ALOISII BIRAGHI - Suore Marcelline
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II – Voti dei Consultori Teologi<br />
Luigi Biraghi, si deve rispondere affermativamente al Dubbio circa<br />
l’eroicità delle sue virtù in genere e in specie, s. s. m. i.<br />
Premessa.<br />
VOTO VIII<br />
La vita del Servo di Dio Luigi Biraghi si svolse in un arco di tempo<br />
particolarmente turbolento nella storia d’Italia e di Milano in particolare:<br />
1801-1879. Se da un lato la sua fu una vita pienamente sacerdotale e<br />
dedicata come tale alla Chiesa di Milano, gli sconvolgimenti politici del<br />
Risorgimento furono per lui causa di molte sofferenze e di alcuni cambiamenti<br />
indesiderati ma cristianamente accettati. Consacrato sacerdote il<br />
28 maggio 1825, per le sue doti intellettuali già come diacono fu destinato<br />
al seminario filosofico di Monza quale professore di greco e vicerettore.<br />
Così fino al 1848 insegnò nei seminari minori diocesani e dal ‘34 al ‘48<br />
fu direttore spirituale nel seminario teologico. La direzione spirituale fu<br />
uno dei suoi carismi maggiori. Amato dai chierici, fu ricercato come confessore<br />
e direttore spirituale da numerosi sacerdoti e vescovi. L’altro suo<br />
riconosciuto carisma fu quello del fondatore. Nel 1838, a Cernusco, aprì il<br />
primo collegio per fanciulle, affidato alla giovane Marina Videmari, che<br />
diverrà cofondatrice dell’Istituto conosciuto come “<strong>Suore</strong> <strong>Marcelline</strong>”. La<br />
sua profonda cultura lo spinse a pensare la nascente congregazione in<br />
modo affatto nuovo per l’epoca. La modernità del suo metodo pedagogico<br />
si univa infatti ad una concezione della vita religiosa rispettosa della personalità<br />
della suora, che pur vivendo i tre voti classici, aveva facoltà di<br />
rimanere proprietaria del suo patrimonio familiare. Dopo i fatti insurrezionali<br />
del 1848, il governo austriaco lo inquisì duramente per cinque anni<br />
e costrinse l’arcivescovo mons. Romilli, che lo aveva proposto per il<br />
canonicato in cattedrale, a ridurlo come supplente teologo in seminario.<br />
La stima del suo vescovo però rimase intatta e fu così inserito nel collegio<br />
dei dottori della Biblioteca Ambrosiana, incarico che mantenne fino alla<br />
morte. Ebbe considerazione e stima anche da SS. Pio IX, che nel giugno<br />
del 1862 incaricò il Servo di Dio affinché si adoperasse come mediatore<br />
VOTO VIII 99<br />
tra le correnti del clero milanese, fautori o contrari al vescovo e all’unità<br />
d’Italia. Morì santamente l’11 agosto 1879.<br />
Il ritardo della “causa”.<br />
Uno dei problemi che si riscontrano con frequenza nell’esaminare<br />
l’iter di un processo di beatificazione, è quello del ritardo con cui questo<br />
viene iniziato. Questa causa fu introdotta nella sua fase diocesana solo nel<br />
1966, in seguito alla richiesta dell’allora madre generale delle <strong>Marcelline</strong><br />
sr. M. Elisa Zanchi al card. Giovanni Colombo, Arcivescovo di Milano. I<br />
motivi di questo ritardo sono stati ben descritti nella Positio, al cap. XXIII<br />
(pag. 1471). Sono dovuti alla particolarità del momento storico in cui<br />
visse mons. Biraghi e da successive concomitanze. I moti del<br />
Risorgimento che furono da prodromo all’unità d’Italia e la successiva<br />
presa di Roma da parte del regno del Piemonte, non furono vissuti<br />
passivamente dal clero italiano e milanese in particolare. Già con i fatti<br />
del ‘48 si provocò una profonda spaccatura, acuita dalla presa di Porta<br />
Pia. Il quadro generale vide parte della popolazione italiana favorevole<br />
alla cacciata degli austriaci prima e della formazione di un unico regno<br />
poi e parte, al contrario, fortemente avversa, ligia alla legalità e al senso<br />
dello stato già costituito. Il Biraghi si trovò esposto alle critiche sia dei<br />
progressisti sia dei conservatori. Tacciato di essere<br />
«liberale, rosminiano, antitemporalista, ... da quell’intransigentissimo lombardo<br />
ecclesiastico e laico, alimentato dalla congregazione degli Oblati dei Santi<br />
Ambrogio e Carlo e dagli albertariani dell’Osservatore Cattolico» (pag. 1471).<br />
Gli Oblati, fin dal tempo di S. Carlo, erano i responsabili dei vari<br />
seminari della diocesi di Milano, da cui furono estromessi dagli eventi<br />
napoleonici del 1810. Il Biraghi si ritrovò ad insegnare e ad essere padre<br />
spirituale proprio durante il periodo dell’allontanamento degli Oblati,<br />
naturale che al loro ritorno, fortemente voluto dal governo austriaco, fosse<br />
allontanato ed in seguito colpito da una sorta di oblio. Questo fu dovuto al<br />
«non interesse per la sua santità e spiritualità dimostrato dalla<br />
Congregazione degli Oblati ...» (pag. 1487). Questi ultimi erano legati al<br />
vescovo da particolare voto di obbedienza, oggi potremmo definirli cattolici<br />
intransigenti, al limite dell’integrismo. Ma la relazione storica di mons.<br />
Rimoldi sui motivi del ritardo dell’introduzione della causa ci ricorda che<br />
«Il Biraghi era l’uomo superiore, fedele al Papa Pio IX ed alla sua autorità