Giovanni Paolo II, beato Mondo arabo in rivolta ... - Aracne editrice
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Valli Navarro GP<strong>II</strong>.qxp 05/04/2011 15.38 Pag<strong>in</strong>a 260<br />
260<br />
confonde l’unità con l’ammucchiata, e così via. Senza<br />
la verità – verità su Dio, verità sull’uomo e verità sulle<br />
cose – le virtù cristiane impazziscono e si fanno vettori<br />
settoriali <strong>in</strong> lotta tra di loro. È questo amore alla<br />
verità che sta alla base di tanti <strong>in</strong>segnamenti del suo<br />
pontificato: dalla giornata del perdono ai grandi appuntamenti<br />
come le due visite alle Nazioni Unite oppure<br />
nel lavoro quotidiano <strong>in</strong> Vaticano. E direi che non<br />
poteva essere altrimenti poiché per lui l’uomo è l’essere<br />
– l’unico <strong>in</strong> tutto il cosmo – che ha la capacità di<br />
conoscere il vero. Forse per lui stava proprio qui la somiglianza<br />
dell’uomo con Dio di cui ci parla la Genesi.<br />
Perché ha voluto proclamare un così alto numero<br />
di beati e di santi?<br />
Perché i santi sono moltissimi di più di quei sei o settemila<br />
del santorale cristiano. Molte volte, dopo che<br />
aveva <strong>in</strong>contrato persone comuni con cui aveva parlato<br />
<strong>in</strong> uno qualsiasi dei Paesi da lui visitati, lo sentivo<br />
dire: «Ma questa persona è santa!». E lo diceva<br />
conv<strong>in</strong>to. Poiché la forza della Chiesa sta nella testimonianza<br />
dei santi, ha voluto che queste testimonianze<br />
fossero conosciute e proclamate. Se su miliardi<br />
e miliardi di essere umani di tutta la storia soltanto<br />
qualche migliaio sono «riusciti» a guadagnarsi<br />
il paradiso, allora bisognerebbe domandarsi se la<br />
passione e morte di Gesù sia stata del tutto efficace.<br />
Il dovere di andare da tutti<br />
Perché ha voluto viaggiare così tanto? Qual era<br />
l’esigenza profonda all’orig<strong>in</strong>e del suo andare per<br />
le vie del mondo?<br />
Nella visita a una parrocchia romana, quasi all’<strong>in</strong>izio<br />
del pontificato, un bamb<strong>in</strong>o di dieci o dodici anni gli<br />
ha fatto la stessa domanda: «E tu, perché viaggi così<br />
tanto?». La risposta del Papa è stata altrettanto<br />
concisa: «Perché non tutto il mondo è qui». Sentiva<br />
di dovere andare da tutti. «Una volta – diceva – la<br />
gente andava <strong>in</strong> chiesa dal prete. Oggi, è il prete che<br />
deve andare dalla gente». Mi ricordo uno dei suoi ultimi<br />
viaggi, <strong>in</strong> Azerbaijan. Lo sforzo per lui era enorme:<br />
non camm<strong>in</strong>ava più; parlare era una grande fatica;<br />
sembrava uno spirito generoso <strong>in</strong> un corpo che<br />
già non rispondeva agli impulsi e agli ord<strong>in</strong>i. Eppure<br />
quel viaggio si fece, per andare a trovare i cattolici<br />
di quel Paese che erano, <strong>in</strong> tutto, meno di duecento!<br />
Ma anche quel pugno di fedeli aveva il diritto di<br />
stare con il Papa, di pregare e gioire con lui.<br />
Con te ha mai parlato della sua visione della<br />
Chiesa? Ti ha mai detto che cosa pensava del presente<br />
e del futuro della Chiesa cattolica?<br />
Non entrava nell’esercizio <strong>in</strong>utile di immag<strong>in</strong>are il futuro.<br />
Lavorava nel presente per fare il futuro, per dare<br />
forma al domani. Ma lasciava il domani al disegno di<br />
<strong>Giovanni</strong> <strong>Paolo</strong> <strong>II</strong>, <strong>beato</strong><br />
Dio. Naturalmente analizzava il presente per identificare<br />
bene dove Dio voleva che lui lavorasse, anche se<br />
alle volte, <strong>in</strong> certe situazioni concrete, diceva: «Non è<br />
sempre facile capire Dio». Ma questo non lo riportava<br />
all’<strong>in</strong>attività, tutto il contrario. Perché sapeva che<br />
l’apice della vita cristiana non è capire, ma amare.<br />
I mass media si sono occupati moltissimo di lui, e<br />
tu sei stato per tanti anni il tramite fra lui e il mondo<br />
dell’<strong>in</strong>formazione. Come viveva questo rapporto?<br />
Che cosa pensava della stampa e dei giornalisti?<br />
La sua figura affasc<strong>in</strong>ava il mondo della comunicazione.<br />
Di qualsiasi orientamento fosse. Inizialmente i<br />
media si <strong>in</strong>teressavano a lui per le sue orig<strong>in</strong>i: il Papa<br />
giovane che veniva dall’Est e che amava sciare. Ma<br />
presto questa attenzione settoriale e tutto sommato<br />
marg<strong>in</strong>ale fu sostituita dall’<strong>in</strong>teresse verso il suo messaggio.<br />
Quello che diceva era il punto focale dell’<strong>in</strong>teresse<br />
mediatico; i temi che lui sollevava e proponeva<br />
alla modernità. Non è che i media fossero tutti<br />
d’accordo con l’universo di valori che lui proponeva,<br />
ma l’<strong>in</strong>teresse per le sue parole era enorme. Non seguiva<br />
le tendenze create dai media: era lui, con l’universo<br />
di valori umani e cristiani che presentava, a sorprendere<br />
e a creare aspettative nuove. Non dipendeva<br />
dai media, era l’<strong>in</strong>teresse pubblico a dipendere da lui.<br />
Non leggeva molto i giornali: preferiva di solito essere<br />
<strong>in</strong>formato <strong>in</strong> conversazioni che bisognava preparare<br />
bene perché non si accontentava con delle banalità<br />
generali. E dei giornalisti si <strong>in</strong>teressava come persone<br />
e non come ped<strong>in</strong>e anonime di un gioco sociale.<br />
Poi credeva nella professionalità: chiedeva suggerimenti,<br />
mi faceva conoscere le sue idee aggiungendo<br />
però che io avrei potuto fare come meglio credevo.<br />
«Umanità», non geopolitica<br />
Nell’ultima fase della sua vita ha lanciato ripetuti<br />
appelli per la pace. Che cosa temeva? Qual era la<br />
sua più grande preoccupazione? E qual è stato il suo<br />
<strong>in</strong>segnamento sul piano dei rapporti <strong>in</strong>ternazionali?<br />
Il tema era sempre lo stesso: la dignità umana, il valore<br />
trascendente della persona umana. Le sue non<br />
erano considerazioni geopolitiche, ma piuttosto<br />
umane. Non è proprio della natura umana – secondo<br />
lui – dirimere le differenze con la violenza, come<br />
succede nel regno animale. Tutte le volte che l’ho<br />
visto arrabbiato è sempre stato per circostanze <strong>in</strong><br />
cui la dignità umana soffriva a causa della violenza<br />
fisica o morale, o quando si prevedevano violenze a<br />
causa di guerre annunciate o possibili. Questo spiega<br />
il suo atteggiamento nelle due guerre <strong>in</strong> Iraq, oppure<br />
nei Balcani, oppure <strong>in</strong> Libano. Fece di tutto<br />
per prevenirle e poi per fermarle. Ma ancora si domandava,<br />
e ci domandava: «Che altro può ancora<br />
fare il Papa?». Proprio perché il suo approccio ai te-