Giovanni Paolo II, beato Mondo arabo in rivolta ... - Aracne editrice

Venuti-Liszt+landini.qxp 06/04/2011 11.01 Pagina 318
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talia? Basterà, basterà. Per convincersene,
al lettore sarebbe
semplicemente occorso vedere
con i propri occhi e ascoltare con
le proprie orecchie il concerto tenutosi
a commemorare il 150mo
dell’unità nazionale il 27 febbraio
scorso. Allora anche il più incredulo
si ricrederebbe: Lucca è già
la capitale morale d’Italia per il
convincimento con il quale l’iniziativa
è stata pianificata e condotta
dall’Associazione musicale
lucchese, dal suo fondatore e primo
direttore artistico Herbert
Handt, dal suo presidente Marcello
Parducci, dal suo attuale direttore
artistico Fabrizio Giovannelli,
e da tutti i sostenitori e amici
che gravitano intorno a quel centro
– oggi autorevolissimo – di
musica e di cultura. Un concerto
il cui titolo era, un programma:
«Concerto per l’Italia. Le confessioni
di un italiano illustre, nelle
riflessioni postume e presuntuose
di un italiano d’oggi» su testi di
Ippolito Nievo (ma non solo).
Sulla scena il Trio di Lucca: Fabrizio
Giovannelli, musicista di
fine cifra interpretativa e tocco sicuro,
al pianoforte, Alberto Bolognini
al violino e Remo Pieri al
clarinetto: tre musicisti di straordinario
talento e di imperdibile
presa sull’uditorio. Voce recitante
il musicologo e germanista Quirino
Principe, di più, un filosofo
della musica la cui grande cultura,
la cui stringente vis argumentandi,
la cui vena attorale e polemica,
mai gratuita, sono ciò di cui
Applausi al concerto lucchese.
la civiltà musicale di questo malandato
Paese non potrebbe mai
fare a meno.
Una musica
trascinante
In programma il Trio Paolo e Virginia
per violino, clarinetto e pianoforte,
Marcia Funebre per i funerali
di Alessandro Manzoni op.
157, Sulla tomba di Garibaldi,
elegia per banda op. 160 di Amilcare
Ponchielli; tre trascrizioni a
cura di Girolamo Deraco, da Rigoletto
(«Cortigiani, vil razza...»),
Il Trovatore («Di quella
pira...»), I puritani («Suoni la
tromba, e intrepido...»). A chiudere
il concerto in gloria il brano
Italia.it, «frammenti in tricolore»
per violino, clarinetto e pianoforte,
dello stesso Deraco, compositore
reggino, naturalizzato lucchese,
formatosi alla scuola del
fiorentino Pietro Rigacci e già
eseguito in mezzo mondo. Testi
di Nievo, come dicevamo, Settembrini,
Berchet, Manzoni, Marradi,
Leopardi, si alternavano, affidati
alla voce di Quirino Principe,
alle belle esecuzioni musicali.
Avreste dovuto vedere la curiosità,
la golosità con le quali le orecchie
del pubblico si imbevevano
della musica, stordente, tutta e
sempre trascinante. Al punto che
tutti, alla fine, come in virtù di un
invisibile cenno, di un moto
spontaneo del cuore, non concordato
prima, scattano in piedi e in-
tonano a una voce l’inno di Mameli.
Se finora qualcuno nutriva
ancora qualche, non infondata,
perplessità sul sentimento di
amor patrio che, in questi anni di
andante immoralità politichese,
ancora poteva infiammare, in
qualche misura, il cuore dell’italiano
medio, ecco, noi pensiamo
che il concerto organizzato dall’Associazione
musicale lucchese
sarà valso a dissiparla.
Lucca capitale, torniamo a dire dal
nostro cantuccio, la «città dalle
cento chiese», come essa è chiamata,
della splendida piazza dell’Anfiteatro,
dell’incantevole chiesa
di San Michele in Foro, le cui
lontane origini risalgono, pensate,
all’VIII secolo, ma anche, perché
no, quella del buccellato dolce all’aroma
di anice. Se, poi, qualcheduno
volesse saperne di più in merito
a ciò che il nostro ingrato Paese
ha fatto e continua a fare negli
ultimi centocinquant’anni, i primi
della sua esistenza, per la musica e
per l’arte, vada a leggersi, fresco di
stampa, il tomo di Paolo Prato, che
è docente alla Pontificia Università
Gregoriana nonché esperto di
culture giovanili e new media, intitolato
La musica italiana. Una
storia sociale dall’unità a oggi
(Donzelli, Roma 2010), una ricognizione
a tutto campo, da Verdi a
Pavarotti, da Mina a de André e a
Morricone, della musica made in
Italy. Scorra, in alternativa, il numero
ultimo uscito del torinese
Giornale della musica, numero
che si intitola Inni per un’Italia e
nel quale Alessandro Roveri spiega
come è possibile «vivere ai
tempi del Fus prosciugato dal Governo»
(«Il giornale della musica»,
n. 279, marzo 2011, pp. 3-5).
Un servizio che lascia di stucco.
Preso atto che il Fondo unico
spettacolo è calato del 275% dal
1985 a oggi, ci si chiede come
facciano talune realtà locali – come
l’Associazione musicale lucchese,
per l’appunto – non solo a
sopravvivere, ma a organizzare
eventi così belli e preziosi.
Carlo Alessandro Landini