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La vegetazione della Provincia di Belluno - Gruppo Natura Bellunese

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Nel territorio <strong>della</strong> provincia <strong>di</strong> <strong>Belluno</strong> non mancano substrati rocciosi <strong>di</strong> origine<br />

vulcanica, e pertanto <strong>di</strong> natura acida, che, accanto alle specie che si adattano a<br />

qualsiasi tipo <strong>di</strong> terreno, ospitano anche piante ossifile esclusive, cioè che non è possibile<br />

incontrare su terreni calcarei o dolomitici. Fra queste, le più conosciute sono il<br />

semprevivo ragnateloso (Sempervivum arachnoideum) dalle belle infiorescenze rosate<br />

e dalle grasse rosette ricoperte da una lieve trama <strong>di</strong> fili sottili, l’affine semprevivo<br />

giallo (Sempervivum wulfenii) che si <strong>di</strong>fferenzia dal precedente per essere <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni<br />

più gran<strong>di</strong> e presentare i fiori <strong>di</strong> color giallo zolfo, il genepì (Artemisia genipi)<br />

pianta ricercatissima e impiegata per aromatizzare liquori e vini e presente nel <strong>Bellunese</strong><br />

solo in pochissime località, ed infine due graziose crassulacee, l’erba pignola<br />

delle Alpi (Sedum alpestre) dai graziosi fiorellini gialli e la più comune pinocchina<br />

nera (Sedum atratum).<br />

Sembra impossibile che ci siano piante capaci <strong>di</strong> vivere e prosperare anche tra i<br />

ghiaioni dolomitici, eppure il detrito roccioso costituisce una specie <strong>di</strong> strato isolante<br />

che protegge dall’essiccazione le zone più profonde, dove le ra<strong>di</strong>ci fittonanti <strong>di</strong> determinate<br />

piante riescono ad ancorarsi e resistere ai movimenti del materiale in superficie;<br />

i fusti sotterranei, a loro volta, si ramificano, pronti ad allungarsi ad ogni movimento<br />

del terreno che tenda a ricoprire le parti aeree.<br />

Tra queste, che i botanici definiscono<br />

“piante migratrici sui ghiaioni”, la<br />

più comune è il falso crescione delle Alpi<br />

(Thlaspi rotun<strong>di</strong>folium) che ricopre le<br />

pietraie nude con graziose infiorescenze<br />

<strong>di</strong> un bel rosa lillà. Esso si accompagna<br />

spesso con la bocca <strong>di</strong> leone delle Alpi<br />

(Linaria alpina) dai vivaci colori, con il<br />

papavero alpino (Papaver rhaeticum) che<br />

sfoggia dei gran<strong>di</strong> petali sericei facilmente<br />

caduchi e <strong>di</strong> un caldo tono gialloaranciato,<br />

con il Cerastium carinthiacum<br />

dagli ampi fiori bianchi imbutiformi tanto<br />

numerosi da nascondere le foglie, con la<br />

piccola avena delle ghiaie (Trisetum argenteum)<br />

dai lunghi e tenaci stoloni sotterranei,<br />

con l’ambretta strisciante (Geum<br />

reptans) che si può in<strong>di</strong>viduare facilmente<br />

anche da lontano per le gran<strong>di</strong> chiazze<br />

gialle formate dai suoi fiori, e infine con<br />

due salici, il Salix retusa e il Salix reticulata<br />

che con le loro fitte ramificazioni stendono reti tenaci sopra i detriti rocciosi frenandone<br />

il movimento.<br />

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