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ALOISII BIRAGHI - Suore Marcelline

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66<br />

II – Voti dei Consultori Teologi<br />

fu sobrio in tutto, nel comportamento, nel parlare, nel vestire, nel mangiare<br />

e nel dormire. Non era povero, ma usò dei propri beni con austerità e<br />

moderazione, impiegando i propri mezzi per il bene degli altri più che per<br />

la propria comodità. Attesta il prof. Barni - Biraghi, t. XIII al Processo<br />

diocesano:<br />

«Il S. di D. per il cibo e le bevande credo si comportasse come un uomo<br />

normale, perché in famiglia non c’è memoria di alcuna particolarità... Non credo che<br />

amasse molto le comodità, dato che non ebbe mai una casa propria, perché visse<br />

sempre in comunità. Nel vestito, più che ricercato, egli sentiva la dignità dell’abito<br />

sacerdotale che portava» (Pos., II, c. XXIII, doc. B, p. 1511).<br />

Nell’Iscrizione funebre sulla porta della chiesa di S. Ambrogio in<br />

Milano il S. di D. è definito “semplice, pio, illibato, modesto” (Pos., II, c.<br />

XV, p. 1150). Don Pietro Stoppani ha descritto i modi di fare del S. di D.<br />

“larghi, grandiosi, sublimi” (Pos., II, c. XVI, doc. A2, p. 1171). P.<br />

Giustino Borgonovo, scrivendo a Madre Valentini nel 1929, dichiarava di<br />

“venerare” il S. di D. come “pio asceta” (Pos., II, c. XXI, doc. 5, p. 1409).<br />

Nel discorso commemorativo del 1929 Mons. Vittore Maini disse<br />

sull’ascesi e sul senso del distacco del S. di D.:<br />

«Vita piena, a un piano tanto superiore al comune, e però moltiplicata nella<br />

sua benefica efficacia. Vita elevata nell’atmosfera della rinuncia, della abnegazione,<br />

del distacco, e svolgentesi nell’ambito della collaborazione con la volontà stessa<br />

divina per la salvezza delle anime e la dilatazione del suo Regno spirituale» (Pos., II,<br />

c. XXI, doc. 3, p. 1396).<br />

Nessun dubbio sussiste circa l’Umiltà del S. di D., limpida,<br />

costante, esemplare. Fu un Fondatore umile, che seppe comportarsi con<br />

discrezione verso le <strong>Marcelline</strong>, tenendosi in disparte fino alla fine della<br />

vita. Fu Direttore umile, come ha evidenziato il Portaluppi:<br />

«egli non cessa dall’insistere sull’umiltà. A suo credere è questa la virtù<br />

cercata per se stessa, la ritiene condizione d’ogni virtù soda e efficace» (Pos., II, c.<br />

XX, p. 1342).<br />

Suor Ferragatta ha affermato:<br />

«Tra le virtù evangeliche il Biraghi esercitò in modo straordinario l’umiltà,<br />

che di tutte può dirsi la radice e la base. Egli visse, pur nell’esercizio di importanti<br />

uffici, in un modesto nascondimento e non ebbe mai ambizioni, se non quella di<br />

adoperarsi alla gloria di Dio, al trionfo della Chiesa, al bene delle anime» (Pos., II, c.<br />

XXIII, doc. A2, p. 1482).<br />

VOTO V 67<br />

Mons. Geremia Bonomelli, Vescovo di Cremona, scrisse a Madre<br />

Videmari il 22 agosto 1879:<br />

«Mons. Luigi era un’anima candida, che ad un’intelligenza elevata, acuta,<br />

tranquilla, congiungeva una modestia, una umiltà, un tono così amabile e soave, che<br />

lo rendevano caro a un tempo e venerando» (Pos., II, c. XVI, doc. A1, p. 1158).<br />

Il S. di D. raccomandava spesso l’umiltà alle <strong>Marcelline</strong>, quale<br />

umile servitore della Chiesa, come attestano concordemente le <strong>Suore</strong><br />

interpellate. Risultano dunque adeguatamente confermate dalle prove<br />

processuali le affermazioni del Portaluppi:<br />

«Ecco, che il Biraghi suggerisce il tono giusto dell’umiltà cristiana: la quale<br />

non corrisponde a una oppressione della dignità personale e neppure ad un<br />

misconoscimento dei reali doni di Dio. L’umiltà è il senso della nostra assoluta<br />

subordinazione al Creatore...» (Pos., II, c. XX, p. 1336).<br />

I testi e i documenti sono convergenti al riguardo. Concludendo,<br />

ritengo che il S. di D. abbia praticato in grado eroico, per tutta la vita, le<br />

virtù cardinali e le virtù annesse, secondo quanto può evincersi dalle carte<br />

processuali.<br />

6. CONSIGLI EVANGELICI.<br />

Il S. di D., che non era un religioso, visse nella propria condizione<br />

di prete secolare, i consigli evangelici della Obbedienza, della Castità e<br />

della Povertà, in modo irreprensibile ed esemplare. Scrisse Suor Ferragatta:<br />

«I consigli evangelici della povertà, della castità e dell’obbedienza furono<br />

da lui vissuti fino ai più alti vertici, nell’imitazione di Gesù. Perciò egli poté insegnarne<br />

la via ai futuri sacerdoti ed alle sue <strong>Marcelline</strong> con piena competenza e con<br />

indiscutibile convinzione» (Pos., II, c. XXIII, doc. A2, p. 1482).<br />

Il S. di D. praticò fino in fondo l’Obbedienza alla volontà di Dio,<br />

al Papa, alla Chiesa, ai suoi Arcivescovi. Ai seminaristi, in un corso di esercizi<br />

spirituali, il S. di D. sottolineava:<br />

«Gesù non cercava che la gloria del Padre e gli interessi delle anime: ed io<br />

che cerco?... Gesù umile ed obbediente fino alla morte e alla morte di croce. Ed io<br />

seguo umiltà e obbedienza?» (Cfr. Pos., I, c. IV, doc. B1, pp. 129-131).

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