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Polonia, nascita, vita e morte di una nazione - Ars Militaris

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Sugli autori della vittoria attribuita al maresciallo Pilsudski, che Trotzskij<br />

spregiu<strong>di</strong>catamente definiva: “un Napoleone <strong>di</strong> terz’or<strong>di</strong>ne”, contraccambiato<br />

da: “agitatore <strong>di</strong> professione che crede nel trionfo delle rivoluzioni e delle guerre<br />

grazie ai comizi e alle <strong>di</strong>alettiche”, al francese Weygand, al generale Sikorski, al<br />

generale Haller va ricordato Guicciar<strong>di</strong>ni: “Pregate Dio sempre <strong>di</strong> trovarvi la<br />

dove si vince; perché vi è data laude <strong>di</strong> quelle cose ancora <strong>di</strong> che non avete<br />

parte alcun; perché el contrario chi si truova dove si perde, è imputato <strong>di</strong> infinite<br />

cose delle quali è inculpabilissimo.<br />

Pilsudski <strong>di</strong>venta un eroe nazionale. Generale, poi maresciallo, capo dello<br />

Stato sino al <strong>di</strong>cembre 1922, lascia la carica per contrasti con i conservatori.<br />

L’anno dopo si <strong>di</strong>mise anche dalla carica <strong>di</strong> capo <strong>di</strong> stato maggiore che gli era<br />

stata nel frattempo conferita. La situazione politica si deteriora. Nell’anno 1925 vi<br />

sono 92 partiti dei quali 32 rappresentati in parlamento, dal 1918 al 1925 si sono<br />

succeduti ben 14 governi. Il 12 maggio 1926 si instaura un regime autoritario<br />

sotto la guida <strong>di</strong> Pilsudski che marcia su Varsavia, alla guida <strong>di</strong> operai e soldati,<br />

quattro anni dopo la “marcia su Roma”, obiettivo drastico cambiamento nel gioco<br />

parlamentare e rafforzamento dell’esecutivo. Per le strade della capitale, in uno<br />

scontro cruento cadono 379 morti oltre a 920 feriti, mentre il maresciallo<br />

pensava, come il futuro duce nel 1922, a <strong>una</strong> conquista del potere senza<br />

spargimento <strong>di</strong> sangue.<br />

“Pilsudski muovendo da Rembertów su Varsavia martedì 12 maggio con<br />

duemila soldati pensava soltanto a <strong>una</strong> <strong>di</strong>mostrazione. Non si aspettava <strong>una</strong><br />

resistenza armata né spargimento <strong>di</strong> sangue. Riteneva che la sola sua<br />

apparizione alla testa <strong>di</strong> un gruppo <strong>di</strong> militari, in concomitanza con la pressione<br />

sul governo da parte degli abitanti della capitale, avrebbe costretto gli avversari<br />

a capitolare senza combattere” scrive lo storico polacco Borejsza 12 . Il<br />

maresciallo, avuto un successivo avallo parlamentare del Centro e delle Sinistre<br />

esclusi i pochi comunisti al colpo <strong>di</strong> stato, è nominato presidente della<br />

Repubblica il 31 maggio 1926, ma subito dopo si <strong>di</strong>mise, rimanendo sempre,<br />

con i suoi colonnelli, il padrone della <strong>Polonia</strong> fino alla <strong>morte</strong> avvenuta nel 1935.<br />

Gli va riconosciuto, in un paese violentemente antisemita, l’estrema tolleranza<br />

<strong>di</strong>mostrata che gli comportò l’accusa <strong>di</strong> asservimento a un fantomatico potere<br />

ebraico.<br />

Giuseppe Bastianini, ambasciatore dal 1932 al 1936, lo definì: “un<br />

liberal-democratico dentro un’armatura da cavaliere antico”. Di certo la sua<br />

12 Borejsza, Jerzy W. La marcia su Varsavia del 1926 nella versione italiana, “Rivista storica italiana”,<br />

1978.<br />

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