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Polonia, nascita, vita e morte di una nazione - Ars Militaris

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dato era basata tutta la politica degli armamenti. La Francia, dal canto suo,<br />

concesse un aiuto finanziario fissato nella somma <strong>di</strong> ben 2,6 miliar<strong>di</strong> <strong>di</strong> franchioro,<br />

<strong>di</strong>viso in un periodo <strong>di</strong> cinque anni. Da più parti il governo francese venne<br />

rimproverato perché non richiese a quello polacco l’impegno <strong>di</strong> non partecipare<br />

a operazioni militari contro la Cecoslovacchia.<br />

Va notato, tra le attinenze con l’Italia, che anche lo sforzo bellico italiano<br />

era basato su questa data e che i due paesi pur vantando rispettivamente otto e<br />

un milione <strong>di</strong> baionette, non erano in grado <strong>di</strong> mobilitare tutti gli effettivi<br />

<strong>di</strong>sponibili. Entrambi progettarono armamenti che non entrarono in servizio,<br />

entrambi potevano contare su <strong>di</strong>rigenti militari <strong>di</strong> <strong>una</strong> insipienza senza fine ma il<br />

<strong>di</strong>scorso andrebbe troppo lontano. Scrive nel suo Diario il ministro degli Esteri<br />

Ciano: “Il Duce è più che mai convinto della necessità <strong>di</strong> ritardare il conflitto, […]<br />

Tiene molto a che io provi ai tedeschi, documenti alla mano, che lo scatenare<br />

<strong>una</strong> guerra adesso sarebbe <strong>una</strong> follia”.<br />

4. Gli anni Trenta<br />

L’inizio degli anni Trenta segna l’avvento al potere del colonnello Józef<br />

Beck, fedele partigiano <strong>di</strong> Pilsudski, prima come sottosegretario e poi dal 1932<br />

come ministro degli Esteri. Nel 1921 la nomina dell’allora commandant ad<br />

addetto militare e navale a Parigi e in Belgio fu rifiutata per i suoi “sentiments<br />

peu francophiles”, come si legge in <strong>una</strong> nota del ministro degli Esteri francese<br />

datata 26 ottobre 1921 <strong>di</strong>retta al presidente del Consiglio e al ministro della<br />

Guerra. Occorse il personale intervento <strong>di</strong> Pilsudski perché a malincuore venisse<br />

accettato. Rimase in Francia dal gennaio 1922 all’ottobre 1923 e fu richiamato in<br />

patria dopo essere stato insignito della Légion d’honneur. In questo periodo<br />

venne accusato <strong>di</strong> essere <strong>una</strong> spia della Germania ma ness<strong>una</strong> prova<br />

convincente fu mai esibita. Di certo, quando nel 1932 dopo le <strong>di</strong>missioni del<br />

ministro degli Esteri Zaleski lo sostituì, il malumore, l’insofferenza nei suoi<br />

confronti del Quai d’Orsay erano evidenti, sentimenti che aumentano per la<br />

gestione in<strong>di</strong>pendente della politica estera, <strong>una</strong> politica da grande potenza che<br />

viene battezzata “politica estera in<strong>di</strong>pendente”.<br />

Il giu<strong>di</strong>zio degli storici fu quasi totalmente negativo.<br />

Secondo Mario Silvestri, autore <strong>di</strong> un affascinante libro La decadenza<br />

dell’Europa Occidentale era “insignificante”. Il giu<strong>di</strong>zio dell’ambasciatore<br />

francese Léon Noël riportato da Henry Roberts è più complesso:<br />

“L’ambasciatore francese Léon Noël, che lo conobbe bene, considerava il<br />

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