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Giovanni Paolo II, beato Mondo arabo in rivolta ... - Aracne editrice

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Scopelliti Shomali.qxp 06/04/2011 9.29 Pag<strong>in</strong>a 286<br />

286<br />

di San Luigi di Gerusalemme e l’ospedale<br />

della Santa Famiglia di<br />

Betlemme che ha visto nascere c<strong>in</strong>quantamila<br />

bamb<strong>in</strong>i.<br />

La povertà è anche <strong>in</strong> aumento…<br />

Nei Territori palest<strong>in</strong>esi, la disoccupazione<br />

può arrivare al 20% della<br />

popolazione. La situazione era peggiore<br />

durante gli anni della seconda<br />

Intifada. Gli stipendi sono bassi.<br />

Ma il turismo aiuta molto l’economia<br />

di certe regioni come Gerusalemme,<br />

Betlemme e Nazareth. Il<br />

settore turistico di queste due ultime<br />

città è nelle mani di famiglie<br />

cristiane e offre tante opportunità di<br />

lavoro alla comunità locale.<br />

La complessità della Chiesa cristiana<br />

<strong>in</strong> Medio Oriente è evidente.<br />

Non le sembra che l’unità nella diversità<br />

è stata e cont<strong>in</strong>ua a essere<br />

più un pio desiderio che una realtà?<br />

Purtroppo sì. Da un altro lato, l’unità<br />

nella diversità è un valore<br />

evangelico. L’analogia del corpo<br />

umano, cara a san <strong>Paolo</strong>, è un f<strong>in</strong>e<br />

al quale dobbiamo tendere. La diversità<br />

è un fatto reale. In Medio<br />

Oriente ci sono Patriarcati cattolici<br />

e altri non cattolici. La maggioranza<br />

di queste Chiese ha due rami,<br />

uno ortodosso e uno cattolico. Così<br />

sono greci, armeni, siriani, caldei<br />

(il ramo ortodosso si chiama Chiesa<br />

assira) e copti. Il Patriarcato maronita<br />

non ha un equivalente ortodosso.<br />

Le diversità sono di ord<strong>in</strong>e<br />

liturgico, l<strong>in</strong>guistico e teologico,<br />

specialmente ecclesiologico. La<br />

comunione lascia spesso a desiderare<br />

non solo fra le diverse Chiese,<br />

ma anche dentro la stessa Chiesa. I<br />

luoghi santi di Gerusalemme e di<br />

Betlemme sono stati, nel passato e<br />

cont<strong>in</strong>uano ancor oggi, anche se<br />

meno di prima, a essere testimoni<br />

di tensioni fra le diverse comunità.<br />

Questa tensione è fonte di scandalo.<br />

Un tale scandalo cont<strong>in</strong>ua a causa<br />

dei due calendari utilizzati nel<br />

Medio Oriente. Infatti, celebriamo<br />

tre volte Natale e due volte Pasqua.<br />

Ci sono anche paradossi, come il<br />

caso dei cattolici che seguono il calendario<br />

giuliano per la Pasqua al<br />

f<strong>in</strong>e di unirsi alla maggioranza ortodossa<br />

dello stesso luogo geografico<br />

e si separano così dagli altri<br />

cattolici rimasti fedeli al calendario<br />

gregoriano. La questione dell’unificazione<br />

della festa di Pasqua è<br />

stata discussa nell’ultimo S<strong>in</strong>odo<br />

sul Medio Oriente ed è entrata <strong>in</strong><br />

una delle proposizioni.<br />

Quali le priorità?<br />

Per il momento è importante rafforzare<br />

i legami dentro la stessa<br />

Chiesa cattolica e <strong>in</strong> secondo luogo<br />

tendere all’ecumenismo attraverso<br />

la virtù della carità. Il dialogo teologico<br />

è dest<strong>in</strong>ato a durare a lungo<br />

e dovrà essere accompagnato da<br />

una costante preghiera. Non siamo<br />

ancora pronti all’unità. Non siamo<br />

ancora guariti dall’egoismo e dall’orgoglio<br />

che hanno causato le divisioni<br />

del passato.<br />

Il S<strong>in</strong>odo<br />

Che cosa ha rappresentato il recente<br />

S<strong>in</strong>odo sul Medio Oriente<br />

per i fedeli della Terra Santa?<br />

Il S<strong>in</strong>odo è stato <strong>in</strong> sé una vera Pentecoste.<br />

Siamo entrati nell’aula s<strong>in</strong>odale<br />

come gli apostoli nel Cenacolo,<br />

con le nostre paure, dubbi, divisioni<br />

e siamo usciti diversi. Questa<br />

esperienza s<strong>in</strong>odale dovrebbe<br />

essere vissuta a livello del clero e<br />

dei fedeli.<br />

Il S<strong>in</strong>odo è stato un evento eccezionale<br />

per la Terra Santa…<br />

Dice bene. Il S<strong>in</strong>odo rappresenta<br />

non solo cose da fare, ma una nuova<br />

mentalità e oserei dire una nuova<br />

cultura. Richiede nuovi atteggiamenti<br />

verso l’altro sia cattolico,<br />

non cattolico o musulmano. I term<strong>in</strong>i<br />

messi <strong>in</strong> risalto dal S<strong>in</strong>odo sono<br />

stati: comunione, testimonianza,<br />

dialogo, dialogo della vita e<br />

apertura all’altro. Se un giorno dimenticherò<br />

le quarantaquattro proposizioni<br />

del S<strong>in</strong>odo, non potrò<br />

scordare il messaggio centrale: il<br />

richiamo della comunità cristiana<br />

ad avere più fede, alla lettura quotidiana<br />

della Parola di Dio, e a una<br />

<strong>Mondo</strong> <strong>arabo</strong> <strong>in</strong> <strong>rivolta</strong><br />

maggiore apertura verso i non cristiani,<br />

siano essi musulmani o<br />

ebrei. Con loro non dobbiamo sentirci<br />

m<strong>in</strong>oranza, ma testimoni di<br />

una buona causa; poiché la nostra<br />

permanenza qui è una vocazione e<br />

non un fatalismo o una disgrazia.<br />

Mons. Shomali, non le sembra<br />

che per questo motivo la mentalità<br />

del ghetto è un pericolo reale per le<br />

comunita cristiane del Medio<br />

Oriente?<br />

D’accordo, ma c’è anche un secondo<br />

pericolo: l’emigrazione. È paradossale<br />

che dopo aver discusso<br />

lungamente sulla necessità del dialogo<br />

<strong>in</strong>terreligioso, siamo stati testimoni<br />

di due massacri contro i<br />

cristiani. È stata una prova per tutti<br />

noi. Potrebbe essere la risposta del<br />

fondamentalismo islamico al messaggio<br />

del S<strong>in</strong>odo. Nonostante ciò<br />

dobbiamo proseguire il dialogo. La<br />

sua importanza non proviene da<br />

una necessità provvisoria. È una<br />

strategia evangelica. Gesù stesso<br />

ha dialogato con i gentili di allora:<br />

la samaritana, il centurione, la cananea,<br />

il samaritano lebbroso...<br />

Una vera testimonianza rafforzerà<br />

la presenza dei cristiani?<br />

Certo. Se i cristiani vivono la loro<br />

fede, saranno più uniti e testimoni<br />

migliori. Dobbiamo ritornare all’ideale<br />

della Chiesa primitiva che viveva<br />

della Parola di Dio, nella comunione<br />

dei beni, nella preghiera e<br />

nella frazione del pane.<br />

Si è cristiani<br />

per vocazione<br />

La Chiesa che è <strong>in</strong> Gerusalemme<br />

che cosa può fare per fermare l’emigrazione<br />

dei cristiani?<br />

Fornendo loro le ragioni per rimanere.<br />

La prima è d’ord<strong>in</strong>e spirituale.<br />

Sono nati qui per vocazione e<br />

non per fatalità. Devono ricordarsi<br />

che non sono soli, ma protetti dalla<br />

Provvidenza div<strong>in</strong>a e dalla solidarietà<br />

delle Chiese, ma anche da una<br />

stima crescente nel mondo <strong>arabo</strong>.<br />

Come Chiesa li aiutiamo sia con la<br />

preghiera sia con progetti. Il più

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