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Una grave battuta d’arresto<br />

Piove sul bagnato. Scriviamo, mentre arrivano i<br />

primi resoconti dell’ipotesi di accordo sulle pensioni.<br />

Un brutto accordo, che segnala ancora una<br />

volta (come già fu per la legge Finanziaria) <strong>il</strong> prevalere dei<br />

condizionamenti esercitati sull’esecutivo dalla sua parte<br />

moderata, secondo i desiderata di Confindustria e in ossequio<br />

ai dettami <strong>della</strong> Banca d’Italia e dell’Unione Europea.<br />

Più in generale, si conferma la f<strong>il</strong>osofia di fondo cui si è<br />

ispirato sin qui <strong>il</strong> governo Prodi, in particolare per <strong>il</strong> tramite<br />

del suo ministro dell’Economia: <strong>il</strong> feticcio del rigore<br />

– solo apparentemente neutro – dei conti pubblici, posto a<br />

sig<strong>il</strong>lo del permanere (e anzi dell’approfondirsi) delle divaricazioni<br />

di reddito e di classe. Nessuna svolta, dunque –<br />

nonostante fosse stata fatta balenare in campagna elettorale<br />

– nessun deciso segnale di controtendenza rispetto<br />

alla pesante eredità di questi anni. Resta, invece, la fotografia<br />

impietosa del declino sociale del nostro paese: in<br />

tema di occupazione, redditi da lavoro, pensioni.<br />

In relazione al primo parametro, <strong>il</strong> dato spesso sbandierato<br />

del decremento <strong>della</strong> disoccupazione – in realtà truccato<br />

dal fatto che diminuisce l’offerta di chi cerca attivamente<br />

lavoro – rivela la sua <strong>il</strong>lusorietà non appena si<br />

guardi al tasso di occupazione, cioè al più significativo<br />

rapporto tra occupati e popolazione in età lavorativa: qui<br />

l’Italia si ferma al 58%, rispetto a una media europea del<br />

67% e ben lungi da quel 70% prefigurato a suo tempo a<br />

Lisbona per <strong>il</strong> 2010. Dal 2002 al 2006 <strong>il</strong> reddito fam<strong>il</strong>iare<br />

cresce appena del 2,0%: ma, mentre nei nuclei con un capofamiglia<br />

lavoratore autonomo cresce dell’11,7%, dove<br />

c’è un capofamiglia lavoratore dipendente diminuisce del<br />

2,1% (questi dati sono inclusi nel Rapporto preparato dal<br />

dipartimento di Economia pubblica dell’università di<br />

Roma, di cui pubblichiamo in questo fascicolo la parte re-<br />

editoriale<br />

piove, governo ladro<br />

BRUNO STERI*<br />

lativa alla previdenza). Le medesime «asimmetrie» di<br />

classe si evidenziano nell’indagine condotta da Mediobanca<br />

nel 2006 su un ampio campione di grandi imprese:<br />

dal 1974 al 1996 la quota di ricchezza prodotta che va al lavoro<br />

passa dal 70% al 53%; nel 2005 scende ancora al<br />

48%. Nel medesimo periodo i profitti salgono dal 2 al<br />

16% (cfr. Galapagos su «<strong>il</strong> manifesto» del 3-7-07).<br />

Quanto poi alla terza delle voci anzidette – le pensioni –<br />

si è ripetutamente quanto inut<strong>il</strong>mente detto con solidissime<br />

argomentazioni e dati incontrovertib<strong>il</strong>i che, se<br />

un’emergenza sussiste, essa non è di natura finanziaria<br />

ma piuttosto sociale: i conti dell’Inps, al netto degli oneri<br />

impropri che dovrebbero andare a carico <strong>della</strong> fiscalità<br />

generale, sono in buona salute, al contrario di quelli <strong>della</strong><br />

grande maggioranza dei pensionati, presenti e futuri (nel<br />

merito, si può leggere su questa <strong>rivista</strong> <strong>il</strong> citato intervento<br />

di Felice Roberto Pizzuti e, nel numero precedente, <strong>il</strong><br />

contributo di Maurizio Zipponi). L’accordo appena siglato<br />

offre pochi euro in più alle pensioni minime, attenua<br />

temporalmente l’impatto dello «scalone» e riduce (del<br />

10%) la platea degli interessati, esentando i cosiddetti<br />

lavori «usuranti»; ma ne conferma – e, per certi versi,<br />

ne aggrava – le conseguenze strutturali, sia dal punto di<br />

vista dell’innalzamento dell’età pensionab<strong>il</strong>e che da<br />

quello <strong>della</strong> prevedib<strong>il</strong>e riduzione dei coefficienti di trasformazione<br />

(affidata alle indicazioni di una commissione)<br />

e, dunque, <strong>della</strong> consistenza degli importi di pensione.<br />

Con buona pace delle giovani generazioni, chiamate<br />

* COORDINATORE NAZIONALE DI ESSERE COMUNISTI, PRC-SE<br />

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