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Polonia, nascita, vita e morte di una nazione - Ars Militaris

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ai suoi confini, entrambi con riven<strong>di</strong>cazioni territoriali. Le variabili in gioco sono<br />

ormai scomparse, il sottile gioco <strong>di</strong>plomatico cede al rumore delle armi. Il<br />

ministro degli Esteri Ribbentrop propone il rinnovamento del trattato <strong>di</strong> non<br />

aggressione in cambio della cessione della Città libera <strong>di</strong> Danzica e il permesso<br />

<strong>di</strong> costruire <strong>una</strong> autostrada extraterritoriale per collegare la Prussia orientale<br />

con la Germania attraverso il Corridoio. In cambio il patto <strong>di</strong> non aggressione<br />

sarebbe stato prolungato <strong>di</strong> altri 25 anni e il Reich avrebbe garantito le frontiere.<br />

I Polacchi non si fidano, le promesse hitleriane erano vuote parole, l’avvenuta<br />

occupazione dei Sudeti, la formale in<strong>di</strong>pendenza della Slovacchia, la definitiva<br />

occupazione della Moldavia e della Boemia, Memel, ne erano la prova. Si<br />

aggiungeva anche la latente minaccia della minoranze, si ricordava l’azione dei<br />

Tedeschi e degli Slovacchi per la <strong>di</strong>struzione della Cecoslovacchia. Il rifiuto è<br />

netto, Hitler reagisce stizzito, il 28 aprile 1939 in un <strong>di</strong>scorso al Reichstag<br />

denuncia il patto <strong>di</strong> non aggressione.<br />

Ciano, arrivato in <strong>Polonia</strong> a fine febbraio, annota nel suo Diario che la<br />

<strong>Polonia</strong>: “nonostante tutti gli sforzi della politica <strong>di</strong> Beck, è fondamentalmente e<br />

costituzionalmente antitedesca […] Non ci si rassegna a considerare definitive<br />

le frontiere della Cecoslovacchia e si spera ancora nella realizzazione <strong>di</strong> <strong>una</strong><br />

frontiera comune con l’Ungheria”.<br />

La Germania accelera, percepisce che il fattore tempo non la favorisce in<br />

quanto le potenze democratiche iniziano <strong>una</strong> politica <strong>di</strong> riarmo. Da marzo la<br />

stampa col solito leitmotiv orchestra <strong>una</strong> campagna per stigmatizzare le<br />

violenze contro la minoranza tedesca.<br />

Il governo polacco aumenta le spese militari con enormi stanziamenti,<br />

bussa alle porte <strong>di</strong> Londra, fa appello agli altri paesi dell’Europa centrale e<br />

balcanica. La Gran Bretagna realizza finalmente la minaccia tedesca, <strong>di</strong>spone<br />

la coscrizione obbligatoria, gli stati maggiori inglese e francese avviano lunghe<br />

conversazioni, si esaminano le prospettive <strong>di</strong> un lungo conflitto. Con l’Italia si<br />

applicò <strong>una</strong> politica <strong>di</strong> fermezza, Chamberlain che aveva <strong>di</strong>chiarato: “Occorre<br />

fidarsi <strong>di</strong> Hitler quando ha dato la sua parola”, <strong>di</strong>ventato improvvisamente<br />

risoluto il 31 marzo 1939 offrì garanzie alla Romania e alla <strong>Polonia</strong>. Per la prima<br />

volta nel dopoguerra, la Gran Bretagna assume impegni nell’Europa orientale,<br />

per la prima volta, come scrisse Raymond Aron: “dovette scegliere tra il<br />

<strong>di</strong>sonore e la guerra. Scelse la guerra”. Con la chiarezza e la consequenzialità<br />

che caratterizzava la politica britannica Chamberlain, con voce rotta dalla<br />

commozione, <strong>di</strong>chiarò: “Nel caso che l’in<strong>di</strong>pendenza della <strong>Polonia</strong> fosse<br />

minacciata da un’azione qualsiasi alla quale il governo polacco considerasse<br />

<strong>vita</strong>le resistere con le forze nazionali, il governo <strong>di</strong> Sua Maestà si sentirebbe<br />

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