ALOISII BIRAGHI - Suore Marcelline
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II – Voti dei Consultori Teologi<br />
Seminario, preferì alloggiare presso i Barnabiti piuttosto che nel proprio<br />
Istituto, ove si trasferì, per necessità, solo negli ultimi mesi della vita. I<br />
suoi nemici “politici” riconobbero l’esemplarità della sua vita sacerdotale,<br />
aldilà di alcuni eccessi malevoli, che si devono considerare, a quanto<br />
risulta dalle carte processuali, privi di fondamento e riconducibili<br />
all’acceso clima degli anni del Risorgimento. In conclusione, ritengo che<br />
le testimonianze unanimi e i documenti processuali conducano ad<br />
affermare che, in generale, il S. di D. ha praticato tutte le virtù in modo<br />
straordinario, anche in situazioni difficili; occorre adesso considerare se e<br />
come l’eroismo virtuoso del S. di D. si sia realizzato nelle singole virtù<br />
teologali e cardinali.<br />
5.2. Eroicità delle virtù in specie. Virtù teologali.<br />
L’apparato probatorio consente a mio giudizio di affermare che il<br />
S. di D. ha praticato tutte e tre le virtù teologali in grado non comune,<br />
offrendo a coloro che l’hanno conosciuto un’esemplare testimonianza di<br />
fede, speranza e carità. Le prove testimoniali e documentali raccolte nella<br />
Positio convergono nell’affermazione della Fede eroica del S. di D., che<br />
traspare in ogni periodo della sua vita e nelle sue molteplici attività.<br />
Nell’insegnamento e nella direzione spirituale in seminario il S. di D. fu<br />
convinto e strenuo difensore della fede cattolica, in special modo contro il<br />
giansenismo, che ancora era diffuso in Lombardia, come ricordò<br />
l’Arcivescovo Romilli al card. Antonelli, motivando la proposta del S. di<br />
D. al canonicato (cfr. Pos., II, c. XIX, pp. 1260-1261). Il S. di D., insigne<br />
studioso e formidabile apologeta, fu sempre fedele al Magistero della<br />
Chiesa, pronunciandosi in favore dell’Infallibilità pontificia e del Concilio<br />
Vaticano I, astenendosi da qualsiasi intervento nella “questione<br />
rosminiana”, pur essendo stato in certa misura favorevole alla filosofia<br />
rosminiana e al suo insegnamento in Seminario. Quest’ultimo aspetto è<br />
stato esplorato, ma non sufficientemente approfondito dalla Positio: e<br />
tuttavia non credo che costituisca difficoltà contro l’assoluta ortodossia<br />
del S. di D. Il S. di D. fu esemplare nella vita di preghiera e nella pietà,<br />
alimentando la propria fede con un intenso amore per Gesù, per la SS.ma<br />
Vergine, per l’Eucarestia, come si vedrà trattando della sua carità verso<br />
Dio. Negli scritti del S. di D. lo spirito di fede emerge in modo nitido e<br />
forte, come è evidenziato dai Censori Teologi e come si evince dalla<br />
Positio super scriptis. Nel suo appassionato appoggio all’apostolato<br />
missionario, ampiamente documentato (soprattutto per i suoi stretti<br />
VOTO V 55<br />
contatti con il PIME), si vede lo straordinario zelo per la propagazione<br />
della fede sia nei paesi non cristiani sia nei paesi in pericolo di<br />
scristianizzazione: su questo punto è molto eloquente la testimonianza di<br />
Padre Carlo Suigo del PIME, t. XII al Processo diocesano. Il S. di D.<br />
gioiva intensamente quando apprendeva di conversioni dal<br />
protestantesimo o dall’ebraismo al cattolicesimo, come appare da una<br />
lettera del 24 dicembre 1852 alla superiore Giuseppa Rogorini, in cui<br />
riferisce del Battesimo e della Comunione di una luterana di Hannover<br />
(cfr. Pos., I, c. XIV, p. 103). Egli ebbe fede straordinaria nella Vittoria di<br />
Cristo sul peccato e sulla morte, nel Paradiso promesso ai credenti, nella<br />
Chiesa madre e maestra. Devoto al Papa, scrisse in occasione della<br />
pubblicazione del Sillabo: “Via: serbiamoci buoni cittadini, sudditi fedeli,<br />
ma insieme gloriamoci in faccia al sole di essere cristiani cattolici col<br />
Papa, successore di San Pietro” (Pos., II, c. XI, doc. B, 5, p. 849). Il S. di<br />
D. fu uno straordinario uomo di preghiera, inculcando nelle <strong>Suore</strong><br />
<strong>Marcelline</strong> la centralità della preghiera nella vita spirituale, come si<br />
evince dalla loro Regola e come è affermato, in modo unanime, dalle<br />
<strong>Suore</strong> che hanno testimoniato sulle virtù del S. di D. La fede del S. di D.<br />
fu “contagiosa”, essendo di esempio ai figli spirituali e ai confratelli. Ha<br />
dichiarato il prof. Agostino Stocchetti, agiografo e storico, t. IV al<br />
Processo diocesano:<br />
«Ho conosciuto anche il prevosto Anselmi di S. Nazzaro, morto molto<br />
vecchio nel 1939, uomo di grande preghiera, il quale si incontrava con la spiritualità<br />
del Biraghi proprio perché aveva lo stesso spirito di orazione. Posso dire che tutto il<br />
gruppo dei più cospicui sacerdoti anziani che gravitavano attorno all’istituto per i<br />
Ciechi: don Stoppani, don Grella, prevosto della Passione, don Gaetano Pellegrini,<br />
prevosto di san Babila, mons. Locatelli, prevosto di santo Stefano, don Campiglio,<br />
che ricordavano perfino le barricate del 1848, andavano fatalmente a finire nel<br />
ricordo del Biraghi, lasciando stupiti noi giovani» (Pos., II, c. XXIII, doc. B, p.<br />
1495).<br />
I testi ascoltati al Processo diocesano, come pure gli altri testi che<br />
hanno rilasciato testimonianze sulle virtù del S. di D., e i diversi scritti a<br />
lui dedicati, sono favorevoli all’eroicità della fede del S. di D., senza<br />
alcuna difficoltà in contrario.<br />
«Dalla fede traeva alimento la virtù della Speranza, che illuminò e confortò<br />
la vita del Biraghi. Il suo cuore era sempre rivolto al cielo: nella sua preghiera, nei<br />
pensieri che dettava, nelle esortazioni che rivolgeva ai seminaristi o alle suore, egli<br />
prendeva ala da una speranza invitta, che resistette, si affermò e crebbe soprattutto<br />
nell’ora della prova. Dalla sua inalterabile fiducia in Dio scaturiva la sua tranquilla