Giovanni Paolo II, beato Mondo arabo in rivolta ... - Aracne editrice

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cirillo colombo.qxp 06/04/2011 10.08 Pagina 293 profonda: non solo la teologia fa progredire la Chiesa nella conoscenza della rivelazione, ma anche le intuizioni dei santi 14 . Teologi & fedeli hanno un unico fine Riguardo al rapporto fra teologi e magistero, è una costante degli scritti di Carlo Colombo questo chiarimento: esso non è sostanzialmente diverso da quello tra fedeli e magistero perché i rapporti nella Chiesa non sono fondati sui gradi di scienza umana ma sui carismi distinti che devono essere in comunione con il carisma del magistero e subordinati a esso. Magistero e teologi sono al servizio di un fine comune: «essi devono aiutare tutta la Chiesa ad annunciare in modo adatto la verità di sempre quanto più, quando essi fossero incaricati di preparare i futuri annunciatori della parola di Dio: allora non sono credenti privati, ma persone investite di un ufficio pubblico a servizio del magistero e di tutto il popolo di Dio, del mondo intero. Non dunque, nell’esporre teoretici problemi nuovi si esprime prima di tutto e preminentemente il loro ruolo nella Chiesa, ma nel pensare i modi nuovi e adatti per annunciare la perenne dottrina della Chiesa. Ci vuole più intelligenza a dire in modo nuovo ma adatto le cose di sempre, che non a dire cose nuove» 15 . Il teologo quindi non può essere come un «libero pensatore» ma un educatore nella fede. Riguardo al problema delle difficoltà da parte dei fedeli ad accettare e vivere gli insegnamenti magisteriali, il teologo non deve dimenticare che «gli uomini ispirati da princìpi naturali (l’animalis homo di san Paolo) hanno avuto, hanno e avranno sempre delle difficoltà ad accettare i beni soprannaturali provenienti da Dio: la fede richiederà sempre, accanto a ragioni umanamente sufficienti, la “buona volontà”; Mons. Carlo Colombo (1909-1991) non ci saranno mai metodi pastorali infallibilmente efficaci per chi vuole e deve rispettare la libertà umana. Dobbiamo, anzi, attenderci che quanto più, giustamente, viene sottolineata la libertà personale della fede, tanto maggiori forse saranno le disillusioni; ma non saremo per questo dispensati dall’annunciare la verità che proviene da Dio e ci è autenticamente precisata dal magistero della Chiesa» 16 . Nel Magistero è Cristo che parla I possibili errori del teologo possono essere comprensibili e in parte giustificabili quando si tratta di esplorare questioni nuove con il progredire delle scienze umane o il mutare della cultura: «In questo lavoro – pure esso necessario, perché la perenne parola di Dio venga insegnata in modo conveniente – può accadere e talvolta avviene che i teologi, non particolarmente sorretti dal magistero, procedano per tentativi e siano esposti a sbagliare: il guaio comincerebbe quando possibili errori si diffondessero e creassero una mentalità erronea» 17 . Il magistero ordinario non insegna abitualmente errori, ma attraverso di esso parla Cristo: i fedeli lo sanno e i teologi e i cristiani colti non devono avere meno fede degli altri fedeli 18 . «Il “popolo di Dio” è una comunità articolata, e la prima guida di essa non è la scienza o la competenza puramente umane, ma lo Spirito Santo, che agisce in primo luogo per mezzo dei sacramenti: è questo, tra l’altro, un modo di riconoscere effettivamente il “primato di Dio”. Il teologo riconosce questo primato quando non considera l’insegnamento del magistero alla stregua di una scuola filosofica» 19 . Non è possibile un vero conflitto tra magistero e teologi anzitutto perché la competenza umana da sola è insufficiente per una finalità soprannaturale; inoltre perché il teologo deve comportarsi in modo da distinguere sempre il campo della ricerca da quello della divulgazione pastorale; infine egli non deve attribuire maggior importanza alle opinioni degli uomini che alla dottrina della Chiesa, ricordando che alcuni aspetti della dottrina (per esempio quelli della morale sessuale) non sono intesi facilmente da tutti fuori della rivelazione per l’influenza negativa del peccato originale e dei limiti della libertà nel comportamento umano 20 . La virtù della pazienza Il teologo non si limita a trasmettere l’insegnamento della Chiesa, deve anche aiutare tutta la Chiesa, compreso il magistero, a vivere nella verità. Talvolta dovrà anticipare un insegnamento non infallibile 21 . Nell’educazione dei propri fratelli nella fede il teologo deve «alle volte saper pazientare nella proposta delle proprie idee, finché non siano recepite da tutta la comunità cristiana, anche dai rudes e dai minores; di non 293
cirillo colombo.qxp 06/04/2011 10.08 Pagina 294 294 pensare di essere solo e il primo, nell’educazione cristiana della comunità cristiana, a vivere secondo la verità che Dio ci ha rivelato» 22 . Nella VET 27 troviamo un invito simile: «Anche se la dottrina della fede non è in causa, il teologo non presenterà le sue ipotesi divergenti come se si trattasse di conclusioni indiscutibili. Questa discrezione è esigita dal rispetto della verità così come dal rispetto del popolo di Dio (cfr Rm 14, 1-15; 1 Cor 8; 10, 23-33). Per gli stessi motivi egli rinuncerà a una espressione pubblica intempestiva». «Questa è la fede di mia madre!» Colombo precisa che il notevole influsso delle scuole teologiche sul magistero ordinario è perfettamente giustificabile perché il magistero ha bisogno di attingere agli studi teologici soprattutto per questioni nuove 23 . La difficoltà di affrontare problemi nuovi, però, non deve far dimenticare che l’obbedienza al magistero ordinario è necessaria per rimanere in comunione con la Chiesa cattolica 24 : il magistero ordinario non si basa sulla competenza scientifica ma sul carisma soprannaturale dell’ordinazione episcopale 25 . Viene affrontato da Colombo tutto il tema della adesione al magistero con la chiarificazione che può essere infallibile anche il magistero ordinario, così come va considerato legittimo il dissenso al magistero del vescovo quando quest’ultimo risulti in contrasto con l’insegnamento del magistero della Chiesa universale. In tal caso ritiene legittima anche la contestazione pubblica se l’errore è grave ed evidente 26 . Termino questo breve ricordo con l’elogio a Carlo Colombo del card. Ratzinger, allora prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, in una conferenza sul nuovo Catechismo della Chiesa cattolica: «A un anziano vescovo, molto stimato per la sua erudizione, venne inviata una delle ultime redazioni del Catechismo prima della pubblicazione, allo scopo di avere un suo giudizio. Egli restituì il manoscritto con una espressione di gioia: “Sì”, disse, “questa è la fede di mia madre”. Egli era lieto del fatto che la fede che aveva appreso da bambino e che lo aveva guidato per tutta la vita si trovava riformulata nella sua ricchezza, nella sua bellezza, ma anche nella sua semplicità e indistruttibile identità. È la fede di una madre, la fede di nostra madre, della Chiesa» 27 . Antonio Cirillo 1 Luciano Vaccaro (ed.), Carlo Colombo (1909-1991), Morcelliana, Brescia 2003. 2 Claudio Stercal, Editoriale a Giuseppe Colombo, Un’isola teologica: teologia di Carlo Colombo, Glossa, Milano 2004, p. 7. 3 I suoi scritti sono stati pubblicati su riviste specializzate come Scuola cattolica, Vita e Pensiero, Rivista del clero italiano e i più significativi sono raccolti nei volumi: Scritti teologici, La Scuola Cattolica, Venegono Inferiore 1966, e Il compito della teologia, Jaca Book, Milano 1983 (Da ora: Compito), che raccoglie i suoi scritti principali sulla natura e il metodo della teologia. 4 Frutto di questi studi sono anche due tesi presso la Pontificia Università della Santa Croce: la tesi dottorale da me diretta: Mauro Leonardi, Carlo Colombo: missione e metodo del teologo, Roma 1993; la tesi di licenza diretta dal prof. Antonio Ducay: Bao Zhu, L’amore di Dio e l’amore di Gesù Cristo negli scritti di Carlo Colombo, Roma 2008. 5 Arturo Blanco-Antonio Cirillo, Cultura & teologia: la teologia come mediazione specifica tra fede e cultura, Ares, Milano 2001. 6 Da ora VET. Si tratta di un’Istruzione sul teologo e la teologia della Congregazione per la dottrina della fede, esplicitamente approvato da Giovanni Paolo II e quindi parte del suo magistero. È reperibile in www.vatican.va, cdf, documenti dottrinali e in Joseph Ratzinger, L’elogio della coscienza: la verità interroga il cuore, Cantagalli 2009, pp. 91-121. Quando fu preparata, Joseph Ratzinger era già prefetto della Congregazione della fede. 7 Alcuni studi su Carlo Colombo: Giu- seppe Colombo, Un’isola teologica: la teologia di Carlo Colombo, Glossa, Milano 2004; una buona sintesi del suo pensiero teologico: Battista Mondin, Storia della teologia, vol. 4: Epoca contemporanea, ESD, Bologna 1997, pp. 505-507. 8 Cfr Luciano Vaccaro (ed.), Carlo Colombo e l’Università Cattolica, Morcelliana, Brescia 2008. 9 Cfr Andrea Tornielli, Paolo VI: l’audacia di un Papa, Mondadori, Milano 2009. 10 Uno dei suoi ultimi scritti su questo tema: L’insegnamento fondamentale dell’“Humanae vitae”, in Aurelio Ansaldo (ed.), “Humanae vitae”: vent’anni dopo. Atti del secondo Congresso internazionale di teologia morale, Roma, 9-12 novembre 1988, Ares, Milano 1989, pp. 411-413. 11 Julián Herranz, Nei dintorni di Gerico, Ares, Milano 2006, pp. 91-95. 12 Ivi, pp. 93-94. 13 Álvaro del Portillo, Intervista sul fondatore dell’Opus Dei, Ares, Milano 1992, p. 14. 14 Cfr Compito, p. 134. 15 Fede della Chiesa, in «Rivista diocesana milanese», settembre 1973, pp. 868- 871, spec. pp. 870-871. Quando fu pubblicata la dichiarazione Mysterium Ecclesiae (1973) della Congregazione per la dottrina della fede, Colombo scrisse alcune considerazioni metodologiche per aiutare a capire il documento e inquadra i vari ministeri nella Chiesa. 16 Fede della Chiesa, cit., p. 870. 17 Fede della Chiesa, cit., p. 871. 18 Compito, cit., p. 104. Anche VET n. 24 non ha difficoltà ad ammettere che, solo per l’àmbito degli interventi di ordine prudenziale, non definitivi, «è accaduto che dei documenti magisteriali non fossero privi di carenze. I pastori non hanno sempre colto subito tutti gli aspetti o tutta la complessità di una questione. Ma sarebbe contrario alla verità se, a partire da alcuni determinati casi, si concludesse che il magistero della Chiesa possa ingannarsi abitualmente nei suoi giudizi prudenziali, o non goda dell’assistenza divina nell’esercizio integrale della sua missione». 19 Riflessioni sul metodo della teologia morale, in «Rivista del clero italiano», 54 (1973), pp. 404-414, spec. p. 406. 20 Ivi, p. 407. 21 Ivi, pp. 412-413. 22 Ivi, p. 407 a. Rudes e minores sono i cristiani con poca formazione, forse anche deformati da una diffusa cultura non cristiana, che fanno fatica a vivere le esigenze della vita cristiana. 23 Compito, cit., p. 101 a. 24 Ivi, p. 101 d. 25 Ivi, p. 103. 26 Ivi, pp. 106-110. 27 Joseph Ratzinger, Introduzione al nuovo Catechismo della Chiesa cattolica, in «Ambrosius», 69 n. 2, marzo-aprile.
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