ALOISII BIRAGHI - Suore Marcelline
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FAMA DI SANTITÀ<br />
II – Voti dei Consultori Teologi<br />
Le prove della fama di santità durante la vita, in morte e dopo la<br />
morte del Servo di Dio risultano dai documenti raccolti dalla Commissione<br />
storica e dalle deposizioni dei testi.<br />
Uno dei figli spirituali del mons. Biraghi, don Fortunato Fumagalli,<br />
ne attesta la santità in una lettera scritta qualche mese prima della morte<br />
del Servo di Dio, il 28 maggio 1879:<br />
«Egli fu già mio grande maestro nonché mio direttore spirituale. Dappoi,<br />
sebbene nel corso di molti anni non abbia quasi mai avuto con lui relazione diretta,<br />
pure il mio cuore, e, dirò quasi, anche i miei occhi, stavano ognora intenti<br />
intorno a questo illustre Uomo, vera colonna di S. Chiesa e celebrità rarissima<br />
del nostro secolo. Esso davvero sempre grande e sempre più avanzandosi in santità,<br />
in scienza ed anco in onorificenze, si forma un nome immortale nella storia»<br />
(Summ., p. CLII).<br />
Attestazioni particolarmente attendibili della santità del Servo di<br />
Dio furono i discorsi pronunciati alle sue esequie. In questa occasione,<br />
Don Giuseppe Pozzi predicò a quanti erano presenti al Cimitero Monumentale<br />
di Milano:<br />
«A mio e vostro conforto tenterò richiamare le soavi sembianze di un sacerdote,<br />
in cui lo zelo per Gesù Cristo e per la sua Chiesa in mirabile armonia congiunse<br />
scienza profonda con tenera pietà, dignità cospicue con umiltà tutta semplice,<br />
contemplazione di cose celesti colla pratica di opere sante. Fu così che mons. Biraghi<br />
divenne ornamento della nostra diocesi, modello di sacerdotale perfezione al clero<br />
ambrosiano, apostolo per opere, per iscritti, per istituzioni» (Cap., XV, 11 c, p.<br />
1137).<br />
Le testimonianze della santità del Servo di Dio furono espresse<br />
anche dai numerosi necrologi comparsi su diversi giornali e dalle lettere<br />
di condoglianza, inviate a sr. Videmari e ad altri destinatari.<br />
«Mons. Brighi visse da santo - scrisse mons. Tommaso Reggio, vescovo di<br />
Ventimiglia - da santo morì, e in cielo non potrebbe dimenticarci» (Cap., XVI, 1 m,<br />
p. 1161).<br />
Nella Congregazione delle <strong>Marcelline</strong>, fu convinzione comune che<br />
il loro Fondatore fosse un santo e la fama di questa santità si è sempre<br />
mantenuta viva. Soprattutto la Confondatrice, sr. Videmari (m. 1891), nei<br />
VOTO IV 31<br />
dodici anni durante i quali sopravisse al Servo di Dio, nella sua corrispondenza,<br />
e in particolare, nei Cenni storici sulle origini dell’istituto,<br />
scritti nel 1885, lo chiama il «santo ministro di Dio», «l’angelo inviato da<br />
Dio» e «1’uomo di Dio» (Cap., XVII, intr., pp. 1184-1189). Del «santo»<br />
Fondatore parla la Cronaca-storia dell’istituto, scritta dopo la morte di sr.<br />
Videmari. In modo simile, tante testimonianze della santità del mons. Biraghi<br />
sono state pubblicate sul periodico delle <strong>Marcelline</strong> S. Marcellina,<br />
Fiori e Spighe, ed in altre opere di vario interesse curate dall’istituto. Sr.<br />
Maria Antonietta Ferragatta nella sua opera intitolata Nel primo cinquantesimo<br />
dell’istituto <strong>Marcelline</strong> di piazza Tommaseo, scrisse:<br />
«Mons. Biraghi era semplice e sincero: al candore della Fede e dei costumi<br />
congiungeva una dignità innata, cui rispondeva lo splendore dell’opera. Mite e soave<br />
nel tratto, chiaro nelle idee, fine conoscitore di uomini, eppure sempre longanime e<br />
pronto al perdono, prudente e saggio, egli sapeva non soltanto operare e vivere, ma<br />
anche pazientare e morire. Scelse il sacerdozio per un’ardente vocazione e lo visse<br />
con una sublime ascetica, con una progressiva unione con Dio, con un tenerissimo<br />
amore a Gesù.<br />
(...) Umile e modesto, equilibrato e saggio, aperto ad ogni nobile luce e ad<br />
ogni santo affetto, egli benedisse e amò la Chiesa e la società, la patria e la famiglia.<br />
Evangelico, nel pieno senso della parola, per ogni condizione sociale sentì un paterno<br />
amore: ricchi e poveri, colti e indotti, come figli di Dio, ebbero il pieno diritto<br />
alla sua preghiera ed al suo infaticabile apostolato» (Cap., XXII B, intr., p. 1442).<br />
Negli anni 1892-1893 sr. Luigia Maldifassi redasse la prima biografia<br />
del Fondatore, la quale, però, rimase inedita. In modo simile, rimasero<br />
in manoscritto i Cenni biografici dei venerati Fondatori, stesi nel<br />
1917 per iniziativa di sr. Tecla Fumagalli. Solo nel 1929, in occasione<br />
delle celebrazioni cinquantenarie della morte del Servo di Dio, don Angelo<br />
Portaluppi pubblicò la sua biografia, intitolata Profilo spirituale di<br />
mons. Biraghi, fondatore delle <strong>Marcelline</strong>. A causa di queste solenni celebrazioni<br />
- che ebbero come scopo quello di rimettere in giusta luce la<br />
figura e l’opera del Biraghi per riproporlo come esempio alla Chiesa ambrosiana<br />
- crescevano e si diffondevano l’interesse per la sua spiritualità e<br />
la sua fama di santità. Culto è presente in diverse pubblicazioni, nelle<br />
quali il Servo di Dio è sempre ricordato per la sua santa vita e per la sua<br />
gloriosa opera. Per esempio Mario Busti, nel libro Il «Buon Pastore» di<br />
Milano, pubblicato nel 1961 a Milano, scrisse:<br />
«Mons. Luigi Biraghi (1801-1879) fu uno degli ecclesiastici milanesi del<br />
secolo scorso che più si distinsero per santità di vita, altezza d’ingegno e molteplicità<br />
di opere. Storico, teologo ed archeologo eminente, dottore dell’Ambrosiana e fon-