Polonia, nascita, vita e morte di una nazione - Ars Militaris
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Niessel sulla stessa rivista: “Il ne faudrait pas que cet orgueil allât trop loin et<br />
empêchât da juger sainement les <strong>di</strong>fficultés présentes et la valeur de certains<br />
concours qui seront encore longtemps in<strong>di</strong>spensables” 4 .<br />
Entrambi erano stati preceduti da Clausewitz che nel suo immortale Der<br />
Krieg scrive: “Esso non poteva assolutamente mantenersi a lungo andare fra gli<br />
altri con la propria consistenza e composizione: […] la loro <strong>vita</strong> statale<br />
<strong>di</strong>sor<strong>di</strong>nata e la loro incomparabile leggerezza andavano <strong>di</strong> pari passo, e così<br />
essi andarono alla rovina”.<br />
Di certo il concetto dell’orgoglio nazionale era altissimo.<br />
Quando il Consiglio dei Quattro stabilì che né la <strong>Polonia</strong> né la<br />
Cecoslovacchia avevano <strong>di</strong>ritto a riparazioni <strong>di</strong> guerra perché territori degli Stati<br />
sconfitti e perché avevano combattuto, come gli Sloveni, i Croati e Bosniaci,<br />
contro gli Alleati la decisione fu interpretata come uno schiaffo e il clamore fu<br />
grande. Caritatevolmente Wilson sostenne che non avevano avuto scelta ed<br />
erano stati costretti a combattere per gli Imperi Centrali, la qual cosa poteva<br />
valere anche per gli Slavi che avevano combattuto e con straor<strong>di</strong>nario valore<br />
contro l’Italia.<br />
Il rifiuto delle frontiere tracciate dai vincitori, un prorompente<br />
nazionalismo, la presunzione <strong>di</strong> essere <strong>una</strong> protagonista della <strong>vita</strong> politica<br />
europea portò a controversie e conflitti con gli Stati confinanti che durarono nel<br />
tempo. Sugli obiettivi imme<strong>di</strong>ati esisteva <strong>una</strong> sostanziale <strong>di</strong>versità tra Pilsudski<br />
e Dmowski. Il primo era a favore <strong>di</strong> <strong>una</strong> federazione che riunisse la <strong>Polonia</strong> a<br />
Lituania, Bielorussia e Ucraina, il secondo per l’annessione dei territori lituani a<br />
maggioranza più o meno presunta polacca, <strong>di</strong> Wilno e <strong>di</strong> Grodno attuando <strong>una</strong><br />
specie <strong>di</strong> protettorato sul restante territorio.<br />
Isabelle Davion, si poneva il quesito: “Échangerais histoire gran<strong>di</strong>ose<br />
contre la meilleure situation géostratégique?” 5 .<br />
Sui <strong>di</strong>segni degli attori e delle comparse <strong>di</strong> Versailles gravava l’incognita<br />
russa un paese squassato da <strong>una</strong> spaventosa guerra civile, il cui esito appariva<br />
ancora incerto con il pericolo, grandemente paventato, <strong>di</strong> un Armata Rossa che<br />
si riversasse su tutta l’Europa con il suo carico rivoluzionario. Su questa<br />
incognita i Polacchi e i Tedeschi giocavano sottilmente le loro carte.<br />
Quando nel marzo 1919 scoppia la rivoluzione in Ungheria, i lavori della<br />
Conferenza della Pace entrano in crisi, la paura della rivoluzione migliora la<br />
4 Niessel, Général A. La Pologne et la paix du monde. “Revue des deux mondes”, 1934.<br />
5 Niessel, Général A. La Pologne et la paix du monde. “Revue des deux mondes”, 1934.<br />
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