ALOISII BIRAGHI - Suore Marcelline
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II – Voti dei Consultori Teologi<br />
fu sobrio in tutto, nel comportamento, nel parlare, nel vestire, nel mangiare<br />
e nel dormire. Non era povero, ma usò dei propri beni con austerità e<br />
moderazione, impiegando i propri mezzi per il bene degli altri più che per<br />
la propria comodità. Attesta il prof. Barni - Biraghi, t. XIII al Processo<br />
diocesano:<br />
«Il S. di D. per il cibo e le bevande credo si comportasse come un uomo<br />
normale, perché in famiglia non c’è memoria di alcuna particolarità... Non credo che<br />
amasse molto le comodità, dato che non ebbe mai una casa propria, perché visse<br />
sempre in comunità. Nel vestito, più che ricercato, egli sentiva la dignità dell’abito<br />
sacerdotale che portava» (Pos., II, c. XXIII, doc. B, p. 1511).<br />
Nell’Iscrizione funebre sulla porta della chiesa di S. Ambrogio in<br />
Milano il S. di D. è definito “semplice, pio, illibato, modesto” (Pos., II, c.<br />
XV, p. 1150). Don Pietro Stoppani ha descritto i modi di fare del S. di D.<br />
“larghi, grandiosi, sublimi” (Pos., II, c. XVI, doc. A2, p. 1171). P.<br />
Giustino Borgonovo, scrivendo a Madre Valentini nel 1929, dichiarava di<br />
“venerare” il S. di D. come “pio asceta” (Pos., II, c. XXI, doc. 5, p. 1409).<br />
Nel discorso commemorativo del 1929 Mons. Vittore Maini disse<br />
sull’ascesi e sul senso del distacco del S. di D.:<br />
«Vita piena, a un piano tanto superiore al comune, e però moltiplicata nella<br />
sua benefica efficacia. Vita elevata nell’atmosfera della rinuncia, della abnegazione,<br />
del distacco, e svolgentesi nell’ambito della collaborazione con la volontà stessa<br />
divina per la salvezza delle anime e la dilatazione del suo Regno spirituale» (Pos., II,<br />
c. XXI, doc. 3, p. 1396).<br />
Nessun dubbio sussiste circa l’Umiltà del S. di D., limpida,<br />
costante, esemplare. Fu un Fondatore umile, che seppe comportarsi con<br />
discrezione verso le <strong>Marcelline</strong>, tenendosi in disparte fino alla fine della<br />
vita. Fu Direttore umile, come ha evidenziato il Portaluppi:<br />
«egli non cessa dall’insistere sull’umiltà. A suo credere è questa la virtù<br />
cercata per se stessa, la ritiene condizione d’ogni virtù soda e efficace» (Pos., II, c.<br />
XX, p. 1342).<br />
Suor Ferragatta ha affermato:<br />
«Tra le virtù evangeliche il Biraghi esercitò in modo straordinario l’umiltà,<br />
che di tutte può dirsi la radice e la base. Egli visse, pur nell’esercizio di importanti<br />
uffici, in un modesto nascondimento e non ebbe mai ambizioni, se non quella di<br />
adoperarsi alla gloria di Dio, al trionfo della Chiesa, al bene delle anime» (Pos., II, c.<br />
XXIII, doc. A2, p. 1482).<br />
VOTO V 67<br />
Mons. Geremia Bonomelli, Vescovo di Cremona, scrisse a Madre<br />
Videmari il 22 agosto 1879:<br />
«Mons. Luigi era un’anima candida, che ad un’intelligenza elevata, acuta,<br />
tranquilla, congiungeva una modestia, una umiltà, un tono così amabile e soave, che<br />
lo rendevano caro a un tempo e venerando» (Pos., II, c. XVI, doc. A1, p. 1158).<br />
Il S. di D. raccomandava spesso l’umiltà alle <strong>Marcelline</strong>, quale<br />
umile servitore della Chiesa, come attestano concordemente le <strong>Suore</strong><br />
interpellate. Risultano dunque adeguatamente confermate dalle prove<br />
processuali le affermazioni del Portaluppi:<br />
«Ecco, che il Biraghi suggerisce il tono giusto dell’umiltà cristiana: la quale<br />
non corrisponde a una oppressione della dignità personale e neppure ad un<br />
misconoscimento dei reali doni di Dio. L’umiltà è il senso della nostra assoluta<br />
subordinazione al Creatore...» (Pos., II, c. XX, p. 1336).<br />
I testi e i documenti sono convergenti al riguardo. Concludendo,<br />
ritengo che il S. di D. abbia praticato in grado eroico, per tutta la vita, le<br />
virtù cardinali e le virtù annesse, secondo quanto può evincersi dalle carte<br />
processuali.<br />
6. CONSIGLI EVANGELICI.<br />
Il S. di D., che non era un religioso, visse nella propria condizione<br />
di prete secolare, i consigli evangelici della Obbedienza, della Castità e<br />
della Povertà, in modo irreprensibile ed esemplare. Scrisse Suor Ferragatta:<br />
«I consigli evangelici della povertà, della castità e dell’obbedienza furono<br />
da lui vissuti fino ai più alti vertici, nell’imitazione di Gesù. Perciò egli poté insegnarne<br />
la via ai futuri sacerdoti ed alle sue <strong>Marcelline</strong> con piena competenza e con<br />
indiscutibile convinzione» (Pos., II, c. XXIII, doc. A2, p. 1482).<br />
Il S. di D. praticò fino in fondo l’Obbedienza alla volontà di Dio,<br />
al Papa, alla Chiesa, ai suoi Arcivescovi. Ai seminaristi, in un corso di esercizi<br />
spirituali, il S. di D. sottolineava:<br />
«Gesù non cercava che la gloria del Padre e gli interessi delle anime: ed io<br />
che cerco?... Gesù umile ed obbediente fino alla morte e alla morte di croce. Ed io<br />
seguo umiltà e obbedienza?» (Cfr. Pos., I, c. IV, doc. B1, pp. 129-131).