ALOISII BIRAGHI - Suore Marcelline
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II – Voti dei Consultori Teologi<br />
Don Giuseppe Prada scrisse alla Videmari, ricordando il S. di D.:<br />
«La memoria del gran bene che egli fece a me negli anni più belli, né il<br />
tempo, né le variate circostanze non l’hanno mai potuta cancellare dal mio animo, e,<br />
non potendo fare altro, gliene serberò indelebile gratitudine innanzi a Dio» (Pos., II,<br />
c. XVI, doc. A2, p. 1169).<br />
Toccanti e significative le parole di don Agostino Sanguineti:<br />
«Pochi, morendo, ebbero e avranno il conforto d’aver fatto del bene ad un<br />
così grande numero di persone. A me ne ha fatto tanto, sin dalla prima giovinezza, e<br />
godo di rendergli questa testimonianza, che mons. Biraghi fu uno dei pochi vecchi,<br />
che, fino a questi ultimi anni, mi ha sempre incoraggiato sulla non facile via in cui il<br />
Signore mi ha messo, ed ha sempre applaudito, colla più rassicurante cordialità a<br />
quel po’ di bene, che anch’io ho cercato di fare» (Pos., II, c. XVI, doc. A2, p. 1170).<br />
Don Pietro Stoppani definisce il S. di D. “pieno di paziente carità”<br />
(Ibid., p. 1171), e il dott. Serafino Biffi ne parla come “un tesoro di bontà<br />
e di scienza” (Ibid., p. 1174). P. Giuseppe Colombo, barnabita, nella<br />
rivista L’Ateneo religioso del 23 novembre 1879, scrisse che<br />
«Mons. Biraghi si adoperò offrire di lenire le sofferenze dei poveri e degli<br />
infermi, verso dei quali sentiva forte compassione e tenerezza» (Pos., II, c. XVI, doc.<br />
C, p. 1183).<br />
Mons. Luigi Ghezzi nel Discorso tenuto durante le celebrazioni<br />
del 50° di morte del S. di D., ebbe a dire: ‘Per gli umili, per i diseredati<br />
della fortuna erano i suoi palpiti, le sue preoccupazioni...” (Pos., II, c.<br />
XXI, doc. 2, p. 1391); e, nelle medesime circostanze, Mons. Giovanni<br />
Galbiati disse che la benevolenza del S. di D. “si espandeva sopra di tutti<br />
come per un bisogno...” (Ibid., p. 1400). Nei suoi rapporti con gli<br />
avversari il S. di D. fu sempre mite e pronto al perdono, non serbando mai<br />
rancore, neanche quando veniva attaccato pesantemente (cfr. Pos., II, c.<br />
XVI, doc. C, p. 1183; II, c. XVIII, doc. A5, p. 1232; I, c. IV, doc. B, pp.<br />
116-117). Fu generoso verso i propri Vescovi, difendendoli a spada tratta<br />
nelle agitate vicende della chiesa milanese dell’epoca, come risulta<br />
ampiamente dalle carte processuali. La carità verso il prossimo fu dunque<br />
praticata dal S. di D. in modo straordinario, continuo e con gioia, anche in<br />
situazioni difficili, con notevole spirito di oblazione di sé e di sacrificio.<br />
In conclusione, ritengo che, in base agli Atti e alle Prove, non sussistono<br />
dubbi circa la pratica delle virtù teologali in grado eroico da parte del S.<br />
di D.<br />
5.3. Eroicità delle virtù in specie. Virtù cardinali.<br />
VOTO V 61<br />
Secondo quanto emerge dagli Atti processuali, si può affermare<br />
che il S. di D. ha praticato la virtù della Prudenza in grado eroico, sia nel<br />
proprio comportamento personale sia nella guida dell’Istituto delle<br />
<strong>Marcelline</strong>, sia nel ministero sacerdotale e nel rapporto con i Vescovi e<br />
con i propri confratelli, sia nelle numerose attività socio-caritative e<br />
culturali da lui intraprese. La personalità del S. di D. fu equilibrata,<br />
misurata, saggia nell’uso dei mezzi per il raggiungimento degli obiettivi<br />
spirituali e apostolici. Egli curava attentamente la propria vita interiore<br />
con la pratica costante degli esercizi spirituali e con l’uso dei mezzi<br />
soprannaturali e naturali, necessari o utili per la santificazione. Fu<br />
prudente nella direzione spirituale dei seminaristi e dei preti, mostrando<br />
non comune spirito di discernimento. Nella Positio la prudenza<br />
straordinaria di mons. Biraghi direttore spirituale risulta adeguatamente<br />
documentata, con dovizia di testimonianze concordi, senza alcuna difficoltà<br />
in contrario (Cfr. Pos., II, c. XVIII, docc. B7-8, pp. 1245-1248; II, c. XXII,<br />
doc. A4, pp. 1430-1431). E dunque ben fondato il parere espresso dal prof.<br />
Gianluigi Barni - Biraghi, XIII teste al Processo Diocesano:<br />
«La prudenza doveva esserci in grado non comune per il fatto che era<br />
consigliere dei suoi chierici, divenuti sacerdoti, ma anche di molte famiglie milanesi. E<br />
il fatto che sia stato scelto per andare a Vienna a comporre alcuni malintesi, denota che<br />
doveva essere molto prudente nell’agire» (Pos., II, c. XXIII, p. 1511 ad 20).<br />
Come pure è adeguatamente provata l’affermazione di Suor Maria<br />
A. Ferragatta:<br />
«Cuore di sacerdote intemerato e piissimo, di sapiente direttore spirituale,<br />
prudente nel consiglio, fervido nell’incoraggiamento, generoso nella comprensione,<br />
delicatamente austero nell’esigere dalle anime una progressiva ascensione nelle vie<br />
della santità» (Pos., II, c. XXII, doc. B l, p. 1453).<br />
È anche ampiamente provata la prudenza del S. di D. nel<br />
discernere le vocazioni alla vita religiosa delle <strong>Marcelline</strong> e nel dare saggi<br />
consigli per la gestione spirituale e materiale dell’Istituto. Su questo punto<br />
le testimonianze sono abbondanti, unanimi e degne di fede. Certo non<br />
mancarono difficoltà nel cammino dell’Istituto delle <strong>Marcelline</strong>,<br />
specialmente all’inizio: nell’agosto del 1839 il S. di D. si scoraggiò per<br />
queste difficoltà, ma seppe riprendersi rapidamente (cfr. Pos., I, c. VII,<br />
doc. A6, pp. 353-357). Particolarmente impegnativa fu la vertenza tra il S.<br />
di D. e don Pancrazio Pozzi, mentre si attendeva l’approvazione