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MARCO SFERINI*<br />
* REDATTORE DEL SITO<br />
WWW.ESSERECOMUNISTI.IT<br />
omosessualità<br />
e pregiudizio<br />
una lotta secolare che si può vincere<br />
SOCIETÀ<br />
Quando tutto ha inizio<br />
Tutto sta a cominciare. Lo chiamano «coming out», ed è <strong>il</strong> venire<br />
fuori da una condizione di isolamento, di invisib<strong>il</strong>ità rispetto agli<br />
altri: come se si fosse immersi in una nebbia padana, dove l’uscita<br />
rappresenta non solo la fine del senso di soffocamento che dà la presenza<br />
di una coltre di pregiudizi, ma soprattutto l’evoluzione coscienziosa<br />
<strong>della</strong> propria dignità. È una dignità che emerge, che si struttura nelle<br />
ossa e nei muscoli di un apparato fisico, che diviene corpo vivente e non<br />
più spettro, demone irriconoscib<strong>il</strong>e perché ancestralmente secretato nell’io<br />
di chi sente sopra di sé uno «spleen» baudelairiano tutto cattolico, o<br />
in larga parte tale. La morale generale, quella che non conosce altro da<br />
sé, quella che la Chiesa cattolica dispone come unica, giusta e sacrosanta,<br />
quella morale è una delle prime fonti di una prevenzione che si<br />
aggrappa persino ai più laici tra i laici, ai meno disposti a cedere alle<br />
lusinghe del pregiudizio, a quelli che sono disposti al confronto e che<br />
non conoscono – o non vorrebbero conoscere – apriorismi di ogni tipo,<br />
in particolare sociali.<br />
Il giovane omosessuale, sia gay, lesbica o transgender, si trova non sempre<br />
in ambienti metropolitani, dove tutto sommato la varietà di interscambi<br />
individuali è tale da supportare una morale parallela a quella<br />
ufficialmente definita: nelle notti di M<strong>il</strong>ano, Roma, Genova, Firenze,<br />
Torino e Napoli, quando è possib<strong>il</strong>e venire allo scoperto, <strong>il</strong> lassismo riesce<br />
a prevalere sulle inibizioni. Non c’è più la rigida pulsione che frena<br />
lo slancio libertario verso <strong>il</strong> «coming out», ma finalmente si incontrano i<br />
propri «sim<strong>il</strong>i», si fa amicizia, ci si conosce, e magari ne nasce anche<br />
qualche amore. Poi, come tante cenerentole, allo scoccare di una certa<br />
ora, i pipistrelli devono tornare al loro sonno sociale, ricomporsi e reimpostare<br />
la loro quotidianità secondo i canoni <strong>della</strong> morale.<br />
La cristianissima società occidentale considera ancora oggi se non altro<br />
«curioso» che due uomini si bacino in pubblico, o che anche semplicemente<br />
si tengano mano nella mano nelle vie e nelle piazze delle nostre<br />
città. Qualcuno ne prova abominio, altri un timido sdegno, altri ancora –<br />
ed è forse l’atteggiamento peggiore – se ne infischiano beatamente.<br />
Evoluzione e compressione del relativismo<br />
Questo accade nei grandi centri urbani. Nei piccoli avamposti di provincia,<br />
nei paesini collinari o di montagna, la vita per un omosessuale è vita di<br />
trasferta. Deve necessariamente migrare verso i lidi più confortevoli <strong>della</strong><br />
grande città. Deve farlo, se vuole conoscere qualcuno con cui potersi relazionare<br />
senza essere costretto a passare sotto le forche caudine di un giustificazionismo<br />
che sovente tocca imbracciare, se si discute <strong>della</strong> propria<br />
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