci fanno comprendere come per lui
e per il genere di teatro che egli praticava a contare
veramente non era in primo luogo il gesto, ma la parola.
Per Wojtyla «la parola stessa matura fino al gesto,
gesto parco, semplice, ritmico, e il ritmo del gesto
è attinto dal ritmo delle parole». La sua opera letteraria
è composta da varie raccolte poetiche e cinque
drammi. Leggere i versi wojtyliani in ordine cronologico
di composizione significa compiere un percorso
che coinvolge pienamente l’esistenza a livello estetico
ed emozionale fino a toccare le corde più profonde
del significato dell’esperienza umana. Il paesaggio
infatti comprende ballate epiche, intuizioni liriche,
prose poetiche; appassionati canti alla patria polacca,
assorte meditazioni religiose, sguardi fulminei e affilati
sulla creazione, il lavoro, l’animo umano.
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