Giovanni Paolo II, beato Mondo arabo in rivolta ... - Aracne editrice

livi denittis.qxp 06/04/2011 16.38 Pagina 321
giunto a Parigi nel 1841 dalla nativa
Vesoul, non poteva esimersi dal
rituale viaggio in Italia, esperienza
d’obbligo nella formazione di un
artista, fino all’inizio del Novecento.
Gérôme lo compie, in compagnia
del maestro, nel 1844-1845.
Ne nascerà una considerevole
messe di tele e disegni – Deux paysannes
italiennes et un enfant
(1849), Pifferari (1857) – prevalentemente
dedicati a personaggi
tipici. Il movimento filoellenico,
diffusosi in tutta Europa negli anni
Venti per sostenere la causa della
Grecia che lotta per la propria libertà,
trova, nei decenni successivi,
dei prolungamenti nella pittura
di Gérôme. Non è tanto la storia
sanguinosa dell’indipendenza greca
– si pensi a Les massacres de
Scio (1824) di Delacroix – a interessare
Gérôme, quanto la riscoperta
accademica e arcadica della
Grecia antica: si pensi a Le combat
de coqs (1846) e alla delicata
quanto improbabile rappresentazione
di un efebo e di una fanciulla.
Il viaggio in Italia può essere
una semplice tappa di un Grand
tour che si prolunga all’Oriente.
L’orientalismo affascina poeti –
Les Orientales di Victor Hugo
escono nel 1829 –, scrittori, artisti.
Sulle orme ideali di Nerval, Flaubert,
Maxime Du Camp, Gérôme
si reca in Egitto, in Palestina, in
Turchia, in Algeria. Nel 1868 Albert
Goupil – figlio di Adolphe
Goupil e fratello di Marie, che il
pittore aveva sposato nel 1853 –
accompagna Gérôme in un lungo
viaggio da Alessandria d’Egitto al
Bosforo. Gli schizzi e gli appunti,
le fotografie sono il materiale di
cui il pittore si avvale per un’ingente
e decorativa produzione pittorica:
Le prisonnier (1861), Le
boucher turc (1861), Le marchand
de tapis au Caire (1887), Le charmeur
de serpents (1880). Non poco
spazio è dedicato, sulla scorta
della Grande odalisque (1814) di
Ingrès, alla tematica esotica del gineceo,
dell’harem e delle odalische:
Le harem sur la terrasse
(1886), Le gynécée (1850) e altri
quadri sembrano destinati ai futuri
rotocalchi. La pittura può rivaleggiare
con la fotografia, ma si tratta
di una fotografia senz’anima. I
volti femminili di Gérôme sono dipinti
secondo un modello unico e
invariabile, un volto senza vita.
L’ispirazione storica è fondamentale
nelle pittura accademica. Gérôme
esplora miti e leggende del
mondo greco – Daphnis et Chloé
(1852), Le Roi Candaule (1859),
Phryné devant l’Aéropage (1861)
–, ma soprattutto attinge alla storia
romana: Le siècle d’Auguste
(1855), La mort de César (1865)
sono alcuni dei suoi quadri più
noti. Già nelle pagine del Salon de
1859, Baudelaire, pur riconoscendo
l’importanza di Gérôme, osservava
che l’originalità del pittore –
ammesso che esista, aggiungeva –
«è spesso di natura laboriosa e a
stento visibile». Gérôme «sostituisce
il divertimento di una pagina
erudita ai godimenti della pura
pittura». Huysmans parlerà, impietosamente,
di «vaneggiamenti
ripetuti». Le lotte dei gladiatori e i
supplizi inflitti ai cristiani nel circo
suggeriscono a Gérôme alcune
delle sue opere più note: il celeberrimo
Pollice verso (1872),
Dernières prières (1863-1883).
Lo scenario e la stilizzazione dei
personaggi spiegano l’utilizzo di
tali immagini nei primi grandi
film storici, americani e italiani,
sui quali Gérôme ha esercitato
un’influenza evidente. Non è il
solo aspetto moderno e sorprendente
del pittore: negli ultimi anni
della sua attività Gérôme ha potuto
trarre profitto dalle nuove tecniche
di riproduzione cromolitografica
delle sue opere, ridisegnate
o rifatte in questa prospettiva.
La sortie du bal masqué (1857) ne
è un esempio eloquente.
Anche la storia di Francia ispira
Gérôme, che ripercorre episodi
dell’epopea napoleonica e grandi
pagine della storia passata, come
Réception du Grand Condé
(1878), o presente: Audience des
ambassadeurs du Siam à Fontenebleau
(1864). Neppure gli argomenti
religiosi erano sfuggiti alla
sua pittura, precisa, perfetta e sen-
Jean Léon Gérôme, Le
marchand de tapis au
Caire, 1887.
za calore. Le Golgotha Consummatum
est (1867) rappresenta una
lodevole quanto inattesa eccezione.
Sulla collina spiccano unicamente
le ombre delle croci, del Divino
Suppliziato e dei due ladroni.
In basso, sulla sinistra, e in lontananza,
i personaggi che ritornano a
Gerusalemme scompaiono di fronte
all’evento che si è consumato,
avvolto da una luce drammatica.
Occorrerebbe parlare della scultura
di Gérôme, generalmente
pesante e massiccia, delle sue
statue policrome, delle sue numerose
variazioni sul mito di
Pigmalione (Pygmalion et Galatée,
1890). Ma quest’ultima sala
poteva essere trascurata senza
rimpianti per godersi invece la
straordinaria e sempre rinnovata
ricchezza delle collezioni del
Musée d’Orsay.
François Livi
1 Dal 21 ottobre 2010 al 16 gennaio 2011.
Dal 6 febbraio all’8 maggio 2011 la mostra
si trasferisce a Parma, nel Palazzo
del Governatore.
2 Dal 19 ottobre 2010 al 23 gennaio 2011.
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