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Polonia, nascita, vita e morte di una nazione - Ars Militaris

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I Polacchi rifiutano il verdetto e il 2 maggio inizia la rivolta con<br />

violentissimi scontri. Il 135° reggimento <strong>di</strong> fanteria Campania su quattro<br />

battaglioni con un gruppo <strong>di</strong> artiglieria autotrasportata lamenta circa <strong>una</strong> ventina<br />

<strong>di</strong> morti e alcune <strong>di</strong>ecine <strong>di</strong> feriti negli scontri per il ristabilimento dell’or<strong>di</strong>ne. Gli<br />

Inglesi accusano i Francesi e con buona ragione <strong>di</strong> essere favorevoli ai rivoltosi.<br />

Arrivano i volontari dei Freikorps i quali, inalberando la ban<strong>di</strong>era imperiale e non<br />

quella della Repubblica <strong>di</strong> Weimar, iniziano <strong>una</strong> vigorosa controffensiva che<br />

ricaccerà in<strong>di</strong>etro i Polacchi fino a quando il 20 giugno per or<strong>di</strong>ne della<br />

Commissione <strong>di</strong> controllo alleata si pone fine ai combattimenti e i Freikorps si<br />

ritirano. La Commissione non tiene alcun conto dell’esito del plebiscito e il 20<br />

ottobre 1921 assegna alla <strong>Polonia</strong>, sempre spalleggiata dalla Francia, il 30%<br />

del territorio con 53 miniere <strong>di</strong> carbone su 67, tutte le miniere <strong>di</strong> ferro e 10 delle<br />

15 miniere <strong>di</strong> zinco.<br />

Colpisce il giu<strong>di</strong>zio del generale Niessel il quale osò attribuire ai Tedeschi<br />

la cruente origine degli scontri, mentre per la sconfitta elettorale si limitò a <strong>di</strong>re<br />

che: “une notable partie de la population émit des votes favorables à la<br />

Pologne”. Il generale Sikorski ipocritamente sostenne che l’insurrezione era<br />

scoppiata contro la volontà del governo polacco, mentre il generale Romei-<br />

Longhena, membro della Missione interalleata, senza peli sulla lingua in un<br />

rapporto parlò <strong>di</strong>: “Comportamento isteroide <strong>di</strong> un fanciullo viziato che strilla e<br />

tira calci al primo rifiuto che viene opposto alle sue richieste”.<br />

Nasce intanto con la Cecoslovacchia l’aspra vertenza <strong>di</strong> Teschen, ricca<br />

zona carbonifera. Truppe cecoslovacche, siamo in piena guerra russo polacca,<br />

la occupano il 23 gennaio 1920. Il 28 luglio un’apposita commissione l’assegna<br />

ai Cechi. 2000 Cechi restano in territorio polacco, ben 139.000 Polacchi si<br />

trovano dall’altra parte del confine. I Polacchi si sentono umiliati e ritengono<br />

parimenti responsabili la Francia e la Cecoslovacchia, Paderewski, presidente<br />

della <strong>Polonia</strong>, nella stessa data invia <strong>una</strong> vibrante lettera <strong>di</strong> protesta a Millerand:<br />

“La decisone presa dalla Conferenza degli Ambasciatori crea tra le due nazioni<br />

un abisso che nulla saprà colmare”. Il rancore creatosi impe<strong>di</strong>rà la <strong>nascita</strong><br />

dell’auspicata “barrière de l’Est” e l’integrazione della <strong>Polonia</strong> nella Petite<br />

Éntente. I rapporti erano così tesi che Pilsudski, dovendo recarsi a Parigi,<br />

preferisce la via Posen-Berlino per non transitare per Praga.<br />

Con la Lituania si crea un abisso per Vilna, per secoli capitale del<br />

granducato <strong>di</strong> Lituania. La città, crocevia <strong>di</strong> popoli, era chiamata Vil’no o Vilnius<br />

dai Lituani, Wilno dai Polacchi, Wilna dai Tedeschi, Vilna dai Russi e<br />

Gerusalemme della Lituania per <strong>una</strong> forte presenza <strong>di</strong> Ebrei. Era stata<br />

assegnata alla piccola repubblica baltica con un accordo firmato il 7 ottobre<br />

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