Giovanni Paolo II, beato Mondo arabo in rivolta ... - Aracne editrice
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spadaro poesia5.qxp 05/04/2011 15.41 Pag<strong>in</strong>a 266<br />
266<br />
trodotta nei suoi stessi occhi, dandole una comprensione<br />
meravigliata della vita. Nel fondo dell’abisso<br />
del pozzo ormai le pupille percepiscono lo<br />
splendore dell’acqua:<br />
Nel fondo stesso, a cui volevo solo att<strong>in</strong>gere<br />
acqua con la mia brocca, ormai da tempo alle pupille<br />
aderisce splendore…<br />
L’uomo soffre soprattutto per mancanza di «visione»,<br />
perché è <strong>in</strong>capace di vedere ciò che più conta<br />
e così deve lottare per aprirsi la strada fra i segni,<br />
forse brancolando nel buio. È questa la conv<strong>in</strong>zione<br />
che emerge da un poemetto del 1952, Pensiero –<br />
Strano spazio, ispirato alla lotta di Giacobbe con<br />
l’angelo. Egli trema perché, come <strong>in</strong> un’illum<strong>in</strong>azione,<br />
«la realtà / mai gli si era aperta davanti così<br />
all’improvviso».<br />
Ecco il punto: l’<strong>in</strong>quietud<strong>in</strong>e, la «lotta con l’angelo»,<br />
si risolve <strong>in</strong> una comprensione possibile solamente<br />
se la coscienza è penetrata f<strong>in</strong>o <strong>in</strong> fondo da<br />
Qualcuno che la avvolge. Questa <strong>in</strong>quietud<strong>in</strong>e deve<br />
fare i conti sempre anche con la concretezza e la durezza<br />
della vita. Nel 1957 Wojtyla compone <strong>in</strong>fatti<br />
il poemetto La cava di pietra. Il tema è il lavoro fisico.<br />
Wojtyla lo conosceva bene: dal 1939 al 1944<br />
per evitare la deportazione lavorò come operaio prima<br />
nelle cave, e poi nelle <strong>in</strong>dustrie chimiche Solvay,<br />
presso Cracovia. L’esperienza segnò il giovane<br />
Wojtyla. Scrive:<br />
Le mani sono il paesaggio del cuore. […]<br />
Non solamente le mani calano giù col peso del martello,<br />
non solamente il torso si tende e i muscoli disegnano la<br />
[loro forma,<br />
ma attraverso il lavoro passano i suoi pensieri più <strong>in</strong>tensi<br />
per <strong>in</strong>trecciarsi <strong>in</strong> rughe sulla fronte,<br />
per congiungersi <strong>in</strong> alto, sopra il capo, nell’arco acuto<br />
[di braccia e di vene.<br />
La concretezza del dettaglio e il disegno di un fisico<br />
virile, robusto, fatto di muscoli, braccia e vene,<br />
accompagnano una visione ampia e profonda del lavoro,<br />
capace di plasmare la materia con l’<strong>in</strong>telligenza<br />
e la passione. «Il lavoro ha <strong>in</strong>izio dentro»<br />
l’uomo: non è un’azione esterna, estranea. Poi «fuori<br />
tanto si dilata / che presto prende le mani, raggiunge<br />
i conf<strong>in</strong>i del respiro».<br />
Il rapporto tra l’uomo e la materia è sublime e rischioso:<br />
«L’uomo ha portato con sé la segreta<br />
struttura del mondo». Perf<strong>in</strong>o la materia, le pietre,<br />
lo sanno perché conoscono la violenza che «fende<br />
la loro compatta perfezione». Spesso al lavoro si<br />
accompagnano anche reazioni colleriche. Ma, scrive<br />
il poeta, proprio «l’amore prorompe più alto se<br />
più lo impregna la rabbia».<br />
Tutte le forze, anche quelle più <strong>in</strong>domabili, possono<br />
essere energie da bruciare per la più profonda<br />
realizzazione dell’uomo.<br />
<strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong> <strong>II</strong>, <strong>beato</strong><br />
L’umanità<br />
& l’energia del mondo<br />
Quattro mesi prima di divenire vescovo di Cracovia,<br />
nel marzo 1958, <strong>in</strong> occasione della Domenica<br />
delle Palme, veniva pubblicato il poema Profili di<br />
Cireneo, che Wojtyla aveva composto un anno prima.<br />
Vengono dip<strong>in</strong>ti 14 profili di «cirenei» contemporanei:<br />
il melanconico, lo schizoide, i ciechi, l’attore,<br />
la ragazza delusa <strong>in</strong> amore, i fanciulli, due<br />
operai, un <strong>in</strong>tellettuale, un emotivo, un volitivo…<br />
Wojtyla compone una fenomenologia poetica dell’uomo<br />
contemporaneo <strong>in</strong> piccoli ma densissimi<br />
quadri. Ciascun profilo è quello di un cireneo che<br />
ha il proprio giogo da portare sulle spalle. Il giovane<br />
vescovo Wojtyla si reca <strong>in</strong> un paese di montagna<br />
per impartire il sacramento della confermazione e<br />
così nel 1961 scrive Nascita dei confessori, una sorta<br />
di riflessione poetica su questa visita pastorale<br />
nella quale, tramite la cresima, sono nati nuovi<br />
«confessori» della fede. Il vescovo sente di esserne<br />
un dispensatore di energie: «Tocco forze di cui l’uomo<br />
dovrà traboccare». Anche il viso dei fedeli che<br />
ricevono il sacramento, la «tanta gente assorta»,<br />
sembrano potenziali di energia. Nei volti, segnati<br />
dal gioco delle rughe, soprattutto negli occhi<br />
un campo elettrico vibra…<br />
Qui l’elettricità è reale – ed è <strong>in</strong>sieme anche un simbolo.<br />
È, <strong>in</strong>fatti, simbolo del pensiero, dello spirito, delle<br />
forze che sono nell’uomo sulle quali si esercita «la<br />
pressione dell’<strong>in</strong>visibile imprigionata <strong>in</strong> fasci di atmosfere».<br />
A un certo punto l’energia dello Spirito<br />
sembra affluire anche da qualunque fonte creata:<br />
Ti raccoglierò da tutti gli alvei<br />
dai ruscelli, dalle fonti di luce, dalle radici degli alberi,<br />
dagli spazi del sole.<br />
Durante il concilio Vaticano <strong>II</strong>, tra l’ottobre e il dicembre<br />
del 1962, il vescovo Wojtyla compone la raccolta<br />
di nove poesie dal titolo Chiesa – I pastori e le<br />
fonti, ispirata appunto al mistero della Chiesa nel suo<br />
aspetto materiale e nel suo aspetto spirituale. Pietro <strong>in</strong><br />
questi versi vuole essere «Colui che sostiene i passi –<br />
come la roccia sostiene lo zoccolare di un gregge».<br />
Leggere questi versi con il senno di poi colpisce il lettore,<br />
che coglie <strong>in</strong> essi l’anticipo di una missione e il<br />
senso di un pontificato. Nel 1967 Wojtyla, ad appena<br />
47 anni, sarà creato card<strong>in</strong>ale da <strong>Paolo</strong> VI. Inizia da<br />
questo momento un silenzio poetico che durerà otto<br />
anni. La pausa si <strong>in</strong>terromperà nel 1974, con l’opera<br />
Pensando patria…, che sarà pubblicata solamente<br />
dopo la sua elezione al pontificato, nel 1979, ancora