Giovanni Paolo II, beato Mondo arabo in rivolta ... - Aracne editrice
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Libri & libri.qxp 06/04/2011 11.24 Pag<strong>in</strong>a 330<br />
330<br />
dal teatro della storia della monarchia<br />
asburgica, appare al vecchio<br />
Broch una disposizione, tanto nelle<br />
lettere quanto nelle arti, oziosa e fatua,<br />
e nondimeno connaturata a tutti<br />
i movimenti e le personalità che animarono<br />
la scena culturale viennese<br />
negli anni della sua giov<strong>in</strong>ezza, <strong>in</strong><br />
ragione di un condiviso e diffuso orrore,<br />
che si voleva a ogni costo esorcizzare,<br />
per l’imm<strong>in</strong>ente catastrofe<br />
nella quale l’umanità sarebbe di lì a<br />
poco sprofondata. Ricorrere a un<br />
«rituale estetico» al f<strong>in</strong>e di addomesticare<br />
la l<strong>in</strong>gua, e con essa l’universo<br />
di valori di cui essa è sempre<br />
espressione, è per Broch l’artificio<br />
sul quale si fondò par excellence<br />
tutta l’opera di Hofmannsthal. Tuttavia<br />
l’<strong>in</strong>dulgere <strong>in</strong> un eccessivo decorativismo<br />
non fece che assimilare<br />
il simbolismo hofmannsthaliano,<br />
come molte altre esperienze artistiche<br />
a esso coeve, al lento, ma <strong>in</strong>arrestabile<br />
dissolversi dell’impero austriaco,<br />
poiché – afferma <strong>in</strong> term<strong>in</strong>i<br />
più generali l’autore de La morte di<br />
Virgilio – se ogni sistema di valori è<br />
identico a un l<strong>in</strong>guaggio simbolico<br />
universalmente valido, <strong>in</strong> un’epoca<br />
di decadenza morale e culturale l’escogitare<br />
un tale l<strong>in</strong>guaggio valendosi<br />
unicamente degli artifici di una<br />
retorica preziosa, eppure sterile perché<br />
capace di <strong>in</strong>formare, ma non di<br />
comunicare, rende soltanto più profondo<br />
e cupo il silenzio che ci avvolge<br />
mano a mano che la nostra disumanizzazione<br />
si compie.<br />
Luigi Azzariti-Fumaroli<br />
Poeta della storia<br />
«Tra i poeti della sua generazione,<br />
i nati negli anni Sessanta – e dunque<br />
accanto ad autori come Antonio<br />
Riccardi, Stefano Dal Bianco,<br />
Davide Rondoni – Emilio Zucchi è<br />
sicuramente uno dei più <strong>in</strong>teressanti».<br />
Così scrive Maurizio Cucchi<br />
nella prefazione di Tra le cose<br />
che aspettano apparso per Passigli<br />
nel 2007. E lanciato <strong>in</strong> questo modo<br />
tra i maggior corni della più recente<br />
poesia italiana contemporanea,<br />
Zucchi si è guadagnato la posizione<br />
nel tempo, confermandosi<br />
con Le midolla del male appena<br />
pubblicata: un poema ben compiuto,<br />
<strong>in</strong> 33 stanze, quante una cantica<br />
dantesca, per campire l’<strong>in</strong>ferno<br />
vissuto dai protagonisti di una vicenda<br />
che è nel conto della Storia.<br />
Così Emilio Zucchi con passo solidamente<br />
lirico riconduce sul piano<br />
di un fluido narrare <strong>in</strong> versi la «deriva<br />
crim<strong>in</strong>ale del fascismo», come<br />
scrive Giuseppe Conte nella sua<br />
prefazione al volume, <strong>in</strong>carnata da<br />
un aguzz<strong>in</strong>o, Pietro Koch («Koch,<br />
a Firenze, è di passaggio: pochi /<br />
giorni per rendere un omaggio/ a<br />
Carità, maestro di sevizie»), e dai<br />
suoi martiri, tra cui l’emblematica<br />
figura di Anna Maria Enriques<br />
(«Anna Maria viene legata accanto<br />
/ agli altri c<strong>in</strong>que antifascisti: fiore<br />
/ strappato dalla terra»). C’è molto<br />
racconto e riflessione sull’umano<br />
dolore, <strong>in</strong>dagato dal poeta f<strong>in</strong> nei<br />
suoi più fondi anditi, <strong>in</strong> una sorta<br />
di lacerante storia delle vittime dove<br />
Zucchi ha saputo evidenziare<br />
«l’abisso / della parola divenuta<br />
carne», sostanza tangibile che ha<br />
poi trasformato <strong>in</strong> un’epica del male<br />
<strong>in</strong> cui <strong>in</strong>travedere certo «tutto /<br />
l’errore che comprime il mondo»<br />
ma anche dist<strong>in</strong>guervi, nella toccante<br />
e commovente (alla lat<strong>in</strong>a)<br />
ultima stanza, la forza del bene<br />
nelle parole della vittima al suo<br />
carnefice, parole pronunciate con<br />
la medesima vis di un coro tragico.<br />
Francesco Napoli<br />
Emilio Zucchi, Le midolla del male,<br />
Passigli, Firenze 2010, pp. 64<br />
euro 10. Sete di verità<br />
Karl Barth, Filosofia e teologia,<br />
Morcelliana, Brescia 2010, pp. 88<br />
euro 10.<br />
La casa <strong>editrice</strong> Morcelliana ha dato<br />
alle stampe, a cura di Andrea Aguti,<br />
una breve conferenza di Karl Barth:<br />
pubblicata nel 1960, per celebrare i<br />
settant’anni del fratello He<strong>in</strong>rich,<br />
noto filosofo, si propone di mettere<br />
a tema la secolare questione dei rapporti<br />
tra la filosofia e la teologia.<br />
Queste non sono forse le pag<strong>in</strong>e più<br />
significative dedicate da Barth a<br />
quel problema: la bella e puntuale<br />
<strong>in</strong>troduzione di Aguti dà conto della<br />
sua lunga riflessione. Anche questa<br />
conferenza riserva tuttavia alcuni<br />
spunti d’<strong>in</strong>teresse.<br />
Filosofia e teologia si occupano dello<br />
stesso oggetto, ma da due punti di<br />
vista differenti: la filosofia tenta di<br />
conoscere il rapporto tra uomo e<br />
Dio, mettendo l’accento sul rapporto<br />
che lega l’uomo a Dio; la teologia,<br />
<strong>in</strong>vece, considera il rapporto<br />
che Dio <strong>in</strong>staura con l’uomo. La filosofia,<br />
cioè, non può eludere mai<br />
«il punto di vista» umano, mentre la<br />
teologia cerca di portare l’uomo dal<br />
«punto di vista» di Dio; ambedue<br />
procedono <strong>in</strong> modo razionale, cercando<br />
di condurre a term<strong>in</strong>e una<br />
concettualizzazione completa di<br />
quell’unico oggetto di ricerca, considerato<br />
<strong>in</strong> modo diverso. Barth può<br />
così ripensare il legame scolastico<br />
tra teologia e filosofia, s<strong>in</strong>tetizzato<br />
da Tommaso nell’affermazione secondo<br />
cui la filosofia deve fornire<br />
alla teologia i praeambula fidei: i<br />
presupposti razionali per la fede sono<br />
qui resi da tutte le discipl<strong>in</strong>e filosofiche<br />
dest<strong>in</strong>ate a concettualizzare<br />
la realtà: vi si ipotizza dunque un<br />
ampliamento dell’ontologia f<strong>in</strong>o a<br />
comprendere, appunto, àmbiti tradizionalmente<br />
non accettati come sua<br />
parte. Il progetto di Barth è ambizioso:<br />
sia consentita un’obiezione metodologica<br />
e un’obiezione sostanziale,<br />
formulate tuttavia sotto forma<br />
di domanda, senza alcuna presuntuosa<br />
pretesa. Non si può forse dire<br />
che la vera dist<strong>in</strong>zione tra la filosofia<br />
e la teologia possa essere l’assunto<br />
di fede, grazie al quale il teologo<br />
può compiere un «triplo salto<br />
mortale con la rete», senza tema di<br />
dover cadere <strong>in</strong> un qualsivoglia scetticismo?<br />
Inoltre: è davvero possibile<br />
che l’uomo si ponga dal «punto di<br />
vista» di Dio? Non è forse <strong>in</strong>superabile<br />
il «punto di vista» dell’uomo?<br />
Enrico Colombo