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52<br />

Ora è evidente a tutti che <strong>il</strong> vero ma<br />

invisib<strong>il</strong>e governo è passato ai «tecnici»<br />

(in primis a quelli dell’economia), e che <strong>il</strong><br />

suffragio uguale adoperato per eleggere i<br />

sempre più pleonastici parlamenti è un<br />

comodo strumento per eleggere organismi<br />

che non possono in alcun modo controllare<br />

<strong>il</strong> vero governo e, prima ancora, capirne<br />

l’azione<br />

LUCIANO CANFORA<br />

MILL, NOSTRO CONTEMPORANEO<br />

Assumo, come punto di riferimento per entrare in tema,<br />

o meglio come interlocutore, <strong>il</strong> libro di un mio caro<br />

amico, Domenico Losurdo, libro che appartiene a una<br />

fase ormai remota <strong>della</strong> nostra storia intellettuale e politica:<br />

Democrazia o bonapartismo. Trionfo e decadenza del<br />

suffragio universale, del 1993. Senza fare processi alle intenzioni<br />

– che peraltro sono anche essi uno strumento<br />

ermeneutico – direi che <strong>il</strong> libro è stato scritto di getto<br />

sotto l’urgere di una impressione fortissima: la fine dell’Unione<br />

Sovietica (dicembre ’91). Cioè di uno dei soggetti<br />

portanti <strong>della</strong> storia del Novecento. Era dunque una<br />

impetuosa risposta ai «vincitori» di allora.<br />

Dalla nascita dell’Urss in avanti e, dopo la parentesi dell’alleanza<br />

1941-1945, in modo spiccato durante tutta la<br />

guerra fredda (1947-1989/91) la polarità brandita da parte<br />

delle grandi e non grandi potenze occidentali, nella quotidiana<br />

contrapposizione, era stata «democrazia» vs. «comunismo».<br />

Ora che <strong>il</strong> comunismo come forma politicostatale<br />

aveva perso la partita (e gli stessi vincitori erano<br />

sbalorditi <strong>della</strong> velocità <strong>della</strong> crisi finale) la verità da mettere<br />

in luce era <strong>il</strong> carattere non democratico delle autodefinite<br />

«democrazie». Di qui lo scavo tenace e davvero <strong>il</strong>luminante<br />

racchiuso nel volume di Losurdo. Esso si muoveva<br />

non solo sul piano <strong>della</strong> pratica concreta (storia del<br />

suffragio universale e delle sue disavventure) ma anche su<br />

quello delle teorie dei grandi esponenti del liberal-pensiero<br />

(M<strong>il</strong>l tra gli altri, e forse più degli altri; secondo forse<br />

solo a Tocquev<strong>il</strong>le nell’analisi che Losurdo gli dedica).<br />

Ogni incrinatura in direzione anti-eguaglianza (e ce ne<br />

sono moltissime) emergente nel pensiero di questi maîtres<br />

à penser del mondo risultato alla fine vincente, e, non<br />

Né ci si deve nascondere che, nei<br />

nostri sistemi, proprio l’<strong>il</strong>lusoria<br />

onnipotenza dei corpi elettorali<br />

indiscriminatamente egualitari e non<br />

reclutati sulla base di un purchessia<br />

principio o criterio concede ai veri gruppi<br />

dirigenti la serenità e la totale<br />

lontananza dal controllo politicoparlamentare

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