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L’organizzazione non governativa Oxfam ha<br />
dimostrato che le cento più grandi compagnie di armi del<br />
mondo hanno visto crescere le proprie vendite di circa <strong>il</strong><br />
60% in quattro anni. Non è casuale, dunque, che lo scorso<br />
27 ottobre gli Stati Uniti abbiano votato contro la<br />
proposta di trattato per limitare la vendita di armamenti<br />
sta emergente incidenza del privato sul terreno dei conflitti internazionali<br />
– subisce un esito analogo.<br />
Non è del resto casuale che tale spoliazione alla sovranità del suo carattere<br />
pubblico si accompagni a un fenomeno che potremmo definire di<br />
«ritorno del segreto». Ne abbiamo accennato in precedenza ma conviene<br />
tornarvici: la segretezza è, di per sé, prerogativa spontanea <strong>della</strong> sovranità.<br />
Gli arcana imperii, suggello posto a garanzia dell’autorità, definiscono<br />
alla radice <strong>il</strong> tema del potere premoderno. Contro di essi, <strong>il</strong> processo di<br />
secolarizzazione ha ridefinito i confini <strong>della</strong> politica costruendo le nozioni<br />
di cittadinanza, rappresentanza, consenso. Condizione indispensab<strong>il</strong>e<br />
per l’affrancamento <strong>della</strong> sfera pubblica dal governo monocratico <strong>della</strong><br />
sovranità è stato storicamente – sul piano dei sistemi giuridico-amministrativi<br />
– l’abbandono progressivo <strong>della</strong> segretezza e dell’occultamento.<br />
L’uscita dallo stato di minorità (e cioè la conquista dell’autonomia di<br />
soggetti «sovrani» nei propri pensieri e nelle proprie azioni) ha coinciso<br />
quindi con <strong>il</strong> graduale «rischiaramento» delle istituzioni, grazie al quale<br />
la trasparenza è divenuta la regola e <strong>il</strong> segreto una eccezione, tollerata<br />
giuridicamente come residuo. Ma l’elemento di novità dirompente è<br />
che, precisamente su questo piano, assistiamo oggi a una regressione e a<br />
un imbarbarimento: <strong>il</strong> segreto torna a installarsi nel campo <strong>della</strong> politica,<br />
caratterizzandolo ed espandendo in esso una superficie sempre maggiore<br />
di impenetrab<strong>il</strong>ità. Le zone d’ombra si moltiplicano e <strong>il</strong> privato (sia esso<br />
la grande industria d’armamenti, la centrale di intelligence o l’agenzia di<br />
truppe mercenarie) è partecipe e coprotagonista di questa tendenza.<br />
Non solo <strong>della</strong> tendenza specifica di cui si parlava (lo svuotamento <strong>della</strong><br />
dimensione pubblica del potere, <strong>il</strong> venir meno dell’elemento del controllo<br />
pubblico delle decisioni politiche), ma anche di quella tendenza più complessiva<br />
che possiamo definire come la «crisi <strong>della</strong> democrazia». Due dati<br />
sono sufficienti, nell’economia del nostro ragionamento, per chiarire la<br />
cifra e <strong>il</strong> rischio di una definitiva implosione del sistema democratico:<br />
2.033.331, come gli individui attualmente rinchiusi nelle strutture penitenziarie<br />
nord-americane (sette detenuti ogni 1000 abitanti); 25,4%, cioè<br />
la percentuale di cittadini rispetto al totale degli aventi diritto al voto che,<br />
ancora negli Usa, hanno deciso la rielezione, nel 2004, di George W. Bush.<br />
Oltre a ciò, vi è un ulteriore aspetto sul quale concentrare la nostra attenzione:<br />
la crisi <strong>della</strong> democrazia moderna ha radici anche – se non<br />
prevalentemente – nella preminenza sempre più marcata <strong>della</strong> guerra<br />
nella quotidianità. Il cerchio si chiude con l’esaurimento, nel campo<br />
<strong>della</strong> guerra infinita, di qualsiasi distinzione tra <strong>il</strong> dentro e <strong>il</strong> fuori. La<br />
negazione del diritto internazionale ha cioè <strong>il</strong> suo completamento, per<br />
così dire, nella soppressione dei diritti civ<strong>il</strong>i all’interno degli stessi recinti<br />
PACE E GUERRA<br />
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI<br />
Sul volume delle transazioni legate al<br />
commercio delle armi, si vedano, tra<br />
gli altri, oltre alle fonti già citate nel<br />
testo:<br />
Edoardo Boggio Marzet, Se l’Europa<br />
compra le armi all’insaputa dei cittadini,<br />
Ué, l’Europa <strong>rivista</strong>, n. 3, marzo 2007;<br />
Chiara Bonaiuti, Ancora armi italiane,<br />
Os.c.ar./Ires, Firenze 2001.<br />
Chiara Bonaiuti e Ach<strong>il</strong>le Lodovisi, Il<br />
commercio delle armi. L’Italia nel contesto<br />
internazionale, Jaca Book, M<strong>il</strong>ano<br />
2004.<br />
Stefano Carrer, Armi, ombre cinesi su<br />
Tokyo, «Il Sole 24 Ore», 7 marzo 2007.<br />
Manuela Cartosio, Il Pentagono vola con<br />
Finmeccanica, «<strong>il</strong> manifesto», 15 giugno<br />
2007.<br />
Gabriele Dossena, Finmeccanica, maxiappalto<br />
Usa. Aerei italiani per l’esercito<br />
americano, «<strong>il</strong> Corriere <strong>della</strong> Sera», 14<br />
giugno 2007.<br />
Francesco Martone, Disarmo e riconversione,<br />
vogliamo crederci?, «<strong>il</strong> manifesto»,<br />
28 giugno 2007.<br />
Alfio Nicotra, Zero in condotta, «Liberazione<br />
<strong>della</strong> Domenica», 24 giugno<br />
2007.<br />
Sul peso specifico quantitativo dell’escalation<br />
bellica, si vedano:<br />
Michelangelo Cocco, M<strong>il</strong>le m<strong>il</strong>iardi di<br />
dollari per le guerre. L’Italia è settima, «<strong>il</strong><br />
manifesto», 8 giugno 2005.<br />
Franco Pantarelli, Il nuovo budget di<br />
Bush, «<strong>il</strong> manifesto», 8 gennaio 2007.<br />
Sui caratteri dell’escalation bellica, invece:<br />
Roberto Bagnoli, Forze Armate e Marina<br />
indiane nel portafoglio Finmeccanica, «<strong>il</strong><br />
Corriere <strong>della</strong> Sera», 18 febbraio 2007.<br />
Fabio Cavalera, Il Dragone punta al dominio<br />
del mare, «<strong>il</strong> Corriere <strong>della</strong> Sera»,<br />
13 giugno 2007.<br />
Alessandro Fioroni, La guerra al terrori-<br />
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