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Polonia, nascita, vita e morte di una nazione - Ars Militaris

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nella variante Ckm wz.30, la francese Hotchkiss 914, l’austriaca Schwarzlose<br />

M.07.<br />

Anche per l’artiglieria la <strong>Polonia</strong> era principalmente tributaria<br />

dell’industria francese. La consistenza era <strong>di</strong> 1350 pezzi da 75, il famoso<br />

cannone francese, wz.97, 254 pezzi Schneider da 105 mm, wz.13, 340 pezzi da<br />

155mm, wz.17 e 43 pezzi De Bange da 120mm. Di produzione cecoslovacca<br />

erano circa 900 pezzi <strong>di</strong> 100 mm e 24 cannoni pesanti da 220 mm. Si<br />

aggiungevano, residuati <strong>di</strong> guerra, 466 pezzi da 75 <strong>di</strong> origine russa e 24<br />

cannoni da montagna da 65 mm, wz.07.<br />

La <strong>di</strong>fesa antiaerea era fondata sugli inossidabili Bofors da 40 mm.<br />

costruiti in 314 pezzi, oltre a 84 Schneider da 75 mm e 72 pezzi da 75 mm,<br />

wz.37ST. 12 Schneider erano piazzati su chassis De Dion-Bouton.<br />

Le armi anticarro erano costituite dal wz 37, il cannone Bofors da 37 mm<br />

in uso presso molto Stati europei, costruito su licenza, mentre lo stesso<br />

cannone acquistato in Svezia aveva la sigla wz 36. Vi era poi un fucilone<br />

anticarro il Karabin przeciwpancerny wzor.35 calibro 7,92, in grado <strong>di</strong> bloccare,<br />

ma a 100 metri, tutti i carri in dotazione all’esercito tedesco. Si faceva grande<br />

affidamento sui cannoni anticarro, anche se il colonnello Swinton aveva<br />

affermato: “il mezzo migliore <strong>di</strong> combattere un carro è un altro carro”. L’anticarro<br />

era fortemente han<strong>di</strong>cappato dalla sua staticità, cui si tentò <strong>di</strong> porre rime<strong>di</strong>o<br />

sistemandolo su un mezzo mobile.<br />

La produzione dei corazzati fu limitata e non poteva essere altrimenti in<br />

<strong>una</strong> <strong>nazione</strong> eminentemente agricola, priva <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> strutture industriali e<br />

possibilità finanziarie. Il nucleo fondamentale proveniva dalla Francia dove era<br />

stato organizzato un reggimento polacco <strong>di</strong> circa 150 carri F.T. Renault che<br />

arrivò nel 1919. Un battaglione venne inviato al fronte, l’altro servì per<br />

l’addestramento. I carri erano svantaggiati dalla ridotta velocità oraria, solo 8<br />

chilometri, a <strong>di</strong>fferenza delle autoblindo della più <strong>di</strong>versa provenienza che<br />

impegnarono i combattimenti le forze russe. In seguito questi mezzi passarono<br />

a far parte della cavalleria, mentre i carri, imitando l’Armée, entrarono a far<br />

parte della fanteria. Gli effettivi in pace furono fissati in un reggimento su tre<br />

battaglioni. Gli anni Venti, anni <strong>di</strong> pace, non portarono gran<strong>di</strong> variazioni<br />

all’organizzazione. Dovrà arrivarsi ai primi anni Trenta perché avvenisse<br />

l’aggruppamento <strong>di</strong> carri armati, autoblindo della cavalleria e treni corazzati del<br />

genio in un’unica nuova arma la Brón Pancerna su due reggimenti carri che<br />

avevano in dotazione i vecchi Renault F.T., un gruppo autoblindo e due gruppi<br />

treni corazzati. Per il necessario svecchiamento dell’Arma ci si rivolse alla Gran<br />

Bretagna che fino all’inizio degli anni Trenta era all’avanguar<strong>di</strong>a e forniva<br />

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