L'Università degli studi della Basilicata: un caso di sviluppo locale
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Nonostante questa scelta, possiamo <strong>di</strong>re, “originaria”, il rapporto tra città e<br />
<strong>un</strong>iversità è stato piuttosto <strong>di</strong>fficile. Infatti, dopo <strong>un</strong>a prima localizzazione interna<br />
all’aggregato urbano del primo nucleo <strong>di</strong> struttura <strong>un</strong>iversitaria, la zona<br />
sulla quale e<strong>di</strong>ficare l’interno Polo <strong>di</strong> Potenza è stata in<strong>di</strong>viduata<br />
(dall’Amministrazione com<strong>un</strong>ale <strong>di</strong> Potenza) ai margini estremi <strong>della</strong> città, in<br />
<strong>un</strong>’area poco collegata con il resto <strong>della</strong> viabilità urbana e territoriale, <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficile<br />
accessibilità, e com<strong>un</strong>que non conforme allo strumento urbanistico com<strong>un</strong>ale<br />
allora vigente. Proprio intorno alle modalità <strong>di</strong> adeguamento dello strumento<br />
urbanistico <strong>locale</strong> alle esigenze dell’<strong>un</strong>iversità si consuma la rottura con la com<strong>un</strong>ità<br />
istituzionale, che con fatica sarà risanata nel successivo ventennio. Richiamiamoli<br />
brevemente, perché sono la spia dell’assenza <strong>di</strong> quella che oggi si<br />
chiamerebbe governance nel gestire operazioni strategiche e complesse come la<br />
fondazione e costruzione <strong>di</strong> <strong>un</strong>a sede <strong>un</strong>iversitaria <strong>di</strong> nuovo impianto.<br />
All’ann<strong>un</strong>cio dell’istituzione <strong>della</strong> nuova Università, la realtà regionale si<br />
presenta abbastanza impreparata. L’imme<strong>di</strong>atezza <strong>della</strong> ricostruzione e<strong>di</strong>lizia<br />
post-terremoto e la rincorsa all’accaparramento dei fon<strong>di</strong> pubblici per la ricostruzione<br />
– come verrà sancito dopo – porta alla “nascita” <strong>di</strong> «<strong>un</strong>a cultura<br />
dell’emergenza, se non <strong>un</strong>a vera e propria “economia <strong>della</strong> catastrofe”, che ha<br />
fatto da stimolo al proliferare <strong>di</strong> reti clientelari e al crescere dell’industria delle<br />
costruzioni, <strong>un</strong> tipo <strong>di</strong> <strong>sviluppo</strong> che non ha trovato le con<strong>di</strong>zioni per la propria<br />
riproduzione quando si è arrestato il flusso <strong>di</strong> denaro» 17 .<br />
Proprio questa fase emergenziale <strong>di</strong>stoglie le attenzioni <strong>degli</strong> organi politici<br />
regionali nei confronti <strong>della</strong> vera innovazione prodotta dalla legge 219/81:<br />
l’Università e la sua “lentezza” progettuale, per via <strong>della</strong> complessità e <strong>della</strong><br />
numerosità dei problemi a questa connessi. Oltretutto la città non <strong>di</strong>sponeva <strong>di</strong><br />
contenitori sufficientemente adeguati e liberi per ospitare <strong>un</strong>a struttura <strong>un</strong>iversitaria<br />
– seppur in formazione – con quattro facoltà, <strong>di</strong> cui almeno due (agraria<br />
e ingegneria) con grande richiesta <strong>di</strong> spazi.<br />
Nella risoluzione <strong>di</strong> questo problema entra in gioco sia la capacità impren<strong>di</strong>toriale<br />
e regolativa <strong>della</strong> com<strong>un</strong>ità <strong>locale</strong>, sia la proiezione strategica del<br />
ruolo che la nuova struttura doveva svolgere nell’economia regionale, entrambe<br />
furono a <strong>di</strong>r poco deboli: l’impren<strong>di</strong>toria <strong>locale</strong> considerava<br />
“l’occasione <strong>un</strong>iversità” alla stregua <strong>di</strong> <strong>un</strong>a normale opera pubblica statale,<br />
quello stat<strong>un</strong>itense – centrato sul sistema del campus antiurbano. Cfr. A. Bour<strong>di</strong>n, «Université<br />
et villes: les termes d’<strong>un</strong>e question», in Espace et Societé, nn. 80-81, 1996.<br />
17. R. Sommella, «Dal terremoto alle fabbriche», in L. Viganoni, a cura <strong>di</strong>, cit., p. 256. Con<br />
la L. 219 vengono create 8 aree industriali nell’area nord-occidentale e nord-orientale del Potentino.<br />
Delle 80 iniziative <strong>di</strong> investimento inizialmente progettate e finanziate per creare 4.000<br />
nuovi posti <strong>di</strong> lavoro, al 2000 ne rimangono attive solo 21 con meno <strong>di</strong> 1.000 posti.<br />
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