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ALOISII BIRAGHI - Suore Marcelline

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II – Voti dei Consultori Teologi<br />

direttore spirituale nei seminari diocesani: invece di dedicarsi totalmente<br />

all’apostolato diretto in mezzo al popolo, come aveva sempre sognato da<br />

ragazzo, fu destinato dai superiore ecclesiastici alla formazione intellettuale<br />

dei seminaristi, ossia di coloro che erano destinati appunto a diffondere<br />

la fede.<br />

Sino al 1833 insegnò materie letterarie alternativamente a Monza e<br />

a Seveso. Tuttavia durante le vacanze si dedicava all’ attività pastorale e<br />

alla carità verso i bisognosi nella parrocchia di Cernusco.<br />

Per altri 15 anni (dal 1833 al 1848) fu direttore spirituale del seminario<br />

teologico di Milano. Oltre allo scrupoloso e proficuo esercizio di<br />

questo delicato ufficio, che comportava la preparazione dei futuri sacerdoti<br />

della diocesi, il Servo di Dio si distinse per la sua abnegazione nell’assistenza<br />

delle persone colpite dal colera del 1836. E, in obbedienza<br />

all’arcivescovo card. Gairuck, nel 1841 accettò di curare la redazione del<br />

periodico ecclesiastico L’Amico Cattolico. Nonostante qualche difficoltà<br />

di salute (1842) e a prezzo della rinuncia ad un proprio progetto culturale,<br />

continuò il suddetto ufficio nel seminario.<br />

Ben presto, dure prove ne affinarono lo spirito e ne maturarono le<br />

virtù. Questo periodo iniziò con l’insurrezione del 1848, in occasione della<br />

quale il Biraghi, in sintonia con il suo arcivescovo recentemente eletto,<br />

Mons. Romilli, e con i seminaristi milanesi sposò la causa dell’Italia e<br />

della Chiesa, ma senza entrare nella lotta politica. Fu vittima di una sottile<br />

persecuzione politica. Restò in seminario, ma fu esonerato dalla direzione<br />

spirituale, e continuò ad insegnare dogmatica sino al 1855. Per gli stessi<br />

motivi fu impedita la sua nomina a canonico da parte dell’Arcivescovo.<br />

Accettò tutto con perfetta umiltà e si prestò ad ogni servizio pastorale<br />

che gli veniva richiesto in diocesi.<br />

Nel 1855 fu nominato dottore della Biblioteca Ambrosiana. Quindi<br />

lasciò il seminario e ottenne ospitalità dai Barnabiti sino al 1879. Iniziò<br />

così l’ultimo periodo della sua vita (1855-1879) in cui si dedicò prevalentemente<br />

agli studi di sacra archeologia e di storia ecclesiastica locale,<br />

pubblicò i risultati delle sue ricerche, senza tuttavia rinunciare ad opere<br />

apostoliche.<br />

Durante gli anni 1859-1867, che turbarono alquanto la diocesi di<br />

Milano, Pio IX gli chiese, con lettera autografa, di adoperarsi per riconciliare<br />

il clero cosiddetto “intransigente” con quello “liberale”: nonostante<br />

la sua imparzialità, fu vittima di umilianti attacchi da ambedue le parti.<br />

Però non rinunciò mai al suo ruolo di costruttore della pace. E anche alla<br />

VOTO VII 83<br />

vigilia della morte si dedicò alla difesa del suo Arcivescovo, vittima del<br />

giornale degli “intransigenti”, L’Osservatore Cattolico.<br />

Più che con le aride polemiche, che generalmente esercitano un influsso<br />

distruttivo sulla vita del popolo cristiano, il Biraghi prese parte alla<br />

crisi del suo tempo con opere atte a promuovere concretamente la fede.<br />

All’uopo si servì degli stessi frutti che il progresso aveva prodotto e che<br />

gli anticlericali contrapponevano a quello che essi chiamavano<br />

l’oscurantismo della fede: la scuola popolare e la stampa. Il suo zelo apostolico<br />

lo portò ad appoggiare ogni iniziativa missionaria, dando tutto il<br />

suo sostegno all’Istituto per le missioni estere. Convinto che la vita religiosa,<br />

promovendo lo spirito di preghiera e di contemplazione, fosse l’anima<br />

di ogni forma di apostolato organizzato, e convinto parimenti che<br />

l’educazione delle fanciulle dovesse portare alla ricostruzione di una società<br />

profondamente cristiana, sin dal 1835 faceva i suoi primi tentativi di<br />

dar vita ad una casa religiosa femminile dedita a questa finalità. Dopo aver<br />

curato la formazione della giovane Marina Videmari, nel 1838, con la<br />

benedizione dell’arcivescovo, aprì il primo collegio a Cernusco, e lo mise<br />

sotto la protezione di santa Marcellina.<br />

Nel 1841 seguì un secondo collegio a Vimercate. Data la situazione<br />

politica, la nuova Congregazione ebbe il riconoscimento ecclesiastico e<br />

politico soltanto nel 1852.<br />

Dopo l’approvazione arcivescovile della Regola delle suore Orsoline<br />

di santa Marcellina nel 1854 (Regola da lui stesso composta), altri<br />

collegi furono aperti in via Quadronno e in via Amedei a Milano. Intanto<br />

il Biraghi rimise tutto nelle mani della Videmari, che egli però continuò<br />

ad assistere con i suoi saggi consigli. L’opera continuò ad espandersi anche<br />

fuori d’Italia.<br />

Nel giugno del 1879 i Barnabiti, che l’ospitavano parteciparono<br />

alle <strong>Suore</strong> di s. Marcellina la loro preoccupazione per alcuni svenimenti<br />

cui andava soggetto il Servo di Dio. Fu trasferito alla loro foresteria di via<br />

Quadronno e, avendone egli espresso il desiderio, trascorse una quindicina<br />

di giorni del mese di luglio presso le suore <strong>Marcelline</strong> di Chambéry.<br />

Ma non ne trasse alcun reale giovamento per la salute. Tornato a Milano<br />

fece testamento, e fu di nuovo accolto nella foresteria delle sue suore, che,<br />

con il nipote Mons. Francesco Biraghi (suo nipote) e con l’aiuto di tre<br />

medici, lo assistettero amorevolmente. Prostrato dal male, ma sempre sereno<br />

e conformandosi ai divini voleri, ricevuta l’Unzione degli infermi, si<br />

spense dolcemente la mattina dell’11 agosto 1879.

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