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Polonia, nascita, vita e morte di una nazione - Ars Militaris

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ifiuta e ne or<strong>di</strong>na lo scioglimento. Arrestato, detenuto per alcuni mesi nella<br />

fortezza <strong>di</strong> Magdeburgo, <strong>di</strong>venta un martire della causa, torna trionfalmente a<br />

Varsavia e il 22 novembre 1918 è nominato capo provvisorio dello Stato; l’anno<br />

successivo presidente della Repubblica e comandante in capo dell’esercito.<br />

La nuova <strong>nazione</strong>, nata dai trattati <strong>di</strong> Versailles (28 giugno 1919), Saint<br />

Germain (10 settembre 1919) e Riga (18 marzo 1921), avvia le prime relazioni<br />

<strong>di</strong>plomatiche e accoglie come nunzio apostolico il futuro papa Pio XI.<br />

Traumatizzata da un triste passato, aveva pagato in guerra un<br />

pesantissimo tributo. Sul territorio della nuova <strong>Polonia</strong> erano stati mobilitati<br />

3.666.000 uomini, <strong>di</strong> cui 2.400.000 <strong>di</strong> nazionalità polacca, 450.000 morirono <strong>di</strong><br />

cui 300.000 polacchi. Spesso dalle trincee contrapposte si elevavano canti<br />

polacchi.<br />

La battaglia che si svolse nei saloni della Conferenza della Pace non<br />

ebbe esclusione <strong>di</strong> colpi. Da <strong>una</strong> parte vi erano i delegati polacchi, che, sicuri<br />

del loro buon <strong>di</strong>ritto, svolgevano un’intensissima propaganda avendo a<br />

<strong>di</strong>sposizione appoggi interessati della stampa francese alla quale elargivano<br />

56.000 franchi al mese poi ridotti negli anni 1924-1925 a 15.000. Molti governi<br />

richiedevano l’appoggio della stampa per i loro interessi. L’Italia ad esempio,<br />

per sostenere la sua campagna contro la Jugoslavia nel 1919 pagò grosse<br />

somme, la Grecia si appoggiò a Le Figaro e al Journal des Débats, la Germania<br />

ai corrispondenti francesi in Germania. La situazione nel tempo non era<br />

certamente migliorata da quando i Sovietici avevano esibito le ricevute dei<br />

pagamenti fatti dal governo zarista ai giornali perché, alla vigilia della prima<br />

guerra mon<strong>di</strong>ale, appoggiassero la collocazione dei buoni del tesoro russo alla<br />

Borsa <strong>di</strong> Parigi<br />

I Polacchi godevano <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> simpatie. Erano il simbolo<br />

dell’oppressione che i piccoli popoli avevano subito dalla storia, circondati da un<br />

alone <strong>di</strong> romanticismo per la sorte tragica del paese dopo la spartizione, per i<br />

tentativi insurrezionali e per il patibolo o il carcere patito da molti patrioti.<br />

Espressioni come “antemurale della cristianità” e “martire delle nazioni”<br />

avevano grosso peso sulla stampa e presso l’opinione pubblica. Ignace Jean<br />

Paderewski, famoso pianista amico personale del presidente Wilson, che<br />

Clemenceau definiva: “Grande anima armoniosa, che accarezzava sogni nel<br />

suo cuore traboccante” ne era il simbolo. Giovava a favore dei polacchi il<br />

principio della nazionalità, a ogni popolo uno Stato, che era maturato nei lunghi<br />

anni della guerra passata. A questo proposito Clemenceau sottolineava: “Ci<br />

eravamo messi in cammino, come alleati degli oppressori russi della <strong>Polonia</strong>,<br />

coi soldati polacchi della Slesia e della Galizia che combattevano contro <strong>di</strong> noi.<br />

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