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STUDI E RICERCHE UMANISTICHE ITALO-UNGHERESI I. - DEA

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abbei, o meglio su un contrasto ancora più profondo esistente tra la grandezza<br />

e la fama del sovrano e le sue manière semplici e alla mano.<br />

La novella è ricca di dati accertabili. L'itinerario dei nostri personaggi è<br />

Firenze—Bologna—Venezia—Zara—Buda : il normale itinerario dei commercianti.<br />

Sono veritiere le immagini deirUngheria e del re. Il re è potente, in grado<br />

di mettere in piedi un esercito di più di 60 000 armati a cavallo. Negli affreschi<br />

fiorentini — ecco una notizia nuova e degna di attenzione — figura frequentemente<br />

il ritratto del grande protettore. Il suo paese è grasso: mérita di entrare<br />

nella sua corte dove già si trovano dei fiorentini. Ne è un esempio Luca da<br />

Firenze che per incarico del re ha ospitato nell'isola Berto e More. 7 La gentilezza<br />

del re nel sottolineare l'origine fiorentina dei suoi ospiti semplici, e l'atteggiamento<br />

dignitoso délia colonia fiorentina nel difendere la propria riputazione,<br />

sono indizi di rapporti molto intimi e apprezzati. Si possono chiaramente individuare<br />

le condizioni di crescente benessere délia locale colonia fiorentina. I parenti<br />

già stabilitisi nella città attiravano sempre nuovi congiunti, e i residenti<br />

di vecchia data venivano incontro ai nuovi arrivati, i quali cercavano di adattarsi<br />

aile condizioni di vita del paese marziale. Qui era di moda la barba e ci si<br />

armava dell'arco. La testimonianza di Matteo Villani rivela non solo che i<br />

magiari erano una nazione équestre, ma che il loro strumento bellico era sempre<br />

l'arco. Infatti anche Berto décide di farsi crescere la barba edi portare sempre<br />

con se l'arco. La novella rivela inoltre che la colonia fiorentina nella nuova<br />

dimora continuava a mantenere il tenore di vita délia città nativa. Era sempre<br />

avida di conoscere novelle ; le piacevano i pettegolezzi e la malizia.<br />

Ma è ancora più intéressante quanto si apprende sul re e sul suo modo di<br />

vivere. Il Kûkùllei annota (Cap. LIV) che Luigi d'Angio nella seconda meta del<br />

suo regno, all'apice del potere — al pari dello zio Roberto re di Napoli — si<br />

appartava spesso, e non raramente nella solitudine di un monastero, per dedicare<br />

il suo tempo a meditazioni. Come risulta dalla novella in questione, anche<br />

l'isola Margherita era una délie dimore a lui care. Sull'isola „dei Signori''<br />

— come pure veniva chiamata 1' „Isola délie Lepri" — si susseguivano, tra il folto<br />

degli alberi, conventi e giardini di palazzi: l'ospedale dei cavalieri di S. Giovanni,<br />

il convento délie domenicane, quello dei frati domenicani, il convento<br />

francescano, la prepositura di S. Michèle dell'ordine dei premonstratensi, il<br />

palàzzo dell'arcivescovo di Esztergom sulla punta settentrionale dell'isola, e<br />

probabilmente anche délie fabbriche reali. 8 Il re, a quanto pare, trascorreva in<br />

quelle occasioni giornate intere in solitudine, sprofondato nei suoi pensieri e<br />

neU'ammirazione délia natura. Gli piaceva star solo. E la novella ci présenta<br />

7 Per ora si ha notizia di un solo fiorentino di nome Luca: è il commerciante Luca del Pecchia<br />

ricordato intorno all'anno 1382. Cfr. F. Banfi: Una scena del rinascimento ungherese in un affresco<br />

del battistero di Castiglione Olona. Budapest 1936, p. 6.<br />

8 Cfr. K. Tors: Margitsziget (L'isola Margherita). Pest 1872, pp. 9—10,16, 59, 60. H. Horvâth:<br />

Buda a kôzépkorban (Buda nel medio evo). Budapest 1932, pp. 83—84. /. Genthon: Budapest mûltja<br />

es mûvészete. (I! passato e Parte di Budapest). Budapest 1932, pp. 13—14.<br />

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